10 - Claudio Domino

Se l’innocenza avesse un volto somiglierebbe a unə bambinə. Purtroppo, al contempo, questo stesso viso innocente è altrettanto indifeso se lasciato in solitaria, senza il controllo di chi su di questi veglia costantemente fino a che non giunge il momento di spiccare il volo. In questa storia di bambini e di mostri i genitori non hanno però colpe, sia ben chiaro, poiché il bambino, l’allora appena undicenne Claudio Domino, è stato colpito solo e soltanto dalla mano di un mostro, sul volto del quale non si hanno ancora purtroppo risposte, nonostante siano trascorsi ben 36 anni da quella sera di ottobre.

Ad ogni modo, la pista più accreditata in merito alla colpevolezza dell’omicida fa riferimento a Giovanni Aiello, poliziotto e quindi funzionario dell’intelligence italiana a cavallo dei decenni Settanta-Ottanta-Novanta, altresì noto come “faccia da mostro”. Le accuse a suo carico vennero mosse dal collaboratore di giustizia Luigi Ilardo, freddato solo qualche giorno dopo le affermazioni riferite al colonnello Michele Riccio, il quale diede luce alla verità dello stesso Ilardo.

Immediatamente in seguito all’assassinio del piccolo Claudio seguì una forte risposta della cittadinanza palermitana, e quasi sorprendentemente gli allora imputati al “Maxi-Processo” fecero riecheggiare la propria versione dalle aule del carcere Ucciardone di Palermo, affermando per bocca di Giovanni Bontate, fratello dell’ex leader di Cosa Nostra Stefano Bontate, che la mafia non si macchierebbe mai con il sangue di bambini e bambine. Questa breve presa di posizione del Bontate fu in quel momento fondamentale ai fini del processo medesimo, dato che per la prima volta si sentiva parlare di un “Noi”, di una pluralità in riferimento alla mafia.

Tuttavia, non si può non notare l’assenza del minimo riguardo nei confronti della memoria del piccolo Claudio quando si rileggono tali affermazioni provenire dalle celle dell’aula-bunker. La memoria corre immediatamente a tuttə lə altrə minorə raggiunti precocemente dalle braccia della morte per mano di esponenti della mafia, come ad esempio il celeberrimo caso di Giuseppe Di Matteo per mano del pluriomicida Giovanni Brusca, o anche ripensando al già trattato caso di Simonetta Lamberti, freddata per mano della camorra durante un viaggio al mare con il papà, o infine ricordandosi di Anna Prestigiacomo, la quindicenne trucidata nel cortile di casa a Palermo per espiare le presunte colpe del padre (ritenuto collaboratore di giustizia).

La vicenda di Claudio Domino non avrà purtroppo trovato la giustizia che meritava e che necessitava, eppure non sorprende scoprire che il piccolo undicenne venne ucciso proprio durante il periodo del "Maxi-Processo", così come non deve lasciare sgomenti venire a conoscenza dell’appalto vinto dalla ditta di pulizie dei nonni di Claudio proprio all’Ucciardone. A pensare male si fa sempre in fretta, per carità. Certo è che, vedendo precedenti e successive dimostrazioni corroborate dalla realtà dei fatti, le parole di Bontate risultano fasulle, offensive e moralmente ripugnanti nei confronti di tutte le vittime innocenti della mafia. Che sia stato “faccia di mostro” o un inviato di Cosa Nostra ad esplodere quell’unico colpo d’arma da fuoco contro Claudio, noi di IdeeVol@nti non ci stancheremo mai di ripeterlo: La mafia non ha onore, la mafia non ha valori, la mafia uccide e basta. E anche se Claudio quella sera non ha incontrato un mafioso, certo la sua memoria e la sua innocenza sono state uccise nuovamente dalle parole provenienti dalla bocca di Bontate.

Fabio Nača

Una foto d'epoca di Giovanni Aiello, meglio conosciuto come "faccia da mostro", indicato da un ex-collaboratore di giustizia quale assassino del piccolo Claudio Domino.