L'arcobaleno

A distanza di venti anni dalla morte del grande cantante e compositore abbiamo deciso di riprendere e riproporre questo articolo scritto nel 2000.

di Alessio Contorni

Io son partito poi così d’improvviso

che non ho avuto il tempo di salutare

l’istante è breve ancora più breve

se c’è una luce che trafigge il tuo cuore.

L’arcobaleno è il mio messaggio d’amore

può darsi un giorno ti riesca a toccare

con i colori si può cancellare

il più avvilente e desolante squallore.


Son diventato sai il tramonto di sera

e parlo come le foglie di aprile

e vibro dentro ad ogni voce sincera

e con gli uccelli vivo il canto sottile

e il mio discorso più bello e più denso

esprime con il silenzio il suo senso.


Io quante cose non avevo capito

che sono chiare come stelle cadenti

e devo dirti che è un piacere infinito

portare queste mie valigie pesanti.

Mi manchi tanto amico caro davvero

e tante cose son rimaste da dire

ascolta sempre solo musica vera

e cerca sempre se puoi di capire.


Son diventato sai il tramonto di sera

e parlo come le foglie di aprile

e vibro dentro ad ogni voce sincera

e con gli uccelli vivo il canto sottile

e il mio discorso più bello e più denso

esprime con il silenzio il suo senso.


Mi manchi tanto amico caro davvero

e tante cose son rimaste da dire

ascolta sempre solo musica vera

e cerca sempre se puoi di capire.

Ascolta sempre solo musica vera

e cerca sempre se puoi di capire.


Questo è il testo della canzone "L'arcobaleno" interpretata da Adriano Celentano all'interno dell'album "Io non so parlar d'amore" (Clan Celentano, 1999) sul quale vorrei spendere qualche parola.

L'autore è Giulio Rapetti, in arte Mogol, il quale è stato il paroliere delle canzoni più belle di Lucio Battisti. La collaborazione tra i due è stata lunga e piena di frutti dal sapore indimenticabile grazie alla portentosa capacità compositiva di Battisti e alla sorprendente abilità di Mogol a rendere quasi tangibili certe immagini ed emozioni come pochi hanno saputo fare. Non dimentichiamoci che quest'ultimo non ha scritto solamente i testi delle canzoni di Battisti, ma è stato autore di numerosissime canzoni famose quali "Il cielo in una stanza", «Una lacrima sul viso", "Sognando la California", "Senza luce" e moltissime altre di altrettanta fama che non starò qui ad elencare. Quindi siamo di fronte ad uno dei più prolifici autori di testi del nostro secolo. Detto questo entriamo nella narrazione di ciò che c’è dietro a questa canzone.

Sembra infatti che ci siano delle strane coincidenze che porterebbero a far supporre un contatto post-mortem con Lucio Battisti, anzi addirittura che questo testo sia stato "dettato" da Battisti "in persona" poco tempo dopo la sua morte tramite una medium italiana che vive in Spagna, la quale ha preferito tacere il suo suo nome.

Tutto cominciò il 29 settembre 1998 quando al Campidoglio a Roma fu organizzato un concerto in memoria di Lucio Battisti con la partecipazione di gran parte degli artisti che in un modo o nell'altro avevano avuto contatti con lui. La notte successiva il concerto il direttore della rivista "Diner’s Club" sostiene di aver fatto un sogno vividissimo nel quale gli era apparso Lucio e il tema predominante del sogno era un arcobaleno, tanto che la mattina seguente ordinò alla redazione di stampare un album contenente immagini che rappresentassero Battisti e un arcobaleno in ogni figura. E fin qui niente di strano, ma le coincidenze successive bisogna ammettere che sono un po' inquietanti. La medium asserisce di aver percepito accanto a sé una presenza che si identificava con Battisti una settimana dopo la sua morte. Lei, abituata a questo genere di cose, avrebbe chiesto cosa volesse e la risposta che ricevette fu un arcobaleno chiarissimo riflesso sullo specchio della casa della donna. Un mese dopo circa la stessa presenza si rivelò di nuovo e condusse la medium ad una libreria, la incitò ad entrare e la fece fermare ad uno scaffale sul quale era poggiato un libro in lingua spagnola che parlava dell'arcobaleno. Le disse anche che non avrebbe dovuto aprire il libro (una particolare piuttosto controverso) fino a che non glielo avesse suggerito lui stesso. Quando ciò avvenne l'entità le disse di andare all'ultimo capitolo, le indico delle frasi e delle parole da sottolineare e le chiese di comunicarle a Mogol, il quale avrebbe dovuto scrivere una canzone basata su quel testo. Alla domanda rivolta dalla medium sul perché di questa canzone lo spirito rispose che era un suo grandissimo desiderio.

La segretaria di Mogol ricevette la telefonata della medium e le furono comunicati i fatti avvenuti e le parole indicate da Battisti. Mogol dunque, appresa la curiosa notizia, dapprima si rivelò un po' scettico ma, come lui stesso dice, avvennero dei fatti che lo fecero pensare. Dopo poco infatti gli fu comunicata la presenza di quell'album fotografico del «Diner’s Club» di cui abbiamo parlato prima e la coincidenza della presenza fissa dell'arcobaleno fu piuttosto strana. Racconta ancora che una sera erano riuniti lui, Celentano e Gianni Bella (autore della musica della canzone «L’arcobaleno", NdA) e in quell'occasione narrava loro la strana coincidenza, quando Bella fece ascoltare un nuovo pezzo che Mogol istintivamente sentì profondamente adatto all'immagine di un arcobaleno. Purtroppo viene taciuto un successivo avvenimento che egli preferisce non raccontare dicendo di aver vissuto "...un fatto molto strano […] Se me lo dicessero, non ci crederei…".

È importante notare che l'autore della canzone dice che Battisti, sempre tramite la medium, gli avrebbe detto di scrivere una canzone dedicata a se stesso, particolare piuttosto importante. A questo punto cerchiamo di dimostrare che tutto è falso… chissà che non scopriamo qualcosa di interessante! Il fatto che la medium non voglia rivelare la propria identità sembra negare una forma di mitomania o di pubblicità, anche se, durante le riprese televisive, era ben riconoscibile la sua casa, quindi i suoi clienti avrebbero potuto riconoscere l'interno e parlarne agli amici, portando una misurata dose di nuova clientela. Bisognerebbe sapere però se anche in Spagna (ricordiamo che è il paese in cui vive questa medium) hanno trasmesso questa intervista, riportata il 15 gennaio 2000 a «Speciale Pop» su Raidue in prima serata, ma purtroppo non abbiamo i mezzi per poterlo accertare. Forse la medium avrebbe potuto in qualche modo essere entrata in contatto con l'album edito dal «Diner’s Club» e aver sfruttato l'occasione. Così lei non avrebbe fatto altro che cercare un libro adatto e, con un po' di creatività e atmosfera, ereditata anche dal frequente contatto con il mondo medianico, trovare delle parole adatte al pensiero di Lucio. Ipotesi avvalorata dal fatto che la donna asserisce di non aver aperto il libro fino a che Battisti non glielo ebbe chiesto, probabile copertura per nascondere il tempo passato alla ricerca delle parole adatte.

Un altro particolare che non va assolutamente sottovalutato è il fatto che le parole segnate dalla medium sono tutte all'interno dell'ultimo capitolo, come lei stessa dice, e non sparse. Immedesimandosi in una persona che cerca qualcosa tra una grande moltitudine di paragrafi e capitoli, viene spontaneo cercare all'inizio, "chissà che non trovi qualcosa subito!", e alla fine, "il libro si chiuderà sicuramente con delle belle frasi"! Così la donna avrebbe annunciato a Mogol l'evento ed egli con la sua enorme capacità creativa avrebbe realizzato questo testo immedesimandosi nei panni di un Lucio che vuole lasciarci qualcosa dopo la morte. E così siamo con l'anima in pace dicendoci: "ecco risolto un mistero, non ci pensiamo più"!

Eppure c'è qualcosa che non mi quadra, forse non è tutta una montatura. Cosa è successo a Mogol di tanto strano? Semplici coincidenze?… ancora? Perché una medium spagnola? Perché non un'italiana? Come era entrata in possesso dell'album fotografico? E poi ancora, Mogol sarebbe stato tanto ingenuo da seguire una medium qualsiasi rischiando di rovinarsi la reputazione giocando con la morte dell'amico per scopi pubblicitari? Non avrebbe potuto sapere la reazione del pubblico e degli "addetti ai lavori". E poi, perché mi sembra tanto che Battisti ci abbia davvero messo lo zampino? Sarà solo suggestione…

Proviamo ad analizzare il testo e capirne i suoi aspetti.

"Io son partito poi così d’improvviso, che non ho avuto il tempo di salutare. L’istante è breve, ancora più breve se c'è una luce che trafigge il tuo cuore". Così inizia e sembra proprio che parli qualcuno che non è più tra noi; ricordiamo che la malattia aveva notevolmente ridotto le facoltà mentali di Battisti negli ultimi giorni, questo giustificherebbe il fatto che non ha avuto il tempo di salutare nessuno considerando anche la sua prematura scomparsa. Ricordiamo che molte testimonianze di persone"decedute" temporaneamente parlano di una luce potente al momento del trapasso, forse simile a quella raccontata nella canzone. Una sensazione di mestizia emerge da questi versi che certamente non ci lasciano indifferenti. Il loro stile sembra anche combaciare con il carattere di Lucio in vita, sempre molto discreto e riservato (ricordiamo però ancora che c'è comunque sotto la mano di Mogol).

"L'arcobaleno è il mio messaggio d'amore, può darsi un giorno ti riesca a toccare. Con i colori si può cancellare il più avvilente e desolante squallore". Ecco che spunta l'arcobaleno e, nonostante lo stile prettamente"classico" dell'ultimo verso, vorrei far notare che l'arcobaleno viene definito il MIO messaggio d'amore, che dà un aspetto molto personale e caratteristico, non propriamente consono alla personalità di Mogol. Non riesco proprio ad immaginare infatti che Mogol abbia scritto questa frase, lui che dice di essere sempre sincero e "biografico" nei suoi testi. Non che conosca bene il suo carattere, intendiamoci, forse in privato sarà anche un po' "filosofo", ma questo non è il suo stile… no, più ci penso e più mi convinco che questa è una frase troppo lontana da una persona come Mogol.

"Sono diventato sai, tramonto di sera e parlo come le foglie d'aprile, e vibro dentro ad ogni voce sincera e con gli uccelli vivo il canto sottile e il mio discorso più bello e più denso esprime con il silenzio il suo senso". Il ritornello torna ad essere scritto da pugno umano, infatti, per quanto sì racconti di esperienze di post-mortem, si sente una forte connotazione classica: il tramonto di sera, le foglie d’aprile, le voci sincere e il canto degli uccelli, stereotipi poetici che, come possiamo ben notare, funzionano ancora meravigliosamente! Anche il riferimento al silenzio può essere associato ad un clichè ben noto, Il silenzio come forma di espressione di ciò che la parola non riesce a concentrare in semplici frasi; vi è mai capitato?

"Io quante cose non avevo capito che sono chiare come stelle cadenti e devo dirti che è un piacere infinito portare queste mie valigie pesanti". Ecco che ritorna la strofa e torniamo di nuovo a scontrarci nell’interessante analisi di piccoli dettagli. Il primo verso è sicuramente molto semplice e terreno, ma certo è arduo pensare che sia un piacere infinito portare delle pesanti valigie. Bellissima metafora del ricordo della vita e soprattutto interessante notare che di solito si tende a considerare la vita come un peso da cui la morte ci libera, in questo campo artistico. Non è da sottovalutare il fatto che, posto sia vero, lo spirito di Battisti sia tornato sulla Terra per compiere il suo ultimo desiderio: salutare la vita che tanto gli è stata cara e tutti coloro che ancora vivono.

"Mi manchi tanto amico caro davvero e tante cose sono rimaste da dire. Ascolta sempre e solo musica vera e cerca sempre, se puoi, di capire". Con questi ultimi versi Battisti saluta Mogol ed è quasi commovente il "davvero", come a sincerarsi che l'amico, con il quale ha rotto artisticamente del 1980, creda veramente nelle sue parole e non prenda questa frase come una cortesia (faccio ancora presente che comunque chi ha versato l'inchiostro è sempre Mogol). Ora sono rimaste da dire molte cose per Lucio, che lui sintetizza brevemente in questo ultimo verso: l'invito ad ascoltare solo la musica vera, portatrice di amore e non di male, così varia nel raccontare tutte le situazioni, le emozioni e sentimenti umani più reconditi, che può farci scoprire tutto ciò che Battisti avrebbe voluto lasciarci detto e forse avrebbe dovuto impiegare frasi su frasi per farci comprendere.

La musica è sempre stato il suo veicolo di comunicazione e ancora una volta vuol fare uso di essa per lanciare il suo ultimo, bellissimo, messaggio: "cerca sempre, se puoi, di capire", ecco cosa ci manca: la comprensione. Spesso siamo troppo convinti di noi stessi e delle nostre idee da non voler discostarcene e così non riusciamo a capire gli altri e ciò che ci circonda, mentre dovremmo imparare a convivere e crescere nella diversità lasciandoci dietro i contrasti di ogni genere, come l'arcobaleno, che vede vicini i colori più diversi uniti a formare una meravigliosa coreografia celeste dopo il temporale ormai lontano.