Strage di Pizzolungo

Nell'immagine, l'automobile con a bordo le tre vittime in seguito all'esplosione

Nella letterature classiche greca e latina era centrale la venerazione delle divinità associate alla fortuna, rispettivamente le dee Tyche e Fortuna, sinonimo di prosperità. Tuttavia, mentre le si adorava, si soleva ricordarne anche la controparte di sfortuna, necessità ed ineluttabilità, riconosciuta nella figura di Ananke.

Un esempio dei possibili interventi di Ananke nella vita terrena delle donne e degli uomini è visibile nella Strage di Pizzolungo, ossia l’attentato dinamitardo avvenuto il 2 aprile 1985 sulla strada provinciale che attraversa la cittadina del trapanese. Le vittime dell’intervento ineluttabile di Ananke furono tre: Barbara Rizzo, donna di 30 anni, e i suoi due gemelli di appena 6 anni, Giuseppe e Salvatore Asta, sorpresi dall’esplosione nelle prime ore del mattino durante il tragitto casa-scuola.

La centralità e la contrapposizione di Tyche e Ananke è in questo caso quantomai visibile nelle dinamiche dell’attentato. Da una parte, l’ineluttabilità della morte ha investito il nucleo famigliare degli Asta, con il solo padre Nunzio rimasto in vita e addirittura impossibilitato a riconoscere i cadaveri dei suoi cari tanta fu la distruzione causata dall’ordigno. Dall’altra parte, la buona sorte, per quanto si possa parlare di fortuna in una circostanza simile, ha invece risparmiato la vita del giudice Carlo Palermo, vero obiettivo dell’attentato, che solo per una serie di circostanze favorevoli sopravvisse e ancora oggi esercita con passione e zelo la propria professione.

La responsabilità dell'ideazione della strage di Pizzolungo venne attribuita a Salvatore “Totò” Riina e Vincenzo Virga (condannati all’ergastolo nel 2002) e a Baldassarre di Maggio e Antonino Madonia (ai quali toccò la medesima sorte nel 2004), mentre Vincenzo Milazzo, Gioacchino Calabrò e Filippo Melodia sono ricordati quali esecutori materiali. Il motivo per cui nei confronti di questi ultimi tre personaggi non si parla di “condanne” risiede, nuovamente, nelle mani di Ananke: è stata proprio lei a volere che Milazzo, Calabrò e Melodia non fossero più processabili in seguito all’assoluzione per i medesimi fatti sancita nel primo processo a Caltanissetta.

Anche se non si crede nell’esistenza di un fato buono e di una sorte cattiva, o del destino in generale, occorre continuare a ricordare questa tragedia famigliare, che purtroppo non si può dire limitata al solo 2 aprile 1985, dato che anche il padre, unico sopravvissuto, ebbe purtroppo vita breve, morendo nel 1993 alla giovane età di 46 anni.

Fabio Nača

Nella foto, le tre vittime della strage.

"La fortuna per il saggio non è una divinità come per la massa - la divinità non fa nulla a caso - e neppure qualcosa priva di consistenza. Non crede che essa dia agli uomini alcun bene o male determinante per la vita felice, ma sa che può offrire l'avvio a grandi beni o mali"

Epicuro