I fiori di Bach: una sottile chiave di apertura

Post date: 27-mar-2014 23.19.44

di: Sergio Maccarone

Premesse

Nel preparare questa relazione mi sono posto un piccolo problema e cioè se dovevo rivolgermi prevalentemente a persone che già sanno tutto di Eduard Bach e dei suoi fiori oppure a persone che sono al loro primo incontro con lui. E mi domandavo quale era il taglio più utile da dare alla mia relazione.

Mi sono risposto che avrei fatto meglio a rivolgermi soprattutto alle persone che non conoscono ancora il dott. Eduard Bach, sia perché a loro potevo rende­re un servizio migliore facendo nascere in qualcuno un nuovo interesse, sia per­ché probabilmente gli esperti presenti ne sanno anche più di me sugli aspetti più complicati ed articolati ai quali è giunta attualmente la terapia coi rimedi florea­li e forse conoscono già tutti i libri sull'argomento o sanno quali cercare e dove. Anche su Internet c'è ormai una quantità di siti dai quali si possono scaricare gra­tuitamente scritti, indirizzi, esperienze e ricerche.

Io vorrei quindi mirare alla più semplice essenza o meglio all'anima del problema, anche perché per Bach l'Anima è tutto, il centro di tutto, il motore della sua vita e della sua ricerca.

A coloro che soffrono dice nei suoi scritti: "Non si deve mai disperare, per quanto grave sia la malattia, perché il fatto stesso che l'individuo fruisca ancora della vita fisica è l'indice che l'Anima che lo governa non è senza speranza." (2)

Prima di entrare nell'argomento, vorrei però accennare, visto che potrebbe sembrare strano che questo tema venga trattato da qualcuno che come me si occupa come lavoro di Direzione Sanitaria, cosa c'entro io con i processi di gua­rigione, come sono arrivato più di dieci anni fa a questo tipo di terapia e perché ho incominciato a interessarmi tanto ad essa.

Il motivo risiede soprattutto nella mia storia personale di esperienze, di cono­scenze e di convinzioni, e nella mia formazione di psicoterapia umanistica, di yoga e di terapia con i rimedi floreali di Bach, per citare solo le fonti più rico­noscibili.

In realtà, per me, queste vie ed altre non meno importanti che non ho citato, come la religione, le esperienze sciamamene, l'enneagramma, hanno profondis­sime radici in comune che affondano nella mia essenza e hanno a che fare un po' con tutto quello che sono e che faccio, con la mia scala di valori, con la filoso­fia e con l'istinto da una parte e con le mie conoscenze, osservazioni e intuizio­ni scientifiche di medico dall'altra.

Mi permetto un brevissimo collegamento con due delle mie radici che hanno più in particolare preparato l'incontro con il sistema di terapia di Eduard Bach.

L'approccio psicologico al quale mi sono formato è quello Centrato sulla Persona, la cosiddetta psicologia rogersiana, perché fondata da Cari Rogers.

Quando mi imbattei in essa provai la profonda emozione di sentirmi come sbarcato sul pianeta promesso. Mi ritrovavo inserito in un contesto confortevole e affidabile, e potevo incominciare ad esprimere quello che avevo dentro. Mi sentivo profondamente ascoltato e, perché no, anche apprezzato. A mia volta ascoltavo idee che per me erano musica: una reale fiducia nella natura umana e nelle capacità naturali di crescita, di autorigenerazione e di autoguarigione del­l'essere umano, l'affermazione che una persona e un bambino in particolare non è una belva da addomesticare o un peccatore da redimere, o che debba essere eti­chettato, controllato, direzionato e represso, altrimenti chissà cosa fa..., ma sostenevano che la crescita dell'essere umano è come quella di un seme, che non ha bisogno che di trovarsi nel terreno adatto per crescere al meglio ed in modo positivo per se stesso e per gli altri... E mi ha insegnato come provare a colti­vare ed offrire questo terreno (17).

L'approccio yoga è stato per me altrettanto importante perché mi ha portato da una parte alla scoperta del mio corpo sottile, cioè di quel corpo energetico del quale percepivo la presenza e la forza da sempre, senza sapere cosa fosse. Dall'altra mi ha avvicinato alla percezione di dimensioni più profonde, ad un allargamento della coscienza e della mia capacità di collegamento e di intera­zione con quello che mi circonda. Mi ha anche insegnato a porre l'attenzione al mio interno e la possibilità, qualche rara volta, di vedere dietro le apparenze, oltre le illusioni, dentro gli incantesimi della vita (19).

Ho incontrato i rimedi floreali dopo che avevo già sviluppato le due prece­denti esperienze e il mio primo impatto con essi fu con la biografia del dott. Eduard Bach dalla quale fui sinceramente colpito.

Penso quindi che accennare innanzitutto a qualcosa della sua vita, sia indi­spensabile per capire il suo sistema di terapia.

La sua vita (2, 4, 7, 14, 15)

Bach fu un brillante e affermato medico a Londra nei primi anni del 1900, immunologo e microbiologo di buona fama anche scientifica.

Ebbe una vita, come testimoniato dalle sue biografie, operosissima, e com­pletamente dedicata all'amore e alla cura di chi soffre. Per lui la vita era un ser­vizio e il servire era gioia. Nonostante i suoi successi con la medicina ortodos­sa, si sentiva troppo in disaccordo con la tendenza dei colleghi di concentrare tutta l'attenzione sulle malattie e non sulle persone.

È riportato che svolse a favore della sofferenza un lavoro disinteressato, incessante e totalizzante alla ricerca di un sistema di cura nuovo, non violento e non invasivo che giungesse alla vera radice della malattia e del dolore.

Il punto di riferimento e di arrivo delle sue osservazioni e dei suoi studi era che: "La malattia (qualunque malattia) è il risultato di un conflitto tra l'Anima (Spirito) e la Mente (Psiche) e non può essere mai realmente estirpata senza uno sforzo spirituale e mentale." (2)

Si entusiasmò alle teorie di Hahnemann e l'omeopatia lo coinvolse al punto da fargli intravedere nuove prospettive di cura e lo stimolò a rivedere i propri studi. Approntò un sistema di cura costituito da sette vaccini orali che indivi­duavano sette tipi umani sulla base del tipo di batteri intestinali predominanti nel soggetto e che ebbero un notevole successo nel campo medico, al punto da far­gli metter su una fiorentissima impresa di produzione.

Una sera, però, è riportato che, in occasione di una grande festa dove non si divertiva, trovò la risposta al suo interrogativo su quale fosse la natura nascosta della malattia. Per passare il tempo osservava le persone presenti, e inaspettata­mente si rese conto che l'umanità consisteva in tipi che si potevano catalogare in gruppi precisi. Il resto della serata lo passò a osservare attentamente tutti quel­li che gli passavano vicino. Studiò il modo in cui mangiavano, come sorrideva­no, come muovevano le mani e la testa, l'atteggiamento del loro corpo, l'e­spressione delle loro facce, e anche il tono delle loro voci.

Intuì che se gli appartenenti a uno stesso gruppo si fossero ammalati, proba­bilmente avrebbero reagito tutti allo stesso modo, qualunque fosse il tipo di affe­zione di cui si fossero ammalati e che, per curare in profondità la natura dei mali, era necessario prescrivere le medicine in base ai comportamenti e alle abitudini che presentavano i pazienti, osservando ogni caratteristica e tipo di umore delle persone piuttosto che concentrarsi sulla malattia da cui erano affetti e intuì che i veri rimedi doveva cercarli nella natura, tra i fiori.

Lasciò tutto tra la sorpresa degli amici e si trasferì nella campagna del Galles dove aveva vissuto da bambino.

Incominciò a girare per le campagne e in questo studio più che scienziato fu un uomo che sapeva comprendere il linguaggio della natura.

Per la sua spiccata sensibilità gli bastava mettere nel palmo della mano o sulla lingua il petalo di un fiore per provare nel suo corpo gli effetti delle pro­prietà di questo fiore. La sua segretaria racconta che quando egli sperimentava gli ultimi rimedi floreali accusava tutti i segni e i sintomi della malattia che vole­va curare, così era indotto dalla propria sofferenza a cercare il fiore che potesse guarirlo. Con questo sistema di percezione sottile, ad uno ad uno trovò, nel corso di alcuni anni, i 38 rimedi che oggi costituiscono il sistema di terapia che va sotto il nome di "Fiori di Bach" con il quale tutti li conoscono.

Per meglio comprendere la particolare natura di quest'uomo, mi sembra opportuno riferire che le biografie riportano che a circa 30 anni, a seguito di una grave emorragia, fu sottoposto ad un intervento chirurgico ed i colleghi, aven­dogli trovato un tumore maligno già molto grave, gli dettero al massimo tre mesi di vita. Lui, invece di lasciare il lavoro e lo studio, sapendo di avere così poco tempo a disposizione per raggiungere l'obiettivo della propria ricerca, si coin­volse ancor più nello studio ed intensificò il proprio lavoro, faticando nei mesi successivi tutto il giorno e dormendo pochissimo la notte.

Non solo non morì in qualche mese, ma sopravvisse per altri 20 anni, con le proprie ricerche e tra l'incredulità dei colleghi. Lui stesso concluse che il fatto­re decisivo della sua guarigione era quell'interesse intensissimo che nutriva per la sua ricerca.

Morì nel Galles all'età di cinquanta anni, solo dopo aver trovato i suoi fiori ed aver regalato al mondo le sue conoscenze.

Le sue parole

Eduard Bach ha scritto pochissimo, convinto che si dovesse scrivere solo l'essenziale per confondere il meno possibile la persone, perché, diceva nell'in­troduzione di un suo libro: " È impossibile mettere la verità in parole; l'autore di questo libro non ha alcun desiderio di predicare, anzi detesta questo metodo di comunicare la conoscenza" (4) e poi ancora: "la semplicità è un pregio della natura per chi sa affinare il proprio sguardo" . Ma quello che lui ha scritto, quan­do l'ho letto, l'ho sentito, anche se non interamente da me condivisibile, in gran­de armonia con la mia natura e molto prezioso, ed esprime numerosi concetti, ricchi anche di influenze religiose orientali che oggi risultano acquisiti e noti, e forse anche di moda, al punto che addirittura rischiano di perdere un po' di signi­ficato.

Vorrei quindi prendere il più possibile le sue parole per chiarire il suo pen­siero o meglio il suo spirito. Anche perché dalle sue parole, senza la mia interpretazione, può arrivare un reale impatto con l'essenza di Bach, e questo mi sem­bra particolarmente importante perché il sistema di cura di Bach, come ho cer­cato di raccontare, non è il frutto di una scoperta scientifica di laboratorio, ma la somma di una vita di evoluzione soprattutto spirituale ed esperenziale di uno scienziato ricco di ingegno e di conoscenze, ma soprattutto guidato da un'anima molto elevata.

In lui, accanto ad una convinta fede cattolica, che lo porta continuamente nei suoi scritti a riferirsi al Vangelo e alle parole di Cristo, si allarga un bellissimo sentimento religioso personale e senza preconcetti, un vero vissuto religioso nel quale non ci sono confini né monopoli alla potenza dell'amore, del sentimento dell'Unità universale. Non bisogna essere necessariamente religiosi o credenti per accedervi e in esso la malattia e la guarigione hanno un significato che il più delle volte trascende il corpo e parla direttamente dei problemi dell'Anima, con quello che uno vuole liberamente intendere per Anima.

"Fino a quando la nostra Anima e la nostra personalità sono in armonia, tutto è gioia e pace, leggerezza, felicità e salute".

Egli definisce la propria opera come "una guida per coloro che soffrono, affinché essi ricerchino in se stessi la vera causa delle loro malattie e possano così contribuire alla propria guarigione" (2).

Per Bach "il vero scopo della vita consiste nel seguire sempre la propria intui­zione, per non sentirsi in caso contrario insoddisfatti, vuoti, fisicamente esausti e ammalarsi".

Lui crede fermamente che "se non si può essere interamente se stessi, ci si ammala." E su questa certezza costruisce tutta la sua opera.

La sua ricerca ed esperienza gli dicono che "ciò che noi conosciamo della malattia è l'ultimo effetto prodotto nel corpo, la risultante delle forze che agi­scono per lungo tempo e in profondità, e anche se la sola terapia materiale è apparentemente coronata da successo, in realtà si tratta di un sollievo passegge­ro se non si è eliminata la causa della malattia". Ed usa un'immagine molto effi­cace per darne una idea più precisa: "La situazione è quella di un nemico che, solidamente e nascostamente trincerato tra le colline, conduce un'incessante azione di guerriglia nei paesi circostanti, per cui la popolazione, ignorando la guarnigione fortificata, si limita a riparare le case danneggiate e a sotterrare i morti, senza riuscire a occuparsi mai del vero problema" (2).

Secondo la sua visione il problema reale, il nemico nascosto, è costituito dalla disarmonia e dalle emozioni negative che essa genera e che attentano alla nostra felicità.

Bach sostiene che: "Ci sono due errori fondamentali che determinano la disarmonia in un essere umano: la dissociazione tra la nostra Anima e la nostra personalità, e il fare un torto agli altri. Ciascuno di essi provoca un conflitto interno che conduce poi alla malattia" (2).

Quello che va evitato e curato è questo conflitto interno (2).

Poco importa il nostro compito in questo mondo - lustrascarpe o principe, proprietario o contadino, ricco o povero - perché finché svolgiamo questo com­pito particolare secondo le direttive dell'Anima, tutto procede bene e non si crea nessun conflitto interno.

Sicuramente certe malattie possono essere provocate da mezzi fisici come veleni, incidenti, ferite, grandi eccessi, ma in generale la malattia è dovuta ad un qualche fondamentale conflitto nella nostra costituzione. La cura completa per­tanto esige non soltanto l'impiego dei migliori metodi medici, ma un vivo sfor­zo per eliminare i difetti della nostra vita perché, in definitiva, la guarigione fina­le e totale viene dal profondo dell'anima.

Poco importa dunque l'apparenza e la posizione sociale in cui siamo collo­cati, qualunque sia il nostro stato sociale, povero o ricco, principe o mendican­te, ciascuno di noi può essere una vera benedizione per se stesso e per chi lo cir­conda, se il suo spirito è ricco di armonia e di amore per se stesso e per gli altri (2).

La salute vera è felicità, ed è una felicità così facile da raggiungere perché è la felicità delle piccole cose, di fare le cose che veramente amiamo fare, stare con la gente a cui veramente vogliamo bene (4).

Se vogliamo essere più felici ed in buona salute bisogna che impariamo ad amare gli altri, incominciando magari da un solo uomo o anche da un animale, e lasciare che questo amore cresca, prenda sempre più spazio fino a che i difetti che gli si oppongono spariscono automaticamente (2).

Ma l'amore non deve essere avidità di affetto o strumento di potere, di con­trollo o di influenza. È necessario convincersi che ogni essere umano è su que­sta terra per evolvere secondo le direttive della propria Anima, della sua sola Anima, e che nessuno deve intervenire se non per incoraggiare l'altro essere, aiutarlo e, avendone il potere, per accrescere le sue conoscenze e dargli l'oppor­tunità di progredire mantenendo sempre il rispetto per la libertà altrui così come desidera che sia rispettata la propria libertà. È forse incalcolabile il numero di ragazzi che, per un certo senso del dovere, hanno consacrato anni a vegliare un genitore invalido, quando l'unica malattia da questo conosciuta era il bisogno di attirare su di sé l'attenzione. ... La loro personalità era soggiogata da un essere dal quale non avevano il coraggio di liberarsi (2).

Si dovrebbe sin dall'inizio insegnare al ragazzo l'indipendenza, l'individualità e la libertà ed incitarlo sempre ad agire e pensare da solo.

Dovremmo anche tener presente che il figlio o l'allievo di cui noi possiamo diventare tutori può essere un'anima più vecchia e più elevata di noi, e spiritualmente esserci superiore (2). I genitori dovrebbero guardarsi particolarmente dalla tentazione di modellare la giovane personalità secondo le proprie idee o desideri, astenersi da ogni autorità abusiva, non esigere dei favori per l'avere compiuto un loro dovere naturale.

Il bisogno di esercitare la propria autorità, il desiderio di formare la giovane esistenza per scopi personali, denota una forma terribile di avidità che non si dovrebbe mai incoraggiare (2).

Bach scrive inoltre che "II medico di domani dovrà seriamente studiare le leggi che governano l'umanità e la stessa natura umana al fine di poter ricono­scere in tutti quelli che andranno da lui quegli elementi che sono la causa del conflitto tra l'anima e la personalità... E non vi è dubbio che quando queste ricerche si saranno estese maggiormente, ritroveremo una gran parte delle scel­te conosciute duemila anni fa ed i rimedi naturali a disposizione per. sollevare l'uomo dai suoi mali (2).

Se si scopre un conflitto e se si diventa consapevoli del problema che ne è alla base, non bisogna mai scordarsi che il rimedio non consiste nel muovergli la guerra, nell'usare volontà ed energia per annullare un male, ma nello svilup­pare regolarmente, senza esitazione, la virtù opposta... perché lottare contro un difetto ne accresce il potere, focalizza la nostra attenzione sulla sua presenza (2).

Non attardiamoci a dolerci dei passi falsi che abbiamo potuto compiere lungo il nostro cammino e consideriamoli come inevitabili esperienze e non scorag­giamoci. Ricordiamoci che dobbiamo divenire i nostri propri maestri senza abbandonare mai il timone ad altri. Bisogna andare costantemente avanti e pro­gredire senza mai rimproverarsi né guardare indietro, perché la luce è davanti a noi (2).

A me piace molto un piccolo racconto che Bach usa per far comprendere meglio l'essenza del discorso e che riferisco in versione molto ridotta (4).

Una ragazzina ha deciso di dipingere un quadro che rappresenti una bella casa per il compleanno della madre. Nella sua mente il quadro è già finito, ella sa come attuarlo nel più piccolo dettaglio, resta soltanto da metterlo giù sulla carta. Prende la scatola dei colori, il pennello e lo straccio, e piena di entusiasmo e felicità si mette al lavoro. Tutta la sua attenzione e interesse sono concentrati su ciò che fa, niente può distrarla dal lavoro in corso. Il quadro è finito in tempo per il compleanno.

Con grandissima abilità ha ritratto la sua idea della casa: è un'opera d'arte perché è tutta sua, ogni pennellata è fatta per amore verso sua madre; ogni fine­stra, ogni porta ritratta con la convinzione che doveva essere lì. Quand'anche possa sembrare una baracca, è comunque la più perfetta casa mai realizzata, in un quadro; è un successo perché la piccola artista ha messo tutto il suo cuore e la sua anima, tutto il suo essere per farlo.

Se seguiamo dall'inizio alla fine i nostri veri ideali, i nostri veri desideri con tutta la forza che possediamo, non c'è fallimento: la nostra vita è stata un suc­cesso splendido, sano e felice, qualunque cosa possa sembrare agli altri.

La stessa storiella della giovane pittrice illustra come, se lo permettiamo, le difficoltà della vita possano interferire con questo successo e ci distolgano dal nostro scopo e con ciò dalla salute e dalla felicità.

La ragazzina sta dipingendo con impegno e felicità il suo quadro quando arriva qualcuno e le dice: "perché non mettere la finestra qui e la porta lì, e poi il sentiero del giardino dovrebbe andare così." Il risultato nella giovane sarà di per­dere interesse nel proprio lavoro. Può darsi che continuerà ma ora sta mettendo giù sulla carta soltanto "idee altrui". Può scocciarsi, diventare irritata, infelice o anche impaurirla nel rifiutare questi suggerimenti... la reazione dipenderà dal carattere della ragazzina. Il quadro finale potrebbe essere una casa riconoscibi­le, però sarà imperfetta ed un fallimento perché è l'interpretazione dell'idea altrui.

Questa è la malattia: la reazione all'interferenza; ciò comporta fallimento ed infelicità. Questo accade quando permettiamo ad altri di interferire con lo scopo della nostra vita e impiantare nella nostra mente dubbio, paura e indifferenza (4).

I fiori di Back

Ma veniamo ai rimedi, cioè ai fiori, che costituiscono il sistema di cura pro­posto da Bach.

Essi, come anticipo nel titolo, possono costituire una sottile chiave di apertu­ra per l'organismo che si trovi chiuso nella morsa della sofferenza o della malat­tia, per la modalità con la quale agiscono, cioè attraverso il cosiddetto "corpo sottile" al quale accenno anche in seguito, ma anche perché la loro azione non è così evidente e drammatica come quella dei medicinali comunemente usati: non stroncano dolori o febbri, infezioni o disfunzioni, ma agiscono dolcemente, in modo sottile, sulle emozioni, agiscono sulla persona offrendo una possibilità di vissuto leggermente diverso della realtà e quindi un aiuto ad uscire dagli schemi quotidiani. Lo stato mentale negativo da cui siamo affetti tende a cambiare in uno stato d'animo più positivo.

In schema riporto gli elementi essenziali dei primi dodici rimedi individuati da Bach (3.4).

In tutto, i rimedi di Bach sono 38 poiché successivamente ne aggiunse altri 26 alla serie.

Come vengono preparati (3)

1. Si raccolgono i fiori tra le 7'30 e le 10'30;

2.1 fiori si mettono a bagno in una bacinella con acqua naturale al sole per 3-4 ore;

3. Oppure, per alcuni fiori più fibrosi: col metodo della bollitura per 30 minu­

ti (i fiori Chestnut Bud e Willow);

4. Si filtra;

5. Si conservano in soluzione di 50% e 50% acqua di fonte e brandy.

In tutto i rimedi di Bach sono 38 poiché successivamente ne aggiunse altri 26 alla serie.

Come funzionano

Nessuno in realtà ha potuto fornire finora una spiegazione esaustiva o evi­dente di come funzionano e la questione attualmente costituisce ancora un campo di ipotesi. A me piace la spiegazione del loro effetto con una azione sul nostro corpo energetico, in virtù delle loro intrinseche qualità energetiche. Si potrebbe esemplificare paragonando un fiore ad una vibrazione sonora, come un diapason che riallinea una nota stonata.

Come accennavo all'inizio, il corpo sottile è il sistema dell'energia che sostiene il nostro organismo. Secondo quanto era già conosciuto e insegnato dagli antichi medici-filosofi-maestri indiani, cinesi e tibetani, nonché dai misti­ci di tutte le culture, il corpo sottile è costituito dai canali attraverso i quali scor­re l'energia e raggiunge tutti gli organi e tutti i tessuti e li collega a dei nuclei centrali, che sono come delle stazioni dell'energia, situati lungo la colonna ver­tebrale, e che sono detti Chakra. -Secondo questo insegnamento il corpo sottile influisce profondamente sul funzionamento dell'organismo e, collegandoci con le energie sottili ed invisibili che circondano il nostro corpo, ci mette in comunicazione, attraverso percezioni non sensoriali, con l'universo esterno. Anatomicamente i chakra hanno i loro corrispondenti nel sistema nervoso, ossia nel sistema simpatico e parasimpatico e nel sistema nervoso centrale.

Chakra in sanscrito vuoi dire vortice o ruota ed ognuno di essi sarebbe un punto dove l'energia dell'organismo raggiunge la sua massima intensità e cree­rebbe come un vortice che ruota con delle sue specifiche vibrazioni.

Ciascun chakra, oltre a sovrintendere ad una serie di organi posti sotto la sua influenza,, sarebbe la sede delle qualità della persona. I chakra sono sette e, a par­tire dal basso, c'è il Mooladhara, sede della saggezza, poi lo Swadhistan, sede della creatività, poi il Nabhi, sede della soddisfazione, ecc. fino al settimo, il Sahasrara, sede della perfetta integrazione. (19)

Secondo questa ipotesi di funzionamento dei fiori di Bach, i chakra sarebbe­ro anche i centri delle emozioni della persona e quindi, così come il cattivo fun­zionamento di un chakra determinerebbe, oltre che il cattivo funzionamento di alcuni organi, anche la carenza delle qualità corrispondenti, così eserciterebbe la sua influenza anche sullo stato delle emozioni collegate a quel chakra.

I rimedi floreali possedendo, come dice Bach, un alto livello di vibrazioni energetiche, entrerebbero, una volta assunti, in sintonia con il corrispondente chakra dell'organismo, aggiustandone la vibrazione, accordandolo proprio come

un diapason fa con una nota e restituendolo alla sua buona funzione. (14)

"L'azione di questi rimedi è di risvegliare le nostre vibrazioni e di aprire i nostri canali per ricevere il nostro sé spirituale... Essi sono in grado, come la bella musica, di innalzare la nostra vera natura." (5)

La mia esperienza

Dopo una prima lettura di libri feci un corso sull'uso dei rimedi con Margaretha Mijnlieff a Verona. Incominciai usandoli su di me con grande scet­ticismo. Ricordo che la prima volta li presi perché dovevo fare un esame, una prova che mi agitava e preoccupava molto, e nel repertorio dei fiori c'è proprio una combinazione di fiori, cosiddetto "rimedio per gli esami" che è composto da Larch, Elm, Clematis, Gentian e Chestnut Bud.

Con mia stessa sorpresa funzionò bene nel senso che avvertivo una stato d'a­nimo più positivo, più comodo, più costruttivo e meno autolesionista del solito.

Dopo un anno circa di esperimenti su me e qualche familiare, incominciai ad adoperarli su pazienti che venivano in consultazione e che si dichiaravano inte­ressati a prenderli.

Poiché sono un medico e un ricercatore universitario e come tale ho una natu­rale impostazione critica e metodologica, cercai di stabilire nei trattamenti il massimo dell'obiettività che mi fosse possibile.

Impostai un formulario che mi consentisse, con la collaborazione del pazien­te, di evitare il più possibile le suggestioni.

Sulla base dei sintomi emotivi presentati dal paziente o delle sue risposte al questionario prescrivevo i rimedi senza dirgli che cosa doveva aspettarsi, né dove io avevo focalizzato la mia attenzione di cura. Poi lo pregavo di fare, a distanza di una settimana, o comunque prima di tornare, un autocheck a casa, compilando lo schema del quadro sintomatologico a quella data e indicandomi l'intensità di tutti i sintomi elencati.

II mio riscontro su quasi tutti i pazienti fu che c'era quasi sempre una preci­sa corrispondenza tra le modifiche emozionali da me attese dai rimedi prescritti e le modifiche realmente accusate dai pazienti.

Con stupore vedevo che la gelosia o la rabbia si attenuavano, o che l'insicu­rezza incominciava a lasciare il posto a qualche iniziativa convinta, e soprattutto spesso, che l'irresistibile vizio di vivere per assecondare e compiacere gli altri incominciava a cedere di fronte ad un ribollire di chiari momenti di ribellione consapevole, accompagnati da una fioritura di bellissimi "no!".

Molti mi hanno sottolineato che la loro efficacia è un fenomeno obiettivo per averli adoperati con successo anche con bambini, anche neonati (12, 20), e ani­mali e piante.

Chi li prescrive e come

Veramente molti sono i metodi con i quali è possibile prescrivere i fiori di Bach, che vanno dal questionario, al colloquio, alla Kinesiologia e ad altri anco­ra (1, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 13, 15, 16, 18) che sono in relazione, in genere, con la cultura e con l'attitudine del terapeuta o del soggetto che li adopera, visto che l'autoprescrizione è una pratica molto comune. Ciò è anche in relazione con l'in­nocuità degli stessi, che fa sì che si possa anche tranquillamente imparare dai propri errori.

In un suo scritto Bach dice (5):

1. "Tutti i rimedi sono ottenuti da stupendi fiori, piante e alberi della natu­ra: nessuno di loro è velenoso né nocivo, né può fare alcun male, né è un pro­blema se ne viene assunto troppo.

2. Senza nessuna conoscenza di medicina il loro uso può essere compreso così facilmente da potersi adoperare in famiglia."

" Per trovare un'erba che ci aiuterà, dobbiamo cercare di individuare l'obiet­tivo della nostra vita, ciò che stiamo sforzandoci di fare, e anche comprendere le difficoltà sulla nostra strada...

Se ci dovesse essere qualche difficoltà nel trovare il tuo personale rimedio, sarà d'aiuto chiederti quali sono le virtù che ammiri di più nelle altre persone, o verso quali difetti, negli altri, provi più avversione, perché alcuni dei difetti che sono ancora dentro di noi e soprattutto quelli che stiamo provando a sradicare, sono quelli che detestiamo di più vedere nelle altre persone." (4)

Quindi se li prescrive il medico esperto va tutto bene, ma il vero invito di Bach e l'obiettivo della sua ricerca erano proprio che ognuno arrivasse a curar­si da solo.

Ora, per ultima cosa, riporto in un ristrettissimo riassunto che ho fatto con omissione anche, per brevità, di ampie parti, di una piccola favoletta inventata da Bach per caratterizzare il tipo di persona di ciascun fiore e quindi fornire un piccolo aiuto alla prescrizione. Si chiama "La storia dei viaggiatori" f5):

"C'erano una volta dei viaggiatori che dovevano passare attraverso una fore­sta. Dopo che si erano un po' addentrati Agrimony incominciò in silenzio a preoccuparsi se quello era il sentiero giusto. Con le prime ombre Mimulus ini­ziò ad aver paura che avessero perso la strada. Con l'arrivo della notte Rock Rose entrò in uno stato di panico e di terrore. Quando tutto fu veramente buio e non si vedeva più niente Gorse perse la speranza e disse: "Io non posso più pro­seguire, andate voi, aspetterò la morte che mi liberi dalla sofferenza". Oak la quercia disse: "Io lotterò fino alla fine".

Ma c'erano anche viaggiatori che non tremavano: Heather cercava di convincere il gruppo a prendere la strada che diceva lui. Chicory era ansioso e preoccupato che i suoi compagni potessero avere dei problemi. Centaury avreb­be voluto assecondare tutti. Rock Water, che era sicuro di conoscere la strada, continuava a criticare tutti quando sbagliavano. Impatiens era seccato perché gli altri erano meno veloci di lui.. .ecc... Ma finalmente, col passare delle ore, cam­minando, tutti attraversarono la foresta e la notte.

Ora, poiché ormai sanno che c'è un sentiero e poiché sanno cosa c'è dentro il buio della foresta, guidano gli altri viaggiatori attraverso la foresta ed ognuno insegna la lezione che ha imparato".

BIBLIOGRAFIA

1) AMICANO MARASSO L, RONCHI GOTTA A.; "Curarsi con i fiori"; Ed.

Raffaello Cortina; Milano, 1992

2) BACH E.; "Guarisci te stesso"; Ed. Nuova Ipsa; Palermo, 1996

3) BACH E.; "/ dodici guaritori e altri rimedi"; Ed. Nuova Ipsa; Palermo, 1996

4) BACH E.; "Libera te stesso"; Ed. Macro; Sellarla, 1999

5) BACH E.; "Essere se stessi"; Ed. Macro; Bellaria, 1999

6) BRIGADA T., TUMMONIELLO M. G., ZANARDI M.; "12 Formidabili Fiori di

Back"; Riza Scienze, Ed. Riza srl; Milano, 147, 2000

7) DI MASSA S.; "Curarsi con i fiori di Back"; Ed. Red; Como, 1992

8) FABROCINI V.; "Fiori di Back"; Ed. De Vecchi; Milano, 1997

9) FORTINI N.; "La Musica dei Fiori"; Ed. Red; Como, 1999

10) KRAMER D.; "Nuove Terapie con i Fiori di Back voi. I e 11"; Ed. Mediterranee;

Roma, 1995

11) LIEBL H.; "Ifiori di Back"; Ed. Tecniche Nuove; Milano, 2000;

12) MAZZARELLA B.; "Fiori di Back per i bambini"; Ed. Xenia; Milano, 1990

13) MINIJLIEFF M.; "Manuale di floriterapia"; Ed. Xenia; Milano, 1988

14) NARCISI M.; "Fiori Himalayani e fiori di Back"; Ed. Il punto D'Incontro; Vicenza,

1999

15) PARISI M. G.; "I fiori di Back"; Tascabili Sonzogno, Ed. R.C.S.; Milano, 1997

16) PASTORINO M.L.; "Introduzione ai rimedi floreali di Back"; Ed. Ipsa; Palermo,

1989

17) ROGERS C. R.; "Un modo di essere"; Ed. Psycho; Firenze, 1983

18) SCHEFFER M.; "Terapia con i fiori di Back"; Ed. Ipsa; Palermo, 1990

19) SHRI MATAJI NIRMALA DEVI; "Oltre l'era Moderna"; Ed. Vishwa Nirmala

Dharma; Passo Corese, 1997

20) CHIESA A. "Fiorì di Back per i nostri bambini"; Ed. Centro di Benessere

Psicofisico; Torino, 1994