Nuove strategie d'indagine

di Mariangela Ferrara

I cosiddetti fenomeni paranormali non fanno parte della quotidiana esperienza della realtà ordinaria, si presentano sporadicamente, ognuno di noi ne ha sentito descrivere qualcuno e, ad ogni storia ascoltata, ciascuno di noi ha dato una interpretazione diversa in base alla propria cultura ed al proprio modo di pensare.

La spiegazione più frequente che viene data al presentarsi di tali fenomeni è che si tratti di suggestioni o di allucinazioni dovute allo stato mentale del fruitore delle esperienze.

Se effettivamente le cose stanno in questo modo, si rende necessario indagare più a fondo sulla struttura del cervello umano e sugli stati di coscienza. Il fisico J. D. Barrow ci ricorda che il numero delle connessioni elettriche che il cervello contiene è molto più grande del numero di tutti gli atomi dell’universo osservabile. Questo numero immenso dipende dalla complessità delle innumerevoli connessioni tra i suoi componenti. Tale complessità ci dà la dimensione di quanto grande sia il potenziale del cervello e di quanto poco conosciamo riguardo al suo funzionamento.

Un’attenta analisi psicologica su soggetti posti in stato di ipnosi, di meditazione profonda, di estasi mistiche o sotto l’effetto di allucinogeni, rivela che l’induzione ad uno stato di coscienza alterato determina percezioni completamente diverse dell’ambiente e della realtà che si esprimono però come parte della persona vista nella sua totalità e non soltanto come un prodotto del funzionamento cerebrale. Dipende infatti dai singoli casi se gli stati di coscienza alterati rendono la percezione più accurata in alcuni sensi e meno accurata in altri. Le allucinazioni che vi si producono possono dominare completamente la percezione e la loro intensità può essere grande quanto quella dell’informazione sensoria ordinaria o perfino più grande.

Lo psicologo C. Tart si chiede: “Dobbiamo avere tanta fede negli schemi concettuali evoluti nel nostro ordinario stato di coscienza da rifiutare automaticamente qualsiasi cosa non sia in accordo con essi? Non è buona scienza continuare a farlo”. La ricerca antropologica poi dischiude nuovi orizzonti, mostrando la capacità di interventi e modificazioni sulla materia compiute dagli sciamani in preda a trance estatiche. E’ difficile per lo studioso valutare e verificare eventi che sfuggono ad ogni indagine sistematica.

C’è bisogno di un nuovo metodo scientifico. Secondo il mio parere, per poter indagare sui fenomeni relativi ad esperienze extrasensoriali, paranormali, ufologiche etc, la validità del classico metodo galileiano viene meno poiché necessita di alcune regole fondamentali: buona osservazione, natura pubblica dell’osservazione, teorizzazione logica e verifica della teoria, ripetibilità del fenomeno.

Ci troviamo di fronte ad una scelta: o dobbiamo affermare che i fenomeni “anomali” non esistono e quindi è un’inutile perdita di tempo cercare di studiarli, o dobbiamo costruire nuove strategie d’indagine. Per tutte quelle manifestazioni che esulano dal quadro dell’esperienza ordinaria, sono impossibili da applicare tutti i punti cardine specifici del metodo scientifico classico. In primo luogo la buona osservazione dei fenomeni è resa molto difficile a causa del carattere intrinseco del fenomeno stesso; la sua tipicità, infatti, è data dal suo presentarsi improvviso e dalla sua incontrollabilità, quindi sia la natura pubblica dell’osservazione, la relativa teorizzazione, verifica e sia la sua ripetibilità sono impossibili da effettuare per poter compiere una corretta indagine conoscitiva di tipo galileiano. D’altra parte l’ignorare, il negare o il ridicolizzare quelle particolari esperienze che non rientrano negli schemi della realtà consensuale solo perché non possono essere inquadrate nei paradigmi della attuale cornice intellettuale ed analizzate con i tradizionali mezzi di cui la scienza dispone, non può essere ritenuto un saggio atteggiamento per un serio ricercatore, come Tart già ci aveva ricordato. L’autenticità oggettiva dei fenomeni anomali sembrerebbe essere il primo punto dal quale partire per poterne affrontare uno studio sistematico ma, tuttavia, è suscettibile di variabili. L’oggettività, infatti, può essere valutata anche sul piano dell’acquisizione dei dati percettivi, che si modificano e si diversificano nell’individuo, sulla base di processi cognitivi soggettivi di tipo esperienziale, culturale, etnologico o storico.

L’applicazione del metodo scientifico ai fenomeni paranormali e il tentativo di provarli attraverso i mezzi della scienza sperimentale svela il suo limite ed una sua interna contraddizione: per provare tali fenomeni si dovrebbe considerarli scientificamente “oggettivi” ma la loro peculiarità, secondo le spiegazioni più accreditate, è quella di essere inclusi nella sfera della decisione e della volontà umana, degli stati di coscienza e dei suoi sottosistemi, rendendo così vano ogni tentativo di applicazione del metodo scientifico stesso. Se,invece, il fenomeno produce cambiamenti nella realtà sensibile, l’ipotesi per darne una spiegazione è fornita dalla possibilità che la proiezione psichica incida sensibilmente sul reale. Ma, per accettare tale possibilità, la comunità scientifica dovrebbe negare le proprie origini storiche, infatti la psichicità, che nelle culture primitive veniva attribuita al mondo, è stata negata sempre di più alla natura ed il suo ritorno, attraverso l’ammissione della veridicità dei fenomeni paranormali, rappresenterebbe una contraddizione che la scienza moderna non può accettare.

L’antica nozione di universo organico, vivo e spirituale è stata sostituita dalla metafora del mondo come macchina e questo mutamento, che ha assunto un’importanza determinante per lo sviluppo della civiltà occidentale, fu iniziato da Galileo, Descartes e Newton.

L’interpretazione della filosofia di Descartes che si è imposta nella cultura scientifica attraverso il dualismo corpo-anima, spirito-materia e la visione dell’universo-macchina di Newton, sono alla base del pensiero riduzionista che, negli inesplorati territori dei fenomeni paranormali, ostacola la ricerca di ulteriori metodi di indagine e di nuovi modi di concepire l’universo, la natura, l’uomo.

Newton

Il riduzionismo frammenta tutto “riducendo” i fenomeni complessi nei loro componenti elementari per poterli studiare separatamente in maniera analitica, tornando poi alla sintesi, ricercando i meccanismi mediante i quali questi interagiscono, sottovalutando,però, che tutto è interconnesso e che sono proprio le interconnessioni a generare le manifestazioni osservabili.

Ad esempio, l’universo, se abbandoniamo la concezione meccanicistica o riduzionista, può essere visto non più come una macchina composta da una moltitudine di oggetti separati, ma come un tutto armonico indivisibile, una rete di rapporti dinamici comprendente anche l’osservatore umano e la sua coscienza. Una nuova visione della realtà potrebbe fondarsi sulla consapevolezza dell’essenziale interrelazione e interdipendenza di tutti i fenomeni: fisici, biologici, psicologici etc. Le forme sarebbero associate all’interazione permettendo agli opposti di unificarsi.

Le moderne teorie dei sistemi, la recente teoria del caos forniscono una visione olistica, unitaria, sistemica dei fenomeni, basandosi proprio sull’importanza fondamentale delle connessioni che sembrano emergere anche tra i diversi tipi di irregolarità (ed i fenomeni paranormali ne rappresentano un esempio), presenti in sistemi dinamici caotici localmente, ma stabili su scala globale ed in cui piccole modificazioni in ingresso al sistema, generano rapidamente grandissime differenze in uscita; è il cosiddetto “effetto butterfly” per cui “ una farfalla che agiti le ali oggi a Pechino, può trasformare sistemi temporaleschi il mese prossimo a New York”. Queste nuove teorie evidenziano l’essenzialità delle interazioni.

La parte esiste in quanto partecipa al sistema a cui appartiene. Applicando tali principi ad ogni disciplina, si giunge a stabilire connessioni anche tra le discipline stesse, ottenendo così una visione d’insieme in cui tutto partecipa al tutto senza soluzione di continuità.

Il metodo di indagine di tipo analitico è stato valido fintanto che non è emersa la peculiare funzione delle interconnessioni che permettono di affrontare lo studio delle manifestazioni osservabili attraverso un approccio per sistemi alla natura, agli stati di coscienza e quindi anche ai fenomeni paranormali. Tuttavia riduzionismo e olismo sono approcci complementari che, usati con appropriato equilibrio, ci aiutano a conseguire una conoscenza più profonda della vita.

Il pensiero occidentale si fonda sulla concezione dell’evoluzione in complessità della materia per arrivare alla coscienza, quello orientale segue un percorso esattamente opposto ponendo la coscienza cosmica, indifferenziata come base per la formazione del reale. Non sappiamo quale sia la giusta prospettiva, ma la consapevolezza del peso e del ruolo che le interconnessioni rivestono nell’interpretazione del mondo ci fornisce la speranza di poter acquisire gli strumenti per elaborare un nuovo metodo scientifico in grado di dare una risposta a tutti quegli interrogativi relativi alle esperienze di tipo anomalo definite con il termine, ormai trito, “paranormali”.

Bibliografia:

C.T. Tart - Stati di coscienza - Astrolabio

G.D. Barrow - I numeri dell’universo – Mondadori

F. Capra – Il punto di svolta – Feltrinelli

E. de Martino – Il mondo magico – Bollati Boringhieri

J. Gleick – Caos - Rizzoli