[giugno 2022]

Architettura di Parole – III edizione, 2022

Concorso di scrittura per l'architettura indetto dall'OAPPC di Arezzo

[opera finalista]

"La Nudità della Resistenza"

Mi stufo, mollo e scendo - Gino Valle, Monumento alla Resistenza, Udine

Nudità


All’interno delle nostre città truccate, efficienti e connesse - vestite ed imbellettate - il nudo ha una potenza travolgente.


***


Resistenza


Nel centro del Friuli una città: Udine.

Non al centro di Udine, un monumento. IL monumento. Il Monumento alla Resistenza.


Lo si incontra entrando ad Udine, da ovest.

Per arrivarvi mancano ancora cinquecento metri, e lo scorgo. La strada è dritta, dritta, dritta. L’auto che ho davanti all’inizio della via, l’ho anche alla fine. Tre corsie, sorpassi, flussi. Tutti dritti.


Lì, sempre dritto. Un rettangolo grigio che fluttua oltre il semaforo, al centro della grande rotatoria che immette al centro cittadino.



Monumento


Al tempo dei castelli, le porte urbane hanno assunto la forma di grandi porte.

Al tempo dei boulevard e delle rivoluzioni, le porte urbane hanno assunto le trionfali sembianze del tempio.

Poi due Grandi Guerre - e le porte urbane hanno ora la forma di monumenti. Sono monumenti. Nel timore che l’orrore mondiale riaccada, anche le porte civiche ricordano la devastazione.


Tre corsie, sorpassi, flussi. Tutti dritti.

Vicino, sempre più vicino, dritta la via. Lo sento ch’è un monito.


Un’architettura quadrata. O meglio, un perimetro quadrato fatto tridimensionale, massificato, che poggia su tre piedi invece che su quattro: è già di per sé un inno all’equilibrio. È un atto di resistenza. Resistenza al mettere qualcosa più del dovuto. Ne occorrono quattro? No, ne bastano tre - queste sono risposte resistenti. Atti di resistenza. Riformulare il problema.


(L’architetto della porta urbana è Gino Valle).


Il gesto (le geste) architettonico di Valle è conciso: un quadrato dentro ad un cerchio. Circulum et quadratum. Ma non si toccano: il quadrato sfiora il cerchio solo usando la sua ombra, a terra. Quella sospesa è una cornice che inquadra il cuore del recinto circolare.

Le geste, in francese perché suona più elegante. E dato che è un gesto elegante, mi pareva il caso; anche se non so il francese. Forse proprio per questo lo trovo elegante.



Nudità


Il cerchio rappresenta il cielo, il quadrato la terra.

Scavare un cerchio a terra significa mischiare il cielo con la terra: amplesso.

Innalzare un quadrato al cielo significa mischiare la terra con il cielo: nascita.


Amplesso e nascita sono due atti nudi.



Nuca


Tutto questo lo si intuisce: non c’è un tempo per capirlo. Non occorre del tempo. Lo si intuisce, e basta. Tre corsie, sorpassi, flussi. Tutti dritti. L’auto che ho seguito è sempre la stessa, mi stufo, mollo e scendo.

È un monumento magnetico, ha la forza di un grande corpo alieno appoggiato in mezzo alla città degli Umani. Ci si stufa, si molla e si scende. Semaforo, e poi la strada che si fa un anello.

In mezzo c’è una grande cornice quadrata sospesa e io voglio far parte del quadro - un quadro che non vedrò mai.


Attraverso la strada. Davanti a me c’è una nuca familiare. È la stessa che ho avuto davanti sulla strada a tre corsie, sorpassi, flussi, Tutti dritti.

Se lui avesse uno specchietto retrovisore in mano vedrebbe una faccia familiare, la mia.



1969


È un gesto sacro, nel senso di sacer. Delimitazione.

Valle ha sulle spalle il peso d’una esecuzione architettonica per la Resistenza.

E prima di mettersi all’opera, si spoglia: si spoglia dell’Ottocento, del Settecento, si spoglia degli “stili” e degli “-ismi” (i nervosismi dell’arte), si spoglia del sinuoso pennello.

Ora, nudo, disegna.

Cos’altro disegna un architetto nudo? Cos’altro se non un quadrato ed un cerchio?


Questa porta urbana dalle sembianze di monumento è un monumento dalle sembianze di porta urbana. Le due cose si fondono. 


I luoghi sacri possiedono un recinto. IL monumento possiede due recinti. IL monumento è un luogo più che sacro.

I recinti sono due e sono il “cerchio a terra” ed il “quadrato al cielo”.



Cerchio


Il “cerchio a terra” definisce il primo recinto. Il “cerchio a terra” divide l’ambiente delle auto (vita veloce) da quello della memoria (vita lenta). Il “cerchio a terra” delimita il sacer della memoria. 

L’asfalto della strada lo lascio alle spalle. Davanti a me, ancora quella nuca familiare.

Percorro dei gradoni: l’area del “cerchio a terra” è ribassata rispetto alla quota del manto stradale che lo avvolge tutt’intorno. È come una discesa verso il fiume, per purificarsi. Nudi.

Sono ora sotto - dentro - al “quadrato al cielo”: ed intrappolato, contemplo.

Il “quadrato al cielo” piomba su di me e non mi lascia scampo.


I rumori delle auto cominciano a svanire - forse a svenire, sono esausti. IL monumento fa loro resistenza.

Per loro è difficile raggiungere questo luogo. Dovrebbero prima scendere nell’area del “cerchio a terra” e poi schivare il “quadrato al cielo”. Ma non hanno gambe, e non scendono e non schivano.

IL monumento è un luogo Umano.


*Rumore d’acqua*

Ne sono attratto e mi giro. Il “quadrato al cielo” mi sorveglia e mi fa da scudo dai rumori delle auto. Ma il rumore d’acqua è un richiamo istintivo.

Mi ri-giro. Imbocco delle brevi scale.


Non ho più una nuca davanti. L’ho persa di vista assieme alle preoccupazioni quotidiane.


Imbocco delle brevi scale.

*RUMORE D’ACQUA* - più forte di prima -, sento scrosci scrosciare. Ecco una grande fontana: un piano tutto squamato ed inclinato che mi viene incontro.

Una fontana in forma di cascata, una cascata in forma di fontana. Le due cose si fondono.


I rumori delle auto non ci sono più. Del fuori si sentono solo le urla. Le urla sono Umane e riescono ad entrare nel monumento. Il resto no.



Quadrato


Il “quadrato al cielo” definisce il secondo recinto. Il “quadrato al cielo” divide l’ambiente della memoria (vita lenta) da quello della contemplazione (vita lenta lenta). Il “quadrato al cielo” delimita il sacer sacer della contemplazione.


Mi allontano dalla cascata e ripercorro i miei passi. Ri-salgo delle brevi scale. Ed il rumore d’acqua, per fortuna, mi segue.

Sotto - dentro - al “quadrato al cielo” contemplo.


Un’architettura nuda.

Fatta di nudo cemento armato, il “quadrato al cielo”. Fatta di nude terra e pietra, il “cerchio a terra”. E fatta di nuda acqua.


La nuca a me familiare è scomparsa, non la vedo più. Completamente assente.



Segni


L’interno del “quadrato al cielo” è segnato.

Strizzo gli occhi: sono lettere. Parole. Frasi. Un’iscrizione. Inno alla Resistenza.

Non me le ricordo bene, ma in qualche modo sento che mi ha segnato. Non è in francese, non è elegante. Ma è affilato e mi segna.


Questi segni hanno un senso.

Il senso è che la Resistenza stessa è stata nuda. Nudi partigiani della libertà, a difenderla dalle vicende della Storia. Una Storia in divisa e con in braccio il fucile, loro nudi - nella macchia.

Chi è nudo, e preda, e si nasconde da solo, fugge.

Chi è nudo, e preda, ma si nasconde insieme, lotta.

E la nudità è una scelta, quando il fascino della Storia in divisa appare grande.


Esco. E riecco la nuca.


***


Nudità


I luoghi nudi sono tuonanti apparizioni.

La nudità è, forse, la prerogativa della vera Architettura.


C’è chi si domanda ancora come trovarla - ch’è come aver dubbi di un uomo nudo tra la folla vestita.

Il "quadrato al cielo" mi sorveglia - Gino Valle, Monumento alla Resistenza, Udine

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In questa pagina:copyright dei testi e delle fotografie – Tommaso Antiga