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Solo conoscendo l'uomo allarga l'orizzonte del reale; il reale a sua volta, con la conoscenza, acquista un valore-significato nella coscienza: Non esiste per l'uomo una realtà senza coscienza e non esiste una coscienza senza realtà. Da A. Colamonico. Fatto tempo spazio. Premesse per una didattica sistemica della storia, p.23 -24. Oppi, Milano 1993.
Dedica
A Marcello Mastroleo,
con tutto l'affetto, da sempre.
Mamma
Gli uomini comuni guardano le cose nuove con occhio vecchio. L'uomo creativo osserva le cose vecchie con occhio nuovo. G. B. Bono
"... una conoscenza a campi-finestre, come un gioco di pieni e di vuoti, di forme e di sfondi che danno della realtà una visione distorta, discontinua e frattale..."1
"Iniziare un viaggio nella conoscenza e nella realtà, implica l'apertura di un campo d'indagine o di lettura sui meccanismi che sono alla base della relazione uomo-habitat. L'uomo oltre a vivere, come creatura biologica, ha la predisposizione ad assumere una meta-posizione nei confronti della vita stessa; questa sua capacità ad interrogarsi sul significato della vita, sui perché e come dei fenomeni, gli permette di esercitare delle facoltà quasi sconosciute agli altri essere viventi, come quella di edificare il suo habitat e la sua storia attraverso una fitta rete di connessioni tra: oggetti, situazioni, eventi, aspettative, mutamenti...
Le connessioni lo portano a produrre simboli, ideazioni, linguaggi, riflessioni, tecnologie, economie... che da un lato lo emancipano dal suo spazio vitale, dall'altro lo imbrigliano in una serie sempre più complessa di nuovi bisogni che gli danno la sensazione di un primordiale paradiso perduto. In tale "circolo vizioso" di andirivieni di stimoli e di risposte che perturbano continuamente l'io-habitat, come un "gatto che si morde la coda", per H Maturana e F. Varela, si costruisce lo stretto vincolo tra immaginazione-realtà, quali pensiero e vita. Il pensiero è funzionale alla vita, la vita è propedeutica al pensiero.
La capacità dell'uomo a conoscere è strettamente collegata alla sua capacità ad emozionarsi di fronte alla vita e da tale sentimento che lo rende fortemente percettivo, nasce l'osservazione che attiva le sue facoltà mentali di elaborazione dei segni percepiti. Egli li trasforma, poi, in nodi informativi ed, infine, in atti operativi che gli permetteranno di manipolare l'ambiente naturale.
Della realtà l'uomo percepisce solo segni-echi che egli stesso prede ed elabora in linguaggi e poi in Quadri-Reti di Sapere.
Ogni quadro implica una lettura ordinata di nodi-legami informativi con l'acquisizione di conoscenze, poi applicabili, mediante azioni, alla stessa realtà o all'habitat: il luogo o casa bio-fisico-mentale-sociale entro cui il soggetto osservatore-attore si muove.
Il rapporto tra i tre elementi occhio-mente-mano permette di distinguere una realtà naturale e una costruita, intendendo con la prima l'organizzazione spontanea del processo vitale, con la seconda l'intervento perturbatore dell'intelligenza dell'uomo nel ciclo naturale.
Volendo approfondire il viaggio esplorativo nella realtà e nella conoscenza, la prima azione da costruire è l'apertura di una finestra di osservazione, come campo-lente vuoto che permette di delimitare e isolare una porzione di Universo.
Nell'azione di conoscenza l'occhio osservatore focalizza un campo di lettura, isolandolo da un tutto e attraverso questa capacità ad isolare (rendere isola), distingue una quantità osservabile: atoni, cellule, foglie, stelle, formiche, idee, eventi...
Si ferma a guardarli vivere, a cogliere e a registrare le evoluzioni, le proiezioni, i legamenti che i reali attuano durante il periodo di osservazione.
L'io sperimenta, nell'azione di lettura, solo porzioni limitate, parziali o topiche (= locali) di realtà che confronta con altre osservazioni precedenti, parziali atopiche (= fuori luogo) in questo caso, ed è da questo insieme di rilevazioni e comparazioni che poi, inizia a ipotizzare una visione generale e teoretica.
Cercando di spiegare le rilevazioni registrate, egli elabora una lettura ordinata di realtà, costruendo i legami e le interazioni tra le parti (di realtà). ... La sua indagine non potrà mai essere su tutta la realtà, bensì su parti discrete, il Tutto va oltre le capacità del singolo, il quale è solo un sottoinsieme di quella totalità. Il limite gnoseologico non impedisce tuttavia, all'io-osservatore di elaborare la sua visione generale come una mappa globale che può essere definita una realtà virtuale, o secondo la definizione di T. Moro del 1516, una utopia.
La visione d'insieme, che può essere identificata con la realtà, essendo una mappa e non un territorio, costituisce un'ipotesi di lavoro e un eccellente strumento critico delle diverse simulazioni locali che di volta, in volta si andranno a studiare. Le conoscenze parziali, limitate ad un campo d'indagine definito permettono la rilevazione di sempre nuovi elementi informativi che, confrontati con la visione globale, la modificheranno, la limiteranno, la evolveranno.
La continua rielaborazione-osservazione-giustificazione spiega il moltiplicarsi delle diverse mappe-definizioni di universo-realtà che si possono susseguire nel corso della storia.
Esiste un rapporto interattivo tra visione utopica e visioni topiche-atopiche, La prima influenza le seconde e queste correggono la prima, secondo una retroazione positiva di squilibrio. Questa rilettura costante, permette sia l'evolversi della conoscenza, sia l'appropriazione da parte dell'io-osservatore di parti sempre più ampie di infinito, quali quadri di saperi e di mappe-modelli di reali, soggetti a riletture e riscritture continue.
Si può paragonare la conoscenza alla tela di Penelope che veniva intessuta di giorno e sfilata di notte. Il giorno è il momento della consapevolezza, della certezza, della chiarezza o intuizione illuminante; la notte, il momento del dubbio, della constatazione dell'errore, della perdita d'identità o buio cognitivo.
In tale relazione continua di andate e ritorni le conoscenze sono poste in rete tra loro e sono confrontate, misurate, soppesate, quindi, mutate.
Il dubbio/certezza è lo stato fisico-psico-mentale-sociale che permette la produzione di sempre nuovo sapere, attraverso la messa in discussione di quanto appreso e definito.
il mettere in crisi gli appresi, implica la durata valenza storica degli stessi, quindi ne scaturisce che ogni conoscenza è destinata nel tempo a perire, senza alcuna pretesa di assolutezza. Il valore è funzionale allo spazio-tempo di lettura che è la sua nicchia storiografica.
Per una facilitazione di lettura i momenti costitutivi dell'atto di conoscenza possono essere distinti in quattro fasi:
Si può affermare che esistono tanti modi, per quanti occhi spettatori e ogni occhio per tanti spazio-tempo. La relatività dell'azione di lettura è la garanzia della dinamicità della conoscenza.
Questi quattro sotto-processi, insieme, permettono l'esplorazione della realtà e l'edificazione di una teoria di realtà. Dalla rappresentazione, poi, scaturirà l'azione, quale fattore perturbativo del campo-habitat.
Ogni azione è strettamente connessa alle mappe di realtà di volta, in volta elaborate. Il legame visione-azione permette di attuare il processo neghentropico di risalita: dall'azione ai modelli/dai modelli all'azione. Ed è grazie a tale capacità di lettura che si può viaggiare dal passato al futuro e viceversa..."1 (pp.13-15)
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1 - A. Colamonico. Ordini Complessi - Carte di lettura di Approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Il Filo, Bari 2002( Antonia Colamonico. © 2011/2012 Il filo, Bari)
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