Post date: 6-ago-2012 22.55.19
Victor Hugo
II bello di ogni cosa, quaggiù, è di potersi perfezionare. Tutto è dotato di questa proprietà: crescere, elevarsi, fortificarsi, vincere, progredire, valere oggi più di ieri sono insieme la gloria e la vita. La bellezza dell'arte è di non essere perfettibile. Un capolavoro esiste una volta per tutte. I poeti non si scavalcano tra loro. L'uno non è lo sgabello dell'altro. Si innalzano soli, senz'altro punto di appoggio che se stessi. Si succedono, non si sostituiscono...
La scienza è altro. Nella scienza, alcune cose sono state capolavori e non lo sono più. La macchina di Marly è stata un capolavoro. La scienza cerca il movimento perpetuo. L'ha trovato; è essa stessa.
Tutto si muove in essa, tutto muta, tutto cambia pelle. Tutto nega tutto, tutto distrugge tutto, tutto crea tutto, tutto sostituisce tutto. La colossale macchina della scienza non si riposa mai; non è mai sazia del meglio che l'assoluto ignora. Il vaiolo ci da problemi, il parafulmine ci da problemi. Jenner è forse caduto in errore. Francklin si è forse sbagliato; cerchiamo ancora. La scienza è inquieta intorno all'uomo; essa ha le sue ragioni. All'interno del progresso, la scienza sostiene il ruolo dell'utilità.
La scienza fa scoperte, l'arte fa opere. La scienza è un bene acquisito dall'uomo, la scienza è una scala; uno scienziato sale sopra l'altro. La poesia è un colpo d'ala. Jacob Metzu, scientificamente Metius, trova per caso il telescopio, così come Newton l'attrazione e Colombo l'America. Apriamo una parentesi. Non vi è casualità nella creazione dell'Orestea o del Paradiso perduto. Un capolavoro è voluto. Dopo Metzu viene Galileo, che perfeziona ciò che Metzu ha trovato, poi Keplero, che migliora il perfezionamento di Galileo, poi Cartesio che, sbagliandosi di poco nel prendere come oculare una lente concava invece di una convessa, arricchisce il miglioramento di Keplero, poi il cappuccino Reità, che rettifica il capovolgimento di oggetti; poi Huygens, che compie il grande passo di porre le due lenti convesse al fuoco dell'obiettivo e, in meno di cinquant'anni, ecco cancellato l'inventore Metzu. La scienza si autocancella in continuazione. Cancellature feconde. Chi sa, ora, che cosa sia l’Omeomeria di Anassimene, che forse è di Anassagora? La cosmografia è stata migliorata in modo considerevole dall'epoca in cui lo stesso Anassagora diceva a Pericle che il sole è grande quasi quanto il Peloponneso...
Crisippo di Tarso, vissuto intorno alla centotrentesima olimpiade, è un punto fermo della scienza. Questo filosofo aveva studiato, approfondito, scritto settecentocinque volumi, di cui trecentoundici di dialettica, senza averne dedicato uno a nessun re, cosa che lascia di stucco Diogene Laerzio. Sapeva infinite cose, tra l'altro, le seguenti: La terra è piatta - L'universo è rotondo e finito - La comunità delle donne è la base dell'ordine sociale - II miglior nutrimento per l'uomo è la carne umana - Vi è una parola che uccide il serpente, una parola che ammansisce l'orso, una parola che ferma le aquile - La terra è portata dall'aria come da un carro - La Fenice d'Arabia e le tigri vivono nel fuoco - II sole beve nell'oceano e la luna beve nei fiumi... Gli Ateniesi gli innalzarono una statua: A Crisippo che sapeva tutto...
Tutto questo lungo brancolamento è la scienza. Cuvier si sbagliava ieri, Lagrange l'altro ieri, Leibniz prima di Lagrange, Gassendi prima di Leibniz, Cardano prima di Gassendi, Cornelio Agrippa prima di Cardano, Averroè prima di Agrippa, Piotino prima di Averroè, Artemidoro prima di Piotino, Posidonio prima di Artemidoro, Democrito prima di Posidonio... e prima di Talete Zoroastro, e prima di Zoroastro Sancuniatone, e prima Ermete, Ermete che significa scienza, come Orfeo significa arte. Oh! la stupenda meraviglia di questo mucchio formicolante di sogni, che generano il reale! Oh! errori sacri, madri lente, cieche e sante della verità!
Ippocrate è superato, Archimede è superato, Arato è superato, Avicenna è superato, Paracelso è superato, Nicola Flamel è superato, Ambroise Pare è superato, Vesalio è superato, Copernico è superato, Galileo è superato, Newton è superato, Clairaut è superato, Lavoisier è superato, Montgolfier è superato, Laplace è superato, Pindaro no. Fidia no. Pascal scienziato è superato; Pascal scrittore non lo è.
Non si insegna più l'astronomia di Tolomeo, le geografie di Strabene, la climatologia di Cleostrato, la zoologia di Plinio, l'algebra di Diofanto, la medicina di Tribunus, la chinirgia di Ronsil, la dialettica di Sfero, la miologia di Stenone, l'uranologia di Tazio, la stenografia di Trihemius, la piscicultura di Sebastiano dei Medici, l'aritmetica di Stifels, la geometria di Tartaglia, la cronologia di Scaligero, la meterologia di Stoffler, l'anatomia di Gassendi, la patologia di Fernel, la giurisprudenza di Robert Barmne, l'agronomia di Quesnay, l'idrografia di Bouguer, la nautica di Bourdé de Villehuet, la balistica di Gribeauval, l'ippiatrica di Garsault, l'architettonica di Desgodets, la botanica di Tournefort, la scolastica di Abelardo, la politica di Piatone, la meccanica di Aristotele, la fisica di Cartesio, la teologia di Stillingfleet.
La poesia non può decrescere. Perché non può crescere.
* II titolo è redazionale. Il brano di V. Hugo è nel volume William Shakespeare (1864), Paris, Flammarion, 973, Libro III; Trad. it. parziale in S. Zecchi (a cura di) Le arti e le scienze, Annuario Estetico 1995, II Mulino, Bologna, 1996.