Erano anni che non viaggiavo in treno, dai tempi dell'università. Nel frattempo le ferrovie si sono evolute, nuovi tipi di treno sono entrati in servizio che rendono più comodo e piacevole spostarsi sulle lunghe distanze.
Ma io ho preso un regionale diretto che mi permette di risparmiare sul biglietto e nello stesso tempo di arrivare abbastanza celermente a destinazione. Mi sto recando da mia figlia e ho preso il treno delle 4,30 per arrivare prima che lei vada al lavoro.
E' ancora notte e le fioche luci rischiarano a malapena la piccola stazione.
Pensavo di essere un viaggiatore solitario a quest'ora di un autunno inoltrato, invece trovo parecchia gente in attesa e con mia meraviglia anche il treno che arriva è pieno di viaggiatori, cosicché appena si aprono le porte mi affretto a salire in cerca di un posto libero. Lo trovo quasi subito, al centro della carrozza e lo occupo immediatamente. Sono contento di non essere costretto a viaggiare in piedi. Mi godo questa opportunità e sento il mio corpo rilassarsi soddisfatto.
Adesso posso guardarmi intorno. Di fronte a me un ragazzo è raggomitolato intorno al suo borsone da viaggio. Sarà uno studente, ne ha tutta l'aria, e come tutti i giovani ha difficoltà a essere sveglio a quest'ora. Il suo viso è ricoperto da una leggera peluria, indossa un paio di occhiali di marca, un completo in jeans con pantaloni canonicamente strappati. Accanto a lui c'è una ragazza, anche lei sarà studentessa, credo. Bel viso ovale senza trucco e capelli neri che le scendono sulle spalle. Tiene gli occhi chiusi e le cuffie alle orecchie. Dorme o ascolta musica? Il suo respiro è calmo, il suo petto ha un movimento regolare e leggero. Alla mia destra, vicino al finestrino al di là del quale non si vede che buio interrotto di tanto in tanto da qualche luce lontana e in cui si riflette l'interno disfatto della carrozza, è seduto un signore di mezza età. Ha i capelli appena brizzolati e un paio di baffi a pennetta alla Clark Gable. Mormora qualcosa. Mi volto verso di lui e mi accorgo che dorme profondamente. Parla nel sonno ma non si capisce quel che dice.
Dall'altro lato del corridoio altri dormienti. C'è un giovanotto distintamente vestito con una ventiquattrore sulle gambe. Occhiali cerchiati di nero, viso ben rasato, capelli in ordine, aspetto professionale. Ha la testa abbandonata sullo schienale sul quale ha avuto l'accortezza di stendere un panno bianco prima di poggiarvisi.
Gli giace accanto un omone franato. Ha la camicia aperta e si vede un petto nero di peli che fa tutt'uno con il suo ventre prominente. Si alzano e si abbassano all'unisono. Da questa distanza non sento se russa. Poi c'è un impiegato, non può che essere tale, con in grembo una borsa da lavoro in similpelle alquanto usurata. Il suo colorito è olivastro, ha qualche ruga. Indossa un vestito blu scuro di qualche anno. Sta dritto ma dorme a bocca spalancata, sembra uno a cui manchi all'improvviso l'aria. Anche lui ha messo un panno bianco tra sé e il poggiatesta, precauzione di chi è abituato a viaggiare su questi treni. Il posto di fianco a lui rimane solo qualche secondo libero.
Un giovane alto e magro arriva veloce, vi si siede e stringe le gambe come una donna. Vi poggia sopra con gesto effeminato una borsa dalla quale estrae subito una mascherina da notte che indossa senza imbarazzo. Sarà un abituale viaggiatore notturno anche lui e sa bene come proteggersi dalle luci della carrozza. Si immobilizza, sempre con le gambe serrate e le mani arpionate alla borsa.
Più avanti, quattro sedili sono occupati da altrettanti operai. A giudicare dalle loro tute arancione e fosforescenti devono lavorare sulla strada, forse proprio sulla ferrovia. Quattro corpi che non hanno la stessa distinzione degli altri passeggeri. Volti segnati dalla fatica, non rasati, cappellini da lavoro col marchio della ditta ben calcati in testa e la visiera abbassata per proteggersi dalla luce. Con gli altri, impiegati e studenti, hanno una cosa in comune: dormono.
Tutti vengono da giù e avranno fatto già un lungo percorso. A che ora si son dovuti alzare se mai sono andati a letto?
Dormono di un sonno disturbato dai movimenti del treno. Forse sognano o forse attraversano un momento di non esistenza. Corpi abbandonati che sussultano sugli scarti delle rotaie. I neon del soffitto gettano una luce sinistra su queste membra sparse per tutto il vagone in un silenzio inquietante. Sembra il luogo di una strage dopo un attentato.
La mia osservazione è terminata qui. Non vedo il resto della carrozza ma immagino che si dorma anche sugli altri sedili che in realtà non sono fatti per questo. Il viaggio durerà ancora a lungo. Poggio anch'io la testa e chiudo gli occhi lasciandomi cullare dal rumore della rotaia. Quando li riapro, il vagone è vuoto, ci sono solo io. Il treno è fermo e silenzioso. Sono arrivato. Chissà da quando.