ARCHITETTURE E PRESENZE DELLA SUPERFICIE

Si apre con l’ultima lezione del secondo ciclo nella quale parla di che impatto ha avuto il mondo raster all’interno del mondo dell’architettura. Esiste infatti un rapporto “epidermico” tra il raster e la superficie dell’architettura. 

Si comincia a progettare unendo la tecnologia alle facciate delle opere di architettura in modo tale da rendere l’architettura “vivente” e soprattutto che sappia informare.

Un materiale interessante di cui si è iniziato a fare uso è l’ETFE (Etilene tetrafluoroetilene) che può essere utilizzato come “proiettore” un po’ come il LED. 

Chi fa “largo uso” di questo nuovo materiale sono gli architetti Herzog e de Meuron che creano una pelle vivente per l’Allianz Arena del Bayern Monaco

Attorno alla fine degli 90 e inizi di anni 2000 si è tornati a parlare della superficie. Questa è una cosa molto interessante perché nel movimento moderno non vedeva bene la superficie perché non avrebbe avuto molto da dire e quindi ci si fermava ad un’architettura molto pi+ simile ad una macchina. 

Entra in gioco in modalità molto diverse con due caratteristiche come quella della vera e propria pelle che rimanda a una modalità planare di schermo e spesso rimandano ad un mondo e ad una figuratività naturale. 

Un’artista che ha saputo lavorare moltissimo con il linguaggio della parete è Jean Nouvel con il progetto dell’Istituto per mondo Arabo e con molte altre opere come la torre di Barcellona. 

Sempre a Barcellona, Miralles e Tagliabue progettano una “quinta facciata” sul mercato di Santa Caterina che utilizza un immagine raster ben precisa che omaggia una sorta di natura morta. 

Chi ha fatto scuola sull’uso della facciata come superfice comunicativa sono in assoluto Herzog e de Meuron. 

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