Il contributo mira ad argomentare la tesi secondo cui il luogo del giardino – esso inteso domestico, urbano, “globale” (o metaforico) – può essere considerato come un ambiente massimamente flessibile. La prima sezione intende vagliare, argomentare e convincere il perché di tale affermazione, prendendo le mosse da alcuni punti fermi in merito alla questione della flessibilità, riducendo il campo d’indagine del discorso a quello spaziale e architettonico, esplicando i motivi per un necessario cambio di prospettiva del nostro sguardo; la seconda sezione punta a chiamare a raduno alcuni esempi progettuali rilevanti sul tema, tutti utili ad ottenere un supporto mentale figurativo utile alla discussione.