ROMA dalle origini all'impero

La Roma monarchica

Oggi parleremo di quel periodo storico in cui Roma è protagonista. La storia romana, essendo un arco temporale molto ampio che si estende per svariati secoli, viene suddivisa per comodità in tre periodi principali. Qual è però il criterio per dividere questi secoli in modo da differenziarli l'uno dall'altro? Il criterio utilizzato è la forma di governo presente in ciascun periodo: la monarchia, seguita dalla repubblica, e infine l'impero.

Oggi ci concentreremo in particolare sulla Roma monarchica. Prima di tutto, è importante fare una premessa sulle fonti: essendo un periodo molto antico, le fonti scritte sono scarse, e la maggior parte di esse sono opere storiografiche successive. Gli storici, secoli dopo, trattarono questi argomenti basandosi su tradizioni orali a loro pervenute. Tuttavia, come spesso accade con la tradizione orale, molti elementi sono andati perduti, alcuni sono stati inventati e altri romanzati. Di conseguenza, non possiamo considerare questa storia del tutto attendibile.

Fin dall'inizio, vediamo come la fondazione di Roma si confonda tra mito e realtà. Nel mito, i protagonisti sono i due fratelli Romolo e Remo, figli di Marte, dio romano della guerra, e della sacerdotessa Rea Silvia, figlia del re di Alba Longa, spodestato dal fratello. Quest'ultimo decise di imprigionare o uccidere la madre (a seconda delle diverse versioni) e di abbandonare i due bambini sul fiume Tevere, condannandoli così a morte certa. Tuttavia, i due furono salvati da una lupa che li allattò e li allevò, finché non furono accolti da un pastore che li fece crescere. Divenuti adulti, i due fratelli cercarono vendetta contro il re di Alba Longa che aveva usurpato il trono del nonno e imprigionato la madre. La loro vendetta ebbe successo: uccisero il re, ma decisero di abbandonare Alba Longa per fondare una propria città.

Qui iniziarono i primi dissapori tra i due fratelli: Romolo voleva fondare la città su un colle, uno dei sette colli di Roma, mentre Remo preferiva un altro. L'atto che portò all'uccisione di Remo fu la designazione dei confini di Roma, decisi da Romolo. In segno di sfida, Remo attraversò il confine, scatenando l'ira del fratello, che lo uccise. Si può dire, quindi, che Roma nacque da un fratricidio.

La nuova città, con Romolo come primo re, aveva bisogno di popolazione, poiché, essendo appena fondata, era scarsamente abitata. Sempre secondo la leggenda, Romolo attuò il piano che sarebbe passato alla storia come il Ratto delle Sabine. Il termine "ratto", ormai desueto, indicava il rapimento, spesso di donne. Le Sabine erano le donne della popolazione dei Sabini, un popolo che viveva lungo la fascia appenninica, non lontano da Roma. Il rapimento delle Sabine portò a una guerra tra i due popoli, che si concluse con una pace e l'unificazione delle due comunità.

Gli storici offrono una spiegazione più realistica degli eventi. È probabile che sia avvenuto un fenomeno chiamato sinecismo, cioè l'unione di piccoli villaggi, che si trovavano sopra i sette colli di Roma, in un processo che durò secoli e portò alla formazione di una città unificata. Le popolazioni che si stabilirono a Roma appartenevano a diverse etnie: i Latini, che abitavano originariamente su un lato del Tevere; gli Etruschi, che vivevano sull'altro lato del fiume; e i Sabini, già citati, che si trovavano lungo l'Appennino.

Roma, come molte altre città, si sviluppò vicino a un fiume, poiché l'acqua è fondamentale per la vita. Il Tevere garantiva un clima umido, utile per l'agricoltura, forniva approvvigionamento idrico e, essendo navigabile, consentiva spostamenti e commercio.

La società romana era divisa in due classi principali: i patrizi e i plebei. Gli schiavi, pur presenti, avevano un'importanza minore. I patrizi erano gli aristocratici, spesso proprietari terrieri, anche se non tutti erano ricchi. I plebei, invece, rappresentavano la classe inferiore, composta da mercanti, artigiani, contadini e allevatori. La mancanza di diritti da parte dei plebei generò conflitti che si manifestarono soprattutto durante la Repubblica.

Nel 494 a.C., ad esempio, i plebei attuarono la secessione sull'Aventino, uno sciopero in cui cessarono ogni attività lavorativa. Poiché molti plebei lavoravano per i patrizi, ciò causò disagi all'élite, costringendola a prendere provvedimenti. Nel 451-450 a.C. furono redatte le Leggi delle Dodici Tavole, le prime leggi scritte che limitavano l'arbitrio dei patrizi. Nel 445 a.C., con la Legge Canuleia, fu permesso il matrimonio tra patrizi e plebei, che prima era vietato.

I principali organi politici di Roma monarchica erano il re e il senato. Il re, supremo magistrato, gestiva la città e aveva poteri sacri, rappresentando Roma e il suo popolo davanti agli dèi. Era eletto dal senato, composto da patrizi. Quando un re moriva, si entrava nella fase dell'interregno, in cui i senatori si alternavano temporaneamente al potere, fino alla nomina di un nuovo re.

La tradizione ci parla di soli sette re, anche se è improbabile che, in circa 250 anni, ce ne siano stati solo sette. Tuttavia, questi sette re, forse per il loro impatto sulla storia, sono quelli giunti fino a noi. Dalla fondazione di Roma, nel 753 a.C., alla caduta della monarchia, nel 509 a.C., i re si dividono in due fasi: i primi re erano di origine latino-sabina; i re successivi, come Tarquinio Prisco e Tarquinio il Superbo, erano di origine etrusca. La monarchia terminò con la cacciata di Tarquinio il Superbo e l'inizio della Repubblica nel 509 a.C.

La Repubblica, il cui significato in latino è "cosa pubblica", rappresentava una forma di governo in cui il potere non apparteneva più a un singolo individuo, ma era distribuito tra più persone. Questo sistema si avvicinava alla democrazia delle polis greche coeve. Di questo e di altri aspetti della Repubblica parleremo più approfonditamente nella prossima lezione.