Un escursionista bresciano non può non recarsi in “Gölem” una volta l’anno intervallando le stagioni in quanto le stesse offriranno nuovi coinvolgimenti; poco importa se la gita è un po’ impegnativa e con passare degli anni non si capisce bene se sono gli scarponi o lo zaino che cominciano a pesare oppure l’età: la fatica sarà sempre ricompensata dall’essere un tutt’uno con la natura e accolti dal nostro Papa, sempre la ad aspettarci-.Si parte alla volta di Gardone V.T. e poco dopo il semaforo alla pieve di Inzino si gira a SX direzione Magno che si raggiungerà su panoramica strada per proseguire poi verso i Piani di Caregno (mt.1002) Si parcheggia indifferente al piazzale a SX oppure davanti alla “Fabbrica” e s’inizia la gita seguendo la stradina fino al paletto segnaletico indicante il segnavia B/R n. 318:Si gira a SX su sterrato fino a imboccare sulla DX il sentiero di recente ridisegnato per rendere più agevole, seppur ripido, il primo dislivello di Mt. 451. In 35’ e si arriva sulla cresta che la seguiremo, in costante e impegnativa ascesa fino ai contrafforti del M.Bifo che si aggirerà di traverso sulla fiancata EST per raggiungere il Dosso del Sabbione (mt.1453 –h.1 05’).
Dopo avere ripreso il fiato, al paletto segnaletico si girerà a DX e, passando prima da una bella casetta immersa in verde pinetina, di seguito un roccolo, poi si confluirà sul sentiero della Nistola, risalente da Cimmo. Ora la gita si fa più comoda e rilassante con begli scorci panoramici e costeggiando le pendici del M. Stalletti si arriverà alla malga degli Stalletti Bassi. Sguardo panoramico sulla sottostante Valle della Lana e proseguiremo sempre sullo sterrato rasentando una pozza alpestre fino a che lo stesso gira a DX per risalire agli Stalletti Alti (mt.1690 h.2): guardo panoramico a nord/est alla sottostante Pontogna, a ovest la Punta Almana con la sottostante Valle delle Casere. Si gira a SX e ora seguiremo il segnavia B/R n. 325 (risale da Pezzoro).
Sentiero molto panoramico che si snoda su dosso erboso con roccette affioranti ingentilito da variopinti fiori tra i quali si possono ammirare: genziane,botton d’oro,orchidee,anemoni ecc..Al termine del dosso erboso il sentiero si biforca: dritti per andare direttamente al Rifugio Almici, a SX ,risalendo ripido sentiero che si snoda fra alcuni smottamenti di terreno, si raggiungerà il pianoro che in pochi minuti ci permetterà di raggiungere il “Golem”(Castel Berti - Mt. 1.948 totale h.2 45’) ove si erge maestoso il monumento al Redentore con a fianco la suggestiva e struggente statua a Paolo VI;una targa a SX della piccola scalinata indica con date il profilo storico del monumento.
Prima di abbandonarsi a godere meritatamente il panorama a 360° sono da ammirare i mosaici sulle quattro pareti raffiguranti: la Creazione, l’Annunciazione, la Crocefissione e la Redenzione posta sopra il grande portale bronzeo raffigurante Giovanni Paolo II; internamente dietro l’altare, un altro mosaico rappresenta la Madonna dell’Accoglienza. Poco innanzi, a nord, su base rotonda una piastra indicherà tutti i monti circostanti, a sud Appennini, Monviso, M. Rosa, M. Bianco, a nord le Alpi Orobiche, Bernina, l’Ortles Cevedale e l’Adamello; da nord/est a sud dal Blumone, al Maniva; dosso Alto, Corna Blacca, Pizzocolo, Baldo fino alla Maddalena e al nostro Castello per perdersi nella pianura Padana. Interessante e notevole è il panorama sul “sottostante” lago d’Iseo con Montisola e sopra, a vegliare il Santuario della Madonna della Ceriola. Nonostante i coinvolgenti paesaggi, si prende la via del ritorno sullo stesso percorso della risalita. Ora però si potrà ammirare maggiormente i vari panorami che si snodano davanti al senso di marcia: Interssante notare la valle Trompia che si restringe fino a essere racchiusa dal Maniva e Corna Blacca, la valle di Marmentino sovrastata dal M. Ario, La valle di Lodrino chiusa dalla Corne del Savallo e tutto uno snodarsi di monti fino ai paesi sottostanti, la città e il Mella che si perde all’orizzonte. E così bel bello si arriverà al Dosso del Sabbione, dove si scenderà con una certa cautela senza distrarsi più di tanto, non senza comunque lanciare rapidi sguardi sul verde pianoro del Caregno (h.2 15’.)