Terminata la seconda guerra persiana, le città vittoriose della Grecia furono sia Atene che Sparta. Tuttavia, tra le due, quella che visse un periodo di maggiore splendore fu senza dubbio la città di Atene. Essa ebbe a capo un uomo validissimo, che la rese grande sia dal punto di vista economico sia da quello culturale: stiamo parlando di Pericle, uno dei più grandi statisti della Grecia antica. Egli riuscì a fare di Atene la grande e bella città che ancora oggi conosciamo, portandola all'apice della potenza economica, politica (dal punto di vista della democrazia), culturale, architettonica e artistica.
Talmente importante fu questo periodo, durato quasi trent’anni e terminato con la morte di Pericle durante un’epidemia di peste, che prende il nome di Età di Pericle. Pericle fu legato sentimentalmente a un’altra figura di grande cultura, Aspasia, che contribuì in modo significativo alla vita intellettuale della città. Insieme subirono anche forti critiche da parte di alcuni cittadini ateniesi.
Vediamo ora cosa fece Pericle. Dicevamo prima del primato economico: egli intuì che, se ampliato e rimodernato, il porto di Atene sarebbe potuto diventare il principale snodo commerciale del Mediterraneo. Anche sul piano democratico le sue riforme portarono al compimento di una democrazia inclusiva, che riconosceva diritti a un numero sempre maggiore di cittadini.
Dal punto di vista culturale, grazie ai finanziamenti per opere pubbliche e alla costruzione di teatri e templi, Atene si arricchì di grandi artisti e scultori che la resero una città meravigliosa. La prima operazione importante fu l’ampliamento e la fortificazione del porto del Pireo, rendendolo fondamentale per lo scambio commerciale, soprattutto in tempo di pace.
Un’altra riforma importante fu il compimento dell’isonomia, cioè l’uguaglianza tra i cittadini. Pericle aumentò le cariche assegnate per sorteggio, non per elezione, e permise anche a contadini e artigiani di partecipare alla vita pubblica, ricoprendo cariche politiche. Introdusse inoltre un compenso in denaro per chi partecipava alle assemblee e per i magistrati, permettendo anche ai ceti meno abbienti di dedicarsi all’attività politica.
Tuttavia, il diritto di cittadinanza non venne esteso a stranieri, donne e schiavi. Solo chi aveva entrambi i genitori ateniesi poteva partecipare pienamente alla vita politica. Nonostante l’estensione dei diritti, quindi, questi gruppi continuarono a essere esclusi.
Sul piano culturale fu fondamentale il sostegno economico alle opere pubbliche, soprattutto grazie allo scultore Fidia, che realizzò il celebre Partenone, posto sull’Acropoli di Atene, la parte più alta e sacra della città. Il tempio, dedicato alla dea Atena, conteneva una statua alta dodici metri, realizzata in legno ma rivestita d’oro e avorio. Si dice che ai piedi della statua fosse conservato anche il tesoro della lega di Delo, di cui Atene era a capo.
Oggi, del Partenone restano solo rovine, mentre molti dei suoi frammenti sono conservati nei musei di Atene, Londra e Parigi. Particolarmente significativi sono gli altorilievi che rappresentavano le battaglie più importanti, posti sulle fronti del tempio, sopra le colonne.
Pericle fece costruire anche un teatro, nel quale si svilupparono due generi fondamentali del teatro greco: la commedia e la tragedia. Il teatro aveva una funzione educativa ed era aperto a tutti gli abitanti della città. Grazie alla sua struttura semicircolare, simile a un padiglione auricolare, permetteva una perfetta diffusione del suono, amplificato dalle maschere di terracotta indossate dagli attori, tutti uomini, anche nei ruoli femminili.
I grandi tragediografi del periodo furono Eschilo, Sofocle ed Euripide, mentre tra i commediografi si ricordano Aristofane e Menandro.
Nello stesso periodo si sviluppò anche la filosofia, definita come l’arte di interrogarsi e cercare risposte alle grandi domande dell’uomo. Si affermò inizialmente nelle città dell’Asia Minore, ma ebbe in Atene il suo centro nevralgico. La filosofia greca sarà poi alla base di tutto il pensiero occidentale.
Grande impulso ebbe anche la medicina, grazie a Ippocrate, che scrisse un giuramento etico ancora oggi letto in occasione delle lauree in medicina. Egli rappresentò il passaggio da una medicina tradizionale, legata alla religione, a una medicina scientifica: le cause delle malattie non venivano più attribuite agli dèi, ma ricercate nel corpo umano.
Infine, si sviluppò la storiografia, con Erodoto, uno dei più grandi storici dell’antichità. Egli era una sorta di cronista che seguiva gli eserciti e annotava tutto ciò che accadeva. Le sue opere non si limitavano al racconto delle guerre, ma descrivevano anche usi, costumi e politiche dei popoli con cui Atene venne in contatto.
In conclusione, l’Età di Pericle fu un periodo di grandezza non solo per Atene, ma per tutta la Grecia e per la cultura occidentale: un’epoca florida, ricca e democratica, che lasciò un'impronta indelebile nella storia.