Il commissario Bifolco proseguì: “Vi riassumo brevemente i fatti: il 15 aprile veniva trovata morta nel suo letto Nina Corso, 43 anni, domestica presso la famiglia Dolmetti. Il cadavere presentava intorno alla gola un livido provocato apparentemente da una corda e, cosa strana, una foglia era posata sul petto della vittima. Dalle prime indagini il caso si presentava davvero misterioso vista la mancanza di indizi a carico di qualcuno dei Dolmetti. A detta dei vicini, la Nina era ben voluta dai padroni. Risultava che qualche giorno prima lei e la signora, insieme, avevano accudito alle piante. Una bella rampicante era stata travasata e potata.
L’indomani mattina il signor Dolmetti richiamò agitatissimo. Sua moglie giaceva morta nel letto. Mi precipitai sul posto. Esaminai con cura il cadavere. Di nuovo quel segno livido intorno al collo, per il resto tutto normale, se così si può dire. La stanza era in ordine ma, uscendo, la mia attenzione cadde su due foglie ai piedi del letto. Strano! Interrogai di nuovo tutti gli inquilini della villa. nessuno si era accorto di niente. Nei giorni seguenti torchiai, ma inutilmente, l’unico adulto, il signor Dolmetti. I figli erano troppo piccoli per essere sospettati. Uno di loro raccontò che la notte dell’assassinio della madre era sceso dal letto con l’intenzione di andare nel bagno ma non era potuto uscire dalla stanza perché si era imbattuto come in un muro di rami. Poi, insonnolito com’era, si era rimesso a letto. Un sogno?
Il caso è apparso assai misterioso ma le indagini sono state condotte col massimo rigore; tutto è stato attentamente esaminato, vagliato, verificato. L’autopsia ha confermato la morte per strangolamento. Inoltre sono state riscontrate tracce di clorofilla intorno alla gola di entrambe le vittime. “Signori - si guardò un attimo intorno – “sono arrivato a una conclusione che cozza contro ogni buon senso, ma credetemi, non esiste altra possibilità ... : ad uccidere le due donne è stata la pianta. Una sorta di vendetta”. A queste parole un mormorio di stupore si alzò dai giornalisti. Il commissario Bifolco, senza scomporsi, concluse: “Stamani ho depositato le conclusioni delle mie indagini e, ovviamente, ho presentato le mie dimissioni”.