mercoledì 29 ottobre di Emilio Curci
L'attività di imposizione tributaria non è sempre esente da errori e spesso si possono verificare situazioni in cui il contribuente per le ragioni più varie (es: errore di calcolo, prescrizione, ecc..) non sia tenuto a pagare una determinata imposta in favore di un Ente pubblico (es: Stato, Comune o Regione) ovvero sia tenuto a pagarla in misura inferiore a quella richiesta.
Come è noto lo strumento principale per contestare l'obbligo di pagamento di una determinata imposta è il ricorso tributario sul quale è chiamata a decidere, in base alla tipologia di tributo, una differente autorità giudiziaria.
Per i tributi in senso proprio (es: IRPEF, IVA, IMU, ecc.) sono competenti le Corti di Giustizia Tributaria (già commissioni tributarie provinciali) sia in primo che in secondo grado (già commissioni tributarie regionali).
Per i tributi di natura previdenziale (es: INPS, INAIL) è competente il Tribunale civile, in funzione di Giudice del Lavoro.
Per quelli non rientranti in dette categorie (es: sanzioni amministrative o ammende) la competenza è del Tribunale o del Giudice di Pace (in base alla competenza per valore), mentre per quelli che discendono da sanzioni amministrative derivanti da sanzioni al codice della strada è competente il Giudice di Pace.
Spesso non è agevole individuare con certezza tale competenza e soprattutto, in presenza di cartelle esattoriali (emesse da Agenzia Entrate Riscossione ovvero da altro concessionario autorizzato), contenenti diverse tipologie di tributi il contrbuente è costretto a proporre diversi ricorsi in base alla competenza per materia e per territorio.
Ad esempio per opporre una cartella esattoriale che contenga tributi IVA e sanzioni derivanti da infrazioni al codice della Strada sarà necessario proporre un ricorso dinanzi alla Corte di Giustizia Tributaria ed un altro dinanzi al Giudice di Pace.
Il ricorso tributario apre un vero e proprio procedimento giudiziario dai tempi spesso non brevi e dai costi non indifferenti (pagamento dell'assistenza professionale e costo del contributo unificato per il deposito del ricorso stesso) dei quali, anche in caso di esito favorevole, non è neppure garantito l'integrale recupero, visto che non di rado le spese nei confronti dell'Ente impositore soccombente vengono compensate rimanendo perciò del tutto a carico del contribuente.