Una parte di torta al testo, per favore
L'editoriale
L'editoriale
La prima cosa che mi viene in mente quando penso alla parola “parte”, ancora oggi, è la torta al testo. Mi viene in mente mio padre, quando ero bambino, che dice di voler andare a mangiare una parte di torta alla Festa dell’Unità o a quella della Sportiva. Per molto tempo non ho riflettuto un granché, anzi non c’ho riflettuto per niente, sulla ragione per cui uno spicchio di torta al testo si chiami parte. A un certo punto della mia vita, semplicemente, ho realizzato che era dovuto al fatto che, appunto, quello spicchio è una parte della torta presa nella sua interezza. Ma a lungo “parte”, riferita alla torta al testo, è stato per me solo un nome come un altro, e dire “parte di torta” equivaleva grossomodo a dire “bistecca”, o “ravioli”, o “cannolo alla crema”. Era qualcosa che si mangiava, e qualcosa di molto buono. Invece è molto di più.
Dire “parte” non è la stessa cosa di dire “fetta” o “pezzo”. Qualche forestiero potrebbe farlo benissimo: “vorrei una fetta di torta al testo, per favore”, “mi piacerebbe mangiare un pezzo di torta al testo (e magari specificherebbe ‘farcita’) col prosciutto”. No. Non sono per niente campanilista, ma questo è un lessico familiare a cui non sono in grado di rinunciare. Né lo voglio. Anche perché usare il termine “parte” per indicare una frazione della pietanza più comune e caratteristica della terra in cui sono nato e cresciuto mi sembra una cosa bellissima. Essere parte di qualcosa è bellissimo. Sentirsi parte di qualcosa lo è ancora di più.
Gli studenti della “Bonfigli” stanno cominciando a capire cosa significhi, di preciso, far parte di qualcosa più grande di loro. Ogni scuola è una comunità, e anche ogni singola classe, glielo ripeto sempre, è una comunità, ancora più piccola e per questo ancora più importante. Il tempo che stanno trascorrendo con i loro compagni, con tutti i loro compagni insieme, è probabilmente imparagonabile al tempo che trascorreranno con chiunque altri nella loro vita. Quando andranno alle superiori questa dimensione sarà nitidissima. Ma già adesso, in fondo, gli è chiaro. Ognuna di loro, ognuno di loro, è parte di qualcosa più grande di sé. E una parte importante.
Quando ho proposto agli insegnanti di lavorare sulla parola “parte”, per quest’ultimo numero del primo anno di vita del “Bonfigli Times”, ero molto curioso di vedere cosa sarebbe venuto fuori. La curiosità è ciò che più di ogni altra cosa nutre il mio rapporto con questa scuola, che non esito a definire straordinaria. Ne ho viste tante, ne ho conosciute tante, ma la “Bonfigli” ha qualcosa che nelle altre non ho mai trovato. Anche solo il fatto che io stia scrivendo queste righe, che la scuola abbia deciso di affidare a uno scrittore un progetto enorme e coraggioso come quello che tiene insieme il magazine e il percorso di “Per fare un libro”, ne è una dimostrazione lampante. Ogni volta che varco la soglia di uno dei tre plessi, a Corciano o a Mantignana o a San Mariano, sono curioso di vedere cosa avranno tirato fuori i ragazzi. I ragazzi, certo, loro, ma in virtù dei docenti e del lavoro che i docenti hanno fatto su di loro. Leggere, vedere, ascoltare il materiale proposto per il “Bonfigli Times”, poi, per la mia curiosità è un’esperienza esemplare: non devo fare altro che sedermi e mettermi davanti al computer, e poi premere qualche pulsante. Per voi che state leggendo, più o meno, adesso vale lo stesso. Andate un po’ in giro per il sito, premete i vostri pulsanti, leggete, vedete, ascoltate, lasciatevi incuriosire.
È possibile che a un certo punto vi venga un po’ di fame. Non c’è bisogno che vi dica cosa potreste mangiarvi, credo. Quando mio padre tornava a casa la sera, d’estate, lo guardavo sempre sperando che pronunciasse quelle parole. Succedeva piuttosto spesso, devo ammettere, perché a mio padre la torta al testo piaceva parecchio, e perché gli piaceva parecchio stare in mezzo agli altri. Così salivamo in macchina, andavamo alla festa del paese, ci mettevamo in fila alla cassa e ordinavamo. E mangiando le nostre parti di torta seduti sulle panche di legno del parco ci sentivamo parte di qualcosa più grande di noi.
Buona lettura, buona visione, buon ascolto. Buona estate.
Giovanni Dozzini
coordinatore del "Bonfigli Times"