- “La vita è come il gioco dello shangai”, disse don Vincenzo Callisto, il filosofo. Era chiamato così per quella sua abitudine di fare dei ragionamenti piuttosto argomentati. Nel tempo aveva preso a gradire quell'appellativo a tal punto che si atteggiava a vecchio sapiente dell'antichità.
- “Cosa?”, rispose, tornando in sé da un momento di distrazione, don Andrea Vaccarone, suo amico da sempre, ascoltatore privilegiato e spesso accondiscendente dei suoi discorsi. A volte traeva egli stesso delle conclusioni dai ragionamenti del maestro. Don Vincenzo e don Andrea non erano dei religiosi, come suggerirebbe il prefisso al nome, ma due arzilli vecchietti con lontane ascendenze nobili, almeno così lasciavano credere, e per questo si trattavano reciprocamente e si davano del voi. Erano ritenuti molto saggi cosicché erano assai riveriti nel piccolo ambiente in cui vivevano. Amavano discorrere seduti all'ombra di una quercia nella piazza del paese, spesso attorniati da un gruppo di ascoltatori silenziosi e stupefatti.
- “Si, quel gioco con i bastoncini... cinese, credo. Era molto in voga tanti anni fa. Si faceva cadere su un piano qualunque, a ventaglio, un mazzo di bastoncini colorati e, a turno, i giocatori erano chiamati a toglierli dal mucchio, uno alla volta, cercando di non muovere gli altri. Quando ciò accadeva si passava la mano.”
- “Spiegatevi, don Vincenzo!”, disse don Andrea.
- “Ho ripensato spesso alla disposizione caotica di quei legnetti e ai loro contatti casuali - continuò don Vincenzo come se niente fosse - Ognuno di loro ne toccava altri, chi pochi chi molti, a seconda di come era posizionato nel mazzo”.
- “Dove volete arrivare?...”, fece don Andrea che, in generale, era in gran sintonia col pensatore ma a volte non riusciva proprio a seguirlo, tale era la profondità dei suoi concetti.
- “Quando lasciavamo cadere i bastoncini essi si ammucchiavano e si spargevano intorno. Molti cadevano lontano e non si incontravano. Altri si sfioravano, si toccavano, si sovrapponevano…”.
- “Avete risvegliato i miei ricordi, - rispose il discepolo - rammento che stavamo delle ore intere a giocare, e con quanta concentrazione!”
- “Il contatto poteva essere simmetrico o asimmetrico – continuò don Vincenzo Callisto senza badare alle interruzioni, perso com'era nei suoi pensieri - cioè due bastoncini potevano toccarsi reciprocamente nello stesso punto o in punti differenti. Ciò dava luogo a tantissime combinazioni”.
Fece una pausa per riordinare le idee. Don Andrea non intervenne e aspettò che il maestro continuasse:
- “Con un po’ di immaginazione, quei legnetti possono rappresentare l’umanità, l’insieme delle persone che durante la loro vita si incontrano, si sfiorano, si influenzano vicendevolmente… o non si incontrano mai! Il lancio del mazzo, caro don Andrea – e qui fece una pausa - non è altro che il caso, o il destino, se volete”.
Il ragionamento di don Vincenzo prese a svolgersi verso la conclusione:
- “Bene, adesso considerate la punta come l'inizio della vita e la coda come la fine con tutte le tappe intermedie. E al posto dei bastoncini metteteci le persone, come voi e me. Ad esempio, quando il mio bastoncino tocca con la coda la punta di un altro, significa che nella mia tarda età avviene un incontro tra me e una persona giovane. Proviamo a immaginare un mucchio di bastoncini. Possiamo osservare che i contatti asimmetrici sono di gran lunga i più numerosi, anzi direi che sono gli unici. E' raro che due shangai si incrocino nello stesso punto come è raro che due persone che si conoscono abbiano la stessa età. Questa asimmetria può rimanere in limiti accettabili, rappresentare cioè una differenza minima, o può essere molto accentuata. Prendete noi due, - concluse il filosofo, un po' stanco alla fine delle sue riflessioni – i nostri bastoncini si sono incrociati sulle rispettive punte, cioè quando eravamo entrambi bambini. E nel corso degli anni le nostre esistenze si sono variamente intrecciate con altre, più o meno giovani”.
- “E già! Questo gioco – commentò don Andrea tutto compunto - riflette la vita con le sue incalcolabili possibilità. Facciamo le nostre conoscenze in modo del tutto casuale. Non siamo noi a determinare gli eventi. Siamo tanti shangai nelle mani del lanciatore”.
I due amici, don Vincenzo il filosofo e don Andrea il discepolo, tacquero, rimuginando, ognuno per proprio conto, questo concetto.