Post date: 16-lug-2012 18.25.54
di: Carlo Conni
1. Un paradigma emergente
II dibattito attualmente piuttosto vivace concernente questioni come che cosa è la coscienza, i rapporti intercorrenti fra mente e corpo o quello dell'identità personale, potrebbe essere compendiato - in un modo forse un po' laconico ed eccessivamente semplificante - come una lunga serie di reiterate variazioni concettuali sul tema monismo/dualismo. Non è implausibile pensare che il perpetuarsi di questi due paradigmi, come due fronti che si autoalimentano reciprocamente nella loro continua tensione, abbia determinato un contesto filosofico sostanzialmente bloccato che ha sfavorito lo sviluppo di programmi di ricerca alternativi e ha contribuito, per parte sua, al rafforzarsi di posizioni epistemologiche relativistiche o a spingere studiosi anche di altissima levatura, come ad esempio Noam Chomsky, a concludere nell'esistenza di imperscrutabili misteri piuttosto che di più umani problemi. Quello di cui si intende parlare in queste poche pagine è dell'esistenza di un approccio teorico alla costituzione dell'unità della persona umana alternativo alle dicotomie sopraccennate e dotato di un nucleo teorico e metodologico generale in grado di trovare importanti applicazioni anche in altri ambiti come la teoria del significato.
La nozione logica e ontologica portante di questo approccio metodologico emergente, che potremmo denominare logica degli interi e delle partì, è quella di Fundierung (fondazione) sviluppata da Husserl nella Terza ricerca logica, Sulla teoria degli interi e delle parti, e in numerosi passi di IdeeII, e che non deve essere confusa con la problematica più vasta, e forse storicamente più nota, della fondazione teoretica delle scienze (Begrundung) che occupò Husserl soprattutto nei Prolegomeni a una logica pura. La problematica della Fundierung ha attirato in particolare l'attenzione di due noti studiosi: il matematico e filosofo del MIT GianCarlo Rota, purtroppo recentemente scomparso (1), e Roberta de Monticelli che nel suo ultimo libro: La conoscenza personale. Introduzione alla fenomenologia, Guerini, 1998, la sviluppa in modo programmatico per delineare un'epistemologia della conoscenza dell'individuale ed un'ontologia della persona. Questo testo costituirà in buona parte la base di queste brevi riflessioni.
2. Idealità del significato e individualità delle essenze
II concetto di Fundierung è una relazione primitiva che, come Rota fa notare seguendo gli intendimenti di Husserl, non può essere ridotta ad una relazione più semplice. Diremo che un contenuto A è fondato in un altro contenuto B quando non possiamo rappresentarci A senza rappresentarci nel medesimo tempo anche B come una sua condizione. I due contenuti avranno tipi di esistenza diversi, autonoma e non autonoma, stabilendosi un preciso rapporto di dipendenza della parte come contenuto fondato nell'intero, o in una sua parte indipendente, questi ultimi da intendersi come contenuti che non richiede nessun altro elemento come loro condizione di rappresentabilità. L'esempio paradigmatico di fondazione è quello della dipendenza fra colore ed estensione, dove non si può effettuare la rappresentazione di un colore senza rappresentarsi un qualche tipo di estensione colorata. Situazioni più complesse sono esemplificate da Rota nel rapporto di dipendenza logica e ontologica che intercorre fra il contenuto di un testo nella molteplicità dei suoi possibili sensi, e il testo inteso come complesso di elementi materiali: il contenuto non solo esisterà in un senso diverso dal modo di esistenza del testo ma lo stesso contenuto potrà essere istanziato da una pluralità di esemplari. Analogamente, non sarà possibile compiere l'atto di guardare un determinato oggetto senza che l'atto si fondi nel vedere, nella funzionalità percettiva come tale, oppure non potremo pensare il prezzo o il valore di una mercé senza determinarlo sulla base di una moneta o di un'unità di scambio (2).
Quello che è rilevante ai fini del nostro discorso è il fatto che in nessuno di questi esempi il contenuto fondato può in un qualche senso essere ridotto o spiegato nei termini del contenuto fondante: il significato di colore non contempla quello di estensione, il contenuto e il significato del testo non si comprende nei termini dell'oggetto fisico che lo supporta, così il concetto di prezzo non è meglio compreso ed esemplificato se espresso in dollari o in lire. Si consideri ora il caso dell'opera letteraria, si tratta evidentemente di un'individualità -dotata anche di un suo nome proprio - che non si riduce a nessuna delle copie in cui è stampata ma è comunque fondata in esse. È necessariamente un testo linguistico ma non coincide mai con uno dei suoi esemplari tangibili, nemmeno con il manoscritto originale. Secondo De Monticelli, l'opera letteraria è un individuo ideale la cui natura è quella di un intelleggibile che possiede un principio di individuazione interno e non estrinseco, e questo in analogia con l'individualità di una persona che è si quella di un individuo reale ma la cui realtà non è esattamente quella di un oggetto materiale, e che a differenza del libro non è un individuo ideale {stanziabile in un numero indefinito di tokens. Il libro si presenta innanzitutto come un corpo fisico dotato di una certa forma e composto di determinati materiali mentre l'essere un libro - un oggetto di lettura o di studio - è una caratteristica che può essere percepita in un determinato oggetto solo da uno sguardo già educato, J. Searle definisce la proprietà di essere un libro observer-dependent (3). Sono qui in gioco complessi e differenti rapporti fondazionali che concernono le nozioni di parte, individuo e anche quello di idealità del significato - come accade infatti per tutte quelle individualità ideali che sono costituite e fondate in elementi di natura linguistica (4) - ma che in questa sede possiamo solo delineare con dei rapidi accenni allo scopo soprattutto di stimolare contributi futuri a questo tipo di analisi.
La fondazione che si istituisce fra l'oggetto materiale/libro e l'individualità dell'opera letteraria è dunque diversa da quella che si osserva fra l'identità di una persona e il suo corpo fisico, La ragione è da rintracciarsi nella differente natura degli interi che sono qui in gioco.
E' possibile che la modalità di fondazione determinino anche il modo in cui identifichiamo gli oggetti. Vedere una sbarra di metallo come "il metro campione di Parigi" è molto simile al vedere un certo oggetto materiale come un libro o il profilo di una nuvola come il muso di una volpe, piuttosto che a vedere un'identità individualizzata nel corpo di una persona. Mentre nel caso della volpe abbiamo un'idealità di tipo generale, complementare a quella individuale dell'opera letteraria e in grado di costituire un type di individui o una classe di equivalenze, nel caso della persona si presenta un'essenzialità, non riconducibile quindi ad alcun type, che si manifesta a chi percepisce come un'unità indissolubile fra l'essere quella persona e quel determinato corpo. Nel primo caso si verifica il riconoscimento di un'esemplarità, riconosciamo in modo categoriale un determinato oggetto o organismo come una certa cosa, l'individualità, invece, non viene riconosciuta categorialmente come un qualcosa, ma ci è data in un'intuizione in cui sembra non giocare alcun ruolo un'apprensione concettuale di significato.
La percezione dell'individualità, come quella dell'identità di una cosa con se stessa, non dipende da una prospettiva particolare sull'oggetto e per questa ragione si presenta come un contenuto non rappresentabile. Essere un individuo determinato così come identificare un'individualità essenziale, non sono proprietà che dipendono da una prospettiva in cui può collocarsi l'osservatore: si tratta di una conoscenza personale nell'accezione genitiva dell'espressione, un'intuizione in prima persona di un valore unico di realtà che non si determina mediante una comparazione con un modello generale ma che colpisce anche in assenza di termini di paragone.
A livello linguistico questa situazione viene riproposta fedelmente, osserviamo infatti che i termini di genere naturale come essere umano o volpe possiedono un significato che rinvia alla costituzione della rappresentazione di una determinata forma o type, mentre i nomi propri come Gianni, le espressioni indessicali o i particolari egocentrici, si presentano come il corrispettivo linguistico della realtà dell'individualità. Non disponendo di un significato non rinviano alla rappresentazione di una certa forma ma denominano direttamente l'individuo.
Sulla scorta di queste considerazioni è possibile pensare che la differenziazione che De Monticelli opera fra individualità ideali ed essenziali sia riconducibile al differente status epistemologico che i significati detengono in rapporto alle essenze (5). Mentre il significato di espressioni di individualità ideali è in grado di costituire una rappresentazione che può essere fondata, o istanziata, in una molteplicità di individui, l'individualità essenziale è fondata in un corpo -che è impersonale solo sotto la descrizione di corpo fisico - ma non si lascia racchiudere in un significato e si presenta come un legame esclusivo, un vinculum substantialis che impedisce la costruzione di un type.
3. La conoscenza personale: "andare alle cose stesse "
II big problem nel quale ci siamo appena imbattuti è dunque quello di stabilire lo status epistemologico che verrebbe a contraddistinguere la conoscenza dell'individuale da quella dei contenuti ideali, mutatis mutandis la conoscenza delle essenze da quella del significato. Husserl, a questo proposito, parlava di intuizione o visione eidetica delle essenze e la pensava come un guardare originario: l'essenza si manifesta nei fenomeni, nell'evento rappresentato dal nostro incontro, dal rapporto che in quel momento si istituisce fra noi e la cosa. Ma è proprio il termine "intuizione" che solitamente solleva le maggiori perplessità, perfino nei poeti: intuizione dolce chimera sei tu! Se consideriamo il modo in cui utilizziamo questo termine possiamo osservare che si colloca spesso in distribuzione complementare al termine conoscenza: si può intuire soltanto qualcosa che non sappiamo, si tratta di un'esperienza in prima persona difficilmente esprimibile in un linguaggio.
Diremo che l'apprensione dell'individuale essenziale si effettua ogni volta in un'intuizione, è una conoscenza personale, in una formula: la conoscenza di un'individualità non può essere che una conoscenza effettuata ogniqualvolta da un individuo. L'essenza, intesa in questo senso di individualità/haecceitas, non può che presentarsi in prima persona mediante un rapporto diretto non mediato concettualmente, che ci porta alle cose stesse e non a dei modelli delle cose, ai quali possiamo ricondurre degli individui come delle occorrenze ad un tipo. L'intuizione dell'individualità essenziale è semplicemente una conoscenza non per astrazione, non è nient'altro che il nome per quelle modalità come la percezione in cui qualcosa viene a datila in originale nella sua realtà.
In rapporto alla dicotomia tradizionale fra nominalismo e realismo platonico, fra universali e individui o essenza ed esistenza, ora poniamo l'individuale come essenziale e reale, sganciato dal livello concettuale, mentre l'universale deve essere pensato come l'ideale che si costituisce nei significati e nelle rappresentazioni ripresentative fondate come type/modelli nei significati. Non c'è uno iato fra essenza ed apparenza poiché è precisamente la percezione il modo privilegiato in cui la realtà ci è data nella sua individualità. E' per questa ragione che gli individui essenziali, più in generale le individualità, come sostiene De Monticelli, sono quegli oggetti debolmente illuminati dalle teorie: l'individualità non può essere conosciuta sotto definizioni teoriche il cui obiettivo è quello di costruire modelli di portata universale.
Ora, il fatto che l'individualità ci sia offerta originariamente come realtà in un rapporto diretto non significa che non si presti ad essere sviluppata in un'autentica conoscenza. Il fatto che nella percezione diretta si costituisca per noi un'individualità essenziale non implica che sia dia ipso facto anche tutta la realtà, di questa individualità, deve essere compiuto un percorso di conoscenza. Due volpi intese semplicemente sotto questo contenuto descrittivo, vale a dire come due individui che rientrano in questa specie, differiscono fra loro solo numero mentre due individui determinati differiscono intrinsecamente sotto il profilo qualitativo, tanto che sembra possibile arrivare a sostenere che due individui, sotto il profilo essenziale, differiscono in ogni loro particolare, farebbero eccezione giusto i casi di clonazione: in natura non esiste "lo stesso"! La conoscenza dell'individuale si presenta quindi come un processo indefinito e continuo.
Secondo De Monticelli, individui in senso essenziale sono quelli che soddisfano il principio leibniziano di identità degli indiscernibili, e cioè il principio che due individui non possono differire solo numero. Nella conoscenza via significato questo principio non può mai essere applicato. Il significato unifica ciò che è molteplice e differenziato, i nomi comuni sono così chiamati proprio perché significano ciò che è rilevantemente comune ad una molteplicità di individui. E quindi, in termini fenomenologici, se il contenuto di significato istituisce un'idealità allora in esso non c'è trascendenza, non c'è nulla da ispezionare e scoprire, come invece accade per gli individui reali che non si danno mai a conoscere in un solo momento ma che rinviano ad un percorso non delimitato a priori di ricerca. L'individualità essenziale è un modo della trascendenza mentre l'idealità del contenuto di significato è data a priori in rapporto ad un eventuale percorso di conoscenza.
Andare alle cose stesse è quindi ben diverso dal cogliere ciò che è tipico in una manifestazione, è l'apprensione dell'individualità essenziale nel fenomeno in cui una cosa ci è data (6). Nel caso di una persona, questo specifico modo di datità in originale non avviene sotto la descrizione di una qualsiasi proprietà^, identificante (7), come ad esempio il mio direttore, il cugino di Luigi, il presidente degli Stati Uniti, la persona che è ora di fronte a me, ecc., anzi, è più probabile che dietro a queste etichette le persone si nascondano piuttosto che darsi realmente a conoscere nella loro individualità. Le persone come individui reali non si conoscono attraverso delle proprietà che le identificherebbero in modo univoco, ma possono essere realmente conosciute solo nell'evento reale del loro incontro diretto in cui si presentano a noi nell'inesauribilità dei loro aspetti.
4. L'individualità essenziale: un intero composto diparti non indipendenti
Uno degli obiettivi della ricerca di De Monticelli è mostrare chiaramente sulla base di evidenze di tipo fenomenologico che lo spartiacque ontologico che il senso comune e l'esperienza trova fra persone e cose ha un contenuto fenomenologico che non corrisponde affatto ad una differenza fra mente e corpo, spirito e materia. Gli individui si diversificano su base essenziale, nel senso di ciò che è essenziale conoscere per differenziarli individualmente, nella fattispecie gli individui in senso essenziale non si danno a conoscere come unione di due sostanze o monisticamente, ma si presentano sotto una pluralità di aspetti, di momenti o parti di un intero individuale che ha i suoi confini nel corpo fisico. Ora, tutti gli atteggiamenti, le modalità caratteriali, ma anche le caratteristiche fisiche individuali che via via emergono nell'incontro con una persona, non sono dei contenuti rappresentabili in modo indipendente al di fuori del contesto di fondazione costituito dal corpo dall'intero-persona. Ad esempio, possiamo rappresentarci come contenuti indipendenti le mani del nostro amico Gianni, ma non possiamo rappresentarcele come le mani di danni in modo indipendente da Gianni. Un'espressione fisiognomica di contenuto riserbo o di assenso segreto può venire compresa correttamente, da parte di un osservatore non troppo distaccato, solo se questi dispone di una sufficiente conoscenza globale del modo di essere quella persona. Manifestazioni di questo tipo non possono essere identificate (a) semplicemente sulla base del significato che riteniamo di poter attribuire alle espressioni linguistiche che ordinariamente le denominano, (b) né a partire da caratteri strettamente esterni e corporei del comportamento, poiché in ogni caso dovremmo saperli identificare e comunque, considerati in se stessi, sarebbero ancora del tutto insignificanti e andrebbero interpretati. Resta, infine, (e) la possibilità di considerarli come stati mentali, ma questo ci condurrebbe ad ipotizzare la loro sussistenza ante rem, indipendentemente da qualsiasi forma di manifestazione (non deve necessariamente essere esteriore e visibile), il che francamente sembra paradossale: se sono in uno stato mentale di contenuto riserbo ciò significa che devono sussistere degli elementi reali del mio vissuto che rappresentano, o piuttosto sono, questo tipo di stato. Uno stato mentale privo di qualsiasi forma di manifestazione, interna o esterna che sia, non è uno stato. Diversamente potrebbe soltanto sussisterne l'intenzione.
La conclusione è che nell'ambito delle manifestazioni dell'individualità essenziale non si danno proprietà che possano fondarsi in modo esclusivo su parti o componenti separabili dell'individuo che sotto certi aspetti possono assumere una posizione esplicativa rilevante in rapporto a determinati fenomeni e comportamenti. Siamo invece continuamente confrontati con proprietà e manifestazioni che si costituiscono in una fondazione unitaria di parti fra loro non indipendenti, qualsiasi indagine che prescinda da questa caratteristica ontologica dell'individualità essenziale è destinata a costituirne di essa modelli fuorvianti e reificanti nei termini di una o più sostanze in interazione.
Nell'approccio di De Monticelli la relazione fra corpo/psiche e identità personale - la prima come supporto di funzioni e la seconda come soggetto d'atti - è di tipo fondazionale, ma in questo caso particolare l'intero costituito dalla persona - diversamente dalla teoria canonica husserliana che prevede sempre la scomponibilità di un intero in parti indipendenti - sarebbe composto esclusivamente di parti non indipendenti in rapporto all'intero. Si tratta di uno spostamento ontologico di rilievo che forse può sollevare alcuni problemi in rapporto alla base assiomatica della teoria, e che meriterebbe un approfondimento in termini di ricerche, ciononostante sembra catturare aspetti cruciali della realtà personale (8).
Il corpo o e la psiche nel modo in cui si danno a conoscere nella specificità di un individuo non possono essere rappresentate in modo indipendente dalla rappresentazione (e quindi in questo caso dall'esistenza) dell'identità di quell'individuo. Del corpo materiale della biologia e delle scienze fisiche sembra che fino ad oggi si sia potuta fornire una rappresentazione indipendente, ma si potrebbe avanzare la domanda: a quale prezzo, e in che misura - trascurandone l'appartenenza a questa dimensione unitaria e personale - ci siamo privati di conoscenze essenziali e decisive per comprenderne anche il suo funzionamento come semplice organismo? L'ontologia della fisica non sa che farsene dell'individualità essenziale, essa è sostanzialmente un sapere di parti indipendenti, e questo diversamente dalle scienze dell'individualità essenziale che potremmo chiamare, in una prospettiva futura, scienze di interi.
Note:
1) Di G.C. Rota si veda il testo tradotto in italiano, Pensieri discreti, Garzanti, Milano, 1993, e Indiscrete thoughts, Birkhauser, Boston, 1997.
2) Rota sostiene che: "Prices do not have any kind of existence: they are not "in" thè items we buy, nor "in" our minds [...] there is a Fundierung relation between thè price of an itern and thè factivity of thè cosi expressed in dollars. We cannot reduce prices to dollar amounts without commiting a serious error of reasoning". Op. cit., p. 195.
3) J.R. Searle, The mistery of consciousness, Granta Books, London, 1997.
4) È ammissibile utilizzare il termine di individualità ideale ogni qualvolta sussiste un rapporto fondazionale fra l'individualità e un insieme di condizioni fondanti di varia natura che possiamo anche chiamare, seguendo Rota, condizioni di fatticità. La relazione di Fundierung non è ovviamente una prerogativa esclusiva del rapporto fra un signi
ficato ed una sostanza grafico-fonetico-sonora. A questo proposito, si pensi al significato simbolico di segni come la Croce o la Stella di David e alle loro peculiari modalità materiali di realizzazione. Una relazione di Fundierung di tipo diverso sembra invece sussistere nel caso dell'opera pittorica dove abbiamo individualità non istanziabili, proprio come nel caso dell'individualità di una persona. Questa indissociabilità costitutiva che percepiamo nell'opera pittorica o nella identità personale con la loro base materiale, sembra spiegabile in termini di relazioni di condizionamento da parte del body sull'in
dividualità, un fenomeno che non si verifica nell'individualità ideali dove le caratteristi che dell'elemento materiale non condizionano o modificano il peculiare status di questi individui. La Gioconda, nella pienezza dei contenuti di senso della sua identità individuale, non può essere apprezzata che a partire dalle caratteristiche concrete dell'originale. Nella riproduzione c'è una perdita di contenuto della sua individualità analoga a quella che si verifica con una foto o un resoconto verbale del carattere di una persona. L'identità di una persona si costituisce quindi come rapporto di fondazione esclusivo in
un corpo vivente e psichico, presentandosi come unità ontologica reale e non ideale, e quindi non nei termini di un nucleo di significato in ultima analisi perspective-obsever/dependent. Sulle relazioni di condizionamento all'interno di una concezione stratificata dell'individualità della persona si veda la Terza sezione di Ideell di Husserl, C. conni, Psiche, causalità e coscienza in Ideell di Husserl e nei Beitraege di E. Stein,Teoria, 1/1999, pp. 95-126 e De Monticeli!, op. cit, p. 120.
5) Si deve far notare che la concezione tradizionale dell'essenza come universale conduce sostanzialmente ad appiattire l'essenza alla nozione di significato o di type.
6) Sul significato di essenza individuale in Husserl si veda di J.N. Mohanty, Individuai faci and essence in Husserl's philosophy, Philosophy and Phenomenological Research, XIX, 1959, pp. 222-230, rist. in Mohanty, Phenomenology and ontology, M. Nijhoff, Den Haag, 1970.
7) Bisogna ricordare, a proposito dello status delle proprietà, che devono sempre essere intese come parti dipendenti (mentre gli oggetti sono parti indipendenti o interi). Di una proprietà non possiamo costruire una rappresentazione autonoma sulla base del suo significato. Proprietà come essere alto, essere veloce, essere bello, ecc., debbono comunque fondarsi nella rappresentazione di un qualche tipo di intero/oggetto che le istanzi e la cui natura è estrinseca in rapporto al significato specifico della proprietà. Anche per le descrizioni, come proprietà univocamente identificanti un individuo, vale questa estrinsecità del rapporto con l'intero in cui si trovano fondate. La proprietà di essere il Presidente degli Stati Uniti non definisce in alcun modo l'individualità essenziale in cui viene a trovarsi fondata. Socrate avrebbe potuto fare lo scultore come suo padre anziché insegnare filosofia a Piatone pur restando sempre Socrate. Si dimostra in questo modo che le proprietà essenziali (proprietà di un'individualità essenziale) devo no avere uno status di genere diverso dalle proprietà ordinarie, l'ipotesi più plausìbile è che siano quelle che ordinariamente vengono definite parti indipendenti (concreti), proprio nel senso in cui è essenziale per un uomo avere braccia, una testa, ecc., ma che nel contesto fondazionale dell'intero individuale diventano non indipendenti.
8) Gli elementi che appaiono come i più saldi in un'analisi dell'individualità in termini di intero/parti sembrano essere i seguenti: (a) la rappresentazione dell'identità individuale è indipendente rispetto alle parti del suo corpo ma non indipendente dall'avere un corpo, (b) la rappresentazione delle parti del corpo è non indipendente rispetto all'individualità (la faccia di Gianni può essere rappresentata separatamente dall'intero corpo ma non dal fatto di essere la faccia di Gianni). La rappresentazione dell'intero come individualità essenziale, o dell'identità, appare come il risultato di una fondazione unitaria di parti non indipendenti in rapporto all'intero. La fondazione unitaria, secondo Husserl, è il tipo di fondazione rilevante nella costituzione della forma di un intero.