Antonia Colamonico © 2011 - Il filo, Bari
La finestra Seconda parte
L'albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno da' bei vermigli fiori nel muto orto solingo rinverdì tutto or ora, e giugno lo ristora di luce e di calor. Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita, tu de l'inutil vita estremo unico fior, sei ne la terra fredda, sei ne la terra negra; né il sol piú ti rallegra né ti risveglia amor. Giosuè Carducci
Nel complesso gioco del vedere tutto è Bios che prende veste di realtà nella relazione dialogica tra il Soggetto e l’Oggetto, quale nodo indissolubile individuo/campo-habitat, che con una proiezione complessa di stimoli e rimandi, dà spessore alla Spugna del Pensiero e alla Spugna Storica.
Come nel Nastro di Möbius, i due sono uno unico spazio topologico che si forgia a dentro e a fuori del, vicendevolmente, limite.
Nel loro essere un uno/tutto la Vita si manifesta nel processo comunicativo tra l'emittente e il destinatario che si perturbano vicendevolmente, ad ogni invio di un quid informativo, che per essere letto, imprime lo scambio del ruolo, come un feedback in cui l’emittente si fa destinatario e viceversa. In tale abbraccio vitale i due si delimitano:
In tale flusso retroattivo di risposte, il soggetto osservatore assume il compito di essere filtro e specchio del significato storicoi che rende i due co-attori dei conosciuti che si prestano ad essere narrati. Importante è comprendere che il processo vitale richiede la conoscenza, senza la quale non potrebbe attuarsi il divenire della storia, come presa di realtà di quel vuoto quantisticoii, in un dato tempo di presente.
Date la plasticità della forma storica e l'intermittenza degli stimoli rimandi, la mappa cognitiva si presenta come una struttura a buchi, con pieni e vuoti, i conosciti e i non visti, di cui:
Nell'ambito della dialogica il vuoto è l'area del sommerso d'azione. La zona d'ombra non è l'area dell'indifferenza o del nulla storico, ma il luogo in cui si genera la messa a punto di risposta che richiede un tempo d'elaborazione più o meno ampio, in relazione alle particolarità dei co-attori storici. Il tempo di risposta di un'ape, ad un colpo di vento, non è simile a quello di una lucertola o di un fiore o di un bambino. Nella dialogica c'è sempre una risposta, conseguenza dell'azione iniziale, che spesso resta nella “zona” del sommerso, del non visto che tuttavia, cambiando la lente e allargando la finestra di lettura, si presta ad emergere.
In una simile dinamica duale, gli stati del silenzio e quelli della parola o dell'attesa e quelli dell'atto sono un unico spazio topologicoiii, che si mostra all'occhio come un tessuto poroso , simile alla rosa di un fuoco d'artificio o a una pagina di libro con scritte e spazi bianchi. Il vuoto entra pienamente nel pieno e si fa un unicum di senso. Si pensi all'importanza della punteggiatura che da la spaziatura della pagina in uno scritto o al gioco d'ombra in un dipinto, in cui è proprio l'ombra a dare volume al dipinto o al buio nel dare la forma al fuoco pirotecnico.
La trama a nicchie/creste assume la forma frattale di spugna, come carta di lettura della realtà.
L’osservatore, nell’atto del “porgersi dalla finestra del suo occhio”, assume la meta-posizione come luogo d'osservazione esterno, che gli permette di dare lo stato di realtà a sé e all’osservato. Il collocarsi come un oltre lo fa essere un “occhio Egli” su un “punto esterno" che lo porta a vedere contemporaneamente sé e lo spazio che lo circonda:
Si pensi ad esempio alla sfera di Riemann, che si ottiene avvolgendo un piano, che si estende all'infinito, verso un punto esterno ad esso.
In tale costruzione, mediante l'ausilio delle proiezioni stereografiche, l'osservatore riesce ad ottenere una carta di lettura finita, una sfera, di un oggetto infinito che lo contiene, il piano del reale. Quindi può vedere tutto il campo insieme ad una versione localizzata di sé nel campo, permettendogli di ragionare intorno a una meta-posizione che non risente delle miopie di lettura tipiche di un punto di vista imbrigliato nel campo stesso. Ogni prospettiva è un verso di un unicum a multi-verso.
L'assunzione di una posizione esterna al processo dinamico, può essere descritta come il risultato di un doppio salto di lettura “uscita da sé” e “uscita dal fuori di sé”. L'acquisizione di un terzo occhio permette di vedere le dinamiche relazionali come un corpo-unico che si deforma in relazione alle perturbazioni informative dei due interlocutori (io/campo) e che acquista plasticità in relazione ai veloci spostamenti dei punti di vista. Tali osservazioni sono le proiezioni topologiche delle carte di lettura:
Una volta fissato il senso-direzione dello sguardo l'osservatore, come fa l'ago con il filo sulla tela, dà la curvatura-direzione a quel verso di realtà che, come presa di linea del filo nella stoffa, prende mille e mille forme-indirizzi che si prestano ed essere tramati (rendere trama).
L'osservatore è prima di tutto uno storicov che apprendo la finestra-occhio sul presente, edifica la particolare nicchia di senso, imprimendo la sua privatissima inclinazione alla cresta evolutiva dello spazio-tempo. La de-formazione impressa, come eco informativo, sarà la traccia del suo passaggio nella vita.
Ogni individuo di ogni campo-habitat, dal livello organizzativo più infinitesimale a quello più macroscopico lascia un segno-eco del suo esserci nella rugosità, a più strati, della bios-vita.
Ogni eco è un ordito storico che, se isolato da un nuovo osservatore, permetterà la tessitura di una nuova lettura di realtà e così di eco in eco, di ordito in ordito la vita prende storia nello spazio-habitat e nello spazio-mente dei vari osservatori che si fanno i co-testimoni di quella “scaglia” di verità.
L’apertura della finestravi crea il “contatto” con il tempo 0, unico stato di realtà, da cui con un salto di prospettiva si dischiudono i due campi del passato e del futuro, come le due possibilità immaginative che danno il luogo, nel presente, alle dimensioni del “ricordo” e del “sogno”, mondi dello ieri e del domani.
Porre il tempo 0 come lo sparti acque dell'immaginario passato-futuro implica vincolare la carta di lettura del processo vitale a tre differenti posizioni che si presentano come tre lenti-sguardi d'osservazione:
Le due inquadrature entropica e sintropica sono degli indirizzi di sguardi sullo stesso stesso piano di finestra a tempo 0 che si volgono o al prima o al dopo. La capacità d'indirizzare l'occhio-mente, implica un mutamento del senso-significato attribuito alla dinamica storica.
I livelli di complessità di lettura e la dinamica dello sguardoLa possibilità d'attuare tale mutamento nel vedere è possibile grazie all'estensione di ordine di lettura con la quarta dimensione il tempoviii. Misurandosi con esso l'osservatore coglie l'alterazione dello stato di realtà che potrà essere letta o come disordine, misurata al prima, o quale ordine, in relazione al dopo. Ordine/disordine, per cui, sono semplici punti di vista, indirizzi di lettura, cioè sguardi locali di una realtà che non è né ordinata, né disordinata.
Da tale mobilita interna al processo di lettura, l'osservatore può distanziarsi con un salto di posizione, terzo occhio, e assumere la nuova lente-guardo, a punto esterno dalla dinamica che lo porta a saper vedere insieme le perturbazioni emittente/destinatario, come un occhio neutro Egli, libero di poter rientrare nella dinamica con un salto di ritorno nel campo. In tale possibilità si può scegliere se, come e quando intervenire a perturbare il processo, come fa una mamma che osservando il figlioletto giocare, prontamente interviene in caso di pericolo. Questo essere nella meta-posizione fa assumere la distanza, che è la zona d'ombra rispetto al processo, funzionale alle proiezioni di letture allargate.
Tale postazione è lo sguardo eco-biostorico a punto infinito che apre al tempo neghentropico egli regolamenta i processi, come un supervisore che si fa garante del divenire. È in tale ambito che l'individuo-osservatore da semplice lettore-attore (le risposte istintive), si fa meta-lettore e co-attore della dinamica vitale (le risposte mirate).
È bene precisare che le diverse posizioni di lettura, non sono punti fissi di osservazione, ma un complesso gioco di stimoli e rimandi che rendono l'osservatore il giocoliere di posizioni, il funambolo della vita. Nel passaggio da osservatore-attore a meta-osservatore/co-attore si attua un salto d'insieme che rende più ampio lo spazio-orizzonte della dinamica, come un secondo gradoix di complessità del sistema che ha in sé, sia la dinamica, sia la verifica della dinamica:
Solo nel secondo livello d'ordine si ha lo sguardo-moltiplicativo di dinamica che permette l'esercizio della libertà aprendo ad una frastagliata facoltà di scelta, che segna il passaggio dall'obbligo di risposta, alla facoltà di decidere se intervenire o se restare fuori dal gioco che si mostra in forma indipendente dal sé. In tale posizione di distanza si parla di un secondo livello di coscienza (l'io che pensa sé che pensa).
Interagendo sulle tre possibilità temporali (oggi, ieri, domani) e sulle differenti posizioni spaziali (dentro/fuori) si elabora lo spessore dell'io nella storiax che altrimenti resterebbe un granello di semplice “polvere” di fatti a tempi 0, le “scaglie” o “quanti”, senza alcun proiezione di collegamento o di profondità prospettica, in tal caso sarebbe un soggetto-punto, aperto a infinite possibilità ma ancora privo di estensione, come un neonato che ha preso luogo senza storia.
Sono le elaborazioni delle reti di relazioni fattuali, a più legami emittente/destinatario, che creando il movimento, innescano la complessità dei campi dialogici che si allargano e s'infittiscono:
[(+ complessità + intrico + conoscenza + libertà + scelte + complessità...) + vita].
Viceversa
[(- complessità - intrico - conoscenza - libertà - scelte - complessità...) - vita].
Dalle due pseudo-espressioni si evince come l'intricarsi delle dinamiche non sia un fatto negativo per la vita, bensì la sua immensa ricchezza che la rende aperta alle continue novità storiche e alle continue libertà degli individui agenti. Ogni nuovo grado di complessità è un nuovo salto di insieme da cui nascono i differenti livelli di realtà con il variare di grandezze.
Ogni livello-variazione richiede la sua carte di lettura con il suo campo scientifico e il suo significato storico:
La dipendenza tra la direzione dello sguardo e le posizione di lettura vincola la forma della realtà:
Le tre prospettive di sguardi si possono immaginare come tre campi-finestre d'osservazione che rendono “fratto”, scisso, lo sguardo-lente dell'osservatore, permettendogli di attuare lo sdoppiamento per piani-superfici dei momenti della mente:
La mobilità dell'occhio, la possibilità di zoomare l'inquadratura, la scelta di ribaltare il campo/fuoco di osservazione fanno sì che si crei la co-in-tra-tessitura storica e mentale.
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i“... L'io raccoglie gli echi per il suo agire dallo stesso campo in cui è inglobato... Egli è un occhio che, munito di una miriade di sensori, rastrella le variazioni anche minime del campo vitale e le elabora, le proietta, le trasla, le interconnette, le lima... cioè le trasforma in significati idonei all'azione. Tutte queste operazioni si concatenano nelle emozioni e tramite un gioco di parole-gesti si innescano i movimenti di conoscenza, quali viaggi di sensi (direzioni) che fanno muovere il campo. … Sono le parole-gesti a svolgere tra gli umani il ruolo di nodo-sinapsi tra letto/lettore... il bagliore, il lampo di luce che attiva il contatto. Questo lampo si può chiamare esso stesso quanto storico. Ed è insieme un promotore di conoscenza e un promotore d'azione. Una volta attuatosi il contatto, quale chiusura del campo io e apertura del campo tu e viceversa il rapporto informativo può instaurarsi e iniziare a circolare. Da tale processo di apertura/chiusura degli spazi si può cogliere come sia lo stesso atto di lettura, stabilendo il contatto, a chiudere il circuito tra passato-futuro e a permettere alla storia, nei tempi 0, di prendere corpo, assumendo veste di realtà. Un'immagine che esplica tale operazione è quella della ricamatrice che dopo aver preparato la trama per il suo ricamo, prende il filo e con l'azione di entrata-uscita dai fori della stessa trama, intesse i suoi fiori, le sue visioni, le sue fantasie. Tale tessitura diventa il suo particolare contributo alla dinamica del divenire, in quanto accettando i limiti del proprio sé, li trasborda, li valica, come un seminato che si trasformerà in un biondo campo di grano. L'operazione di presa di realtà... non produce... le medesime visioni: ogni soggetto elabora una sua personale mappa di realtà, essendo ogni esperienza legata ad una scala differente di emozioni o di luci/ombre di lettura. Da ciò scaturisce la diversità di veduta, quale spazio personale e univoco di ognuno. La pulsazione dei lampi informativi produce un costante lavorio di modellamento... in questo consiste la libertà del sistema io o habitat e nello stesso tempo l'incognita del vivere. Il modellarsi alle situazioni fa del soggetto un io multiplo, perché in ogni diversa situazione egli assumerà una differente identità che si legherà alla visione-emozione-scelta-azione di volta, in volta elaborata: uno, nessuno, centomila che spaventava la società pirandelliana, oggi non fa più paura, in quanto il recupero di una visione dinamica della realtà, ha permesso di rileggere completamente lo status-ruolo dell'uomo nella storia. La relatività dell'esistere non va confusa con il relativismo che nega valore ad ogni azione, in quanto esalta l'indifferenza come fattore di scelta nell'azione; ma va intesa come una scelta legata al contesto, cioè una visione di alterità di eco-inter-dipendenza, che fa assumere alla stessa azione un valore bio-storico...”, pp.62-63. A. Colamonico. Ordini Complessi. Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza a cinque dimensioni. Ed. Il filo. Bari 2002.© 2011- Antonia Colamonico