Cambiare paradigma (si può!)

di Clamary
(anno 2010)

Nel 1982 il fisico Alain Aspect condusse a Parigi assieme alla sua equipe uno degli esperimenti più importanti del secolo scorso ottenendo in laboratorio un fenomeno, teorizzato qualche decennio prima dal fisico John Bell, che è ormai oggi riconosciuto a livello accademico con il nome di entanglement: due o più particelle che abbiano avuto una interazione reciproca o siano state generate da uno stesso processo rimangono “legate” indissolubilmente con effetti immediati l’una sull’altra indipendentemente dalla distanza che le separa.

A parte le implicazioni a livello scientifico, non ultima la violabilità del limite estremo della velocità della luce, questo esperimento mette in discussione conseguentemente un altro principio cardine della nostra esistenza, quel principio di località che afferma che “ciò che accade in un determinato luogo nello spazio ha un effetto solo locale” e inoltre, a parer nostro, un altro dei cardini della ricerca scientifica, il metodo riduzionistico ovvero ed in breve l’analisi della singola parte senza tenere conto del tutto. Tale metodo va integrato con un modello che tenga conto, anche e soprattutto alla luce delle citate scoperte in campo quantistico, di un approccio sistemico, intendendo per sistema un’entità organizzata composta di elementi interdipendenti che devono essere compresi nelle loro relazioni all'interno dell'entità complessiva.

In considerazione di tutto ciò è intuibile come sia necessario un cambio di paradigma a livello mentale che ci faccia comprendere che la nostra “casa”, la cui vera essenza culturale è racchiusa e rappresentata nel termine “ecologia” (dal greco: οίκος, oikos, "casa" e λόγος, logos, "discorso" o “studio”) non è da considerarsi in senso locale ma non-locale, non in senso riduzionistico ma sistemico.

Ciò implica un profondo senso di responsabilità perché prendere coscienza che ogni nostro comportamento ha un suo “effetto domino” può creare un certo disagio ma, di contro, ci gratifica in quanto attori e non semplici spettatori di un Tutto a cui siamo costantemente interconnessi. Chi non vuole condividere questo senso di responsabilità dirà subito che si tratta di astrazioni o, meglio, di semplice diletto intellettuale. A questi ricordiamo che esiste una teoria fisico matematica che sta dando enormi contributi alla comprensione del funzionamento dei “sistemi complessi” la cui applicazione va dalla matematica all’economia, dalla biologia alla sociologia.

È in quest’ambito che viene usata la felice locuzione di “effetto farfalla” intendendo con ciò che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producono a lungo termine grandi variazioni nel sistema. Tenere la bussola orientata verso questa direzione è di fondamentale importanza perché un’ecologia profonda parte principalmente, citando Bateson, da “un’ecologia della mente”.

Sono le nostre convinzioni, le nostre abitudini a fare la differenza, sono i nostri pensieri che continuamente e costantemente interagiscono e modificano la realtà. Vediamo con quale semplice procedimento. Il premio nobel Pietre Zeeman stabilì che in presenza di una forza magnetica la sostanza che costituisce la materia si trasforma; è il cd effetto Zeeman. Similmente Johannes Stark dimostrò che lo stesso fenomeno avviene al variare dei campi elettrici. Il nostro cuore emette un segnale elettrico (fino a sessanta volte maggiore di quello emesso dal cervello) ed un campo magnetico addirittura fino a cinquemila volte maggiore di quello del cervello. Ed è nel cuore che si compiono le trasformazioni.Il cuore converte le percezioni nel linguaggio in codice usato dalle onde elettromagnetiche per comunicare con il mondo. Già quando parlammo degli stati alterati di coscienza mettemmo in risalto l`importanza delle emozioni.

È in quest’ottica probabilmente che va letto il vangelo gnostico di Tommaso quando Gesù dice “Quando di due farete uno diventerete i figli dell’umanità e quando direte “Montagna spostati” essa si sposterà”. Ovvero“Quando di due (il pensiero e l’emozione) farete uno....”ma si può interpretare anche come unione fra mente e materia quindi acquisizione di uno stato coscienziale elevato, quindi acquisizione del già ribadito concetto di co-partecipazione al Tutto basato sul pensiero sistemico e non-locale. Non dobbiamo andare troppo lontano per trovare gli strumenti necessari; la forza del sentimento la possiamo ritrovare nella preghiera come nell’atteggiamento da tenere nei confronti di tutto ciò che ci circonda e che il Dalai Lama riassume in tre atteggiamenti che noi amiamo definire scherzosamente il CAR necessario per creare un buon soldato, ovvero Compassione Affetto Rispetto nell’ottica che ciascuno di noi cerca ed ha il diritto di essere felice.

Ciò che è difficile è rimanere costanti i tali atteggiamenti, è rimanere nel sentiero quando attorno c’è solo la pioggia ed il buio, è saper ritornare sui propri passi quando la nostra presupposta posizione culturale o sociale ci indirizza verso un mondo fatto di apparenza e di spicciola soddisfazione che finisce di regola alla fine per renderci soli e insoddisfatti.Vivere Mizar non significa fare una scelta di appartenenza, significa aver compreso semplicemente che stiamo vivendo, assieme ad altri, l’esperienza di un Gruppo nel quale, come in Natura, un sistema complesso si auto-organizza, dove ciascuno è contemporaneamente attore e spettatore.

Il fine? quello solito della condivisione e partecipazione in tutta serenità.