Il primo argomento che si studia in storia è quello che in qualche modo fornisce gli strumenti conoscitivi della disciplina: che cos'è la storia? Nella canzone *La storia siamo noi*, abbiamo capito che la storia siamo noi, cioè la storia viene fatta dagli uomini. Non sono soltanto i grandi condottieri a fare la storia: sicuramente anche loro, ma se non avessero avuto persone che, per far parte del loro esercito, lasciavano la famiglia, morivano, perdevano una gamba, si immolavano per amor di patria, di certo non sarebbero stati i condottieri che conosciamo.
La storia d’Italia, ad esempio: se non avessimo avuto i partigiani, cioè quelle persone che durante l’occupazione fascista nella Seconda Guerra Mondiale lasciarono le proprie famiglie e il proprio lavoro per combattere nelle montagne con poche armi contro i tedeschi, non avremmo avuto la liberazione italiana. Così come nel 1861 non avremmo avuto l’unità d’Italia. Le piramidi, per esempio, non sono nate per magia, ma grazie a decenni di duro lavoro di uomini in carne e ossa che, secondo un progetto ben preciso, trasportarono enormi blocchi di pietra per costruire quelle meraviglie.
La storia siamo davvero noi, ma, come sappiamo, è necessario che qualcuno diventi una figura importante, qualcuno che, nel bene o nel male, governi certe situazioni. Se non ci fosse stato Giulio Cesare, la storia romana sarebbe stata diversa; se non ci fossero stati Mussolini e Hitler, la storia sarebbe stata diversa. La storia è fatta dagli uomini, sia dalle persone semplici, come noi, esseri umani anonimi che vivono la loro vita attivamente, sia dai grandi nomi che finiscono nei libri di storia.
Per il solo fatto di vivere, lasciamo testimonianze. Se, come accadde a Ercolano e Pompei, una colata lavica ci colpisse ora, chi troverà i nostri corpi vetrificati vedrà gli abiti che indossiamo, gli occhiali quadrati identici che portiamo oggi, e le mascherine, interrogandosi su di esse. Dai documenti che troveranno, dedurranno che abbiamo indossato le mascherine per un lungo periodo e per specifiche ragioni. Ogni cosa di noi sarà una testimonianza, o, se vogliamo usare termini storici, una fonte di informazioni.
Le fonti possono essere dirette, perché contemporanee al periodo storico in cui sono state prodotte, oppure indirette. Ad esempio, stanno sperimentando lo scanner 3D per riprodurre a distanza la statua del David di Michelangelo. Se trovassero la statua riprodotta, non sarebbe l’originale, ma una copia perfetta. Questa sarebbe comunque una fonte indiretta, che, sebbene non ci riporti all'originale, ci offre informazioni, ad esempio, sulla tecnologia odierna.
Abbiamo fonti dirette, fonti indirette, fonti scritte, come la Costituzione italiana, che esiste in originale ma che troviamo anche stampata in libretti. L'originale è una fonte diretta, mentre le copie sono fonti indirette. Ci sono poi le fonti orali, che vengono tramandate da generazione in generazione. Quando non esistevano i mezzi per registrare, le tradizioni venivano passate oralmente. Oggi, grazie alla tecnologia, possiamo conservare le fonti orali per il futuro, come le registrazioni di canti popolari tramandati da nonni ai nipoti.
Esistono anche fonti materiali non scritte, come il Colosseo, che è una fonte diretta. Altre fonti materiali possono essere gli utensili trovati nelle tombe degli egizi o i gioielli appartenuti a figure importanti del passato. Le riproduzioni di queste fonti, come una copia del David, sono invece fonti indirette.
Le fonti contengono informazioni storiche fondamentali. Lo storico da solo non potrebbe esistere: per fare gli scavi servono archeologi, e quando trovano reperti come ossa o crani, hanno bisogno di medici, biologi o chimici per identificarli e capire a cosa appartengono. Solo dopo che tutte queste figure professionali hanno lavorato, lo storico può raccogliere il materiale e attribuirgli un senso, collocandolo nel giusto contesto storico e geografico.
La datazione dei reperti è essenziale per la comprensione storica, e viene fatta grazie alla collaborazione di numerose figure professionali. La storia è in continua evoluzione: nuove scoperte possono arricchire o modificare le conoscenze attuali. Pensiamo, ad esempio, alle piramidi d’Egitto: per secoli ci si è interrogati su come siano state costruite, e le teorie si sono evolute con il ritrovamento di nuove prove.
La storia non è una scienza statica, non è un libro da chiudere in biblioteca. È una scienza in costante aggiornamento, e la verità storica è sempre revisionabile. Quando si scoprono nuovi documenti, come quelli degli archivi segreti del Vaticano o della Russia, gli storici analizzano queste nuove informazioni e riscrivono parti della storia. Gli strumenti e le figure dello storico sono essenziali per comprendere cosa sia davvero la storia.
Le fonti storiche: SLIDES
La prima lezione di storia. Il primo argomento che affrontiamo è un tema che, in qualche modo, non riguarda solo il programma del primo anno, ma la storia in generale. Quando parliamo di storia, parliamo di informazioni che qualcuno ha dovuto raccogliere. Noi ci fidiamo dei libri di storia, vediamo cosa dicono e cosa esprimono nei loro paragrafi, perché ci fidiamo del fatto che siano stati scritti da qualcuno che di storia ne sa. Questo ci porta al problema delle fonti, ossia di quelle informazioni storiche che qualcuno ha raccolto, verificato, trasformato in testo espositivo e poi condiviso con i lettori di quel libro.
Le fonti sono un argomento importante, con cui ci confrontiamo ogni giorno, perché da esse dipende la veridicità delle informazioni. Oggi sentiamo sempre più spesso parlare di "fake news", cioè di notizie false, create appositamente per disinformare. Queste notizie sono costruite ad arte per denigrare qualcuno o per informare in modo scorretto, creando confusione. Il problema delle fonti, quindi, riguarda la loro veridicità e attendibilità. È un problema di estrema importanza, sia per la cronaca quotidiana sia per la storia, perché tutto ciò che riteniamo vero deve essere prima verificato e dimostrato attendibile.
Certo, ci sono stati molti casi di storici di parte. "Di parte" significa che sono legati, per formazione personale, a un certo orientamento politico o ideologico e che hanno raccontato la storia dal loro punto di vista. Questo cosa significa? Se un ideologo di destra racconta la storia a modo suo, potrà distorcerla o omettere fatti e informazioni. Ma uno storico, indipendentemente dalla sua appartenenza politica, non può permetterselo. Può essere uno storico di destra o di sinistra, ma deve raccontare i fatti così come sono. Se è uno storico con la "S" maiuscola, deve farlo con onestà intellettuale, anche se ciò va contro le sue credenze personali.
La distorsione delle fonti avviene per un motivo preciso: disinformare. Quando studiamo la storia, questo non dovrebbe succedere. Tuttavia, può capitare che le informazioni a cui lo storico ha accesso siano incomplete. Sapete, per esempio, che alcuni Stati tengono segreti documenti di grande rilevanza storica? Lo fanno perché tali documenti potrebbero contenere informazioni delicate che potrebbero alterare gli equilibri politici attuali. Ogni volta che uno Stato segrega documenti storici, il lavoro dello storico diventa più difficile, perché non può ricostruire i fatti in maniera completa e affidabile. D'altro canto, lo storico lavora con i fatti e le informazioni disponibili.
Quando, ad esempio, il Vaticano ha deciso di togliere il segreto su alcuni documenti, o quando lo Stato italiano ha rimosso il segreto su certe stragi di Stato, gli storici si sono tuffati nei documenti per poter finalmente ricostruire a tutto tondo, cioè in tutte le sue dimensioni, quella verità storica. Dunque, il problema delle fonti, ossia dell’origine attendibile delle informazioni, è un problema serissimo. Da esse dipende se raccontiamo storia o favole. Se le fonti sono attendibili, verificate e comprovate, raccontiamo storia; se invece le fonti sono incerte o parziali, rischiamo di raccontare favole.
Capita spesso che, su alcuni fatti, si debbano riformulare le teorie storiche. Pensiamo, per esempio, alla preistoria: non è che in passato gli uomini manipolassero le fonti, semplicemente vivevano in un’epoca così lontana che è difficile ricostruirla. E se ciò è possibile, è grazie al lavoro di archeologi e paleontologi, che dedicano la propria vita a cercare prove dell’esistenza delle popolazioni primitive o antiche. Oggi, la scienza offre un contributo enorme allo studio della storia: la chimica, ad esempio, permette di datare i reperti attraverso analisi di laboratorio, aiutando a identificarli e a collocarli nel tempo e nello spazio.
Le fonti storiche, infatti, si dividono in vari grandi gruppi. Ci sono le fonti scritte, come le iscrizioni nei palazzi romani, i geroglifici nelle caverne o i papiri nell’antico Egitto. Anche le monete, pur non essendo di carta, sono considerate documenti scritti, perché riportano incisioni che ci trasmettono informazioni. Poi ci sono le testimonianze materiali, ossia tutto ciò che appartiene a una determinata epoca, come le sepolture etrusche o i palazzi antichi. Il Colosseo, ad esempio, è una fonte storica di tipo materiale, costruita direttamente dai romani, e quindi una fonte diretta.
Le fonti si dividono poi in volontarie e involontarie. Le fonti volontarie sono quelle create con l'intento di lasciare informazioni, come le opere letterarie di Cicerone o di Tucidide, scritte per essere tramandate. Le fonti involontarie, invece, sono quelle che non avevano lo scopo di informare i posteri, come gli indumenti antichi: furono fatti per essere indossati, non per essere lasciati alla storia.
Un'altra distinzione importante è quella tra fonti dirette e indirette. Le fonti dirette appartengono al periodo in cui sono state create, come il Colosseo, che è un'opera romana ancora presente oggi. Le fonti indirette, invece, sono riproduzioni fatte in epoche successive, come una replica moderna del Colosseo, che non sarebbe una fonte diretta, ma una indiretta.
Tutto questo lavoro è sostenuto da una serie di figure professionali: archeologi, paleontologi, fisici, informatici e molti altri, che con le loro discipline contribuiscono alla ricostruzione del passato.
Le fonti sono fondamentali per ricostruire la storia, e anche noi, oggi, stiamo lasciando tracce, documenti che saranno usati dagli storici del futuro. Tuttavia, se pensiamo a ciò che stiamo lasciando, ci rendiamo conto che stiamo distruggendo più di quanto stiamo creando. Il passato ci ha lasciato meraviglie considerate patrimonio dell'umanità; chissà cosa diranno di noi i futuri storici.
In conclusione, studiare la storia non è possibile senza fonti, ma è essenziale verificarne l’autenticità e la completezza. Ciò che studiamo oggi potrebbe essere corretto domani da nuove scoperte scientifiche, arricchendo le nostre conoscenze. Fondamentalmente, il lavoro dello storico è un lavoro di grande serietà, perché senza serietà non si può fare storia.