Gli amanti del teatro di tutto il mondo ci invidiano i politici per le loro capacità farsesche.

08.11.2009,19:54 - Gli amanti del teatro, di tutto il mondo, invidiano i politici italiani per le loro capacità farsesche.

La caduta del muro

nell'Italia di Berlusconi

di EUGENIO SCALFARI

Ricorre domani l'anniversario della caduta del Muro di Berlino. La fine della guerra fredda. Sono passati vent'anni e sembra un secolo. È cambiata l'Europa, è cambiato il mondo ed è cambiata l'Italia. Forse è proprio l'Italia ad aver registrato un cambiamento maggiore che non gli altri paesi.

RICORRE domani l'anniversario della caduta del Muro di Berlino. La fine della guerra fredda. Sono passati vent'anni e sembra un secolo. È cambiata l'Europa, è cambiato il mondo ed è cambiata l'Italia. Forse è proprio l'Italia ad aver registrato un cambiamento maggiore che non gli altri paesi.

Spesso ci sorprendiamo a dire che, al di là delle apparenze, i problemi che affliggono il nostro paese sono sempre gli stessi. Ed è vero, ma è altrettanto vero che la società del nostro paese è profondamente diversa da quella del 1989. Il suo rapporto con le istituzioni, il suo rapporto con se stessa, la percezione che gli individui hanno della propria felicità.

Su questo aspetto è necessario riflettere perché coinvolge i modi di pensare, i comportamenti, il rapporto dei padri con i figli, l'assetto delle famiglie, la politica, la democrazia. Vent'anni fa il potere si identificava con la Dc di Giulio Andreotti e il contropotere antagonista con il Partito comunista italiano.

( segue qui )

Al Capo Redattore di Repubblica

da un espatrato (analista del degrado italiano)

Leggo "La Caduta del muro" di Scalfari.

Troppo ben scritto, soprattutto su argomenti importanti e veri. Ma è completa la elencazione, fatta nell'articolo, degli annosi nodi politici italiani ?

Ritengo che non è completa. Per trovare la verità, sulle evoluzioni italiane degli ultimi 20 anni, il metodo sicuro ed efficace è :

- misurare le evoluzioni della vita sociale e della mentalità sociale italiana, paragonandole a quelle europee. Anche perché, se il sistema Italia è sul ciglio di un burrone, si tratta di una grande crisi sociale, generatrice di crisi politica e di incapacità sociali ! Confrontando l'Italia all'Europa (cosa da me fatta per almeno un decennio), appaiono in filigrana una dozzina di fattori negativi, generatori delle incapacità sociali diffuse, di grippaggi.

La mia analisi sociale (riassunta in un saggio pubblicato di recente e in 40 valutazioni di dettaglio, distribuite su Internet) mostra che :

- abbiamo ereditato dai nostri progenitori una cultura incompatibile sia con la gestione sociale corretta (cioé a livello europeo) che con la capacità di avere un'economia competitiva..... nel Villaggio Globale ! (chiamiamola "mancato senso del sociale" oppure mentalità da sottosviluppo). Non abbiamo cercato di correggerla con una tempesta di vento europeo....

- all'aprirsi del mercato europeo, invece di imparare dagli Europei tanti strumenti che sono necessari per gestire correttamente un Paese, siamo rimasti a guardarci l'ombelico e a dirci (la tradizione.... ) : "In qualche modo ce la caveremo !" . Quegli strumenti che sono necessari alla gestione di un Paese, esistenti in altri Paesi dell'Europa occid., noi non ce li abbiamo ... ! Se non li inventiamo (o li copiamo), vuol dire che accettiamo di rischiare la dittatura del Kaos....

- la rovinosa evoluzione negativa dei comportamenti e della mentalità degli ultimi 20 anni, che ha generato un insieme di incapacità sociali, di problemi insoluti, di caduta di qualità in alcune istituzioni, non è stata discussa in maniera seria ed esaustiva, in modo da poter decidere le misure necessarie a combattere tali evoluzioni ;

- non abbiamo fatto quello che qualsiasi Paese europeo avrebbe fatto in presenza di una crisi sociale come la nostra : a) esame oggettivo della società, fatta da un organismo neutrale ; b) identificazione di tutte le cause primarie del degrado e dei fallimenti sociali e politici ; c) individuazione delle misure urgenti e necessarie ad eliminare le cause, nell'interesse del Paese (e non di un clan particolare).

In Italia tutto cio', che è da fare in maniera seria, dettagliata e completa, in un quadro europeo, non è stato fatto !

C' è stato pero' un espatriato che inizio' nel ' 90 a dare l'allarme (valutazioni passate a Romiti, con accenno ai rischi per l'economia legati ai rapporti e comportamenti sociali). Romiti concordo', nella sua reazione, ma non mi ricevette. Mi scrisse solo "Niente da fare". Molti anni dopo capii perché Romiti non era stato interessato ad approfondire....Per lo stesso motivo qualche altro VIP dell'economia, cui anche inviai il mio allarme negli anni successivi, lesse le mie valutazioni sociali, concordo' su di esse, ma non volle ricevermi......Il motivo di queste alzate di spalle (ne ho viste parecchie in 15 anni, anche fra giornalisti come Ottone e Ostellino) lo ho scoperto solo due anni fa. Esso è rovinoso, non conosciuto (in Italia, ma all'estero si puo' capire) ed esplosivo. Lo descrissi a Prodi quando era premier, nella lettera che allego.

Scalfari dice che serve un trattamento "più deciso del risanamento delle finanze pubbliche, della crescente emergenza disoccupazionale, soprattutto giovanile, ma anche la soluzione dei nodi vitali del Meridione, le regole per una disciplina antitrust e quelle per un'informazione pubblica oggettiva e paritaria".

Poiché tutto cio' è verissimo, pongo qualche quesito rilevante (al dott. Scalfari ed alla redazione) :

1. Riteniamo che questi difficili compiti, che non sono nuovi ma annosi, possano essere svolti con l'attuale caduta di professionalità in alcune istituzioni (testimoniata dal crescere delle emergenze, dei grippaggi, dei pantani melmosi) e senza prima affrontare il gigantesco problema sociale italiano, che è invece condizione preliminare, almeno per un esperto sociale ?

2. Nell'ipotesi (che io rifiuto) che i politici attuali, nell'attuale marasma di problemi insoluti, si lascino assalire da una voglia struggente di lavorare per il Paese (e non per la propria cordata o congrega), avranno essi la valutazione lucida e la professionalità adeguata per risolvere problemi oggettivamente difficili ?

3. In uno scenario in cui il bilancio nazionale rischia di divenire un colabrodo, perché non è stato fatto dai nostri politici, cosi impegnati a fare dischiarazioni in TV, una seria valutazione degli sprechi nazionali (che sono una delle cause del debito pubblico), i quali sono in aumento vertiginoso, sia per la mancanza di controlli professionali nelle istituzioni, che per lo scialacquare in concessioni di parte o per incapacità professionali ?

4. Nello scenario rovinoso di aumento delle gestioni pubbliche condotte con l'intrusione di interessi privati, con la diffusione delle lottizzazioni, si puo' veramente credere che l'economia italiana si risolleverà (cosa detta da qualche politico) e diverrà più competitiva ? Se crediamo a questo, avremo un altro segno che gli Italiani credono alle fatue illusioni..... (come disse Barzini, V. testo allegato "Chiudono").

5. Essendo la competitività delle economie legata anche ai comportamenti ed alle capacità professionali diffuse, riteniamo di avere nella nostra società quel culto e quella diffusione dell'efficienza che sono imposte dal Villaggio Globale come un Must ? Non abbiamo invece, in alcuni settori istituzionali, eretto un monumento all'inefficienza ?

6. Il problema annoso del mezzogiorno non è stato risolto in 50 anni, ma di miliardi a fondo perduto e senza risultati, la Cassa del Mezz. ne ha inviati ! Non sarà il caso di cambiare metodo e fare quello che altri Europei, con più realismo, farebbero..... ? (son disponibile per discutere questo argom.).

Per concludere, vorrei riportare una distinzione chiave (fatta da Peyrefitte nella "Società della Fiducia"). Nella "Società della Fiducia" i rapporti dei cittadini fra loro e con lo stato avvengono sulla base della fiducia e affidabilità reciproca. Si tratta di una condizione che rende la competitività facile ; essa esiste in gran parte dei Paesi della U.E. occid..

In Italia i rapporti sociali fra cittadini e con lo stato sono troppo spesso basati sulla sfiducia, che sembra anche in aumento (Società della Sfiducia). Dunque una delle condizioni di base per la competitività è ....... andata a farsi benedire ! Se andiamo infatti a leggere la classifica mondiale della competitività, non troviamo l'Italia ai primi posti, anzi...... Inoltre, in parallelo con le evoluzioni sociali raccontate nel testo allegato "Evoluzioni - Tangentopoli", il posto dell'Italia in tale classifica non ha fatto che scendere negli ultimi anni. E' questo uno dei segni (non l'unico) dell'avanzare della crisi sociale.

I fattori che generano i ritardi e fallimenti sociali italiani sono parecchi. Ognuno di essi genera effetti, i quali a loro volta divengono cause di altri grippaggi. Si tratta quindi di un problema : largo, profondo e sfaccettato ! Ora tutti questi fattori generatori di problemi sono raramente oggetto d'esame nei media. Quando se ne vede un accenno, è sovente con un taglio di parte (non oggettivo). Di esami veri della crisi sociale non se ne vogliono, perché l'Italiano sociale si interessa alla vita della sua congrega, non certo ad una società nazionale di cui non conosce né le fondamenta né le caratteristiche ..... !

Vi propongo quindi questa conclusione (che diffondo su Internet da più di 5 anni) :

CI SIAMO TROVATI SENZA GLI STRUMENTI NECESSARI a gestire un Paese, nell’era del Villaggio Globale ! ! ! Ed abbiamo quindi le nostre limitazioni, i nostri handicaps mentali, i nostri difetti di nascita !

Allora, la colpa è della Pubblica Distruzione ? Si, certo, ma pure nostra ! La colpa nostra è quella di vivere in Europa e non aver imparato......molte, ma molte cosette, le quali sono necessarie per gestire un Paese ed essere competitivi... !

Un’altra colpa è quella di cambiare maschera ad ogni giro di vento. Perché non abbiamo il coraggio....... di affrontare le situazioni in modo serio, affidabile, analizzando, paragonando, verificando e riflettendo..., con realismo.

Ma ci puo’ essere realismo, nel Paese delle Maschere, nella società sciatta delle chiacchiere confuse ? Ove ogni cittadino sa che puo’ cambiare maschera ogni mese. Ove ogni politico puo’ cambiare maschera ogni settimana...! Senza che gli elettori se ne accorgano. Perché gli elettori sono Italiani pure loro ! E poi essi sono..... pecore, non si ribellano....Lo disse Prezzolini: “ Italiani, pecore anarchiche !”. Siamo sicuri di avere un contropotere alla irresponsabilità politica ? Non dovrebbe questo contropotere essere un elevato livello della cultura (la quale non è stata promossa nell'ultimo decennio) e un funzionamento delle istituzioni a livello europeo ? Si possono far funzionare le istituzioni correttamente, se il lavoro di qualità è scoraggiato dalle lottizzazioni ?

L’altra colpa è stata quella di mandare a dirigere il Paese uomini capaci.... di belle chiacchiere e di fini menzogne ! E cosi, nei decenni, la fabbrica delle maschere e il vocabolario delle chiacchiere si sono perfezionati. Gli Europei che amano il teatro ci invidiano le nostre sceneggiate politiche.....

Intanto tanti altri Paesi europei sono andati avanti, si sono adattati al Villaggio Globale. Mentre noi siamo rimasti alle chiacchiere facili, all’imbroglio rapido ed alle fatue illusioni ! Non saranno certo le nostre attuali sceneggiate politiche che ci permetteranno di gestire un Paese, di uscire dalla recessione, di sconfiggere la povertà !

Il bell'articolo di Scalfari conclude con : "Ed è ora che la società civile prenda coscienza di quanto accade e assuma su di sé la responsabilità di metter fine a questa sciagurata avventura". Accolgo il suo invito perché penso che esso è importante e che il contributo potenziale di espatriati qualificati è spesso molto diverso da quello che possono dare gli abitanti dello Stivale (V. ad esempio il testo "Complotto" allegato). Vorrei notare che la "presa di coscienza" è urgente, per cui essa va fatta con un'iniezione di REALISMO SOCIALE, che gli espatriati possono apportare, specie se vivono in Paesi avanzati.

Gli allegati propongono qualche esame di dettaglio, in materia sociale. Una materia troppo trascurata in un Paese che non ha mai costruito una società nazionale, con i suoi pilastri..... ; per cui si ritrova ancora con le congreghe, le cordate..., senza avere due strumenti vitali : a) un obiettivo e una strategia di Paese ; b) la professionalità dei gestori dello stesso, usciti da un' elite professionale...... Si tratta dei due strumenti di cui stiamo scontando aspramente la mancanza......

Molti dettagli potrebbero essere proposti in una presentazione, la quale richiederebbe almeno due ore per cercare di essere completa.....

Molti saluti da Parigi.

Antonio Greco

Allegati

Perché una società non ha anticorpi contro la corruzione, contro l'incompetenza, contro il tornaconto privato ? Perché la società nazionale (concepita come in Europa) non esiste ! ! ! Essa è rimpiazzata dai clans e dalle cordate, dal Doppio Scenario degli uomini pubblici......

. Una vita politica che è basata talora su : ogni partito cerca di imbrogliare sia la sponda opposta che gli elettori. Si tratta quindi della costruzione della torre di Babele ! Tale stato molto negativo della società incoraggerebbe comunque un altro qualsiasi dittatore, se Berlusconi si ritirasse (andiamo a leggere cose disse Churchill sugli Italiani e Mussolini !).

Puo' avere un futuro un Paese che accetta un governo senza strategia per il suo futuro, ma coinvolto nelle tattiche e negli interessi partigiani ?

IMPRENDITORI CHE CHIUDONO

(Dopo la relativa trasmissione di Anno Zero)

Il rapporto di Anno Zero mi ha colpito. Tante attività a Prato che chiudono, nel tessile. Nell’elettromeccanica in Lombardia. Altri settori ?

I numeri della disoccupazione italiana sembrano crescere. Alcuni imprenditori dell’abbigliamento indicano che non potranno resistere a lungo.

C’è, è vero, la crisi globale. Ma è necessario capire perché i numeri italiani sono fra i più preoccupanti d’Europa. Le recenti evoluzioni economiche italiane, grige, talora nere, sembrano sorprendere. Come se fossero inattese....

In realtà possono sorprendere in Italia. Ma chi vive in Europa ed ha osservato l’Italia nell’ultimo decennio, ha visto già da alcuni anni i segni che il sistema Italia rischiava di cadere giù in fondo al burrone sottosviluppo. Mentre (e questo è già uno dei problemi) chi vive in Italia ha l’abitudine di sopportare i soprusi, gli abusi, i bloccaggi, come di accettare i non diritti, le impunità, la falsità, la menzogna delle maschere politiche.......

Ma chi vive in altri Paesi europei non solo è abituato a vedere società che funzionano. Diritti realizzati. Delinquenti condannati. Merito ricompensato, coerenza apprezzata. Ma anche determinazione diffusa in ambito sociale, ambizioni e progetti ben studiati. Per aspettarsene poi la riuscita.

Sta qui la punta dell’iceberg che si chiama “disastro italico”. In tanti Paesi europei si vede e ci si aspetta il raggiungimento degli obiettivi, con impegno e strumenti adeguati a realizzare progetti ben definiti. In Italia no ! In Italia si considera “normale” un’emergenza che è conseguenza della cattiva qualità del lavoro ; si considera normale un’evoluzione sociale negativa che è solo la conseguenza di un conflitto di interessi.

Perché la discriminante fra lo Stivale e l’Europa ? Le ragioni sono una decina. Ma la madre di tutte le ragioni sembra essere quella che Barzini scopri nel ‘ 65. Egli scopri (nel suo “Gli Italiani”) che :

due CITAZIONI :

“E’ sempre apparso agli italiani che il loro Paese era la disgraziata vittima di un circolo vizioso: il carattere nazionale fatalmente generava tirannie; le tirannie (si riferisce ai secoli passati) rafforzavano e esasperavano i difetti del carattere nazionale e invitabilmente portavano il Paese a nuove avventure. Per salvare l’Italia dal suo destino luttuoso occorreva spezzare il circolo vizioso...”.

“ Tutto, in verità, veniva fatto non solo per il suo valore in sé, ma principalmente per l’effetto che avrebbe prodotto. Per due secoli o più uomini di genio in numero incredibile, dedicarono i loro talenti al convincimento nazionale che lo spettacolo è, faute de mieux, un ottimo surrogato della realtà. Che forma e sostanza fossero la stessa cosa. Colmarono il mondo di capolavori per trovare un compenso alla mancanza di sicurezza, al vuoto, al disordine, all’impotenza e alla disperazione della loro vita nazionale, per dimenticare l’umiliazione e la vergogna, per dimenticare la loro colpa”.

Vogliamo sorprenderci se, poiché nel ‘ 65 non raccogliemmo la preoccupazione di Barzini, ora subiamo le conseguenze della nostra stoltezza ?

Vogliamo continuare a credere che i nostri politici abbiano la professionalità e la competenza necessaria per gestire un Paese ? Ma se la realtà prova il contrario !

Vogliamo continuare a credere che i nostri politici lavorano nell’interesse del Paese ? A non notare che qualsiasi osservatore europeo (quindi più oggettivo) nota che essi fanno troppo spesso l’interesse del proprio clan ? Andando contro l’interesse del Paese ?

Vogliamo continuare a credere che l’organizzazione (non insegnata a scuola) sarebbe un’optional, non necessaria nella gestione accorta del buon padre di famiglia ? Senza notare che la sua mancanza determina tanti fallimenti e tanti sprechi ?

Vogliamo continuare a discutere (e a litigare in riunioni politiche) come delle pecore anarchiche (definizione di Prezzolini), senza apprendere le tecniche del raggiungimento del consenso nelle assemblee ?

Vogliamo continuare a credere che un sistema Paese possa creare occupazione in una società dove non ci sono valori positivi, ma imperano quelli negativi (strafottersene del Paese, imbrogliare lo stato e i cittadini, farsi garantire l’impunità dopo il delitto) ? Vogliamo ritenere che la spinta di politici senza scrupoli verso l’eliminazione dei valori sia un’azione non proccupante ?

Vogliamo continuare ad ignorare il padre di tutti gli inghippi e bloccaggi, il Doppio Scenario (“fingo di lavorare per il Paese; ma faccio i fatti mei”), il quale è il maggiore contributo italico alla Fiera delle Illusioni ? Quel rovinoso marchingegno che fu creato dopo l’unificazione, quando si scelse di non dare corso alla famosa proposta : “Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli Italiani” ? Determinando cosi tutta una vita sociale doppia, “sceneggiata pubblica per il Paese/inghippo nascosto per il clan”, che è il più forte contributo alla maggiore produzione nazionale, gli SPRECHI ?

Abbiamo creduto che non fosse importante promuovere la cultura, incoraggiare l’eccellenza, pretendere il rigore, la dirittura dei comportamenti...

Ma allora, se vogliamo credere a tutte queste cose, Diogene continuerà a girare per il Paese a cercare la coerenza, la chiarezza, l’efficienza, l’onestà, il rigore, la responsabilità, il realismo, il valore, il merito e l’ impegno”. E noi continueremo a...........

......... vedere altri imprenditori che chiudono e se ne vanno in Polonia o Slovacchia !

Se abbiamo realismo sociale, a priamo gli occhi !

Fin dagli anni ‘ 50 abbiamo giocato a nascondino con la serietà e la corruzione. Ora il Villaggio Globale, con la sua competitività spinta, ci impone di scegliere fra le due.... ! Quale sceglieremo ?

Sapendo che la scelta serietà escluderebbe il doppio scenario e tutto cio’ che sta nascosto dietro ; e imporrebbe l’apprendimento del realismo. E che la scelta corruzione comporterà una serie di inefficienze, di fallimenti, di povertà, di chiusure di attività..... !

Antonio Greco

angrema@wanadoo.fr