Le Ricette e i Precetti di una tal Josune

29 dicembre 2020 / 29 dicembre 2017

Il 29 dicembre 2017, un venerdì di tre anni fa, il Papa riceveva in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico le socie ed i soci dell’Associazione Teologica Italiana (ATI) in occasione del 50° della sua fondazione (http://teologia.it/2020/01/02/udienza-di-papa-francesco-ai-membri-dellassociazione-teologica-italiana-29-dicembre-2017/). Tra i soci era presente anche il sottoscritto direttore di questo nostro settimanale (https://sites.google.com/site/numeriprecedenti/numeri-dal-26-al-68/199997---dicembre-2017/numero-433---31-dicembre-2017/degli-abbracci-che-fan-tutto-ripensare-anche-la-chiesa). Era un primo incontro, cui succedette un secondo, nel settembre 2019.

Affermò Francesco, Vescovo di Roma, in quell’occasione: «Quella dei teologi non può che essere una ricerca personale; ma di persone che sono immerse in una comunità teologica la più ampia possibile, di cui si sentono e fanno realmente parte, coinvolte in legami di solidarietà e anche di amicizia autentica. Questo non è un aspetto accessorio del ministero teologico!

Un ministero di cui oggi continua a esserci un grande bisogno nella Chiesa. È infatti vero che per essere autenticamente credenti non è necessario aver svolto dei corsi accademici di teologia. C’è un senso delle realtà della fede che appartiene a tutto il popolo di Dio, anche di quanti non hanno particolari mezzi intellettuali per esprimerlo, e che chiede di essere intercettato e ascoltato – penso al famoso infallibile in credendo: dobbiamo andare spesso lì – e ci sono persone anche molto semplici che sanno aguzzare gli “occhi della fede”. È in questa fede viva del santo popolo fedele di Dio che ogni teologo deve sentirsi immerso e da cui deve sapersi anche sostenuto, trasportato e abbracciato.»

Dovrebbe risultare a tutti noto che Israele continua ad essere per i Cristiani il Popolo di Dio, il Popolo dell’Alleanza sempre attuale, mai revocata. E dovrebbe altresì risultare noto, per l’importanza capitale dell’affermazione, quanto ha sancito la Commissione pontificia per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo nei suoi “Sussidi per una corretta presentazione dell’Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica” del 1985, vale a dire che «Gesù è ebreo e lo è per sempre» (http://www.christianunity.va/content/unitacristiani/it/commissione-per-i-rapporti-religiosi-con-l-ebraismo/commissione-per-i-rapporti-religiosi-con-l-ebraismo-crre/documenti-della-commissione/sussidi-per-una-corretta-presentazione-degli-ebrei-ed-ebraismo.html).

Ma quel 29 dicembre 2017, subito dopo l’udienza papale, accadde anche altro. Il sottoscritto andò a pranzare, non distante da San Pietro, con un gruppo di amici ed amiche giornalisti e giornaliste, continuando a parlare di Chiesa, Vaticano, politica, cultura, reti di affetti, svolte della vita.

Vivere e mangiare, non già come mera necessità fisiologica, biologica, ma come senso, significato, di una convivialità che tesse l’esistenza, la struttura, la fonda, la plasma.

Del resto, proprio in esordio dell’udienza all’ATI, il Papa parlò di un lasciarsi “toccare, guardare, assaporare” addirittura da parte di Dio.

Tra pochi giorni, dopodomani, martedì 29 dicembre, un altro 29 dicembre dopo quello del 2017, sarà la studiosa dell’Ebraismo e regista teatrale Miriam Camerini a parlare di “Ricette e Precetti” – come s’intitola il suo volume pubblicato per i tipi di Giuntina nella primavera del 2019 (https://www.giuntina.it/catalogo/fuori-collana/ricette-e-precetti-749.html) – in un incontro online organizzato dall’Associazione Culturale “Casa Alta” (https://sites.google.com/site/liturgiadelquotidiano/associazione-casa-alta), assieme a “Il giornale di Rodafà”.

Da pochi giorni, per la Rivista online di fotografia e letteratura LEV (che significa “cuore”), è uscita un’intervista a Miriam Camerini che dà il quadro preciso del suo impegno e del suo lavoro e che merita di essere letta e, appunto, assaporata; qui il link: https://lev-mag.com/miriam-camerini/.

La presenza di Miriam viene sempre più diffusamente apprezzata e valorizzata alla luce di una dedizione e di una passione che sono cifra di un’intera testimonianza, come si può cogliere anche dalla visione e dall’ascolto di una serie di video comparsi su Youtube di cui riportiamo i link:  

1)                 https://www.youtube.com/playlist?list=PLaT-wLYDPzs1Y29WcuEjDjH7tGLYlsZq0, nell’ambito dei “Venerdì di Miriam Camerini”, nel corso della cui visione abbiamo conosciuto Miriam con riferimento alla sua lezione su Monsieur Chouchani (stavamo cercando notizie al riguardo e ci siamo imbattuti nella sua esposizione da cui, lo confessiamo, non siamo riusciti a staccarci…);

2)                https://www.youtube.com/playlist?list=PLaT-wLYDPzs1nG3nEBv5PFmsLdWyJN3s3; nell’ambito di un ciclo di mercoledì, tra novembre e dicembre di quest’anno, in cui la nostra Ospite ha approfondito e presentato le ricchezze del Talmud;

3)                https://www.moltefedi.it/search.html?query=miriam%20camerini, nell’ambito dell’iniziativa “Molte fedi sotto lo stesso cielo. Per una convivialità delle differenze” organizzata dalle ACLI di Bergamo.

Ora, un’altra e diversa suggestione, tratta dalla lettura di Ricette e Precetti e che accompagna un po’ da sempre la storia di Rodafà.

Nel 1980 – esattamente trent’anni fa – iniziò ad essere trasmessa, dapprima in America Centrale, la serie di puntate radiofoniche intitolate “Un tal Jesús”, che ebbe come autrice Maria López Vigil ed autore José Ignacio López Vigil.

Ne parlammo su L’Osservatore Romano del 21 giugno 2019 (articolo a p. 4, “Un tale Gaston, un tale Gesù”, https://docs.google.com/viewer?a=v&pid=sites&srcid=ZGVmYXVsdGRvbWFpbnxpbGdpb3JuYWxlZGlyb2RhZmEyMDIwMnxneDozNWI5ZmMyMzBjZWU1OTFm).

L’originale radiofonico presentava una figura di Gesù di Nazaret totalmente immersa nel contesto anche culturale, oltreché religioso, del suo tempo, ma, proprio per questo, particolarmente vicina alla realtà di campesinos e sfruttati, vittime delle dittature oligarchiche centro e sudamericane degli Anni Ottanta.

Le polemiche, in particolare da parte dell’Autorità Ecclesiastica, montarono progressivamente (https://radialistas.net/serie-un-tal-jesus-la-polemica/), anche se la prefazione dei tre volumi che poi composero la trascrizione di quelle puntate vedeva la firma di Ignacio Ellacuría, il gesuita assassinato nel massacro della Universidad Centroamericana “José Simeón Cañas” del 16 novembre 1989.

Avanziamo nella nostra suggestione.

Nella lingua basca esiste – così come in castigliano del resto – la versione femminile del nome proprio “Gesù”, che in euskera (la lingua basca, per appunto) corrisponde a “Josune”. Josune Bereziartu è, ad esempio, una celebre alpinista (https://it.wikipedia.org/wiki/Josune_Bereziartu).

Possiamo dunque lecitamente immaginare che una donna dei nostri tempi, che chiameremo “Josune”, legga il libro di Miriam Camerini e vi ritrovi, con commozione ed emozione, il proprio universo di appartenenza interiore ed esteriore, laico o religioso non ha molta importanza, purché si identifichi con il proprio afflato interiore. Non è fantateologia, è aderenza alla complessità ed alla concretezza del nostro vivere oggi, non ieri, non domani. Così come esistette “un tal Jesús”, possiamo credere vivente oggi una tal Josune, che magari è proprio appassionata di alpinismo, o di teatro. O di bicicletta, o di cinema, o di giornalismo, o di letteratura, o di matematica e fisica. O di medicina. Sicuramente, di musica, canto e danza.

Il cenno alla lingua basca, peraltro, contiene altre suggestioni ed evocazioni. Per esempio, rimanda a Barcellona ed alla Catalogna, laddove operano la teologa monaca benedettina femminista Teresa Forcades (http://filosofiainmovimento.it/teresa-forcades-cose-la-teologia-queer/) ed il teologo gesuita José Ignacio González Faus (https://www.radioinblu.it/2019/11/23/la-biblioteca-di-gerusalemme-eresie-attuali-del-cattolicesimo-jose-ignacio-gonzalez-faus/), autore di un’opera importante, I poveri. Vicari di Cristo (https://www.dehoniane.it/9788810215210-poveri-vicari-di-cristo-i), e che proprio oggi, 27 dicembre, compie 87 anni.

Del resto catalano era Pedro Casaldáliga che ci ha lasciati l’8 agosto scorso (https://sites.google.com/site/ilgiornaledirodafa20202/numero-569---9-agosto-2020/rodafa) ed a Tavertet, sempre in Catalogna, morì dieci anni fa Raimon Panikkar (https://sites.google.com/site/ilgiornaledirodafa20202/numero-571---23-agosto-2020/rodafa).

I diversi luoghi, insomma, i diversi “pluriversi”, si incrociano, insomma, intorno al volume di cui parleremo martedì online.

Le “Ricette ed i Precetti” di Miriam Camerini introducono ed accompagnano ad una condivisione di ricchezza antropologica che supera anche la verbalizzazione, persino la scrittura, e riluce in una comunicazione talmente profonda da farsi segno di amore viscerale. Ci si nutre per necessità, si mangia assieme per amore. Ma la necessità senza l’amore non salva.

Rivolgiamo così un caloroso invito a partecipare all’incontro di martedì prossimo - la cui locandina è riportata in copertina del presente nostro numero 589 - richiedendo via mail le credenziali per il collegamento sulla piattaforma Zoom all’indirizzo casa.alta@virgilio.it

Con Miriam dialogheranno Emanuela Provera (https://www.antimafiaduemila.com/libri/autori/296-emanuela-provera.html) e Orietta Piva.

Sarà un’occasione pure per vincere la solitudine dei nostri isolamenti e per conoscerci e per dirci che vale la pena frequentarsi, scambiare, esperienze, cercare assieme.

E sarà occasione per farci gli auguri per il nuovo Anno ed iniziare un cammino di amicizia.

Vi aspettiamo.

Buona domenica,

 

Stefano Sodaro