(anno 2006)
David Bohm nacque nel 1917 in Pennsylvania-Usa da genitori ebrei e morì nel 1992 a Londra. Dopo essersi brillantemente laureato in fisica con una specializzazione in meccanica quantistica, esercitò la sua attività come fisico teorico nelle più importanti università americane, come Berkeley e Princeton. E’ stato sicuramente tra i più originali ed evoluti scienziati del secolo scorso, famoso per le sue innovative ipotesi scientifiche, per la sua collaborazione con il fisico Einstein e con il maestro spirituale Krishnamurti. Cercando di riassumere in maniera sintetica il pensiero di David Bohm possiamo cominciare dicendo che dietro alla nostra realtà fenomenica si cela un fattore nascosto che guida l’esistenza e che non obbedisce alle leggi della fisica tradizionale vincolate alla limitatezza della velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche ( es velocità della luce ) ma obbedisce a un c.d. Principio di non località.
Questa istantaneità di comunicazione non era un’invenzione fantasiosa a cui Bohm aveva fatto ricorso per giustificare la sua teoria ma era un reale paradosso della meccanica quantistica supportato successivamente dall’esperimento di Alan Aspect del 1984 : se noi spezziamo una particella senza rotazione in due particelle, queste dovranno ruotare l’una in senso opposto all’altra. Se poi inviamo una di queste particelle a distanza grandissima anche a un miliardo di anni luce, e poi decidiamo di cambiare il senso di rotazione della particella vicino a noi, la particella lontana dovrà per forza cambiare a sua volta anche il suo senso di rotazione e questo lo dovrà fare istantaneamente.
Questo processo non fa pensare ad una reale propagazione di segnali dal momento che nessun segnale si può propagare in maniera istantanea, si deduce quindi che a certi livelli le particelle che apparentemente fanno parte di un mondo completamente frammentato, non comunicano realmente fra loro, ma fanno parte di un unico organismo unitario dove tutto coesiste in una Grande Totalità dove la reale locazione del tutto risiede in un regno che si trova fuori dal tempo e dallo spazio e che Bohm denominò prespazio.
Ciò che guida tutto all’interno del prespazio è il potenziale quantico, un’onda pilota in grado di dare forma al mondo partendo dalle sue fondamenta elementari , un campo che pervade l’intero spazio, la cui influenza non diminuisce con la distanza e i cui effetti seppure sottili sono ugualmente potenti ovunque.
E’ questa onda pilota che porta informazione e guida le particelle entrando in risonanza con esse in maniera non locale.
Il potenziale quantico potrebbe essere inteso come la coscienza della materia.
Come le particelle non sono frammenti dell’ universo ma sono i componenti di un unico immenso organismo cosciente, così l’uomo non è una singolarità ma è parte di una molteplicità che vive in sincrono con tutte le sue componenti. Il comportamento delle parti è organizzato dall’insieme in una interazione fra la parte ed il Tutto.
Una delle asserzioni più sensazionale di Bohm è che la realtà tangibile della nostra vita quotidiana è una sorta di illusione, come un’immagine olografica. Sotto di essa c’è un ordine di esistenza più profondo, più vasto e più fondamentale che dà origine al nostro mondo fisico in modo molto simile a quello in cui una porzione di pellicola olografica dà origine ad un ologramma. Bohm definisce questo ordine di realtà più profondo ORDINE IMPLICITO.
Per capire questi concetti aiutiamoci con delle immagini e con facilità comprenderemo che i veri processi fisici dell’universo si potrebbero svolgere su una remota superficie che lo circonda tutto, di cui noi vediamo solo le proiezioni. Forse l’universo è davvero soltanto un ologramma e le leggi fisiche agirebbero come un laser che illuminando i processi del cosmo situati su una remota superficie darebbe vita alle nostre illusioni quotidiane, a quella realtà che già il misticismo orientale chiamava maya.
Nel 97 Juan Maldacena ha esibito una esplicita seppur teorica realizzazione del principio olografico per mezzo della teoria delle stringhe. Dunque oggi sappiamo che tale teoria che prevede l’esistenza di ben undici dimensioni ha la capacità di inglobare il concetto di olografia.
Il fisico teorico B. Green ritiene che il principio olografico sia il candidato più serio a ruolo di osservato speciale nelle prossime ricerche e che l’olografia continuerà ad essere un’idea di grande importanza.
Ma vediamo cosa è un ologramma.
Proprietà dell'ologramma:
1 un ologramma può registrare una informazione tridimensionale;
2 un ologramma può registrare molte diverse informazioni nello stesso spazio senza che queste interferiscano fra loro;
3 un ologramma registra l'informazione su tutto il supporto, ed essa è quindi presente - e accessibile - in ogni suo punto.
Questo nuovo rivoluzionario paradigma potrebbe aiutarci a comprendere tutta quella fenomenologia considerata “misteriosa” e che abbraccia scienze di confine tra cui la parapsicologia, l’ufologia, le medicine alternative e tutte quelle manifestazioni di tipo spirituale che a tutt’oggi non hanno trovato spiegazione.
Il modello olografico ha portato molti ricercatori a fare luce su un crescente numero di fenomeni prima inesplicabili.
Eccone qualche esempio tratto da “Tutto è uno” di M. Talbot
- Nel 1980 il dottor Kenneth Ring, psicologo presso la University of Conneticut, suggerì che le esperienze di pre morte siano null’altro che lo spostamento della coscienza di una persona da un livello dell’ologramma della realtà ad un altro.
- Nel 1985 il dottor Stanislav Grof, capo della ricerca psichiatrica presso il Maryland Psychiatric Research Center pubblicò un libro nel quale concludeva che i modelli neurofisiologici del cervello esistenti sono inadeguati e che solo un modello olografico è in grado di spiegare cose come esperienze archetipiche, incontri con l’inconscio collettivo e altri insoliti fenomeni sperimentati durante stati alterati di coscienza.
- All’incontro annuale dell’Association for the Study of dreams svoltosi a Washington nel 1967, il fisico Fred Alan Wolf asserì che i sogni lucidi possono essere in effetti visite a realtà parallele e che il modello olografico ci fornirà la possibilità di iniziare ad esplorare questi livelli di esistenza appartenenti ad altre dimensioni.
- Nel suo libro del 1987 Synchronicity: the Bridge Berween Matter and Mind, il dottor F. David Peat, fisico presso la Queen University in Canada, asserì che le sincronicità (coincidenze talmente insolite e psicologicamente significative da non sembrare il risultato del solo caso) rivelano che i nostri processi di pensiero sono connessi molto più intimamente al mondo materiale di quanto non abbiamo finora sospettato.
- L’astrofisico JaqueVallèe, uno degli studiosi di UFO più stimati nel mondo, ritiene che il fenomeno sia uno dei modi attraverso i quali una forma di intelligenza aliena di incredibile complessità sta comunicando con noi simbolicamente. Non vi sono indicazioni che sia di origine extraterrestre. Vi sono invece crescenti prove che essa provenga da altre dimensioni al di là dello spazio-tempo, da un multiverso che ci circonda.
Concludiamo riportando un estratto di un articolo apparso su un numero di Focus nel quale viene presa in seria considerazione in ambiente accademico l’ipotesi di un universo olografico così come teorizzata da David Bohm negli anni ’50 ed infine una riflessione del fisico teorico Brian Green.
da Focus:
Il mondo potrebbe essere una gigantesca illusione. I volumi, le profondità dello spazio e anche la gravità potrebbero non essere proprietà così fondamentali come crediamo. La realtà ultima,la verità delle leggi della natura, sarebbe forse scritta su una superficie, come un'immensa pagina di un libro che contiene il cosmo.
O meglio, una pellicola dalla quale si può proiettare il mondo che percepiamo. Lo afferma un principio ipotizzato anni fa dal fisico olandese Gerard't Hooft docente all'università di Utrecht e premio Nobel per la fisica nel 1999. Un principio controverso, che recentemente è tornato ad animare le discussioni, perché è stato applicato alla Teoria delle stringhe e si spera che possa aprire nuove strade alla Teoria del Tutto, è il "Principio dell'ologramma".
Le radici dell'idea risalgono agli anni 70 quando i fisici cominciarono a studiare i corpi celesti detti 'Buchi neri' : stelle teoricamente puntiformi, perché la loro gravità è talmente intensa che stando alle teorie attuali, tutta la materia che li compone è destinata a cadere nel punto centrale. I buchi neri sono delimitati da una superficie (quasi) nera detta "orizzonte degli eventi" : tutto ciò che si trova all'interno, perfino la luce resta intrappolata nel campo gravitazionale e non può uscire.
Fin dall'inizio si sospettava che l'informazione contenuta nei buchi neri (sotto forma di atomi e radiazioni) si potesse interamente ritrovare e leggere sulla loro superficie. Strano!? Sì:sarebbe come "leggere" tutto l'interno del corpo umano -cellule-malattie-geni- su una superficie piana a due dimensioni. Più precisamente,la superficie del buco nero risulterebbe suddivisa in tante cellule invisibili dette "aree di Planck", qualcosa di simile ad "atomi di superficie". Sarebbero piccolissime e sarebbero come i pixel (quadratini) di cui si compone un'immagine digitale o un'area di memoria di un computer:ogni area può,semplificando, contenere un bit d'informazione, cioè 0 o 1.
L'idea è che sulla superficie rimanga memoria "scritta" sotto forma di bit di tutto ciò che cade nel buco nero. Queste considerazioni portarono Gerard'tHooft a ipotizzare il "Principio olografico":è possibile cioè "proiettare" la superficie di un buco nero e ricostruire tutto ciò che vi cade dentro.Si chiama così perché è simile al principio sul quale si basano gli ologrammi tradizionali, che sono registrati su una pellicola 2D e, proiettati, generano un'immagine tridimensionale. Per spiegare come sia possibile, Hooft ricorre a un esempio,un "esperimento pensato": immaginiamo un oggetto-per esempio una mela-che cada in un buco nero.Un osservatore lontano non vede la mela oltrepassare l'orizzonte degli eventi, ma la vede sempre fissa lì, perché (questo lo dicono le leggi della relatività ) all'orizzonte il tempo sembra fermarsi. Spiega Hooft "Accade una cosa strana: la mela che è un'oggetto 3D, a un certo punto diventa 2D all'orizzonte". L'informazione della mela, che era scritta nelle sue fibre e nelle sue molecole,si distribuisce su una superficie sferica ed è come se si trasformasse in bit.
“Forse i veri processi fisici dell’Universo si svolgono su una remota superficie che lo circonda tutto e noi ne vediamo solo le proiezioni. Forse l’Universo è in realtà un ologramma.” B.Green
Per approfondimenti:
Tutto è uno, M. Talbot
Osservando la sfinge, I. Licata
La trama del cosmo, B. Green
Il campo del punto zero, L. Mc Taggart
Il punto di svolta , F. Capra
La scienza e il campo akashico , E, Laszlo