Le carte storiche parte prima - parte seconda
L'inadeguatezza operativa, non funzionale al permanere dei sistemi, sta oggi spingendo a nuove azioni d'ammodernamento non più dei soli ambienti disciplinari, ma delle stesse carte di lettura e queste come effetto di ritorno spingono verso una riorganizzazione delle modalità mentali nell'acquisizione degli ordini e indirizzi da dare alle lettura-apprendimenti:
In tale processo plasticoi, come per la creta che prende/perde la forgia tra le mani del vasaio, l'osservatore storico assume un ruolo e una funzione di primo piano, egli assume quello sguardo a punto dell'orizzonte, precedentemente definito, che permette l'ampliamento delle dimensione spaziali, per poter effettuare il ribaltamento dell'occhio.
La possibilità d'attuare tale gioco di osservazioni, attuazioni, modifiche impone all'osservatore storico il saper assumere molteplici posizioni di lettura per sviluppare uno sguardo geometricoii a più universi di visioni-realtà, in grado di far “comprimere” il tempo di lettura ed essere consapevolmente “presente” sia con la velocità di un sistema a nanosecondi, e sia, cosa importantissima, con le sue verità esistenziali che chiedono più di essere (funzione attiva) che di consumare (funzione passiva).
È in tale dinamismo che si attua il salto gnoseologico che apre al paradigma eco-biostorico con il passaggio dalla scienza dei processi, alla scienza dello sguardo, che sa focalizzarsi anche sui meta-processi, con lo sdoppiamento dei campi-fuochi di lettura e la moltiplicazione dell'occhio-mente di osservazione:
Questa topologia d'occhio è lo sguardo eco-biostoricoiii che si presenta come una “lente-bussola cognitiva” a 360° che destruttura i campi e li vede mentre insieme si perturbano. Abilità visivo-cognitiva che è in grado di rendere più funzionale e quindi vitale il modo di essere dell'uomo nella storia, a tempo 0:
Con tale carta-lente, l'osservatore, sapendo assumere una posizione a “occhio a punto infinito”, precedentemente indicata, vede le deformazioni/formazioni storiche come l'effetto naturale del fermentare di eventi come bolle che prendono nicchia storica, in relazione ai percorsi evolutivi, messi in moto nelle aperture/chiusure dei tanti tracciati e processi di dinamiche che egli stesso liberamente avrà imparato imparare a isolare, attivare o stoppare, divenendo un attore, consapevole, di situazioni-spazi vitali, che hanno una ricaduta a feedback sul sé e sugli altri, creando gli stati sociali e privati di mal-essere/ben-essere storico.
L'abilità osservativa non è, da sola, garanzia del bene storico, la scelta d'azione è influenzata anche dalle scale di valore che inclinano le scelte storiche verso o un fattore quantitativo o qualitativo. Le quantità danno il primato al bene economico, le qualità al bene socio-culturale.
Volendo sintetizzare il processo, l'atto di nascita segna la presa di una forma- res (bolla) ben precisa, tra una molteplicità di possibilità (area del vuoto).
La forma-res delimita e circoscrive l'evento (quid) spazio-temporale che una volta avvistato si tende all'azione di lettura, la quale gli farà acquistare:
Funzionale, nella lettura eco-biostorica, è la visione simultaneaiv a insieme vuoto/pieno di realtà, come un unicum di deformato/formato, di involuto/evoluto, di assenza/presenza:
In sì fatta organizzazione a un-Tutto, l'eco storico assume il ruolo di collante spazio-temporale nel susseguirsi dei vari tempi 0:
Le azioni di conoscenza avvengono sull'orlo membrana tra il non visto e il visto, nei tempi 0. In tale linea di confine si rivela all'occhio-osservatore un nonsoché di reale (le scaglie d'evento a tempo 0), di cui resta sommersa tutta la struttura-trama evolutiva che l'ha prodotta.
Tra il sommerso, campo del buio-ignoto, e il visto, della luce-realtà emergente, c'è un codice-filo in-visibile che li rende connessi. In tale dinamismo di non visti e avvistati il ruolo chiave di scopritore-ordinatore del senso-significato di realtà-verità è svolto dallo stesso occhio-mente lettore, lente-bussola cognitiva di realtà storica.
L'eco storico, così come il vuoto quantistico, è il campo silente che permea di sé il mondo dei “reali”, come un tessuto connettivo che rende uniti gli organi del corpo umano.
Riprendendo l'immagine della fotografia, l'eco è il tracciato in negativo, mentre la foto-fatto è quello in positivo; in tale dinamismo, il vuoto-eco più che le caratteristiche dell'inconscio freudiano ha le sembianze del silenzio, come lo stadio dell'incubazione d'evento che si sta “dolcemente” radicando nelle trame storiche, quale larva-bruco che prepara la crisalide per poter essere farfalla, o seme per l'albero, o feto per l'uomo.
Con l'emergere dal vuoto vitale, la novità prende ramificazione-cresta storica, aprendosi ad una molteplicità di possibili evoluzioni e visualizzazioni che sono vincolate:
In tale gioco sottile di avvistamenti ed elaborazioni informative l'osservatore stesso dà alle creste di eventi “ossigeno” storico, tenendole in vita o lasciandole ricadere nel vuoto degli echi, per poi farle riemergere in un nuovo ammiccamento futuro.
Nasce così un fitto intreccio di de/rive, come l'andare da una sponda all'altra, tra individui e individui, campi e campi e informazioni e informazioni, che allargandosi e diramandosi, estende lo spazio-tempo, dandogli spessore storico (la forma a spugna).
La medesima meccanica quantistica, ad esempio, è alla luce dello sguardo biostorico semplicemente una delle tante derive storiche che, prendendo visibilità nel tracciato narrativo di un definito osservatore, ha fissato il luogo, il tempo (1926) e le proprietà ad una particolare angolatura di quell'unicum dinamico, avvistato come relazione fra la natura ondulatoria e quella corpuscolare delle particelle (con il principio di indeterminazione di Heisenberg).
In essa oltre ad essere descritta l'eccentricità del campo sub-atomico, c'è la testimonianza di un compreso, capito e sentito (fusione mente-cuore) ad opera di un agente storico fisico, concreto, che percorrendo la sua sete di senso, ha dato a un seme-informativo, un verso direzionale da tramandare e intessere nei tempi e nei tessuti successivi, di presente:
Il processo del saper far nascere la trama di novità (pensiero creativo) richiede una mente anticipativa a sguardo sintropico che sappia vedere nel buio del vuoto storico le sfumature di senso, la mente ad apertura logica continua di Spazioliberina (1991), per intraprendere, prendere dentro il silenzio degli echi, i bandoli antichi a cui annodare le trame nuove.
Alla luce di quanto sin qui esposto, ogni letture disciplinari, da quelle prettamente scientifiche a quelle umanistiche, è solo un semplice tracciato di tessuto narrativi al singolare, di quella sete di forma vitale che, assumendo fatto-tempo-spazio, agli occhi di un concreto osservatore, è divenuto un ordito-filo storico che come eco-vuoto di fatto può essere ripreso, riprendendo spazio-tempo (il nodo) con una nuova veste nominale che si fa abito e casa di una ulteriore realtà informativa (la rete), solo similare:
Con una simile costruzione d'occhio-mente, si ridimensiona la pretesa di assolutezza dello stesso paradigma scientifico moderno, nel definire le leggi dei processi naturali, poiché esso è, e non altro, che una semplice visualizzazione-riflesso di una realtà mutevole che richiede continui accomodamenti, che rendono inadeguate le carte precedenti.
La stessa “teoria del Tutto"vi, ad esempio, su cui stanno oggi riflettendo gli studiosi, se porterà dei risultati, sarà solo la carta di uno stato (compreso) del senso di un processo, relativo a quella particolare situazione storica e non del modo definitivo degli stati, tutti, di processo vitale:
Quello che l'agente storico dimostra, è semplicemente l'ampiezza della sua acutezza e ricercatezza di sguardo che aprendo il vuoto di spugna storica, prova a leggere delle possibilità nuove di risposta agli eventi:
Il processo-conoscenza è in eterna costruzione; di volta in volta, lo sguardo-occhio dell'osservatore, rimodellando le carte dei saperi, apre la spugna del pensiero a spaccati di visioni nuove della spugna storica, circa una verità di fatto-tempo-spazio che nasconde in sé una dualità (la relazione osservato-osservatore) e univocità di forma (l'osservazione), percorribile a faccia unica (solo occhio uomo), all'infinito, come nel nastro di Möbius:
Alla base della conoscenza c'è l'occhio-mente dello medesimo osservatore, finestra a tempo 0, che percorrendo la forma, a topologia complessa, della sua stessa mente (in senso esteso, non solo cervello, ma corpo tutto che si fa sensore di quid dei movimenti) disegna le fioriture frattali di quel "vuoto storico" che si intravede (percepisce) al di là del suo occhio-finestra a tempo ora (t. 0).
Ogni lettura è un foglio-strato di realtà compresavii, un fuoco d'artificioviii di cresta frattale che svela un aspetto buio della vita, che tuttavia conserva in sé il “il segreto di sempre” (Ungaretti).
Il vuoto/pieno sono come un abbraccio inscindibile, un uno/tutto, che era stato già compreso dagli antichi maestri del buio che sapevano come “portare in luce”, e che è stato scisso dai cultori del "solo ciò che si vede” da cui si è allontanato, nella vecchiaia, E. Montale.
Necessita uscire dalla logica del pensiero scisso e impostare la conoscenza come un corpo-rete a multi-strato e multi-verso:
La forza propulsiva di sguardo-mente eco-biostorico, in siffatta impostazione di lettura, si radica su una triplice abilità cognitiva che fonde insieme lo stato d'animo di meraviglia del poeta, l'abilità razionale e operativa del matematico e la capacità affabulante dello storico:
In tale intreccio di "vestizione" di forma-nome-processo si possono tagliare e cucire gli abiti coerenti e ordinati dei differenti strati dei campi semantico-disciplinari che danno il volto e la spiegazione a tutto quel universo emerso dall'invisibile che è il lato buio della vita, quell'oltre. di quella finestra a tempo 0 che segna il limite-confine d'orizzonte, dell'incontro di finito/infinito.
Le carte storiche parte prima - parte seconda
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iA. Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge, August 2005.iiM. Emmer in Mathland. Dal mondo piatto alle ipersuperfici, ( Universale Architettura, 2003) individua nella matematica la possibilità di cambiare la nostra idea dello spazio, che come ricaduta muta il nostro modo di immaginare gli oggetti; per cui la stessa matematica è il regno della libertà dove si inventano nuovi oggetti, nuove teorie e nuovi problemi. La ricaduta di tale consapevolezza fa aprire, con biostoria, una finestra d'osservazione sulla geometria interna alla mente, vista in chiave biostorica come uno spazio topologico da organizzare. (occhio a 5 dimensioni).iiiA. Colamonico. Fatto tempo spazio. Op. cit. Oppi, 1993 (p. 59).ivA Colamonico Articolo Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. Op. Cit. Taylor & Francis Group 2005.vA. Colamonico, M. Mastroleo. Verso una Geometria Multi-Proiettiva della Mente © Il Filo. Bari, 8 settembre 2010.viS. Hawking “Se arrivassimo a scoprire una teoria completa sarebbe il trionfo definitivo della ragione umana perché così avremo modo di conoscere la mente di Dio”- “Non c’è bisogno di un Dio creatore dell’universo. Basta un sussulto della forza di gravità a generare tutto ciò che osserviamo” (Il sussulto o la brezza lieve in cui Elia colse il passaggio di Dio-Creatore) - S. Hawking e L. Mlodinov. The grand design - ll Grande Disegno. Mondadori 2011.viiA. Colamonico, M. Mastroleo. Verso una Geometria Multi-Proiettiva della Mente © Il Filo. Bari, 8 settembre 2010.viiiA. Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. Op. Cit. In World Futures. 2005