BiostoricaMente
Il Meta-livello Cognitivo
del Multi-Verso di Realtà
Traduzione-estratto da A. Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity.
In World Futures Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469. Taylor & Francis Group - August 2005
Il nuovo tracciato meta-storico
Biostoria, scienza & metodo disegna il nuovo tracciato metastorico preannunciato Edgar Morin, quando auspica un salto di paradigma come l'uscita dalla Storia, a sua volta emersa dalla Preistoria, che aprirà alla Società Planetaria. È un'epistemologia che allarga gli sguardi osservatori all’uno-tutto della dialogica individuo/cosmo di finito-infinito, insieme
Si pone come Scienza delle scienze, quale meta-livello cognitivo che lega in un abbraccio, ologrammatico e paradigmatico, tutti i campi del sapere, siano essi studio dei:
- reali/ideali, concreti/astratti, organici/inorganici, passati/futuri, soggetti/oggetti, privati/pubblici, io/tu…
Scienza che non impone, non chiude, non rincorre l’assolutezza; ma si limita a tracciare, disegnare, percorrere, accompagnare, esplorare, a più gradi di lenti, le linee evolutive degli spazi-tempi-fatti dei:
- datati, collocati, posti, agiti, detti, sentiti, ideati, approvati, condivisi, misurati, identificati,… per cogliere i mutamenti caleidoscopici delle stesse visioni.
Non vuole essere padrona-signora di vita, essendo aliena al potere, ma semplicemente anima madre-bambina, Spazioliberina, che gioca con i vuoto/pieni di spazi-tempi-fatti e racconta al suo uomo, strutturato Spaziostretto, occhio lineare-univoco, e al suo bambino, strutturato Spaziobiricchino, occhio in costruzione, l’eticità della dinamica della vita.
È un occhio amico che sa leggere i silenzi, le attese, le incomprensioni, gli inganni, le speranze, le gioie… e disegna gli spazi di libertà.
Procedendo con ordine; il campo d’osservazione biostorica è la dialogica della vita, come processo d’informazione, a livello cosmico, che apre spaccati di spazi-tempi-fatti finiti, nello Spazio-Tempo-Fatto Infinito, per effetto di ricaduta dei quanti storici, promotori di vita.
La costruzione storica è un processo di traslazione-gemmazione di eventi, che attualizzano il presente, in tutti i piani di passato-futuro storico.
Lo Spazio-Tempo-Fatto, nel processo d’erosione per effetto della dinamica perturbativa dei quanti, assume una struttura a spugna che si presenta come un unico corpo organico, pur frastagliato e frattale nella sua forma che tende all’infinito storico.
La particolarità del suo aspetto è il frutto della stessa dinamica informativa che si apre a nuove linee di futuro, chiudendosi, a seguito dei mutamenti di percorso, ai vecchi tracciati. Il chiudersi/aprirsi determina i vuoti/pieni di spugna, come i non attuati e gli attuati, i non accaduti e gli accaduti…
I quanti sono particelle discrete, bio-fisico-informative. Costituiscono la carica auto-propulsiva 1 dell’infinito biostorico, che si auto-organizzaza per effetto dello stesso toccarsi-informarsi delle sacche-nicchie storiche. Essi con un gioco di esplosioni/implosioni permettono di tenere vivo l’intero Universo, informandolo/deformandolo, come un grande cuore cosmico che pulsa, per effetto dell’energia che essi stessi sprigionano, muovendosi.
Il quanto, come carica energetica 1, è un’unità multipla inscindibile, costituita da un fatto-tempo-spazio. Nel suo attuarsi (fatto), esso produce un effetto di dilatazione nello spazio, con la partenza di una linea-direzione di tempo, di qui la relazione:
Fatto : Tempo = Tempo : Spazio = Spazio : Fatto.
Lo spazio costituisce l’informato, colui che subisce l’azione di deformazione. Il tempo il formato, come il nodo-punto di partenza della deformazione futura nelle nicchie-sacche spaziali. Il fatto è l’informatore, come il quid che comunica e imprime il grado (+ o -) del mutamento nello stato di presente. Il primo, informato, è la struttura piena, il secondo, formato, è la struttura vuota della spugna storica. Il terzo, informatore, è il vincolo-eco-scia della rete informativa.
La rete, come insieme di tutti i nodi-vincoli informativi è l’eco-storico che costituisce la trama dei passati-futuro su cui s’intesse, annodandosi, il presente biostorico.
La trama storica è un passato che tende al futuro, passando per i quanti di presente.
Ogni quanto è la risposta, a tempo 0, ad una perturbazione precedente, che l’ha influenzato-attivato; nel contempo è, a sua volta, un perturbatore dello spazio-tempo futuro, poiché imprime la nuova modifica di direzione (bivalenza madre-figlio).
È nel tempo presente che si gettano le linee o i tracciati di quelli che diverranno i successivi presenti. L’attuazione dei piani futuri non è legata agli effetti di una sola dinamica evolutiva, ma è il risultato di una complessa perturbativa di quanti che rendono poco prevedibile, o meglio, aperto il futuro.
L’eco-storico è la struttura profonda dell’intera dialogica biostorica, a tempo 0. È bene precisare che il tempo del quanto, come tempo presente, è il tempo 0 (Prigogine, 1989). È da questo che poi parte la linea del tempo, che permetterà, con il processo neghentropico di risalita, le rivelazioni topologiche. Il tempo 0, permette nella lettura di distinguere il prima-dopo e così datare l’evento.
Il tempo storico non è una linea univoca (tempo di lettura), anch’esso si presenta scisso e frastagliato, essendoci la dipartita di tante linee di tempo per quanti spazi-eventi resteranno perturbati dal suo attuarsi. Si può così parlare di tempo uomo, tempo fiore, tempo cellula, tempo sole, tempo universo, tempo ape… e nel caso di tempo uomo: tempo casa, ufficio, associazione… cioè tutti gli spazi influenzati dalle dinamiche relative ad ogni soggetto.
Il processo naturale è una dinamica di creazione-gemmazione di spazi-tempi-fatti a più livelli soggiacenti, come nicchie in nicchie, rapporto utero-feto. In tale processo di divenire a più strati-sacche di realtà, la costante è la medesima struttura organizzativa, che si auto-organizza in organismo a spugna.
I vuoti/pieni sono presenti in tutte le forme naturali:
- bronchi, muffa, geranio, costa, pelle, occhio, caverna, atomo… essendo l’effetto di ciò che avrebbe potuto essere e ciò che di fatto si è concretizzato.
Il quanto imprime il grado di deformazione e di conseguenza la direzione. Anche il pensiero è carsico e ha una struttura a spugna con i vuoti di memoria-emozioni-ideazioni-riflessioni… e i pieni di memoria-emozioni-ideazioni-riflessioni…
I vuoti/pieni sono il risultato delle perturbazioni dei quanti nei vari presenti della coscienza individuale e sociale. Si può spiegare, allora, il contrasto tra sapiens-demens registrato da E. Morin (2001).
Il sapiens è relativo all’acquisto d’informazione-consapevolezza, come capacità organizzativa, il demens alla perdita d’informazione-consapevolezza, quale incapacità organizzativa per effetto dei quanti perturbatori che squilibrano i sistemi. Ed è da tale incapacità di lettura-gestione che nasce la paura e la conseguente chiusura ideologica.
Il processo di gemmazione dei quanti può essere letto, con un occhio egli, come un fuoco d’artificio, fatto di esplosioni di luci, implosioni di luci: luce/buio/luce/buio/luce...
La luce è il quanto d’evento che perturba la nicchia di spazio-tempo, imprimendo il grado di rottura al campo. Il buio come assenza d’evento, tempo vuoto, è l’elaborazione di una risposta del campo, con l’ideazione-organizzazione di un nuovo quanto perturbativo che squilibrerà nuovamente lo spazio-tempo.
Acquisto/perdita d’informazione come ordine/disordine sembra essere la condizione della vita che oscilla tra due poli: sintropia/entropia, vita/morte.
In questa bivalenza o ambiguità si inserisce la neghentropia, come il processo d’apprendimento che porta a ridurre l’entropia, tramite un’inversione, verso la sintropia o viceversa a aumentarla, accelerando il grado d’entropia. Ad esempio in uno stato di malattia il prendere o no il farmaco giusto. L’inversione, come cambiamento del verso-linea di futuro, è il salto di paradigma, che apre ai nuovi percorsi storici e alle nuove gemmazioni.
È bene precisare che il processo d’apprendimento è cosmico e non legato alla sola condizione uomo, il quale occupa un posto periferico e marginale nella dinamica della vita.
La lettura delle perturbazioni biostoriche, come processo dialogico, presuppone un occhio lettore sdoppiato, o meglio de-coordinato, che sappia vedere, in simultaneità, i mutamenti dentro/fuori, vuoto/pieni della spugna vitale.
© 2011- Antonia Colamonico
Mappatura del pensiero frattale
Essendo la storia il processo spaziale a campo profondo di tutta quanta la realtà, a tempo 0-infinito, si presenta all’occhio osservatore come una dinamica di costruzione di luoghi: i topos che possono essere i luoghi:
- mentali, fisici, chimici, organici, inorganici, materiali, immateriali, concreti, astratti, reali, virtuali…
In una visione biostorica si definisce realtà tutto ciò che entra nel gioco vitale, acquisendo, nell’attimo stesso del suo porsi, un fatto-tempo-spazio (elemento costitutivo del quanto).
Crollano così tutte le riduzioni e divisioni di una logica disgiuntiva e separativa (Morin, 1993) che componeva le scatole disciplinate di conoscenze indipendenti.
Con un occhio biostorico tutto è soggetto ad essere perturbato/perturbatore, essendo tutto storia. Se tutto è storia, quindi non si può dare a parti di realtà la dignità di esistere e a parti, negare il diritto ad esserci:
- la nuvola di quel dato cielo, l’idea di quella data mente, il sasso di quel dato fiume, l’orbita di quella data stella, il sorriso di quella data bocca… tutti insieme entrano nel ballo vitale, con pari dignità.
Ecco il salto di paradigma è la scoperta dell’eticità dialogica, intrinseca alla storia. Anche la realtà virtuale cibernernetica, ad esempio, nell’istante in cui si è posta, è entrata nel gioco dei nodi-maglie-reti storiche; lo stesso vale per un sogno che spaventa un bimbo nel cuore della notte o un’idea che apre uno spaccato di soluzione nuova o un riflesso di luna che si specchia nell’occhio di una donna innamorata.
Tutto è perturbato/perturbatore in una logica coordinativa e connettiva, in cui la causa e l’effetto si eco-auto-modellano, inseguendosi in un abbraccio d’amore infinito.
Tornando ai topos; essi si prestano a essere letti e ispezionati, nel tempo, sotto molteplici aspetti, grazie a carte-lenti biostoriche. Le carte-lenti sono le chiavi d’accesso alla realtà e nel contempo gli organizzatori del pensiero; anch’esso processo naturale carsico e frattale, a spugna.
Esiste un legame profondo tra osservatore-osservato che insieme si auto-modellano e ogni ri-modellamento implica una differente tipologia di lettura di realtà: rapporto letto-lettore-lettura.
Il salto di paradigma da un sistema epistemologico determinista ad uno probabilista, passa per un salto di lettura, nell’organizzazione dei sistemi di acquisizione-memorizzazione delle informazioni, che apre al pensiero frattale.
Per comprendere cosa sia una dinamica frattale, bisogna uscire da una visualizzazione di tempo continuo ed entrare in una di tempo discreto, discontinuo:
- acceso/spento/acceso/spento… luce/buio/luce/buio… visto/non visto/visto/non visto...
Il vuoto/pieno di tempo è consequenziale all’azione di disturbo del quanto che esplodendo mette in crisi il campo e di ritorno questo, a sua volta, dovrà rispondere alla perturbazione subita (rapporto dialogico) elaborando un nuovo quanto perturbativo.
Nell’azione di conoscenza, osservando le dinamiche, si possono assumere varie posizioni di lettura ad esempio una interna occhi io/tu, con l’assunzione di un punto di vista:
- qui si inseriscono le letture ideologiche, con gli schieramenti di destra e di sinistra.
Un’altra esterna, come un occhio egli, posizione utopica (= terzo occhio) che con uno sguardo non-luogo, distaccato, coglie l’alternanza di ordine/disordine/ordine/disordine… come gioco dialogico.
Il tempo di un sì fatto spazio è a gemmazione o a singhiozzo. Se poi il vuoto/pieno lo si guarda, non in relazione ad un singolo campo-finestra (visione ristretta), ma in uno allargato, aperto a più dinamiche (campo schizato e multiplo = occhio di mosca), allora si noteranno le esplosioni/implosioni di tempi-spazi-fatti, relativi alle differenti nicchie-sacche biostoriche.
Le diversità, in una simile posizione, smetteranno di essere dei contrari per divenire identità (pensiero connettivo). Ad esempio i concetti-azione di entrare e uscire letti con un occhio interno agli spazi si presentano come due opposti; letti con l’occhio utopico sono un’identità, in quanto la diversità non è nell’azione, ma nella posizione di lettura.
Questa è una visone frattale, multipla, ma richiede un occhio eco-biostorico che sappia guardare dall’alto la complessità e visualizzare i processi perturbativi esterni/interni ai sistemi organizzativi, in simultaneità.
© 2011- Antonia Colamonico
Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity
Antonia Colamonico
In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori.
Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge. (August 2005)
Pagine secondarie (3): Gli enti biostorici Ordini multipli TopologicaMente
Tutti i diritti sono riservati. © Antonia Colamonico - Marcello Mastroleo