Era la controra di un giorno di piena estate. Il paese di Sarginazze era addormentato. Nella piazza assolata non passava anima viva. Non un alito di vento mitigava il calore afoso che opprimeva inesorabilmente. Eppure un segno di vita c'era, giusto al centro del giardinetto dall'erba mangiata, all'ombra della quercia secolare dove solevano riunirsi soprattutto i più anziani.
A quell'ora da cani, un gruppo di persone, le une attaccate alle altre, stavano immobili ad ascoltare i discorsi di don Vincenzo Callisto. Qui, dall'alto della sua antica quanto presunta nobiltà e della sua esperienza del gran mondo, con la lunga pipa di terracotta perennemente pendente dalle labbra, dispensava abitualmente le sue pillole di saggezza.
Anche adesso il solito gruppetto, parcheggiato al solito posto in pianta stabile, lo stava ascoltando con interesse e chi si fosse trovato a passare in quel momento, ipotesi assurda utile solo a descrivere la scena, avrebbe preso gli astanti per delle statue piuttosto che per persone in carne ed ossa, tanta era l'immobile attenzione con la quale seguivano il maestro.
Intanto una cicala diffondeva il suo canto monotono e stridente che dava ancor più il senso dell'ora proibitiva. Ma i discepoli di don Vincenzo Callisto, ex operai e contadini, non amavano riposarsi e piuttosto che restarsene tappati in casa per sfuggire all'afa insopportabile preferivano chiacchierare all'ombra della quercia nella piazza.
Quando parlava don Vincenzo gli altri ascoltavano rispettosi e annuivano. Egli stava sviluppando un discorso sull'igiene e la necessità di lavarsi frequentemente. Le sue parole erano sottolineate da ripetuti 'oh' di meraviglia e da incredule alzate di sopracciglia. Alcuni ascoltavano a bocca aperta quei consigli elementari che avrebbero già dovuto mettere in pratica ma che suonavano curiosi e straordinari alle loro orecchie.
-”...e così bisogna lavarsi spesso – concludeva don Vincenzo – l'igiene è una cosa molto importante, serve a evitare le malattie... c'è chi fa il bagno una volta l'anno, quando arriva la festa – cenni di assenso da parte dell'uditorio – ma non va bene”. Girò lo sguardo intorno, posandolo su ognuno di quei volti, per vedere se fosse stato chiaro e convincente. Ma l'espressione dei suoi compagni era rivelatrice del loro scetticismo. Evidentemente le argomentazioni del filosofo non riuscivano a penetrare nel muro di incredulità che aveva davanti e così, per dar forza alle sue parole, portò ad esempio la sua personale condotta in questo campo.
-”Ebbene, lo volete proprio sapere? Io mi faccio il bidet ogni settimana...” e aspirò profondamente dalla pipa, pieno di orgoglio e di autocompiacimento. A tale perentoria affermazione gli 'oh' di meraviglia furono unanimi e forti. Le sopracciglia si inarcarono ancora di più, le labbra si incurvarono ad esprimere tutto il loro stupore. Don Vincenzo era di un'altra pasta. Era proprio un nobile!