Come possiamo rilevare le impronte digitali?
Classe 3 BK
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Come possiamo rilevare le impronte?
Le impronte nascono a causa delle secrezioni cutanee che fuoriescono dai pori dei polpastrelli. Possono essere classificate in:
- VISIBILI: Quando una mano pulita viene posata su una superficie sporca o viceversa, l’impronta resta sulla superficie;
- MODELLATE: Quando una mano viene posata su superfici come cera, pece, colla, l’impronta resta sulla superficie;
- LATENTI (o invisibili): si producono perché i pori della pelle emettono una sostanza costituita da acqua e la loro qualità dipende da condizioni atmosferiche e psicofisiche. Il metodo tradizionale per vederle consiste nello spargere una polvere di color grigio-argento con un pennello e asportare con il nastro adesivo nero l’impronta.
Le impronte d’arte
Già nella storia Leonardo da Vinci lasciava impronte digitali sui propri dipinti quando per esempio usava le sue mani per sfumare i colori. Oggi a Roma ci sono degli studi che indagano sui suoi dipinti, al fine di identificare, tramite le impronte delle dita e dei palmi delle mani, gli artisti che sono intervenuti sui quadri in esame (e per capire in quali c'è l'intervento di Leonardo). E poi c'è anche un altro studio che recentemente ha esaminato Il martirio di Santa Caterina, attribuito al Giampietrino (sono state trovate le sue impronte), e La Madone de La Roque, di autore anonimo (sono state rinvenute impronte palmari). Ed è in corso l'esame dattiloscopico delle impronte rilevate sul quadro L'adorazione del bambino.
Le impronte in archeologia
Il lavoro degli archeologi è in grado di ricostruire in modo preciso la storia di uomini, animali, piante e oggetti grazie ad analisi chimiche e biologiche, analisi delle impronte digitali e autopsie. Si parla oggi di archeologia processuale dove gli archeologi sono sempre più simili ad agenti della polizia scientifica.
Le impronte e la cronaca nera
Le impronte digitali si possono utilizzare per identificare criminali e per la medicina legale. Un caso di cronaca in Argentina nel 1892 è considerato il primo crimine risolto grazie alle impronte digitali. Le impronte digitali diventarono da allora uno strumento fondamentale per la risoluzione dei casi di cronaca nera.
Le impronte rubate
Tutti noi lasciamo le impronte digitali (per esempio quando tocchiamo qualcosa) e in linea di principio un malintenzionato le potrebbe usare o rubare a proprio vantaggio. Riflettiamo anche sull’impronta digitale presente sulla carta d’identità: i ladri sono in grado di rubare una carta d’identità e avere l’impronta digitale in questa carta potrebbe essere come un aiuto per i malintenzionati.
Nel mondo digitale
La definizione di impronta digitale, o meglio nel mondo digitale, è la traccia di dati che una persona genera, sia attivamente che passivamente, quando utilizza Internet. Un'impronta digitale è la più ampia raccolta di dati personali che può raccontare una storia dettagliata che comprende siti web visitati, ricerche effettuate, messaggi inviati, foto, file caricati e scaricati… Possiamo proteggere la nostra impronta digitale seguendo le abitudini di sicurezza dei siti Web e praticando una buona igiene digitale. Alcuni accorgimenti per proteggere la nostra impronta digitale:
Creare password complesse e utilizzare un gestore di password
Controllare sempre che un sito Web sia sicuro prima di visitarlo
Rafforzare le impostazioni della privacy sui social media
Limitare la quantità di informazioni personali che si condividono online
Eliminare i vecchi account che non si utilizzano più
Per quanto riguarda le password per l’accesso a siti, dispositivi elettronici, applicazioni negli ultimi anni sono stati introdotte nuove forme di autenticazione, tra cui l’impronta digitale.
Nel mondo dell’elettronica: anche i chip hanno una impronta
I giganti dell’elettronica per combattere gli individui privi di scrupoli che copiano prodotti elettronici distribuendoli su larga scala, hanno implementato una nuova tecnologia ideata in Germania, che introduce la verifica di una specie d’impronta digitale nei circuiti integrati per avviare il sistema operativo installato nei dispositivi. Ogni singolo chip di un dispositivo presenta delle microscopiche imperfezioni; queste possono essere più o meno importanti e talvolta possono risultare perfino “fatali” e identificano in modo unico e inequivocabile il pezzo che le presenta. La geniale idea prevede d’introdurre un software che riconosca automaticamente questi difetti e li trasformi, attraverso un complesso algoritmo, in una stringa alfanumerica che diventa essenziale per il corretto funzionamento del device in questione. L’impronta digitale del chip è quindi uno strumento anticlonazione.
Alcune Curiosità
Le impronte che lasciamo sono composte da un gran numero di sostanze che la nostra pelle secerne in modo naturale o che ha assorbito attraverso il contatto con l'ambiente. Queste sostanze possono rivelare anche segreti personali altrimenti inaccessibili. Alcuni ricercatori della Cornell University hanno dimostrato che, dal tampone del display di uno smartphone (realizzato con uno speciale composito chimico), si possono ricavare informazioni sullo stile di vita del possessore, i cosmetici che usa, il cibo che mangia, i farmaci che assume, se usa droghe, e, in alcuni casi, anche i luoghi in cui è stato. Proprio come nei telefilm in stile CSI!
Se abbiamo mani pulite e asciutte sarà più difficile rilevare l’impronta. Idem se le mani sono molto sporche o se non c’è abbastanza ingrediente “bersaglio” nel nostro sudore. A dare un aiuto agli investigatori, pensa il sistema nervoso simpatico: quando siamo arrabbiati, spaventati o nervosi, sudiamo molto di più e abbiamo molte più probabilità di lasciare le impronte digitali. Proprio così: se un criminale si facesse prendere dall'ansia al momento di un misfatto, potrebbe essergli fatale.
E le impronte digitali si possono anche perdere: chi svolge un lavoro tattile duro, come il muratore, e chi utilizza alcuni farmaci può vedere erodere le proprie impronte digitali. Edward Richards, esperto forense, ha spiegato a “Scientific American” che anche un particolare tipo di edera velenosa può cancellarle, ma dopo la pelle si rigenera. Poi c'è chi prova a rimuoverle apposta: il famigerato gangster John Dillinger le bruciò con l'acido, in modo che non venissero mai usate contro di lui.
Anche famosi pittori utilizzavano le impronte digitali e per dipingere, e così i loro allievi. ancora molti studiosi stanno studiando questa tecnica e si crede che sia usata per dare una sfumatura omogenea al quadro