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Data pubblicazione: Aug 06, 2015 8:40:57 PM
Sephirot, Sephiroth, Sefiroth o Sefirot (סְפִירוֹת), singolare: Sephirah, o anche Sefirah (סְפִירָה, "enumerare" in lingua ebraica).
La parola Sefirot è connessa, secondo il Sefer Yetzirah, con sefer (scrittura),sefar (computo) e sippur (discorso), che derivano dalla stessa radice SFR. Il significato basilare viene reso come emanazioni: le Sefirot nella Cabala ebraica sono le dieci modalità o gli "strumenti" di Dio (a cui ci si riferisce con אור אין סוף Or Ein Sof, "Luce Senza Limiti") attraverso cui l'Ein Sof (l'Infinito) si rivela e continuativamente crea sia il reame fisico che la Catena dei Reami metafisici superiori (Seder hishtalshelus).
Nel Pentateuco il termine è anche correlato appunto al "conteggio" per gli ebrei compiuto da Aronne e Mosè, con il supporto del popolo ebraico tutto.
Da un punto di vista teologico tali Sefirot o 'Luci Increate' sono dunque considerate increate ma, in qualità di emanazioni divine, non sono vere e proprie ipostasi e dunque non possiedono la natura di esseri divini o di manifestazioni rivelate. Inoltre esse sono anche associate alle situazioni pratiche ed emotive attraversate da ogni individuo, nella vita quotidiana; le Sefirot sono dieci principi basilari, riconoscibili nella molteplicità disordinata e complessa della vita umana, capaci di unificarla e darle senso e pienezza:
« Tua, Signore, è la grandezza (Ghedullah), la potenza (Ghevurah), la bellezza (Tiferet), la vittoria (Nezakh) e la maestà (Hod), perché tutto (Kol - appellativo di Yessod), nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è l'Impero Divino il Regale Sacerdozio (Mamlachah - altro nome di Malkhut); tu sei colui che ti innalzi come testa (Ro'sh - le tre Sefirot superiori) su ogni cosa. (1Cron, 29,11) » confronto
5 e dal Messia, il testimone fedele e Verace (Il Messia di nome Yah'El), il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, 6 che ha fatto di noi un (Impero come Re e Sacerdoti) e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Apocalisse 5:8 Quand'ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, ciascuno con una cetra e delle coppe d'oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi. 9 Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione,10 e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra».
11 E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia. 12 Essi dicevano a gran voce: «Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode».
di uno dei concetti più importanti della Cabalà, tra i più popolari e noti a quanti s'interessano a tale disciplina così complessa e misteriosa. Contrariamente a ciò che potrebbe far pensare la somiglianza fonetica, "Sefirà" non significa "sfera". Un esame della radice ebraica ci aiuterà a far luce sul significato di tale parola. Sefirà proviene dalla radice Safar, che ha tre significati principali:
"Numero" (mispar). Si pensi all'italiano "cifra". Le Sefirot possono venire capite come le qualità possedute dai primi dieci numeri interi. Lo studio della Cabalà comporta quindi la chiarificazione dei concetti della numerologia, o anche la loro ridefinizione. Ad esempio, la comprensione del valore spirituale del numero Uno permette di derivare informazioni applicabili alla Sefirà Keter(Corona), la prima dall'alto. La comprensione del numero Due ci permette di fare l'analoga cosa con la Sefirà di Chokhmà, ecc.
http://www.fuocosacro.com/pagine/cabala/8.htm
Il processo vale anche in senso inverso, e il valore numerologico delle unità da uno a dieci può venire derivato dalle qualità delle Sefirot corrispondenti.
"Libro" o "Racconto" (sefer o sippur). Le Sefirot sono come dei libri, che contengono racconti, descrizioni, simboli, miti, personaggi, avvenimenti storici, tradizioni. Tutto il contenuto della Bibbia può venire letto secondo il paradigma delle Sefirot: ad esempio, i primi sei giorni della Genesi sono le sei Sefirot da Chesed a Yesod; i Patriarchi sono personificazioni dell'energia contenuta nelle Sefirot (Abramo è Chesed, Isacco è Ghevurà, Giacobbe èTiferet), ecc.
"Luce" o "Pietra preziosa" (zaffiro, sapir). Qui le Sefirot sono dei centri d'irradiamento di un'energia superiore, puro riflesso della coscienza Divina. Esse sono dei fari-guida lungo il cammino di crescita morale e spirituale, sono delle pietre preziose che arricchiscono enormemente la natura di colui che le scopre, e sa assorbire e mettere in pratica i loro insegnamenti.
Questi tre significati equivalgono anche a tre livelli di qualità nei quali le Sefirot operano. Il più basso è A), in cui esse agiscono come numeri. Qui le Sefirot sono le unità fondamentali delle leggi fisiche e matematiche, su cui poggia la creazione. Si tratta dell'energia contenuta nei numeri, la loro identità segreta, la loro vibrazione. Sotto tale veste, le Sefirot si rispecchiano nelle costanti cosmologiche, quei numeri particolari che caratterizzano il comportamento dei più importanti fenomeni naturali (come la velocità della luce, o la costante di Plank, o la costante di struttura fine, quella della gravitazione, ecc.) Tuttavia qui esse sono astratte e impersonali, spesso non distinguibili dalle forme che le rivestono.
Il livello B (Sefirà come "libro" o "racconto") è già più ricco di concretizzazioni, d'esempi pratici, morali e psicologici, molto più attivi sul piano umano. Qui si situa anche l'interpretazione tradizionale delle Sefirot, come fasi dell'emanazione divina, come pure quella offerta dal Chasidismo, che le spiega quali potenze dell'anima (la capacità di conoscere, d'amare, di aver fiducia, di temere, di operare, ecc).
Infine, al piano C (Luci) le Sefirot si dispongono in modo organico, formando i Partzufim o "Personificazioni". Qui le Sefirot sono armoniosamente connesse le une con le altre, ed operano sempre in formazioni composte da almeno trenta unità. Ciò significa che ogni Partzuf è un'entità composta da tre "Alberi della Vita" completi, rappresentanti il capo, il tronco e gli arti inferiori del Partzuf. Negli altri piani succedeva invece che le Sefirot operassero in modo separato l'una dall'altra, con la possibilità che si creassero problemi di comunicazione o di collaborazione. A questo terzo livello le Sefirot sono centri di luce dai quali irradia costantemente il flusso benefico che guida la creazione intera verso il suo compimento finale, verso la pace e la beatitudine cosmica.
Keter = Corona.
Albero della Vita
L'Albero della Vita costituisce la sintesi dei più noti e importanti insegnamenti della Cabalà. È un diagramma, astratto e simbolico, costituito da dieci entità, chiamate SEFIROT, disposte lungo tre pilastri verticali paralleli: tre a sinistra, tre a destra e quattro nel centro (vedi disegno).
Il pilastro centrale si estende al di sopra e al di sotto degli altri due. Le Sefirot corrispondono ad importanti concetti metafisici, a veri e propri livelli all’Interno della Divinità. Inoltre, esse sono anche associate alle situazioni pratiche ed emotive attraversate da ognuno di noi, nella vita quotidiana. Le Sefirot sono dieci principi basilari, riconoscibili nella molteplicità disordinata e complessa della vita umana, capaci di unificarla e darle senso e pienezza. Osservando la figura, noterete che le dieci Sefirot sono collegate da ventidue canali, tre orizzontali, sette verticali e dodici diagonali. Ogni canale corrisponde ad una delle ventidue lettere dell’Alef Beit ebraico.
L'Albero della Vita è il programma secondo il quale si è svolta la creazione dei mondi; è il cammino di discesa lungo la quale le anime e le creature hanno raggiunto la loro forma attuale. Esso è anche il sentiero di risalita, attraverso cui l'intero creato può ritornare al traguardo cui tutto anela: l'unità del "grembo del Creatore", secondo una famosa espressione cabalistica. L"'Albero della Vita" è la "scala di Giacobbe" (vedi Genesi 28), la cui base è appoggiata sulla terra, e la cui cima tocca il cielo. Lungo di essa gli angeli, cioè le molteplici forme di consapevolezza che animano la creazione, salgono e scendono in continuazione. Lungo di essa sale e scende anche la consapevolezza degli esseri umani.
Tramite l’Albero della Vita ci arriva il nutrimento energetico presente nei campi di Luce divina che circondano la creazione. Tale nutrimento scorre e discende lungo la serie dei canali e delle Sefirot, assottigliandosi e suddividendosi, fino a raggiungere le creature, che ne hanno bisogno per sostenersi in vita. Lungo l'Albero della Vita salgono infine le preghiere e i pensieri di coloro che cercano Dio, e che desiderano esplorare reami sempre più vasti e perfetti dell'Essere.
I tre pilastri dell'Albero della Vita corrispondono alle tre vie che ogni essere umano ha davanti: l’Amore (destra), la Forza (sinistra), e la Compassione (centro). Solo la via mediana, chiamata anche "via regale", ha in sé la capacità di unificare gli opposti. Senza il pilastro centrale, l’Albero della Vita diventa quello della conoscenza del bene e del male. I pilastri a destra e a sinistra rappresentano inoltre le due polarità basilari di tutta la realtà: il maschile a destra e il femminile a sinistra, dai quali sgorgano tutte le altre coppie d’opposti presenti nella creazione.
L'insegnamento principale contenuto nella dottrina cabalistica dell'Albero della Vita è quello dell'integrazione delle componenti maschile e femminile, da effettuarsi sia all'interno della consapevolezza umana che nelle relazioni di coppia. Spiegano i cabalisti che il motivo principale per cui Adamo ed Eva si lasciarono ingannare dal serpente fu il fatto che il loro rapporto non era ancora perfetto. Il peccato d’Adamo consisté nell'aver voluto conoscere in profondità la dualità senza aver prima fatto esperienza sufficiente dello stato d’unità Divina, e senza aver portato tale unità all'interno della sua relazione con Eva. Il serpente s’insinuò nella frattura tra i due primi compagni della storia umana, e vi pose il suo veleno mortale.
Dopo il peccato, l'Albero della Vita fu nascosto, per impedire che Adamo, con il male che aveva ormai assorbito, avesse accesso al segreto della vita eterna e, così facendo, rendesse assoluto il principio del male. Adamo ha dovuto far esperienza della morte e della distruzione, poiché lui stesso aveva così scelto. Tramite tali esperienze negative, il suo essere malato si sarebbe potuto liberare dal veleno del serpente, per ridiventare la creatura eterna che Dio aveva concepito. Analogamente, tutte le esperienze tragiche e dolorose, che purtroppo possono succedere durante la vita umana (Dio ci preservi da ciò), sono tuttavia occasioni preziose per rendersi conto della distanza frappostasi tra lo stato ideale, del quale conserviamo una memoria nel super-conscio, e lo stato attuale. Esiste però una via più facile, più piacevole, la quale, pur non eliminando completamente l'amaro della medicina, ci permette già da adesso di assaggiare la gioia e perfezione contenuta nell'Albero della Vita, in misura variabile secondo le capacità di ognuno. Essa consiste nello studio della sapienza esoterica: la Cabalà.
Dopo aver perso lo stato paradisiaco del Giardino dell'Eden, l'umanità non ha più accesso diretto all'Albero della Vita, che rimane l'unica vera risposta ai bisogni d’infinità, di gioia e d’eternità che ci portiamo dentro. Come dice la Bibbia, la via che conduce all'Albero è guardata da una coppia di Cherubini, due Angeli armati di una spada fiammeggiante. Ciò però non significa che la via sia del tutto inaccessibile. Secondo la tradizione orale, i due Cherubini possiedono l'uno un volto maschile e l'altro un volto femminile. Essi rappresentano le due polarità fondamentali dell'esistenza, così come si esprimono sui piani più elevati della consapevolezza. Con il graduale ravvicinamento e riunificazione di tali principi, questi angeli cessano di essere i "Guardiani della soglia", il cui compito consiste nell'allontanare tutti coloro che non hanno il diritto di entrare, e diventano invece i pilastri che sostengono la porta che ci riconduce al Giardino dell'Eden. La loro stessa presenza serve da indicazione e da punto di riferimento per quanti stanno cercando di ritornare a Casa.
Non si tratta però di un lavoro facile. I due Cherubini hanno in mano una spada fiammeggiante a doppio taglio. Tra le molte altre cose, essa simboleggia a distruzione dei due Tempi di Gerusalemme. L'esilio del popolo ebraico è la continuazione dell'esilio d’Adamo. Ognuno di noi, nella vita, deve confrontarsi con questa doppia distruzione, con una doppia caduta (fisica e spirituale, morale e umana), con un doppio nascondersi di Dio. Dice un verso del Deuteronomio (31,18):
"poiché in quel giorno nasconderò doppiamente il Mio volto".
Si tratta di una doppia crisi, sia a livello di vita pratica che di fede interiore, un'iniziazione, attraverso cui dobbiamo passare se vogliamo il merito di ritrovare la strada. Se, dopo l’esperienza ripetuta della sofferenza e dell'esilio, la nostra fede rimane intatta, e il nostro desiderio di Dio e della verità rimane incrollabile, allora ci viene mostrato l'Albero della Vita. Analogamente, subito dopo la distruzione del secondo Tempio, lo Zohar (Libro dello Splendore) fu rivelato al mondo, e con esso venne data la descrizione dell'Albero della Vita. La strada era ritrovata, la via si era riaperta per tutti i ricercatori di Dio nella verità.
Le spade dei Cherubini si trasformano in due coppie di ali incrociate in alto, e insieme definiscono l'arco posto al di sopra del portale d'entrata al giardino dell'Eden: la Cinquantesima Porta della Conoscenza, "la Porta del Signore, attraverso la quale vengono i giusti". Essi diventano così i Cherubini che sovrastavano l'Arca dell'Alleanza, l'uno con un volto maschile, l'altro col volto femminile.
Come detto, l’Albero della Vita è il progetto seguito da Dio per creare il mondo. Le Sefirot sono l'origine d’interi settori dell'esistenza, sia nel mondo fisico sia in quello psicologico, come pure in quello spirituale.
Un esempio di ciò, nel mondo fisico, ci viene dalla struttura stessa del sistema solare. Al suo centro c'è il Sole, che rappresenta la Sefirà chiamata Keter o "Corona", la più alta dell'Albero, dalla quale proviene la luce che riempie e vitalizza tutte le altre. I nove pianeti che gli girano intorno rappresentano le altre nove Sefirot, secondo una semplice corrispondenza lineare, da Mercurio - Chokhmà a Plutone - Malkhut. Nello studiare le caratteristiche di ciascuna di esse è possibile vedere emergere un’inequivocabile similitudine con i tratti astronomici e astrologici posseduti dal pianeta corrispondente. Si noti come la struttura dell'Albero già contenesse posto per i tre pianeti più lontani dal Sole, scoperti solo di recente. Nel caso in cui la scienza rivelasse l'esistenza di un altro pianeta, come alcuni calcoli e ricerche fanno ritenere probabile, esso si collocherà al posto dell'undicesima Sefirà, chiamata Da'at o "Conoscenza", una misteriosa Sefirà che pur avendo un ruolo importantissimo nell'Albero non è tuttavia contata solitamente insieme con le altre.
Nel piano psicologico, le dieci Sefirot sono dieci stati della psiche umana. Il più alto, la Corona, è la condizione, peraltro raramente sperimentata, di totale trasfigurazione nel trascendente. Vi sono poi due tipi diversi di conoscenza intellettuale, corrispondenti alla percezione separata dei due emisferi cerebrali: la prima più artistica e intuitiva, la seconda più logica e razionale. Basterebbe questo dato a confermare l'estrema modernità e scientificità della Cabalà. Altre forme di misticismo prestano più il fianco alle critiche dei razionalisti e degli scettici, che le accusano d’essere vaghe, confuse e arcaiche, frutto d’esperienze e visioni soggettive, in ogni modo contrarie alle verità scientifiche. La Cabalà ha invece anticipato di secoli alcune tra le più importanti scoperte della scienza. Ad esempio, loZohar prima, e la dottrina sviluppata dall'Arizal dopo, contengono un'accurata descrizione dei due modi separati di conoscenza presenti nel cervello umano, identificati esattamente l'uno con il cervello destro e l'altro con quello sinistro.
Dopo le prime tre Sefirot vi sono sei stati emotivi della psiche, tre più intimi e tre più rivelati, più vicini all'esperienza fisica. Tutti e sei sono generati dall'opposizione fondamentale tra Chesed (Amore) e Ghevurà (Forza), comprensibili anche come attrazione e repulsione. Infine l'ultima Sefirà, Malkhut (Regno), corrisponde ad uno stato psicologico rivolto soprattutto alle contingenze del mondo fisico e alle sue necessità.
Nel piano più spirituale le dieci Sefirot diventano le "Dieci Potenze dell'Anima", dieci luci o sorgenti d’energia, che aiutano costantemente la crescita di coloro che sanno connettersi con esse, nel loro cammino di ritorno all'Albero della Vita.
Centrali nella filosofia cabalistica sono i '32 misteriosi Sentieri di Saggezza', costituiti dalle 10 Sephiroth (Numerazioni) e dai 22 sentieri che le collegano, sullo schema noto come l'Albero della Vita.
Ai sentieri sono associate le 22 lettere dell'alfabeto ebraico, che avendo anche valore di numero, א prima lettera è uguale a uno, ב seconda lettera è due, etc., consentono l'interpretazione dei testi e delle parole a diversi livelli, secondo metodi ben codificati (Gematria, Notaricon, Temurah, Mispar qatan).
Le dieci Sepiroth e i 22 sentieri, figura 1, descrivono la creazione, la struttura e il funzionamento dell'universo nei suoi quattro livelli di vibrazione: Olam Aziluth il Mondo dell'emanazione, degli archetipi; Olam Brija il Mondo della creazione, delle idee; Olam Yezirah il Mondo della formazione e Olam Assilah il Mondo del fatto, il mondo materiale.
Le Sephiroth sono, in ordine:
Keter כתר (Corona)
Chochmah חכמה (Sapienza),
Binah בינה (Intelligenza),
Chesed חסד (Benignità),
Geburah גבורה (Potenza),
Tiphareth תפארת (Bellezza),
Nezach נצח (Vittoria),
Hod הוד (Maestà),
Jessod יסוד (Fondamento)
Malkuth מלכות (Regno), figura A. figura 2, le 10 Sephiroth e Daat
A queste si aggiunge Daat דעת (Conoscenza), l'energia-luce che circola nei 22 sentieri e collega le Sephiroth.
A volte è indicata come la sephirah invisibile e le è attribuita un'area tra Chochmah e Binah, figura 2.
Lo studio dell'Albero della Vita attraverso l'analisi delle sephiroth e delle loro relazioni in contesti diversi e con diversi metodi di lettura, svela caratteristiche e qualità delle 32 Vie della Saggezza.
Le Sephiroth e la loro disposizione sull'Albero, il loro rapporto gerarchico, descrivono altresì la discesa della luce creatrice di Dio dall'infinito (En Soph) al regno materiale (Malkuth), occupando lo spazio formato dalla contrazione (concentrazione) divina detta Zimzum.
Ricordiamo che le Sephiroth sono solo apparentemente realtà molteplici, rivelando gli infiniti aspetti del'Uno senza secondo, Keter.
La prima sephirah è infatti chiamata in se stessa Ain, il Nulla, l'indeterminato, a diretto contatto con En Soph l'Infinito. È la Corona che è posta sopra il capo dell'Uomo primordiale (Adam Kadmon), il suo numero è 1 א, ed ha in sé la matrice dei 10 numeri fondamentali י e del loro sviluppo את.
IL CONCETTO DI SEFIRÀ
Cercheremo di capire meglio di cosa si parli quando si nomina la parola Sefirà. Si tratta
Chokhmà = Sapienza
Simile ad una corona, che è posta al di sopra del capo e lo circonda, Keter si trova al di sopra di tutte le altre Sefirot. Così come la corona non fa parte del capo ma è cosa distinta, Keter è fondamentalmente diversa dalle altre Sefirot. Essa è il trascendente, l'ineffabile, l'origine di tutte le luci che riempiono le altre Sefirot. Nel corpo umano essa non ha una corrispondenza specifica, in quanto lo avvolge tutto, ma a volte la si associa con la scatola cranica. Secondo la Cabalà, Keter contiene una struttura tripartita, che nell'anima corrisponde alle tre esperienze di Fede, Beatitudine, Volere. Quello della struttura tripartita di Keter è uno dei segreti più importanti di tutta la Cabalà. Keter è la radice dell'Albero, che quindi è capovolto, dato che possiede le radici in alto e i rami in basso.
È il lampo dell'intuizione che illumina l'intelletto, è il punto in cui il super-conscio tocca il cosciente. È il seme dell'idea, il pensiero interiore, i cui dettagli non sono ancora differenziati. È la capacità di sopportare il paradosso, di pensare non in modo lineare ma simultaneo. Si tratta di uno stato raggiungibile solo a tratti, e comunque richiede una grande maturità ed esperienza. È lo stato del "non giudizio", in quanto con la sapienza si percepisce come la verità abbia sempre aspetti. Nel corpo umano corrisponde all'emisfero cerebrale destro. Nel servizio dell'anima corrisponde allo stato di Bitul = Nullificazione del sé. In altri termini, è possibile raggiungere la sapienza solo tramite l'annullamento dell'ego separato e separatore.
Binà = Intelligenza.
È il prendere forma dell'idea o del concetto concepito da Chokhmà. Si tratta della sede del pensiero logico, razionale, matematico, sia nella sua forma astratta e speculativa che in quella concreta e applicata. È quella forma di pensiero che si appoggia alle parole, è può venire scambiato e condiviso tramite il linguaggio. Binà è la capacità di integrare nella propria personalità concetti e idee diverse, assimilandole e ponendole in comunicazione. Se Binà funziona a dovere, il pensiero diventa in grado di influenzare positivamente le proprie emozioni, in virtù delle verità comprese e integrate nella propria personalità. Nel corpo umano Binà corrisponde all'emisfero cerebrale sinistro. Ai suoi livelli più evoluti, Binà convoglia l'esperienza della Felicità, il trasformarsi delle giuste conoscenze intellettuali nella gioia di chi sente di avere trovato le risposte.
Da'at = Sapienza unificante che progredisce sulla Strada Da'at = Conoscenza unificante.
Poiché Keter è troppo elevata e sublime per venire conosciuta e contata, il suo posto viene preso da un'undicesima Sefirà, posta più in basso, tra il livello di Chokhmà - Binà e quello di Tiferet. Essa permette l'unificazione dei due modi di pensare tipici degli emisferi cerebrali destro e sinistro: intuizione e logica. Da'at è l'origine della capacità di unificare ogni coppia di opposti. Spiritualmente parlando, essa è la produttrice del seme umano che viene trasmesso durante il rapporto sessuale. Nel corpo umano corrisponde alla parte centrale del cervello e al cervelletto. Nel Chasidismo essa diventa la facoltà dello Yichud, Unione.
Keter = della Sapienza Chokhmà.
Poiché Keter è troppo elevata e sublime per venire conosciuta e contata, il suo posto viene preso da un'undicesima Sefirà, posta più in basso, tra il livello di Chokhmà - Binà e quello di Tiferet. Essa permette l'unificazione dei due modi di pensare tipici degli emisferi cerebrali destro e sinistro: intuizione e logica. Da'at è l'origine della capacità di unificare ogni coppia di opposti. Spiritualmente parlando, essa è la produttrice del seme umano che viene trasmesso durante il rapporto sessuale. Nel corpo umano corrisponde alla parte centrale del cervello e al cervelletto. Nel Chasidismo essa diventa la facoltà dello Yichud, Unione.
Poiché Keter è troppo elevata e sublime per venire conosciuta e contata, il suo posto viene preso da un'undicesima Sefirà, posta più in basso, tra il livello di Chokhmà - Binà e quello di Tiferet. Essa permette l'unificazione dei due modi di pensare tipici degli emisferi cerebrali destro e sinistro: intuizione e logica. Da'at è l'origine della capacità di unificare ogni coppia di opposti. Spiritualmente parlando, essa è la produttrice del seme umano che viene trasmesso durante il rapporto sessuale. Nel corpo umano corrisponde alla parte centrale del cervello e al cervelletto. Nel Chasidismo essa diventa la facoltà dello Yichud,Unione.
Chesed = Amore.
Ghevurà = Forza.
Si esprime tramite benevolenza e generosità, assolute e senza limiti. È l'amore che tutto perdona e giustifica. La creazione è motivata dal Chesed di Dio, che ne costituisce la base sulla quale poggia, come dice il verso: "Olam Chesed ibanè" = "Il mondo viene costruito sull'amore". Si tratta della capacità di attrarre a sé, di perdonare, di nutrire i meritevoli come i non meritevoli. È attaccamento e devozione, è la mano destra, che vuole chiamare a sé, avvicinare gli altri.
Tiferet = Bellezza.
Trovato il Primo Principio della Sapienza ci sono altri 32 sentieri della Chokhmà nell'insegnamento Proverbi ed Qoelet.
Il fulgore di Chesed è troppo intenso per le creature finite e limitate, e se esse lo ricevessero in pieno ne sarebbero soffocate. Ghevurà si incarica di restringere, diminuire, controllare e indirizzare tale discesa di luce e abbondanza. È la mano sinistra, estesa per respingere, è ogni tipo di forza atta a porre limite e termine all'esistenza. Pur avendo delle connotazioni negative, senza Ghevurà l'amore non potrebbe realizzarsi, in quanto non troverebbe un recipiente atto a contenerlo. Inoltre, è quel calore eccitato e entusiasta che accompagna l'amore. Senza Ghevurà, l'Amore non sarebbe altro che un sentimento pio e meritevole, ma privo di dinamismo e forza attiva. Nell'anima illuminata Ghevurà si trasforma nella virtù del Timor di Dio.
Netzach = Eternità o Vittoria.
È la Sefirà che si incarica di armonizzare i due opposti modi operativi di Chesed e Ghevurà. Tiferet è costituita da tanti colori riuniti insieme, cioè dal coesistere di tante tonalità e caratteri diversi, integrati in un'unica personalità. Si rivela nelle complesse emozioni provate contemplando il bello e l'armonia estetica. Corrisponde all'esperienza della Compassione, che è amore misurato, capace di premiare e di lodare, ma anche di rimproverare e di punire pacatamente, se necessario, affinché il bene si imponga sul male con forza sempre maggiore. Nel corpo umano si trova al centro del cuore.
Hod = Maestà Splendore.
È la capacità di estendere e realizzare l'amore di Chesed nel mondo, dandogli durata e stabilità, e vincendo gli ostacoli che si frappongono alle buone intenzioni. È costanza e decisione, è il saper vincere, cioè il non inebriarsi eccessivamente della vittoria. È il senso di Sicurezzache pervade chi sa di appoggiarsi sul luogo giusto. Nel corpo corrisponde alla gamba destra. Eternita concetto di vita mai perso perchè è legato alla nostra anima ma è anche il dono che Dio da al Figlio al suo suggellamento nel 5756 perché l'uomo lo possa ricevere per la correzione del Tikkun all'uscita di questo sistema tornando a casa e nella vera vita sotto Giustizia Eterna condannando così la morte perchè con la Vita eterna la Morte cessa di Esistere
Ghevurà = Fondamento di Giustizia Divina.
Si incarica di rendere concrete le emozioni provenienti da Ghevurà. È la capacità dinamica dell'individuo, applicata al mutare delle circostanze esterne. È la velocità di cambiamento, l'adattarsi a nuove esigenze. È il saper perdere, cioè il non abbattersi per le sconfitte, ma l'imparare da esse ciò che va cambiato. È il senso degli affari e del vivere in società. Corrisponde alla qualità della Semplicità, che nella Cabalà viene spiegata come la capacità di non preoccuparsi troppo del futuro. Nel corpo essa occupa la gamba sinistra.
È il luogo ove si concentrano tutte le emozioni, è la base segreta della propria personalità, le aspirazioni nascoste, gli ideali, le attrazioni emotive. Governa anche il riuscire a fondere insieme tutto ciò che si ha da dare, e l'indirizzarlo verso la persona giusta nel momento giusto. La sua locazione nel corpo fisico è nella zona degli organi sessuali; Yesod controlla dunque la vita sessuale, la cui giusta espressione è il fondamento su cui basare la personalità. È la qualità della Verità, intesa come tratto indispensabile per realizzare felicemente le relazioni umane.
Malkhut = Regno o Sovranità.
Pur essendo l'ultima Sefirà, essa ha un ruolo importantissimo. È la somma dei propri desideri, la percezione di ciò che ci manca. È la componente che motiva e indirizza l'operato di tutte le altre facoltà. In chi accumula abbastanza meriti, è il luogo ove la luce cambia direzione, passando dalla discesa alla salita. In chi non ha meriti, è il luogo ove si fa esperienza della caduta, della povertà e della morte. Al meglio, Malkhut per chi è ha capo del Regno e per il Regno. Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona. Per il Messia il nome legato al tetragramma con il Mashiach Esodo 23:21 Davanti a lui comportati con cautela e ubbidisci alla sua voce. Non ribellarti a lui, perché egli non perdonerà le vostre trasgressioni; poiché il mio nome è in lui.Viene dato qualche cosa d'altro per determinare l'Unzione oltre al Nome. Uguale ma con nomi diversi Mashiach Unto da Dio anche sulla Nuova Gerusalemme che riceve il Rituale alcuni sino all'Ultimo Giorno verranno Unti da Dio attraverso il Figlio primariamente il Nome del Figlio al Femminile su Ciò che è Maschile Yah'El stesso è il femminile per eccellenza, la sposa desiderata come donna riceve l'incoronazione sul Regale Sacerdozio di Dio e del Figlio Essa è donna e rappresenta la Nuova Gerusalemme con i suoi Profeti , la Shekhinà, o la parte femminile di Dio ne determina l'abitazione o dove vive.
Nell'anima individuale è la qualità dell'Abbassamento, senza la quale ogni atto di governo e ogni espressione di potere sono fasulli conto il potere del Regno Messianico, essi sono destinati prima o poi a crollare miseramente Potere Politico e Politico religioso. Infatti, a livello fisico essa è la pianta dei piedi, o la terra stessa. Malkhut è l'origine di ogni recipiente, è il mondo fisico, il più vicino alle forze del male e quindi il più bisognoso di protezione, che le viene accordata grazie all'osservanza dei precetti e alla pratica delle azioni di Giustizia.
Il Segreto della Vita
Ogni persona dovrebbe chiedersi almeno una volta al giorno: qual è il segreto della vita? Infatti, l'essenza dell'essere umano è quella di porsi domande, e più importanti ed essenziali tali domande sono, più significativa diventa la sua esistenza e la sua presenza su questa terra. Come sappiamo che l'essenza dell'essere umano consiste nel porsi delle domande? Semplicemente, in ebraico "uomo" è ADAM, Alef Dalet Mem,
e il valore numerico di tale termine è 45. Ciò equivale alla parola MAH (Mem Hey), che significa: "Cosa?". 45 è inoltre il valore numerico di uno dei più importanti Nomi di Dio, il Tetragrammaton, Y-H-V-H, scritto coi seguenti riempimenti delle sue lettere:
Yud Vav Dalet, Hey Alef, Vav Alef, Hey Alef.
Nella Cabalà questo modo di riempire il Nome di Dio è chiamato: "de Alafin", cioè "con le Alef". Si afferma che questo Nome sia la forza operativa del "Mondo della Rettificazione" (Olam ha tikkun).
Il segreto dell'evoluzione umana risiede nella capacità di porsi domande e questioni. Si vede ciò molto bene nel progresso scientifico e tecnologico, radicato proprio sull'innata curiosità dell'essere umano, sul suo continuo cercare di capire meglio ciò che ha davanti agli occhi. Se il farsi delle domande sul mondo e sulla natura fisica aiuta l'aumento della conoscenza scientifica (e quindi anche l'abbondanza dei frutti pratici che ne derivano), analogamente, l'avere frequenti domande ed interrogativi sulla nostra componente spirituale ci aiuterà a crescere ed ad evolvere anche in quella parte, così essenziale, del nostro essere.
Stranamente, è proprio in quel settore che ci si pone meno domande. Anzi, esiste nel mondo tutta una certa tradizione religiosa che non incoraggia per niente l'interrogarsi, e che si premura di fornire delle risposte prefissate, standardizzate. La spiegazione che viene data per giustificare tale comportamento è quella che le domande sono pericolose, in quanto potrebbero esprimere dei dubbi, e lo scoprire di avere dei dubbi potrebbe in breve tempo portare la persona ad abbandonare la fede e la pratica delle opere religiose. L'Ebraismo è in parte al riparo da tale pericolo. Lo studio della Torà, come viene praticato nelle yeshivot (i collegi di studi rabbinici), è, infatti, basato sul cercare domande in continuazione, per rispondere alle quali ci si spinge ad approfondire i testi e gli argomenti. Tuttavia, anche qui le domande devono rientrare in una categoria particolare, devono essere pertinenti e conformi ad un certo standard. Interrogativi che esulano dai confini prestabiliti, o che toccano l'essenza della fede o della religiosità, non vengono per niente incoraggiati. Vengono piuttosto interpretati come dubbio. La parola "dubbio" (safeq), vale 240, come "amaleq", il nome dell'eterno nemico d'Israele. Tuttavia, il fronteggiare profonde domande esistenziali è inevitabile, e rimandare o ignorare tale esigenza non ha conseguenze salubri sulla personalità.
Ma ritorniamo alla nostra domanda iniziale: qual'è il segreto della vita?
Cercheremo una risposta a ciò basandoci sulle meravigliose proprietà della lingua ebraica: quella di contenere simboli profondi nell'ordine e nel significato delle lettere di termini e parole.
Vita, chaim, si scrive così:
Il segreto di un qualcosa sta nella sua parte interiore, e le due lettere interne della parola "vita" sono due Yud.
Uno dei possibili col quale scrivere il Nome di Dio, nella tradizione ebraica, è con due Yud. A motivo della santità del nome Y-H-V-H, nei libri di preghiera ashkenaziti (Siddurim), questo Nome non viene scritto per esteso. Ogni volta che esso compare si mette invece una doppia Yud. La Yud, infatti, è la prima lettera del Nome di Dio, Y-H-V-H, come pure l'ultima lettera del Nome che si pronuncia al suo posto, ogni volta che lo si incontra durante la preghiera: ADONAI. Le due Yud rappresentano così l'inizio e la fine dei due più importanti Nomi di Dio. Al centro della parola "vita" c'è dunque "Divinità" allo stato puro, sia quella che si rivela tramite lo scritto, sia che si rivela tramite la parola.
Si noti inoltre come le due lettere esterne di vita, chaim, sono una Cheit e una Mem, cham,
che significa "caldo". Dunque, vita è calore divino. Non a caso, uno dei segni più evidenti della presenza di vita è il calore del corpo. Occorre però che il calore si faccia sentire anche nell'anima. Il santo Baal Shem Tov, il fondatore del Chasidismo, aveva la piacevole abitudine, quando benediceva qualcuno dei suoi molti discepoli o visitatori, di dirgli: "Che tu possa essere un ebreo caldo!".
Le due Yud all'interno di Chaim indicano però ad un segreto di natura molto superiore a quanto spiegato finora: quella della presenza in Keter (Corona) di due Partzufim. Come si sa, uno dei più alti livelli descritti dalla Cabalà è quello dei Partzufim, o "Espressioni": vere e proprie ipostasi divine, i ruoli che Dio assume nel Suo rivelarsi alle creature. C'è un legame tra Sefirot e Partzufim. In Keter (Corona) ne sono presenti due: Atiq Yamin, "l'Antico Primordiale", e Arikh Anpin, "il Volto Infinitamente lungo". Poi c'è Abba, "Padre", il Partzuf della Chokhmà (Sapienza); seguito da Ima ("Madre"), il Partzuf di Binà (Intelligenza). Infine troviamo Zeir Anpin ("il Volto in miniatura"), il Partzuf di tutte le sei Sefirot da Chesed (Amore) a Yesod (Fondamento), e Nuqva, la "Femmina", il Partzuf di Malkhut (Regno).Senza entrare nei dettagli di un argomento tra i più complessi di tutta la Cabalà, si noti come il fatto di trovare due Partzufim in un'unica Sefirà sia tipico della sola Keter (Corona), la Sefirà più alta dell'Albero della Vita.
In breve, i due Partzufim di Keter (Corona) rappresentano l'aspetto del Divino rivolto soltanto verso se stesso (Atiq Yamin), e quello rivolto verso la creazione (il Volto infinitamente lungo, cioè quella parte di Dio che si estende ed attraversa l'intera creazione, per sostenerla e dirigerla in continuazione). Essi vengono simboleggiati da due Yud perché questa lettera vale 10, come le Sefirot dell'Albero della Vita, e ogni Partzuf contiene dieci Sefirot complete.
Ma cosa ha tutto ciò a che fare col segreto della vita?
Molto semplicemente, i due Partzufim di Keter (Corona) sono l'origine d'ogni polarità presente nella creazione. Si noti come tale polarità, mentre discende lungo la via dall'Infinito al finito, diventa via via sempre più drammatica e radicale, fino ad assumere, nel più basso dei livelli, la connotazione d'opposizione tra bene e male. Ogni molteplicità deriva da questa dualità iniziale, che sarebbe meglio chiamare "polarità", dato che in Keter (Corona) essa non costituisce affatto un problema, bensì è l'origine della vita. Nei mondi inferiori, scopriamo, infatti, che la vita è tutta un fenomeno di passaggio da una data condizione a quella opposta: pieno e vuoto (come avviene in continuazione nel cuore, nei polmoni, nello stomaco o nel metabolismo in genere), veglia e sonno, caldo e freddo, giovinezza e vecchiaia, ecc. Lo stesso tramandarsi della vita avviene grazie alla polarità presente nei due sessi: maschile e femminile.
In conclusione, i dualismi d'ogni tipo hanno un motivo di essere. Se diventano radicali, al punto di causare vere e proprie fratture nella creazione, nella società o nell'individuo, è solo perché hanno temporaneamente perso il contatto con l'origine, con le due Yud, con il doppio Albero della Vita presente in Keter (Corona). Qui in basso ci sembra che gli opposti siano nemici irriducibili, e che dobbiamo in continuazione scegliere l'uno o l'altro. Qui in basso esistono bene e male, meglio e peggio. Ma il segreto della vita è che all'origine di tutto ciò esiste soltanto un'intima polarità presente nel Divino: bene e meglio assoluti.