Il testo poetico, che abbiamo studiato anche nei giorni passati, va analizzato dal punto di vista più tecnico, attraverso lo studio delle caratteristiche che il testo poetico possiede. Si tratta di un testo particolare, come abbiamo già visto, perché sia nella forma sia nel tipo di linguaggio che utilizza, ovvero parole evocative, si distingue fortemente dalla narrativa. Il testo poetico lo abbiamo già classificato come un testo particolare, cioè un testo che si misura attraverso i versi. Il verso è l'unità di misura del testo poetico. Quando diciamo "Quanto è lunga questa poesia?", rispondiamo: "8 versi, 10 versi, 15 versi." I versi contengono parole che hanno una caratteristica fondamentale: essere evocativi. Devono avere la capacità di tirare fuori dall'animo del lettore o del fruitore del testo poetico, sensazioni, emozioni e ricordi personali. Chiaramente, ognuno di noi avrà ricordi diversi dagli altri, perché diverse sono le nostre vite. Oggi, un poeta di colore che scrive una poesia la scriverà in modo molto diverso rispetto a un suo fratello del passato che viveva in una condizione di schiavitù. Lo stesso vale per la nostra storia: molti poeti italiani hanno vissuto durante l'epoca della costruzione dell'Unità d'Italia. Nei loro testi, come in quelli di Manzoni o Leopardi, troviamo la spinta del popolo italiano a lottare per la libertà. Ecco perché è importante conoscere non solo la vita del poeta, ma anche il contesto storico in cui è vissuto. È lì che ha maturato quelle sensazioni e quelle emozioni, anche quando sembrano molto personali. Foscolo, ad esempio, nelle sue poesie non parla solo della sua vita personale, ma anche dello stato d'animo di un uomo del suo tempo, che aveva creduto negli ideali napoleonici e si era arruolato per liberare Venezia, sua seconda patria, per poi essere deluso da Napoleone La poesia è un mondo composito. Per comprendere veramente un testo poetico, dobbiamo conoscere l'autore, la sua vita personale, il contesto storico ei luoghi in cui ha vissuto. La grandezza dell'autore sta nel trovare le parole giuste per esprimere i suoi sentimenti, che però devono diventare universali, valide non solo nel "qui e ora" dell'autore, ma anche oggi. Anche se non vivere più sotto la dominazione straniera, possiamo comprendere come ci si poteva sentire. La poesia ha delle caratteristiche specifiche. Abbiamo spesso parlato del fatto che il poeta possiede una "cassetta degli attrezzi", cioè una serie di strumenti per fare poesia. Tecnicamente, questa cassetta degli attrezzi si chiama metrica. La metrica è l'insieme delle regole e delle consuetudini della poesia. Le regole che indicano, per scrivere una poesia, ad esempio un sonetto, il poeta deve seguire regole precise riguardanti la lunghezza dei versi e delle strofe. Se vuole scrivere un madrigale, dovrà seguire altre regole. Tuttavia, questo non significa che non ci sia libertà. Il poeta, ad esempio, non è obbligato a utilizzare la rima, ma la rima è una caratteristica della poesia che contribuisce alla musicalità, facendo sì che i versi abbiano lo stesso suono finale, grazie all'uso delle stesse vocali e consonanti.La musicalità è data dalla rima. Un esempio classico è la canzone: "Dammi tre parole: sole, cuore, amore." La musicalità è creata dalla rima. Le regole della poesia verranno affrontate più avanti, ma è importante capire che, oltre alle regole, esistono anche consuetudini. A volte il poeta non segue regole scritte, ma inventa nuove forme mentre scrive. Se queste innovazioni riescono a trasmettere ciò che il poeta intendeva, possono diventare consuetudini e, col tempo, regole Il complesso delle regole della poesia si chiama metrica. La nostra metrica deriva da quella latina e greca, poiché queste sono le nostre origini. La metrica latina e greca si chiama quantitativa, cioè le parole e le vocali si misurano in base alla quantità delle sillabe. La metrica italiana, invece, si chiama accentuativa, poiché il verso viene misurato in sillabe, facendo attenzione agli accenti, che sono fondamentali per dare ritmo e musicalità alla poesia. La poesia si forma attraverso i versi, e più versi insieme formano una strofa. Quando contiamo i versi di una poesia, possiamo dire: "È formata da 12 versi distribuiti in due quartine." La quartina è composta da quattro versi; la terzina, invece, da tre versi. La lunghezza del verso si misura in sillabe, ma non si utilizzano le sillabe grammaticali, bensì quelle metriche. Le sillabe metriche permettono al poeta di spostare gli accenti o troncare le parole per garantire musicalità. Ad esempio, invece di dire "cielo", può dire "cel", eliminando la vocale finale. Queste sono scelte dettate dalla musicalità. Vedremo come avviene la divisione della parola in sillabe metriche, e studieremo le quattro leggi fondamentali che governano la divisione delle sillabe metriche, chiamate anche "figure metriche". Mi fermo qui per non introdurre troppi concetti. Concludendo questa prima parte, la poesia non è un luogo in cui il poeta può fare tutto ciò che vuole. La libertà del poeta, chiamata anche "licenza poetica", nasce dalla difficoltà di trovare le parole giuste per esprimere le emozioni in modo sintetico. Per questo motivo, al poeta viene concessa la libertà di troncare le parole o modificare l'ordine logico della frase. A differenza del linguaggio quotidiano, che segue regole precise, il poeta può modificare l'assetto della frase, omettere verbi o soggetti, e non usare la punteggiatura per far emergere il suo mondo interiore.
Nella "cassetta degli attrezzi" del poeta ci sono diversi strumenti che il poeta stesso utilizza non solo per esprimere i suoi sentimenti, emozioni e i contenuti della poesia, ma anche per renderli emotivi. D'altro canto, la poesia, a differenza di qualsiasi altro tipo di testo, è fortemente emotiva: ha proprio l'obiettivo di esserlo. Uno degli strumenti principali a disposizione del poeta è la capacità evocativa delle parole. Le parole che utilizza spesso risuonano in chi legge, hanno una capacità di far vibrare le emozioni del lettore. Più il poeta riesce in questo intento, più la poesia è bella e sentita. Quindi, non vanno sottovalutati gli strumenti che il poeta ha a disposizione, perché il passaggio dall'emozione sentita all'emozione narrata è veramente difficile. Paradossalmente, se dovessimo esprimerle in un testo narrativo, avremmo a disposizione molte parole per esprimere le nostre emozioni. Tuttavia, nel testo poetico, abbiamo meno parole, ma più libertà.Possiamo costruire il verso in modo diverso rispetto alla lingua parlata. Possiamo anche inventare parole nuove, ad esempio attraverso l'uso di onomatopee, o utilizzare stratagemmi per porre l'accento su una parola piuttosto che su un'altra. Ecco, questa è una delle finalità di questo strumento particolare, l'enjambement, che in francese si traduce con il termine "enjambement". In italiano viene reso con "inarcatura", ma non trasmette completamente il significato che cerchiamo di capire.Di solito, il poeta scrive poesie in versi e c'è sempre un costrutto logico: soggetto, complemento oggetto, verbo, aggettivo, che si accoppia a un sostantivo. Normalmente, quando il poeta scrive una poesia in versi, tende a riportare sullo stesso verso le parole che completano un significato. Tuttavia, quando vuole sottolineare un'emozione o una parola chiave, può separare, ad esempio, un aggettivo dal sostantivo a cui si lega. In questo modo, durante la lettura della poesia, siamo costretti a dividere un sostantivo dall'aggettivo che lo accompagna, oppure, in certi casi, un verbo dal sostantivo.Se osserviamo la definizione di "enjambement", essa riguarda la separazione tra un nome e il suo attributo, tra soggetto e predicato o tra predicato e complemento oggetto, in due versi successivi. Il risultato è che, dal punto di vista del significato, si perde l'immediatezza: siamo costretti a compiere un'operazione mentale per recuperare nel verso successivo l'elemento mancante. Tuttavia, dal punto di vista musicale, la lunghezza del verso resta identica a quella degli altri versi, creando un effetto innaturale, definito appunto come una pausa innaturale. Durante la lettura della poesia, ci si aspetta che l'elemento che si trova nel verso successivo sia collocato logicamente nel verso precedente. Questa separazione, questo stacco, questa pausa creano maggiore attenzione, richiedendo uno sforzo maggiore da parte del lettore. L'enjambement crea un effetto particolare che si spiega anche etimologicamente: il termine francese "enjambement" deriva da "enjamber", che significa oltrepassare, andare oltre. Il poeta usa spesso questo artificio proprio per ottenere l'attenzione del lettore.Un esempio di enjambement lo troviamo nella poesia di Bertolucci, dove il libro riporta i versi: "I piccoli aeroplani di carta che tu fai volano nel crepuscolo si perdono". Qui, "tu fai" rappresenta l'inizio di un enjambement: "tu" si trova nel verso precedente e "fai" all'inizio del verso successivo. Dal punto di vista del significato, "tu fai" dovrebbe essere letto insieme, ma il poeta lo spezza, costringendo il lettore a prestare attenzione. Questo effetto di frammentazione del significato, però, cattura l'attenzione.Questa poesia contiene anche altri artifici. Vediamo ora le rime. Che cosa sono le rime? Sono un altro strumento che il poeta utilizza per esprimere i suoi pensieri e sentimenti all'interno di un testo poetico.La rima ci riporta immediatamente al linguaggio musicale. Le poesie in rima sono un po' come le canzoni in rima, che hanno l'obiettivo di creare un effetto di orecchiabilità. La canzone è orecchiabile, come nel caso di "Dammi tre parole: sole, cuore, amore", classico esempio di canzonetta. Anche se a volte banali, le rime nelle poesie ci riportano alla loro origine musicale: la poesia, infatti, originariamente era accompagnata dalla musica. Pur perdendo l'accompagnamento musicale, la poesia ha mantenuto la sua musicalità grazie alle rime.Cos'è dunque la rima? Se la vogliamo definire, è una ripetizione di suoni tra versi successivi. Non sempre le rime sono presenti tra versi immediatamente consecutivi: a volte troviamo una rima tra il primo verso e la metà del secondo. Le rime si distinguono a seconda delle caratteristiche, che vedremo nel dettaglio.Possiamo definire le rime come la ripetizione di suoni identici all'interno di una poesia, ottenuti attraverso la ripetizione delle vocali (assonanza) o delle consonanti (consonanza). Se la ripetizione avviene con le vocali, si chiama assonanza; se con le consonanti, si chiama consonanza. Per esempio, "sole" e "amore" fanno rima attraverso le vocali.La rima perfetta, sia vocale che consonantica, è quella ripetizione assoluta e identica, ma non è obbligatoria. La troviamo spesso nelle poesie classiche, quelle che seguono una metrica precisa, ma esistono anche poesie senza rime.Le rime possono essere di diversi tipi: quando le troviamo una dopo l'altra, si chiamano "rima baciata"; quando il primo verso fa rima con il terzo e il secondo con il quarto, si parla di "rime alternate". Le rime prendono nomi diversi a seconda della loro disposizione. Esistono anche rime particolari, come le rime interne o le rime al mezzo. Nel caso della rima interna, una parola all'interno di un verso fa rima con una parola che si trova alla fine del verso successivo. Quando la rima cade esattamente a metà di un verso, si parla di "rima al mezzo". Un verso di 12 sillabe, ad esempio, sarà diviso in due emistichi, ossia due mezzi versi. Un altro tipo di rima sono le "rime baciate" e le "rime alternate". Per identificare le rime, si utilizzano le lettere dell'alfabeto: quando due versi hanno la stessa rima, vengono indicati con la stessa lettera. Ad esempio, "AABB" indica che il primo verso rima con il secondo, e il terzo con il quarto. Se invece troviamo lo schema "ABAB", significa che il primo verso rima con il terzo e il secondo con il quarto. Le rime chiuse sono indicate con lo schema "ABBA", in cui il primo verso rima con il quarto e il secondo con il terzo. Per individuare le rime utilizziamo quindi lettere maiuscole e, ogni volta che cambia la strofa, cambia anche la numerazione delle lettere. Anche se la rima del primo verso si ripete in una strofa successiva, deve essere indicata con una nuova lettera.
Le rime dimostrano che, anticamente, la poesia era musicata e sono rimaste come uno strumento che il poeta utilizza per mantenere una musicalità nella poesia. Quando troviamo una ripetizione di suoni, si creano legami tra i versi all'interno delle strofe. I tipi di rima sono davvero tanti, e il poeta se ne serve per rendere più piacevole la composizione stessa. Guardiamoli insieme. Il primo e più semplice tipo di rima è la **rima baciata**, in cui il primo verso fa rima con il secondo, e il terzo fa rima con il quarto, seguendo uno schema di rima a coppie. In questo caso, la numerazione delle rime avviene attraverso le lettere dell'alfabeto: **AABB**. Ciò significa che il primo verso fa rima con il secondo. Questo tipo di rima si chiama baciata.Un altro tipo è la **rima alternata**, in cui il primo verso fa rima con il terzo e il secondo con il quarto. È facile da riconoscere, poiché lo schema sarà **ABAB**. Quando andiamo avanti nella strofa, lo schema sarà **CDCD**, e così via. C’è poi la **rima incrociata**, detta anche **rima chiusa**, che si trova in una strofa di quattro versi: il primo fa rima con il quarto, e il secondo fa rima con il terzo. Lo schema sarà **ABBA**. Si chiama "chiusa" perché il primo verso della quartina fa rima con l’ultimo, chiudendo così la strofa. Un altro esempio è la **rima incatenata**, usata nelle terzine, come nella *Divina Commedia*. Questo tipo di rima, chiamata anche **rima dantesca**, segue uno schema incatenato. Abbiamo delle terzine, cioè strofe di tre versi, dove il primo verso della prima terzina fa rima con il terzo, mentre il secondo verso fa rima con il primo della terzina successiva. Lo schema sarà quindi **ABA BCB CDC**, e così via. Sentendo il suono di questi versi, come in “La dove era l’ombra, forse la quercia spande / Morta, né più coi turbini tona l’agente, / Or vedo una corona che là grande spande,” si può notare la sequenza delle rime: **spande - agente**, **grande - corona**. Questo è un esempio di rima dantesca o incatenata. Un altro tipo di rima molto usato è la **rima replicata** o **rima ripetuta**, in cui il primo verso di una strofa fa rima con il primo verso della strofa successiva, il secondo con il secondo, e così via. Lo schema sarà **ABC ABC**. Questo tipo di rima si chiama replicata perché ripete gli stessi suoni in ogni strofa. Infine, c’è la **rima invertita**, usata spesso anche da Dante Alighieri, in cui il primo verso fa rima con l’ultimo della seconda terzina, il secondo verso con il penultimo e il terzo con il primo della terzina. Lo schema diventa **ABC CBA**, ed è detta "a ritroso" per la sua particolare struttura. L’uso delle rime è molto diffuso nella poesia, ma non è obbligatorio. Sappiamo infatti che, soprattutto nel Novecento, alcuni poeti hanno preferito scrivere poesie senza seguire schemi rigidi di rima, o con schemi non sempre rispettati. In alcuni casi, una poesia può avere rime in certi versi e non in altri. Questo tipo di versi, detti **versi sciolti**, sono liberi dai legami imposti dalle rime. Passando alle **strofe**, sappiamo che una poesia si compone di versi, che a loro volta si organizzano in strofe. Le strofe sono separate da righe bianche. Per esempio, se ci sono due versi separati da uno spazio vuoto, vuol dire che ci sono due strofe. Le strofe possono avere nomi diversi in base al numero dei versi: **distico** (due versi), **terzina** (tre versi), **quartina** (quattro versi), **quintina** (cinque versi), **sestina** (sei versi), e così via.Un esempio di composizione poetica molto nota è il **sonetto**, che si compone di due quartine e due terzine. Quando un poeta decide di scrivere un sonetto, compone una poesia formata da quattro strofe: le prime due sono quartine (otto versi), e le ultime due sono terzine (sei versi). In totale, un sonetto ha 14 versi. Questi versi sono spesso **endecasillabi**, cioè formati da undici sillabe. Esistono anche altre forme di poesia, come il **madrigale**, la **ballata** o la **canzone**, che venivano sviluppate soprattutto in epoche come il Medioevo, quando spesso erano anche accompagnate da musica e diventavano quasi una danza.