Paternità responsabile

Il concetto di paternità responsabile può essere letto in molti modi a cominciare dal più elementare per il quale "responsabile" dovrebbe essere sinonimo di "maturo": dunque paternità matura. E’ un fatto che praticamente non esiste. Forse falsamente esisteva una volta, quando l’uomo si limitava ad applicare la legge del più forte e i figli erano considerati al pari degli schiavi senza diritto di parola. E dunque non la maturità del padre passava in primo piano, ma la sua autorità avallata dalle ferree regole. Caduto il mito del padre autoritario e del falso padre si è poi scoperto che lo stesso rapporto uomo-donna, proprio nella coppia istituzionalizzata, è sempre stato mediato dal potere delle regole e non dal potere dell’intesa al punto che sarà Kierkegard a dire che “l’amore vive laddove non c’è matrimonio, laddove non ci sono le ferree regole culturali”.

Questo significa che, originandosi da un rapporto sociale di potere, all’interno della famiglia il "dialogo uomo-donna - come scrisse anni fa Ida Magli - non è possibile". "Non perché sia andato perduto”, dirà poi Levi-Strauss, “ma perché non è mai esistito". Sia l’uomo che la donna hanno finito col parlare soltanto di se stesso e con se stesso, utilizzando l’altro come strumento per dar voce e consistenza al dato sociale dell’intesa e della comunicazione, ma è sempre mancato l’io-tu, il rapporto io-tu fondante per poi costituire il senso comune della responsabilità come coppia e non come singolo.

Anzi le basi di quella cultura sono state sradicate e nessuno sa come fondarne altre, per cui i sociologi oggi ci dicono che è la famiglia la grande ammalata e la grande assente sulla scena dei Valori del duemila.

Già il ’68 aveva tentato, per esempio con Marcuse, di fare un passo avanti per liberare la famiglia dal suo essere patologia di gruppo. Marcuse parlava di liberazione felice, ma non si può costruire senza prima distruggere gli strumenti su cui cresce la patologia il cui fondamentale contrassegno è l’impossibilità concreta di passare dal simbolo delle regole astratte e mitiche alla concreta realtà dell’operare in simbiosi per crescere sia come individui della famiglia e poi come intero gruppo. Vale a dire che ancora non sono scardinati i modelli entro i quali transitano gli individui, maschi e femmine, né si vuole prendere coscienza totale della grande domanda: come deve essere una famiglia e quali gli strumenti culturali perché essa esca dalla sua patologia?

La paternità responsabile diventa, quindi, un atto precedente l’unione stessa, la cui soluzione non può essere delegata alla futura famiglia da formare perché in quel momento sarebbe già troppo tardi. Come dovranno essere i valori dei ruoli e quali i nuovi simboli di riferimento? Il discorso da rifondare passa, quindi, inesorabilmente attraverso il Potere, perché i simboli sono l’espressione del Potere, piegando l’uomo al mito dell’obbedienza attraverso la Patria, la religione e la cultura dominante. Il Potere si maschera dietro i simboli e con essi diventa "Valore" e giunge a piegare, senza che gli uomini possano ribellarsi e attraverso il complesso di colpa, ogni individuo che appena tenti di conquistare la propria libertà. I simboli uccidono la libertà di crescita, ecco perché dovremo parlare di nuovi valori laici, se vogliamo, io credo, parlare di paternità e maternità responsabile. Non a caso il Potere per secoli è stato trasmesso ai padri, come continuatori del Potere pubblico attraverso l’introiezione dei simboli: non a caso se un padre moriva, pater familias diventava anche un bambino, non la donna. Il Bambino diventava il nuovo elemento patogeno, cioè il rinnovato Potere che obbligava al rispetto dei simboli e uccideva l’amore imponendo le regole e rinunciando a quell’io-tu su cui dovrebbe svilupparsi l’intesa e la crescita.

Ancora oggi, tuttavia, in un certo senso, il Potere simbolico continua a produrre nuove vittime creando nuove irresponsabilità rispetto a ciò che tutti ci prefiggiamo: la nascita di famiglie mature e di soggetti maturi, i soli che possono sviluppare la libertà matura e dunque le paternità responsabili che oggi è una merce rarissima a trovarsi.

Corrado Piancastelli


Ex sito CIP