Misurare il mondo
L'editoriale
Misurare il mondo
L'editoriale
Non facciamo altro che scegliere parole. Ci succede in ogni istante, anche quando siamo in silenzio: le immagini che si compongono nella nostra mente sono sempre associate a delle parole, che in un modo o nell’altro noi scegliamo. E ogni parola porta con sé svariati mondi, che esistono in dimensioni dello spazio e del tempo molto diverse tra loro. Per questo quando si tratta di scegliere la parola fondativa del nuovo numero del “Bonfigli Times” prende puntualmente forma un dibattito stimolante, e per certi versi illuminante. Ascolto gli insegnanti, ma dovrei dire soprattutto le insegnanti, e mi pare di capire da che parte vogliono tirare. Alla fine, presa la decisione, devo solo aspettare che arrivino le proposte dei singoli articoli. E poi che arrivino gli articoli. È ogni volta una piccola epifania.
La parola di questo secondo numero dell’anno secondo del “Bonfigli Times” è distanze. Vivere è un modo di misurare il mondo, e con gli articoli - io li chiamo articoli per economia, ma come vedrete, e come sempre, c’è di tutto: testi, fotografie, video, musica – del magazine non facciamo altro che misurare il piccolo grande mondo di cui le ragazze e i ragazzi stanno imparando a prendere coscienza. Ciò che accade intorno a loro, ciò che accade anche molto lontano da loro. Io per primo, leggendo e vedendo e ascoltando i frutti del loro lavoro, imparo sempre molte cose nuove.
Purtroppo non è un bel momento per capire come funzionano le cose del mondo. La tentazione di confondere la realtà dietro un velo opaco, quando si ha a che fare con questi bambini che stanno smettendo di essere bambini, esiste. Eppure bisogna resistere. Conoscere è la migliore arma che possediamo. È difficile trovare un punto di caduta, ma è necessario. Le storie raccontate in questo numero del “Bonfigli Times” sono il tentativo di alzare il livello del rapporto tra i ragazzi e il mondo. Anche quando è doloroso. Da quando ho ascoltato per la prima volta il coro della 2 B di San Mariano che cantava Cerchi nell’acqua di Paolo Benvegnù, un grande artista che aveva scelto la nostra terra per vivere e che se ne è andato troppo presto, non riesco a togliermelo dalla testa. In quelle voci c’è dolore e intensa voglia di futuro. Immaginatele come la nostra colonna sonora.
Giovanni Dozzini