Perché è iniziata la guerra?
Classe 2 CS
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Tutto è iniziato quando, un giorno di novembre, i professori ci hanno parlato di questo particolare e drammatico tema di attualità: la guerra! Dopo averci fatto vedere alla LIM le mappe di Israele e della Striscia di Gaza, prima ci hanno chiesto quali fossero le nostre domande rispetto alla guerra tra Israele e Palestina, poi di creare e sviluppare una presentazione su questi drammatici eventi per approfondire le nostre conoscenze, non molte fino a quel momento, a dire il vero. È subito scattata in noi una forte curiosità verso questo argomento tanto importante quanto triste. E ci siamo presto resi conto di quanto sia tremenda e devastante la POTENZA della guerra.
Ecco le domande che ci siamo posti. E le risposte che abbiamo dato attraverso il confronto con i professori, la lettura di alcuni articoli, l’ascolto dei TG e, soprattutto, le ricerche che abbiamo fatto in piccoli gruppi di 4 alunni, a scuola, lavorando in Open Space al PC.
Perché è iniziata la guerra?
La guerra tra palestinesi ed israeliani è nata perché entrambi i popoli vedono quello spicchio di terra che si affaccia sul mar Mediterraneo, in Medio Oriente, come una parte della loro patria.
Il conflitto ha comunque radici lontane: nelle tensioni storiche, tra cui il sionismo e l’immigrazione ebraica in Palestina durante il periodo dell’impero Ottomano e il mandato britannico. La dichiarazione Balfour del 1917, che prometteva il sostegno britannico alla creazione di un “focolare nazionale ebraico” in Palestina, è stata un importante catalizzatore di tensioni (Studenti.it).
I motivi sono quindi legati a rivendicazioni territoriali. Entrambi i popoli rivendicano il diritto a una terra, la stessa terra (la regione geografica situata in Medio Oriente che comprende attualmente Israele, la Cisgiordania e Gaza) che considerano la loro patria storica.
Quando è nata?
Abbiamo individuato tre momenti significativi.
La guerra ha inizio nel 1947 quando, in un clima di crescente ostilità, l'Onu decise di formare due Stati, uno arabo e uno israeliano. Il piano però venne rifiutato dagli arabi e il 14 maggio del 1948 nacque solo lo Stato di Israele. Gli eserciti di Egitto, Siria, Transgiordania, Iraq e Libano, riuniti nella Lega Araba, invasero il territorio del nuovo Stato dando vita alla prima delle guerre arabo-israeliane (Focus.it). Le forze israeliane però respinsero quelle palestinesi ed invasero la penisola del Sinai, in Egitto.
A giugno del 1967 la grave tensione creatasi tra i paesi arabi contro Israele scoppiò nella Guerra dei sei giorni ma l’esercito israeliano anticipò l’attacco arabo e riuscì a invadere ulteriormente i territori palestinesi, in particolare la Cisgiordania e il territorio egiziano di Gaza (Wikipedia.org).
Il conflitto attuale Gaza-Israele del 2023 è invece nato da una offensiva militare guidata da Hamas, con il supporto di altri gruppi militanti palestinesi, tramite un attacco a sorpresa in alcuni kibbutz (i villaggi di coltivatori) appena al di fuori della striscia di Gaza, nella notte tra il 7 e l’8 ottobre. Tale offensiva bellica è stata intrapresa con l'intento di rispondere alle azioni provocatorie delle forze israeliane svolte nella Moschea al-Aqsa a Gerusalemme e le violenze perpetrate nei campi dei rifugiati di Jenin in Cisgiordania.
La Striscia di Gaza è una terra lunga circa 41 chilometri e larga 10, dove vivono circa 2,2 milioni di persone, che si affaccia sul mar Mediterraneo orientale.
Dove vanno i bambini?
Durante le fasi più dure della guerra (attacchi, bombardamenti), anche i bambini, come tutti i civili, si rifugiano nei bunker sotto i palazzi (poiché i sotterranei sono più sicuri). Spesso non hanno un luogo dove rifugiarsi, sono privi di qualsiasi senso di sicurezza o di routine, in migliaia sono sfollati dalle loro case.
ll seminterrato dell'ospedale pediatrico Al Rantisi nella Striscia di Gaza è stato utilizzato come rifugio per bambini e non per nascondere le armi di Hamas o tenere gli ostaggi. Lo ha dichiarato il responsabile degli ospedali di Gaza, Mohammed Zarqout, alla Cnn.
Purtroppo anche i bambini sono vittime della guerra. Vengono feriti o uccisi, spesso sono separati dalle loro famiglie e talvolta costretti ad assistere a scene di violenza inaudita. Nella maggior parte delle situazioni belliche, avvengono inoltre rapimenti di bambini che vengono poi tenuti in ostaggio. A volte i bambini sono costretti a combattere.
"Per ogni giorno senza un cessate il fuoco definitivo, sono stati uccisi in media 100 bambini. La situazione a Gaza è orrenda e rappresenta una piaga per tutta la nostra umanità”, ha dichiarato Jason Lee, direttore nazionale di Save the Children per i Territori palestinesi occupati.
In 100 giorni di violenze è stato riportato un numero record di gravi violazioni contro i bambini, tra cui:
370 scuole a Gaza danneggiate o distrutte (UNICEF).
94 ospedali e strutture sanitarie a Gaza attaccati (OMS).
Più di 1.000 bambini palestinesi hanno perso una o entrambe le gambe.
A circa 1,1 milioni di bambini, l'intera popolazione infantile di Gaza, è stato negato l'accesso a un'adeguata assistenza umanitaria.
Rapimenti di bambini in Israele e 33 bambini israeliani uccisi (OCHA tramite le autorità israeliane).
Oltre il 40% delle persone uccise a Gaza dall'inizio dell'escalation di violenza nei Territori palestinesi occupati, sono minori
Perché ci sono le discriminazioni religiose?
Le guerre tra le religioni nascono per intolleranza e rabbia tra popoli che non accettano di avere idee diverse e finiscono per scontrarsi in lotte sanguinose.
La religione è spesso il veicolo di questi conflitti che vedono opposti due etnie e due religioni diverse. Non stupisce che queste tensioni tendano ad intensificarsi in occasione delle feste religiose, sia ebraiche sia musulmane.
Il tema dell'intolleranza religiosa sta conoscendo una crescente attenzione internazionale, anche perché la libertà religiosa sta incontrando crescenti minacce. Si stima che oggi il 70% della popolazione mondiale viva in Paesi con elevate limitazioni alla libertà religiosa, determinate dalle autorità governative o dagli elevati livelli di ostilità sociale (www.wikipedia.it/intolleranze religiose). Secondo quanto riportato nel Rapporto 2012 delle Nazioni Unite, le manifestazioni di intolleranza più comuni comprendono restrizioni burocratiche sproporzionate, impedimenti alla costruzione di edifici religiosi e discriminazioni sistematiche a livello sociale.
In generale, i possibili fattori di discriminazione sono molti, ma quelli riconosciuti dalla legge italiana sono: il genere, l'origine etnica, il credo (opinioni, fede, religione), l'orientamento sessuale, l'età, la disabilità fisica o psichica.
A cosa potrà portare questa guerra e cosa causerà?
Secondo noi questa guerra potrà avere solamente conseguenze negative perché determinerà, da una parte o dall’altra, un calo economico, territoriale, demografico, inasprendo le tensioni religiose già presenti. Però non possiamo sapere con certezza le conseguenze che potrà causare.
Immaginiamo che questa guerra possa portare solo dolore per tutte le famiglie innocenti che la subiscono.
Cambierà sicuramente la vita di alcune persone che hanno perso amici e parenti; i bambini superstiti (ancora vivi) probabilmente diventeranno violenti e vendicativi (poiché spesso vengono trattati come degli schiavi).
Le principali considerazioni che abbiamo raccolto durante la nostra ricerca sui possibili sviluppi della guerra sono le seguenti:
L’impatto geopolitico della guerra a Gaza è considerevole e ha delle conseguenze. La prima riguarda gli Stati Uniti, coinvolti come non lo erano da tempo in Medio Oriente, una polveriera da cui avevano cercato di allontanarsi. La partecipazione militare e diplomatica americana è massiccia (Internazionale.it).
Le diplomazie internazionali potrebbero riuscire ad intercedere affinché le parti accettino un cessate il fuoco in breve tempo. Oppure potrebbe essere l’inizio di una guerra di lunga durata che potrebbe rimanere circoscritta a Palestina e Israele, ma non è escluso possa estendersi ad altre nazioni del Medio Oriente (Lifegate.it).
La distruzione di Gaza potrebbe portare a un'ulteriore radicalizzazione dei giovani palestinesi e preparare il terreno per lo sviluppo di un movimento neo-Hamas, dopo l'eventuale distruzione di quella attuale: non solo a Gaza, ma soprattutto in Cisgiordania, dove la politica degli insediamenti è sempre più aggressiva
(Unipi.it).
Quelle che seguono sono le considerazioni fatte da noi alunni al termine del lavoro e sia i professori che l’editore non le hanno né ritoccate né corrette.
Siamo rimasti molto colpiti e affranti da questa guerra dolorosa e piena di malinconia. Vorremmo davvero che la pace sovrasti tutto il male che c’è nel mondo.
Speriamo che tutto finisca al più presto…
Quello che vogliamo affermare con forza è che “quindi bisogna smettere di fare la guerra!!!”.
Dopo continui e tanti anni di guerra tra Israele e Palestina, che ha portato tanti morti e molte crisi, è arrivato il momento di raggiungere un compromesso ed ottenere la pace tra i due popoli. Ormai, dopo quasi un secolo, è arrivato il momento di farla finita e trovare la pace tra le due nazioni eternamente in guerra.
Secondo noi non è giusto che tante persone civili ci rimettano la vita per una semplice minaccia da parte del gruppo terroristico “Hamas” e per una contro-risposta da parte di Israele. Se tutti restiamo uniti insieme a loro possiamo diventare i più forti contro la POTENZA della guerra. Per adesso nel nostro piccolo possiamo sperare che questo incubo finisca al più presto.
In conclusione, la POTENZA che sembra prevalere è quella della guerra proprio perché siamo tutti diversi e nessuno ha gli stessi pensieri o opinioni… alcune persone non lo accettano e per questo la POTENZA della guerra prevale. Ma questa non è la cosa giusta da fare!
Bisogna sforzarci ad accogliere tutte le idee, a volere bene a tutti, a non discriminare, a non giudicare una persona dalla religione, dal paese da cui proviene, dalla razza, dal colore della pelle, degli occhi, dei capelli.
E solo attraverso il nostro impegno, quello di tutti noi, LA POTENZA DELLA PACE, potrà prevalere.