COMUNICAZIONE MARSUPIALE

Impatto dell’informazione nella teoria e nella pratica. Oggi iniziamo con l’impatto dell’informazione nel mondo dell’architettura. A metà degli anni 50 avvengono fenomeni di trasformazioni e succede che nell’economia ci si comincia ad interessare del sistema terziario.

In architettura succede un fatto significativo: al concorso per la costruzione dell’auditorium di Sidney, a sorpresa vince il progetto di un architetto danese che rompe il tabù del rapporto forma funzione, uno dei pilastri operativi del mondo dell’architettura.

Bauhaus molto legato a “la forma segue la funzione” tanto da diventare un emblema per molte opere.

È la prima opera a rompere questa sequenza tanto da essere rifiutata da molti architetti del mondo come ad esempio Mies o Wright.

Lo stacco forma dalla funzione è molto legata alla filosofia degli ingegneri ed è anche un po’ per questo che molti architetti storcevano il naso.

Eero Saarinen inizia a sentire la voglia di evidenziare nell’architettura la struttura delle opere dandogli quindi una certa importanza. (3 terminal JFK new York).

Ritorna dopo tanto tempo il simbolo! Architettura simbolo: la Sidney opera house diventa quindi Simbolo di un intero stato, l’Australia. Funziona come opera? Boh, intanto è simbolo!

Che succede quando pongo al centro del mio agire la comunicazione? Rientrano in campo le figure retoriche! Metodi di comunicazione ben sviluppati già nell’antichità.

Come differenzio l’epoca industriale da quella “moderna”? Nella prima era molto importante l’oggettività mentre nella seconda è molto importante la soggettività. L’informazione industriale, attraverso le pubblicità, si basava quindi sull’oggettività e le performance di un prodotto.

L’uso delle figure retoriche si basano sulla soggettività perché sono “interpretative”, ognuno le interpreta come meglio crede.

Capisco cosa vuole la pubblicità? L’informazione alle volte può essere complicata da interpretare ed è per questo che è molto soggettiva.

Negli anni 60 70 80, l’architettura viaggiava su altri campi e questo si inizia a definire meglio alla fine degli anni 80 attraverso l’accelerazione di fenomeni comunicativi.

Il padiglione Ebraico di Libeskind ne è un esempio. Un’opera che proietta metaforicamente le ferite dell’olocausto.

Altra opera fondamentale è il Guggenheim di Bilbao di Ghery: un ruolo ciclico che fa pensare ad una cattedrale contemporanea attraverso molte forme che metaforicamente si ricollegano a questo pensiero.

Il Kiasma museum di Steven Holl è un buon esempio comunicativo. La metafora, il Kiasma, si ricollega all’intreccio dei nervi ottici del cervello e di come l’immagine viene costruita dal cervello. Holl fa un lavoretto di intreccio di due volumi in modo tale da evidenziare dei flussi principali all’interno dello spazio. Inoltre, già il nome diventa simbolo (il museo, infatti, si chiama appunto “Kiasma”). 

La metafora è quindi una cosa molto importante all’interno dell’architettura. Si simulano comportamenti del mondo che vengono interpretati.

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