ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE

I tubi catodici che erano utilizzati nelle telecamere come sensori di immagine fino a metà degli anni '80 e i primi CCD (Coupled Charge Device - dispositivo ad accoppiamento di carica) che li hanno sostituiti richiedevano elevati livelli di illuminazione, sull'ordine dei 2000 lux, per rendere immagini di qualità accettabile.

Questo fatto rendeva indispensabile l'uso di lampade molto potenti nelle riprese in interno. Oggi la sensibilità delle videocamere può anche arrivare ad essere maggiore di quella del nostro occhio, cosa che rende possibili riprese in qualsiasi ambiente normalmente illuminato; per questo motivo è necessario ricorrere all'uso delle lampade e dei relativi accessori solo quando occorre modificare le caratteristiche della luce normalmente presente in un certo ambiente o quando si desidera controllare completamente le caratteristiche luminose della scena illuminando separatamente i vari elementi che la compongono.

Tale prassi, che costituisce un elemento importante del linguaggio audiovisivo, richiede comunque competenza, tempo, e attrezzature specifiche.

Le attrezzature offerte dal mercato professionale sono funzionali, robuste, e in generale, abbastanza costose. In alcuni casi si possono trovare soluzioni più economiche dall'elettricista sotto casa.

Qui sotto sono illustrate le varie caratteristiche della luce che possono essere controllate e i mezzi che vengono impiegati per farlo.

direzione di provenienza

Come quando si riprende all'aperto conviene avere il sole alle spalle dell'operatore, così quando si usano le lampade la sorgente di luce principale è posizionata davanti al soggetto, abbastanza alta, in modo da arrivare su questo con un'inclinazione di 45°. Ma si possono usare anche altre luci, ad esempio da dietro il soggetto, per creare un contorno luminoso che lo stacchi dallo sfondo, dal lato per dare profondità ai volti o per dare l'idea della presenza di un'apertura, dal basso per creare un effetto drammatico e così via.

temperatura di colore

Per controllare la direzione di provenienza della luce è importante che le lampade possano essere posizionate in punti precisi dello spazio intorno ai soggetti. Per questo i corpi illuminanti possono essere fissate su appositi stativi (aste telescopiche che arrivano almeno a 2,30 metri di altezza, dotate di tre piedi la cui robustezza varia a seconda delle lampade che devono reggere ) o su "pinze" e morsetti che possono essere fissati a elementi architettonici o d'arredamento.

Negli studi televisivi si usano delle griglie di tubi appese al soffitto alle quali vengono fissate, tramite morsetti, le lampade.

Lo stativo mostrato qui a fianco è uno dei piu leggeri disponibili sul mercato, e ha il vantaggio di essere facilmente trasportabile.

In situazioni affollate, per evitare il rischio di cadute dovute a urti accidentali, si usa appesantire la base con appositi sacchetti di sabbia. In mancanza di questi si possono utilizzare due/tre sacchetti di plastica pieni di bottiglie d'acqua o di libri.

Lo stativo per lampada è l'unico accessorio per il quale non sono disponibili soluzioni alternative fuori del mercato delle attrezzature professionali.

E' noto dalla fisica che quando un corpo viene riscaldato emette energia radiante, dapprima come radiazione infrarossa e poi, mano a mano che la temperatura aumenta, anche sulle lunghezze d'onda visibili, cosicché verso gli 800 gradi appare rosso scuro, poi rosso, arancione, giallo, fino ad apparire bianco verso i 1500 gradi, quando comincia ad emettere anche una consistente quota di luce verde e blu .

Le lampade a incandescenza per uso domestico emettono luce intorno ai 2400/2900 gradi Kelvin ed hanno ancora una dominante giallo-rossa, le lampade alogene usate per molto tempo negli illuminatori professionali avevano una temperatura di colore di 3200° K, mentre la superficie del sole emette luce a una temperatura di circa 6500° K e contiene ovviamente una maggiore percentuale di luce blu.

La temperatura di colore si usa anche per descrivere la composizione cromatica di luce che non è prodotta per riscaldamento di un materiale. Ad esempio per le lampade fluorescenti ( sia i vecchi "tubi al neon" sia le più recenti lampade a risparmio energetico ) dove la luce viene emessa da un rivestimento interno fluorescente, vengono indicate temperature di colore tra i 2800 e i 6000° K a seconda della miscela di sostanze che formano lo strato fluorescente;

Anche le moderne lampade a LED ( che in ambito professionale hanno rapidamente soppiantato le altre per evidenti ragioni di praticità e di risparmio) possono presentare varie gradazioni cromatiche di "bianco".

la luce proveniente dal cielo sereno ha una temperatura di colore di 10.000° K per via della componente azzurra diffusa dalle molecole di vapore acqueo.

Finché la scena viene illuminata da un unico tipo di luce non sorgono problemi, dato che tramite la funzione di bilanciamento del bianco i colori dei vari soggetti verranno rappresentati (abbastanza) fedelmente qualsiasi sia il colore della luce incidente.

Se invece la scena viene illuminata da sorgenti luminose con diversa temperatura di colore le diverse parti della scena presenteranno dominanti di colore diverse. In genere questa è una situazione che si vuole evitare, ma talvolta la si persegue per ottenere effetti particolari.

Per modificare il colore della luce emessa le lampade professionali hanno la possibilità di montare dei filtri colorati.

Usando lampade a incandescenza (3200° K) l'esigenza più comune è quella di rendere la luce simile a quella del sole, ad esempio per schiarire un soggetto ripreso in un ambiente che prende luce da una finestra. Per questo si può modificare la luce della lampada con un filtro blu oppure con un filtro dicroico (nella foto).

Il filtro consiste in un disco di vetro sul quale sono stati deposti strati sottilissimi di metallo e per questo è in grado di riflettere all'indietro le lunghezze d'onda più lunghe, rosso-giallo, e di lasciare passare quelle più corte, azzurro-blu.

Nel caso di un illuminatore a LED, che, in genere, fornisce una luce "solare" a 5600°K, si potrà applicare un filtro ambrato per armonizzarsi con le lampade a incandescenza di una scena in interni.

ampiezza del fascio

Utillizando faretti per uso domestico occorrerà fare attenzione alla temperatura di colore delle lampade, che sulla confezione può essere dichiarata col valore numerico o con termini come quelli adottati da una nota casa di produzione: Warm Comfort Light (2500 Kelvin), Warm White (2700), Cool White (4000 Kelvin) e Cool Daylight (6500 Kelvin)

Per fare in modo che la luce cada solo sul soggetto a cui è destinata senza illuminare le zone circostanti, le lampade professionali sono dotate di alette metalliche scure che permettono di limitare l'ampiezza del fascio di luce. Alcuni modelli permettono anche, tramite una manopola posta sul retro, di variare la distanza della lampadina dalla parabola riflettente permettendo così di ottenere un fascio più concentrato (spot) o più diffuso (flood). I faretti per uso domestico non hanno queste funzioni, ma esistono lampade e led a faretto che hanno un'ampiezza di fascio da 30, 45 e 60 gradi.

durezza / morbidezza

La luce che proviene direttamente da una sorgente (quasi) puntiforme com'è ad esempio il filamento di una lampada a incandescenza o un faretto a led dà origine a ombre nette e precise, mentre la luce proveniente da una sorgente ampia come uno schermo diffusore dà origine ad ombre morbide e sfumate. La luce diffusa comporta senz'altro meno problemi di gestione ma dà anche immagini più piatte e meno interessanti.

In genere negli studi televisivi si usano sorgenti di luce diffusa per creare un'illuminazione di fondo omogenea e degli spot opportunamente diretti sui singoli soggetti per dare risalto e creare effetti di chiaroscuro.

Per ottenere luce diffusa,oltre che utilizzare apparecchi appositamente progettati, si possono applicare alle lampade schermi diffusori (anche della semplice carta da forno) o ombrelli riflettenti.

Un classico sistema per ottenere luce diffusa consiste nel puntare un faro su una superficie bianca come una lastra di polistirolo o anche il muro alle spalle della videocamera o il soffitto (ammesso che sia bianco e non troppo alto).

Se non si dispone di lampade professionali si possono usare più economici faretti alogeni (quelli da esterno, in alluminio pressofuso protetti da un vetro rettangolare, con lampada da 500 watt ) o a LED. Anche alcune armature stagne per tubi fluorescenti (ognuna porta 2 lampade da 36 watt) posizionate vicino alla videocamera possono costituire una buona sorgente di luce diffusa.

intensità

il modo più semplice di variare l'intensità della luce che incide su un soggetto è quello di avvicinare o allontanare la lampada. Nelle installazioni fisse si usano dei dispositivi elettronici (dimmer) che permettono di variare il flusso luminoso mantenendo entro certi limiti invariata la temperatura di colore.

gestione delle lampade

Gli apparecchi professionali a incandescenza avevano lampade molto potenti: 500/800 watt per un faretto, 2/4000 per illuminatori a luce diffusa. Per utilizzarli bisognava essere in grado di valutare se l'impianto elettrico fosse idoneo a sopportare il carico.

Inoltre le lampade per uso professionale avevano vita breve (poche centinaia di ore) e andavano trattate con cura. In particolare bisognava aspettare che si siano raffreddate prima di accenderle nuovamente altrimenti si rischiava di bruciare il filamento o addirittura l'esplosione. Con le lampade a LED questi problemi sono stati eliminati.

Qualsiasi tipo di lampada venga usata bisogna disporre di cavi di prolunga e prese multiple di costruzione robusta e in grado di sopportare carichi elevati. Disponendoli sul set bisogna accertarsi che non vi si possa inciampare, scegliendo percorsi adeguati e magari fissandoli al pavimento col nastro adesivo.