Se dipendesse da noi le cose andrebbero diversamente da come vanno. Invece c’è sempre qualcosa, o qualcuno?, che indirizza la vita in maniera del tutto imprevista.
A* aveva deciso di lottare con tutte le sue forze contro quel male incurabile chiamato vecchiaia. Da quando aveva festeggiato i settanta gli si era conficcata nel cervello la fissazione di combattere contro il tempo e, dunque, contro il disfacimento del corpo. Si era convinto, si può dire, da un giorno all’altro, che, mediante la forza di volontà e adeguati esercizi, oltre che uno stile di vita semplice e controllato, avrebbe potuto trionfare sull’ineluttabilità della fine.
Tanti amici avevano già lasciato questa terra, altri avevano mollato e trascinavano la loro esistenza stancamente, dolorosamente, senza speranze e senza obiettivi. Lui, al contrario, non aveva deposto le armi, deciso a vendere a caro prezzo la pelle, e adesso che di anni ne aveva ottantuno era pienamente contento dei risultati ottenuti. La sua guerra personale contro il decadimento e la decomposizione era un successo ed egli lo partecipava entusiasticamente a chiunque, compiaciuto e determinato a proseguire su quella strada.
A chi si complimentava con lui per l’aspetto quasi giovanile nonostante la veneranda età rispondeva con larghi sorrisi e cominciava a raccontare il suo metodo per inseguire, se non l’eterna giovinezza, almeno la dilazione della resa.
I suoi pensieri erano totalmente e costantemente rivolti ad allenare il proprio fisico. Nessun problema economico o familiare ostacolava il suo impegno.
Dalla sveglia fino al momento di andare a letto era un succedersi incessante di esercizi e attività finalizzate al suo unico, imprescindibile obiettivo. L’intera giornata era scandita dall’osservanza scrupolosa della sua personale tabella di allenamenti.
Aveva appositamente svuotato una sala piena di mobili inservibili per farne una piccola ma fornita palestra: un tapis roulant, dei manubri, una cyclette, una panca multifunzioni, delle molle, una bilancia e tanto altro come bande elastiche, pesi, elettrostimolatori. E poiché, oltre al corpo, anche lo spirito richiede le dovute attenzioni, aveva trovato il modo di sistemarvi finanche un televisore per non perdersi i programmi preferiti mentre si dedicava ai suoi esercizi.
Cominciava le attività di buonora, dunque, sia col bello che col cattivo tempo, uscendo a fare una lunga passeggiata a passo sostenuto per le strade deserte. Al rientro a casa, si dedicava alla ginnastica da fermo. Una frugale colazione e subito via per le commissioni giornaliere, rigorosamente a piedi e a passo svelto.
L’attività da palestra occupava poi il tempo fino al pasto, molto frugale, di metà giornata e riprendeva nel primissimo pomeriggio. Più tardi usciva per un’altra lunga passeggiata, stavolta in bicicletta, l’amore della sua vita, che si protraeva fino all’ora di cena.
Anche la visione dei programmi serali avveniva in piedi, effettuando di tanto in tanto alcune sequenze di piegamenti e flessioni. Ma il suo zelo non si limitava agli esercizi fisici bensì riguardava anche la dieta: sceglieva con cura i cibi da assumere, soprattutto frutta e verdura, beveva molta acqua che serviva a mantenere la giusta idratazione della pelle ed evitava tutto ciò che potesse appesantirlo.
Il fisico tonico, elastico e scattante quasi come quello di un giovanotto, era lì a testimoniare il suo impegno e a gratificare la sua costanza e suscitava l’ammirazione invidiosa di tutti. Egli lo controllava tutti i giorni, alla ricerca di eventuali segni di cedimento, osservava con attenzione da dottore il suo aspetto, i suoi muscoli, il suo colorito.
Il senso di benessere generale aveva le sembianze dell’immortalità. Mai una febbre, mai un dolore. Era sempre più convinto di riuscire a tenere lontana la sua ora ancora per molto tempo, anzi, a volte era sicuro che quella perfida non sarebbe mai arrivata.
Così, giorno dopo giorno, anno dopo anno, egli lottava e vinceva con corse, ginnastica, attività frenetica, cibo essenziale, nessun vizio e la bicicletta, fedele compagna.
La bicicletta. Suo principio e sua fine, strumento di libertà, di gioia di vivere, di salutare buonumore. Un giorno, durante una delle sue frequenti escursioni per la periferia, sentì come un languore diffondersi dallo stomaco al petto fino al capo e contemporaneamente una sensazione di gelo, di offuscamento e di mortale distacco verso quello che stava facendo e la realtà circostante. Chiuse gli occhi mentre scivolava nel nulla e cadde a terra battendo la testa. Non si rialzò più. Lo trovarono esanime alcuni ragazzi che facevano jogging.