Final Lap

Roma, 17/07/23

 

Il progetto portato avanti per il lavoro di tesi è frutto di una ricerca approfondita del lavoro di Sintesi Finale che ha avuto inizio nell’ottobre del 2022. L’obiettivo è ovviamente quello di far comprendere come un’architettura possa effettivamente sviluppare dei benefici per l’ambiente circostante e per le persone che la andranno ad utilizzare.

Inoltre, ho avuto la fortuna di poter lavorare ad un progetto di cui mi appassionava il tema principale, l’automobile e l’automobilismo, passione che mi accompagna fin dalla tenera età.

Il programma è iniziato nel mese di marzo e il primo incontro con il professore è stato importante per iniziare a mettere dei paletti attorno a quello che sarebbe stato il mio progetto di tesi. L’opzione migliore si è rivelata essere quella di prendere il progetto portato avanti durante l’esame di Laboratorio di Sintesi Finale e da qui iniziare a capire quali sarebbero potuti essere i quattro moschettieri, degli approfondimenti interni al progetto che vanno a spiegare alcuni punti interessanti dell’esame.

Scelti i quattro moschettieri ci siamo dati appuntamento per il mese prossimo, insieme anche agli altri studenti laureandi per vedere come procedeva il lavoro. Una revisione al mese per vedere come procedeva il lavoro di tesi e per capire il funzionamento effettivo del progetto, con alcuni grossi cambiamenti e altri cambiamenti di livello grafico.  Di seguito, vado a riassumere alcuni dei punti principali del progetto.

Il progetto

Il M.Au.Ro. è il progetto di un museo dell’automobile e di una scuola-officina basata sul lavoro di restauro di auto d’epoca. L’obiettivo è ovviamente quello di essere il primo polo museale nella città di Roma interamente dedicato al mondo dell’automobile e dell’automobilismo visto che tra i tantissimi musei che si trovano nella città nessuno è dedicato all’automobile nonostante Roma sia stata molto importante per questo settore. All’interno del progetto orbiteranno realtà differenti che faranno in modo che questo possa essere vissuto 24 ore su 24 e sette giorni su sette.

Sarà quindi importante lo studio della mixitè rendendo l’edificio vivibile in tutte le ore della giornata. All’interno del programma di mixitè il Creating e l’Exchange sono i due punti di forza: il primo è presente grazie alla presenza dei due spazi museali al piano terra e al piano primo nonché alla “sala aperta” dell’edificio, è presente anche grazie agli spazi per la didattica della scuola-officina; il secondo invece, è presente grazie al museo, ma diventa importante all’interno della scuola-officina in quanto questa sarà un’officina a tutti gli effetti dove i clienti porteranno la propria automobile e, esperti del settore insieme agli studenti, lavoreranno su queste vetture producendo quindi un certo profitto. A questo spazio della scuola-officina verrà affiancata un’area dedicata agli alloggi per gli studenti con l’intento appunto di lasciar vivere gli spazi dell’opera ad ogni orario.

Il progetto poggia sulle sponde del fiume Aniene grazie allo studio “Aniene Rims”. Aniene Rims è uno studio iniziato nel 2019 dal prof. Architetto Antonino Saggio. Lo studio in questo caso va a trattare quelle che sono le aree più abbandonate che si trovano sulle sponde del fiume Aniene nel tratto che parte dal Grande Raccordo Anulare e “sfocia” nel fiume Tevere nell’area di Tor di Quinto.

Scelta l’area, la numero AR74, già scelta durante l’esame di Sintesi finale, si è proceduto con l’analisi urbana e climatica di questa. È stato portato avanti anche un piccolo approfondimento per quanto riguarda il verde presente nell’area e specialmente lungo le sponde del fiume, in modo tale da poterle poi implementare all’interno del mio progetto.

Ho proseguito con quella che è stata la tavola della “generazione” delle forme. Prima le tessiture legate al contesto urbano dell’area; poi la scacchiera per la scelta della forma dell’edificio; i layer per capire la giusta stratigrafia ed infine l’ex-tempore, legame di tutto il lavoro svolto.

Tema dell’esame di sintesi era la crisi idrica che è stata studiata anche qui facendo un piccolo racconto del fiume Aniene, della situazione della città e infine si è proceduto con la scelta delle tre strategie idriche.

CONVOGLIARE: L’idea principale è quella di predisporre due aree precise che potranno essere “inondate” dalle acque piovane e anche dalle acque grigie precedentemente purificate.

Due aree, la prima antistante l’ingresso a comporre una sorta di agorà nella quale poter tenere piccole conferenze all’aperto. La seconda, si troverà nei pressi della scuola-officina. Uno spazio di incontro per gli studenti e soprattutto uno spazio dove esporre, se ciò potrà avvenire, delle aste che riguarderanno le auto storiche che verranno messe a nuovo dalla scuola-officina.

CORRUGARE: Depavimentazione del suolo e creazione di “colline artificiali”. È stata studiata in particolar modo per creare una superficie maggiorata laddove è presente una piccola area. È stato possibile grazie appunto all’atto del corrugare il terreno creando quindi delle colline e quindi più superficie che potesse raccogliere acqua.

ASSORBIRE: Il Wetland park è stato pensato il più vicino possibile alle sponde del fiume. Questo è tagliato dalla strada esistente e va quindi a creare due grandi “ponds” che raccolgono acqua e la filtrano piano piano grazie anche a della vegetazione fitodepurativa.

  

I quattro moschettieri

I quattro moschettieri da me scelti sono in parte legati al percorso universitario e in parte a degli elementi dell’esame di sintesi che avrei voluto approfondire meglio.


1. La ricerca espressiva

Il lavoro svolto per la ricerca espressiva è stato portato avanti in modo tale da trovare quelle architetture e quelle “novità” che potessero essere implementare all’interno del progetto. La scelta delle architetture è ricaduta in base ad un ritmo “lineare” ed un ritmo “geometrico” creato da dei rombi che corrono lungo il prospetto del museo. I due edifici studiati sono stati il “Campus Lavazza” di Cino Zucchi (Ritmo lineare) e l’Allianz Arena degli architetti Herzog e de Meuron (Ritmo geometrico). Da qui sono iniziati poi le analisi per quanto riguarda la facciata del museo. Questa è stata provvista di elementi in ETFE. L’ETFE è una delle molecole organiche più stabili che siano mai state prodotte: la sua durabilità può raggiungere i 40 anni di vita, semplicemente assicurando una costante manutenzione, inoltre al termine del suo ciclo di vita, la membrana viene semplicemente fusa e riutilizzata, con una percentuale di riciclaggio del 100%. È un materiale autopulente e, nonostante pesi solo un centesimo rispetto al vetro (350 g/mq), riesce a sopportare fino a 400 volte il suo peso. È quindi possibile utilizzarlo anche per grandi luci, come ad esempio tensostrutture, e “alleggerire” il lavoro di carpenteria ed evolvere la maglia strutturale.

Il materiale è combustibile ma poco infiammabile e auto estinguente e, grazie alla temperatura di fusione di 275°C il film è destinato a rompersi e a ritirarsi prima che le elevate temperature possano portare al collasso della struttura principale della struttura.

È un materiale che è possibile utilizzare sia per coperture sia per le facciate in due modalità: la prima è la cosiddetta “modalità a cuscino” ovvero due – o più – layer di ETFE al cui interno viene fatta passare dell’aria in modo tale da gonfiarli e creare quindi una facciata o copertura “morbida” con questi cuscini. L’altra è la modalità a singolo layer, una composizione più semplice ma che offre comunque una certa libertà per i lavori di prospetti e coperture. Questi “layer” sono composti da dei film che possono essere opachi, traslucidi o anche serigrafati in modo tale da avere più caratteristiche in un solo prospetto.

 

2. L’impianto

Tra i quattro moschettieri ho voluto implementare lo studio ed il dimensionamento, dell’impianto ad aria per lo studentato in particolare il piano che ospita gli studenti. Questo piano si divide in tre camerate da tre posti letto e due camerate  sei posti letto, uno spazio comune utilizzato per il pranzo e per il relax ed uno spazio-ballatoio che ospita armadi e altri punti per lo studio fuori dalla stanza. Il lavoro è iniziato con la creazione di un abaco delle pareti murarie e delle vetrate andandone a calcolare per ciascuna la propria trasmittanza che è stata poi utile per i calcoli successivi. Successivamente ho proseguito con il calcolo dei Carichi Termici invernale prima ed estivo poi. Il primo indica la potenza termica sensibile che l’edificio, in precisate condizioni, disperde nell’ambiente esterno. Il secondo invece indica la potenza termica sensibile che l’edificio, sempre in determinate condizioni, riesce a prendere sia dall’esterno (carichi esogeni) sia a elementi interni (carichi endogeni). Dopo aver calcolato anche le corrispettive portate d’aria di ogni ambiante, ho proceduto con il dimensionamento delle batterie dell’UTA (Unità di Trattamento dell’Aria) che saranno parte attiva del mio impianto, un impianto ad aria primaria e ventilconvettori. Il dimensionamento ha portato a dei valori abbastanza bassi, legati prevalentemente ai valori del solo piano degli studenti. La macchina si troverà all’interno del locale predisposto al piano interrato, ciò significa che le potenze calcolate andranno aumentate di una certa percentuale per il fatto che l’impianto non è a cascata ma a risalire e quindi la pressione dovrà appunto essere aumentata. Le canalizzazioni per raggiungere lo studentato passano all’interno di torri poste nel corpo scala che collega gli spazi dello studentato. Grazie ai carichi termici ho potuto proseguire con il calcolo dei ventilconvettori da  utilizzare. Saranno degli elementi a incasso da soffitto e avranno una potenza ciascuna di circa 9kW.

Ho infine proceduto con la progettazione delle canalizzazioni dell’impianto di mandata  e di ripresa dell’aria. Questi corrono principalmente sopra il “ballatoio” così da non creare disagio all’interno delle camerate dove saranno presenti solamente le canalizzazioni finali dove sono presenti le bocchette di mandata e aspirazione. Per ciascuna quantità di portata d’aria che passerà all’interno delle canalizzazioni è stato scelto un diametro specifico andando comunque a cercare di non variare troppo tale diametro andando quindi ad aggiungere laddove servono delle “serrande” che devieranno il flusso nel modo corretto.

Per quanto riguarda i bagni è presente solamente un sistema di aspirazione dell’aria che è ovviamente collegato al canale principale.


3. L’officina

Come già raccontato, il M.Au.Ro. si divide in due corpi: il primo è il museo mentre il secondo è l’officina. Questo è un ambiente molto importante dato che è qui che le vetture riprendono vita. Questa è divisa in varie mansioni che si estendono in maniera rettilinea all’interno dello spazio. Abbiamo un ingresso secondario che è collegato sia a via Ramiro Fabiani sia a via Sassola. Da qui entreranno direttamente i carroattrezzi che lasceranno la vettura davanti all’”ingresso carroattrezzi”. Una volta dentro, la macchina verrà sistemata sul primo ponte per una prima diagnosi: questo ponte è sistemato in modo tale da poter girare e indirizzare quindi il veicolo negli spazi successivi. In questo momento, se servirà, la vettura verrà smontata e ogni pezzo verrà restaurato o sostituito. Gli elementi di carrozzeria verranno condotti nella seconda parte dell’officina predisposta principalmente per il lavoro di “carrozzeria” diviso in lavoro di battitura della lamiera e riverniciatura. Una volta conclusa, la macchina verrà prima revisionata e poi fatta uscire per testarla sulla pista che correrà attorno all’edificio. Una volta finita la prova su pista la vettura rientrerà per gli ultimi aggiustamenti e infine verrà sistemata nel parco macchine posto alle spalle dell’officina. Spazi secondari all’interno dell’officina sono gli uffici, gli spogliatoi e gli spazi magazzino suddivisi in spazi per i rifiuti e magazzino pneumatici. Gli spazi per i rifiuti, pericolosi e non pericolosi, saranno posizionati al piano interrato in uno spazio ben isolato dal resto dell’edificio.

Alcune informazioni dimensionali:

- Altezza netta locali officina 3,50 m. Tale altezza, confrontata con la presenza di ponti sollevatori, permetterà la lavorazione con veicoli che raggiungeranno una certa altezza.

- Altezza portoni di ingresso 3 m.

- Spazi degli spogliatoi 1 m2 per ogni dipendente.

- Pavimentazione e finiture interne lavorate per offrire un’elevata resistenza al fuoco e facilmente pulibili o smontabili in caso di danneggiamento.


4. L’allestimento

La tavola di approfondimento riguardante l’allestimento, è stata per me il frutto di una ricerca basata su una semplice domanda: “Può una macchina essere vista come opera d’arte?”. Sono quindi andato alla ricerca di una risposta che mi ha condotto al MoMa per ben tre volte. La prima volta nel 1951 con la Cisitalia 202, la seconda nel 1991 con la mostra dedicata alla Ferrari e alla sua unicità. Infine, il terzo caso è datato 1999 e si trattava di una mostra che prendeva tutti quei veicoli “stravaganti” ma che hanno fatto la storia del design e della tecnica. Tra queste vetture era presente la famosa Fiat Multipla disegnata da Roberto Giolito. La ricerca ha quindi dato esito positivo. Ho proseguito quindi con una mia idea di allestimento per quattro veicoli che hanno fatto la storia del marchio del cavallino andando quindi a pensare alla mostra “Ferrari 12: il motore prediletto dal Drake”: una 166mm, una 312B, una F1-91 e infine una delle più spettacolari Ferrari mai concepite, la F40. Ognuna è accompagnata dal proprio motore anch’esso esposto con il racconto di come è nato il progetto e tutti i dati tecnici legati al veicolo. Ogni vettura ha un suo piedistallo progettato in modo tale da celare l’opera fino all’ultimo.


LE TAVOLE

IL PLASTICO