Il 5 aprile ci siamo dati appuntamento per la visita al mitreo del circo Massimo. La giornata è soleggiata, una delle prime della primavera appena entrata. Alle ore 10.15 già un piccolo gruppetto si era formato davanti alla Bocca della verità in attesa d’iniziare la visita di questa perla sotterranea. Aggirando alcune costruzioni fatiscenti entriamo in quella che è stata la fabbrica della pasta “Pantanella”.
Chi mai avrebbe pensato che in pieno centro di Roma e sotto queste costruzioni abbandonate si celasse uno dei più bei mitrei di Roma!
Proprio grazie alla costruzione del pastificio nel 1930 si è scoperto il mitreo; infatti le fondamenta affondano accanto al santuario, fortunatamente senza deturparlo troppo.
La nostra guida, il dott Alvino dell’Università UPTER, ci illustra in maniera chiara e competente i punti salienti della religione mitraica e la storia del luogo di culto nel quale ci troviamo.
Mi limiterò ad esporre quelle che sono state le vicende del luogo di culto nel quale ci troviamo, consigliandovi la lettura della storia e analisi del culto mitraico sui passati e sul presente numero di Mizar.
Il mitreo del Circo Massimo fu costruito in quella che prima era una zona nella quale avveniva il commercio dei buoi che vi giungevano sia attraverso le strade consolari romane che ivi confluivano, sia attraverso il vicino porto del Velabro. Il nome di quest’ultimo deriva dal “velo” di umidità e nebbiolina che s’innalzava dal Tevere al mattino e che avvolgeva tutta la zona.
Insieme alle merci e ai commercianti stranieri a Roma giungevano anche le loro religioni creando un punto d’incontro e di discussioni che lasciava un’impronta profonda. Roma ben presto inizia ad espandersi e la zona del mercato si sposta nell’area predisposta a questo scopo da Traiano nell'omonima zona dei mercati e a testimonianza del nascente culto importato da oriente è stato costruito il mitreo.
A Roma si contano almeno 700 mitrei ma solo pochi sono visitabili.
Il santuario in questione fu eretto alla fine del III sec. d.c. in età dioclezianea, sopra una precedente costruzione d’età antonina a due piani.
Probabilmente il mitreo rimase in funzione fino all’età di Teodosio, quando quest’ultimo mise al bando completo i culti pagani in favore del Cristianesimo.
La zona era stata collegata nel II sec con quella del Circo Massimo, forse per favorire i giochi che in esso si svolgevano. Probabilmente lo stesso mitreo era in comunicazione con lo stadio circense, anche se attualmente i passaggi non sono stati individuati.
L’entrata attuale non è quella originaria e, come prevedono i canoni strutturali di un mitreo, esso è sempre declassato rispetto all’altare per suscitare nell’iniziato maggiore stupore nell’entrare.
Dato che il culto mitraico era di tipo misterico, cioè pochi adepti avevano il privilegio di partecipare alle cerimonie di tauroctonia e di passaggio da uno stadio all’altro d’iniziazione, l’area cultuale non è mai troppo estesa e comunque sempre sotterranea anche se si parla di un culto solare.
Le aree sono sotterranee perché si rifanno alla morfologia del territorio iraniano, dove ha avuto origine la religione, il quale consta di zone aspre, ricche di vallate fra montagne inaccessibili…anche alla luce del sole. Proprio per questo il popolo festeggiava quest’ultima e l’astro benefico. La pavimentazione che si osserva è quella originaria, colorata, ricca nella struttura e nei materiali (troviamo infatti vari tipi di marmi, alcuni dei quali molto pregiati).
1- Antica porta d’accesso
2- Vestibolo d’età Antonina (solo l’opera muraria). Qui c’era il vestiario dei sacerdoti e le vivande per il banchetto rituale. C’è ancora una piccola nicchia dove anticamente era situata la statuina del dio Mithra;
3- nicchia;
4- Statue di cautes e cautopates;
5- Zona dove si depositavano cibi e bevande;
6- Conca per le abluzioni rituali;
7- Zona del banchetto;
8- Ex-voto raffigurante tauroctonia;
9- Complesso gioco di marmi di varia provenienza e colore;
10- Opercolo di scolo del sangue del toro;
11- Sistema di collegamento con le acque del Tevere;
12- Abside ora completamente crollata dalla quale si intravedono le strutture di età Antonina;
13- Luogo di preghiera ora occupata dalla lastra di marmo con tauroctonia;
14- Mura dell’edificio Antonino;
15- Parete con la pittura dei 12 cerchi concentrici;
16- Ingresso originario;
Il sito è spoglio delle statue di Cautes e Cautopates (N°4 cartina) che erano addossate a delle nicchie (N°3) subito dopo una stanzetta all’entrata che fungeva da magazzino e da vestiario per i sacerdoti (N°2) ma vi ritroviamo due ex-voto inquadrati ai lati dell’abside, nonché una lastra di marmo pentelico che riporta la tauroctonia e tutta l’iconografia sacra al dio. (N°8-13)
Nella pavimentazione si apre la vasca per le abluzioni rituali, piuttosto piccola e alla base di un vasto arco che introduce nella zona più intima e sacra. (N°6)
Quest’ultima è una porzione del santuario che termina in un’abside dove probabilmente vi era una stata del dio e sulle cui pareti era riprodotta la grotta sacra entro la quale il mito vuole che Mithra abbia sopraffatto il toro sacro. (N°12)
Proprio di fronte c’è una piccola piazzola con splendidi marmi che disegnano un vasto cerchio; entro quest’ultimo il Pater uccideva il toro (N°9); ancora restano il foro sul pavimento per lo scolo del sangue sacro. (N°10) A lato s’intravede un piccolo sistema di collegamento con le acque del Tevere, col quale si inondava la piazza sacrificale coperta di sangue e la si detergeva. L’acqua poi riusciva dallo stesso sistema apportando al mondo il liquido sacro per la sua rigenerazione. (N°11) Sul lato destro della piazzola, guardando l’abside, vi è una zona dove si svolgeva il banchetto sacro e alla parete alle spalle vi era una pittura, ora molto rovinata, di 12 cerchi concentrici che rappresentano i mesi dell’anno, quindi il ciclo solare, cioè il divino Mithra. (N°7-15)
Ben intatta è la lastra marmorea della quale parlavo prima che ora è situata proprio di fronte alla zona del banchetto, a sinistra della “piazzola” (la collocazione non è quella originaria). (N°13) Attaccate alle pareti vi sono delle epigrafi latine ritrovate duranti gli scavi del luogo. Interessante è la riflessione che la nostra guida ci ha portati a fare su come la religione Cristiana abbia attinto degli elementi dai precedenti culti pagani: l’idea del banchetto sacro, delle abluzioni per la purificazione, il concetto mistico, come momento di contatto col dio che si cela dietro le cerimonie.
La visita è durata poco più di un’ora ma la ricchezza culturale che ci ha lasciato non ha confini…sono sorte curiosità, voglia di approfondimenti sull’argomento e il sapore di mistero che ci ha pervaso quando eravamo lì sotto ha alimentato ancor più il fuoco mizariano che è in ognuno di noi.