Papa e omosessualità: cambio epocale o fuoco di paglia?

Il Papa e il Cardinale - disegno di Rodafà Sosteno

Ha cambiato qualcosa nel mondo l’intervento di papa Francesco quando – il mese scorso – nel documentario  “Francescodi Evgeny Afineevsky ha affermato “che le persone omosessuali hanno diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente”?

La risposta è certamente positiva, perché con queste parole il papa riconosce agli omosessuali il diritto di stare insieme, alla luce del sole, facendo uscire i rapporti omosessuali dalla sfera di demonizzazione perenne [1], dove la dottrina della Chiesa li aveva relegati per secoli.

Sicuramente con questa chiara presa di posizione il papa ha spiazzato mezzo mondo, e lo dimostra il fatto che i settori più conservatori si sono catapultati lancia in resta a bloccare ogni tentativo di riforma, cercando di minimizzare l’uscita perché in sostanza si tratterebbe di parole dette inpassato ed estrapolate da un più ampio e diverso contesto (si trattava cioè di poche parole con cui papa Francesco aveva risposto a delle domande nel 2019 [2]). I siti ufficiali del Vaticano hanno dimostrato il proprio imbarazzo restando in silenzio per vari giorni: che strada si dovrà prendere d’ora in poi? Alcuni sostenitori di papa Francesco hanno applaudito [3]; altri, pur favorevoli, ma convinti che non è così semplice far accogliere il pluralismo delle morali in una comunità che per tanti secoli ha costruito e diffuso una sola morale, si sono premurati a sostenere che non è cambiato nulla rispetto alla dottrina tradizionale: ma ciò non è assolutamente vero perché l’omosessualità resta il secondo dei quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio [4], come insegnato dal Catechismo di Pio X senza che il punto sia mai stato formalmente abrogato. Sappiamo bene poi che molti vescovi cercano in tutti i modi di contenere il riformismo del papa che nella curia resta minoritario, e molti cercano di delegittimarlo, anche alla luce del sole [5]. Ad esempio, senza alcun imbarazzo, il cardinal Müller ha esplicitamente affermato che il papa sbaglia sulle unioni civili, che la dottrina della Chiesa è fondata sulla parola di Dio e di Gesù, e che questa parola vale di più di quella privata del papa [6]. Se così ha voluto Dio neanche il papa può cambiare il volere divino. E lui sa benissimo cosa Dio vuole: per questo basta leggere – oltre al già citato Catechismo di Pio X - il n. 2357 del Catechismo attuale, dove si afferma: «la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati... In nessun caso possono essere approvati», nonché il can. 1055.1 del codice di diritto canonico dove si afferma: «Il patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento». Il timore è che questo papa stia svendendo la solida dottrina tradizionale, i solidi principi non negoziabili, mentre dovrebbe scomunicare a destra e a manca.

Dunque, innanzitutto è tirata in ballo la parola di Dio. Vista la foto del cardinale che accompagna l’intervista si dovrebbe subito chiedere all’ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede: ma di che Dio sta parlando? Del Dio dei palazzi episcopali, dei paramenti sacri come quello che indossa lui nella foto, dei titoli altisonanti e degli atti di ossequio e rispetto che i prelati pretendono di ricevere dalla gente che deve restare sottomessa, affinché non ci sia alcun disordine e tutto prosegua com’è proseguito fin qui [7]? Poi, quanto al conoscere il volere di Dio, si è già spiegato al §5 dell’articolo su Chi era Gesù di Nazaret (in https://sites.google.com/site/ilgiornaledirodafa20203/numero-578---11-ottobre-2020) che noi uomini non siamo in grado di dire cosa vuole e cosa proibisce il Trascendente, per cui resto sempre stupefatto di fronte a coloro che parlano di ciò che Dio pensa e vuole, come se facessero colazione con Lui tutte le mattine. Anche per i cardinali vale cioè la regola che vige per tutti: di Dio è infinitamente meno ciò che conosciamo di ciò che ignoriamo. Ricordo che anche nella Bibbia i sacerdoti dicevano: “così parla Dio, ed invece Dio non aveva parlato” (Ez 22, 28). E visto che le Scritture sono sempre attuali…

In secondo luogo, il cardinal Müller invoca la parola di Gesù. Peccato però che non ci illumini sul dove e quando Gesù avrebbe condannato gli omosessuali che fanno sesso, perché in fin dei conti il tutto si riduce a questo aspetto (n.2359 Catechismo): se gli omosessuali rispettassero in silenzio la castità, anche la Chiesa rimarrebbe silente [8]. Gli omosessuali che hanno alzato troppo la voce in questi ultimi anni tornerebbero invisibili, e tutti nella Chiesa vivrebbero sonni più tranquilli. Ma come si fa razionalmente a imporre di non esprimere la sua affettività e la sua sessualità a una persona nel pieno della sua energia vitale? Questo sì che sarebbe veramente andare contro natura [9] perché squilibra le persone. Come si può dire a una pianta “puoi crescere, ma non puoi fiorire [10]? E analogo discorso vale ovviamente anche per i divorziati risposati, tollerati dalla Chiesa purché non vadano a letto insieme [11].

È assodato che gli omosessuali esistevano anche ai tempi di Gesù, eppure egli non ha speso una sola parola né sul sesso, né sugli omosessuali. Mai. Ciò significa che Gesù non ha mai visto alcun pericolo in base alla condizione sessuale delle persone [12].

Era la Bibbia che prevedeva la condanna a morte per gli omosessuali (Lv 18, 22; 20, 13) – il che dimostra che esistevano già in allora - vedendo nel rapporto sessuale fra persone dello stesso genere un’offesa, un abominio nei confronti di Dio [13]. C’è chi erroneamente crede che anche Gesù abbia confermato i precetto biblico [14], mentre – ripeto - Gesù non ha mai detto una parola in proposito. Ma per quale motivo la Bibbia condannava l’omosessualità? Non ce lo dice, come non ci dice perché era grave offesa a Dio mangiare carne di maiale (Lv 11, 7). Non dovete porvi domande: questa è la legge di Dio, e basta! Se però, curiosi come i bambini che chiedono sempre “perché?”, ci mettiamo a cercare un “perché?” il divieto di cibarsi di carne di maiale può oggi spiegarsi come una tutela sanitaria, visto il clima caldo d’Israele; invece il divieto di rapporti fra persone dello stesso sesso si può oggi spiegare in quanto ai tempi della Bibbia l’omosessuale era percepito come una minaccia per la sopravvivenza tribale, non mostrandosi costui interessato alla riproduzione dalla quale dipendeva la vita della tribù; per di più si temeva che il suo esempio potesse diffondersi spingendo altri fuori dal ciclo riproduttivo [15].

Per gli autori del Levitico, l’omosessualità era chiaramente una scelta contro la volontà di Dio (Gn 1, 27-28; 2, 24), quindi un vizioso peccato. Se Dio ha creato l’uomo e la donna per essere fecondi e moltiplicarsi, è chiaro che Dio non può aver creato persone omosessuali, per cui queste persone offendono Dio se si mettono insieme, andando contro la natura che Lui ha creato in quel determinato modo e non in un altro.

Nel loro ostracismo pregiudiziale sull’omosessualità, i cattolici duri e puri (come il cardinal Müller che evidentemente segue la Genesi alla lettera e vuole che questa lettera diventi regola eterna) si accodano ancora a questa idea biblica e continuano a pensare che l’omosessualità sia contro natura; evidentemente non sanno:

-  che non si può saltare dal biologico all’etico quando sono stati documentati comportamenti omosessuali in più di mille specie, sia in cattività che in ambiente naturale, sia fra gli insetti, sia fra gli uccelli ed i mammiferi (basta digitare su un motore di ricerca “omosessualità negli animali”). E allora, se la stessa natura è capace di compiere anche anomalie rispetto alla fisiologia prevalente, non siamo più contro natura, perché la stessa natura è ben più complessa del bianco e nero in cui semplicisticamente alcuni pensano di inquadrarla; nella molteplicità emergono, secondo natura, anche varie anomalie [16]. E questa natura diversa e molteplice è stata creata così proprio da Dio.

- che lo stesso numero 2357 del Catechismo riconosce che l’origine dell’omosessualità non è spiegabile con certezza; e il successivo n. 2358 riconosce che l’omosessualità non è sempre scelta liberamente. Ma allora, se l’orientamento omosessuale non è frutto di una viziosa scelta personale, ma è una condizione data, come può essere colpevole in sé?

Evidentemente, poi, non si rendono conto:

- che, con la morale che si sono costruiti, stanno riducendo l’omosessualità alla mera genitalità, mentre lo specifico di ogni essere umano non si riduce a questa capacità biologica, essendo più importante la capacità di dare e ricevere amore, il che può avvenire sia fra persone di sesso diverso che dello stesso sesso [17]. È doloroso perciò vedere tanti alti prelati più interessati al sesso che al fatto che le persone, tutte le persone, si amino e si rispettino [18]. Ma soprattutto, non è del tutto incoerente la Chiesa quando, da un lato, proclama che dove c’è amore c’è la presenza di Dio, e subito dopo nega questa presenza in una coppia gay, come se Dio guardasse ai genitali anziché al cuore delle persone? Le parole nuove di papa Francesco («se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla» [19]), nella loro disarmante semplicità, sconcertano i fondamentalisti, sono lontane dalla dottrina insegnata, ma sono vicine al Vangelo.

- Non basta: i difensori delle certezze di un tempo e che oggi vogliono solo rigorosa restaurazione, neanche si accorgono di non citare mai il Vangelo a sostegno delle proprie tesi, e non sono neanche sfiorati dall’idea che il Vangelo parli di una cultura inclusiva. Non si ricordano che Cristo è venuto per salvare, non per condannare (Gv 12, 47). Come si è detto altre volte, con l’incarnazione Dio si è umanizzato, vale a dire è ormai presente nel mondo immanente, visto che si è fuso con l’umano. E si è fuso fino al punto che, quando si arriverà al giudizio finale, tale giudizio sarà un “giudizio ateo” (copyright di Karl Rahner). Infatti a nessuno verrà chiesto se ha fatto qualcosa per Dio o contro Dio, del tipo, appunto, astenersi dal sesso in obbedienza alla dottrina insegnata dal magistero; saremo messi davanti, in maniera chiara e netta, a quello che abbiamo concretamente fatto o non fatto agli altri, perché quello che abbiamo o non abbiamo fatto agli altri, l’abbiamo o non l’abbiamo fatto a Dio (Mt 25, 40.45). Insomma, cosa conta realmente nel cristianesimo? Quello che conta è l’altro, il quale va trattato con amore, e l’amore per il prossimo viene prima anche della legge divina (Mt 22, 39; cfr. anche Es 22, 20-26).

Molti, nella Chiesa, contraddicendo perfino lo stesso Catechismo, continuano a parlare di vizio volontario escludendo che si possa nascere omosessuali [20], anche se non sono mai riusciti a dimostrare questa loro convinzione [21] di fronte alla scienza che parla di cause genetiche, psicologiche e sociologiche. Se essere omosessuali fosse una scelta volontaria, dovrebbe chiedersi a coloro che sostengono questa tesi quando hanno scelto di essere eterosessuali. Forse, invece di domandarsi se l’unione di due omosessuali sia o no contro natura, visto che Gesù non ne ha mai parlato per cui questa statuizione non può venire dal Vangelo, sarebbe meglio chiedersi se quell’unione sia positiva per la vita o meno, visto che Gesù ha approvato ogni comportamento che fa fiorire la vita, quand’anche fosse contro la legge divina (basterà ricordare quante volte ha guarito di sabato in violazione della legge). E come dimenticare che, congedandosi dai suoi, Gesù ha dato loro un “comandamento nuovo: che si amino reciprocamente” (Gv 13, 34s.). E in questo nuovo comandamento, che sintetizza e supera tutti gli altri, Dio non viene neanche menzionato. Perché? Perché amando l’uomo si ama Dio, ma non viceversa. Credo che l’essenza del cristianesimo stia tutta qui.

Si può aggiungere che Gesù chiama il tempio spelonca di ladri (Mt 21, 13) e rovescia le sedie. Ma il termine usato in greco non è “sedie” bensì cattedre (Mt 12, 12), esattamente come quando Gesù (Mt 23, 2) contesta agli scribi di aver usurpato la cattedra di Mosè. Ciò significa che contesta la validità dell’insegnamento dell’istituzione religiosa che, ieri come oggi, insegnava e imponeva di credere in un Dio che premia i buoni osservanti della legge, ma castiga i cattivi che non obbediscono agli insegnamenti del magistero. Gesù invece non segue questa linea, non impone l’osservanza alla legge che secondo il magistero è stata data agli uomini per dimostrare qual è la volontà divina, ma insegna l’accoglienza dell’amore del Padre, che vuole il bene dell’uomo. È questa la novità portata da Gesù: non c’è altro assoluto che il bene dell’uomo, mentre le autorità religiose per onorare Dio spesso disonorano l’uomo (Mt 23, 4). Emblematica è, per l’appunto, ogni guarigione effettuata di sabato: Gesù elimina appena possibile la sofferenza della persona che incontra, anche se per farlo viola la legge divina che vietava di curare il giorno di sabato; al magistero, invece, non interessa il bene della persona, vuole ad ogni costo solo il rispetto della legge.

Si può anche ricordare che, nelle Beatitudini, Gesù dice: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5, 8). A noi, per secoli, hanno insegnato che la purezza è sempre e solo a livello sessuale (basta pensare all’idea che abbiamo dell’Immacolata Concezione, di cui si è parlato al n. 534 di questo giornale, https://sites.google.com/site/edizione500rodafa/numero-534---8-dicembre-2019/immacolata-concezione), per cui sotto la voce ‘atti impuri’ cadeva tutto quello che riguardava la sfera sessuale, ma Gesù non sta affatto parlando di purezza a livello genitale.

Quindi potremmo tranquillamente rovesciare le parole del cardinal Müller, e proclamare che la dottrina della Chiesa deve fondarsi esclusivamente sul comportamento di Gesù, che vedendo cosa ha fatto Gesù capiamo cosa vuole Dio, e che questo comportamento vale di più di quello che pensa il cardinale Müller. 

È stato Paolo, che prima della conversione al cristianesimo era fariseo (Fil 3, 5), a ricollegarsi alla Bibbia, per cui ha lanciato anatemi contro gli omosessuali (1Cor 6,9; Rm 1,27); e la Chiesa ha seguito Paolo non Gesù. Tanto è vero che nel 1568, papa Pio V con la bolla Horrendum illus scelus aveva stabilito perfino la pena capitale per quell’orrendo delitto di omosessualità. E invece il papa di oggi osa affermare che anche la pena capitale è stata un inaccettabile errore [22] del passato, sconcertando di nuovo i fondamentalisti. Sembra evidente che per costoro, ancora oggi, nella Chiesa a comandare sia Paolo con la sua teologia, non certamente il Vangelo di Gesù.

Quanto poi alla Tradizione richiamata nel Catechismo, bisogna dire che per Gesù essa non ha mai costituito l’autorità ultima, e mai vi si sottomette incondizionatamente, riconoscendo in essa tutti i limiti dell’autorità umana: «Avete annullato la parola di Dio in nome della vostra (NB: non nostra) tradizione» (Mt 15, 6); oppure: «per mezzo della tradizione che voi insegnate, fate diventare inutile la parola di Dio» (Mc 7, 8-13). In tempi recenti, una volta che – col Concilio Vaticano II - finalmente anche la Chiesa ha riconosciuto di essere inserita nella storia, la prima conseguenza dell’irruzione della coscienza storica nella Chiesa è stata proprio il cambiamento radicale del concetto di Tradizione. Per secoli la Tradizione è stata considerata la parola di Dio non scritta (come il Talmud rispetto alla Torah), comunicata a viva voce da Gesù e dagli apostoli, e giunta inalterata di secolo in secolo per mezzo della Chiesa fino a noi (n.889 Catechismo Pio X).

A cominciare da papa Giovanni XXIII, con l’Enciclica Pacem in terris [23] dove si parte dal principio che Dio si muove nella storia,  e poi con l’ultimo concilio [24]] ha preso piede un’idea considerata in precedenza eretica, attribuita ai soli modernisti [25], secondo cui la verità non è caduta dall’alto una volta per tutte, ma i fedeli possono tradurre in modo nuovo ciò che oggi vivono, dal momento che la propria esperienza porta a nuove comprensioni. Questo vuol dire che le formule usate dalle generazioni precedenti non vanno più assolutizzate, e anche le nuove generazioni, partendo dalle proprie esperienze, hanno la possibilità di interloquire e creare nuove espressioni. Ciò che conta non è più il permanere delle identiche dottrine ma il riferimento agli stessi eventi salvifici e quindi l'accoglienza continua dell’azione divina che la conduce, passo dopo passo, verso la verità. La Tradizione non è più una semplice trasmissione materiale di quanto ricevuto in un lontano passato, ma una comunione dei fedeli che lo Spirito Santo alimenta di continuo; non, dunque, una trasmissione di cose o di parole morte, ma un fiume vivo nel quale le origini sono sempre presenti [26]. Altrimenti, come ha detto se ben ricordo Mahler, ‘si rischia solo di adorare le ceneri, mentre fedeltà alla tradizione significa tenere vivo il fuoco’.

A conferma del cambiamento e di come i valori della Tradizione cattolica passata che ci sono stati proposti non rispecchino sempre con esattezza l’insegnamento di Gesù, basterà fare un paio di esempi: pensiamo alla teologia della soddisfazione, era stata insegnata da bambino anche a me, e che è stata oggi definitivamente abbandonata perfino da papa Benedetto XVI [27]. Oppure si pensi al Limbo – luogo ove, secondo la sacra Tradizione legata all’interpretazione trentina - i bimbi non battezzati vivono per l’eternità senza comunione con Dio, e solo di recente messo in discussione dalla Commissione teologia internazionale costituita all'interno della Congregazione per la dottrina della fede, già Santo Uffizio (con un suo documento ufficiale approvato da Papa Benedetto XVI e pubblicato appena il 20.4.2007, in cui si dice prudentemente [28] che il tradizionale concetto di Limbo riflette, forse, una «visione eccessivamente restrittiva della salvezza»).

Bisogna stare molto cauti, allora, nel richiamare ciecamente la sacra Tradizione, tanto che già il papa emerito aveva ammonito che se in passato la stessa costituiva una solida struttura protettiva, oggi predomina il sentimento contrario e la Tradizione appare come ciò che è ormai superato, sorpassato dagli eventi [29]; insomma, la Tradizione  di per sé significa solo che una proposizione è antica, ma non dimostra affatto che sia vera.

Detto questo, non si può negare che l’opinione espressa da papa Francesco cozzi frontalmente con quanto espresso nelle Considerazioni circa il progetto di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali del 3.6.2003, documento in cui la Congregazione per la dottrina della fede così concludeva: «La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all'approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l'unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell'umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società» [30].

In quest’ottica, i diritti umani, che hanno avuto la loro origine nel contesto illuministico laico della Rivoluzione francese, continuano ad essere visti con sospetto perché conserverebbero in modo indelebile nel loro Dna questa matrice immanentistica e anti-ecclesiastica che ha sempre messo la Chiesa in allarme. La gerarchia cattolica ha avuto questa convinzione per lungo tempo, sicuramente per tutto il sec. XIX, e per buona parte del secolo XX, avendo visto nella stessa espressione «diritti umani» le vocazione di «sfrenate libertà» sovvertitrici dell'ordine voluto da Dio per le società umane [31]. Per rendersene conto, basta ricordare che quando Pio XII, il 24.12.1948, pronunciò alla radio un discorso diretto al mondo intero, parlò degli avvenimenti dell’anno ed usò due volte anche la parola ‘diritti’, senza però fare neanche un cenno alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo approvata pochi giorni prima (il 10.12.1948) dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite [32].

E allora, come va a finire con l’omosessualità? Ricordate quando, fino a non molti anni fa, i mancini erano mal visti e a scuola si tendeva a correggerli? Ricordate come a scuola venivano bullizzati i bambini con i capelli rossi o gli albini? A volte, nel regno degli uomini e degli animali, nasce qualcuno che esce dalla regola prevalente. In pratica nasce diverso dalla maggioranza dei suoi simili, e per questo viene maltrattato, isolato, discriminato. I normali lo giudicano un’offesa alla natura, alle regole del Creato, e soprattutto a Dio e a loro stessi; e sono offesi se l’intero mondo non soffre con loro per questa offesa, per cui infieriscono come se fossero soltanto loro i depositari di come si deve o non si deve essere [33]. E se invece provassimo una volta a paragonare l’omosessualità all’essere mancini, cioè a una componente dell’essere di una minoranza, qualcosa di cui uno prende coscienza, non qualcosa che sceglie di essere [34]. Nessuno dovrebbe essere costretto a contrastare le sue inclinazioni naturali con le quali è nato, fossero come fossero, ed essere eterosessuale od omosessuale è come essere destro o mancino. Il peggio della vita è non essere quello che si è. Innaturale è nascondere ciò che si è [35]. E poi, se c’insegnano che è il fondamento dell’Essere ad essere sacro, allora ogni azione che sminuisca l’essere di un altro diventa peccato, sì che l’omofobia è di per sé un male perché opprime l’essere [36].

Non sarebbe bene se la religione, cambiando finalmente registro e adeguandosi al Dio che ci presenta Gesù, ci facesse entrare in zucca l’idea che Dio è veramente amore gratuito e null’altro, che quindi Dio ama allo stesso modo i buoni e i cattivi, i puri e gl’impuri, i meritevoli e i non meritevoli (Mt 5, 45: Dio fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti), i bianchi e i neri, i mancini e i destri, l’eterosessuale e l’omosessuale, e gratuitamente offre a tutti redenzione e libertà? [37] Lo so: questo è assai difficile, e la reazione della maggior parte delle persone pie e religiose di oggi, che non accetta la linea di papa Francesco, è la stessa che vigeva duemila anni fa. Troviamo tutto già scritto, come ha acutamente fatto rilevare frate Alberto Maggi.

Per prima cosa le persone pie e religiose di oggi restano sorprese e stupite di quanto ha detto il papa. Esattamente lo stesso era capitato alla casta sacerdotale quando Gesù era entrato per la prima volta a predicare nel Tempio (Gv 7, 15): si meravigliarono. Non è strano che, quando si cerca di far vedere che Dio è amore gratuito ci si meravigli? Dovrebbe essere la cosa più ovvia sentir dire che Dio è amore, che Dio vuol bene a tutti, che Dio perdona tutti. No, per la religione non è mai stato così: si meravigliarono.

Poi, passato l’attimo di sorpresa, si scandalizzarono. Com’è che l’idea di un amore gratuito scandalizza? Perché la religione ha da sempre presentato un Dio il cui amore si ottiene per i meriti [38] e quest’idea fa parte ormai del nostro DNA religioso, per cui ha annebbiato la nostra capacità di discernimento.

E diciamolo allora chiaramente: anche la maggior parte dei credenti di oggi, che si sentono veri cattolici doc, che credono fermamente nel Dio dei dogmi, continuano a scandalizzarsi davanti all’amore gratuito; reagiscono quasi con un sentimento di rabbia: “ma come! Io mi sono impegnato e sforzato nella vita per osservare tutte le regole, per purificarmi e diventare così degno di Dio; ho fatto penitenza, ho fatto tanti digiuni contro l’aborto guadagnando tanti bei punti presso Dio, ho sacrificato la mia vita per meritare l’amore di Dio, e poi arriva questo qui (papa Francesco, rectius Gesù, perché papa Francesco cerca di mettere al primo posto il vangelo e il suo impegno è volto acciocché ogni essere umano, indipendentemente dal  genere, dall’orientamento sessuale, culturale o religioso veda rispettata la sua dignità) a dirmi che l’amore di Dio va rivolto anche a quelli che non hanno mai fatto nessunissimo sforzo, a questi omosessuali che non cercano di essere casti, e che non hanno mai acquisito alcun merito?” L’insegnamento di Gesù è ancora oggi considerato eretico e scandalizzante, quindi dirompente: preferiamo quello della religione, che continua ad insegnarci l’importanza dei meriti, e ci assicura che chi non obbedisce alla legge divina e al magistero non sarà mai amato da Dio. Come già detto in altra occasione, oggi, tutti i cristiani sanno bene che la cosa più importante dovrebbe essere questo amore; ma poi molti, nella loro vita, si limitano a praticare un insieme di obblighi che non hanno nulla a che fare con l’effettivo amore per il prossimo, in quanto restano ancora intimamente convinti che solo osservando tutti gli obblighi religiosi possono realizzare nella propria vita l’amore cristiano; anzi quando l’amore entra in contrasto o in concorrenza con ciò che è stabilito per legge, cominciano a guardare all’amore con estremo sospetto [39], esattamente come il pio sacerdote rispettoso degli obblighi della legge avrebbe guardato con sospetto l’impuro samaritano che non la osservava e toccava il ferito sanguinante (Lc  10, 30ss.). Insomma, secoli d’insegnamento religioso, secondo cui anche l’amore è osservanza delle leggi (Sap 6, 18), lasciano inevitabilmente il segno.

Quando non pochi uomini di Chiesa ripetono instancabilmente le loro denunce e invettive contro l’omosessualità, neanche si rendono conto di creare umiliazioni e incredibili sofferenze [40]. Per fortuna, man mano che si diventa più fedeli al messaggio di Gesù, così come risulta dai vangeli, la dottrina cristiana diventa anche sempre più umana e ci si rende conto che nulla può imporre, in nome di Dio, che causi sofferenza. Quindi io credo che la dottrina della Chiesa dovrà inevitabilmente seguire l’indicazione di papa Francesco in punto unioni civili [41], mentre le convinzioni dei sopravvisti cardinali sono espressione di un mondo che sta morendo e non vuol morire. Per fortuna, la dottrina della Chiesa è dinamica, e quindi si evolve, anche se lentamente. Ci vorrà tempo perché tutti i cattolici accettino quanto ha detto il papa, come ci è voluto tempo per modificare altre tradizioni. Quando ero piccolo mi insegnavano che se di venerdì mangiavo una fetta di prosciutto era un peccato mortale così grave che, se morivo quello stesso giorno senza essermi confessato, sarei finito all’inferno per tutta l’eternità. Allora ci si credeva. Oggi, tranne qualche fondamentalista, nessuno ci crede più. Sicuramente stiamo vivendo un periodo di transizione. Ma ci aiuta su questa questione una bellissima espressione degli Atti degli Apostoli (At 10, 28 e 34), dove san Pietro si converte perché finalmente ha capito un punto essenziale dopo tanto tempo dalla morte di Gesù: “Dio mi ha mostrato che nessun uomo può essere considerato impuro”. È la legge, è la religione, che divide tra puri e impuri, non certo Gesù.

E se Gesù non ha parlato di questi problemi legati al sesso, perché dovremmo considerarci autorizzati a pontificare su queste cose come se ce le avesse chiarite e finendo solo per creare sofferenza? Gesù sulla sessualità non ha detto una parola. Ha detto invece che le persone sono amate da Dio così come sono e ce ne dà degli esempi, come quando chiama al suo seguito delle persone che erano considerate impure e peccatrici. L’amore di Dio – questa è la novità di Gesù – non viene concesso come un premio per la buona condotta, ma come un regalo che dipende dal cuore del donatore.

Tra l’altro la normalità espressa nel vangelo è relativa ad una persona che cresce, si realizza ed è capace di donarsi all’altro. Questa è la persona normale. Non è normale, nei vangeli, la persona che nutre egoisticamente soltanto se stessa, la persona ricca, la persona che vuol comandare [42]. Credo sia difficile far capire a questo tipo di credenti convinti di essere ‘normali,’ ma che invece secondo il Vangelo non lo sono, che se Dio è presente in tutti gli uomini, quanto meno con la presenza della creazione, nel momento in cui parlano dell’omosessuale emarginandolo e richiamandosi a Dio, dovrebbero avere per lo meno coscienza che questo Dio si è impegnato a creare il loro nemico, che essi giudicano anormale, con un amore pari a quello usato per creare loro stessi, difensori delle certezze di un tempo.

Dario Culot

  

 

[1] Politi M., La solitudine di Francesco, Laterza, Bari-Roma, 2019, 215: il Papa ha sepolto una volta per tutte l’ossessione del cattolicesimo tradizionale in materia sessuale.

[2] È interessante rammentare che già dieci anni fa, da cardinale, Bergoglio aveva espresso queste idee in Argentina, finendo in netta minoranza rispetto ai vescovi cattolici di lì (e probabilmente non solo di lì). Ora che le stesse parole sono dette da un papa, il peso è ovviamente diverso.

[3] Ad es. don Marcello Farina, già docente di filosofia all’Università di Treno ha detto: non abbiamo, come cristiani, il diritto di imporre una modalità di vita che gli altri devono percorrere. Per me quello di papa Francesco è un passaggio bellissimo, proprio perché indica qual è la strada da percorrere: il rispetto per le persone, che è poi il punto di partenza per ogni altro discorso. Le regole vengono dopo, ma il punto di partenza è sempre quello (https://www.ildolomiti.it/societa/2020/il-papa-apre-sulle-unioni-civili-don-farina-come-cristiani-non-abbiamo-il-diritto-di-imporre-agli-altri-il-nostro-modo-di-vivere-limportante-e-il-rispetto-per-le-persone).

[4] Cfr. il Catechismo maggiore di san Pio X del 1905, ed. Ares, Milano, ristampa 2006, 342: i quattro peccati sono: omicidio volontario; peccato impuro contro natura; oppressione dei poveri; frode nella mercede degli operai.

[5] Il gesuita Spadaro aveva detto con efficacia:  questo è un pontificato drammatico in cui ci sono cardinali che attaccano il papa e gli atei che lo sostengono.

[6] Intervista su “Repubblica” 23.10.2020, 31.

[7] Si difende tutto questo ritualismo “tradizionale” spiegando che i vescovi devono circondarsi di questa magnificenza favolosa per simbolizzare il Cristo che ha assunto la natura umana per glorificarla con una gloria regale. Però non ci spiegano perché devono simbolizzare solo la gloria regale della natura umana di Cristo e mai il modello che egli ha lasciato come precetto ai suoi discepoli: “Dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato questo esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13, 14-15).

[8] La Chiesa predica il rifiuto delle pratiche e dell’esercizio dell’omosessualità, mentre idealizza la castità e l’omosessualità “non consumata” (Drewermann E., Funzionari di Dio, ed. Raetia, Bolzano, 1995, 404). La colpa è del “praticante”; la lode va al “non praticante”, anche se resta l’idea che l’omosessualità è qualcosa contro natura (Benedetto XVI, Luce del mondo, Libreria editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2010, 212). Qui siamo al cuore, all’essenza stessa del sistema di pensiero di Ratzinger (Martel F., Sodoma, Feltrinelli, Milano, 2019, 454). L’errore di fondo sta nel fatto che il cardinal Müller parla come se Gesù avesse detto che il sesso è ammesso solo nel matrimonio, e quindi gli omosessuali non possono fare sesso perché non possono sposarsi. Ma questa è un’idea del cardinale Müller, e di coloro che la pensano come lui, ma non di Gesù. Come può allora il cardinale richiamarsi alla parola di Gesù?

[9] Ma poi, cosa è contro natura? È innato nel bambino l’istinto naturale di appropriarsi  di tutto ciò che desidera, anche togliendolo agli altri, e spetta solo all’educatore contenere questo istinto naturale, e insegnargli a rispettare gli altri e la roba degli altri. Dunque, ciò che è naturale non è necessariamente buono in sé. Se si guarda proprio all’oggettività della natura, non esiste né bontà, né giustizia.

[10] Maggi A., Al di là della cena, Tre giorni biblica in Assisi, 2010, in www.studibiblici.it.

[11] Alle origini, la Chiesa non consentiva ai vedovi di risposarsi. Poi, pian pianino, ha cambiato consentendo di contrarre un nuovo matrimonio; però fino al concilio Vaticano II, nel matrimonio dei vedovi risposati non c’era la benedizione per la sposa.

[12] Si è detto che non è peccato essere omosessuali, ma è peccato compiere atti omosessuali. Ma ripeto allora la domanda sollevata alla fine dell’articolo Chierici e laici, al n. 560 di questo giornale: l’orientamento sessuale è indispensabile per essere ministro sacro? Se si è omosessuali, basta essere dei veri asceti? Ma se – come c’insegna lo stesso magistero - la vocazione viene da Dio, cosa c’entra l’orientamento sessuale? L’orientamento sessuale non incide sulla dignità della persona dinanzi a Dio. Non siamo tutti indistintamente figli di Dio (Gal 3, 28)? Se cioè nella Chiesa (comunità, ekklesia) “non c’è giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (così per l’appunto Gal 3,28), non è logico pensare che qualsiasi ufficio e funzione non dovrebbe essere legato né al sesso, né all’etnia, né a qualsiasi condizione, per cui tutti dovrebbero (in astratto) poter diventare papi, vescovi e preti, siano uomini o donne, sposati o celibi/nubili, etero od omo?

[13] Ma se è per questo, Levitico 11, 10 diceva che di tutti gli animali che si muovono o vivono nelle acque, nei mari e nei fiumi e non hanno né pinne né squame bisogna aver orrore, bisogna tenerli in abominio; Lv 19, 19 vieta di seminare due sementi differenti nello stesso campo; Lv 19, 27 fa divieto di tagliarsi i capelli ai lati del capo. Perché queste prescrizioni sono cadute da noi in disuso, mentre quelle sull’omosessualità permangono? Perché non si vuole indagare e riflettere sui motivi originari che hanno portato a certe prescrizioni che potrebbero oggi essere superati? Perché, cioè, non pensare che forse certe concezioni bibliche sulla natura sono storicamente condizionate?

[14] Di Tolve L., Ero gay, Piemme, Milano, 2011, 120.  

[15] Questa idea di incanalare il sesso legittimo solo nel matrimonio e ai fini della riproduzione è giunta inalterata fino a noi: ancora nel XX secolo veniva condannato dal Sant’Uffizio il libro del tedesco Doms Herbert il quale aveva osato affermare che finalità principale del matrimonio non era la procreazione, bensì la comunione profonda degli sposi; e il codice canonico del 1917, sostituito solo nel 1983 dal nuovo codice, parlava ancora espressamente del matrimonio come rimedio alla concupiscenza (can. 1013). Cfr. più recentemente il documento ufficiale Considerazioni circa il progetto di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali del 3.6.2003, dove si legge fra l’altro: “le unioni omosessuali non svolgono neppure remotamente i compiti per i quali il matrimonio merita invece il riconoscimento. Queste unioni sono nocive per il retto sviluppo della società umana, soprattutto se aumentasse la loro incidenza effettiva sul tessuto sociale”. Si torna sempre alla procreazione. Ancora una decina d’anni fa, il cardinal Caffarra, cresciuto in questa scuola, nell’attaccare l’idea di matrimonio fra gli omosessuali metteva in primo luogo sempre l’incapacità degli omosessuali di generare figli. Certo, in natura, se una specie non ha forza sufficiente per propagarsi, si estingue e basta. Sicuramente se in natura gli umani fossero stati tutti omosessuali, il genere umano si sarebbe estinto da un pezzo. Ma ci sono anche le coppie eterosessuali sterili. E allora cosa facciamo di queste? Impediamo anche a queste di avere rapporti sessuali perché non sono in grado di procreare? Inoltre, nessuno dubita che la vita si propaga attraverso l’unione di uomo e donna. Ma ciò non vuol dire che l’amore sia esprimibile solo nel matrimonio, tanto che si fa divieto ai preti di sposarsi. Infine, fare figli non sembra essere né un diritto, né un dovere. Mi sembra sia stato correttamente fatto notare che, anche quando la natura ci impedisce di procreare, noi uomini siamo riusciti ad aggirarla con la tecnica, ma anche se abbiamo ormai il potere di ‘fare’ qualcosa che la natura non ci permetteva di fare, non possiamo appiccicare su questo potere l’etichetta di diritto. La natura non si occupa di diritti, nemmeno del diritto alla vita. Quindi non confondiamo e non mischiamo questi diversi livelli disomogenei, quando parliamo di natura, diritto e potere (Maggiani M., Ma fare figli non è un diritto, “Il secolo XIX”, 13.4.2014, 36). 

[16] Il papa emerito parla anche lui di pratica contro natura, perché il senso naturale della sessualità è assicurare all’umanità progenie (Benedetto XVI, Luce del mondo, ed. Libreria editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2010, 212). Dunque, anche farsi volontariamente sterilizzare non è accettabile. Ma a questo punto dovrebbe anche domandarsi come mai la Chiesa non si sia mai scagliata contro gli organismi geneticamente modificati in agricoltura, visto che queste piante producono – su precisa volontà umana - semi sterili e questo dovrebbe in sé costituire principio di abominio. Un Ogm programmato sterile non sarà mai in grado di assicurare fecondità, e questo va contro natura, per come la pensa il papa emerito.

[17] Cfr. l’Enciclica Amoris laetitia §181: è opportuno anche ricordare che la procreazione e l’adozione non sono gli unici modi di vivere la fecondità dell’amore. Anche la famiglia con molti figli è chiamata a lasciare la sua impronta nella società dove è inserita, per sviluppare altre forme di fecondità che sono come il prolungamento dell’amore che la sostiene.

[18] Castillo J.M., La obsesión de la homofobia – 2016.

[19] Al rientro dalla giornata della gioventù in Rio de Janeiro (“Corriere della Sera”, 30.7.2013, 1; “Il Piccolo” 30.7.2013, 1; Spadaro A., Intervista a Papa Francesco, “La Civiltà Cattolica” n. 3918/2013, 463).

[20] Per cui ritengono che l’omosessualità debba essere curata. Contra, Rigliano P. e al., Curare i gay? Oltre l’ideologia ripartiva dell’omosessualità, ed. Raffaello Cortina, Milano, 2012: il volume analizza le varie terapie riparative dimostrandone l’inefficacia e la rischiosità.

[21] Lo stesso papa emerito ha riconosciuto durante il suo papato che non si sa se la tendenza può essere congenita (Benedetto XVI, Luce del mondo, ed. Libreria editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2010, 212).

[22] § 263ss. della recente Enciclica Fratelli tutti.

[23]  Dell’11.4.1963, in http://www.vatican.va/content/john-xxiii/it/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_11041963_pacem.html

[24] Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione – Dei Verbum  §8 - del 18.11.1965: la «Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (cfr. Lc 2,19 e 51), sia con la intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità». Dunque la comprensione delle parole e degli eventi non resta cristallizzata, ma progredisce grazie allo studio dei credenti, all’esperienza spirituale degli stessi, e alla predicazione del magistero; il tutto supportato dall’aiuto dello Spirito Santo, che non appoggia in regime di monopolio il solo magistero.

[25] Movimento, i cui elementi di spicco furono il gesuita Tyrell George e il sacerdote Loisy Alfred, il quale propugnava la possibilità di coabitazione fra verità della propria religione e verità della scienza moderna (Denzler G., Il papato, ed. Claudiana, Torino, 2000, 122). All’epoca il movimento venne ferocemente combattuto dal Vaticano.

[26] Benedetto XVI, La gioia della fede, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) , 2012, 81s.

[27] Ratzinger J. Introduzione al Cristianesimo, Queriniana, Brescia, 2000, 221 e 272. Cfr. l’articolo al n. 529 di questo giornale, https://sites.google.com/site/ilgiornaledirodafa500/numero-529---2-novembre-2019/teoria-della-soddisfazione.

[28] “Prudentemente” perché la Chiesa non dice mai espressamente di aver sbagliato: se ha sbagliato una sola volta, la gente potrebbe pensare che possa sbagliare di nuovo.

[29] Ratzinger J. Introduzione al Cristianesimo, Queriniana, Brescia, 2000, 46.  

[30] Ricordo che la Corte di Giustizia europea (sent.17.2.1998 in causa C-249/96 – Grant, in Racc. 1998, I, 621) ha negato che possa essere riservato lo stesso trattamento previsto per le unioni non matrimoniali eterosessuali alle unioni fra gay e che la eventuale registrazione di questo tipo di unioni (cd. partnership) non è mai assimilabile all’istituto del matrimonio. Analogamente la stessa Corte (sent. 17.10.1986, Rees, Serie A n.106 e 27.9.1990 Cossey, Serie A 184) ha statuito che non sono contrarie all’art. 12 della Conenzione. europea dei diritti dell’uomo quelle normative nazionali che implicitamente escludono i matrimoni fra persone dello stesso sesso. Per la Chiesa, si può parlare di famiglia solo dove c’è matrimonio; gli omosessuali non possono sposarsi, quindi la loro unica famiglia può essere solo quella in cui sono nati (ad es. così si è proprio espresso il cardinale Camisasca, accettando solo l’idea di papa Francesco secondo cui gli omosessuali non vanno espulsi dalla loro famiglia d’origine: in questo senso hanno diritto di essere “in una famiglia”). Ma da dove questo cardinale ricava questa sovrapposizione famiglia = matrimonio? Ci sono ormai famiglie di fatto, famiglie mononucleari, e ignorarle vuol dire fare lo struzzo, non riconoscere quello che esiste nella realtà (piaccia o non piaccia), e andare avanti ignorando questa realtà significa vivere fuori del mondo. È anche importante ricordare che Gesù non vedeva la base della società nella famiglia, bensì nel gruppo di coloro che aderivano a quello che egli chiama il regno di Dio (Pixley J., L’opzione per i poveri e il Dio biblico, in Con i poveri della terra,   a cura di Vigil J.M., ed. Cittadella, Assisi, 1992, 32). “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” Questa è la Parola del Signore (Mt 12, 46-50). Il Messia non concede alcuna priorità alla famiglia, essendo più importante il rapporto con Dio.

[31] Viola F., Chiesa, diritti umani e legge naturale, “Dialoghi”, n.2/2013, 94. Pensiamo solo al principio di “obbedienza all’autorità” sostenuta da Paolo ma non nel Vangelo, e fatta propria con immenso piacere dal magistero.

[32] Recepita in Italia con la L. 4.8.1955, n.848 di ratifica ed esecuzione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo del 4.11.1950. L’elenco degli Stati firmatari nella page dell’Ufficio dei Trattati, del Consiglio d’Europa, in www.conventions-coe.int.

Del resto, lo Stato del Vaticano non ha sottoscritto la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo del 4.11.1950. Formalmente è perché non fa parte dei 47 Paesi membri del Consiglio d’Europa (è solo Stato osservatore), e solo gli Stati membri possono aderire e firmare la convenzione; ma anche se fosse Stato membro, non la potrebbe comunque firmare perché essendo l’istituzione vaticana maschilista, non accetta il principio di piena uguaglianza uomo-donna, che invece è uno dei cardini della convenzione (art.14 che vieta ogni discriminazione fondata sul sesso, che non crede essere voluta da Dio).

[33] Corona M., Torneranno le quattro stagioni, ed. Mondadori, Milano, 2010, 139.

[34] Spong J.S., Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo, ed. Massari, Bolsena, (VT), 2010, 49

[35] Abad Faciolince H., El olvido que seremos, Penguin Random House, Bogotà, 2017, 164.

[36] Spong J.S., Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo, ed. Massari, Bolsena, (VT), 2010, 344.

[37] Schillebeeckx E., Per amore del Vangelo,  ed. Cittadella, Assisi, 1993, 188.

[38] Una facile controprova di questo si trova perfino già nella Bibbia (Es 22, 25s: se ricevi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta). Non restituirai il pegno perché l’altro se lo merita, ma perché ha bisogno, e il bisogno viene prima di tutto, anche del tuo interesse ad essere pagato. Altrimenti trasformi Dio trino in Dio quattrino.

[39] Castillo J.M., Simboli di libertà,  ed. Cittadella, Assisi, 1983, 287 e 290 s. 

[40] Castillo J.M., Da miedo la religión mal entendida – 2017. 

[41] Da ribadire che papa Francesco non ha parlato di matrimonio, bensì di unioni civili che in Italia già esistono, ma non esistono in tutto il mondo. Richiamo quanto scritto vari anni fa: dire che non c’è differenza alcuna fra un matrimonio di uomo e donna, ed un matrimonio fra persone dello stesso sesso non corrisponde alla realtà, perché ci potrà anche essere identità di funzione (il maschio potrà accoppiarsi sia con una donna, sia con un uomo), ma non identità di natura (solo un maschio ed una femmina, accoppiandosi possono riuscire naturalmente a procreare). Questo non è un pregiudizio mentale, non è una distinzione filosofica: è una differenza reale oggettiva che costringe una coppia di maschi (anche se legittimamente sposati) all’adozione o alla maternità surrogata, e una coppia di femmine all’adozione o alla fecondazione artificiale, qualora volessero avere un figlio. Se ciò che impedisce a queste persone dello stesso sesso di procreare è la stessa natura, e non una discriminazione filosofica o legale, non creiamo confusione usando gli stessi termini per situazioni del tutto diverse, e lasciamo la parola «matrimonio» - come del resto stabilisce l’art. 29 della nostra Costituzione - all’unione «naturale» fra uomo e donna. Indicare con lo stesso termine di matrimonio anche altri tipi di unione sarebbe comunque indicare con la stessa parola cose affatto diverse, il che comporta sempre confusione. Non basta sicuramente l’esistenza di una stabile affettività e una volontà di stabile convivenza per poter parlare di matrimonio fra due individui, perché se questo fosse sufficiente, dovrebbe anche riconoscersi a un soggetto che ama alla follia il suo cane la possibilità di contrarre matrimonio con l’animale (che il cane sia sempre fedele al suo padrone e lo ami stabilmente, non c’è dubbio) (Culot D., I rapporti patrimoniali fra coniugi, Giuffré, Milano, 2010, 5s.).

Deve anche essere ben chiaro che, per quanto innovativa rispetto alla dottrina tradizionale, la tesi del papa NON risolve definitivamente ogni problema, perché il problema principale che resta da affrontare sarà quello dei figli. Sono compatibili con la dottrina cattolica la fecondazione assistita, l’utero in affitto, la compravendita di un bambino, ecc., non essendoci per gli omosessuali altro modo di procreare?

[42] Maggi A., Le domande frequenti…e le relative risposte -  voce omosessualità, in www.studibiblici.it