Il fianco della collina fu avvolto improvvisamente dalla semioscurità mentre si faceva sempre più forte il contrasto tra il chiarore del cielo e la linea d'ombra che con andamento diseguale impediva la vista verso ponente. Le ombre scivolavano lentamente lungo il declivio petroso e si posavano come nera bambagia nei recessi, tra i radi arbusti, accanto ai massi in equilibrio precario.
Due uomini armati erano in attesa dietro una di quelle rocce a strapiombo su uno stretto sentiero. Aspettavano la loro vittima senza alcuna particolare tensione. Non era la prima volta che li si chiamava a un lavoro del genere ed erano talmente abituati a disporre della vita degli altri che l'assassinio di cui stavano per macchiarsi non li turbava affatto. Tanto più che, stavolta, si trattava di eliminare un traditore. Perciò se ne stavano tranquilli a fumare e a conversare, orgogliosi di rendere un servizio all'organizzazione.
Finalmente sentirono fischiettare e scorsero da lontano la sagoma di un uomo che procedeva a piedi col fucile in spalla. I due smisero di parlare, presero le armi e si acquattarono in attesa che la loro vittima si avvicinasse a distanza utile. L'uomo avanzava lentamente ma pareva non sospettare nulla. Passarono alcuni minuti. Le ombre della sera, intanto, erano diventate più fitte ed era difficile riconoscere i lineamenti di colui che si avvicinava. Fra poco sarebbe stato sotto tiro. Lo si sarebbe guardato bene in faccia prima di ammazzarlo. Per il momento solo i suoi incerti contorni erano inquadrati nel mirino dei fucili.
Ad un tratto due secche detonazioni echeggiarono nella piccola valle seguite da un subitaneo silenzio.
L'uomo solitario raggiunse il luogo dell'agguato mentre dalla direzione opposta arrivavano altri individui armati. Osservarono i due cadaveri, poi l'uomo disse: "Da oggi staremo tranquilli".
"Sempre agli ordini di Vossia", rispose uno dei figuri e si allontanarono tutti in opposte direzioni.