[24 gennaio 2024]

Articolo su Rivista

Articolo all'interno della sezione online di Dromos n. 10 – "Sguardi sulla teoria italiana della progettazione architettonica", Altralinea Edizioni, Firenze (FI), 2024. ISSN: 2239-6284

(con Elizaveta Proca)

[pubblicazione]

"Cadavre exquis foriero. Una mostruosa danza a quattro mani"

Come quando si mette assieme un cadavre exquis, l’ibrido, lo strano, il mostruoso generano idee, questioni e riflessioni. È un disegno che è Altro, estraneo, straniero, e per questo foriero di novità e di genesi inaspettate. Schizzi e disegni a quattro mani: sono duetti, improvvisazioni, una partita a scacchi. Un conflitto grafico dove ci si confronta sul medesimo terreno di gioco, alla ricerca di dialogo, spunti e (forse) soluzioni.


***


Mano, gesto, penna, matita, disegno, sono i protagonisti della conoscenza, ma anche della volontà. Lo aveva già detto Eugène Viollet-le-Duc nel libro l’Histoire d’un dessinateur (1879), nel quale affermava che il disegno, è il miglior modo di sviluppare l’intelligenza e di formare il giudizio, perché disegnando si impara a vedere e vedere è sapere. Saper disegnare è quasi una virtù civile.

Ma se viene prima la mente o prima la mano non ci è dato sapere: in fondo, è una questione che riguarda l’origine – e, come tale, poco interessante.

Ha più senso, forse, parlare in termini non-duali o endiadici per ragionare in merito al disegno come opera di mente-e-mano: l’endiadi è una figura retorica tra le più “orientali”, in quanto concede di parlare di qualcosa per mezzo di qualcos’altro, e viceversa. Può essere letta come tentativo di superamento del classico pensiero categoriale e dualista occidentale; una maniera, anche, di strizzare l’occhio ad una visione del mondo più tipicamente orientale, che vede un’unica sostanza di mente-e-corpo, senza distinzione o gerarchia ontologica alcuna.

Nell’approfondire tale concetto, si potrebbero qui riprendere le due tesi esposte da Richard Sennett nella seconda parte de L’uomo artigiano: “La prima [ammette che] tutte le abilità, anche le più astratte, nascono come pratiche corporee; la seconda [che] l’intelligenza tecnica si sviluppa attraverso la facoltà dell’immaginazione” (Sennett R., L’uomo artigiano, Feltrinelli, Milano, 2019, p. 19).

Anche Silvia Ferrara avalla l’ipotesi anti-dualista qui richiamata: “Non c’è niente da fare: tutto, ma proprio tutto, parte dal nostro corpo […]. Forse Cartesio aveva sbagliato, non ci sono divisioni. Siamo un tutt’uno di corpo, membra e mente” (Ferrara S., Il salto. Segni, figure, parole: viaggio all’origine dell’immaginazione, Feltrinelli, Milano, 2021, p. 21).

Molto similmente si espongono anche Andy Clark e Rupert Sheldrake quando parlano di “mente estesa” (Clark A., Chambers D., “The extended mind”, in Analysis, n. 58, 1998, pp. 7-19; Clark A., “Curing cognitive hiccups. A defense of the extended mind”, in Journal of Philosophy, n. 104, 2007, pp. 163-192; Sheldrake R., La mente estesa. Il senso di sentirsi osservati e altri poteri inspiegati della mente umana, Feltrinelli, Milano, 2018): il cervello in quanto organo ha un posto ben definito e preciso all’interno del corpo, ma la mente è, appunto, estesa, è qui-e-lì allo stesso tempo. La mente è un iperoggetto a noi interiore. La mente – e non il cervello – possiede una geografia diffusa e tentacolare: è pervasiva e si impossessa di oggetti a noi esterni, oltre che della nostra pelle, delle labbra, delle mani.

“Siamo mano” (Ferrara S., op. cit., Milano, 2021, p. 191).

Il gesto del disegno stimola la vitalità della mano, che sollecita continuamente la mente e la guida ad alludere o suggerire nuovi scenari. È uno strumento di primaria comunicazione, un linguaggio, è la grammatica per un pieno dialogo con se stessi, oltre che diventare una fonte di confronto con l’esterno. Il dialogo interiore è un processo attivo nello sviluppo del pensiero, è grazie al segno sulla carta che le idee, le sensazioni e le immagini prendono corpo e si trasformano in progetti. Le grafie dei segni custodiscono un insieme semantico della personalità degli autori e parallelamente testimoniano attività di analisi e studio, spesso celate dietro alla spontaneità del gesto.

Schizzi, disegni, appunti, riferimenti testuali e visivi sono strumenti per un accurato approfondimento, che svelano l’esigenza di confrontarsi alla ricerca di un dialogo, di nuovi spunti ed elementi tesi alla continua sperimentazione.

 

***


Schizzi e disegni a quattro mani sono un tentativo di completarsi, dandosi battaglia: una melodia che si crea per canone inverso – o per moto contrario. Sono mani che fanno l’una il verso dell’altra, l’una il verso all’altra.

Quando le mani si incontrano, i disegni diventano “capricciosi”, cercano confronto, dialogano. Come in un duello, ad ogni mossa dell’uno è corrisposto il gesto dell’altro. I segni si disturbano e si accolgono nella definizione di un unicum. Una danza grafica in cui in alcuni casi è difficile distinguere i segni di ciascuno dei due “agenti” in gioco, in altri casi si rivelano e si individuano le singole poetiche definite dalle differenze tecniche.

Tali esercizi sono interessanti poiché da tale procedimento, movimento, danza, nascono esseri “mancini e zoppi” – per dirla con un titolo di Michel Serres –, chimerici, mostruosi, nel senso più letterale del termine: monstrum è qualcosa che proviene da accorpa-menti (lett.: “mente-e-corpo”) ed accoppia-menti inaspettati, incute paura in quanto sconosciuto e non-già-visto – ma non perché di per sé sia cattivo e malvagio. “Questi feticci [i mostri] rappresentano sintesi, ramificazioni, chimere dalla doppia natura, che assemblano in un corpo […], ma soprattutto in un’unica emanazione temporale […], ciò che sembrava impossibile pensare unito” (Serres M., Il mancino zoppo. Dal metodo non nasce niente, Bollati Boringhieri, Torino, 2016, p. 27). Davanti ai mostri rimaniamo innanzitutto sorpresi, sconvolti: ci perturbano e ci agitano, ma proprio in ciò sta la loro potenza sconvolgente: “I mostri […] sono creature divinatorie, sono per natura fatti di futuro” (Metta A., Il paesaggio è un mostro. Città selvatiche e nature ibride, DeriveApprodi, Roma, 2022, p. 39).

Sono strategie utili a far vacillare le nostre certezze, a farci ricredere: quindi, a farci crescere e (talvolta) a farci trovare soluzioni originali che, più delle “conosciute”, possono meglio risolvere certe situazioni, aprire nuove strade, proporre nuovi modi di vivere e di vedere. Mostrarci e consegnarci nuovi mondi.

[01] Tommaso Antiga, Elizaveta Proca (2023). The Extended Mind | Schizzi a mano e successiva elaborazione grafica al computer (immagine a lato: Autore ignoto, XII sec. Bestiario di Aberdeen. Il gufo); 18x10 cm
[02] Tommaso Antiga, Elizaveta Proca (2023). The Foreigner | Schizzi a mano e successiva elaborazione grafica al computer (immagine a lato: Autore ignoto, XII sec. Bestiario di Aberdeen. Il leucrota); 18x10 cm 
[03] Tommaso Antiga, Elizaveta Proca (2023). The Hand | Schizzi a mano e successiva elaborazione grafica al computer (immagine a lato: Autore ignoto, XII sec. Bestiario di Aberdeen. L’anfisbena); 18x10 cm  

Testo completo (Ita/Eng):

Antiga T., Proca E., Cadavre exquis foriero (format paper ITA-ENG).pdf

Libri di riferimento:

Miguel Benasayag, Angélique Del Rey, Elogio del conflitto, Feltrinelli, Milano, 2020

Silvia Ferrara, Il salto. Segni, figure, parole: viaggio all'origine dell'immaginazione, Feltrinelli, Milano, 2021

Henri Focillon, Vita delle forme / Elogio della mano, Einaudi, Torino, 2002

Paolo Maurensig, Canone inverso, Mondadori, Milano, 2019

Annalisa Metta, Il paesaggio è un mostro. Città selvatiche e nature ibride, DeriveApprodi, Roma, 2022

Richard Sennett, L'uomo artigiano, Feltrinelli, Milano, 2013

Michel Serres, Il mancino zoppo. Dal metodo non nasce niente, Bollati Boringhieri, Torino, 2016

Rupert Sheldrake, La mente estesa. Il senso di sentirsi osservati e altri poteri inspiegati della mente umana, Feltrinelli, Milano, 2018

In questa pagina:copyright delle immagini e dei testi – Tommaso Antiga, Elizaveta Proca