21 aprile

Natale di Roma

Si dice che a Remo per primo apparvero come segno augurale sei avvoltoi; e poiché, quando ormai l’augurio era stato annunziato, se n’erano offerti alla vista di Romolo il doppio, le rispettive schiere li avevano acclamati re entrambi: gli uni pretendevano d’aver diritto al regno per la priorità nel tempo, gli altri invece per il numero degli uccelli. Venuti quindi a parole, dalla foga della discussione furono spinti alla strage; fu allora che Remo cadde colpito nella mischia. È più diffusa la tradizione secondo la quale Remo, in atto di scherno verso il fratello, abbia varcato con un salto le nuove mura e per questo sia stato ucciso da Romolo infuriato, il quale, inveendo anche con le parole, avrebbe aggiunto: “Così, d’ora in poi, perisca chiunque altro varcherà le mie mura!”. Pertanto Romolo ebbe da solo il potere; fondata la città, essa ebbe nome dal suo fondatore.

Tito Livio, Ab urbe condita

La nascita di Roma fra leggenda e realtà

Secondo la leggenda Roma nasce in primavera, per gli antichi una stagione sacra, nella quale venivano offerti in sacrificio i primogeniti: i cuccioli degli animali erano immolati, mentre i bambini crescevano come sacrati e, divenuti adulti, migravano per fondare nuove comunità. Il fondatore di Roma potrebbe essere stato uno di loro.

Secondo lo storico Varrone, a partire da un calcolo fatto in base agli anni di governo dei re e alla nascita della Repubblica nel 509 a.C., Roma nasce nel 753 a.C.

Poi c’è la leggenda di Romolo e Remo, che fa provenire il fondatore di Roma da Alba Longa, lo inserisce nella stirpe di Enea e gli attribuisce un vero e proprio rito di fondazione, con gli auspici e il tracciamento del solco perimetrale della nuova città, a chiudere il pomerio.

Tutto ciò è confluito nella data che tradizionalmente indica il Natale di Roma, il 21 aprile del 753 a.C., anno dal quale i Romani contavano gli anni, secondo l’espressione latina ab Urbe condita (‘dalla fondazione della città’).

Anche se una recente interpretazione storiografica ha negato che sia esistito un atto volontario di fondazione e ha ipotizzato che Roma sia nata dalla progressiva riunione di villaggi sparsi e dall'unificazione di entità politiche indipendenti in un’unica organizzazione statale, il fascino della leggenda ha continuato ad ispirare generazioni e generazioni di persone, fino a che un archeologo ha dimostrato come la leggenda non debba essere stata tanto lontana dalla realtà.

“Ho deciso, ormai molto tempo fa, di studiare le origini di Roma, di ripartire dalla leggenda e di analizzare le sue moderne interpretazioni, alla luce della mia formazione particolare; io sono un archeologo, cioè uno storico che si avvale prima di tutto delle cose fatte dall'uomo e di ciò che di esse è rimasto nel terreno” scrive Andrea Carandini nel testo La fondazione di Roma, che raccoglie i risultati emersi in questi anni di scavi “nei luoghi citati dalla leggenda, dove Roma sarebbe stata fondata e dove avrebbero vissuto i primi re”. Lo studioso racconta di aver raccolto “tante testimonianze materiali, esterne alla tradizione letteraria, eppure risalenti a quei tempi lontani e che richiamano gli eventi e le azioni di quei leggendari personaggi". E aggiunge: "Ecco perché non credo che la leggenda sulle origini di Roma sia una favola. Credo piuttosto che sia una tradizione in cui verità e finzione sono entrambe presenti, ma intimamente mescolate. Distinguere e separare l'una dall'altra provando a risalire a quanto effettivamente accadde nei primi tempi della città è un compito difficile, un percorso pieno di ostacoli, in cui capiterà di pescare dalla memoria letteraria degli antichi, ma anche di scendere sotto terra, attingendo dalla memoria accumulata nel terreno, sotto i nostri piedi di moderni romani.”


Noi vorremmo condurvi in questo viaggio, a tappe, per far continuare a vivere il fascino di un racconto che riguarda la città caput mundi nell'antichità e oggi capitale del nostro Stato. Un racconto che ha attraversato i secoli e che rimane avvincente oggi come allora.