2. Domande e risposte su “Chi è Gesù”?

Christ in the Carpenters Shop. Woodcut printed in colours. Proof. 8.75x7.75 inches.

Mabel Allington Royds (1874-1941) - immagine tratta da commons.wikimedia.org

 

2.  In base a quello che ho letto, Lei fa parte di quei battezzati dubbiosi e incerti nella fede che, nel dubbio, non si sentono vincolati dal magistero della Chiesa. Invece proprio nel dubbio doveva essere fedele e obbedire alla Chiesa, al papa, ai vescovi, e credere ai dogmi. Le faccio notare che i dubbi di fede sono il frutto della superbia dei pensieri, e la superbia è uno dei vizi principali, uno dei sette peccati mortali che si oppongono alla grazia di Dio. Non dimentichi che chi si comporta così come fa Lei è colpevole di eresia (751 cod. dir. can: Vien detta eresia l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa), e quindi è colpito dalla scomunica latae sententiae (can. 1364, 1°). Non occorre neanche uno specifico provvedimento di scomunica. Bye, bye! Lei è fuori! e se non ritratta e non si pente finirà a bruciare all’inferno per l’eternità. Posso solo pregare per Lei.

 

Grazie per le preghiere, ma prima di dirmi “bye! bye!” vorrei sapere perché anticipa nella sua inappellabile sentenza quello che spetta solo a Dio. Non tocca a noi giudicare. Poi vorrei che Lei, che non è dubbioso e quindi è sicuro di essere a pieno titolo un membro della Chiesa, mi riportasse almeno un esempio nei vangeli in cui Gesù ha scomunicato qualche dubbioso [1]. Gesù non ha mai escluso nessuno, neanche quelli di altre religioni, né ha costretto questi ultimi a cambiar religione aderendo al suo insegnamento (si pensi al centurione romano di cui ha lodato la fede - Mt 8, 10; Lc 7, 9), sì che i giudici ecclesiastici che pretendono di radiare dalla chiesa le persone che avanzano dubbi s’ingannano perché il loro potere non arriva fino al cielo [2]. E non arriva neanche “dal” cielo. E infine vorrei anche che Lei mi riportasse almeno un esempio in cui Gesù ha proclamato un dogma, e quando ha chiesto obbedienza a sé.

È dunque tutto da vedere se, nella questione che Lei pone, si possa trovare un appoggio nel comportamento storico di Gesù, oppure se siamo davanti a una imposizione della Chiesa, senza continuità con Gesù, che Lei ha accolto come se provenisse da Gesù. Lei mi ricorda infatti quei cristiani osservanti i quali accusano papa Francesco di essere compiacente verso il peccato di Sodoma [3], perché ha detto che i gay devono essere tutelati. Ora, è assodato che gli omosessuali esistevano anche ai tempi di Gesù, eppure egli non ha speso una sola parola né sul sesso, né sugli omosessuali. Mai. Ciò significa che Gesù non ha mai visto alcun pericolo in base alla condizione sessuale delle persone [4]. Perché lo vede una parte della Chiesa? Se non crede a quello che dico, mi indichi in quale passo dei vangeli Gesù condanna un qualsiasi atto sessuale. Certo, so bene di vivere in tempi fortunati, perché in passato negare la divinità di Cristo significava carcere e rogo. So bene che i custodi della retta dottrina non vedono mai con simpatia chi indaga troppo sui loro dogmi. Guai a toccare la dottrina tradizionale [5]; è consentito solo ripetere quanto si è già appreso, senza porsi domande; chi va fuori del tracciato è un eretico da cacciare.

Però faccio notare che Lei non si è preso neanche la briga di confutare le mie argomentazioni, che comunque si basano sulle Scritture. Ora, a me sembra che, se il magistero della Chiesa insegna una dottrina ma la Scrittura sembra criticare ciò che la Chiesa insegna, il magistero e chi lo segue non possono e non devono trincerarsi dietro al concetto di autorità, perché la gente non accetta più l’autorità sulla base dell’autorità formale [6], che consiste nel solo pretendere di essere autorità; occorre avere l’umiltà di entrare in dialogo e ‘smontare’ logicamente un ragionamento che contesta l’insegnamento ufficiale. Perciò, se Lei non riesce a spiegare dove e perché avrei sbagliato, ma mi continua a ribadire come un mantra che sto sbagliando, senza neanche sfiorare le argomentazioni sui dubbi da me espressi, mi vien da pensare che i custodi della retta dottrina (cui Lei aderisce) siano semplicemente irritati perché non vogliono esser costretti ad affrontare la fatica dell’approfondimento, dopo essere stati messi in discussione [7].

Penso di aver abbondantemente dimostrato, nei miei articoli pubblicati nel corso di questi anni su Il giornale di Rodafà, che il modo di interpretare i messaggi di Gesù è cambiato nel corso delle varie epoche, per cui non dovrebbe stupirci se dovesse cambiare di nuovo oggi. A ulteriore conferma, nella sua ultima Enciclica (Fratelli tutti, §§ 263 ss.), papa Francesco ha espressamente dichiarato che la pena di morte è semplicemente inammissibile. Eppure era ancora ammessa fino a papa Giovanni Paolo II (cfr. n. 469 del compendio del Catechismo). A dire il vero, del problema se ne parlava già da un po’, e chi si opponeva all’abolizione sosteneva che “La questione è gravissima: se ogni esecuzione capitale è un delitto, un omicidio abusivamente legalizzato (come molti teologi e anche episcopati ora dicono) la Chiesa, per tanti secoli, se ne è resa complice. Se qui davvero ci si è sbagliati, le conseguenze per la fede sono rovinose, coinvolgendo l’autorità della Chiesa e della Scrittura stessa” [8]. L’osservazione centra perfettamente il punto: il magistero da sempre ha il terrore di perdere l’autorità, perciò evita di riconoscere di aver sbagliato in passato. Preferisce non dirlo e aggirare il problema: anche in questo caso non è stato detto che in passato la Chiesa aveva sbagliato nell’ammettere la pena di morte. E allo stesso modo non si è mai ufficialmente riconosciuto che la Chiesa in passato aveva sbagliato quando ha cancellato altri istituti che aveva ritenuto legittimi per secoli (es. la schiavitù [9], la tortura [10]).

Ebbene come si è arrivati a questi cambiamenti? In base a nuove interpretazioni delle Scritture, il che significa che la Scrittura può sempre correggere la dottrina precedentemente insegnata, quando la stessa non è conforme a quanto dicono i vangeli. Dopo aver affinato la propria sensibilità, la propria coscienza, il magistero ha acquistato la capacità di superare dei mali che prima non sembravano tali, e che ora – se mantenuti – metterebbero a disagio l’intera società. Ma questo dimostra in maniera assai chiara che, se la storia va avanti, se la cultura cambia, anche la teologia deve adeguarsi.

Il problema è che, in forza della sua pretesa autorità, il magistero vorrebbe ancora oggi che la gente cambiasse opinione su certi aspetti solo quando lo dice lui, non quando lo suggerisce qualcun altro. Ma non è più così, e avendo il magistero ormai perso il braccio armato che in passato puniva chi si sottraeva e contestava la sua autorità, non potendo più oggi ricondurre la gente con la forza (o con la tortura) al Dio da lui presentato, alla Chiesa resta oggi in mano solo l’arma della scomunica. Però personalmente non capisco neanche questa pretesa di scomunicare la gente, perché non deriva da Gesù [11]. Lo scisma fra Occidente e Oriente è dovuto proprio alla smania delle mutue scomuniche tra le anime teologiche diverse di Roma e Costantinopoli. Per rientrare da queste scomuniche ci sono voluti vari secoli [12] e soprattutto persone con una mentalità ben diversa, meno rigida e più conciliante. E poi, a differenza di Mosè, Gesù non ha delegato a nessuno i suoi poteri per il semplice fatto che è in grado di esercitarli da solo, dato che ci ha assicurato di essere sempre presente. Quindi non solo Gesù non ha dato a nessuno la delega per scomunicare [13], ma non ha proprio dato delega alcuna a nessuno.

Col suo modo di ragionare Lei mi ricorda Aragon Louis, poeta e scrittore francese, fedele sostenitore del partito comunista francese, il quale affermava: “Il Partito mi ha fatto sapere che il poeta Paul Nizan era un traditore. Ebbene gli ho creduto… Io credo sempre a quel che mi dice il partito”. Allo stesso modo Lei crede sempre a quello che dice il magistero: il magistero non si giudica; gli si obbedisce. Insomma, secondo Lei, o accetti o sei fuori, e bye! bye! Mi sembra però evidente che, seguendo questa linea, la salvezza dei dogmi diventa per Lei ben più preziosa della salvezza delle persone. È forse questo – secondo Lei -  quello che predicava e voleva Gesù? È altrettanto evidente che, ciò che veramente conta per Lei, non è Gesù, ma il magistero della Chiesa. Solo così, infatti, è possibile affermare che bisogna credere ai dogmi [14] insegnati dal magistero. Sicuramente Gesù non l’ha mai detto, e men che meno ha insegnato qualche dogma.

E allora la questione è sempre la stessa: la sua opinione può essere fatta risalire a Gesù o, quanto meno, contiene il ricordo autentico di quanto detto da Gesù?

Si è mai fermato a pensare come oggi, una gran fetta di europei (temo si tratti di ben più della metà dei battezzati), oltre ad aver abbandonato la pratica dei sacramenti, si professa solo parzialmente credente o resta incerta nella propria fede, o addirittura ammette di averla completamente abbandonata? Evidente che la Chiesa è in crisi profonda in Europa, dove all’inizio si era rapidamente espansa. Lei pensa di risolvere il problema con le scomuniche latae sententiae? [15]

Come aveva osservato acutamente il pastore protestante Robinson [16], più di mezzo secolo fa, in tempi di stabilità monetaria nessuno si preoccupa di quello che sta dietro alla moneta, e tutti l’accettano per il suo valore nominale senza porsi tanti problemi; la circolazione monetaria si basa infatti sulla mera fiducia [17]; ma la fiducia non è razionale; è un affidarsi senza prove. Nella vita, a dire il vero, lo facciamo spesso: il bambino si affida alla mamma senza alcuna garanzia; nel lavoro ci si affida al collega senza alcuna garanzia; in guerra ci si affida al commilitone senza alcuna garanzia. Anche nella religione c’è un periodo in cui tutti accettano tutto, perché c’è fiducia (fede) nel magistero. Oggi però non è più quel periodo, e quando per qualche motivo il vento cambia, quando la gente comincia a domandarsi se ciò che le viene proposto corrisponde veramente alla realtà che dovrebbe rappresentare, quella stessa gente non accetta più passivamente la dottrina che da sempre le veniva proposta e che prima accettava senza fiatare ma, come destandosi da un torpore, vuole vedere con più chiarezza il valore reale delle monete che riceve in mano, temendo di ricevere monete fuori corso. In questa situazione, limitarsi a insistere nell’imporre una teoria (o un dogma) in base alla propria autorità non viene più accettato, e vuol dire aver perso in partenza, perché - come ho detto -  oggi la gente non accetta più l’autorità sulla base dell’autorità formale, per cui l’area della convertibilità ‘dogma della Chiesa=verità certa’ (cioè moneta=oro) si è assai ristretta e al tempo stesso si è diffuso il sospetto che gli uomini di Chiesa si trovino in mano soltanto rotoli di carta-moneta il cui valore di scambio è virtualmente nullo: cartastraccia. Ecco perché oggi, più che mai, quando la Chiesa cattolica si trova a vivere la più profonda crisi di fiducia dai tempi della Riforma luterana del 1517, non si può continuare a far finta di niente e sperare che la carta-moneta che da secoli viene offerta sempre allo stesso modo sia accettata ancora in silenzio e in umile obbedienza. Insistendo su questa strada si perde sempre di più il contatto con quelle masse via via più ampie di persone che chiedono di sapere, e pretendono di essere informate con ragionamenti convincenti. Allora, invece di lanciare raffiche di scomuniche che non impressionano più nessuno, forse sarebbe meglio cercar di capire perché sta succedendo tutto questo, e pensare a come porvi rimedio.

Il primo rimedio, a mio avviso, è cercar di dare risposte logiche alle domande che vengono poste. E allora ha mai pensato, ad esempio, che qualche volta potrebbero avere ragione perfino gli atei, e torto coloro che aderiscono ciecamente all’insegnamento del magistero, compreso quello dei papi del passato? Infatti, come vedremo subito, anche loro hanno sbagliato, e non solo una volta. Anche i papi sbagliano, perché anche loro sono pur sempre degli uomini che credono. Non esiste la Chiesa perfetta. O forse Lei fa parte di quelle persone che ancora pensano che sia meglio aver torto con la Chiesa che ragione con gli atei?

Lei è ovviamente libero di pensare che io sia scomunicato automaticamente, con l’inferno come unica destinazione finale. Però Le faccio presente che, seguendo il suo metro di giudizio, dovrei essere in buona compagnia.

 

A. Diamo in proposito una rapida occhiata al passato.

Lei crede veramente che Dio abbia ratificato la scomunica [18] lanciata nel 1227 contro Federico II di Svevia perché continuava a rimandare la crociata che aveva promesso di fare? [19] Oppure quella contro il medico e teologo Marsilio da Padova, che si era opposto vivacemente all’uso della forza nei confronti degli eretici stante la sacralità della vita, e per questa sua presa di posizione (oggi scontata anche nella Chiesa) era stato scomunicato da papa Giovanni XXII nel 1327? [20] E che dire delle scomuniche di papa Alessandro VI contro chi osava insidiare il duopolio commerciale di Spagna e Portogallo nei traffici con le Americhe? [21] Traffico commerciale, si rende conto? Che pensare poi della scomunica del 1723 contro il giurista Giannone Pietro che aveva pubblicato l’Istoria civile del Regno di Napoli in cui contrastava la tesi della natura divina del potere temporale dei papi? [22] Ma forse Lei condivide anche il Breve quod aliquantum del 1791 [23], con cui Papa Pio VI aveva condannato in blocco non solo tutto l’operato dell’Assemblea nazionale costituente francese in campo ecclesiastico, con la motivazione che esso mirava a distruggere l’ordine voluto da Dio nell’ancien regime, ma anche i principi di libertà e di eguaglianza che avevano guidato l’azione dei costituenti in campo politico, perché i diritti dell’uomo prevalevano sui diritti di Dio. In poche parole, come quel papa, anche Lei è per la condanna di quei principi che sono in seguito confluiti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino?

Nel 1855, papa Pio IX, nell’allocuzione Cum saepe [24] solennemente proclamava: «… con incredibile afflizione dell’animo Nostro, siamo costretti a dichiarare che tutti coloro i quali, nel Regno Subalpino, non esitarono a proporre, approvare, sancire i predetti decreti e la legge contro i diritti della Chiesa e di questa Santa Sede, nonché i loro mandanti, fautori, consulenti, aderenti, esecutori, sono incorsi nella scomunica maggiore e nelle altre censure e sanzioni ecclesiastiche inflitte dai Sacri Canoni, dalle Costituzioni Apostoliche e dai decreti dei Concilî generali e soprattutto dal Concilio Tridentino. Invero, pur adottando la severità apostolica, a ciò sospinti dalla inevitabile necessità di adempiere al Nostro dovere, tuttavia ben sappiamo e ricordiamo che Noi, pur senza merito, operiamo qui in terra come vicario [25] di Colui che, colto dall’ira, si ricorda della misericordia». E cosa mi dice della scomunica con cui sempre Pio IX, il 26 marzo 1860, ribadiva di scomunicare (cioè metteva fuori della comunione cattolica [26]) tutti coloro che in qualsiasi modo avevano contribuito dopo la seconda guerra d’indipendenza all’annessione di Bologna e delle Legazioni al Regno di Sardegna, sì che in senso più generale scomunicava l’intero movimento risorgimentale italiano? [27]

Forse Lei condivide pure la scomunica contro il giornalista francese de Lamennais che aveva osato sostenere pubblicamente il diritto alla libertà di coscienza, riconosciuta appena col concilio Vaticano II?  O invece pensa che i padri di questo concilio, che non stavano col papa Pio IX e anzi lo smentivano, avrebbero dovuto essere a loro volta scomunicati, e bye, bye?

In nome dell’adempimento al dovere ci sono state caterve di scomuniche per chi si metteva contro la Chiesa che, nella presunzione di possedere la Verità, vedeva nemici in tutti quelli che non accettavano quella sua verità. Come non notare che, esattamente allo stesso modo, per l’inevitabile necessità di adempiere al proprio dovere, e vedendo un nemico mortale in chi non accettava la loro verità, i sacerdoti condannarono a morte Gesù? Come non notare che il magistero afferma che Dio stesso vieta certe cose, quando è ovviamente il magistero a pensarlo, affermando di parlare al posto di Dio?

Insomma, oggi ci si rende conto che il riferimento a questa religione perfettamente inserita nel sistema nulla ha a che fare con il Vangelo di Gesù.

 

B. Se poi guardiamo al presente, i canoni 751 e 1364 dell’attuale codice di diritto canonico (prima del 1917 non esisteva alcun codice di diritto canonico) ancora puniscono con la scomunica il rifiuto alla sottomissione al Sommo Pontefice (n. 2089 Catechismo della Chiesa Cattolica) [28], considerando la disobbedienza come scisma. Ma allora mi dica:

- è stato forse scomunicato Benedetto XVI quando, ancora giovane teologo progressista, aveva scritto: “Al di sopra del papa… sta ancora la coscienza individuale, alla quale prima di tutto bisogna obbedire, in caso di necessità anche contro l’ingiunzione dell’autorità ecclesiastica”? [29]

- Poi, stando al canone 1364, visto che ogni “buon cattolico” deve stare sempre col papa [30], mi colpisce il fatto che i fedelissimi della dottrina abbiano professato questo principio con altri papi, e che ancora si dichiarino fedeli al papa… purché non sia l’attuale! Infatti in tanti sembrano aver smarrito la tanto esaltata fedeltà e obbedienza e remano contro papa Francesco. Tutti scomunicati latae sententiae? Forse rientra anche Lei fra questi, visto che non segue le indicazioni di papa Francesco? Ma no, sono sicuro che per Lei è papa Francesco a dover essere espulso e scomunicato, e aspetta con ansia l’arrivo di un nuovo pontefice che riporti finalmente ordine nella Chiesa. Certo uno strano modo di interpretare il canone 1364 del codice.

O, per fare un altro esempio, è stato forse scomunicato l’ex nunzio Viganò Carlo Maria, il quale tradendo questo papa ha chiesto pubblicamente le sue dimissioni perché non avrebbe svolto risolute indagini dopo la segnalazione degli abusi del cardinal McCarrick (cosa dimostratasi non veritiera [31], mentre varie fotografie hanno dimostrato che proprio il Viganò frequentava e apprezzava il cardinal McCarrick, e il recente rapporto pubblicato in Vaticano ha stabilito che il Viganò, quand’era nunzio negli Stati Uniti, non aveva neanche svolto le indagini su McCarrick che gli erano state richieste dal Vaticano)?

-  Nel 2016, appena pubblicata l’enciclica Amoris Laetitia, i cardinali Walter Brandmüller, Raymond L. Burke, Carlo Caffarra e Joachim Meisner pubblicarono i “Dubia”, una lettera aperta al papa che con stile tipicamente curiale, fingendo rispetto e ossequio, liquidavano l’enciclica accusandola di fatto di eresia. Neanche qui vedo grande sottomissione al Sommo Pontefice.

- è stato forse scomunicato il vescovo Schneider il quale ha detto che il documento intermedio del sinodo sulla famiglia 2014 è una vergogna per la Santa Sede [32]?

Non mi dirà che tutti questi signori possono dire la loro, contestare pubblicamente e impunemente il papa senza essere scismatici perché fanno comunque parte dell’alta gerarchia, mentre io non posso manifestare i miei dubbi perché non sono né cardinale, né vescovo. Il codice di diritto canonico non riconosce questo privilegio né ai cardinali, né ai vescovi.

Quanto a Lei, se sapesse rispondere, potrebbe con le sue lineari spiegazioni cancellare ogni mio dubbio e riportarmi così sulla retta via, evitandomi così le fiamme dell’inferno. Al momento ribadisco che mi è impossibile credere a ciò in cui Lei crede rinunciando alla ragione. Se Lei sa rispondere e non mi risponde, manca di misericordia, e questo non va bene. Se Lei non sa rispondere ma crede ugualmente, ben per lei! Io penso che nella Chiesa ci sia sempre spazio per idee anche diverse. Nessuno la costringe ad accettare le idee che ho esposto. Però neanche Lei può imporre i suoi argomenti di fede (e non di ragione) ad altri. Ripeto quanto diceva il cardinale Martini: “Non parlatemi più di credenti e non credenti, ma di pensanti e non pensanti”. Ma forse, secondo Lei, anche questo cardinale è finito all’inferno.

Dario Culot 

[1] Per tre volte nel Vangelo di Giovanni c'è la scomunica, ma della sinagoga nei confronti dei seguaci di Gesù (Gv 9, 22: i genitori del cieco guarito hanno paura; Gv 12, 42: alcuni capi credono, ma hanno paura di essere scomunicati; Gv16, 2: avvertimento di Gesù). Gesù invece ricorda che mai spezzerà una canna già incrinata, né spegnerà una fiamma smorta (Mt 12, 20).

[2] Ortensio da Spinetoli, Bibbia e Catechismo, ed. Paideia, Brescia, 1999, 309.

[3] Langone C. e Messori V., Andiamo a messa, nonostante il Vaticano, “Il Giornale” 13.11.2020, 24.

[4] V. amplius il mio articolo nel n. 582 di questo giornale, in https://sites.google.com/site/ilgiornaledirodafa20203/numero-582---8-novembre-2020.

[5] Cfr. nota 17 della relazione, al n. 573 di questo giornale, in https://sites.google.com/site/ilgiornaledirodafa20202/numero-573---6-settembre-2020/chi-era-gesu-di-nazaret.

[6] Scomparendo la sottomissione al principio di autorità sono venuti a galla anche i tristissimi episodi di pedofilia, anche nella Chiesa, che in passato erano stati coperti. Papa Benedetto XVI ha attribuito la causa della pedofilia al lassismo morale prodotto dal sovvertimento del “68”, ma credo che se non ci fosse stato il timore di perdere l’autorità davanti ai laici, se chi doveva intervenire nel clero fosse intervenuto energicamente, anche a rischio di incrinare l’autorità della Chiesa, non ci sarebbero state tante coperture interne.

[7] Evidentemente queste persone sarebbero state contente di vivere in tempi in cui la religione era religione di Stato e l’eresia era crimine contro lo Stato (Küng H., Cristianesimo, RCS, Milano, 1997, 190).

[8] Messori V., Pensare la storia, ed. Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1992, 415.

[9] Con la bolla Romanus Pontifex, in Bollarium Romanum, in https://www.icar.beniculturali.it/, Tomo V, bolla n. VIII, § 5, papa Niccolò V, l’8.1.1454, donava – ma non era mica sua! - al re Alfonso del Portogallo tutta l’Africa, affinché gli abitanti arrivassero a conoscere il vero Dio, e non quello dei musulmani, convinto che in tal modo “si prestava a Dio il massimo ossequio”. Sennonché il dono comprendeva “la piena e libera facoltà d’appropriarsi, per sé e i suoi successori,” dei beni e, soprattutto, gli conferiva il diritto di conquistare e “sottomettere a perpetua schiavitù queste genti”. Chiaro che qui ha inizio, dietro allo schermo di Dio, quel colonialismo e quel commercio di schiavi con cui gli europei si sarebbero arricchiti nel XVII e XVIII secolo. Altrettanto evidente il contrasto palese e insanabile col principio affermato dal concilio Vaticano II, Costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo – Gaudium et spes, § 69 - del 7.12.1965, secondo cui «Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli, e pertanto i beni creati debbono essere partecipati equamente a tutti» che oggi si cerca di far passare come se fosse stato da sempre sostenuto dalla Chiesa (Negri L. e Cascioli R., Perché la Chiesa ha ragione, ed. Lindau, Torino, 2010, 41). Questo è possibile perché pochi vanno a leggersi i documenti del passato.

[10] Papa Innocenzo IV autorizzò l’uso della tortura nel processo ecclesiastico alle streghe, in data 15.5.1252 con bolla Ad extirpanda, in https://www.icar.beniculturali.it/ Magnum Bullarium Romanum/Innocenzo IV/parte II/XXVII/ p.552 (testo solo in latino), ed il rogo venne giustificato come comandato dalle Sacre Scritture (Es 22, 17; Lv 20, 27; Gv 15,6). Chiaro che oggi il vangelo di Giovanni viene letto e interpretato in modo diverso.

[11] Non può derivare dalla pretesa che Pietro abbia il potere di perdonare o meno i peccati essendo nel possesso esclusivo delle chiavi del regno: cfr. gli articoli Legare e sciogliere, e Le chiavi del Regno, ai nn. 523 s. di questo giornale, https://sites.google.com/site/archivionumeri500rodafa/numero-523---22-settembre-2019 e https://sites.google.com/site/archivionumeri500rodafa/numero-524---29-settembre-2019/le-chiavi-del-regno.

[12] Le reciproche scomuniche vennero ritirate da entrambe le parti, ma appena nel 1965 da papa Paolo VI e dal patriarca Atenagora I (Atanasio, Il Credo di Nicea, con note di Cattaneo E., ed. San Paolo e Città nuova, Milano e Roma, 2005, 141ss.; Binns J., Le Chiese ortodosse, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2005, 223ss.).

[13] Neanche il passo relativo al Legare e sciogliere può essere inteso come delega alla scomunica. Vedi precedente nota 5.

[14] Rinvio sul punto alla risposta successiva sub 3.

[15] Papa Francesco ha descritto come tentazione quella di risolvere i problemi della Chiesa solo con soluzioni disciplinari, restaurando condotte e forme ormai superate (Tornielli A., Intervista a Francesco in viaggio, ed. Piemme Milano, 2017, 39). Questo papa ha poi anche ricordato che la Chiesa deve rendersi conto dell'errore di continuare a credere che nel gregge ci siano 99 pecore e che fuori ci sia una sola pecora smarrita. è esattamente il contrario: nel gregge è rimasta una pecora e 99 si sono perse (Politi M., Francesco tra i lupi, ed. Laterza, Roma-Bari, 2014, 224).

[16] Robinson J.A.T., Dio non è così (titolo originale: Honest to God), ed. Vallecchi, Firenze, 1965, 183ss.

[17] Lo spiega bene anche lo storico Harari Yuval Noah (in Homo Deus, Bompiani, Milano, 2017, 225s.): oltre ai livelli oggettivo e soggettivo, esiste un terzo livello di realtà: l’intersoggettivo. Il denaro non ha valore oggettivo, perché non lo potete mangiare, né potete vestirvi con esso. Ma finché miliardi di persone credono nel suo valore, potete comprare cibo e vestiti. Se il fornaio non vi dà più il pane, basta cambiare negozio. Ma se improvvisamente nessuno vi dà più il pane, quel pezzo di carta perde completamente il suo valore, e non lo potete neanche mangiare. Una volta Zeus era una potenza importante nel bacino del Mediterraneo: oggi gli dèi sono privi di autorità perché nessuno crede più in essi. La nostra Chiesa non corre lo stesso rischio?

[18] Sempre per guardare al passato, Papa Gregorio VII, col suo Dictatus papae, contenente 27 linee guida, mai formalmente abrogate (almeno per quanto mi consta) aveva stabilito, fra l’altro, che non si può abitare sotto lo stesso tetto con uno scomunicato. Questo mi ricorda il divieto inderogabile per i giudei di sedere a tavola con un infedele.

[19] Sulle ben tre scomuniche subìte dal grande imperatore, e sulle loro ragioni politiche (che probabilmente interessavano assai poco il Padreterno) si può consultare l’enciclopedia Treccani (in internet: www.treccani.it oppure https://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/federsve.htm).

[20] Riportato da Mancuso V., Io e Dio, Garzanti, Milano, 2011, 212 e 218.

[21] Bolla inter Caetera  del 1493, testo italiano in www.cathopedia.org.

[22] Fisichella D., Il miracolo del Risorgimento, Carocci, Roma, 2010, 95: questo scrittore, arrestato in Piemonte nel 1736, non fu mai estradato, ma morì in carcere nel 1748.

[23] http://www.vatican.va/content/pius-vi/it/documents/breve-quod-aliquantum-10-marzo-1791.html.

[24] In https://www.documentacatholicaomnia.eu/01p/1846-1878,_SS_Pius_VIIII,_Encicliche,_IT.pdf

[25] Come hanno potuto i papi attribuirsi il titolo di Vicarius Christi? Vicario è colui che rappresenta o sostituisce qualcuno che non è presente, ma può il Cristo essere assente? Dai vangeli si evince il contrario. Nel vangelo di Matteo, le prime parole sono che Gesù è Emmanuele, cioè il Dio con noi (Mt 1, 23), e le ultime parole del Cristo risuscitato sono “Io sono con voi tutti i giorni” (Mt 28,20). Mentre Mosè, sentendo prossima la sua fine, aveva nominato Giosuè come suo successore (Nm 27,18), Gesù neanche dopo essere risorto nomina alcun successore, e tantomeno un suo vicario; ma, come scrive Marco, il Cristo risuscitato continua a essere presente con i suoi discepoli: “il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che lo accompagnavano” (Mc 16,20). Il Cristo è, pertanto, presente tra i credenti, chiede solo di essere accolto e di collaborare con lui all’incessante comunicazione di vita per ogni creatura. Certamente Gesù è invisibile, ma non assente, e sarà sempre visibile ogni volta che i suoi spezzeranno il pane per farne alimento di vita e di condivisione (“L’avevano riconosciuto nello spezzare il pane”, Lc 24,31.35). Finalmente papa Francesco, nell’Annuario pontificio 2020 ha messo questo e altri titoli in una pagina separata, fra i titoli storici: cioè in soffitta (Maggi A., Eppure (la Chiesa) si muove, in https://www.illibraio.it/news/storie/eppur-si-muove-1387646/). Erano stati i sacerdoti del Tempio a relegare Dio nell’alto dei cieli, e la Chiesa non ha seguito il Vangelo, ma i sacerdoti del Tempio, creandosi uno spazio altrimenti impensabile: sia i sacerdoti del Tempio che quelli della Chiesa hanno insegnato che solo loro erano (e sono) i mediatori senza i quali non si entra in contatto con Dio, dimenticando che Gesù aveva abolito questa mediazione (vuoi con i fatti, tipo la cacciata dal Tempio; vuoi con le parole: cfr. Gv 14, 23).

[26] E trattandosi di scomunica “maggiore” i credenti dovevano assolutamente evitare ogni contatto con gli scomunicati.

[27] Lettere pontificie che pronunziano la scomunica maggiore contro gli usurpatori d'una parte degli Stati della Chiesa, Roma 2 aprile 1860, pp. 3-10, riprodotto in Mack Smith D., Il risorgimento italiano. Storia e testi, Laterza, Bari, 1968, 551-555.

[28] Ricordo anche che l’Art. 1, primo comma, della Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano, 26 novembre 2000, recitia “Il Sommo Pontefice, Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario”. Credo sia ancora l’unico caso al mondo di monarchia assoluta. Il mondo occidentale, da quasi 300 anni segue Montesquieu. Non a caso, nel 2012, poco prima di morire, il cardinal Martini diceva che «La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni» (https://www.corriere.it/cronache/12_settembre_02/le-parole-ultima-intervista_cdb2993e-f50b-11e1-9f30-3ee01883d8dd.shtml).

[29] Scritto di Ratzinger J., in raccolta solo tedesca degli anni 1962-65, citato da Küng H., La mia battaglia per la libertà, ed. Diabasis, Reggio Emilia, 2008, 511s.

[30] McInerny R., Vaticano II, che cosa è andato storto?, ed Fede&Cultura, Verona, 2009, 49: «quello che è specifico dei cattolici è stare col Papa». Ricordo come il cardinal Bellarmino (quello che si era scontrato con Galileo Galilei) sosteneva: “Se anche il papa errasse comandando dei vizi e proibendo delle virtù, la Chiesa è tenuta a credere che i vizi siano buoni e le virtù cattive (De romano pontifice, IV, 2). E il fondatore dei gesuiti aveva già prima di lui sentenziato: “Per essere certi in tutto, dobbiamo tenere questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica” (Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, ed. ADP, Roma 1991, 313). Chi, oggi, la pensa in questo modo?

[31] Cfr., dopo la pubblicazione del rapporto McCarrick, l’articolo in  https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2020/11/11/news/cosi-il-rapporto-mccarrick-smentisce-le-tesi-di-vigano-1.39527530.

[32] Politi M., Francesco tra i lupi, Laterza, Roma-Bari, 2014, 224.