Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire I DOMENICA di AVVENTO - 1 Dicembre 2024
su una nube con grande potenza e gloria Luca 21,25-28.34-36
Avete dunque ascoltato parole che sembrano piene di angoscia, l'attesa della venuta del Figlio dell'uomo, noi non siamo abituati, ma al tempo questa attesa era molto diffusa in Israele e alcuni dei discepoli evidentemente partecipavano di questa attesa che doveva comportare la fine del mondo, avete sentito l'oscurarsi del sole, della luna, il crollo delle stelle, qualche cosa che sembrava riempire la gente di angoscia, i Vangeli, ve l'ho detto tante volte, mantengono tutto quello che a quel tempo vivevano i seguaci di Gesù, non fanno scelte, le scelte sono affidate a noi, ma nel Vangelo di Luca troviamo quello che è l'arrivo di una lunga riflessione che questi primi cristiani devono avere fatto, il Vangelo di Luca secondo me arriva a una conclusione a cui li ha portati la loro vicinanza con Gesù, Lui non parlava spesso di questa attesa e ai discepoli diceva di non aver paura e allora nel Vangelo di Luca troviamo al capitolo 17 queste parole messe in bocca a Gesù; "Il Regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione e nessuno dirà eccolo qui, eccolo là, perché ecco il Regno di Dio è in mezzo a voi" quindi questa comunità cristiana è arrivata alla conclusione che il Regno di Dio è già qui, non dobbiamo aspettare, è affidato a noi, siamo chiamati a vivere questo tempo, questo momento, la nostra vita concreta, senza aspettare qualche cosa di straordinario, di clamoroso e Gesù è con noi tutti i giorni, i Vangeli lo pongono come l'ultima promessa che Gesù lascia: "Sarò con voi tutti i giorni fino alla fine" e quindi il Regno di Dio è già in mezzo a noi.
All'inizio di questo anno della nostra preghiera vorrei condividere con voi una riflessione sul tempo, oggi gli scienziati se li ascoltate parlare del tempo vi fanno intorcinare il cervello, il tempo si allarga, si allunga, è diverso di qua e di là, per noi il tempo è fatto di ore, di giorni, di avvenimenti, di fatti, io mi fermo qui, se c'è qualche scienziato vada pure avanti, come vivere il tempo che ci è dato? Vi propongo alcune riflessioni, forse sono anche consigli che ci dà uno dei libri più straordinari dell'Antico Testamento: il libro di Qoelet, forse qualcuno di voi lo ha sentito nominare quello che comincia: "Vanità di vanità, tutto e vanità" qualche studioso dice che non si dovrebbe tradurre vanità, piuttosto soffio, vento leggero, questo libro tenta di darci un senso di leggerezza di fronte alla vita, di non farci, per quello che ho capito, schiacciare dalla vita, guardarla con leggerezza e ci dà alcuni consigli, il primo che ripete spesso è stato tradotto dai vecchi parroci romani in vari modi, ma è più o meno questo: la vita è un dono di Dio, goditela più che puoi, è un soffio, quindi non farti sfuggire la più piccola occasione per godertela, per provare piacere, per stare bene, goditi la vita.
Abbiamo sentito, non so voi, io poche volte, in chiesa un consiglio del genere, ma sono convinto che Gesù lo condivideva pienamente, Gesù lo troviamo spesso ad insegnare, ma dopo aver insegnato dove trovate Gesù? a mangiare e bere, a far festa, i discepoli di Giovanni Battista e i discepoli dei Farisei fanno digiuno, ma i discepoli di Gesù non fanno digiuno, mangiano e bevono, anche con gente poco raccomandabile, è la festa che trovate nella parabola del Padre misericordioso e se guardate altre parole di Gesù vedete che evidentemente godeva degli uccelli del cielo, dei gigli del campo, si godeva la vita, apprezzava le bellezze della natura e della vita e ogni volta che vede i discepoli impauriti: non abbiate paura, abbiate, fiducia, ecco questo è il primo consiglio: godetevi la vita più che potete, non vi fate sfuggire la più piccola occasione, per provare piacere, stare contenti e avere gioia.
La seconda riflessione che propone il Qoelet è: le cose che fai falle il meglio possibile, mettici interesse, passione, in modo che tutto quello che fai abbia senso per te. non farlo così come se fosse un dovere soltanto, mettici passione, fallo perché ti interessa, perché ti piace, quello che fai dà valore a quello che sei, fallo meglio che puoi, anche questo secondo me Gesù lo condivideva perché ci invita a trafficare i nostri talenti, a produrre più frutti che possiamo.
Se poi vogliamo andare oltre il Qoelet, Gesù ci ricorderebbe che ha una sola domanda da farci alla fine, una sola: "Avevo fame e m'hai dato da mangiare, avevo sete e m'hai dato da bere ero malato e sei venuto a trovarmi, ma quando Signore, ogni volta che l'hai fatto a uno dei tuoi fratelli l'hai fatto a me" quindi se puoi fa godere anche quelli che ti stanno intorno, non pensare a godere solo tu, perché la vita si sciupa se ciascuno di noi pensa solo a se stesso, la vita diventa bella se puoi far godere anche qualcun altro, ma senza affanno, senza che tutto diventi un peso.
Questi sono i consigli che ci dà Qoelet, credo che Gesù se fosse qui direbbe di essere completamente d'accordo, questo è quello che penso io, voi sempre pensate come vi pare, e allora per cominciare l'anno nuovo vorrei farvi un augurio: che la vita in quest'anno vi sia leggera e possiate goderla il più possibile, non vi fate sfuggire la più piccola occasione di piacere, fareste un torto al Padreterno, perché lui vuole che siate contenti, che vi godiate la vita, sennò che ce la che ce l'ha data a fare, se possiamo facciamo un po' di bene intorno a noi, ma ricordatevi, io ho sempre bisogno di questo, non so voi, basta anche solo un bicchier d'acqua, date quello che potete e se potete dare solo un bicchier d'acqua, ringraziate il Signore, Lui dice che basta, perché la vita ci sia leggera, perché non sentiamo mai il peso, il senso della polpa, l'affanno, troppe volte in questa Chiesa ci hanno voluto mettere paura, darci il senso della colpa, del peccato, no, che la vita ci sia leggera, che vi sia leggera che mi sia leggera e che possiamo godercela il meglio che possiamo.
Il Signore ci aiuti.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste IMMACOLATA CONCEZIONE - 8 Dicembre 2024
cose, meditandole nel suo cuore. Luca 2, 19
I primi due capitoli del Vangelo di Luca riassumono un po' quello che Luca pensa di Gesù, ce lo comunica parlando di Gesù appena in fasce e ha queste due frasi che riguardano Maria: lei conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore, la comunità di Luca, e non è la sola probabilmente, tutti i primi cristiani ricordano Maria come colei che conserva nel suo cuore tutte le cose e cerca di comunicarle loro e le ha comunicate fino a noi ed è per questo che voglio ringraziarla, ma ringraziare una donna concreta, allora c'è qui una sedia vuota, usate la vostra immaginazione, pensate che sia qui, spero che nessuno di voi abbia apparizioni di Madonne, usate la fantasia, ma non ricorrete alle nostre grandi pitture straordinarie, Tiziano, Botticelli hanno dipinto la bellezza, immaginatela com'era alla fine della vita, immaginate una donna, forse potete immaginare le vostre mamme, come io immagino la mia, i capelli bianchi, il viso pieno di rughe, ha avuto una vita piuttosto lunga, ha avuto una decina di figli, due le sono stati ammazzati, uno inchiodato sulla croce e l'altro lapidato e quindi potete immaginare tutta la stanchezza di una vita nel suo volto, ma guardate i suoi occhi limpidi luminosi e ancora capaci di comunicare tutto quello che ha conservato nel cuore, come Luca ci ha detto e vorrei farla parlare.
Ma è solo la mia fantasia, se pensate che sia matto potete aver ragione: Maria ti abbiamo sempre onorato come la tutta pura, colei che è stata vergine sempre, prima del parto, durante il parto, dopo il parto, oggi celebriamo come l'immacolata concezione di Colei che è stata liberata da ogni macchia di peccato originale, tu che ci dici?
Guardate adesso il suo sorriso, immaginatelo e ascoltiamola: vi siete fatti ingannare da quelli che a quel tempo disprezzavano il corpo, la materia, la sessualità, pensavano che tutto il male fosse nella corporeità, nel corpo, noi non eravamo così, da noi la verginità era considerata una sfortuna, la più grande che potesse capitare ad una donna, io no, io sono stata fortunata, quando avevo 15 16 anni mi sono innamorata di Giuseppe, il falegname del paese e ci siamo amati, ci siamo amati tanto, ho fatto l'amore con lui centinaia di volte con passione, perché gli volevo bene, perché ci volevamo bene, abbiamo avuto una decina di figli e li abbiamo allevati con fatica, perché costa fatica allevare i figli e quando Giuseppe se n'è andato, troppo presto, qualche notte ho bagnato di lacrime il cuscino, sognavo i suoi baci, sentivo la sua mancanza, mi mancava il suo corpo, avevo ancora bisogno di lui.
Però, vedete, nel Vangelo, perché c'era un altro modo di pensare, la verginità è segno di povertà, è segno di incapacità di generare il figlio, allora in questo senso sì, io sono completamente, totalmente vergine, non potevo generare uno come Gesù, Lui viene da un'altra dimensione, Luca e gli altri che hanno scritto il Vangelo volevano dire che Gesù era l'unico, loro non avevano nessuna paura del sesso, ma volevano dire che Gesù era l'unico, vedete la storia che ci raccontavamo ogni sabato, la storia di Israele ha tante donne sterili, che generano qualche personaggio straordinario, per dire che Gesù era l'unico hanno detto che io ero vergine e in questo senso sono vergine, ma totalmente vergine, chi può generare Gesù? Lui viene dall'alto, è Figlio di Dio, ma se ci pensate ogni figlio è figlio di Dio, nessuna mamma può dire questo figlio è mio, ogni figlio è figlio della vita, è figlio di Dio, non è solo figlio della mamma e la mamma deve accettarlo come io ho accettato Lui, come un dono, il dono più straordinario che la vita ci può dare e quel Figlio l'ho amato e l'ho seguito fino alla fine.
Poi celebrate l'Immacolata Concezione, dite che io sono nata senza la macchia del peccato originale, mi vien da sorridere, vedete è una cosa seria perché noi nel nostro mondo di Israele non pensavamo al peccato originale, sono cose che sono state inventate dopo, ma noi abbiamo riflettuto sul fatto che un uomo che nasce da una donna non nasce in un mondo innocente, noi siamo segnati dal peccato di quelli che ci hanno preceduto, un bambino che nasce è innocente, appena nato che colpa può avere? C'è qualche matto ancora tra voi che fa l'esorcismo per cacciare il diavolo dal bambino appena nato, che diavolo può avere un bambino che nasce, glielo posso far dire?: qualche volta mi parete matti, un bambino che nasce è innocente, ma il mondo in cui nasce non è innocente, trova il peccato fuori di sé e forse anche in lui c'è qualche eredità del peccato dei suoi genitori, se un poverino cresce in una famiglia in cui non c'è rispetto, non c'è amore ne porterà le conseguenze per tutta la vita, questo è il peccato di origine, quello che ci precede e ci condiziona e l'ho incontrato anch'io il peccato altro che, m'hanno ammazzato i figli, uno me l'hanno inchiodato sulla croce, questo è il male del mondo, c'è gente che ammazza e dobbiamo andare oltre e io ho cercato di farlo, non mi sono rassegnata a quella morte, ho voluto che Gesù fosse vivo, non poteva morire mio figlio e io ho conservato di Lui la memoria di tutto, di tutte le parole che ha detto, dei sogni della sua vita, del suo volere un mondo diverso, più bello, Lui voleva la giustizia, l'amore, ho ascoltato le sue parole perché ad un certo punto sono andata con Lui, abbiamo lasciato la casa di Nazareth, siamo andati in giro, io le ho conservate tutte nel mio cuore e a Gerusalemme sono rimasta con i miei figli, Giacomo il secondo hanno ammazzato pure lui, non l'hanno crocifisso l'hanno lapidato, era lui il capo dei primi discepoli di Gesù e io ho cercato di tenerli uniti, perché qualche volta litigavano, ero lì con loro e gli dicevo: Gesù non diceva quello che dite voi, non avrebbe sopportato vedervi litigare, Lui voleva che viveste in pace e ho ricordato loro le parole di Gesù, certe sue parabole, io volevo che mio figlio vivesse come viveva nel mio cuore anche nel cuore dei discepoli e ho fatto di tutto, finché ho avuto fiato perché si parlasse di Lui, si avesse memoria di Lui, ci si ricordasse di Lui, perché tutte le parole che aveva detto non andassero perdute, perché i sogni del suo cuore animassero la vita dei suoi discepoli e della Chiesa.
Sì Maria, questo sei stata tu, non la donna tutta bianca, tutta bella, una donna concreta che ha tanto sofferto, ma al di là della sofferenza hai saputo amare, conservare la memoria del tuo Figlio e io stamattina voglio solo dirti grazie, grazie di tutto cuore, da tempo sono convinto che a te devo gran parte della mia fede, a te perché come mamma hai voluto che tuo Figlio non morisse, che fosse vivo, che le sue parole restassero e ti ringrazio perché io queste parole le ho amate e le amo ancora e ci trovo sempre qualche cosa di straordinario e di bello che arricchisce la mia vita, grazie Maria, grazie perché il tuo sì ci ha donato Gesù, grazie perché nel tuo cuore hai conservato la memoria di Gesù e ce l'hai saputa in qualche modo trasmettere, grazie Maria, grazie di cuore.
Il Signore ci aiuti.
Voi applaudite è la prima volta, sia l'ultima, ma non è un applauso a me è un applauso a lei siete d'accordo allora fatelo più forte.
Qualcuno ha chiesto di conservare anche qui l'audio cliccare sulla riga seguente
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"Maestro, che cosa dobbiamo fare" III DOMENICA DI AVVENTO - 15 Dicembre 2024
Luca 3,10-18
Molti cristiani, non so se ce n'è qualcuno anche tra voi, sopportano con difficoltà il dubbio, l'incertezza, molti hanno l'esigenza di pensare che ci sia qualcuno che ci dice con chiarezza cosa dobbiamo fare, qual è la verità e non so se è capitato anche a voi, a me è capitato molte volte, di essere rimproverati perché non pensate come pensa la Chiesa, come se la Chiesa pensasse, la Chiesa non pensa, pensano le persone, perché non pensate come il Papa, ecco, quando esprime una parola di dissenso, di critica qualcuno di noi si è sentito dire: tu non sei cristiano, ma è veramente necessario pensare sempre come pensa il Papa, non rendersi conto a volte che anche lui può sbagliare e soprattutto c'è qualcuno che ci può dire: questa è la verità, così bisogna comportarsi, questo è giusto?
Conservare nel cuore e nella mente la ricerca mi sembra una cosa assennata, sapete dove ha portato l'umanità quando le persone, nel momento della difficoltà e del dubbio cercavano qualcuno che dicesse così si fa, questa è la verità, questa è la strada, ha portato a Hitler, a Stalin, al trionfo dei fanatici, di quelli che pensano di sapere tutto, di possedere la verità, il cammino dell'uomo è fatto di responsabilità, di libertà, di ricerca e sono convinto che se aprite il Vangelo la condizione essenziale per poterlo leggere è che siate liberi anche di dire: qui c'è qualche cosa che non si capisce.
Se dico che la pagina del Vangelo che abbiamo letto stamattina è tutta sbagliata qualcuno pensa che sono diventato matto, no, non è sbagliata, chi ha scritto il Vangelo sa che a volte non è semplice capire e siccome sono persone intelligenti, questa intelligenza purtroppo nella storia della Chiesa secondo me è stata persa, conservano opinioni diverse, difficoltà, incertezze, mi spiego altrimenti non riusciamo a capire.
Giovanni Battista, che sta per battezzare Gesù, dice che verrà uno più forte di lui, verrà con la pala in mano a separare il buon grano per metterlo nel suo granaio e bruciare la paglia con un fuoco inestinguibile, è successo? No, Giovanni Battista ha sbagliato, ma perché l'hanno scritto, ormai Giovanni Battista era già morto e non era successo niente, eppure Giovanni l'ha detto, pensano sia bene lasciarlo scritto, forse può aiutare chi leggerà a capire che qualche volta dei profeti che hanno detto delle cose straordinarie anche loro si sono sbagliati, non hanno capito il momento in cui vivevano, molti pensavano che il mondo stesse per finire, che sarebbe venuto uno dall'alto, si aspettava il Figlio dell'uomo, il discorso sarebbe lungo non posso farvelo stamattina, però non è successo niente, Gesù era completamente diverso da come lo aspettava Giovanni Battista, loro però ci dicono che era un grande profeta, ha preparato la strada a Gesù.
C'è un'altra cosa che avete ascoltato: Giovanni dice: io vi battezzo con acqua ma verrà Lui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco, gli studiosi ci dicono che questa frase indica che forse i primissimi discepoli di Gesù non battezzavano con l'acqua, proprio perché si sentivano qualche cosa di nuovo, imponevano le mani e invocavano lo Spirito, che è soffio, vento e fuoco come si legge nel racconto di Pentecoste, ma sappiamo che quasi subito sono ritornati all'acqua, perché l'hanno fatto? L'acqua per la tradizione di Israele era di estrema importanza, è piena di simboli, per noi, l'ho sentito dire in tanti battesimi, l'acqua purifica, toglie le macchie, per gli Ebrei ricorda il passaggio del Mar Rosso, l'uscita verso libertà e il passaggio del Giordano, quando si entra nella terra promessa, nella terra del sogno, l'acqua è il passaggio dal passato al futuro, dalla schiavitù alla libertà, dalla morte, dirà San Paolo, alla vita, ci immergiamo nell'acqua come in un sepolcro per risorgere a vita nuova e allora presto si ritorna a battezzare con l'acqua.
Concludo con una piccola curiosità, questa pagina sembra aver dato un cattivo esempio, chi ha scritto fa chiedere a chi ha due tuniche, agli esattori delle tasse, ai soldati a Giovanni: noi cosa dobbiamo fare? ma nella comunità di Luca sono tutti poveri, nessuno di loro aveva due tuniche, non c'erano esattori, né soldati, Giovanni parla per altri, non so se è capitato anche a voi di andare in Chiesa e sentire il prete che alza la voce verso chi non è presente, quando ero ragazzino succedeva spesso, adesso non succede più, contro le donne che andavano scollacciate e facevano la predica a persone che avevano il velo e le le gonne nere fino sotto le scarpe, alzavano la voce contro quelli che rubano ma parlavano a chi era vittima dei ladri, si lamentano, anche oggi, di quelli che non vengono in Chiesa che, non fanno la Comunione e lo dicono a quelli che stanno in Chiesa.
Avete visto che in questa pagina sembra tutto sbagliato, no, non è sbagliato ci raccontano quello che vivono, come lo vivono, si sbagliano, a noi è affidato il cercare, il capire chi è veramente Gesù, non è come lo ha annunciato Giovanni, è quello cercheremo di fare preparandoci al Natale, ad accogliere non Colui che viene con in mano la pala per bruciare, viene per esortarci a cercare la luce e il bene e soprattutto a guardare negli occhi i fratelli per camminare insieme, è venuto non dalla parte di chi è potente, di chi è ricco, di chi sa, di chi si sente capace di trasformare il mondo, è venuto vicino a gente come me che si è sentita sempre incapace di trasformare qualcosa, questo mondo è complicato, difficile e ciascuno portare la sua ricerca, la sua passione per il bene, per la luce, per la giustizia e non ci può mai dire nessuno che cosa è veramente giusto, qual è veramente la strada, la possiamo cercare insieme, con cuore sincero e soprattutto libero, non si può leggere il Vangelo senza sentirsi liberi, non si può stare nella chiesa senza sentirsi liberi, liberi di dire che il Papa sbaglia, il prete sbaglia, il vescovo sbaglia, il Vangelo ci vuole liberi di cercare, perché nessuno possiede la verità, nessuno sa pienamente che cosa è bene che cosa non lo è, la vita è affidata alla nostra libertà e alla nostra responsabilità, una responsabilità che deve essere fatta di sincerità, di passione per il bene, possiamo sbagliare e si ricomincia da capo, dobbiamo accettare l'incertezza e lo sbaglio.
Il Signore ci aiuti.
"Benedetta tu fra le donne e benedetto IV DOMENICA DI AVVENTO - 22 Dicembre 2024
il frutto del tuo grembo! Appena il tuo Luca 1, 39-45
saluto è giunto ai miei orecchi il bambino
ha esultato di gioia nel mio grembo"
Voi sapete ormai, penso, che i primi due capitoli del Vangelo di Luca, la stessa cosa è per il Vangelo di Matteo, sono un'introduzione, parlano di Gesù bambino per dirci chi è Gesù secondo chi ha scritto il Vangelo, i primi cristiani si radunano per raccogliere le loro memorie, qual è stata la loro esperienza di Gesù e non ci raccontano che cosa è successo, compongono un poema, fanno poesia, ci invitano a sognare.
Luca si preoccupa di dirci come possiamo accogliere Gesù, qual è il modo migliore e lo fa come ora cerco dirvi, lo abbiamo scoperto quest'anno, è una cosa curiosa che uno che ha letto qualche migliaio di volte il Vangelo arrivi a 88 anni a scoprirlo, vedete Luca, più degli altri Vangeli, si preoccupa di precisare i tempi in cui si svolgono gli avvenimenti che sta narrando, quando parla dell'annuncio a Zaccaria, è la prima annunciazione che c'è nel suo Vangelo, dice che siamo al tempo del re Erode, poi quando parla della nascita di Gesù, parla di Augusto il grande imperatore, quando comincia la missione Giovanni Battista dice che siamo al tempo di Tiberio e ricorda tutti i tetrarchi della Galilea e Pilato il governatore romano, quando parla dell'annunciazione a Maria comincia: "al sesto mese", al sesto mese di cosa, perché il sesto mese? Oggi avete capito perché "al sesto mese" Maria dell'annuncio dell'angelo sembra aver capito soltanto che Elisabetta aspetta un figlio, corre e quando arriva, avete ascoltato, Luca ci dice per due volte che il bambino sussulta nel grembo della madre, "ha esultato di gioia" e deve avere almeno sei mesi, perché sennò non può fare un balletto nel grembo di Elisabetta.
Ecco come si accoglie Gesù con un balletto di festa, c'è qualcuno qui, forse un po' maligno, che dice che io ho mezzo cervello, me ne manca metà, non so se questo è vero, certamente non so ballare, se sapessi ballare f vi inviterei a fare un bel ballo di gruppo, ci sentiremmo in questa cappella come nell'utero di Elisabetta per fare con Giovanni Battista un balletto di gioia, è il modo migliore per accogliere Gesù.
Un annuncio di gioia è questo che Luca ci vuol dire, Gesù è gioia, troppe volte, l'ho sperimentato spesso nella mia vita di prete, la gente si avvicina al Vangelo e sente gli obblighi, i doveri, le paure, i sensi di colpa, il castigo, il giudizio di Dio, l'occhio ve lo ricordate che ci scruta e poche volte sentiamo che accogliere Gesù è un sussulto di gioia, che il modo migliore di accoglierlo sarebbe prenderci per mano e fare un bel ballo di gruppo, chissà se un giorno qualche prete riuscirà a farlo.
Non possiamo ballare qui, allora ballate a casa, godetevi il Natale mangiate dolci buoni, abbracciatevi, baciatevi, fate festa, spero che nelle vostre case ci sia e possiate sempre conservarlo, un clima di festa in cui si esagera un po', si mangia, si beve un po' di più, ci si bacia un po' di più, è la festa, questo è esprimere la gioia del Natale, per sentirci insieme, per poter vivere veramente la speranza, per sentire, nonostante quello che ascoltiamo a volte accendendo la televisione, la radio, che Dio è con noi, è venuto con noi proprio per aprirci il cuore alla gioia, alla speranza, alla bellezza e alla pienezza della vita, godetevi più che potete il Natale, non perdete una sola occasione di gioia, perché questo è Natale.
So per esperienza che c'è qualcuno di voi che non può passare un Natale gioioso, l'ho visto tante volte, la malattia, qualche guaio non ho consigli, consolatevi alla maniera antica, a Napoli si dice: storta va deritta vene, sempre storta non può ghì e se non potete fare un balletto voi fatelo fare a qualche cornetto rosso per caccià o maluocchio, ma soprattutto se avete qualche guaio, qualche malattia sentite Gesù vicino, perché è nato in una capanna, è stato adagiato in una mangiatoia nella paglia proprio perché chiunque si sentisse malato, povero, debole, peccatore, incapace lo sentisse vicino e allora se potete esprimete tutta la gioia possibile, se non potete sentite Gesù vicino, è venuto per voi, è venuto per chi tribola, per dare speranza, per far sperare un futuro migliore, il Natale è gioia è festa, è sentire Dio che viene a condividere la nostra vita, non il Dio onnipotente, che cambia la storia del mondo, no, Dio che viene accanto a noi a condividere con noi questa vita, a cantare con noi questa vita, a cantare tutto quello che c'è di bello e di buono, perché possiamo godere la vita, godere l'amicizia lo stare insieme, la tenerezza e quindi mangiate, bevete, fate festa, i dolci e i regali scambiateli, ma soprattutto abbracciatevi, baciatevi, cercate di vivere insieme l'amore e la bellezza della vita, questo è Natale, Gesù è venuto con noi per farci amare la vita, per farci amare tra di noi.
Il Signore ci aiuti.
"Oggi, nella città di Davide, è nato per voi NATALE del SIGNORE - 25 dicembre 2024
un Salvatore, che è Cristo, Signore..." Luca 2,1-14
Se avessimo qui Maria e Giuseppe e chiedessimo loro di raccontarci come è nato Gesù ci racconterebbero tutta un'altra storia, molto più normale, per loro piena di emozione: la nascita del loro primogenito nella casetta di Nazareth, ma noi non avremmo la magia della notte di Natale, questa non ce la comunicano Maria e Giuseppe, ma gli uomini della comunità di Luca, che hanno saputo inventare questa storia, perché debbono comunicarci l'Oltre, il cielo che si apre, Dio che viene a condividere la nostra vita e qui c'è bisogno dei poeti, di chi possa esprimere tutta la propria fantasia e ci inviti a sognare.
Allora facciamoci condurre dal Vangelo di Luca per vivere e celebrare la notte di Natale, qui siamo in pieno giorno, immaginiamo che la luce sparisca e ci troviamo di notte, la notte è il tempo del silenzio, il chiasso, il rumore del giorno, della folla, le tante parole finiscono, si sussurra, ci si guarda negli occhi, si cerca di ascoltare.
La notte però, ci dice Luca, è anche il tempo del buio, il tempo in cui facciamo esperienza che gli uomini non sanno accogliersi, non c'è posto per loro nell'albergo, sono raminghi, devono trovare un posto dove ripararsi dal freddo, dal buio, perché nasce un bambino, le doglie, si avvicina il momento e cercano una capanna, il cuore dell'uomo a volte è chiuso, gelido.
Ed ecco allora che si illumina la notte e si sente la voce dell'angelo che annuncia: vi nasce un Bambino, viene per voi e si sente il coro degli angeli che cantano, la notte si illumina, il cielo splende e si sente il canto: gloria a Dio e pace agli uomini che egli ama, ecco il sogno di Dio: la pace per noi che siamo amati, siamo amati da un Bambino che nasce per noi, piccolo, indifeso ci tende le mani ad offrirci soltanto l'amore, non è potenza, non ha da offrirci forza, capacità di cambiare il mondo, solo l'amore e ci invita ad amare, a prenderci per mano, a condividere la vita, a cantare la vita a sperimentarne la bellezza e la vita diventa bella, quando il cuore non si chiude, quando non ci si esclude dagli altri, quando non c'è nessuno che non trovi posto nell'albergo, quando si cammina insieme e si cerca la pace, per questo è venuto con noi, ma ha da offrirci soltanto l'amore, non possiamo chiedergli niente, ci ama e ci chiede di amare, di sentirci amati, nessuno deve sentirsi solo perché è amato da Dio.
L'annuncio è rivolto ai pastori, per noi pastori sono qualche cosa di mitico, a quel tempo i pastori erano gli ultimi della società, pericolosi, tra loro a volte si nascondevano i briganti, incontrare un pastore significava aver paura e proprio a loro si rivolge l'angelo a dar l'annuncio: nasce per voi, nasce per portare pace nel cuore che non ha pace, nel cuore che conosce il rancore, l'odio, nel cuore che ha paura ecco questo Bambino nasce per noi questa è la magia del Natale, la notte che si illumina, il cielo che si apre, gli angeli che cantano e un Bambino che nasce per noi, un Bambino inerme, in una mangiatoia, tende le mani ancora non può nemmeno sorridere, può soltanto farci sentire che è vivo, vivo per noi e camminerà con noi e lo vedremo crescere e cercheremo di ascoltare la sua voce, perché avrà anche qualche cosa da dirci e continuerà sempre, fino alla fine, fino a quando le sue braccia saranno spalancate, inchiodate su una croce a offrirci soltanto l'amore, non gli possiamo chiedere niente, non gli possiamo chiedere, che ci guarisca che ci cambi il mondo, che ci porti la pace, la pace la dobbiamo fare noi, la facciamo soltanto se siamo capaci di accettare la sua offerta d'amore, viene con noi, cammina con noi ci tende la mano, quanto sia pesante il nostro cuore non importa, quanto ci sentiamo lontani e aridi non importa, perché ci stringe la mano e possiamo sentire il suo abbraccio e il suo sospiro d'amore, ecco possiamo accoglierlo nella nostra vita, fargli spazio e prepararci a camminare con Lui.
Il Vangelo di Luca che ci ha fatto sognare la notte di Natale ci accompagnerà in quest'anno, ci farà conoscere sempre di più Gesù, i sogni del suo cuore, cercherà di comunicarci i segreti della sua anima, ma sarà sempre parlare d'amore, cantare la vita, la bellezza di chi riesce a scegliere la pace, l'amicizia, le mani che si stringono, l'abbraccio, il camminare insieme, di chi rinuncia ad essere tutto, a possedere o a voler dominare gli altri, a sentire gli altri come cose, ma sente gli altri come amici con cui condividere la vita, amare la vita, sognare una vita sempre più bella e pacifica, per questo Gesù nasce con noi e per noi e vuole accompagnarci nel nostro cammino.
Il Signore ci aiuti.
"Figlio perché ci hai fatto questo? Ecco, SANTA FAMIGLIA - 29 Dicembre 2024
tuo padre e io, angosciati ti cercavamo" Luca 2,41-52
Penso abbiate ascoltato molte prediche sulla famiglia di Nazareth come modello di amore, di attenzione reciproca per le nostre famiglie, ma avere dei modelli può essere pericoloso, ci può aiutare una barzelletta, molti di voi la conoscono e allora: repetita iuvant dicevano gli antichi.
C'era un papà che aveva un figlio un po' monello e gli diceva sempre che doveva essere come Gesù, che era ubbidiente, rispettoso, non rispondeva mai male, una Domenica come questa il bambino torna a casa di corsa, tutto contento e dice: "Papà hai sentito che ha detto il prete stamattina, Gesù quando aveva 12 anni ha lasciato i genitori, l'hanno cercato per tre giorni e quando l'hanno ritrovato ha pure risposto male e tu che mi dici che devo essere come Gesù" il papà sconcertato si gira verso il Crocifisso: "Hai visto però com'è finito".
Può essere pericoloso portare Gesù come esempio e può essere pericoloso portare come modello la famiglia di Nazareth, è difficile trovare una famiglia più scombinata: una madre che è vergine, un padre che non è padre, dei fratelli che non sono fratelli, un figlio che a 12 anni sparisce per tre giorni e poi dice che Lui ha un altro Padre e se leggete più avanti nel Vangelo ad un certo punto lascia la casa, il lavoro, sembra che facesse il falegname, se ne va e gli altri della famiglia vanno a cercarlo perché pensano che sia diventato matto, tutto sta scritto nel Vangelo non me lo invento io, è difficile trovare una famiglia più scombinata di così.
E se questo fosse l'insegnamento vero? Quanti guai avrei risparmiato se nella Chiesa si leggesse il Vangelo e si insegnasse che non ci sono modelli e non dovevo credere che facendo il prete avrei trovato un solo modo di essere famiglia, trovi di tutto, quelli che si sposano, poi si dividono, poi si ritrovano, trovi anche qualcuno che si è sposato tre volte poi trovi due maschi che vivono insieme, due donne che vivono insieme e si vogliono bene e si sentono famiglia e se tu pensi che siano brutti e cattivi capisci poco e poi troverai persone che nascono maschi e si sentono femmine e altre che nascono donne e si sentono maschi e ti domanderai se sono dei pervertiti, incontrerai tanti omosessuali e qualcuno ti dirà che è il male del mondo moderno.
Se ascolti con attenzione c'è qualcuno che ti dice: apri gli occhi e rispetta il tuo prossimo, con sorpresa arrivato a ottant'anni anche di più forse, ho dovuto sapere che un maschio che nasce maschio con tutto l'apparato e si sente femmina dipende dai geni con cui è nato, oggi pare che sia appurato, così mi diceva uno che se ne intende, pare che gli studiosi siano d'accordo, è un fatto di geni, nasci così e devi accettarti.
Conviene accogliere il messaggio forse più importante che Gesù ha lasciato e purtroppo non me l'hanno insegnato quando ero giovane, il messaggio del sabato: non è l'uomo fatto per il sabato, il sabato è fatto per l'uomo, l'uomo non è fatto per gli schemi, per le regole, per le tradizioni, le regole le tradizioni, gli schemi devono essere fatti per l'uomo e se non rispettano l'uomo, ma non l'uomo in genere quest'uomo qui: Francesca, Luigi, Giovanni, Teresa, Adriano, questa persona è probabilmente diversa da tutti gli altri e devi guardarla negli occhi e capire che cosa succede se vuoi camminare con lui, se vuoi quando c'è bisogno dargli una mano.
Ti conviene non avere schemi, non pensare di sapere e conservare nel cuore la caratteristica più importante dell'uomo: lo stupore, la meraviglia.
Credo che tra i componenti della famiglia di Gesù ci sia stato un continuo meravigliarsi gli uni degli altri e cercare di capirsi e di trovare modo di camminare insieme e forse loro ci sono riusciti, perché li troviamo insieme anche dopo che Gesù è finito sulla croce, a Gerusalemme c'è ancora Giacomo ,il fratello di Gesù che era il capo e Maria probabilmente era con lui e con gli altri fratelli e le sorelle, forse erano una decina e sono rimasti insieme nonostante che due di loro sono stati ammazzati, uno in croce l'altro lapidato, eppure hanno continuato a cercare di capire che cosa succedeva, cosa significa essere uomini che credono, hanno un'ideale, non si tirano indietro, questo ha fatto Gesù e ha portato con sé anche la sua famiglia, fedele al suo messaggio, alla sua testimonianza e altri hanno fatto fatica a capire, era troppo diverso, la vita a volte è veramente un enigma, un mistero e l'unica cosa che può aiutarci è accettare di stupirci, di non capire e che dobbiamo continuare a cercare, con un principio fondamentale: il rispetto dell'altro, Gesù ci ha detto che la cosa più preziosa, l'unica cosa sacra della vita è l'uomo, ma non l'uomo astratto, la persona concreta che ho davanti, tu, tu sei la cosa più sacra che c'è nel mondo, più sacra della religione, più sacra della Messa, più sacra delle statue dei santi, l'unica cosa sacra è questa persona qui e qualche volta la sua sofferenza e la difficoltà di capirlo e di accettarlo e a questo dobbiamo aprirci, questo non significa che dobbiamo accettare le cose sbagliate, le assurdità della vita, chi uccide, sono discorsi complessi, lo sapete.
Ma il rispetto è fondamentale, pensateci qualche cosa, quanto è difficile per un uomo vivere quando nella famiglia in cui è nato non è stato rispettato, ho fatto queste esperienze quando avevo 15, 16 anni e mi sono rimaste impresse per tutta la vita, io ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia, in cui il rispetto era assoluto, mi sono sentito rispettato sempre da mio padre e da mia madre, ho conosciuto famiglie di ragazzi, e vedevo i risultati, in cui rispetto non c'era stato, ma se non c'è rispetto, non c'è amore, non c'è famiglia, quindi famiglie ce ne sono di tutti i tipi, di soli maschi, di sole femmine, il mondo è diventato vario e forse più bello, ma resta bello soltanto se c'è veramente rispetto, comprensione, voglia di camminare insieme, di capirsi ed è questo, in fondo, il fondamento vero dell'amore.
Il Signore ci aiuti.
In principio era il Verbo, e il Verbo era II DOMENICA dopo NATALE - 5 Gennaio 2025
presso Dio e il Verbo era Dio... Giovanni 1, 1-18
Permettetemi dunque di cominciare quest'anno senza fare una predica, ma gli auguri, vorrei fare di tutto cuore gli auguri alla mia, alla nostra Chiesa, ho amato e amo la mia Chiesa, ho avuto tanto dalla mia Chiesa e fin da quando ero ragazzo ho cercato di prestare il mio servizio, di donargli la mia vita e vorrei appunto cominciare l'anno facendo gli auguri alla Chiesa, poi li faremo anche a noi.
Lo faccio con un divertimento, un gioco sulle prime parole che abbiamo ascoltato nel Vangelo di Giovanni, purtroppo non è una barzelletta sarebbe bello che lo fosse, ma non lo è.
La comunità che scrive il Vangelo di Giovanni, un po' più tardi degli altri, ha un problema una preoccupazione, ormai è diventata un'esigenza, forse la più importante, usare un linguaggio che sia capito un po' da tutti in giro per il mondo, negli altri Vangeli, quando si parla di Gesù trovate dei termini che tutti voi conoscete, siete abituati: Gesù è il Messia, il Figlio di Davide, il Figlio dell'uomo, ma queste parole le conosce solo chi conosce la tradizione ebraica, c'è una parola che possa esprimere la realtà più intima di Gesù e possa essere condivisa anche dagli altri? Qui si tratta di scegliere.
Questi primi cristiani ci avranno pensato a lungo, una delle prime parole che forse veniva loro in mente l'avete ascoltata nella prima Lettura di oggi è: Sapienza, in greco Sophia, è la Sapienza che secondo la Scrittura ha creato e ordinato il mondo, ciò che nel Vangelo di oggi è il compito del Verbo, ma Sophia non va bene, per l'antico Israele l'immagine della Sapienza è una bella donna, non si può usare, il Salmo che abbiamo letto vi ha indicato un altro termine: in ebraico è Dabar, Parola, lo avete sentito è la Parola che crea il mondo: Dio disse e la luce fu, Parola è un termine fondamentale per Israele, la trovate ripetuta in tutti i libri della Bibbia e anche oggi se ascoltate un israelita di quelli più seri lo sentirete parlare di Parola.
Il greco ha un corrispondente: Logos, è quello che si usa nel testo greco del Vangelo, significa parola, ma anche sapienza, intelligenza e comincia ad essere un termine molto usato nella filosofia contemporanea, in latino c'è Verbum, il problema con questi tre termini non c'è, perché sono tutti e tre maschili, in ebraico dabar è maschile, in greco logos è maschile, in latino verbum è neutro, insomma non è femminile.
Ma quando si deve tradurre in italiano: parola è inequivocabilmente femminile, non si può, forse possiamo prendere il verbum latino a e adattarlo un po': Verbo.
Se ci fosse qui il professor Serianni che ricordiamo con nostalgia e affetto, ha condiviso tante volte con noi l'Eucarestia in questa cappellina, quando poteva veniva sempre, lui ci direbbe che l'italiano è cosa seria, verbo serve per distinguere dall'aggettivo, dal sostantivo, dal pronome, logos, verbum, in italiano si traduce: parola, certo è femminile, ecco avete capito dove vado a parare, l'augurio che faccio alla mia Chiesa è che finalmente si accetti il femminile.
Ho assistito brevissimamente, qualche giorno fa, all'apertura dell'anno santo, uno spettacolo secondo me indecoroso e indecente: una massa numerosa di cardinali, arcivescovi, vescovi, monsignori, tutti accuratamente e costosamente ammascherati, forse dovrebbero spiegare al popolo cristiano cosa fanno lì tutti insieme invece di stare in giro per il mondo, visto che dicono che mancano i preti, tra loro nemmeno una donna, a pagarla oro non c'è, di tutto cuore all'inizio di quest'anno faccio l'augurio alla mia, alla nostra Chiesa che finalmente rispetti le donne, che finalmente non ci sia più differenza tra maschi e femmine.
Se volete fare un sorriso, quest'estate ho partecipato a due Messe in due posti diversi al Nord e al centro Italia e dopo la Messa ho detto a due donne: "Perché non fate voi il parroco, fareste molto meglio di quello che ha parlato" sono convinto che tutte e due quelle donne, che conosco, farebbero molto meglio dei due, non si può, bene, l'augurio è che si possa, anche perché in questo paese e forse nel mondo diminuiscono tutti i crimini meno quelli contro le donne e forse questo dipende anche da noi che non sappiamo rispettare le donne, qui una donna non c'è stata mai e tra quella folla di cardinali, arcivescovi, vescovi non c'è una donna, è ora di finirla, ecco l'augurio che faccio di tutto cuore alla Chiesa che ho amato e continuo ad amare, mi ha dato tanto, forse ho potuto darle poco, ho ricevuto tanto dalla mia Chiesa, ho ricevuto soprattutto il Vangelo e Gesù.
Adesso permettetemi brevemente di farvi e di farci gli auguri: che abbiamo, che abbiate pace nel vostro cuore, pace nel profondo del cuore e pace intorno a voi e serenità e capacità di guardare la vita con leggerezza, per fare il bene che si può.
Non si devono dare consigli, ma uno vorrei darlo, non è il mio però, è del più sapiente libro dell'Antico Testamento, il Qohelet che ci dice che la vita è un dono di Dio, ma è un soffio, non perdete nessuna occasione di provare piacere, gioia, di divertirvi, di stare allegri e di far provare piacere a chi vive intorno, è l'augurio che vi faccio di cuore che abbiate pace, serenità, che possiate provare piacere e farlo provare a quelli che camminano con voi ogni giorno, il Signore ci accompagni e faccia splendere per noi il suo volto.
Il Signore ci aiuti.
Ed ecco la stella… li precedette e si fermò EPIFANIA del SIGNORE - 6 Gennaio 2025
sopra il luogo dove si trovava il Bambino. Matteo 2,1-12
Abbiamo ascoltato il secondo racconto della nascita di Gesù, il primo lo abbiamo letto il giorno di Natale nel Vangelo di Luca, questo è nel Vangelo di Matteo, come avete ascoltato completamente diverso, sono due racconti che non ci dicono che cosa è successo là, ci vogliono esprimere cos'è per loro fare esperienza di Gesù, della sua presenza nella nostra vita, cosa significa, e, come è normale che sia, due comunità di cristiani lo esprimono in maniera diversa e quello che crea un po' di difficoltà per noi è che lo esprimono a loro modo, attraverso simboli, immagini che per noi sono un po' strane, per loro invece facevano parte della loro cultura, oggi avete ascoltato che nel libro del profeta Isaia si parla di cammelli che vengono da lontano, Isaia ha scritto molto tempo fa e il sabato, quando ci si ritrova, si leggono le sue parole.
Sono simboli quindi non dobbiamo andare a cercare chi sono i Magi, qual'era la stella che li guidava, penso dobbiate anche voi guardarvi dalla quasi assoluta ignoranza del Vangelo che c'è nel nostro paese, vi sarà accaduto anche in questo Natale di ascoltare che degli esperti astronomi si sono radunati per discutere su qual era la stella che ha guidato i Magi, ho provato qualche anno fa a domandare a Matilde che faceva la quarta elementare: "Matilde se una stella si ferma su una casa che succede?" Ci ha pensato un po'. "Ma una stella è come il sole, se si ferma su una casa quella va proprio tutta a fuoco" Perché questo lo dice una bambina di quarta elementare e ci sono scienziati che si radunano e continuano a parlare di quella stella, le stelle non si fermano sulle case.
Potete chiedervi chi sono i Magi e forse vi converrebbe farlo, ascoltare qualche lezione del professor Cardini o del professor Panaino che sono tra i più esperti del nostro paese, imparereste tante cose interessantissime su una cultura orientale, che noi non conosciamo in cui Magi erano importanti, facevano parte della cultura del tempo, potreste conoscere la figura di Ciro, il grande re di Persia, un mondo ricco di cultura da cui siamo stati anche in parte influenzati, tutte cose interessantissime, ma con questa pagina non c'entrano niente, qui la comunità di Matteo cerca di dirci chi è Gesù e come soprattutto possiamo incontrarlo e che difficoltà abbiamo.
Allora ecco i simboli, i primi: i Magi, gente che insegue una stella, che insegue la luce, la stella è solo un simbolo, infatti quando si entra in città, avete ascoltato, sparisce poi ricompare, si ferma sulla casa dove c'è Gesù e con grandissima gioia rivedono la luce, sono arrivati hanno incontrato Lui, ecco quello che la comunità di Matteo ci dice: se volete essere dei veri cristiani siate inseguitori di luce e sappiate che è un cammino lungo, a volte faticoso e avrete dubbi e a volte la luce non la vedrete più, perché entrerete nella città, a volte avrete paura, ecco questa è la nostra vita cristiana: cercare la luce, cercarla con passione, cercare di capire cos'è il mondo, chi sono gli altri, che cosa è giusto ed è una ricerca incessante e faticosa e a volte prevede lo smarrimento, l'incertezza la luce che scompare.
Altri simboli cercano di dirci quali difficoltà incontreremo, la prima: i sapienti, quelli che sanno tutto, ma non si muovono, non cercano più e possono solo farci del male, per tutta la vita di prete ho trovato gente che sapeva, che viveva di certezze, di dogmi che dovevano difendere, se dicevi una parola diversa ti dicevano che non eri un buon credente, non capivano niente della fede che non prevede dogmi, certezze assolute, ma ricerca, cammino, niente di più pericoloso di chi sa tutto, il credente è uno che cerca.
Poi l'altra immagine è la città, che si agita, sa solo agitarsi, fare rumore, alzare la voce, ma è difficile trovare qualcuno che con passione si guarda in giro e cerca la verità e varie volte ti confondono e non capisci più niente e la luce si oscura, è la folla, l'incubo del Vangelo, soprattutto del Vangelo di Marco.
Poi c'è Erode che è qui simbolo, ormai lo trovate scritto quasi dovunque, tutti sanno che non c'è stata nessuna strage degli innocenti, Erode ha fatto tanti guai, ma se avesse fatto uccidere centinaia di bambini ne avremmo notizia da qualcuno dei contemporanei, nessuno ne parla, è il simbolo della violenza e questi cristiani lo sentono perché vivono la persecuzione, il trauma, ma in qualche modo la viviamo anche noi, essere cristiani oggi significa fare i conti con la violenza, per fortuna la guerra almeno qui da noi sembra abbastanza lontana, speriamo che rimanga sempre più lontano, ma incontriamo la violenza ogni giorno, a volte si trova nel mondo del lavoro, nella città e al di là di tutto questo dobbiamo continuare a inseguire, cercare la luce sena lasciarci scoraggiare.
Purtroppo anche noi oggi di Erode sentiamo parlare tutti i giorni e ci dimentichiamo che non c'è solo Erode al mondo, ma c'è tanta, tanta gente per bene, ricordatevelo sempre quando aprite la televisione, ci fanno vedere solo il male, il bene è quello che guardiamo con gli occhi nostri e allora cercatelo e guardatelo con gli occhi vostri e rallegratevi, anche qui ad Ostia ci stanno tante cose buone, tante, io ne conosco, essere cristiani significa sì vedere il male e combatterlo, ma anche sentire che c'è del bene e sentirsi confortati e magari stringere la mano, collaborare e a Ostia ce n'è tanta gente che fa del bene, ci sono degli insegnanti a scuola straordinari, ci sono delle persone che si danno da fare aiutare dei bambini in difficoltà, tutto questo c'è e allora essere cristiani significa continuare a cercare la luce nonostante le difficoltà, nonostante i problemi che abbiamo intorno, senza stancarci, convinti che c'è la luce, c'è il bene, possiamo crederci e viverlo, celebrare il Natale è sentire Gesù che nasce per noi e nella nostra ricerca di luce, di vita, di verità e di senso Dio cammina con noi, condivide il nostro cammino, ci sta accanto per darci coraggio e speranza, per fare di noi dei veri inseguitori della luce.
Il Signore ci aiuti.
"Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te BATTESIMO del SIGNORE - 12 Gennaio 2025
ho posto il mio compiacimento" Luca 3,15-16.21-22
Se leggete tutti e quattro i Vangeli trovate l'imbarazzo nel raccontare il Battesimo di Gesù, il Vangelo di Matteo è il più esplicito fa dire a Giovanni: "Sono io che devo essere battezzato da te e tu vieni da me?" Il Vangelo di Giovanni addirittura esclude che Gesù sia stato battezzato, Luca è quello che lo conserva più sobriamente, avete sentito soltanto un accenno a Gesù battezzato, perché, per quello che ho capito, Luca è quello che più ha capito e ha dato senso a quel gesto di Gesù che va insieme a tutti gli altri a farsi battezzare, i cristiani di tutti i tempi si sono aspettati Gesù dalla parte di Giovanni.
Giovanni è venuto a combattere il male e lo fa alzando la voce, gridando: "Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente?" Perché non temete il castigo di Dio, sta per venire il fuoco, viene il giudice con la scopa in mano a bruciare la paglia con un fuoco inestinguibile. La gravità del male e la paura questo grida Giovanni e vanno da lui a chiedere cosa devono fare, vanno i soldati, vanno i pubblicani, i ricchi e Giovanni dà ordini, comandi e soprattutto cerca di comunicare il senso della gravità del male e la minaccia di una punizione, di un castigo.
La strada di Gesù è radicalmente un'altra perché, se ho capito, Lui sa che la paura non libera dal male, genera soltanto rancore, rabbia, voglia di vendicarsi e a volte la paura schiaccia, opprime, non fa vedere la possibilità del bene e Gesù sceglie l'altra strada di non gridare la gravità del male, la minaccia del castigo, il peso del peccato, ma avvicinarsi a chi ha sbagliato e abbracciarlo e baciarlo e dirgli di venire a far festa con Lui.
Per noi è quasi incomprensibile, come posso dire a uno che ha fatto del male: ti voglio bene, ti abbraccio, non voglio castigarti, farti soffrire, vieni facciamo festa, vieni godiamoci la vita? E se questa fosse l'unica strada possibile: far sperimentare a chi non l'ha mai sperimentata la possibilità del bene, dell'amore, sono rimasto profondamente colpito dal racconto che ascoltavo qualche tempo fa di un giovane che ha portato, succedono anche queste cose, che credo straordinarie, nel nostro paese, un gruppo di detenuti, giovani ragazzi delinquenti a fare un cammino di alcuni giorni nelle montagne, si sono trovati in difficoltà, hanno smarrito la strada e hanno trovato una casa di contadini, sono stati ospitati, hanno trovato un posto per dormire, qualcosa da mangiare la mattina dopo uno di quei ragazzi, con le lacrime agli occhi diceva a colui che li accompagnava: "è la prima volta in vita mia che qualcuno fa qualcosa per me senza voler niente in cambio, la prima volta, non lo scorderò più, ho capito che si può vivere in un altro modo" ecco questo è quello che Gesù sente.
Ho passato tante tante ore in confessionale, in gran parte inutili, le solite formulette, ma qualche volta quando ho ascoltato della gente che si sente schiacciata dal peso del peccato, ho trovato delle mamme che magari avevano fatto un aborto e avevano paura di essere punite nei figli, avevo voglia di gridare: ma in che Dio credi? e forse sarei dovuto uscire e abbracciarle e baciarle e dire: sì hai fatto male, ma puoi adesso trasformare la tua vita in un gesto d'amore, puoi invece di aver paura per i tuoi figli e magari di metterla a loro, fargli sentire che il male che hai fatto si è trasformato per te in amore, ecco quello che Gesù, per quello che ho capito io, è venuto a fare in mezzo a noi ed ecco perché Lui non battezza, ma si mette in fila con gli altri e ciascuno di noi quando sente il peso del male, dell'incapacità di essere buono e quando ha paura di una punizione, di un castigo può sentire Gesù vicino e un abbraccio, un bacio e l'invito a far festa con Lui, è lo straordinario messaggio che soltanto il Vangelo di Luca anche quest'anno ci regalerà con la parabola del Padre misericordioso, la più straordinaria, più misteriosa, più difficile da capire, la gente pensa che sia la più semplice, no perché il sogno di Dio che al male non si risponde facendo soffrire, mettendo paura, inviando punizioni, ma con un abbraccio, con il poter sperimentare che un'altra vita è possibile, che è possibile la gratuità, la tenerezza, che è possibile l'amore, la pace.
Pensate fratelli in questo Giubileo, invece delle tante sciocchezze che ci fanno sentire ogni giorno, che miracolo sarebbe se i tanti che in Palestina sono pieni di odio di rancore perché sentono dentro di sé il peso del torto subito e vorrebbero la punizione, la vendetta, potessero sentire che c'è un'altra strada, guardarsi negli occhi, riconoscere i propri torti e abbracciarsi, far festa, il mondo sarebbe diverso e anche in mezzo a noi dove ci sono tanti che sbagliano e vorremmo che fossero cacciati, puniti, se potessimo abbracciarli e far sentire che c'è un altro modo di essere uomini, che è possibile stare insieme, condividere la vita, aiutarsi, volersi bene e rispettarsi, è l'unica cosa che porta alla pace, per questo Gesù non si è fatto si è fatto battezzare, per stare insieme a quelli che avevano sbagliato, non per giudicare, per condannare, per punire, ma per abbracciare e dire: coraggio possiamo essere diversi, togliamo dal cuore, il rancore, la rabbia, il desiderio di vendetta, la paura dell'altro, riconosciamolo fratello e allora il mondo può cambiare, questo è Gesù, per noi è un sogno quasi impossibile, ma Lui ci chiama a sognare, a tentare di amare e anche se ci sembra impossibile Lui è venuto per darci un altro Battesimo, non con l'acqua, ma con lo Spirito e il fuoco, lo Spirito che ti fa vedere, il fuoco che dentro ti scalda e ti fa capace di amare, di andare al di là dell'odio, del rancore, della rabbia, della paura, per essere capace di pace, questo è Gesù, questo almeno è quello che ho capito io, non sono riuscito a comunicarvelo, cercate i poeti, ma leggete il Vangelo, leggete la parabola del Padre misericordioso leggetela e cercate di intuire quale grande mistero c'è, se lo capissimo la vita sarebbe altro, questo è quello che ho capito di Gesù.
Il Signore ci aiuti.
Vi fu una festa a Cana di Galilea II DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 19 Gennaio 2025
e c'era la madre di Gesù Giovanni 2,1-11
Il Vangelo di Giovanni è stato scritto, ci dicono gli studiosi, da teologi, da persone che conoscevano bene l'antica Scrittura, il modo di esprimersi e cercano di dire attraverso simboli quello che per loro è importante, anzi fondamentale, qui cercano di comunicare che Gesù è il vino nuovo, è la novità, il vecchio mondo ormai è finito, molti hanno insistito nei primi secoli proprio su questo ed ha comportato la separazione, quello che il cardinal Martini ha poi chiamato lo scisma, tra il mondo ebraico e quello che poi diventerà il mondo cristiano, di questo si parla: c'è il vecchio, le anfore di pietra con l'acqua per la purificazione e avete anche ascoltato delle cose strane Maria, no il nome non c'è, è presente la mamma e Gesù è solo un invitato e si rivolge alla mamma dicendo: "Donna, non è ancora giunta la mia ora", cos'è quest'ora? è la croce, è lì che Gesù diventerà veramente il vino nuovo, lo sposo.
Quindi questo brano del Vangelo era interpretato soprattutto come polemico verso l'antico mondo ebraico, poi nel corso dei secoli invece si è posto l'accento su Maria che dice a Gesù: non hanno vino e quindi provvedi e sapete quanto si è diffuso nel nostro paese il culto di Maria, con tutte le apparizioni, ha il suo culmine nel canto di San Bernardo nel paradiso di Dante, non so se qualcuno lo ricorda: "Qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disianza vuol volar senz'ali" se avete un desiderio, una grazia da chiedere e non vi rivolgete alla Madonna non ottenete niente, è lei che può.
Ho ascoltato l'interpretazione del professor Recalcati, che è uno psicanalista, si occupa di gente in difficoltà, che soffre, a cui si spegne il senso della vita e lui mette l'accento, lo avevano messo prima anche molti di noi, su Gesù che non vuole che finisca la festa, Gesù ama la festa, ma non lo dice soltanto questa pagina, se leggete il Vangelo trovate Gesù quasi sempre a tavola, a far festa, era chiamato un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori, Gesù ama la festa, crede che siamo stati creati per la festa e dice che chi ha fame sarà saziato, chi piange potrà sorridere, e tutti dobbiamo fare in modo che la vita sia festa, è il compito in fondo dello psicanalista e quello che sottolinea Recalcati è che purtroppo la vita cristiana è spesso stata impregnata di un aspetto penitenziale, ascetico, sacrificale, fin da quando eravamo ragazzini bisogna fare digiuno, fioretti, qualcuno addirittura deve flagellarsi, quasi che il dolore, la sofferenza e non la gioia e la festa siano graditi al Signore, ma questo racconto dice il contrario, Gesù non vuole che finisca la festa, che smetta la gioia, il piacere della vita.
Il professor Recalcati aggiunge un'altra cosa che lo ha colpito: l'acqua che diventa vino è l'acqua della purificazione, l'acqua in cui quelli che arrivavano dovevano purificarsi, quindi lavarsi i piedi pieni di fango, le mani e quindi è acqua putrida ed è proprio quest'acqua putrida che diventa il vino delizioso, il vino che nessuno ha mai bevuto, tanto che il maestro di tavola si meraviglia che il vino più buono si versi alla fine, quando tutti sono un po' ubriachi, questo è quello che Gesù, un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori ha cercato di fare, è venuto a stare vicino a chi ha il cuore pesante, a chi ha sbagliato, ai ladri, agli assassini, a quelli che hanno sprecato la vita, che non conoscono l'amore, perché dall'acqua putrida venga fuori il vino nuovo, perché l'uomo possa risorgere, vuole comunicare la gioia della vita e la pienezza dell'amore a chi questo non è riuscito a viverlo, a chi ha il cuore pesante, a chi è acqua putrida e ricorda Recalcati questo è quello che ha capito uno dei nostri poeti Fabrizio De André: "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori" per questo è venuto Gesù, perché dal letame nascano i fiori, quindi se qualcuno di noi si sente il cuore pesante, si sente in colpa, sente la vita sciupata, ecco Gesù gli dice coraggio ama la festa, la bellezza dell'amore della vita, i sacrifici, le penitenze, le rinunce sono cose che non hanno senso, occorre comunicare la forza vitale, la passione per la vita, per il bene, per la bellezza, per l'amore.
Questo è il compito di uno psicanalista, dice Recalcati, ma questo è il compito di ogni cristiano, questo è il messaggio di Gesù: siamo nati per amare, siamo nati per vivere la gioia, per la pienezza della vita, a questo ci chiama e il primo segno di Gesù non è guarire, ma fare in modo che la festa non finisca, non si spenga la gioia nel cuore dell'uomo, non ce lo dimentichiamo perché è importante, tutti noi possiamo amare la vita e fare tutto quello che possiamo perché chi vive intorno a noi, i nostri ragazzi, che oggi sono spaventati, conoscano la passione per la vita, la bellezza della vita, la vita può essere bella se ricca di passione, di amore, di vita è questo il compito non solo degli psicanalisti, ma di ogni uomo che vive, questo secondo me è credere in Gesù di Nazareth.
Il Signore ci aiuti.
Anch'io ho deciso di fare ricerche III DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 26 Gennaio 2025
accurate su ogni circostanza Luca 1,1-4
Ho letto solo la prima pagina di quello che trovate sul vostro foglietto dove abbiamo l'inizio del Vangelo di Luca poi si saltano due capitoli e c'è qualche altra cosa, come vi dicevo oggi vorrei fermare la mia attenzione e la vostra attenzione su cos'è il Vangelo, che tipo di libro leggiamo, avete sentito Luca, parliamo sempre di Luca, ma gli studiosi ci dicono che è un gruppo di persone, una comunità di discepoli e di studiosi che insieme cercano di scrivere il Vangelo che noi leggiamo, come avete ascoltato raccolgono accuratamente delle cose, almeno in parte, già scritte che sono le testimonianze di quelli che hanno conosciuto Gesù.
Testimonianze quindi, qui c'è già un primo spunto per capire, testimoni che raccontano soprattutto la loro esperienza, quelli che mi hanno consigliato di fare questo discorso mi dicono che c'è un esempio che può aiutarci a capire, è un racconto che forse più d'uno di voi conosce: la metamorfosi di Franz Kafka, un uomo, mi ricordo pure il nome stamattina, miracolosamente perché non ricordo più niente, Gregor Samsa si sveglia al mattino e si ritrova un grosso insetto e Kafka in questo racconto descrive, forse in parte è anche la sua esperienza, i rapporti di questo uomo che si è ritrovato un insetto con la sua famiglia, ha due genitori, una sorella, un datore di lavoro perché lavora e quindi cosa può significare sentirsi un insetto e essere trattato come un insetto e la difficoltà del rapporto con il padre, che non lo riconosce come insetto e anche il rapporto con il suo datore di lavoro e con la sorella che invece è più delicata e capace di una certa empatia e quello che cerca di approfondire è quanto sia difficile riconoscere e rispettare i diversi, quelli che ci sembrano strani, quasi insetti e che rischiamo di non accettare.
Prima di entrare ho chiesto conferma ad una maestra di scuola materna di quello che ieri sera mi diceva una sua collega più giovane che ci sono sempre più bambini difficili nelle loro classi e non è semplice riconoscere le loro difficoltà la loro diversità e aiutarli.
Secondo voi c'è mai stato un uomo che sia diventato insetto? Certamente no, allora quello che leggiamo nel racconto di Kafka sono tutte favole, tutte storielle, chi se ne intende ci dice di fare attenzione, lì ci sono grandi verità, racconti simbolici che ci fanno capire cosa diventa certa volte il rapporto tra un padre e un figlio, cosa significa sentirsi trattati come un insetto, come ci si può avvicinare a chi è diverso da te, sono tutti i problemi di importanza fondamentale se vogliamo creare una comunità solidale in cui ci si aiuta, ci si riconosce, si superano le difficoltà.
Allora il fatto non è mai accaduto, ma in quella storia attraverso simboli, perché certamente essere un insetto è un simbolo, si comunica qualche cosa di importante, a cosa somiglia il Vangelo a un racconto di fatti accaduti? No, somiglia alla metamorfosi di Kafka, quasi nessuno dei racconti che leggiamo nel Vangelo è accaduto così come si legge, i primi cristiani usavano parlare tra di loro dicendo: ero cieco, non vedevo niente, non capivo cosa è giusto, ho incontrato Gesù mi si sono aperti gli occhi e poi lo traducono nel racconto del cieco che trovate nel Vangelo, un altro, ero come paralizzato non riuscivo a voler bene, a capire che bisogna condividere, non devo pensare solo a far soldi e c'è il racconto di Matteo, il pubblicano, seduto al banco delle imposte che prendeva soldi per conto dei romani, tra l'altro odiato da tutti, ha scoperto che c'è un altro modo di vivere.
Se vi dicessi che nel corso della mia lunga vita ho provato la sensazione di stare su una barca, su un lago in tempesta qualcuno di voi che mi conosce potrebbe dire che racconto favole perché in barca non ci sono mai stato, è perfettamente vero in una barca non ci sono mai stato, ma non stavo raccontando un fatto, stavo, prendendo spunto dal Vangelo, dicendo che anche a me è capitato qualche volta di sentirmi smarrito, di sentire che Dio non mi aiutava, che Gesù sembrava dormire, cercavo di comunicare la mia esperienza, profondamente vera, attraverso un racconto simbolico, ecco questo è il Vangelo trovate tutta una serie di racconti simbolici, quando ascoltate parlare Aldo Cazzullo, che ha scritto il libro che è più famoso in questo momento in Italia in cui parla della Bibbia e parla di Lazzaro come se fosse un fatto accaduto pensate che abbiamo quattro Vangeli, nel Vangelo di Giovanni si parla di Lazzaro risorto, gli altri tre conoscono Lazzaro, conoscono le sorelle, ma non sanno che è risorto, perché Giovanni sta attraverso il racconto di Lazzaro sta cercando di esprimere l'esperienza fondamentale dei cristiani nel Battesimo: eravamo come morti, appartenevamo al mondo della morte e si sentivano risorti ad una nuova vita.
Il mondo della morte, al tempo di Gesù il mondo era pieno di violenza, oggi a volte ci turba il nostro, ma quello era molto peggiore, non dimenticatelo mai, qualche passo l'abbiamo fatto, oggi si va allo stadio a vedere giovanotti in mutande che tirano calcia ad un pallone, al tempo di Gesù si andava allo stadio a vedere gente che si uccideva e se andavate da Roma a Capua, dopo la rivolta di Spartaco, trovavate ogni dieci metri un crocifisso, migliaia di persone crocifisse, questo era il mondo al tempo di Gesù, quindi questo per loro il mondo della violenza, della sopraffazione dell'uomo sull'uomo, dell'odio e nel momento del Battesimo si sentivano risorti, strappati al mondo della morte per vivere una nuova vita, ecco perché si parla di resurrezione, nessuno pensava che uno morto tornava a vivere, se si andava in cerca di Lazzaro non si trovava, ma per loro era una vera esperienza di vita nuova.
Non so se sono riuscito a spiegarmi, è come dire che il racconto della metamorfosi di Kafka siccome racconta un fatto impossibile non dice niente di vero, dice molte più verità che se raccontasse una serie di fatti, il simbolo esprime le esperienze di chi non si è sentito compreso, rispettato, di chi non riesce a capire i diversi e accettarli, così è il Vangelo ci comunica esperienze di vita che ciascuno di noi deve cercare di interpretare e calare nella propria esperienza, quando io vi dico mi sono sentito come su un lago in tempesta, in difficoltà e mi sembrava che Dio dormisse, che stesse lontano che non gli importasse niente di me, sto raccontando una mia esperienza, che forse avete fatto anche voi e nell'incontro con Gesù ho ascoltato l'invito a non aver paura, ad aver fede a credere come Lui nella vita, a cercare come Lui di amare.
Il Vangelo è straordinario perché ci dice che anche Gesù nell'orto degli ulivi si è sgomentato, ha avuto paura della morte, della sofferenza, del dolore e questa esperienza i discepoli ce la comunicano anche attraverso tutta una serie di racconti e non pensate che sia la cronaca di un fatto.
Qualcosa di simile dicevano gli antichi parlando dell'importanza del mito: racconta fatti che non sono mai accaduti, ma che sono sempre, cioè ci possiamo ritrovare le nostre esperienze, la nostra realtà, così è il Vangelo quindi quando leggete che Gesù con 5 pani ha sfamato 5000 persone non dite come la figlia di Recalcati che è impossibile, non si tratta di un fatto accaduto Gesù cerca di dirci di dirci che se abbiamo 5 pani e ne vogliamo sempre di più e li teniamo tutti per noi il mondo peggiora, se invece i pani li condividiamo ci sarebbe pane per tutti e non accadrebbe come oggi che c'è gente ricchissima e gente che muore di fame, se il pane si condivide allora si moltiplica, questo dice quel racconto e possiamo credere nell'impossibile, se siamo capaci di spartire allora la vita si moltiplica, se non tieni per te tutto quello che hai, se tutti mettiamo insieme allora diventiamo tutti ricchi, altrimenti ci saranno sempre molti poveri, di esempi se ne potrebbero fare tanti, ma ormai ho fatto tardi anche oggi, spero di avervi comunicato qualche cosa, pensateci, riflettete e poi se non siete d'accordo ognuno deve sempre pensare con la sua testa, pensate sempre quando ascoltate.
Il Signore ci aiuti.
I miei occhi visto hanno la tua salvezza, PRESENTAZIONE del SIGNORE - 2 Febbraio 2025
luce per rivelarti alle genti e gloria del Luca 2, 21-32
tuo popolo, Israele
Quello che abbiamo detto è una parte del secondo capitolo del Vangelo di Luca, i primi due capitoli sono un'introduzione al Vangelo in cui questa comunità cerca di presentarci Gesù e credo che qualcuno in questa comunità abbia tentato di esprimere qui, nelle ultime parole che abbiamo ascoltato, messe in bocca a Simeone, questo anziano signore di cui non sappiamo niente, il suo sogno, che forse aveva soltanto qualcuno nella comunità di Luca, c'erano molti conflitti a quel tempo tra quelli che ancora non si chiamavano cristiani, i seguaci di Gesù e coloro che volevano rimanere fedeli alla tradizione di Israele.
Qui per prima cosa notate che il Vangelo di Luca ci ricorda che la famiglia di Gesù osserva tutte le regole, Gesù è pienamente un ebreo, dopo 8 giorni è stato circonciso, e adesso come prescrive la legge lo portano a Gerusalemme perché deve essere offerto al Signore, è il primogenito.
Questa offerta del primogenito è per chi approfondisce la grande tradizione di Israele qualche cosa di straordinario, perché ricorda l'uscita dall'Egitto, Dio ha permesso ai nostri antenati di essere liberati e di uscire dall'Egitto, mentre i primogeniti degli Egiziani sono stati eliminati per permettere a noi la libertà e la seconda cosa che ricorda è il sacrificio di Abramo.
Abramo deve sacrificare il suo figlio primogenito, questo antico racconto è forse il più importante che Israele ci ha comunicato, all'inizio era una cosa semplice si doveva soltanto dire che non si possono più fare sacrifici di bambini, sapete che l'umanità, nelle sue infinite crudeltà, ha conosciuto in molti popoli il sacrificio dei bambini nei momenti di difficoltà, ad un certo punto Israele dice basta, invece del bambino si può sacrificare un caprone, però c'è qualcuno che su questo racconto si sofferma e intuisce qualcosa di fondamentale, ne fa un racconto molto lungo e minuzioso, potete leggerlo è estremamente interessante, vedrete che un racconto, forse l'unico nella Bibbia, quasi al rallentatore, per portarvi lì quando Abramo sta per sacrificare suo figlio, ma l'angelo lo ferma e ringrazia Abramo perché non ha rifiutato al Signore suo figlio e poi è Dio che interviene: "Ti ringrazio Abramo perché non mi hai rifiutato tuo figlio" qui c'è la verità più importante del nostro essere uomini, una verità che ancora purtroppo non riusciamo ad accettare, posso possedere e usare le cose, ma non le persone, nessuno può essere mio, il padre non può ritenere che il figlio sia suo, che ne possa fare quello che vuole, deve essere come lo vuole lui, un figlio per chi crede è di Dio, deve essere suo, per chi non crede un figlio deve realizzare se stesso, cose terribili accadono e forse qualcuno di voi ne ha fatto esperienza, quando un padre vuole che il figlio debba essere come lo vuole lui, magari come lui è stato, se gli chiede troppo, lo vuole più bravo degli altri rischia di distruggerlo,
Questa è una cosa su cui in questo paese dovremmo soffermarci ogni giorno: nessuno può possedere una donna, lo sapete, diminuiscono tutti i delitti meno il femminicidio, troppi uomini credono di poter possedere una donna, posso possedere un'auto, una matita, ma non una persona, la persona è sua, è di se stessa, se credete è di Dio, non possiamo rifiutare nessuno a Dio, né il figlio, né un'amante, né un alunno, un vero maestro sogna solo la libertà del suo discepolo, ecco vedete quale grande tesoro c'è nella tradizione di Israele.
Ora arriviamo a Simeone e qui io trovo che ci sia un sogno, vi dicevo il sogno del cardinal Martini, avete ascoltato Simeone abbraccia Gesù e dice: io me ne sto per andare, è un saluto, poteva quasi sembrare il saluto della tradizione di Israele che ha capito che c'è qualche cosa di nuovo: Gesù è la luce e luce per tutte le genti, Simeone a nome della sua gente rinuncia a dire che solo loro sono incaricati di portare il messaggio, Gesù è luce per tutti, ma Simeone aggiunge: tu rimarrai sempre la gloria del popolo d'Israele, poteva accadere che gli Ebrei accogliessero Gesù e che i Cristiani continuassero a dire che Lui è gloria del popolo d'Israele e conservassero tutta la straordinaria ricchezza di questo popolo.
Poco fa abbiamo letto l'Antico Testamento che conserviamo, perché non potremmo ritrovarci qui Ebrei e Cristiani, rispettosi gli uni degli altri, loro accolgono il messaggio di Gesù e noi ci sentiamo eredi della loro straordinaria tradizione, nel corso della mia lunga vita, qualcuno di voi ne è testimone, perché ne ho parlato spesso, sono stato innamorato della tradizione ebraica, la parola ebraica è di una ricchezza quasi infinita, non so quanti sanno interpretare il sacrificio di Abramo, oggi per fortuna qualcuno c'è, anche Recalcati per esempio, che ci dice che in quel racconto che ci sembra assurdo, di Dio che chiede che sia ucciso il figlio, c'è la cosa più importante di ogni rapporto umano: tu non sei mio, non puoi essere mio.
Gesù, avete visto, è abbracciato da Simeone, che lo dice luce per le tutte genti, Simeone è un ebreo a tutti gli effetti, io sono cristiano immaginate che possa abbracciare Simeone, abbracciarlo e ringraziarlo: ha riconosciuto Gesù e io sono felice di poter riconoscere che Gesù è una gloria del popolo d'Israele, come lui dice e di abbracciarlo dicendo che purtroppo non camminiamo insieme, non camminano insieme i giusti dell'una e dell'altra parte e potremmo camminare insieme anche con i Musulmani perché il Dio di Maometto è il Dio di Abramo, il Dio di Gesù non è un altro Dio e potremmo sentirci fratelli e abbracciarci e non dividerci e combatterci, perché combattersi fa solo male, fa star male, fa soffrire, sarebbe bello abbracciarsi.
Simeone stringe tra le mani Gesù e dice tu sei la luce salvezza per tutti, tu sei la gloria d'Israele, sì Gesù è la gloria di Israele, Gesù ci ha comunicato la grande tradizione di Israele e io volentieri ricambierei l'abbraccio di Simeone, il Signore aiuti tutti noi a vivere la voglia di abbracciarci e camminare insieme con tutti con tutti gli uomini di buona volontà.
Il Signore ci aiuti.
"Maestro non abbiamo preso nulla, V DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 9 Febbraio 2025
ma sulla tua parola getterò le reti" Luca 5,1-11
Mentre nel Vangelo di Matteo e di Marco Gesù passa lungo la riva del lago vede i pescatori che stanno pescando, li chiama: "Venite con me", lasciano la barca e il padre e lo seguono, Luca invece, come ho cercato di sottolinearvi leggendo, si ferma mettendo l'accento sulla "parola": la folla faceva ressa per ascoltare la parola di Dio poi Gesù chiede a Pietro la barca per potersi spostare e insegnava, ma soprattutto quando Pietro dice che hanno lavorato tutta la notte e non hanno preso niente, a Gesù che gli ha detto di buttare le reti, Pietro dice: "Sulla tua parola butterò le reti".
Non abbiamo letto un racconto miracoloso, il Vangelo di Luca cerca di comunicarci che un discepolo vive della parola di Gesù, questo è essenziale per i primi discepoli, per noi forse un po' meno, perché gli Ebrei quando andavano in sinagoga il sabato avevano solo la parola, non celebravano l'Eucaristia, come sapete, nelle sinagoghe non si facevano nemmeno sacrifici, tutto era basato sulla parola e se conoscete degli Ebrei sapienti vedete quanto oggi ancora gli Ebrei e anche qualcuno che ebreo non è, come il nostro Erri De Luca, che si è dedicato all'antica scrittura ebraica, danno importanza alla parola, sono convinti, e oggi ce lo ripetono anche alcuni saggi che abbiamo in questo paese e nel mondo, che l'uomo o meglio il bambino, il giovane che cresce ha bisogno di una parola che illumini la sua vita, riscaldi il suo cuore, gli comunichi il desiderio di conoscere, di sapere e anche la capacità di orientarsi nella vita.
Qual è oggi il rischio della parola? Penso che lo conosciate tutti: siamo invasi, sopraffatti dalle parole, le più disparate, diverse, spesso vane, i nostri ragazzi hanno i mezzi di comunicazione che permettono di ascoltare parole di tutto il mondo, le più diverse e qualche volta la scuola non è capace di dare la capacità di discernere tra le parole, di cogliere quelle veramente importanti.
Nella tradizione cristiana e in parte anche nella tradizione ebraica c'è l'illusione che la parola possa diventare regola, insegnare cosa si deve fare, cosa si può e non si può fare, spesso si moltiplicano le regole, i precetti, anche i genitori spesso pensano che educare i figli sia dare regole, controllare e ordinare la vita dei figli.
Ma né le chiacchiere, né le regole sono parole nel senso che cerchiamo oggi, la parola deve dirti qualche cosa dentro, deve accenderti il cuore, deve illuminarti e aprirti la mente, deve comunicarti il valore, il senso della vita, Gesù, dicono i Vangeli, era uno che parlava con autorità, non so se anche voi avete avuto nella vita la fortuna di avere qualche maestro che aveva autorità, non erano quelli che vi davano regole e vi mettevano voti o che vi dicevano che l'importante era prendere 7, 8 nelle loro materie, erano coloro che vi comunicavano la passione per quello che insegnavano, loro avevano dentro la passione, il desiderio di conoscere, di sapere, di vivere e i veri maestri ti comunicavano anche che avevano passione per te, ti volevano bene, si curavano di te, non ti dovevano solo comunicare parole, ti dovevano anche far sentire amato e comunicarti l'amore per il sapere.
Non solo, una parola comunica qualcosa, la sento vera se c'è coerenza, non si può dire, come fanno nella santa Chiesa di Dio che le donne sono la cosa più preziosa dell'umanità, un tesoro del mondo, ma non possono presiedere una comunità parrocchiale, essere preti, le regole lo proibiscono, se non c'è coerenza tra quello che tu cerchi di comunicare e quello che fai, la parola è falsa, inganna, corrompe e questo guardate non riguarda soltanto i Papi, riguarda i poveri preti come me che parlano da una vita, riguarda anche ogni genitore, ogni insegnante, chiunque cerca di comunicare, occorre che le parole siano autentiche, cerchino di comunicare qualche cosa che dà senso e ricchezza e bellezza alla vita, perché quello che conta è che la vita sia ricca, bella, piena.
Sapete come Luca cerca di comunicarci questo? Lo fa inventando una parola, se c'è qualcuno di voi esperto di greco si può divertire in tutti i testi Matteo, Marco, Luca quando si parla di pescatori si usa "aleeis" questa è la parola greca per dire pescatori, Luca quando dice che Pietro sarà pescatore di uomini inventa la parola zoyon, zoe è la vita, Pietro è invitato a portare agli uomini la vita, Luca per dircelo s'è inventato una parola, pescatore non si dice più aleeis, ma zoyon, il pescatore piglia il pesce per farlo morire e mangiarlo, il discepolo deve invece portare vita intorno a se.
La parola deve essere, come dice il Vangelo, luce e fuoco, non basta luce, deve essere anche fuoco, passione, devi credere nella parola, la devi sentire tua, la devi vivere, vale per qualunque parola, sia per chi insegna la matematica o il greco, sia per chi cerca di comunicare a un bambino che cresce, a un ragazzo in difficoltà, il senso della vita, cos'è veramente importante, ma lo devi sentire tu in prima persona, devi avere passione per il bene, devi credere che la vita ha senso non se si moltiplica in tante cose, si accumula denaro o potere, ma se è una vita ricca, ricca di amicizia, di tenerezza ricca di onestà, di verità, una vita piena.
Gesù non ha mai sognato una vita lunga, ha sognato una vita piena una vita ricca, una vita bella e questo cerca di comunicarci la sua parola e allora non ci resta che invocare lo Spirito, che faccia anche nel nostro cuore risuonare la parola e ci faccia capaci tutti, perché tutti siamo chiamati ad essere pescatori di uomini, a cercare di portare vita, a rendere più bella la vita intorno a noi, non è semplice.
Il Signore ci aiuti.
"Beati voi, poveri, perché VI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 16 Febbraio 2025
vostro è il regno di Dio" Luca 6,17. 20-26
Avete ascoltato la versione delle beatitudini nel Vangelo di Luca, quattro volte Gesù dice beati e quattro volte guai, il linguaggio ve l'ho fatto notare nel Salmo e nella prima Lettura, era abituale per loro, i profeti usano spesso beato e guai, le differenze però tra il Vangelo di Luca e quello di Matteo sono molto nette, qui avete ascoltato quattro volte soltanto beati e beati voi, nel Vangelo di Matteo, che adesso vi leggo perché è sempre bene ricordarlo, leggiamo: beati i poveri in spirito, (poveri in spirito) perché di essi è il regno dei cieli, beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati, beati i miti perché avranno in eredità la terra, beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati, beati i misericordiosi perché troveranno misericordia, beati i puri di cuore perché vedranno Dio, beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio, beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli, poi anche nel Vangelo di Matteo si trova l'ultima frase che avete ascoltato nel Vangelo di Luca: beati voi quando vi perseguiteranno eccetera eccetera sarà grande la vostra ricompensa nel cielo, se vi domando quale preferite delle due, quella di Matteo o quella di Luca, penso che la maggior parte di voi mi direbbe quella di Matteo, è una delle pagine del Vangelo più note in tutto il mondo, Gandhi il grande profeta indiano diceva che era la pagina più bella che aveva trovato nella letteratura mondiale.
Ora, facendo appello alla fantasia, è pura fantasia, vorrei cercare di difendere quelli di Luca e allora inviterei qui uno di coloro che hanno composto il Vangelo di Luca, è importante anche perché gli studiosi ci dicono che, con ogni probabilità, la versione di Luca è quella originale e poi quelli di Matteo l'hanno cambiata, addolcita, allora provate a seguirmi nella mia fantasia, solo fantasia quindi difendetevi, ho scelto però uno dei più arrabbiati, dei più decisi, uno di quelli che sanno contestare duramente, devo ricordarmi che non è nato a Trastevere altrimenti vi toccherebbe ascoltare un sacco di parolacce, dunque immaginate che sia qui questo signore e gli dico: " Hai sentito qui tutti preferiscono la versione di Matteo, tu che ci dici?" Ascoltiamolo: "Ecco i soliti moralisti religiosi, vi contentate di belle parole, di bei sentimenti e subito vi dimenticate di noi, vi dimenticate dei poveri, abbiamo fame e vogliamo mangiare, la prima cosa che ci interessa è questa, voi siete abituati a belle parole ci direte che Gesù era veramente povero, che aveva rinunciato a tutto, che andava in giro con gli amici scalzi, non è vero, ma voi ce lo dite per farci contenti, noi poveri siamo amati dal Signore e poi ci direte e ridirete: tribolate, portate pazienza, il Signore gradisce l'uomo che soffre, che si sacrifica, che rinuncia, perché poi avrete un grande premio nel Paradiso, sopportate, tribolate e non provate a ribellarvi, prima di tutto dovete ubbidire, essere bravi, ubbidienti, sopportare, pazientare poi avrete il premio nel Paradiso e vi diranno, avrete dei anche dei poeti che lo canteranno, quanto è bella madonna povertà, sposate, amate, madonna povertà, non c'è niente di più bello al mondo della povertà, non è nato a Trastevere sennò qui di parolacce ne sentireste per una decina di minuti, la povertà vi farà simili al Signore, uniti alla sua croce, sarete come Lui e poi avrete un grande premio nell'aldilà e poi vi diranno di non dimenticare che fate molti peccati, potete andare dal prete a confessarli, quello vi darà pure l'assoluzione, però poi avete una colpa da scontare, non vi scordate che dovete scontare una colpa, un po' magari il Padreterno ve la fa scontare qui, ma la maggior parte nell'altra vita, e vi insegneranno che i preti hanno le chiavi dell'altra vita e possono fare gli sconti, se devi stare al purgatorio 3000 anni e a qualcuno di voi non bastano 3000 anni, un rimedio c'è: hai un po' di soldi in più e li dai al prete e quello ti celebra la Messa, un po' di pena la toglie e poi ci sono le indulgenze e poi ci saranno pure gli anni santi e si cancella quasi tutto, basta pagare, e non dire che sei povero e hai solo una piccola casa, che tuo padre ha fatto tanta fatica per lasciartela, tu non lasciarla ai figli, lasciala al convento quelli celebreranno per te Messe in perpetuo e non preoccuparti che i figli poi diventano poveri, i poveri sono benedetti da Dio, Lui li preferisce."
"Non vi meravigliate poi se i frati, i preti diventano ricchi e i poveri sempre più poveri, continueranno a dirvi che vi siete guadagnati il Paradiso, che non pare poco. Vorrei aggiungere che dite tante belle parole, amate le belle parole, continuate ad amarle perché le parole di Matteo sono veramente belle, però rischiate di dimenticarvi dei poveri, della gente che ha fame e magari vi limitate a fare un po' di elemosina, ma poi votate sempre per i ricchi, eleggete quelli che hanno soldi, non amate la libertà e cercate quelli che vi promettono protezione e sicurezza e spesso finite di avere tiranni".
Qualcuno di voi saggiamente potrebbe obiettare a questo signore: mi pare però che sei un po' arrabbiato e m'hai dato anche l'impressione che anche a te interessa solo che ti diano un po' di soldi, anche tu pensi solo ai soldi, ci direbbe: "Ecco siete abituati a leggere belle parole e non avete letto quello che abbiamo scritto o non l'avete capito, abbiamo scritto: guai a voi ricchi, vi aspettereste che avremmo aggiunto: perché poi diventerete poveri, no, guai a voi ricchi perché avete già ricevuto la vostra consolazione, abbiamo scritto quello che pensiamo veramente: tu ricco hai basato tutta la vita sui soldi, ha cercato di accumularli, di farne tanti, ti sei consolato coi soldi, ma si può essere più scemi di così, ti sono bastati i soldi, non hai conosciuto, l'amicizia, la tenerezza, la voglia di condividere, il far festa con gli amici, l' amare, il voler bene, l'essere insieme, il sentirsi fratelli, l'aiutarsi vicendevolmente, lo sperare insieme, ti sei perso tutto questo e ti sei consolato coi soldi, della vita non hai capito niente, noi sappiamo che chi ha fame deve mangiare, ma sappiamo che non basta mangiare perché se non c'è amore, se non c'è amicizia, se non c'è fraternità, se non si sta bene insieme, se non ci si può tenere per mano, se non si può ballare, cantare, suonare insieme la vita non ha senso, non ha senso la vita che si basa solo sui soldi, questo l'abbiamo capito bene noi che abbiamo scritto queste parole, ma sappiamo anche che i poveri possono solo sognare di mangiare, di vivere in un mondo più giusto, un mondo in cui l'uomo venga rispettato, non conti soltanto per i soldi che ha, sia rispettato per quello che è, per tutti i valori che ha dentro, per la ricchezza vera che ogni uomo può portare nella vita, in questo noi di Luca abbiamo creduto perché noi eravamo poveri e se qualcuno davanti a noi avesse esaltato la povertà avremmo detto: questo o povero non è stato mai o ci vuol prendere in giro o si vuoi approfittare di noi, oppure è soltanto scemo."
Ricordatevelo, quando nella Chiesa sentite esaltare la povertà o vi pigliano in giro o si vogliono approfittare di voi o sono soltanto scemi e quando anche vi dicono che basta fare un po' di elemosina continuate a gridare, come adesso forse i nostri ragazzi non fanno più, come facevamo quando ero giovane: non basta l'elemosina, ci vuole la politica, bisogna prendere passione per la società, dobbiamo farla migliore, perché soltanto allora i poveri avranno da mangiare. Troppo eh, scusate.
Il Signore ci aiuti.
Gesù disse ai suoi discepoli: VII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 23 Febbraio 2025
"A voi che ascoltate, io dico: Luca 6,27-38
amate i vostri nemici…"
C'è una cosa da cui dovete guardarvi con particolare accuratezza, perché questo è un male secondo me che ha attraversato pienamente sia la religione ebraica, sia quella cristiana, sia le altre religioni del mondo, tutte spesso contengono quello che gli antichi ebrei chiamano: la parola, un messaggio, il tentativo di comunicare valori, sogni, ideali, ma spesso tutto questo diventa regola, regole precise da osservare, se prendete alla lettera quello che abbiamo letto è una follia, pura follia e soprattutto come diceva una giovane ragazza qualche giorno fa, diventa una gabbia, molti cristiani purtroppo, guardatevi da questo, sentono la religione, l'essere credenti come una gabbia, non si può pensare se non in quel modo, non si può agire se non in quel modo, tante regole, regole minuziose.
La parola non può essere mai una regola, le regole le fanno i giuristi, la parola è messaggio e quindi invito alla ricerca, a chiedersi cosa significa per me, cosa mi dice nel concreto della mia vita, cosa significa nelle mie circostanze.
Il mio tentativo di farvi intuire oggi qualche cosa è paradossale come quello che abbiamo letto: "Amate i vostri nemici" se vi chiedo cosa significa amare Hitler, credo rimarreste sconcertati e lo sarebbe la vostra risposta, uno dei più grandi cristiani del secolo scorso Dietrich Bonhoeffer, un pastore protestante, forse qualcuno di voi l'ha sentito nominare, veramente una persona straordinaria, ha pensato che per lui amare veramente Hitler significava partecipare al complotto per ucciderlo e purtroppo ci ha rimesso la pelle, è stato ucciso lui, uno dei nostri martiri, la risposta quindi dovrebbe essere: amare veramente Hitler per un cristiano significa: ho il dovere di ucciderlo, di impedirgli di fare del male, ma se Bonhoeffer, che era un grande cristiano, cercando di imitare Gesù, avesse incontrato Hitler, sopravvissuto, disperato avrebbe ancora potuto amarlo e in che modo, forse volendo che fosse duramente condannato e scontasse la pena per i tanti crimini che aveva commesso, una signora qualche giorno fa diceva che per lei era necessario credere in un'altra vita, nell'inferno, altrimenti gente come Hitler l'avrebbero passata liscia, molti lo sapete vogliono veder soffrire i criminali vogliono che espiino, soffrendo duramente, le loro colpe, un vero cristiano e Gesù no, loro credono che un uomo qualunque colpa abbia commesso possa cambiare, chi ha passato la vita facendo del male, possa aprire gli occhi vedere che la vita è un'altra cosa, diventare capace di amare e questo significa amarlo: tu sei in qualche modo mio fratello, hai fatto cose terribili, il mio sogno non è di vederti soffrire, a me la sofferenza ripugna, ripugna quella che tu hai procurato, ma non mi importa che soffra anche tu, a sofferenza si aggiunge sofferenza, a male male, io spero nel bene, spero che tu che hai fatto del male, possa fare del bene.
Vi può sembrare assurdo questo, non lo è per fortuna, in questo paese ci sono delle persone e purtroppo noi di queste cose ne sappiamo poco e per favore chi tra voi può gridi perché possiamo conoscere il bene che c'è in questa terra, perché i giornali le televisioni ci fanno vedere solo il male e ci creano insicurezza e rancore e odio, c'è della gente e non sono pochi, per quello che ho capito, che vanno nelle carceri per portare un po' di teatro, di poesia, di musica, ad insegnare un lavoro, a leggere libri, a fare un coro, qualche cosa di bello, qualche cosa che può dare a chi ha fatto solo del male la possibilità di vedere che la vita è un'altra cosa, che si può fare il bene, ci può essere la gratuità, molti specialmente i giovani mi dicono che sono stupiti quando vedono persone che vanno lì gratuitamente, a offrire un po' della loro vita, delle loro capacità e questo cambia queste persone, non vanno lì per vedere soffrire chi hanno fatto del male, perché siano puniti duramente, ma perché scoprano la bellezza della vita, questo può significare amare i nemici.
Quello che cerco di dirvi è cosa significa amare, vi ho fatto un esempio paradossale, perché non lo può dire una regola, ma il concreto delle situazioni in cui uno si trova, posso amare uno che mi dà fastidio, devo cercare di capire cosa posso fare con lui, come possiamo fare pace e qui, vedete, per fare questo dobbiamo accettare una cosa importantissima nella vita dell'uomo: l'incertezza, il dubbio, la ricerca, e anche la possibilità di sbagliare, potremo sempre tornare indietro, ci sembra invece in questo paese, in cui ci fanno vedere solo il male, di avere bisogno di sicurezze, di certezze, di regole, di punizioni severe, tutto questo porta a Hitler, a Mussolini a Stalin, porta tutti i tiranni della terra, il bisogno di sicurezza, di certezze fa incapaci di capire cosa fa moltiplicare il bene, cosa fa crescere la vita.
Per far questo c'è però una cosa importante, abbiamo ascoltato nella lettura: "Non giudicate" e nessuno di voi si è alzato a gridare: Gesù cosa dici, noi dobbiamo giudicare, ma Lui, se leggete altre pagine del Vangelo, ci invita a giudicare, dice più volte che l'albero lo si riconosce dai frutti, il dramma del secolo scorso è che i cristiani in Italia, in Germania non hanno saputo giudicare, non hanno saputo capire che il bisogno di sicurezza, il bisogno di qualcuno che dice che sistemerà tutto, le strade, i treni, basta ubbidire, l'Europa da questi è stata devastata, ma la colpa non è loro, la colpa è nostra, noi che abbiamo cercato sicurezza, che non abbiamo saputo giudicare, che non abbiamo saputo gridare nemmeno contro le leggi razziali, i preti, i vescovi, i Papi in questo paese non hanno gridato contro le leggi razziali, ma Gesù perché dice di non giudicare? ci invita a non condannare nessuno senza cercare di capire cosa si può fare per cambiarlo, se pensi che un uomo è irrimediabilmente cattivo e non vuoi nemmeno vederlo, questo giudizio è una condanna e ti impedisce di capire se lo puoi aiutare, se lo puoi far diventare capace di amare, ecco, allora non giudicare qui significa non condannare, non pensare: con te non c'è più niente da fare e questo guardate è fondamentale nelle scuole, nelle famiglie, nei luoghi dove si fa sport, se si giudica un ragazzo incapace lo si rovina, questo è giudicare senza cercare di capire.
Ho usato parole paradossali, spero di essere stato sufficientemente chiaro per farvi intuire qualche cosa, non dovete aver capito, lavorate voi però perché non devo lavorare solo io, è una settimana che ci penso, ma sono affari vostri, perché io sono responsabile della mia vita non della vostra, quindi fate voi e se volete conservate qualcosa, liberissimi di pensare che abbia detto sciocchezze, avete anche un buon motivo, sono vecchio a sufficienza e a quest'età uno dice ciò che vuole, quindi è facile che dica sciocchezze.
Il Signore ci aiuti.
L’uomo buono dal buon tesoro VIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 2 Marzo 2025
del suo cuore trae fuori il bene Luca 6,39-45
Ancora una volta abbiamo ascoltato una serie di parole che sono attribuite a Gesù, non sapremo mai se le abbia dette proprio Lui, come avete visto sono parole paradossali, è il loro modo di parlare, che deve rimanere impresso, penso che non abbiate mai visto la trave nell'occhio di una persona, sono immagini simboliche che aiutano a pensare, che cercano di invitare a riflettere e ci sono anche delle frasi che sembrano sbagliate, quando ascolto una delle ultime che abbiamo letto: non c'è nessun albero buono che può dare frutti cattivi, mi dà fastidio, qui c'è l'invito a riconoscere le persone dai frutti, non dalle parole, ma dai fatti, dicono però che un albero cattivo produce solo frutti cattivi, la vita non è così lo sapete, tutti noi produciamo un po' di frutti buoni e un po' di frutti cattivi, speriamo di produrre un po' più dei buoni che dei cattivi, ma non c'è nessuno credo al mondo che sia totalmente cattivo e nessuno che sia totalmente buono, quindi vedete possiamo anche prendere le distanze dalle parole che leggiamo nel Vangelo e cercare di capire che cosa ci dicono e perché potrebbero essere interpretate spesso anche in senso contrario e negativo e non dovete aver paura di interpretare qualche volta in senso negativo le parole del Vangelo, ci sono degli sbagli nel Vangelo, sbagli gravissimi, non è parola che viene direttamente da Dio, non ci dice la verità assoluta, questa è una delle cose mi è capitato di ripetere e molti cristiani non accettano, pensano che dobbiamo avere certezze, ci deve essere qualcuno che ci dica la verità, non esiste la verità, bisogna cercare, interrogarsi, intuire qualche cosa e poi andare avanti.
Oggi però vorrei attirare l'attenzione su una parola che ritengo molto preziosa, che troviamo in diverse altre pagine, abbiamo ascoltato che tutto dipende, secondo Gesù, dal tesoro che abbiamo nel cuore, un tesoro che è affidato alla nostra custodia, non so se è successo anche a voi, quando ero ragazzo avevo l'impressione che ogni uomo nascesse con una coscienza, mi parlavano spesso della coscienza, bisogna rispondere alla propria coscienza e pensavo che tutti gli uomini avessero la coscienza e quindi sapessero riconoscere il bene e il male, questo lo dicono quelli che pensano che si possa semplificare la vita, ma la vita non è semplice, già da tempi antichi i saggi del mondo invitano a riflettere sul fatto che siamo in molti modi condizionati, gli antichi greci dicevano che siamo segnati dal fato, dalle parche, filosofi saggi ci dicono che ciascuno di noi è fatto di pagine scritte da altri, oggi molte scienze ci parlano di tutti i condizionamenti dell'uomo: la storia, la sociologia, la psicologia, la psicanalisi, ci dicono addirittura che forse anche i geni ci fanno nascere con qualche inclinazione che condiziona il nostro esistere, non vi sembrino discorsi complessi, pensate ad un bambino che nasce oggi, è diverso da uno che nasceva due secoli fa, il mondo è cambiato radicalmente, un bambino che nasce in un mondo in cui c'è relativa pace come da noi è molto diverso da un bambino che nasce in certi luoghi dell'Africa o oggi in Ucraina, dove vive in mezzo alle bombe, alla guerra, un bambino che nasce in una famiglia mafiosa, è molto diverso da me che sono nato in una famiglia in cui c'era il rispetto, la tenerezza, l'affetto, una persona che la tenerezza e l'affetto non l'ha mai conosciuta è molto diverso da uno che è stato circondato di attenzioni, che ha vissuto veramente l'amore, chi l'amore non l'ha mai sperimentato è difficile che possa sentirlo dentro di sé, molte cose ci condizionano.
Ma allora c'è per noi uno spazio di libertà? Oggi, se vi guardate in giro, trovate chi nega che abbiamo anche un minimo spazio di libertà, credo che questa parola che oggi abbiamo ascoltato può aiutarci a capire che qualche spazio c'è, noi abbiamo, per quello che ho capito, responsabilità secondo Gesù del tesoro che abbiamo nel cuore e da questo dipende come ci comportiamo, le scelte nella vita dipendono da cosa ti preme, ti sta a cuore, da cosa desideri, ti sembra importante, questo in parte te lo ha detto tua mamma, tuo papà, l'insegnante che hai avuto a scuola, ma è anche affidato alla tua libertà, alla tua ricerca, se cerchi soltanto quello che ti fa comodo, ti è utile o se cerchi quello che è bene non solo per te, ma per tutti, quello che contribuisce alla pace, al bene comune, quello che ti fa rispettoso, ti aiuta a capire gli altri, sono cose che dovrebbero fare le insegnanti anche di scuola materna: se vai d'accordo con gli amici, se cerchi di fare pace, se giocate insieme, se vi volete bene, la vita si moltiplica, si arricchisce e diventa più bella, se ciascuno pensa solo per sé tutto si sciupa, ecco a te è affidata la ricerca e la custodia del tesoro che hai nel tuo cuore, a ciascuno di noi è affidata la custodia del proprio cuore, la coscienza non è qualche cosa che ho ereditato quando son nato, la debbo costruire, la debbo curare, è affidata a me, alla mia ricerca, alla mia passione per il bene, posso guardarmi intorno, capire cosa giova a che la vita dell'uomo sia più bella, più ricca, più felice, più pacifica, è ricerca affidata a ciascuno di noi.
Per questo dobbiamo cercare intorno a noi anche dei maestri, della gente che possa dirci qualche cosa di importante, ho ascoltato alcuni sapienti che dicono che anche in Italia ci siamo dimenticati dei maestri, abbiamo pensato di far tutto da soli, quando si è giovani si pensa di dover essere anarchici, nessuno può dirci quello che dobbiamo fare, i saggi ci ricordano che è bello incontrare un maestro, qualcuno che ti possa far vedere punti di vista diversi e ti comunichi la passione per la ricerca.
Ecco quello che cerco di dirvi oggi: siamo responsabili del tesoro che abbiamo nel cuore tutto di pende da quello che ho nel cuore, perché io sono l'unico responsabile delle mie azioni, questo lo diceva San Tommaso d'Aquino, che a queste cose ha dedicato molta riflessione, l'unico principio a cui dobbiamo ubbidire è la nostra coscienza, non c'è prete, non c'è Papa, non c'è religione, non c'è capo di Stato, io debbo ubbidire solo alla mia coscienza, la mia coscienza è l'unico giudice delle mie azioni, ma Tommaso aggiungeva: tu sei responsabile della tua coscienza, non è qualche cosa che ti è dato come una cosa magica, te la devi costruire, devi cercare, è affidata a te, sei tu responsabile della tua coscienza e puoi trovarti nella situazione, dice Tommaso, che qualunque cosa fai sbagli, sbagli se disubbidisci alla tua coscienza che è l'unica che ti può dire cosa devi fare, ma sbagli se non l'hai custodita, se non sei stato attento, queste sono parole di filosofo, ma mio papà mi diceva: stai attento non prendere nemmeno una spilla se non è tua, non la toccare, cominci a rubare una spilla, poi un pennino, poi la penna e finisci di diventare un ladro, non hai custodito la tua coscienza, lui lo diceva con le parole semplici di un uomo che certo era mille miglia lontano dalla filosofia, si poteva intendere di calce, ha fatto l'operaio per diversi anni, poi il portinaio, ha fatto solo le elementari, certo non studiava filosofia, ma il senso che devi essere custode della tua coscienza l'aveva, dici che è una spilla, non niente, anche un pennino e così rischi di diventare uno che ruba milioni, ce ne sono tanti in questo paese che hanno cominciato a rubare spille, quello che volevo dire è soltanto questo: la coscienza non è un fatto magico, siamo noi che cerchiamo quello che è bene, che è giusto, quello che arricchisce la vita, a noi è affidata la ricerca del bene e del male, siamo responsabili del tesoro che abbiamo nel cuore e per avere un tesoro più ricco è bene che cerchiamo i maestri.
Poi vediamo se possiamo aiutare anche qualcun altro ad arricchire il tesoro, i nipoti, i figli le persone che incontriamo, forse possiamo contribuire ad arricchire il tesoro che ciascuno è bene abbia nel cuore, perché questo arricchisce la nostra vita e anche la vita di chi vive con noi.
Il Signore ci aiuti.
Lo pose sul punto più alto del tempio e gli I DOMENICA di QUARESIMA -9 Marzo 2025
disse: "Se tu sei Figlio di Dio gettati giù" Luca 4,1-13
Tre immagini, penso che sia scontato per voi, mi meraviglierebbe se non lo fosse, che sono simboliche, non pensate che il diavolo trasporti Gesù di qua e di là, sul punto più alto del tempio, gli antichi amano parlarci per immagini perché l'immagine è libera, è solo un simbolo, ci permette di calarla nella nostra esperienza personale, cerco di dirvi come possiamo avvicinarci a queste immagini perché non appartengono alla nostra cultura, ma ad una che è lontana da noi quasi 2000 anni, avremmo dovuto farla nostra perché è la grande cultura d'Israele, ma non ci siamo riusciti.
Per Israele il peccato praticamente è uno solo: l'idolatria, sostituire qualche cosa a Dio, il pio Ebreo si sveglia ogni mattina e recita: "Ascolta Israele, il Signore tuo Dio è l'unico signore, lui solo adorerai", qui ci sono tre tentazioni, la prima quella del pane è forse la prima a cui accenna la Bibbia, è quella del serpente che compare ad Adamo ed Eva e offre la mela: mangia diventerai come Dio, sarai tutto, è quello che qui si esprime nella tentazione della pietra che deve diventare pane: tu puoi fare delle cose, falle per te, hai il potere di trasformare le pietre fallo per te, Gesù moltiplicherà il pane ma per gli altri, 5 pani per 5000 uomini: noi non siamo nati per essere tutto, il centro, pensare soltanto a noi stessi, se ciascuno pensa solo a se stesso, se crede di essere tutto, se si mette al posto di Dio, la vita diventa un inferno, perché gli altri devono essere al mio servizio, tu non sei solo per te, per te certo, perché se hai fame devi mangiare, ma il pane non è solo per te è per tutti.
La seconda tentazione è quella del potere, il diavolo fa vedere a Gesù i regni del mondo, tutte le ricchezze, la gloria, il potere, tutto questo può essere tuo, metti al centro della tua vita il potere, il possesso, l'avere, il dominare, tutto è tuo, le cose, gli uomini, puoi avere tutto, la tua vita è ricca e bella se hai, se possiedi, se riesci ad avere tutto quello che cerchi, le cose, il potere, il piacere, Gesù sa che si vive con pienezza soltanto se si ama, si condivide, le cose le dobbiamo godere insieme, non possono essere solo mie, se faccio delle cose il mio Dio, quello su cui baso la mia vita, possono venire soltanto tragedie, guerre, povertà, violenza.
Ma c'è un'altra tentazione, che sembra inutile, ma il Vangelo di Luca la mette per ultima perché la ritiene più importante, è la tentazione della religione, tentazione su cui ci conviene riflettere perché purtroppo non siamo riusciti a liberarcene: Dio a mio servizio, Dio che mi protegge, osservate la genialità di chi ha scritto il Vangelo, sceglie il prodigio più inutile, non si racconta la guarigione di un cieco, di uno storpio, la risurrezione di un morto, no lo porta sul punto più alto del tempio: buttati giù, il Signore ti proteggerà, ti protegge anche se fai cose sciocche e inutili, anche se lo fai soltanto per farti ammirare, stai tranquillo Dio ti protegge, Dio custodisce la tua vita, Dio ti cura, fidati di Lui, Dio risponde ai tuoi bisogni, no Dio è altro, Dio è l'oltre, in cui tu cerchi di uscire da te, dal tuo desiderio di possedere, Dio non ti cura, non cura le tue malattie, non ti libera dalla guerra, dalla fame, non ti libera dal male, tutto questo è affidato a te, al tuo coraggio di uomo, tu puoi costruire una vita più giusta e più buona per te e per tutti, non pregare perché finisca la guerra, non pregare perché guarisca la malattia, Dio non è a tuo servizio, non lo tentare.
Questo dice il Vangelo di oggi e ho avuto la consolazione, non sono solo, sono rimasto profondamente scandalizzato quando ho visto cardinali e vescovi e preti in tutto il mondo dire: pregate per la salute del Papa, basta! Non si prega per la salute, la salute è affidata ai medici e al custodire la medicina e in questo paese stiamo facendo rovinare il sistema sanitario, allora se vogliamo stare vicini al Papa, facciamo il bene che possiamo, ascoltiamo alcune parole sagge che lui ha detto, ma non chiediamo a Dio che lo guarisca, Dio non guarisce il male, Dio non è a nostro servizio, abbiamo pregato tutti, anche noi, perché Dio ci aiutasse, anch'io sono stato bambino e ho chiesto a Dio ogni Domenica, quando andavo a Messa, di farmi prendere un bel voto in matematica, ho sempre preso tre, perché Dio non si occupa di matematica, per andar bene in matematica devi studiare, per guarire le malattie bisogna impegnarsi perché possano essere curate, io facevo questi discorsi, tre signore invece mi dicevano che sono state turbate dal fatto che tutti i cristiani, con tutti i mali che ci sono nel mondo, sono stati invitati a pregare per un uomo solo, per tutti bisogna pregare, ma non si deve pregare perché il Papa guarisca, è inutile, quelli che hanno scritto il Vangelo di Luca lo sapevano perché erano poveri, hanno pregato infinite volte per avere un po' di pane, ma non l'hanno mai avuto, tanti uomini hanno pregato per la salute e non hanno ottenuto nulla e molti, troppi cristiani si sono sentiti dire: non hai ottenuto perché non hai saputo pregare, perché non hai fede, a Napoli si dice "cornuto e mazziato" non solo stai male, ma è pure colpa tua.
Questa non è la fede, la terza tentazione lo dice con chiarezza: Dio non è a tuo servizio, non buttarti dal pinnacolo del tempio, non c'è nessuno che ti protegge, custodisci, ama la tua vita per te e per gli altri, non metterti al centro del mondo, non mettere le cose al centro, al centro ci sono sempre i tuoi fratelli e tu con loro, la vita diventa bella se è condivisa, se c'è la capacità di amare e di curare con tutta la passione il bene del mondo.
Ecco il digiuno che possiamo fare in Quaresima: rinunciamo al Dio che tappa i buchi delle nostre debolezze, cerchiamo Dio al di là dei nostri bisogni, ascoltiamo la supplica che ci ha rivolto Bonhoeffer, un grande maestro del secolo scorso: dobbiamo imparare a parlare di Dio in un mondo che non ne ha più bisogno, mio nonno ogni mattina, appena sveglio, qualunque cosa gli succedesse, se ci vedeva poco, se aveva una pecora che zoppicava, doveva rivolgersi a qualche Santo, a Dio, i miei nipoti passano mesi e anni senza aver mai bisogno di invocare Dio, per questo i cristiani stanno sparendo in Europa, impariamo a cercare Dio nell'oltre, nella ricerca della luce, del bene, della pienezza della vita, cerchiamo la Parola che illumina, ti scalda il cuore e ti fa vedere come può essere bella la vita, mettiamo al centro l'uomo, la salute dell'uomo, la pienezza della vita dell'uomo, il Vangelo di Marco ce lo dice nel più bel racconto che il Vangelo abbia prodotto: dobbiamo preferire l'uomo sano ai maiali, l'uomo sano, la pienezza della vita ai soldi, al potere, ad essere noi tutto, questo significa credere e adorare Dio, altrimenti si diventa idolatri, ho detto quello che pensavo, qualche cosa forse su cui non siete d'accordo, probabilmente avete ragione voi, ciascuno di noi deve pensare come sente di dover pensare, posso però pregarvi: pensate, troppa poca gente pensa in questo paese, troppi si fanno incantare da quello che dice la televisione ogni giorno, la vita è affidata anche a ciascuno di noi, alla nostra passione per la vita.
Il Signore ci aiuti.
Mentre pregava il suo volto cambiò d'aspetto II DOMENICA di QUARESIMA - 16 Marzo 2025
e la sua veste divenne candida e sfolgorante Luca 9,28b-36
Penso che non abbiate più troppa difficoltà nel sapere che quello che abbiamo ascoltato non è un fatto accaduto, ma un racconto simbolico, il Vangelo è quasi tutto affidato al simbolo, per noi i simboli sono un pò' lontani, non siamo abituati a questo linguaggio quindi dobbiamo fare un piccolo sforzo per cercare di intendere i simboli, quello letto poco fa nella prima Scrittura, un racconto straordinario, sarebbe ancora più complicato lasciamolo, ma se qualcuno di voi vuole tornare tornarci lo faccia perché è molto suggestivo.
Il racconto di oggi è un discorso a cui non siamo abituati, ma per i primi discepoli era una cosa assolutamente familiare, lo sentivano ripetere spesso, quando andavano in Sinagoga, perché ripete i simboli del racconto di Mosè che sale sul Sinai, anche lì il monte, anche lì la luce, la nube e la voce dall'alto, la voce che indica il cammino, dà sicurezza e di questa voce nel Vangelo di Luca, stiamo per entrare a Gerusalemme, si sente un grande bisogno, perché fra poco ci sarà il Calvario e riconoscere che in quell'uomo crocifisso c'è il Signore, la presenza di Dio, non è facile, noi ci aspettiamo il Dio onnipotente e lo troviamo con le mani inchiodate sulla croce, c'è bisogno della voce dall'alto, questo loro lo capivano con molta facilità, se vogliamo anche noi celebrare la Pasqua, fermarci sotto la croce, abbiamo bisogno di ascoltare la voce.
Quello che per loro era un po' più difficile capire e forse anche accettare, per noi forse è un po' più facile, è che i discepoli dormono, si può dormire in un momento così, in cui Gesù si trasfigura, diventa splendente, anche questo, lo capite facilmente, è un simbolo, spesso i cristiani, gli uomini si addormentano, non capiscono più, non si rendono conto di cosa succede intorno, se guardiamo in giro per il mondo oggi, non so se anche voi capita, si rimane sconcertati nel vedere a chi si sono affidati gli americani e noi non stiamo tanto meglio, ma se dormiamo i guai sono grossi, ecco in questo racconto c'è anche questo suggerimento: non si può dormire, bisogna rimanere svegli per cercare la luce, per vederla e avere il coraggio e ci vuole coraggio, qui ci dicono, di non fermarsi in cima alla montagna, Pietro vuole costruire le capanne, non si può, bisogna scendere giù, se leggete avanti ci sono i diavoli cattivi, c'è il male che bisogna combattere, questo è l'essenziale di questo racconto.
Ultimamente ho trovato in questo racconto una suggestione che spero di comunicarvi e non so se potete essere d'accordo, perché è una cosa che non ho mai trovato, qui forse c'è il sogno di qualcuno nella comunità di Luca e vuole consegnarlo anche a noi, forse, ma il Vangelo è di una ricchezza quasi infinita e ogni tanto si scopre qualche cosa, qual è questo sogno? Mosè ed Elia sono qui perché sono i rappresentanti della grande tradizione di Israele, Mosè è il rappresentante della tradizione più ufficiale, della dottrina condivisa, Elia rappresenta i profeti, coloro che parlano fuori dal coro, che si accorgono quando le cose non funzionano, quelli che riescono a intuire il nuovo, Mosè ed Elia rappresentano dunque la grande tradizione di Israele e qui avete ascoltato che appaiono nella gloria, anche loro condividono la gloria di Gesù e quello che mi ha colpito è che Pietro vuole costruire delle capanne e io mi aspetterei che vuole costruirle per Gesù, per sé, Giacomo e Giovanni, no, se avete ascoltato vuole costruire le capanne per Mosè ed Elia, ma allora vogliono che Mosè ed Elia rimangano, ecco forse qui c'è il sogno che non si fosse verificato quello che il cardinal Martini chiamava lo scisma, lo scisma tra Cristiani ed Ebrei, si poteva rimanere insieme? Qualcuno nella comunità di Luca secondo me pensava di sì, si può rimanere insieme anche se si è diversi, si poteva chiedere agli Ebrei di accettare che noi ci potessimo rivolgere ai pagani, a tutti, loro rimanevano Ebrei, Mosè ed Elia sono per noi preziosi come per loro, noi li rispettiamo come nostri padri e maestri e portiamo questa ricchezza in giro per il mondo, noi rimaniamo con voi e voi rimanete con noi. Qualcun altro, nella storia della Chiesa, ha sognato anche Erasmo da Rotterdam sognava che cattolici e quelli che poi chiameranno protestanti potessero rimanere insieme, perché dividersi, perché non rispettarsi e camminare insieme, è qualche cosa che anche oggi i cristiani dovrebbero cercare di fare, quello che volevo comunicarvi è la sensazione che ho avuto nelle ultime letture di questa straordinario racconto della Trasfigurazione: qui forse c'è il sogno di qualcuno, è anche il mio sogno, che si possa rimanere insieme anche se diversi, condividendo il desiderio di cercare la luce, il bene, di rispettarci nelle diversità, ma cercando sempre l'essenziale e l'essenziale è il servizio dell'uomo, è la giustizia.
Per cercare il bene c'è bisogno di ascoltare la voce dall'alto, di fermarsi qualche volta in cima alla montagna, ma poi bisogna scendere nel concreto della vita e fare qualche cosa di concreto, non basta la luce, la preghiera, lo stare in cima alla montagna, bisogna fare, fare cose concrete, anche nella Chiesa di oggi troppe, troppe, parole e pochi fatti concreti, fatti di condivisione, di vita vissuta, e il coraggio di andare avanti, di non fare le cose che ci sono sempre fatte, ecco bisognerebbe camminare, cercare la luce e cercarla insieme, senza dividerci, rispettando gli altri, ma cercando quello che è importante e essenziale per il bene del mondo, non possiamo addormentarci il mondo è troppo serio perché gli uomini possano addormentarsi e non pensare attentamente a chi affidarsi, non a chi pensa di poter far tutto, a chi dice che può risolvere ogni problema, basta fidarsi di lui, questi ci hanno sempre portati alla tragedia, ci dobbiamo pensare noi e non possiamo dormire.
Il Signore ci aiuti.
O quelle diciotto persone sulle quali cadde III DOMENICA di QUARESIMA - 23 Marzo 2025
la torre di Siloe e le uccise, credete che Luca 13,1-9
fossero più colpevoli…? No io vi dico.
Avete ascoltato, dunque sono successe due disgrazie, sono morte molte persone, è colpa loro, sono più colpevoli degli altri? Gesù dice no, la colpa non c'entra, sembra semplice da capire eppure la frase che ho ascoltato più volte nella mia vita di prete, non lo sono da due anni, ormai quasi 70 è: "Padre, che male ho fatto perché mi capiti questo?" l'avete sentita anche voi qualche volta o forse l'avete pure detta, Gesù ha detto che la disgrazia, il male non è una punizione di Dio eppure i cristiani in tutti i tempi lo hanno quasi sempre pensato, vi ho detto che ho ascoltato spesso che se succede un guaio è una punizione per il male e questo non lo dicono solo cristiani di bassa lega, l'ho sentito dire da cardinali vescovi, preti, un tempo pure da Papi, è successo per l'AIDS, punizione del Signore per le cattiverie del mondo, pure per il Covid l'ho sentito da qualcuno: il Signore ci puniva.
Perché è così difficile accettare questa parola di Gesù, che dovrebbe essere chiarissima dopo averlo visto in croce, perché certo lì non può essere punito perché aveva fatto qualche cosa di male, ma si sono inventati che sta lì per colpa mia, soffre anche per colpa vostra, qui siamo in parecchi ad avere i capelli bianchi, quando eravamo ragazzi quante volte ci hanno detto: è colpa tua, sei tu che l'hai messo in croce con i tuoi peccati, l'hanno detto pure a voi non solo a me credo.
Perché è così difficile? Perché non riusciamo a rinunciare all'idea che se abbiamo qualche guaio, qualche problema Dio ci può aiutare, non possiamo rinunciare all'onnipotenza di Dio, Dio può curare i mali del mondo, avete assistito anche voi, forse, perché siete più buoni di me, senza sgomento e turbamento, a quello che per me è uno spettacolo indecente, indecoroso, assurdo: tutti i preti, i vescovi, i cardinali che hanno detto di pregare perché il Papa guarisca, non si prega perché il Papa guarisca, la guarigione del Papa dipende dai medici, dipende dalla scienza.
Dobbiamo rinunciare all'onnipotenza di Dio, alla provvidenza di Dio, il mondo è affidato a noi, noi ne siamo responsabili, questa è la nostra grandezza, questa è la nostra responsabilità di uomini, siamo uomini, abbiamo una dignità, siamo noi responsabili del mondo e allora potete capire la seconda frase: "Se non vi convertite perirete tutti" invece di pregare per la salute del Papa dobbiamo preoccuparci perché il nostro sistema sanitario si sta sciupando, perché nel mondo c'è poco rispetto per le donne, aumentano i femminicidi, questo dipende da noi, dalla nostra responsabilità, il mondo si sta sciupando, ce lo stanno dicendo da anni ormai gli scienziati: guardate che se non vi convertite se non fate qualche cosa fra poco non ci sarà più acqua, c'è poca neve, il mondo si sta sciupando, ce lo dicono in tutti i modi possibili, dipende da noi, siamo noi, uomini liberi, responsabili del nostro mondo, della nostra vita, la dobbiamo finire di pregare perché il Papa guarisca, se non Dio, la Madonna, i santi, Padre Pio, tutti quelli che volete, non sono loro che devono curare il mondo, ci ritengono persone serie, Dio stima me e voi e ci dice che noi dobbiamo fare, è nostra la responsabilità.
Potete consolarvi con l'ultima parabola che abbiamo letto, il padrone della vigna va, c'è l'albero che non porta frutto vuole tagliarlo e il servo dice aspetta mettiamo concime, come si fa a mettere concime? Ci sono qui maestre di scuola materna, è tutta colpa degli insegnanti di scuola materna, dovete aiutare i bambini a sentirsi responsabili del mondo, le maestre di suola dicono che è tutta colpa dei preti, poi i preti e le maestre dicono che è tutta colpa dei genitori, la colpa è sempre di qualcun altro, forse sarebbe bene che ognuno ci prendessimo la nostra e ci sentissimo responsabili di questo mondo, della vita, è affidata a noi e se vogliamo pregare, preghiamo perché Dio ci illumini, ci dia il coraggio, perché ci faccia comprendere cosa possiamo fare e ci dia il coraggio di farlo meglio che possiamo e se non ci riusciamo, Dio ha pazienza, ci aspetta, ma non c'è altro, il mondo è affidato a noi, ci dobbiamo sentire importanti, anche chi ha i capelli bianchi, possiamo fare magari una cosa piccola piccola, ma se non la facciamo noi non la fa nessuno.
Il Signore ci aiuti.
"Un uomo aveva due figli…" IV DOMENICA di QUARESIMA - 30 Marzo 2025
Luca 15,1-3.11-32
Non vi meravigliate più se vi dico che questa parabola forse non è di Gesù, anzi secondo me, probabilmente non è di Gesù, perché si trova solo nel Vangelo di Luca, è difficile che gli altri l'abbiano trascurata, molti cristiani si sconcertano quando sentono queste cose, è invece una cosa che sento particolarmente bella, perché c'è qualcuno come noi che, nell'esperienza che ha fatto con Gesù, nello stare con Lui, nel seguirlo, ha saputo intuire l'oltre di Dio, la pienezza della vita e ha potuto sentire qual era veramente il lieto annunzio che Gesù portava, ai suoi discepoli, alla sua gente e anche a noi.
Per intendere l'esperienza che questo oscuro discepolo di tanto tempo fa saputo trasmetterci in questa stupenda parabola occorre pensare alla situazione che c'era al tempo di Gesù: nel mondo tanta violenza, la guerra, la schiavitù, il disprezzo della donna, non solo, ma al male non si sapeva rispondere che con la punizione, l'espiazione, c'era la pena di morte per cose che a noi sembrano inconcepibili, un adulterio era punito con la pena di morte, anche la bestemmia, addirittura l'offesa all'imperatore, non solo anche il mondo religioso era pieno di paure, di minacce anche oscure, si era sempre in pericolo di essere contaminati, se uscivi e senza saperlo passavi accanto a una tomba eri contaminato, se incontravi una donna che aveva le mestruazioni e la sfioravi eri contaminato, così se incontravi un pagano e bisognava sempre purificarsi e i discepoli di Gesù avevano anche ascoltato Giovanni Battista che invitava alla conversione, ma lo faceva minacciando il fuoco, il castigo e invitava al cambiamento sì, ma facendo penitenza, digiuno, lui si vestiva di peli di cammello, mangiava cavallette e miele selvatico e gridava contro il male, invitando alla penitenza, alla sofferenza.
Ora vedete i discepoli hanno più volte incontrato Gesù, una volta sulla piazza c'era la donna sorpresa in adulterio, tutti avevano le pietre in mano, si doveva lapidare, ma Lui ha detto: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra" e le pietre si sono abbassate e alla donna ha detto: "Va in pace", non solo quando sentiva che nel villaggio c'era qualcuno che aveva fatto qualche cosa di grave, un peccatore andava per incontrarlo, per fargli sentire la sua vicinanza, la sua amicizia e lo invitava a pranzo ad una festa, sì Gesù amava la festa, non amava la penitenza, il digiuno, quelli che volevano denigrarlo dicevano che era un mangione, un beone, amico dei pubblicani, dei peccatori, della gente peggiore, delle donne di strada, delle prostitute, Lui andava con i peccatori, dalle prostitute si faceva toccare e abbracciare e andavano a fare festa insieme, colui che ha raccontato questa straordinaria parabola ci vuole comunicare che nel cuore di Dio c'è l'amore per la vita, per la festa e che al di là del male non si va con le minacce, le paure, i castighi, la sofferenza, ma facendo esperienza del bello, della pienezza della vita, dell'amore.
Non so se anche a voi è capitato qualche volta di fare esperienza bella della pienezza della vita, a me è capitato qualche volta in cima ad una montagna, in una giornata luminosa di sole, con degli amici e vorresti che tutti fossero lì a condividere quel momento o davanti ad un quadro straordinario, che so, salendo le scale del convento di San Marco a Firenze, l'annunciazione del beato Angelico e ti sembra di toccare il paradiso e vorresti che le persone a cui vuoi bene stessero lì con te a fare esperienza della bellezza o quando ti trovi insieme a degli amici che ti vogliono bene, a cui vuoi bene e si fa festa e si sente che la vita potrebbe essere bella se fosse così, ecco con Gesù i discepoli hanno fatto questa esperienza e qualcuno ha saputo tradurla in questa straordinaria parabola, nel cuore di Dio c'è l'amore per la festa, forse per noi è troppo, è qualche cosa di impossibile rispondere al male non con la punizione, la sofferenza, l'espiazione, ma con la festa, perché l'uomo esperimenti la bellezza della vita e possa amare la vita.
Se volete esperienze più semplici e più concrete per intuire qualche cosa, pensate che nelle carceri anche in Italia e sembra in qualche parte del mondo anche più che da noi, ci sono persone che vanno non per aumentare le pene e il dolore di chi è lì, ma per portare esperienze piacevoli: il teatro, la lettura di una bella cosa, il canto, la poesia e soprattutto l'amicizia, la bellezza di stare insieme, di stringersi la mano, di fare esperienza della gratuità, ecco credo che quello che Gesù è venuto a testimoniare in mezzo a noi è proprio la bellezza della vita, Lui amava la vita, amava tutto quello che è bello e buono e sognava che tutti sulla terra, anche quelli che hanno fatto i peggiori sbagli possano fare esperienza di tenerezza, di bellezza, di gratuità, di amore, soltanto così secondo il cuore di Dio si può uscire dal male, ecco questo secondo me è il messaggio che questa straordinaria parabola ci vuole comunicare, forse è troppo grande per il nostro cuore, ma possiamo rallegrarci che uno come noi, un uomo di tutti i giorni, forse un genio, ma sempre un uomo, ha saputo raccontare questa parabola per farci, in qualche modo, intuire qualche cosa dei sogni di Gesù, del cuore stesso di Dio, il Padre di cui Lui ha tentato di parlarci, un Padre oltre, la cui capacità di amare noi riusciamo difficilmente a comprendere.
Il Signore ci aiuti.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero V DOMENICA di QUARESIMA - 6 Aprile 2025
una donna sorpresa in adulterio Giovanni 8,1-11
Domenica scorsa citavo questo racconto come un fatto accaduto, potete immaginare la donna che si trova su questa piazza, tutti questi uomini, ci sono delle persone anziane, qualcuno più giovane, tutti con le pietre in mano, pronti per osservare la legge che comanda di ucciderla, quando Gesù ha detto: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra" pensate che l'hanno messe per terra? Oggi fate uno sforzo di fantasia radunate qui sul pontile di Ostia, fate il giro del mondo, prendete tutti gli uomini più importanti, cominciate se volete dall'America, preferisco non fare nomi, poi venite in Europa, andate in Medio Oriente, poi mettete davanti magari una donna immigrata che ha fatto qualche cosa di grave, arriva Gesù, veste semplice da falegname di campagna: chi è senza peccato scagli la prima pietra, morirebbero in due la donna e Lui, la prima volta è morto in croce, una morte romana e la seconda, come si conviene, con una morte ebraica, i Romani crocifiggono, gli Ebrei, lapidano, il Vangelo non ci racconta un fatto, cerca di comunicarci speranza, ma sono passati 2000 anni e ancora in questo nostro paese tutti i crimini diminuiscono meno i femminicidi.
Ma possiamo fare qualche cosa di concreto? Si può crescere nel rispetto dell'altro, debbo sempre più convincermi che l'altro non è a mia disposizione, non posso impossessarmi di lui, non posso usare un'altra persona, è per me il mistero che posso solo guardare con stupore, cercare di capirla, nel più profondo rispetto, è diversa, magari ha sbagliato, ma sempre è una persona umana, chi può pensare di un'altra persona: tu sei mia e se non vuoi essere mia posso ucciderti.
Come abbiamo educato i nostri figli, perché spesso sono ragazzi cresciuti qui in mezzo a noi, quali responsabilità abbiamo? Questa è la seconda riflessione che vorrei condividere con voi: ha qualche responsabilità la comunità cristiana a cui apparteniamo? Penso di sì, sento quasi ogni giorno il Papa, un cardinale, un vescovo, un prete fare elogi straordinari delle donne, sono la cosa più preziosa del mondo, tante parole, molto belle, ma alla parità tra uomo e donna nella Chiesa ci si è arrivati? No, non si può, Gesù non lo ha fatto, non lo ha detto, quelli in piazza hanno avrebbero detto a Gesù che Mosè ha ordinato così, ma Lui è andato oltre.
Secondo me c'è una certa responsabilità nella vita della Chiesa, vedete sono andato a leggere questa pagina sull'ultima edizione che ho del Vangelo, dove mettono i titoli ai racconti, in quella precedente c'era: "l'adultera" in questa nuova: "Gesù perdona l'adultera" si fanno progressi, penso che oggi in quasi tutte le chiese, forse anche ad Ostia si consiglierà il popolo cristiano di andarsi a confessare, non pensate che anch'io ve lo dica, fate quello che vi pare prima di Pasqua meno che confessarvi, se avete qualche cosa che non va convertitevi, vi dico questo perché sono prete da tanto, tanto tempo, ho confessato molto e quando ero giovane mi dicevano che dovevo, perdonare assolvere allora non mi domandavo cosa significa: Gesù perdona la donna adultera, forse che quello che ha fatto non conta più, oggi so che non significa niente, allora mi dicevano: se viene un comunista non puoi dargli l'assoluzione, se viene uno che è divorziato e risposato neppure, se viene uno che ha picchiato la moglie: dica tre Avemarie e lo assolvi, se viene domenica prossima: padre, ho picchiato la moglie: dica tre Avemarie, poi ritorna, sempre tre Avemarie: io ti assolvo dai tuoi peccati, forse ci stiamo prendendo in giro, sì ti sto prendendo in giro se ti dico che Gesù ti assolve, quando eravamo ragazzi a Trastevere i nostri preti zelanti ci dicevano che dire parolacce era un peccato contro il secondo comandamento: non nominare il nome di Dio invano, che c'entrasse con le parolacce lo dovete domandare solo a loro, a Trastevere non si usava bestemmiare, qualcosa bisognava trovare, poi però usciti dalla chiesa a Trastevere si dicevano più parolacce che parole, ma ci dicevamo: che problema c'è, domenica prossima ci confessiamo, ecco la nostra educazione: facciamo quello che vogliamo poi tanto domenica prossima ci confessiamo, ma questa è educazione all'ipocrisia, a compiere il male sempre confidando nel perdono futuro, un altro aspetto lo sottolinea il professor Recalcati, l'ho sentito una decina di volte dire che ha dovuto fare vent'anni di psicanalisi per liberarsi dai rosari che gli faceva dire il prete perché era praticante assiduo della masturbazione e in quanti ragazzi questo ha messo infiniti sensi di colpa, ecco questa è la Confessione, fratelli miei, quindi se vi domandate se la Chiesa ha qualche responsabilità, sì io penso di sì e non posso dirvi cosa possiamo fare, perché posso solo sorridere, quando non puoi far niente forse conviene sorridere.
Una cosa però è importante: che tutti ci lasciamo interrogare dalla parola di Gesù: chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra, forse c'è qualcosa che ciascuno di noi può far meglio, ci fa bene anche ascoltare il consiglio che dava un anziano sacerdote che aveva fatto per lunghi anni il cappellano nelle carceri: non giudicate, provate a mettervi nei panni dell'adultera, di chi ha sbagliato.
Ciascuno di noi faccia quello che può, qui molti avete figli, nipoti, sentiamo tutti e con questo voglio concludere, perché già ve l'ho fatta lunga, sentiamo tutti l'esigenza profonda del rispetto per le donne, sono la cosa più preziosa, sono le nostre mamme, le nostre sorelle, per molti di voi le vostre mogli e le vostre figlie, perché non devono essere totalmente e pienamente rispettate, rispettate nel loro corpo, nella loro dignità, facciamo tutto quello che possiamo, non si può sopportare che ancora oggi ci siano donne che vengono violentate, umiliate, offese, non è sopportabile, ciascuno di noi faccia quello che può, sperando che passi avanti se ne possano fare.
Il Signore ci aiuti.
"Benedetto colui che viene DOMENICA delle PALME - 13 Aprile 2025
nel nome del Signore." Luca 19, 28-40
Avete ascoltato l'ingresso a Gerusalemme, è stato facile per i primi discepoli costruire questo racconto, perché era un uso che tutti conoscevano, quando moriva il vecchio re e il nuovo si doveva incoronare, si faceva il grande corteo, si partiva da Betfage e si arrivava fino a Gerusalemme, nel tempio dove il re veniva consacrato, vi potete immaginare questo grande corteo, che anche i piccoli re di Giuda riuscivano a fare, i soldati armati, le grandi cavalcature, un corteo solenne e armi, tante armi, qui c'è lo stesso corteo, la stessa affermazione che viene un re, ma avete sentito: il re sale su un puledro, il Vangelo di Luca evita di dire che era un asino, ma gli altri parlano di asino, su cui non è mai salito nessuno, non si può certo andare a fare la guerra così, ma loro sanno che il re che sono qui ad acclamare è Lui, sì il re, ma un re che ha l'asino per cavalcare e l'asino è l'animale del servizio ed è un re che se c'è qualche cosa che odia è la guerra, perché Lui ama la pace, l'ama con tutta la passione del suo cuore, è questo il re che vogliono acclamare, che sono invitati a seguire, a cui vogliono far festa: è quello che cercheremo di fare anche noi e possiamo immaginare che Gesù venga, qui con noi, stamattina e gli chiediamo: "Che sei venuto a fare Signore, a pregare con noi perché ci sia pace in questo mondo? Se Tu preghi con noi la nostra preghiera sarà più efficace" Ci guarderebbe negli occhi con l'aria forse un po' sconcertata: "Ma che avete capito, non vengo a pregare con voi, vengo a pregare voi, se volete mi metto in ginocchio, se volete vi scongiuro: fate pace, credete nella pace, amate la pace". Questa è la preghiera che Gesù ci farebbe oggi con tutto il suo cuore, forse lo vedremmo piangere per noi: fate pace, cercate la pace, amate la pace e quando Gesù ci chiederebbe, così penso io, di fare la pace non pensate all'Ucraina o al Medioriente, guardatevi intorno: dove posso fare pace, come posso vivere di pace, come posso essere un uomo pacifico, un uomo che ama la bellezza della vita, che può far sorridere chi ha intorno e può fare pace, se c'è qualche questione, tra marito e moglie, tra genitori e figli, cerchiamo di fare pace, ma per fare pace bisogna capirsi e rispettarsi e tentare di camminare insieme, ecco quello che ci chiede Gesù e adesso gli chiediamo di benedire questi rami che porterete a casa e gli chiederemo che diventino veramente per noi un segno, un segno di pace questi sono semplici rami di ulivo, ormai non possono più, ma non l'avrebbero fatto perché non ci sono fiori, fare olive, per fare un buon olio, che diventino per noi un segno e quando li guardate non pensate che caccino guai, quando ero bambino e andavo a fare la benedizione delle case dietro le porte trovavo il ferro di cavallo, il corno rosso e la palma, simboli apotropaici, no è un segno, quando ci ritroviamo insieme viviamo di segni, questo è un segno, tra poco ci sarà l'altro segno: il pane e il vino, segni, simboli e questo, quando lo guarderete ricordatevi, se volete immaginarla come me, la preghiera di Gesù: credete nella pace, fate pace, siate uomini pacifici, la pace dipende da voi, non ve la darà nessuno dall'alto dei cieli, Gesù non è venuto a portarci pace, è venuto a chiederci pace, cerchiamo di digli di sì, glielo diciamo adesso, possiamo alzarci un momento in piedi e cantiamo: Osanna al figlio di David, se volete alzate la palma e la benediciamo:
Signore Gesù guarda verso di noi e benedici per noi questi rami di palma, che diventino un segno, un segno vivo per noi, li portiamo a casa e tu cammina con noi ogni giorno, fa che quando guardiamo questo segno lo sentiamo come un invito, una chiamata, la tua preghiera perché crediamo nella pace, perché amiamo la pace, perché cerchiamo la pace, benedici questi rami Signore Gesù che siano per noi un segno e fa che noi in questo segno crediamo e cerchiamo la pace a te lo chiediamo Signore Gesù che vivi nei secoli dei secoli.
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca Luca 23, 25 - 47
Abbiamo ascoltato le ultime parole del lungo racconto della passione e potete con la vostra fantasia recarvi lì, guardando da lontano, ma potendo ascoltare, abbiamo due scene da contemplare una sotto la croce e poi dobbiamo guardare su in alto dove ci sono tre crocifissi, guardiamo prima sotto, ma prima di guardare posso farvi una preghiera: dimenticate tutto il catechismo che avete imparato, dimenticate tanti discorsi che avete sentito, cercate di concentrarvi qui sotto, ci sono delle persone, nel Vangelo di Luca sono poche, negli altri Vangeli sono molte di più, ci sono tutti, i sacerdoti, i capi del popolo, i maestri che dicono: se sei Dio scendi e crederemo in te, se sei il Messia, se sei l'inviato, lo abbiamo ascoltato oggi ripetuto anche dai soldati, se sei Dio scendi, ma non scende, è la domanda che ogni uomo che si avvicina al Vangelo sente dentro di sé: se sei Dio perché non salvi te stesso e noi? La cosa più difficile per i cristiani, ma per gli uomini, è accettare la croce, perché accettare la croce non significa accettare la sofferenza, a questo siamo abituati, la vediamo ogni giorno, la sopportiamo anche in noi molto spesso, accettare la croce significa accettare l'impotenza di Dio, Dio non salva né se stesso né noi, lì c'è un Dio inerme, non gli posso chiedere: portami la pace, porta giustizia nel mondo, guardate ha le mani inchiodate sulla croce, non può muoverle, non può far niente e noi abbiamo sempre bisogno di sentirlo onnipotente, di vedere dei segni, di sapere che lì c'è veramente l'onnipotente, il Dio che può tutto.
In questi giorni nelle parrocchie di Ostia ci sono le ostensioni della Sindone vogliamo vedere un segno, un segno di quella morte, ma segno che è morte prodigiosa, che lascia prove scientifiche, il Vangelo lo ha ripetuto più volte: questa è una generazione malvagia, che chiede un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona, non c'è un segno, non ci sono prodigi, non si staccano le mani da quella croce, non scende dalla croce, rimane lassù e allora sentiamo tutta la nostra difficoltà nell'accettare l'impotenza di Dio, nell'accettare che Dio non è colui che ci salva, l'ho già detto prima se viene qui Gesù non pregherebbe con noi, pregherebbe noi, non siamo noi che abbiamo bisogno di Dio, è Dio che ha bisogno di noi ed è venuto a lasciarsi inchiodare su una croce per dirci: siete voi che dovete costruire giustizia e un mondo più buono, non pensate che ci sia qualcuno che lo fa, non lo fanno coloro che vi promettono il bene su questa terra e troppi uomini e troppi cristiani si fidano di quelli, guardate anche oggi quello che succede nel mondo, che promettono salvezza e pace e giustizia, degli autentici buffoni, Dio non è così, Dio vi dice: voi siete uomini liberi, voi dovete costruire la giustizia e la pace, Dio prega noi, Dio ha bisogno di noi perché il mondo sia migliore, questo troviamo sotto la croce.
Adesso guardiamo in alto la croce, lì abbiamo una manifestazione di quello che Gesù, il giusto, lo riconosce il centurione lo avete sentito, è venuto a testimoniare: la possibilità di amare al di là di tutto, Lui lassù si preoccupa dei due che stanno a fianco e anche quelli che hanno scritto il Vangelo di Luca non ce la fanno a riconoscere Gesù fino in fondo, hanno bisogno di dividere sempre il mondo in buoni e cattivi, ho letto tante, tante volte il Vangelo e credo di aver capito, se l'avessi scritto io avrei detto, perché è tutta un'invenzione questo lo sapete, avrei detto che Gesù si rivolge non a uno solo dei due ladroni, ma a tutt'e due, anzi si rivolgerebbe di più a quello che non è buono, perché Gesù per tutta la vita ha cercato quelli che non erano buoni, ricordate la parabola del Padre misericordioso, ricordate Gesù va sempre a cercare i malfattori, i pubblicani, le prostitute per portarli a far festa e anche lassù nell'ultimo momento, perché questo è l'uomo giusto, non pensa a se stesso, alla sua sofferenza, è chiaro che qui siamo nell'immaginare, non si preoccupa della sua sofferenza, di se stesso, ma degli altri, questo è amare fino in fondo, è amare chi ha sbagliato, amare il peccatore e cercare fino alla fine di fargli aprire gli occhi, di fargli vedere la luce, questo è Gesù di Nazareth, questo è l'uomo giusto, colui che è venuto offrendo soltanto amore, amore per tutti, amore per gli ultimi, amore per chi ha sbagliato, amore per chi non ce la fa, amore per me, amore per ciascuno di voi, anche amore per chi qui non c'è, per chi sbaglia, per chi non riesce a godere la vita e Gesù a loro pensa anche nell'ultimo momento, ecco chi abbiamo lassù non il Dio onnipotente che risolve i problemi del mondo, che cambia il mondo, che fa finire la guerra, che porta la pace, che guarisce le malattie, no, è un Dio che ci offre amore e ci chiede amore e ci dice: il mondo diventa più bello, più ricco, anche più ricco, se siamo capaci di amare, di volerci bene, di condividere, di guardarci negli occhi e Lui lassù nell'ultimo momento guardatelo l'ultimo sospiro della sua vita sarebbe rivolgersi ai due delinquenti che ha a fianco e non quello che è buono, ma a quello cattivo per rivolgergli l'ultima preghiera: convertiti ama la vita, credi nella vita, credi nell'amore, per questo son venuto, ecco chi è Gesù.
Allora fratelli l'ultimo sguardo, guardate sotto: se sei Dio scendi, no non scende perché lassù ci dimostra la realtà più intima e più profonda dell'universo, della vita, la bellezza di chi è veramente fino in fondo e completamente capace di amare, questo è il Dio che si manifesta sulla croce, un Dio impotente, un Dio che non è onnipotente, ma un Dio che vive l'unica vera grande potenza: l'amore e a quest'amore chiama noi, perché crede in noi, perché si fida di noi, perché ama la nostra libertà e vuole che la usiamo soprattutto per amare, per credere nell'amore, anche noi l'amore per chi soffre, per gli ultimi, l'amore per chi sbaglia e abbiamo intorno a noi a volte anche i nostri figli, i nostri nipoti che sbagliano, sono loro che amiamo più di tutti, così ha fatto Lui e così invita a fare anche noi.
Il Signore ci aiuti.
è possibile ascoltare l'audio
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Perché cercate tra i morti colui che è vivo? RISURREZIONE del SIGNORE - 20 Aprile 2025
Non è qui, è risorto. Luca24,1-12
Questa è la versione del Vangelo di Luca, forse sapete che mentre tutti e quattro i Vangeli il racconto della Passione lo hanno praticamente in comune, quasi le stesse parole, per i racconti della Risurrezione invece ogni Vangelo va per conto suo, sembra quasi che ogni comunità cristiana abbia il suo modo di sentire che Gesù è vivo, è risorto e come avete ascoltato il Vangelo di Luca affida quasi tutto alle donne, sono loro che vanno al sepolcro, ma avete ascoltato che sono turbate, hanno la testa chinata quando sentono l'annuncio, non parla di angeli, ma di due giovani vestiti in maniera sfolgorante, poi tornano e nessuno le crede, le prendono in giro e Pietro che va, sono molte donne se ne nominano alcune e penso che se vi domando: chi è Maria madre di Giacomo, quasi nessuno di voi mi sa rispondere: la Madonna, bravi la maggior parte dei cristiani non avrebbe risposto, mi rallegro di stare tra persone che conoscono il Vangelo, ma perché non ci dicono che è la mamma di Gesù, a questo credo che non si possa rispondere, ma sapete Giacomo è il fratello di Gesù, il più grande e il capo della comunità di Gerusalemme questo lo sappiamo bene dalle lettere di Paolo, adesso Paolo è morto e anche Giacomo è stato lapidato, forse per questo si ricorda Giacomo, ma forse anche perché quelli di Luca ci vogliono dire che l'annuncio, la testimonianza della Risurrezione di Gesù è affidata alle donne normali, evitano di nominare la donna eccezionale Maria, la chiamano la mamma di Giacomo che è solo un discepolo, Gesù è il signore e a queste donne è affidato il compito di essere testimoni che Gesù in qualche modo è vivo e credo che lo dobbiamo soprattutto a loro, questa è la mia convinzione, non so quanto sia condivisa nella Chiesa, che dobbiamo soprattutto a Maria, alla mamma di Gesù, alla mamma di Giacomo, ha altri i figli Simone, Giuda e poi le sorelle, erano lì insieme a Gerusalemme e credo che lei, come ogni mamma sulla terra vuole che il figlio viva, lo vuole sentire ancora presente, specialmente se è stato un figlio eccezionale, quale mamma si dimentica del figlio, quale mamma non vuole che si continui a parlare di lui, a sentirlo presente soprattutto se ha detto parole straordinarie: è quello che ha fatto Maria è lei la prima testimone della Risurrezione, poi le altre, Maria di Magdala che deve essere stata particolarmente vicina a Gesù, ma avete sentito tante altre donne e i discepoli le pigliano un po' per pazze, pare che i maschietti abbiano fatto più fatica, sono tutte cose che non sapremo mai.
Ora vorrei condividere con voi una domanda: cosa significa credere che Gesù è risorto, è vivo? La risposta che mi sento di dire e poi cercherò di aggiungere qualche cosa è: non lo sappiamo, non possiamo immaginarlo e saperlo, ma voglio andare oltre e se volete andare oltre fate come me, sentite come la risposta più vera, più bella è quella che ha dato un bambino, sono passati tanti anni, ad una delle nostre catechiste un po' sconsiderata che chiedeva ai suoi bambini che si preparavano alla prima Comunione: cosa significa per voi che Gesù è risorto? Uno ha alzato la mano e ha detto: che aveva ragione Lui, pensateci bene, è la più bella professione di fede: ha ragione Gesù, in questo mondo così confuso, così complicato ha veramente ragione Lui, ci dà il senso della vita chi è capace di amare, in questo mondo così pieno di odio, di rancori, di desiderio che gli altri siano cacciati, chi sa amare, chi sa amare fino in fondo, sa donare la vita ha ragione, questo ci dice la Risurrezione.
Ci dice qualche cosa di più: Gesù è vivo, io lo sento vivo dentro di me, non sento vivo solo Gesù sento in qualche modo vivi in me, posso dire nomi a caso Socrate, Galilei, potrei farvi tanti nomi che hanno accompagnato la mia vita Manzoni, Dante, il professor Serianni che ci ha lasciato purtroppo tragicamente qualche tempo fa, tutta gente che io sento ancora in qualche modo viva, la loro memoria vive in quello che ci hanno comunicato, sono vivi perché hanno arricchito la mia vita, e per me fin da quando ero ragazzo, perché sono stato un uomo e poi un prete fortunato, ho sentito vivo Gesù, ho amato la sua Parola, l'ho amata appassionatamente, l'ho cercata e la cerco ancora e lo sento vivo perché le cose belle di un uomo continuano a vivere se vivono le parole che ha detto, se vivono i gesti che ha fatto, vive in qualche modo anche lui
Posso dire qualche cosa di più: c'è una vita oltre, Gesù è veramente in qualche modo vivo? devo dirvi: non lo so, non possiamo immaginare niente, una vita fuori dello spazio del tempo, fuori del corpo noi non possiamo nemmeno concepirla, chi ve ne parla, in tutti i funerali ne sentite parlare, è gente che apre la bocca e non sa quello che dice, non lo sappiamo, possiamo sperare, io in qualche modo lo spero, perché nel mondo c'è troppa gente che soffre, troppa ingiustizia e spero che i bambini che subiscono violenza, che non vedono niente di bello nella vita, possano anche loro vivere una vita degna, ma è una speranza pericolosa questa perché è stata troppe volte usata per dire alla gente: portate pazienza, tribolate perché poi c'è il Paradiso, questo non si può dire perché se c'è un bambino che soffre devo fare tutto quello che posso perché non soffra, dobbiamo fare qui il paradiso, non aspettare l'altro e quindi forse conviene anche a noi rinunciare a quello di cui molti sentono ancora il bisogno: che ci sia nell'aldilà un premio e un castigo, il premio per chi è stato buono, il castigo per chi è stato cattivo, gettate via queste cose, perché la vita è bella solo se si vive con gratuità, se si cerca la bellezza, l'amore, il bene senza aspettare premi e se si fa tutto il bene che si può, questo ci ha testimoniato Gesù, per questo diciamo che ha ragione, per questo lo sento vivo, in questo mi sento di credere, poi conservo ancora nel profondo del mio cuore, quasi la strappo al futuro, la speranza che chi ha tanto sofferto possa vivere un po' la bellezza della vita, ma so e vorrei che lo sapessimo tutti che se posso far felice qualcuno lo debbo fare, il paradiso se posso lo debbo fare qui, in questa vita, il resto come ha fatto Gesù nell'ultimo sospiro affidiamolo al Padre: Padre alle tue mani affidiamo la nostra vita, non sappiamo niente, non possiamo vedere niente, possiamo avere una speranza nel cuore, ma la nostra fede consiste nel sentire che Gesù è vivo, che le sue parole sono vere, che come dice il bambino Lui ha ragione e se vogliamo essere suoi discepoli dobbiamo fare in modo di vivere anche noi con la sua ragione: credere che quello che è importante è amare e rendere più bella la vita e far felice chi è intorno a noi e far sì che il paradiso sia qui, come possiamo, per tutti.
Il Signore ci aiuti.
è possibile ascoltare l'audio
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A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; II DOMENICA di PASQUA - 27 Aprile 2025
a chi non li perdonerete, non saranno perdonati Giovanni 20,19-31
Come avete o forse non avete notato ho saltato una parte del Vangelo, la storia di Tommaso l'abbiamo ascoltata tante volte, perché volevo attirare la vostra attenzione su alcune parole che abbiamo ascoltato: "Ricevete lo Spirito Santo a chi perdonerete i peccati saranno perdonati a chi non li perdonerete non saranno perdonati", molti, forse tutti, abbiamo ascoltato molte volte che con queste parole Gesù istituisce il sacramento della Confessione, niente di più falso, la Confessione come noi lo conosciamo ha cominciato a esistere in qualche modo dopo l'anno 1000, tanti anni dopo che queste parole sono state scritte, con ogni probabilità dopo il 1500, dopo il Concilio di Trento, quindi certamente chi le ha scritte non le interpretava con il sacramento della Confessione, visto che per mille anni non s'è fatto, ma allora che senso hanno queste parole? Questo merita una riflessione, ma ci vorrebbe tanto tempo, devo fare degli sconti e andare di corsa.
Un passo indietro, vedete l'uomo ha pensato in qualche modo Dio a partire dai suoi bisogni, e uno dei bisogni dell'uomo è avere delle regole, delle leggi e ha pensato che queste leggi e queste regole fossero in qualche modo dettate da Dio e in ogni angolo della terra, compresa quella di Israele c'è stato qualcuno che ha detto: Dio ha dato queste leggi che bisogna osservare, disubbidire a queste leggi significa andare contro Dio e Dio è anche in grado di punire severamente per le mancanze contro la legge e gli uomini, proprio perché avevano un bisogno di leggi e queste leggi dovevano avere delle sanzioni, hanno spesso visto nelle disgrazie, nelle catastrofi la punizione di Dio per il peccato, per le mancanze contro Dio e quindi il bisogno di placare Dio, di qualcuno che intercedesse per chiedere perdono.
Ma che significa perdono? è difficile capire anche questo, significa che Dio dimentica che lo abbiamo offeso, che pone riparo, pone fine alle disgrazie, alle catastrofi, ce ne sono state tante, sono cose che abbiamo sentito anche ai nostri giorni, nostro Signore Gesù ha cercato di buttare via tutto questo, ma non c'è riuscito.
Ma allora queste parole che senso hanno? Vi leggo una parola simile a quella che abbiamo ascoltato: "In verità io vi dico - si trova nel Vangelo di Matteo - tutto quello che legherete sulla terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche in cielo", è simile a quello che diciamo ogni volta che recitiamo il Padre nostro: Padre rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, certo Gesù non ci ha insegnato: se vuoi che ti sia rimesso il debito va a confessarti dal prete, no, non se l'è mai sognato, a Lui importa che noi cerchiamo di andare d'accordo e di superare le difficoltà che abbiamo normalmente tra uomini e le offese che ci facciamo, credo che la cosa che più interessasse a Gesù è che vivessimo in pace, credo che anche secondo Lui la cosa più importante per noi uomini è la pace, allora ascoltate alcune parole che trovate nel Vangelo di Matteo: "Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono" non dice : se hai fatto del male al fratello, se il fratello ha qualche cosa contro di te, la riconciliazione è la cosa più importante.
Ancora leggiamo, sempre Matteo: "Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano" e aggiunge quello che vi dicevo prima: "In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo", vedete il messaggio di Gesù è chiarissimo: se riusciamo a riconciliarci anche il Signore è contento, se non riusciamo a riconciliarci è inutile che ci raccomandiamo ai preti o a qualcuno che ci perdoni, la pace, la riconciliazione è affidata a noi, fino ad un certo limite e questa è una cosa che la mia esperienza dice particolarmente importante: ci provo, ci riprovo, ci provo ancora e a volte è sempre peggio, allora sia per te come un pagano e un pubblicano, cioè lascia perdere, Gesù amava la vita, ma non voleva metterci pesi su cuore, ci affida il compito della riconciliazione, del cercare di metterci d'accordo, di superare le difficoltà, lo possiamo fare insieme, ci possiamo fare aiutare: se non ci riesci da solo chiama due o tre persone, dillo a tutta la comunità, rivolgiti a qualcuno, ma son cose che dobbiamo fare noi, non possiamo sperare di andare dal prete e lui ci assolve.
Ho passato tante, ma proprio tante, ore della mia vita in confessionale, qualche volta è utile perché si può togliere alla gente un po' di peso dal cuore, perché parlare fa sempre bene, ma ho detto tante volte: io ti assolvo dai tuoi peccati e non significa assolutamente nulla, vedete, se viene uno e mi dice: padre ho litigato con mia moglie, dica tra Avemarie, io ti assolvo dai tuoi peccati, due sono i casi o quello ha fatto pace con la moglie e che io l'assolvo non significa niente o non ha fatto pace e finché non fa pace non è assolto, quindi tutto dipende da noi, la storia mi ha liberato dalle confessioni, ormai non si confessa quasi più nessuno, penso che anche voi siate liberati ormai dalle confessioni, liberati dalle confessioni sì, ma non dal prendere sul serio il male, non dal desiderio di riconciliazione, di superare quello che non va, ma questo dipende da noi se ho fatto qualunque cosa di male e vado dal prete, lui dice io ti assolvo ma non significa nulla se il fatto non è superato e risolto, solo se ho fatto pace, se ho riparato il danno sono assolto.
Un tempo tutto era basato sulla paura del castigo, sulla paura di Dio, toglietela non è Dio che ci castiga, siamo noi uomini che facciamo danni, siamo noi che facciamo le guerre, siamo noi che ci odiamo, il Padreterno ci chiede solo di costruire la pace, di cercare di superare le difficoltà che abbiamo e questo non lo può risolvere nessuno al posto nostro, dobbiamo farlo noi, possiamo aiutarci, ma non c'è niente di magico, non c'è nessuno che possa dire: io ti assolvo, quello che legate voi sarà legato anche in cielo e quello che non sciogliete voi, non lo scioglie nessuno questo dice il Vangelo, purtroppo le parole sono state interpretate per dare potere ai preti, potere di assolvere, potere sulle coscienze e qualche volta questo potere è stato esercitato in maniera terribile, ho visto troppa gente soffrire per questo.
Poi c'è tutto il problema delle indulgenze che ha separato la Chiesa, un'immensa massa di sciocchezze, con le indulgenze il Signore ci cancella un po' di anni di purgatorio, il calendario stamattina diceva 2025, ricordatevelo non siamo nel 1200, c'è stata tanta gente che ha camminato, ha cercato, ci ha aiutato a capire, perché ancora nella Chiesa sentiamo dire: confessatevi, acquisite indulgenze, basta, non vi confessate, ma cercate la pace, cerchiamo la pace, amiamo la pace, questo ci ha detto Gesù, se la facciamo noi il Padre è contento, se non la facciamo noi Lui non la può fare.
Il Signore ci aiuti.
Disse a Pietro per la terza volta: "Mi vuoi bene?" III DOMENICA di PASQUA - 4 Maggio 2025
"Signore, tu sai tutto; sai che ti voglio bene" Giovanni 21, 1-19
La pagina che abbiamo letto è strana, sapete perché? Gli studiosi, mi sembra, sono tutti d'accordo che è stata aggiunta e diversi anni dopo al Vangelo di Giovanni, penso sappiate che il Vangelo di Giovanni è un po' diverso dagli altri tre, è stato scritto da una comunità che viveva piuttosto appartata, dei mistici, quasi dei contemplativi che hanno approfondito molto il messaggio cristiano, usando parole non condivise da tutti, forse una comunità che si era anche un po' allontanata dalle altre comunità cristiane e ad un certo punto sentono il bisogno, cosa che non succede per nessun altro Vangelo. di aggiungere un ultimo capitolo, se guardate il Vangelo di Giovanni vedrete che il capitolo ventesimo chiude il Vangelo e poi ce n'è un altro, quello che abbiamo letto, secondo gli studiosi esprime il desiderio di questa comunità, in qualche modo, di riconciliarsi, si sente il bisogno di unità, di stare insieme, non si può fare a meno Di Pietro, è vero che Pietro è colui che aveva rinnegato Gesù, forse le sue posizioni non sono del tutto condivise dagli altri e allora questi di Giovanni sentono il bisogno di aggiungere qualcosa al Vangelo e costruiscono il racconto che abbiamo ascoltato.
Un racconto lo sapete bene, niente di tutto quello che abbiamo letto è accaduto, sono racconti simbolici e prendono una storia che si trova anche negli altri Vangeli, era scritta da tempo la pesca straordinaria, si prendono tanti pesci, prima niente, poi dopo, sulla parola di Gesù, si trovano grandi pesci, questo è già tutto stato scritto, ma quello che aggiungono è la domanda, per tre volte, di Gesù: Pietro mi vuoi bene? quasi un far dire lui, che per tre volte, lo ricordate, nell'orto degli ulivi aveva detto di non conoscerlo, per tre volte: ti voglio bene e Pietro si sente dire per tre volte: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore, ha un ruolo Pietro, un ruolo che va accettato, che serve a mantenere l'unità della Chiesa, la fedeltà nella Chiesa è questo il messaggio che questa pagina del Vangelo vuole dare alla comunità cristiana.
Da questo prendo l'auspicio per il nuovo papato, il mio, voi cercate i vostri, il mio viene dalla lunga esperienza di prete, sono stato ordinato sacerdote nel 1961, ma vivevo già da tempo la vita della Chiesa e in questi lunghi anni ho visto diverse persone, molto onorate nella comunità cristiana che hanno vissuto per dividere la Chiesa, i loro nomi forse non vi dicono molto, ma se vi dico quello che hanno fatto forse qualcuno di voi ritrova un po' della sua esperienza: don Giussani, Comunione liberazione, Kiko Arguello, il movimento neocatecumenale, Chiara Lubich, i focolarini, Andrea Riccardi, la comunità di Sant'Egidio, quando avevo 12 13 anni ero un giovane aspirante dell'Azione cattolica e mi dava fastidio che ci fosse qualche contrasto con l'altra parrocchia con gli scout e dicevo che dobbiamo essere cristiani, riconoscerci solo in Gesù, perché ci dividiamo? quando era un giovane prete la divisione era al massimo tra preti giovani e preti vecchi, si radunavano i preti giovani, per conoscerci, parlare, oggi sono cambiate tante cose, trovate preti neocatecumenali, preti focolarini, preti di Sant'Egidio, qui ad Ostia quelli di Sant'Egidio non vanno a Messa in parrocchia ne hanno un per loro, ci sono parrocchie in cui contano solo i catecumeni, ecco il mio auspicio: che si possa ritrovare il senso dell'unità, siamo tutti alla ricerca di Gesù e questo senso dell'unità ha bisogno di una cosa essenziale: che all'interno della Chiesa tutti ci sentiamo liberi, sembrerebbe che ci sia contrasto tra la fedeltà, il sentirsi insieme e l'essere liberi, assolutamente no, per quello che ho capito è proprio perché non ci si sente liberi che si va a cercare qualche movimento, si pensa che loro abbiano la verità, no, tutti insieme, tutti discepoli di Gesù, alla ricerca di Lui, tutti ci sentiamo fratelli, ma ci sentiamo liberi di cercare, liberi di pensare, liberi di essere noi stessi, liberi e responsabili di pensare, di cercare Gesù, non ci facciamo condizionare da chi dice: adesso vi dico io come stanno le cose, questo è il mio auspicio per la Chiesa.
Permettetemi di aggiungere solo una piccola cosa, che voglio offrire alla vostra riflessione: questo succede anche nella nostra vita politica, quando ero giovane o eri comunista o eri democristiano, adesso ogni tanto esce fuori uno, magari un comico: io risolvo tutto, poi viene fuori un altro dalla Toscana o dal sud, non si capisce più niente e manca il senso della fedeltà, del sentirci insieme per cercare quello che è bene per tutti, dobbiamo essere capaci di pensare con la nostra testa e non affidarci all'ultimo parolaio, questo vale per la Chiesa, questo vale per l'Italia, conosco un po' la situazione italiana, il mondo è troppo grande per me, conosco un po' la Chiesa in questo paese, la sento molto molto divisa e forse per questo ormai è quasi in estinzione, speriamo di no, questo è il mio auspicio, ma forse è una speranza troppo grande.
Il Signore ci aiuti.
"Le mie pecore ascoltano la mia voce…" IV DOMENICA di PASQUA - 11 Maggio 2025
Giovanni 10,27-30
Avete ascoltato parole brevissime, io di parole sul pastore, sui pastori più che sul pastore, ne ho ascoltate tante, quando mi preparavo a fare il prete, perché mi dicevano che dovevo fare il pastore, come avete ascoltato qui dice che le pecore ascoltano la voce del pastore, è un'illusione che ho perso presto, bastano due o tre anni che fai il prete e ti accorgi che le pecore non ascoltano la voce del pastore, vanno dove vogliono e credono quello che gli pare, mi portavo dietro dall'infanzia che le pecore fossero animali un po' stupidi, che seguissero passivamente il pastore, ma avrei dovuto imparare qualcosa avendo anche l'esperienza di conoscerle un po', quando ero ragazzo con i miei cugini che avevano le pecore, andavo con loro e il pomeriggio bisognava cercarle, qualche volta stavano insieme, ma spesso vanno a cercare l'erba migliore e bisognava andare su e giù per la montagna e qualche volta bisognava addirittura avere un cane per farle tornare.
Una cosa che i pastori dovrebbero ben conoscere ed è l'augurio che faccio di cuore al Papa, anche perché mi sembra che alcune parole che ha detto possono lasciare qualche dubbio, che si renda conto che le pecore conoscono l'erba, sanno quale è l'erba buona e quale quella velenosa, il pastore non lo sa, la tentazione dei pastori, l'ho vista tante volte, è quella di credere di sapere e non ascoltare, ho ascoltato qualche Papa anche recentemente che diceva che il pastore deve sentire l'odore delle pecore, stargli vicino e mi sono domandato più volte quali pecore avesse frequentato, molto diverse da quelle che ho conosciuto io, quando sento dire ad un Papa, più volte, che l'aborto è un omicidio e il medico che lo pratica è un sicario, mi chiedo se ha mai guardato negli occhi una donna che ha abortito, a me è capitato più volte nel corso della mia lunga vita di prete, persone a volte disperate che avevano paura di essere punite nei figli che avevano, ho dovuto sempre cercare di dire: come può Dio punire i tuoi figli, perché tu hai fatto una cosa molto brutta, magari spinta dalla necessità, queste sono le pecore che ho incontrato..
Una cosa mi colpiva quando andavo con i miei cugini a seguire le pecore che loro le conoscevano tutte, le chiamavano pure per nome e chiedevo come facessero, a me sembravano tutte uguali, mi prendevano in giro, io venivo dalla città, mi dicevano che anche gli uomini sembrano uguali, ma hanno facce diverse, così le pecore, non solo le conoscevano tutte, ma si accorgevano subito quando una aveva qualche cosa che non andava, se una zoppica un po' di più, se non mangia abbastanza, se è malata, ecco auguriamo questo al nuovo Papa, che viene da lontano e che, diceva un amico prete, è stato sempre nei conventi e forse le pecore l'ha conosciute poco, speriamo di no, essendo stato dappertutto in giro per il mondo che le conosca e soprattutto auguriamogli di cuore che sappia ascoltare, guardare, capire chi è veramente malato, chi soffre, chi si porta dentro pesi che vanno sollevati questo è il vero pastore.
Soprattutto, ma riguarda anche voi, un po' dovete fare i pastori, perché avete figli, nipoti, amici, è bene che il pastore abbia come criterio fondamentale: il rendersi conto che non sa pienamente quello che giova alla pecora, è bene che sia molto attento che ascolti, che cerchi di capire, troppi pensano di sapere, basta che guardiate a ciò che succede in politica.
Quando si pensa alle pecore bisogna ricordarsi di un'altra cosa: il pastore con le pecore mangia, la ricotta, il formaggio, si veste con la loro lana e quando si deve far festa bisogna far fuori una pecora, quindi il pastore è anche tentato di sfruttare le pecore, la vita è complicata, ciascuno di noi ha in qualche modo il dovere di fare il pastore, perché abbiamo da curarci degli altri, di fratelli, di amici, di nipoti, di persone che conosciamo, tutti abbiamo delle persone di cui in qualche modo possiamo sentirci, se volete dirlo, pastori, custodi, è bene essere capaci di guardare, di accorgersi quando uno ha qualche bisogno, qualche problema, questo i pastori veri lo sanno fare, perché amano veramente le pecore, le conoscono, le rispettano, sanno di cosa hanno bisogno, ne sentono veramente l'odore, le sentono vicine e sanno che non conviene moltiplicare le parole, la cura delle pecore è fatta di cose molto concrete e a volte molto semplici e quindi questo è l'augurio che faccio al Papa che comincia i suoi passi: che sappia di non sapere, che ascolti e cerchi di rendersi conto dei bisogni veri della gente, impresa molto, molto difficile, ma glielo auguriamo di cuore, sperando che lo Spirito lo aiuti.
Il Signore ci aiuti.
"Vi do un comandamento nuovo: V DOMENICA di PASQUA - 18 Maggio 2025
che vi amiate gli uni gli altri". Giovanni 13,31-33a.34-35
Abbiamo ascoltato nel Vangelo di Giovanni il ricordo dell'ultima Cena, è l'ultimo incontro di Gesù con i suoi, almeno così appare nel Vangelo di Giovanni, lascia il segno: il pane spezzato e condiviso e come avete ascoltato un comandamento nuovo e possiamo domandarci che c'è di novità in questo comandamento, perché Gesù, qui siamo alla fine della vita, sembrerebbe aver cambiato l'antico comandamento, nel Vangelo sentite più volte ripetere, è una cosa anche curiosa su cui si possono fare altre riflessioni, il comandamento dell'amore che tutti conoscete: ama il prossimo tuo come te stesso, se leggete il Vangelo vedrete che questo comandamento una volta lo dice il rabbino e Gesù gli dice che ha detto bene e una volta invece lo dice Gesù e il rabbino conferma che ha detto bene, sembrano andare d'accordo, poi chissà perché ci siamo divisi se eravamo d'accordo su questo, non ci siamo divisi per questo, a volte ci portiamo dietro degli schemi mentali, a volte dei dogmi, vi dico una cosa, sì lasciatemela dire perché sono quelle cose che ti fanno soffrire, l'altro ieri il nuovo Papa ha detto ai diplomatici che bisogna difendere la famiglia basata sull'unione tra uomo e donna, un amico omosessuale m'ha mandato subito il messaggio: ecco non ci vuole bene nessuno, perché non ci rispettano, anche noi possiamo fare una famiglia, anche noi ci possiamo amare, siamo così, forse il Papa intendeva dire altre cose, ma c'è gente che soffre.
Vedete l'amore è complicato, io penso che amare significhi qualche cosa, ma la persona che incontro forse vuole essere amata in modo molto diverso, quando dico ama il prossimo tuo come te stesso al centro sono sempre io e invece dovrebbe essere l'altro, il Vangelo di Luca che su queste cose deve aver riflettuto molto aggiunge, la conoscete tutti, a questo precetto una parabola quella del Samaritano, il maestro della legge chiede a Gesù: che devo fare per avere la vita eterna Gesù gli dice: la legge la conosci e ci leggi il comandamento, il maestro della legge per giustificarsi chiede a Gesù: chi è il mio prossimo e Gesù racconta la parabola, c'è un uomo ferito sulla strada, passa il sacerdote non si ferma, passa il levita, l'uomo del tempio, non si ferma, finalmente arriva il Samaritano e Gesù si rivolge al rabbino e gli domanda chi è stato prossimo per lui, avete visto il giro: il rabbino domanda chi è il mio prossimo, Gesù gli chiede: chi è stato prossimo per lui, il centro non sono io, il centro è lui, se voglio amare devo guardare lui e non è semplice, perché per guardare lui, devo in qualche modo, come posso dire, uscire da me stesso, dimenticare me stesso, guardare l'altro, immedesimarmi nell'altro e Luca che secondo me in questa riflessione è geniale subito dopo il racconto del Samaritano mette un altro breve racconto quello di Marta e Maria, conoscete penso anche questo, Gesù va a casa c'è Marta che sta facendo le faccende e chiede a Gesù che Maria l'aiuti.
Ogni volta che si legge questo racconto, l'ho letto migliaia di volte, quando ci sono le donne di casa dicono sempre: qui i discorsi stanno a zero, se non c'è Marta non si mangia, hanno perfettamente ragione, ma il messaggio che Gesù vuole dare è un altro, dopo aver detto, nella parabola precedente, che amare è servire l'altro, a Marta che si dà da fare per il servizio dice: vieni qui, siediti e ci guardiamo negli occhi, è di fondamentale importanza, troppe volte la gente si dà da fare per gli altri, pensa di servire e non si ferma a chiedersi: l'altro di cosa ha bisogno, cosa vuole, quando faccio questo discorso mi viene sempre in mente qualcosa che mi diceva uno psicologo tanti, tanti anni fa, ci sono delle cose che mi porto dietro da tanto tempo, mi aveva detto: vengono da me dei padri di famiglia che mi portano i loro ragazzi che hanno dei problemi, spesso sono dei negozianti e dicono: faccio tutto per questo ragazzo, gli voglio un bene dell'anima, vivo solo per lui, lavoro dalla mattina alla sera, qualunque cosa mi siede gliela do, mi creda farei tutto per lui, darei la vita per questo ragazzo e lo psicologo aggiunge, io domando: sì, ma ti sei mai fermato ad ascoltarlo, a parlare con lui, continuano a dire: devo lavorare dalla mattina alla sera, mi sveglio presto, faccio tutto per mio figlio, ma ti sei mai fermato a parlare, ad ascoltare, a cercare di capire di cosa ha veramente bisogno e quelli mi ripetono che gli vogliono tanto bene, non basta voler bene, bisogna capire, ascoltare, sedersi, amare è una cosa a volte semplice, il Samaritano sapeva cosa bisognava fare, non aveva dubbi, c'è uno ferito bisogna dargli una mano, capire un ragazzo che cresce ci vuole tanta pazienza, tanta capacità di ascolto, anche tanta capacità di mettersi in dubbio, di non pensare di sapere tutto, di guardare, di ascoltare, anche di farsi consigliare.
Volevo dirvi soltanto una cosa: quando sentite parlare di amore mettete sempre un punto interrogativo, perché forse è la cosa più complicata che c'è e soprattutto mettete come primo principio il rispetto dell'altro, il cercare di capire l'altro, cosa ha dentro, di cosa ha bisogno, che situazione vive, cosa ha dietro le spalle. si tratta di capirsi e poi tenete sempre presente: l'amore vero non è fatto di sentimenti, ma di fare quello che è bene per l'altro e qualche volta non è affatto facile, ecco perché dobbiamo vivere cercando, guardando, ascoltando, rispettando, chiedendo qualche volta l'aiuto al Signore e ascoltando, con questo vorrei concludere, la parola che Gesù ha detto per ultima: amatevi come io ho amato voi e allora quando leggete il Vangelo chiedetevi: Gesù come ha amato, vedrete che a volte ha alzato la voce, gridato, a volte ha perdonato, a volte ha scombinato il modo di pensare di quelli che parlavano con Lui, quando credevano di sapere tutto, di sapere quali erano le regole e le leggi e poi soprattutto ricordatevi sempre che Gesù ha messo al centro l'uomo, quest'uomo è più importante di tutto, della legge, della religione, dei comandamenti, delle regole, dei principi, più importante di tutto è quest'uomo qui, con la sua realtà, con la sua povertà, a volte anche con il suo male, con i suoi peccati, vanno guardati e per quanto si può aiutarlo a superarli, ma bisogna amarlo, accettarlo così com'è, con la sua complessità, non è facile perché dobbiamo andare oltre noi stessi e siamo tutti tentati di dire: io sono al centro di tutto, c'è anche nel comandamento: ama il tuo prossimo come te stesso, no, ama il tuo prossimo come vuole amare essere amato o meglio ama il tuo prossimo cercando il bene del tuo prossimo, tu qualche volta non lo conosci.
Il Signore ci aiuti.
"Lo Spirito Santo che il Padre manderà VI DOMENICA di PASQUA - 25 Maggio 2025
nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa…" Giovanni 14,23-29
Uno dei problemi fondamentali del cammino cristiano è cercare di capire come possiamo comportarci alla luce di Gesù, di quello che Lui ha detto ed ha fatto, a volte non è semplice, non è stato semplice per i primi cristiani, avete afferrato, penso, qual è il problema che si sono trovati davanti nel momento in cui uscivano e sempre di più e in fretta, in un modo quasi inspiegabile si sono rapidamente diffusi in tutto il bacino del Mediterraneo, questi discepoli di Gesù si chiedevano: cosa possiamo fare con i Pagani, dobbiamo costringerli a circoncidersi?
La circoncisione è il segno di appartenenza al popolo d'Israele, ma Ebrei non si può diventare si nasce Ebrei e questo è un problema, non solo circoncisione, ma anche osservare tutte le regole rituali, ne avete ascoltato qualcuna: non sacrificare agli idoli, astenersi dal sangue, eccetera e c'è qualcuno, quelli che sono molto legati alla tradizione, alle regole, a quello che si trova scritto nell'antica Scrittura, che dice: se vogliono far parte del popolo di Dio debbono circoncidersi, debbono osservare tutte le regole stabilite da Mosè, altri invece dicevano: i Pagani non capiscono nemmeno il senso della circoncisione, non si sentono vincolati all'appartenenza ad un popolo particolare, si sentono cittadini del mondo, a loro interessa il messaggio, la parola che Gesù ha cercato di comunicarci, come si può risolvere il problema, alcuni legati alla tradizione ripetono che ci sono dei principi, delle leggi, delle regole, fra l'altro regole che riteniamo dettate da Dio, sono scritte nell'antica Scrittura, non possiamo non osservarle.
Non solo, hanno un argomento che per alcuni di loro è ancora più importante: Gesù non ha mai predicato ai Pagani, non si è mai posto questi problemi, Lui osservava tutte le regole, era un buon Ebreo, fedele alla tradizione, alle regole, seguire le regole è dunque fondamentale e gli altri dicevano: riflettiamo un po' insieme sulla vita di Gesù, quante volte camminando con lui abbiamo visto il suo sorriso quando, vi ricordate, avevamo da sbriciolare delle spighe per mangiare un po' di chicchi di grano, era un giorno di sabato e ci dicevano non si può, oppure Gesù ha guarito delle persone in giorno di sabato e i rabbini volevano cacciarlo dalla Sinagoga, oppure quando ci rimproveravano perché prima di mangiare non facevamo tutti i riti di purificazione e Gesù con un sorriso ci diceva che non sono cose importanti e soprattutto avete visto i suoi occhi severi quando queste regole impedivano di fare del bene, quando gli dicevano che non poteva guarire nel giorno di sabato, per Gesù al centro non c'è la legge, la regola, c'è l'uomo, quest'uomo qui, quindi se Gesù fosse qui con noi non avrebbe il minimo dubbio ad aprirsi ai Pagani, a parlare a tutti, Lui andava con tutti, lo rimproveravano perché andava con i pubblicani, con i peccatori, con le prostitute, con la gente di strada, a Lui interessava l'uomo non le regole, noi crediamo che spesso ubbidire alle regole ci faccia sentire sicuri, ci faccia sentire protetti, abbiamo bisogno di regole, di qualcuno che ci dica quello che dobbiamo fare e non ci sentiamo responsabili e liberi, Gesù voleva fare di noi uomini responsabili e liberi, capaci di guardare negli occhi i fratelli e di chiederci di cosa hanno bisogno, sono loro i nostri fratelli, ogni uomo che vive, soprattutto i più deboli, i più fragili, i bambini le uniche cose sacre del mondo, non è sacra la religione, non è sacro il parlare di Dio, non è sacra la preghiera, non sono sacre le leggi, non è sacra la Chiesa, l'unica cosa sacra è l'uomo: questo è il principio che Gesù ci ha dato in tutta la sua vita, nel Vangelo lo troviamo scritto quasi in ogni pagina, è il tema del sabato espresso in una frase precisa: non è l'uomo fatto per il sabato, il sabato è fatto per l'uomo, la legge, la tradizione, le regole sono fatte per l'uomo.
Non possiamo dire: ma fa Gesù non l'ha fatto, perché non si è trovato in quella situazione, non so come voi la pensate, ma sono assolutamente convinto, sono convinto di poche cose, ma su questo non ho il minimo dubbio: se Gesù fosse qui e gli dicessimo: Maestro sai cosa pensano molti nella Chiesa che siccome tu non hai chiamato nessuna donna ad avere un ministero non lo possiamo fare nemmeno noi, secondo me ci direbbe: ma che uomini siete, proprio scemi, del mio messaggio non avete capito le cose essenziali, prima di ogni tradizione, di ogni regola, c'è il rispetto dell'altro, il guardare negli occhi le persone, riconoscere che tutti hanno gli stessi diritti e non si può escludere nessuno.
Ma non è facile, concedetemi un altro momento, l'obiezione che vi sentirete sempre fare, me lo sono sentita fare infinite volte: se ti senti libero, se ti senti responsabile di scegliere, non ti accorgi che puoi sbagliarti e ingannare la gente, ma perché secondo voi posso sbagliarmi soltanto se faccio un passo avanti e non se ne faccio uno indietro, sì possiamo sbagliarci, ma questa è la nostra condizione, il mondo cambia, le situazioni in cui vivo sono le più diverse e devo sentirmi responsabile della mia vita e della vita del mio prossimo, mi sento libero e so che posso sbagliarmi, posso darvi soltanto, perché è quello che mi ha aiutato nella vita, due risposte due, indicazioni, chiamatele come volete: per sbagliare il meno possibile avete due possibilità: una, conservarvi un cuore gratuito, custodire il vostro cuore, la vostra mente, non cercate quello che vi fa comodo, non cercate quello che vi fa sentire migliori, non cercate quello che vi fa sentire buoni, cercate quello che è giusto, che migliora la vita, cercate quello che è bello, quello che è buono, non cercate il vostro comodo.
La seconda: cercate degli amici, delle persone che ritenete sapienti, che vi aiutino, se non sei solo ti senti più tranquillo, uno dei problemi che ho attraversato quando ero un giovane prete: Paolo sesto ha fatto l'enciclica Humanae vitae dove è scritto che la pillola anticoncezionale non si può usare, non è un farmaco come tutti gli altri, è contro natura, dicevamo, con qualcuno, che allora anche l'aspirina è contro natura, anche l'antibiotico è contro natura, non c'è niente di più naturale dei batteri, ma il Papa ha parlato, dobbiamo ubbidire e tu capivi che forse Gesù se fosse stato lì avrebbe dette tutt'altre cose, era capace di rispettare le donne, di guardare negli occhi, sapete cosa m'ha aiutato di più, le signore più brave che conoscevo, che venivano a fare le catechiste, ad aiutare in parrocchia, donne straordinarie, ne ricordo ancora qualcuna con grande affetto, dicevano: don Checco ma che possiamo fare o pigliamo la pillola o rischiamo l'aborto, il Papa può dire quello che gli pare, ma noi facciamo quello che ci sembra giusto e ci sentiamo tranquille e allora, vedete, pensavo che la pillola fosse un farmaco come tutti gli altri, che prendevo anch'io, qualche volta avevo mal di testa e non è contro natura e avevo persone che stimavo e la pensavano come me, ecco, vedete, sono problemi delicati, andare oltre le regole, oltre la legge non è semplice, si può sbagliare, ma non abbiamo alternative, altrimenti manchiamo di rispetto, non riusciamo a capire la gente, non riusciamo a cercare la pace, la giustizia, il bene, posso sbagliarmi, ma devo avere anche coraggio, devo sentirmi responsabile di me stesso e degli altri, di quello che vivo, dei figli, dei nipoti, delle persone che incontro, della società in cui vivo ed essere libero, libero, in questa Chiesa non ci hanno mai educati alla libertà, ci hanno sempre detto di ubbidire, di seguire le regole, le leggi, fa comodo, ti fa sentire sicuro, ma le conseguenze sono state Hitler, Mussolini, oggi in Palestina Netanyahu, in America Trump, in Russia Putin, è ora di finirla di ubbidire, siamo uomini liberi e responsabili, forse qualcuno di voi non è d'accordo, pensate sempre come vi pare, siete uomini liberi e responsabili, non ascoltate me, ascoltate Gesù, leggete il Vangelo, leggetelo tutto, perché bisogna leggerlo tutto per capire Gesù, come si comporterebbe e credetemi, se fosse qui al posto mio ci starebbe una donna, su questo non ho mai avuto dubbi.
Il Signore ci aiuti.
Mentre li benediceva, si staccò da ASCENSIONE del SIGNORE - 1 Giugno 2025
loro e veniva portato su, in cielo. Luca 24,46-53
Il fatto che abbiamo letto, il simbolo, non è un fatto, ci dice che Gesù si ritira nell'alto dei cieli e a noi è affidato il mondo, è una verità, una realtà che nel cammino della mia esperienza cristiana non è stato semplice comprendere, vivere e accettare, perché da quando ero bambino mi hanno sempre parlato della Provvidenza, nella mia camera c'era l'immagine di un ragazzino che attraversa un ponte e l'angioletto lo tiene per mano perché non corra pericoli, era molto diffusa forse l'ha vista anche qualcuno di voi e ogni volta che andavo in chiesa sentivo parlare di miracoli, di santi che confidavano nella Provvidenza, Dio custodice il mondo, venivo costantemente invitato e vengo ancora oggi invitato a pregare Dio perché il Papa guarisca, perché ci sia pace nel mondo, perché aumentino i cristiani, mi dicevano di confidare sempre nella presenza e nell'aiuto di Dio.
Mi sembra di aver capito che il messaggio dell'Antico e del Nuovo Testamento è radicalmente diverso, ma per noi non è semplice da accettare, se aprite l'antica Scrittura inizia con un racconto, è poesia, non si racconta un fatto, Dio crea il mondo in sette giorni, poi shabbat, si riposa e contempla il creato e sembra dire: ora sono affari vostri, il mondo è per voi, soprattutto voi uomini che avete la capacità di essere liberi e responsabili, a voi è affidata la custodia di questo mondo, non venite più a disturbarmi, voi potete godere di tutto, la vita è godimento, è festa, il mondo è stupendo godetevelo, ma non siete tutto, non siete Dio, voi siete creature tra creature, fratelli tra fratelli, non siete tutto, ma il mondo è vostro, affidato alla vostra responsabilità.
Oggi abbiamo ascoltato lo stesso discorso: Gesù è venuto, ha parlato, ha cercato di comunicarci i suoi sogni e adesso se ne va e come avete ascoltato ci invita a essere suoi testimoni, affida a noi la costruzione del Regno, è una parola che ripetiamo spesso, ma non capiamo, purtroppo a molti di noi questa parola non piace perché regni ormai non ce ne sono più, sostituitela con un'altra, a noi è affidato il mondo, il sogno di un mondo bello, felice, in cui ci sia la pienezza della vita, un mondo ricco, quando vi dicono che essere cristiani significa credere nella povertà, essere poveri fate pernacchie, ribellatevi Dio, ci ha affidato il mondo perché possiamo godere di tutto, ma tutti, perché siamo fratelli e non si può sopportare che c'è uno che gode tutto e un altro che non ha niente, quindi quando sentite parlare del Regno di Dio, non pensate all'aldilà, pensate a questa terra terra, pensate ai sogni di Gesù, Lui ci ha insegnato a sperare, a cercare, a sentirci responsabili di un mondo in cui ci sia la pienezza della vita, la pienezza del piacere, se sentite qualche prete condannare il piacere fate pernacchie, troppe molte il Cristianesimo è stato solo rinuncia, penitenze, sacrifici, per guadagnarci il premio in un'altra vita, no, a noi è affidata la custodia di questo mondo, la ricchezza di questo mondo, un mondo in cui ci sia pane e companatico per tutti, in cui ci sia cultura, ci sia poesia e soprattutto ci sia giustizia, ci sia condivisione, ci sia fraternità, si cammini insieme, voi direte: è un sogno lontano, è un sogno sì, ma questo sogno Gesù ha cercato di comunicarci, un sogno molto concreto, il Vangelo di Luca che quest'anno ci accompagna dice il Regno è già in mezzo a noi, non dobbiamo aspettare qualcosa di straordinario è qui, è affidato a noi.
Gesù cosa ci lascia? Lo avete sentito e lo sentiremo domenica prossima: il suo Spirito, noi questo Spirito abbiamo cercato di definirlo con precisione, non conviene definire quello che appartiene all'Oltre, quello che noi non possiamo comprendere interamente, vento, soffio, a volte è un soffio potente, a volte, soltanto un sussurro, Gesù, le sue parole che ci aprono gli occhi, ci illuminano, ci scaldano il cuore, vedete ad un ragazzo che mi dicesse: don Checco, ho letto questa pagina del Vangelo, un amico che mi ha parlato di queste cose, poi ho sentito che la parola di Gesù quasi mi diceva qualche cosa di importante, mi sono sentito spinto a fare qualche cosa di buono, gli direi: vedi tu parli così, quelli che hanno scritto il Vangelo parlano in un altro modo dicono: ecco lo Spirito di Gesù ha parlato in te, non pensavano ad una persona ben definita, credevano che quello che Gesù aveva detto in qualche modo rimane in noi, rimane qualche cosa, se non volete usare la parola antica: Spirito usate parole moderne, ma tenete vive in voi le parole di Gesù, il suo soffio, la sua spinta, questo ci ha lasciato Gesù, ma la responsabilità è nostra e noi siamo liberi, liberi nessuno può dirci quello che dobbiamo fare, dobbiamo cercarlo con passione, con pazienza, con coraggio, qualcuno di voi pensa, l'ho sentito dire tante volte, ma allora ci sentiamo più poveri, non abbiamo nessuno che ci aiuta, non abbiamo una maniglia a cui aggrapparci, sì, non avete santi a cui rivolgervi, non avete maniglie a cui aggrapparvi ma non sentite la straordinaria bellezza di Dio, di Gesù che ti dice: tu, tu sei un uomo libero, responsabile, sentiti grande, sentiti capace, metti tutta la tua passione nella vita, perché cerchi l'aiuto dall'alto, cercalo in te stesso e se vuoi cercare un aiuto, cercalo concreto in chi ti può dare la mano, in chi te la può stringere, non cercare miti, sogni, la vita è qualche cosa di concreto, ma soprattutto tu sentiti responsabile, Dio, Gesù si fidano di te, confidano in te, a te è affidato, per il tuo spazio, non sentirti responsabile di tutto, il mondo, la bellezza del mondo, la bontà del mondo, la ricchezza del mondo, fa tutto quello che puoi perché la vita sia bella, perché chi è intorno a te senta il piacere, bellezza di vivere e se qualcuno ha una lacrima sta vicino a lui e cerca per tutto quello che puoi di asciugare la sua lacrima, di fargli sentire la tua vicinanza, il tuo calore, perché purtroppo la vita non è sempre bella, a volte c'è il peso ed è bello, quando la vita diventa pesante, che ci sia qualcuno che ti si stringe vicino e ti da una mano, tutto questo è affidato a noi, solo a noi e quando pregate non chiedete che Gesù vi risolva i problemi, che qualche Santo vi risolva i problemi, non chiedete che Dio vi risolva i problemi, chiedete il soffio, il vento, la possibilità di capire cosa potete fare perché la vita sia più bella, perché il Regno di Dio, cioè i sogni di Dio si realizzino sulla terra, questa è la nostra grandezza, questa è la nostra responsabilità di uomini, non siamo poveri, siamo liberi e responsabili, a noi Dio ha donato e affidato questa vita, a noi chiede di renderla più bella che possiamo.
Il Signore ci aiuti.
Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre PENTECOSTE - 8 Giugno 2025
manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa… Atti 2, 1-11. Giovanni 14,15-26
Come vi dicevo la festa di Pentecoste forse è la festa più importante per la Chiesa, perché segna il suo inizio e meriterebbe discorsi alti, non sono proprio capace di farli, stamattina preferisco iniziare in maniera molto leggera, scherzando, qualche volta dallo scherzo si capisce di più, perché scherzare? Negli ultimi due mesi abbiamo ascoltato molto spesso parlare dello Spirito Santo, perché si doveva leggere il Papa, ci hanno detto che il Papa viene eletto dallo Spirito Santo, lo abbiamo sentito ripetere in varie salse, quando si legge la storia della Chiesa si notano spesso Papi molto discutibili e uno si domanda se lo Spirito Santo ne capisce poco, oppure c'è qualcosa che non va, noi cristiani moderni, seri, abbiamo dirazzato i Papi, siccome sono eletti dallo Spirito Santo, li facciamo santi, padre Dante, che dovrebbe essere un po' il nostro maestro, li pone tutti all'inferno chissà se aveva ragione, mi ritengo ormai da tempo uno dei cristiani più fortunati della storia perché io almeno un Papa degno di questo nome l'ho conosciuto, ma uno, volerne conoscere due è pretendere troppo, padre Dante non ne ha conosciuto nessuno e molti cristiani non ne hanno conosciuto nessuno.
Forse, a rifletterci con un po' di attenzione, lo Spirito Santo ha da dirci una cosa di fondamentale importanza: guardate bravi cristiani che la vita della Chiesa non dipende dal Papa, dipende da voi, ognuno di voi è responsabile della Chiesa o la fate voi o non c'è Papa che tenga e quello che vale per la Chiesa vale anche per lo stato, se potesse parlarci lo Spirito Santo ci direbbe: avete creduto che Mussolini fosse l'uomo della provvidenza, magari che l'avessi mandato io, l'Italia era vostra non di Mussolini e se s'è fatta la guerra è perché voi ci siete andati e avete pure applaudito quando l'ha dichiarata, lo stesso avrebbe da dire ai tedeschi parlando di Hitler, la vita della Germania, come oggi la vita dell'America o di Israele non dipende da Trump o da Netanyahu dipende dalla gente, lo Spirito non è un dono magico che risolve i nostri problemi, ci dona le persone giuste, è ricerca, è desiderio, è invocazione
Per dirvi delle cose un po' più serie magari rileggetevi il breve racconto che avete ascoltato della Pentecoste e coglietene i simboli avete sentito il vento impetuoso, immaginate questa gente chiusa in un ambiente angusto, impaurita e questo vento che spalanca le porte, fa sentire dentro il bisogno di libertà, di aria aperta, fresca, spesso il mondo ebraico era ossessionato dalle regole, dalle minuzie e questi hanno sentito il bisogno di aprirsi al mondo e poi avete visto delle fiammelle, simboli: il fuoco, la passione per il bene, per la vita e avete ascoltato il sogno di quel racconto, per loro è il sogno dello Spirito: che tanti uomini con lingue diverse potessero finalmente intendersi e capirsi.
Quando ero ragazzo mi dicevano: Pentecoste è l'opposto della torre di Babele, ricordate gli uomini avevano una lingua sola e Dio li ha dispersi e mi dicevano che adesso si ritrova una lingua sola, per carità, mai una lingua sola, qui non si ritorna alla lingua sola, guai ad avere una lingua sola, sono i tiranni che vogliono che si parli la stessa lingua, lo Spirito vuole lingue diverse, ma che si intendano, che ci sia il rispetto degli altri, avete sentito quanto il racconto di questi primi cristiani mette l'accento su questo, avete notato quanti popoli, quanta gente diversa, tutti sentono la loro lingua, lingue diverse, però si intendono, si capiscono, cercano la stessa libertà, gli stessi valori essenziali, questo è essere animati dallo Spirito, questo è avere dentro di sé il soffio che viene dall'alto, il soffio che porta il rispetto dell'altro: è diverso, parla un'altra lingua, ma lo sento fratello e posso stringergli la mano e camminare insieme, ecco il sogno di porte che si spalancano, di una vita libera, di aria fresca, non tante regole, non tante minuzie.
Forse qualcuno ha notato il quadro che è sotto l'altare, chi lo ha preparato ha messo al centro, tra i doni dello Spirito Santo, il timore di Dio, forse lo ritiene il più importante, guardatevi dal timore di Dio, cacciate ogni timore, aria libera, vento di libertà, speranza e fuoco, passione, passione per la vita, passione per gli altri e rispetto del diverso e la ricerca non di una lingua comune, non ci può essere una lingua comune, ma che con lingue diverse ci si intenda, ci si rispetti e si possa cercare quello che ci fa camminare insieme, che ci unisce, dove possiamo tenerci per mano, rispettandoci nelle nostre diversità e questo non vale solo per le grandi cose del mondo vale anche nel vivere in famiglia, nello stare insieme, nei rapporti con la gente più giovane, hanno lingue diverse i nostri ragazzi, ma qualche volta hanno dentro un bisogno di libertà, di vita e qualche volta invece questo bisogno si spegne e dovremmo essere capaci di rimettergli dentro un po' di fuoco, un po' di passione per la vita, tutto questo è ricerca, è desiderio, nessuno di noi pensi che lo Spirito ci è donato così come quando per il compleanno ci regalano un libro o un telefono, no, è un'altra cosa, è l'invito a sognare, a cercare, ad aprirsi al vento, al soffio dall'alto, alla luce, al fuoco che ci faccia capaci di una vita più libera, di una vita condivisa, nel rispetto di chi da noi è diverso, ma come noi cerca la giustizia e il bene, ce ne sono, ce ne sono intorno a noi, anche qui a Ostia, ne conosco parecchi, sarebbe bello che ci conoscessimo un po' di più e si potesse insieme cercare la giustizia e il bene, la bellezza della vita.
Lo Spirito ci guidi e ci aiuti.
"Quando verrà lui, lo Spirito di verità SANTISSIMA TRINITÀ -15 Giugno 2025
vi guiderà a tutta la verità…" Giovanni 16,12-15
Provo a tentare di comunicarvi quella che è stata una delle ricchezze della mia vita, la parola "mistero", che mi ha accompagnato e mi accompagna, provate a seguirmi come vi riesce, spero di riuscire a comunicarvi qualche cosa, ma sono cose che riguardano l'intimo della nostra realtà umana e quindi poi voi svilupperete, cercherete, forse troverete.
Non so se vi è capitato qualche volta di alzare gli occhi di notte, magari in un posto dove non ci sono troppe luci e si può vedere il cielo stellato, si ha la sensazione di qualche cosa di grande, non so se capita anche a voi, oggi quando alziamo gli occhi vediamo molto, ma quello che non vediamo è qualche cosa di infinito, ci arrivano, perché abbiamo spedito telescopi lassù, immagini straordinarie di un cielo infinito, per me è tutto un mistero, ma un mistero di luce e di bellezza, vedo qualche volta delle immagini di straordinarie bellezza e mi dico: chissà cosa c'è là, probabilmente tanti altri mondi in cui ci sono persone intelligenti, forse più di noi, forse sono capaci di fare un mondo migliore del nostro e di fronte a tutto questo per me c'è lo stupore, la meraviglia, il desiderio di conoscere, di sapere qualche cosa di quello che è infinitamente più grande di me, ma che che è pieno di bellezza di vita.
Ma qualche volta per me non c'è bisogno di andare tanto lontano, passeggio per strade di Ostia, io non amo il mare, vado, provate qualche volta ad andare che so al parco dello stagno e guardatevi intorno ci sono fiori di tutti i colori gialli, azzurri, rossi che spuntano dovunque, come spunta un fiore, chi l'ha portato lì, forse un uccello, forse il vento, la vita è piena di bellezza, ma come si evolve, come fa una pianta a crescere è la ricchezza della vita e qualche volta guardo passeggiando per strada l'asfalto si spacca perché un filo d'erba spunta, è la vita, la ricchezza della vita che vedo intorno e se andate un po' più in là nel bosco, non tanto in pineta che è artificiale, ma nella lecceta, è bellissima la lecceta al di là della Colombo e guardate gli alberi che crescono e hanno delle relazioni, comunicano, si intrecciano e ci sono i funghi che l'aiutano a crescere: tutto è mistero, è vita è ricchezza, che io non conosco, ma posso guardare, stupirmi e cercare di saperne un po' di più e mi arricchisce, chi se ne intende mi dice che guardando il bosco potrei imparare a vivere meglio, perché tutti gli alberi stanno insieme, fanno una comunità, comunicano, si aiutano, crescono insieme, si avvisano quando c'è qualche pericolo, è la ricchezza, la bellezza della vita, il mistero della vita.
Ma là dove il mistero diventa qualche cosa ancora di più profondo e quando guardo qualche persona che conosco, qui c'è qualcuno che conosco da quarant'anni, ma se mi domandate se lo conosco veramente devo dirvi che rimane sempre il fascino del mistero, può esserci sempre qualche cosa di nuovo, qualche cosa che stupisce, secondo voi una mamma, a parte quelle, ce ne sono in abbondanza, che hanno la sindrome dell'onnipotenza conosce veramente un figlio? cresce, cambia, ci vuole sempre l'occhio, spalancato, lo stupore, una persona, un figlio è sempre un mistero, è troppo grande per la nostra intelligenza, non posso mai conoscere fino in fondo, pensare di sapere tutto dell'altro, sapere veramente chi è e questo stupore, la convinzione che non sappiamo ce la dovremmo portare sempre con noi, nei rapporti non solo con i figli, ma anche con gli amici, il marito con la moglie, quando il mistero finisce direi che finisce l'amore, quando non c'è più sorpresa, quando pensi di sapere, tutto diventa noia e fastidio, quando non c'è più il guizzo di qualche cosa di nuovo, la vita rischia di spegnersi, la vita, tutta la vita è mistero, ma mistero perché è qualche cosa di bello, qualche cosa da cercare, perché c'è sempre qualche cosa di più.
C'è anche il rovescio della medaglia, c'è il mistero del male, forse il più terribile mistero della nostra esperienza di uomini, perché tanto male nel mondo, perché la guerra, perché gli uomini dopo tanti anni di ricerca, di civiltà non hanno ancora capito che la guerra fa male a tutti, a sé e agli altri e questo lo trovo anche dentro di me, queste cose le dicono anche i grandi: se leggete San Paolo o Sant'Agostino si chiedono: perché io vedo il bene e faccio il male, perché qualche volta sento che una cosa è giusta che non sono capace di farla? è il mistero del cuore dell'uomo, il mistero del male, della negatività, tutte cose da scoprire, da cercare e in questo caso da superare.
Il mistero del male è quello che più mi ha fatto, nella mia ricerca sul Vangelo, aprire gli occhi verso l'oltre, verso il mistero di Dio, perché, vedete, noi al male non sappiamo che rispondere con il male, se uno fa del male agli altri, noi facciamo del male a lui, se uno ruba lo mettiamo in galera, se uno uccide anche oggi c'è chi invoca la pena di morte, noi al male sappiamo rispondere solo facendo soffrire, chiudendo, incarcerando, legando, pensando così di risolvere il male, il Vangelo mi dice che Dio sogna che al male si può rispondere con la festa, solo con la festa, il figlio che ha sciupato tutto, che ha distrutto la sua vita, torna, si aspetta il castigo, pensa di non essere più trattato come un figlio e trova la festa, sembra qualche cosa di assurdo, per noi inconcepibile, poi ti guardi intorno e vedi che anche nelle nostre carceri e in molte carceri del mondo se c'è qualche cosa che muove il cuore dell'uomo, quando c'è un delinquente che ha sciupato e rovinato la sua vita e quella degli altri, incontra qualcuno che va lì con gratuità e offre un po' di festa: il teatro, la poesia, il canto, la bellezza della vita, un lavoro e soprattutto la gratuità: vengo qui per te, perché ti voglio essere amico, al male c'è chi ha il coraggio di rispondere non con altro male, non con la sofferenza, ma con il bene, l'amicizia, la bellezza della vita, la festa.
Ancora una parola oggi celebriamo il mistero della Trinità: Dio uno e trino, ci sono libri proprio grossi, tante parole, forse in parte inutili, però pensate che l'elaborazione di questo mistero si deve ad una convinzione profonda: non ci può essere solo uno, la vita è fatta di più, l'uno muore, bisogna essere almeno in tre, perché solo così può circolare la vita, ci può essere relazione, questo dice il mistero della Trinità non uno solo, ma tre e tre tra cui c'è circolazione di vita, c'è comunicazione e una di queste persone è l'amore che unisce le altre due, tutto questo ci dice qualche cosa che è fondamentale: nessuno di noi può essere solo, siamo in relazione, siamo più e la vita diventa ricca quando circola, quando ci parliamo, comunichiamo, soprattutto diventa meravigliosa quando è circolazione d'amore questo dice il mistero della Trinità, sembra una cosa tanto confusa eppure ti fa intuire che la vita, la pienezza della vita, non è mai l'uno, il solo, ci sono i diversi, il più e la vita che circola, questo è espresso in maniera stupenda in qualcuna delle icone con cui è stata rappresentata la Trinità, quella di Adrej Rublev è meravigliosa.
Non so se sono riuscito a comunicarvi qualche cosa di quello che è stata nella mia vita la ricchezza della parola "mistero", come ho cercato di comunicarvi la ritrovo quando alzo gli occhi, quando mi chino a guardare un fiore, quando incontro una persona, quando alzo gli occhi verso l'alto e cerco di intuire qualcosa, qualche volta mi dicono che devo credere a un dogma espresso in parole precise, no il mistero è oltre le parole, è qualche cosa che non posso mai pienamente capire, intuisco qualche cosa, ne sento la bellezza e soprattutto il desiderio di cercare ancora, c'è sempre un oltre, c'è sempre una bellezza superiore a tutto quello che io sono riuscito a intuire finora nella mia vita, c'è sempre un più nei miei rapporti con la natura, con gli altri, con l'oltre che è Dio, questo posso dire.
Il Signore ci aiuti.
è possibile ascoltare l'audio
https://drive.google.com/file/d/16c5awq5SD9r-cwob9mo1hVyhwnS7po0o/view?usp=drive
"Questo calice è la nuova SS. CORPO e SANGUE di CRISTO - 22 Giugno 2025
alleanza nel mio sangue" Prima ai Corinzi 11,23-26. Luca 9,11-17
Abbiamo ascoltato nella prima lettura, la lettera di Paolo, il primo racconto che abbiamo dell'ultima Cena, in cui Gesù lascia come avete ascoltato la memoria di sé, questa lettera è dell'anno 50, per motivi particolari ha una datazione piuttosto precisa, come avete ascoltato Paolo dice che ha ricevuto qualche cosa e adesso vuole ricordarla, perché Paolo che scrive da lontano vuole ricordare questa Cena? perché a Corinto quando si radunano per celebrare quella che noi chiamiamo l'Eucaristia, allora lo chiamavano la Cena del Signore, ognuno portava il suo sacchetto con qualche cosa da mangiare e come spesso succede tra gli uomini ci si divide e quelli un po' più benestanti, c'erano degli imprenditori, della gente abbastanza ricca, Corinto era una città piuttosto viva, stavano da una parte, mangiavano quello che si erano portati e altri invece, gente molto povera, non aveva quasi niente da mangiare, qualcuno dice Paolo, forse esagerando, mangiava e beveva in abbondanza fino a diventare ubriaco, altri avevano fame, le parole di Paolo se continuate a leggere questa lettera sono durissime dice ai cristiani di Corinto, ma con violenza: questa non è più la Cena del Signore, mangiate a casa vostra, perché venite qui a disprezzare la Chiesa di Dio, Paolo ha capito il senso profondo di questo gesto rituale, simbolico, un senso di condivisione, è il ritrovarsi insieme per condividere qualcosa e poi un pezzo di pane, a quel tempo non c'erano certo le ostie, si spezzava un pane, si condivideva come segno tra persone che cercano di vivere insieme, di condividere, di rispettarsi, di cercare insieme i valori della Parola che Gesù comunica, Paolo capisce che quel gesto che ha lasciato è proprio un segno di fraternità, di comunione e a Corinto non lo sanno vivere, le sue parole, ve lo ripeto potete leggerle facilmente nella Prima ai Corinzi, sono durissime.
Passa il tempo e nella comunità di Marco, perché credo che ai geni che hanno scritto il Vangelo di Marco noi dobbiamo il fatto che si sono chiesti: come possiamo fare un po' di catechismo sull'Eucaristia? A quel tempo il catechismo non lo facevano come abbiamo fatto noi con domandine e rispostine, in cui tutto sembra chiaro, era gente che si fidava del prossimo e offrivano spunti di riflessione e di pensiero e si sono inventati una storia, non so se voi tutti siete convinti, ma vi prego se non lo siete convincetevene: la moltiplicazione dei pani è storia totalmente inventata, è un catechismo, è un simbolo: c'è gente che ha fame, tanta fame, ma c'è soltanto qualcuno che ha cinque pani e due pesci, se li mettiamo insieme, se li condividiamo, si moltiplicano, si moltiplica la vita.
Mi ha colpito la riflessione che il professor Recalcati fa su questo racconto, dice che quando educava i suoi figlioli amava molto raccontar loro tutti i fatti straordinari dell'Antico e del Nuovo Testamento, ma la sua figlia Camilla, che è una scienziata, lo era da piccola, pare che lo sia anche da grande, diceva: non si può, non si può con cinque pani e due pesci sfamare 5000 persone, non si può, i numeri sono numeri, amava la scienza, la matematica Camilla e il papà cercava di dire: pensaci un po' Camilla quando ti trovi con le tue amiche insieme a giocare, magari lasciate ognuna il vostro telefonino, vi ritrovate insieme e, senza avere niente, giocate a :"facciamo finta che" e vi inventate una storia e condividete la vostra fantasia, non vi sentite felici, non sentite che la vita si moltiplica, diventa più bella, proprio perché condividete? Recalcati dice che Camilla continuava a dire: non si può con 5 pani sfamare 5000 persone, non si può, ma tu quando stai con le amiche ti senti contenta, senti che la vita si moltiplica, condividete, giocate insieme, fate festa, vi sentite meglio, la vita si è arricchita diventa più bella, chissà se Camilla che è rimasta una scienziata, sa che la vita può andare anche oltre i numeri, non ci sono solo i numeri, c'è anche la fantasia e la capacità di scoprire la bellezza della vita e che la vita si può moltiplicare, quando con quello che si ha, a volte piccole cose, si riesce a metterle insieme a costruire qualche cosa di bello, di straordinario.
Viviamo in un mondo che abbiamo basato tutto sulla tecnica, sempre più raffinata, più potente, sapete che la tecnica potente ci ha portato le bombe atomiche e ci portiamo dentro un po' di paura in questo periodo in cui se ne ricomincia a parlare e se ci convincessimo invece che con niente, soltanto scambiandosi un sorriso, dandoci una stretta di mano, sentendoci amici, condividendo qualche cosa, facendo insieme qualche cosa per far star meglio qualcuno, la vita si moltiplica, diventa più ricca, più bella, la vita non diventa più bella perché abbiamo più soldi, più potenza, perché sappiamo fare più cose, ma perché sappiamo veramente condividerle, farle in comunione con tutti.
Questo ci dice il gesto che Gesù ci ha lasciato: condividete la vita, mettete insieme quello che siete, quello che potete, fatelo ogni giorno tra di voi, marito, moglie con i figli condividete, spartite, sempre quello che avete senza aspettarvi di avere chissà che, fate quello che potete, mettete in comune, condividete questo è il senso dell'Eucaristia, così facevano il catechismo i primi Cristiani.
Nella nostra sciagurata tradizione, che è ancora terribilmente presente, ci hanno insegnato l'Eucaristia a forza de miracoli, ho scoperto che c'è un giovinetto che presto faranno santo, che ha fatto in internet una bella mostra sui più di 100 miracoli eucaristici che sono accaduti nel mondo.
Tutti conoscete quello del sacerdote che spezza l'Ostia, posso permettermi una domanda: c'è qualcuno di voi che quando era piccolo mangiando l'ostia aveva paura che gli si riempisse di sangue la bocca? la prima volta che me l'hanno detto mi sono veramente meravigliato, poi ho scoperto che sono parecchi, noi preti, non solo io, sappiamo poco dei ragazzini, ma se gli dico: guarda che quel prete non ci credeva e dall'Ostia è uscito sangue, qualcuno sveglio di cervello può immaginarlo, ho incontrato diversi a cui è accaduto, siamo proprio matti per dire che lì c'è il sangue, è solo un segno, un segno forte, noi lo condividiamo e diciamo che vogliamo condividere la vita, vogliamo mangiare lo stesso pane, vogliamo essere insieme, quasi una sola cosa e ci dirà tante cose diverse, quando sto a scuola o al lavoro o a casa, quando combatto coi nipoti, quando trovo una persona malata, ma la vita diventa più bella, più ricca, la sento più dolce se faccio qualcosa per qualcuno e qualcuno la fa per me, se si condivide la vita si moltiplica, se i bambini continuano a giocare ognuno col proprio telefonino non si divertono più, si inaridiscono, non trovano la bellezza di scambiarsi i sorrisi, anche di litigare, perché qualche volta è bello pure litigare, poi si fa pace, vi ricordate com'era bello far pace dopo una litigata, ma si sta insieme, la vita diventa bella ricca se fanno tutti così, ecco quello che dice l'Eucaristia, allora quando sentite parlare di miracoli, oppure quando sentite le infinite regole che bisognerebbe osservare, adesso spero che non le osserviate più e non vi confessiate, ho trovato nella mia esperienza personale e poi in tante persone che attraverso tante regole e attraverso tanti miracoli si perdeva il senso vero dell'Eucaristia: Gesù che dona la sua vita e ci invita a donare, a condividere, a camminare insieme.
Mi è capitato a volte di dire a qualche amico che poteva condividere con me questo segno, ma diceva: sai io non credo, per me è solo un pezzo di pane, però posso condividerlo come un segno di amicizia, se poi diceva anche che per lui Gesù è importante e ha detto cose giuste e belle, allora è un segno ancora più completo, anche se non è stato battezzato, non ha fatto la prima Comunione, la fa ora, è un segno di amicizia e di condivisione, abbiamo riempito la nostra fede di regole, di prodigi di miracoli, nel catechismo del Vangelo di Marco tutto questo è accuratamente previsto, ma ho già fatto tardi non posso prolungare, un'altra volta vi dirò che Marco ci dice di guardarci dal lievito dei Farisei e di Erode e cosa può significare, per ora si è fatto tardi.
Non me lo fate ripetere ogni volta, perché penso che poi vi annoiate, io dico quello che penso, voi pensate quello che vi pare, quello che sentite giusto pensare, però quando una persona parla con passione e anche con non poca sofferenza forse qualche riflessione può suscitarla, io questo posso fare, il resto ve lo fate da voi.
Il Signore ci aiuti.
"Beato te, Simone figlio di Giona"… SS. Pietro e Paolo - 29 giugno 2025
"Ho combattuto la buona battaglia, ho 2Timoteo 4, 6-8.17-18 - Matteo 16, 13-19
terminato la corsa, ho conservato la fede".
Oggi cerco di dirvi una cosa che penso da molto tempo, il Vangelo a Roma non lo hanno portato gli apostoli Pietro e Paolo e altri personaggi importanti che veneriamo magari come santi, ma tanta gente comune, ad un certo punto questo discorso è diventato importante nella mia vita, quando mi sono chiesto, e forse posso coinvolgervi perché ho conosciuto tanta gente, chi mi ha trasmesso il Vangelo, i Papi, i vescovi, i santi? Assolutamente no, il Vangelo, la conoscenza di Gesù, il seguire Lui, l'ho succhiato con il latte di mia mamma, è lei che mi ha trasmesso il fondamento del rapporto con Lui e poi dopo mia mamma e mio papà, tante altre persone, ho vissuto in parrocchia a Santa Maria in Trastevere, là ho fatto il catechista, il presidente dell'azione cattolica, di tutto e di più e ho incontrato tante persone che in qualche modo mi hanno testimoniato Gesù, me lo hanno testimoniato non con tante parole, ma con la vita, con la capacità di rispetto, di voler bene, di cercare la giustizia, i valori essenziali che Gesù ci aveva trasmesso, quei valori che poi ho ritrovato, per mia fortuna, nel Vangelo, li ho avuti trasmessi da tante persone, da bambini, da ragazzi, da persone anziane, quanti anziani ho conosciuto pieni di saggezza, col senso della vita, che ti comunicano quello che è veramente importante, tutto questo ti fa entrare in contatto con Gesù.
Se mi chiedete se ho conosciuti Papi e santi, certamente sì, sono nato quando c'era ancora Pio XI, poi Pio XII e diversi altri, se sono loro che mi hanno trasmesso la fede, posso dirvi che hanno fatto di tutto per cercare di farmela perdere, ma non ci son riusciti, sapete perché non ci sono riusciti, perché mia mamma era molto meglio di loro, perché le persone che ho incontrato mi testimoniavano veramente la fede non con tante parole, non facendo discorsi grandi, non imponendo il loro potere, ma cercando di trasmettere l'importanza del voler bene, del rispetto della vita, del camminare insieme e il desiderio di essere liberi, di vivere il rispetto dell'uomo fino in fondo, vedete mia mamma, fatemi rendere un omaggio a lei, voi rendetelo alle vostre mamme, ai vostri papà, alle persone che vi hanno aiutato ad essere credenti, lei diceva il Rosario, quando era anziana, tutto il giorno, per lei tutte le regole erano importanti, ma al di là di tutte le sue preghiere, di tutta la sua fede contavano le persone, ogni persona, il rispetto per te, per lei era assoluto anche se contrastava con le leggi della Chiesa, contava l'uomo, ogni uomo, questo è essere discepoli di Gesù.
Per me i Papi, i vescovi, le regole, le proibizioni hanno solo creato difficoltà, sono diventato prete nel 1961 e ho passato in confessionale migliaia di ore a combattere con la pillola anticoncezionale e forse avete tribolato pure voi, allora non sono i Papi, i vescovi che ci comunicano il Vangelo, il Papa precedente è stato elogiato da tutti perché alla gente piacciono le parole, tante belle parole, ma non ha fatto molto di concreto.
Ho portato un foglio perché vorrei che ascoltaste, forse per la prima volta, qualche nome dei cristiani a cui dobbiamo l'arrivo del Vangelo a Roma, li troviamo alla fine della lettera che Paolo scrive ai Cristiani di Roma e saluta e ci sono tante donne, vi leggo i nomi, così conoscete almeno i nomi di qualcuno tra i primi che hanno portato il Vangelo a Roma.
La prima che viene nominata non è una di loro, ma è piuttosto importante: Febe, il discorso sarebbe un po' più lungo, è lei che portava la lettera, Paolo forse non si fidava degli uomini, l'aveva affidata ad una donna, che è chiamata diaconessa, patrona della Chiesa di Cencre, un villaggio vicino a Corinto, dove stava Paolo che affida questa lettera a Febe, che la porti a Roma e la spieghi, perché forse quelli capiscono poco, ora vi leggo un po' di nomi: Prisca, Maria, Giunia, Trifena, Trifosa, Perside, Erme, Patroba, Giulia, la sorella di Nereo, chi sono queste persone? non lo sa nessuno, è gente comune e tanti come loro nel lungo cammino della storia hanno conservato la trasmissione del Vangelo e mi hanno fatto conoscere Gesù.
Poi io ho avuto una straordinaria fortuna, qualcuno di voi è testimone, ho conosciuto e amato il Vangelo, l'ho letto migliaia e migliaia di volte insieme con la gente, l'ho letto con ragazzi, con adulti, con persone molto anziane e tutti in qualche modo mi hanno comunicato la ricchezza e la bellezza del Vangelo, io l'ho amato appassionatamente e penso di conoscerlo abbastanza e mi dispiace molto quando vedo che è così poco conosciuto nel mondo, anche dai preti, spesso non sanno che cosa leggono quando aprono il Vangelo, molti di voi mi hanno che detto non è semplice leggere il Vangelo, lo so che non è semplice, ma basta un po' di attenzione per vedere la ricchezza dei simboli e allora si può sentire veramente quello che Gesù ha voluto comunicarci, certo è importante la Parola, ma soprattutto le persone, tante persone, anche parecchi di voi e quindi ecco il senso di questa mia predica grazie, grazie di tutto cuore ai cristiani di tutti i giorni come voi e fatemi ancora ringraziare mia mamma e mio papà e tante persone che ho conosciuto, loro mi hanno comunicato il Vangelo, ve lo ripeto i santi che ho conosciuto, i Papi che ho conosciuto, per la maggior parte hanno cercato di togliermi la fede, ce l'hanno messa tutta, ma non ci sono riusciti proprio perché queste persone hanno saputo mettermi in contatto con Gesù e il Vangelo mi ha ripetuto in ogni pagina di non aver paura e come Paolo posso dire, ormai come Paolo anch'io sono arrivato alla fine della mia corsa, ho conservato la fede, non per merito mio, ma per merito vostro e del Vangelo, grazie.
Il Signore ci aiuti.
In quel tempo, il Signore designò XIV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 6 Luglio 2025
altri settantadue discepoli e li inviò Luca10,1-12. 17-20
Come avete notato è una pagina molto complessa, ci vorrebbero ore per dire qualche cosa, non l'abbiamo, cercherò di darvi soltanto due o tre flash sperando che poi possiate rileggerla e magari intuire qualche cosa, facendo grande attenzione perché probabilmente le prime cose che capite sono sbagliate, bisogna ritornarci sopra.
La prima cosa che voglio dirvi è solo una piccola curiosità con cui ci siamo divertiti quest'anno, l'abbiamo scoperta per la prima volta, abbiamo letto il Vangelo migliaia di volte non avevamo mai capito perché 72 discepoli, coloro che hanno scritto il Vangelo sono tutti Ebrei e amano giocare con i numeri, 72 è un multiplo di 12, qui ci sono dei cristiani che ormai sono andati in giro per il mondo e comincia ad esserci qualche tensione nella Chiesa, i primi che hanno conosciuto Gesù pensano che ha mandato solo loro, qui si afferma che ci sono altri, molti, anche loro hanno conosciuto Gesù, anche a loro è affidata la missione, questa è una tensione che accompagna la Chiesa fino ad oggi: chi è inviato dal Signore ad essere testimone di Lui? Solo nel Vangelo di Luca troviamo questa pagina, potete verificarlo facilmente, sia nel Vangelo di Luca, sia negli altri due: Marco e Matteo trovate prima le stesse parole rivolte ai 12, loro sono stati i primi chiamati, ma ora parole simili, nel Vangelo di Luca un po' più lunghe, sono rivolte anche ai 72, questi dicono: non solo loro, anche noi, ma perché 72? bisogna moltiplicare 12 per sei fa 72, ma sei è un numero dell'imperfezione per gli Ebrei, sapete che il numero della perfezione è 7, sabato è il 7 e allora vogliono dire: sì altri 72 cioè altri sei volte 12, ma ci stanno pure loro, non possiamo dimenticarli, l'importante è che tutti testimoniamo Gesù, giochi con cui si divertivano quelli che hanno scritto il Vangelo, ma giochi simpatici perché c'è qualcuno che dice: ci siamo anche noi, sì, ma non vogliamo dimenticare loro, sono stati i primi, veniamo dopo, ma anche noi siamo responsabili di testimoniare Gesù, di portare la sua parola.
Altri due piccole lampi vorrei comunicarvi che fanno parte della mia esperienza, avete ascoltato tra i consigli rivolti ai discepoli: "Non passate di casa in casa" perché? se cerchi di annunciare il Vangelo la cosa migliore sarebbe passare di casa in casa, invece no, fermatevi, forse là si sta meglio no fermati, ho fatto fatica a capirlo, ma forse anche qualcuno di voi ha capito l'importanza di questo fermarsi, vedete sono diventato prete nel 61, ero giovane, nella prima parrocchia in cui sono andato mi sono fermato quattro anni, poi mi hanno spostato in un'altra, ma prima di me e dopo di me ogni viceparroco c'è stato sempre un anno solo, poi chiedeva di essere spostato, non capivo perché, poi ho sentito anche io questa tentazione e credo che sia una tentazione non solo dei preti, ma anche dei maestri, anche di chi si occupa dei ragazzi nello sport, in qualunque cosa, di chi si occupa degli altri: se qualcuno è un po' pesante, ti dà fastidio, ti rivolgi ad un altro, fermarsi radicarsi è particolarmente importante e nella Chiesa italiana abbiamo avuto un grande, straordinario, maestro Lorenzo Milani, lo hanno mandato lassù, non so se qualcuno di voi ha avuto la fortuna di andare a Barbiana sperduta sui monti, c'erano soltanto un po' di ragazzi figli di contadini, Marcellino era un bambino che non sapeva parlare e Milani ha passato ore e ore a insegnargli a parlare, c'è qui Sara che ha conosciuto Marcellino e si è fatta raccontare un po' delle storie, tutti gli amici, anche il suo padre spirituale, don Benzi, una persona straordinaria, consigliavano a Milani: chiedi che ti mandino via, non puoi stare lassù, tu sei una persona piena di vita, ha sempre detto: no, io sto qui, voglio bene a questi, non mi parlate di voler bene a tutti, ai cinesi, non conosco nessun cinese, voglio bene a questi e per questi do la mia vita, a questi do tutto quello che posso, facendone degli uomini e dei cristiani, radicato con loro per tutta la vita, radicarsi non è semplice, si ha sempre la tentazione di dire questo mi dà fastidio, quell'altro è meglio, se qualcuno tra voi ha insegnato sa che questa tentazione c'è anche a scuola, come dovunque ci si occupa degli altri, ecco perché è importante "non passate di casa in casa" ci ho messo parecchio tempo per capire, ma è una cosa particolarmente importante.
Un altro flash, rapidamente: "quando uscite scuotete la polvere dai piedi" stavamo ancora nella vecchia parrocchia Stella Maris, quella che è davanti all'ospedale, adesso è la parrocchia di San Nicola, ero un giovane prete pieno di zelo dicevo ad un amico che la Chiesa dovrebbe ritrovare il coraggio di scuotere la polvere dai piedi, di scomunicare, pensavo ai mafiosi, alle gravi ingiustizie che ci sono, don Giuseppe Marquez era un prete spagnolo venuto a Roma a studiare la storia, la conosceva bene, mi ha guardando e mi ha detto: "Ricordati Checco, hanno scomunicato sempre quelli sbagliati" è meglio non scomunicare, eppure penso che l'esigenza rimane, ma vedete la delicatezza: aveva perfettamente ragione don Giuseppe: hanno scomunicato sempre quelli sbagliati, la scomunica lasciatela perdere, ma il non avere niente a che spartire con la mafia, con le ingiustizie è qualche cosa che dobbiamo sempre sentire come una vera esigenza cristiana, quando vedete in televisione e capita ancora oggi delle processioni che si fermano di fronte alla casa del boss potete chiedervi: ma che fede è quella, ma in che crede questa gente, quando vedete, vescovi, cardinali, Papi anche, che benedicono dei criminali chiedetevi: perché non prendono le distanze, perché la Chiesa italiana, tedesca non hanno preso le distanze da Hitler, da Mussolini, perché nemmeno questi abbiamo saputo scomunicare. Poi ci sono le cose più quotidiane, i cristiani quando in un ufficio c'è corruzione, ci sono troppe raccomandazioni dovrebbero prendere le distanze, però attenzione c'è sempre il rischio, ricordatevi sempre don Giuseppe, il rischio di scomunicare quelli sbagliati, di prendersela con quelli sbagliati, conoscete la storia di questa povera Chiesa romana: hanno vietato il funerale in chiesa a Welbi e l'hanno fatto ai peggiori mafiosi, funerali sontuosi, quando diventeremo persone serie, quando impareremo a leggere il Vangelo? Provateci, mi fermo qui.
Per dare uno sguardo a tutto quello che c'è nel Vangelo di oggi ci vorrebbero un paio di giorni, allora fate da voi, perché il Signore vi ha dato la testa per pensare e non fermatevi, forse lo avete notato da quello che ho detto, alla prima lettura andate oltre, il Vangelo parla per simboli, chi lo ha scritto, ecco questo ci terrei che ve lo mettiate in mente, vi crede persone intelligenti, potete leggere e chiedervi cosa significa nella vostra vita, loro ci credevano e per questo non facevano discorsi semplici, ormai da anni sento vescovi, preti che parlano, parlano, parlano e tutti applaudono, belle parole, ma nessuna di queste parole aiuta a pensare, il Vangelo è diverso non dice parole belle, ma dure, difficili, faticose che vi chiedono: per favore usate il cervello e poi quando avete capito, usate il cuore e le mani, perché se vi fermate al cervello non avete capito niente, poi ci vogliono il cuore e le mani e qui viene il difficile.
Il Signore ci aiuti.
"Chi di questi tre ti sembra sia XV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 13 Luglio 2025
stato prossimo di colui che è Luca 10,25-37
caduto nelle mani dei briganti?"
Abbiamo ascoltato la parabola del buon Samaritano, notissima, cosa c'è di strano, di difficile sembrerebbe nulla, eppure potete cominciare a meravigliarvi che Gesù e il maestro della legge sono pienamente d'accordo, conoscono i due comandamenti, qui ci si ferma nel secondo: ama il prossimo tuo come te stesso, questo lo conoscete tutti vero, è una delle poche cose del Vangelo che i cristiani conoscono, tutto va bene, tutto sembra semplice, ma una prima domanda su cui non mi fermo: cosa significa amare se stessi, perché anche questo dice il comandamento, ci vogliamo bene secondo voi? uno psicologo potrebbe parlare per ore perché non è affatto semplice amare veramente se stessi.
Andiamo oltre: ama il prossimo tuo come te stesso, ma il mio prossimo quasi mai vuole essere amato come io mi amo, lui vuole essere amato come lui vuole, quindi il comandamento ama il prossimo tuo come te stesso sembra sbagliato, Gesù come risolve il problema? non so se avete notato il cuore di questa parabola, un cuore complesso, cerco di spiegarmi meglio che posso: il maestro della legge domanda: chi è il mio prossimo? Gesù racconta una parabola e alla fine fa un'altra domanda: chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di lui? vedete qui c'è il cambiamento fondamentale io sparisco, il centro diventa lui, ma posso sparire io, è difficile sparire, non so se qualcuno di voi ha letto qualche cosa del Buddismo, il problema principale di tutte le pratiche buddiste è far sparire l'io, una cosa quasi impossibile, lasciamo le cose complicate della filosofia, Gesù dice: non puoi essere tu il centro, tu, con le tue esigenze, i tuoi bisogni, con la tua realtà se vuoi capire il prossimo devi metterti nei suoi panni, come posso essere prossimo per lui, quindi il centro non sono più io, ma è lui e devo far sparire quello che io penso di lui, per cercare di capire: tu chi sei, di cosa hai bisogno, in questo caso è abbastanza semplice capire di cosa ha bisogno quel poveraccio ferito in mezzo alla strada e il Samaritano deve dimenticare di essere un estraneo, uno straniero, un nemico, in altri casi pensate a un ragazzo che cresce, ad un'adolescente: di cosa ha bisogno, qualche volta e quasi impossibile saperlo, ma tutto il mio sforzo dovrebbe essere quello di chiedermi: tu chi sei, di cosa hai bisogno, come posso amarti, come posso farti del bene, perché amare significa fare il bene per te, l'amore non è fatto di sentimenti, di affetti, di trasporti, è concreto, cerco di fare quello che posso per te, perché tu stia bene, perché tu cresca libero, felice, perché la tua vita sia piena e ricca e sana quindi il centro sei tu.
Ma c'è un altro problema che questa parabola mette in evidenza: io mi porto dietro una serie infinita di pregiudizi, c'è la mia educazione, ci sono i miei principi, c'è la mia religione, c'è la legge e tutto questo di fronte a te dovrebbe cedere, può cedere tutto, posso mettere da parte la mia religione, il mio credere, posso mettere da parte la legge? è un problema che forse qualcuno di voi, che ha conosciuto il mondo greco, conosce: Antigone, Creonte, quale legge è più importante? qui c'è il problema della legge, voi non lo avete notato, ma il sacerdote e il levita incontrano un uomo e se avete ascoltato quest'uomo perde sangue ed è mezzo morto, la legge dice che non possono avvicinarsi perché se toccano il sangue vengono contaminati, non possono fare servizio nel tempio, se l'uomo è morto e lo toccano sono contaminati, la legge è precisa, quella legge che nella prima Lettura avete sentito esaltare, se il sacerdote e il levita avessero incontrato il sommo sacerdote sarebbero stati rimproverati? No, sarebbero stati lodati, hanno osservato la legge, sono stati fedeli, hanno ubbidito con precisione alla legge, la legge bisogna sempre osservarla, è quello che Eichmann al processo, lo sapete ha sempre ripetuto: io ho osservato la legge, ho ubbidito alla legge e noi cristiani siamo stati sempre abituati all'ubbidienza, ad ubbidire al Papa.
Se il Papa dice: chi è divorziato e risposato non può fare la Comunione il prete deve ubbidire alla legge, se il Papa dice: chi commette un aborto è un'omicida il prete deve dirlo e quando mi trovo davanti ad un divorziato, mi posso dimenticare del Papa, mi posso dimenticare della mia legge? il Vangelo sembra dire sì, ma poi sono senza legge, faccio quello che mi pare? vedete quanto è complicata questa parabola: devo rinunciare a me stesso, devo rinunciare alla mia religione, alla mia legge per mettere al centro te, ma tu chi sei, fino a che punto ti conosco? ecco forse potrei concludere qui, fratelli miei, soltanto dicendo che la vita è complicata e sapere che cosa è giusto e che cosa è sbagliato non è semplice, non pensate che sia semplice, cerchiamo di non giudicare troppo, di ascoltarci, di cercare di capire e se vogliamo prendere il cuore di questa parabola cerchiamo, se non proprio di sparire, di mettere sempre al centro l'altro, chi è stato prossimo per lui? sono stato vicino, sono stato prossimo o se volete usare un'altra parola: ho aiutato, ho fatto qualcosa per questa persona, per questo anziano, per questo ragazzo, per questa persona in difficoltà, ho cercato di capirlo, ho cercato di mettere al centro lui, mi sono un po' dimenticato, ho rinunciato anche ai miei principi, a quello che pensavo di sapere, alla mia cultura per mettere lui al centro, se ho capito qualche cosa del Vangelo l'unica cosa sacra per Gesù è ogni uomo, quest'uomo qui, con i suoi problemi, la sua realtà e io per lui faccio quello che posso, sapendo che posso sbagliarmi, sapendo che sono un pover'uomo, che spesso non capisco chi è l'altro, di cosa ha veramente bisogno e posso cercare di farmi aiutare dai fratelli, da chi capisce qualcosa, sempre con uno spirito di semplicità, cercando di fare come posso il meglio per te, perché tu sei quello che a cui cerco di voler bene, qualche volta non so che significhi, ma cerco di voler bene a te.
Poi qualche volta mi devo ricordare che bisogna che mi riposi, perché devo voler bene pure a me e bisogna qualche volta riposarsi e magari girare gli occhi da un'altra parte perché altrimenti la vita ci schiaccia, la vita è complicata non la facciamo semplice.
Il Signore ci aiuti.
"Maria ha scelto la parte XVI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 20 Luglio 2025
migliore che non le sarà tolta" Luca 10,38-42
Ho detto il Vangelo di Luca centinaia di volte, con molte persone, molte casalinghe e il più delle volte c'è qualcuna che dice: "don Ché, qui le chiacchiere stanno a zero, se non c'è Marta non si mangia" ed ha perfettamente ragione, ma quelli di Luca erano gente seria, non hanno tenuto conto che i cristiani che venivano dopo erano un po' più scemi di loro e quindi avrebbero amato fare classifiche, chi è primo, chi è secondo, chi è più importante, chi meno e quindi non si sono accorti che hanno scritto che Maria ha scelto la parte migliore, quelli che hanno scritto il Vangelo di Luca vogliono sottolineare l'importanza della parola, su cui adesso cercherò di dirvi qualcosa, che forse può aiutarci a capire, ma non avevano nessuna intenzione di fare classifiche, di dire chi è meglio dell'altro, erano perfettamente convinti che tutti e maschi e femmine dobbiamo essere un po' Marta e un po' Maria, ma vogliono sottolineare una cosa particolarmente importante cioè la parola, la parola che permette non soltanto di fare per qualcuno, di impegnarsi per qualcuno, ma di essere con qualcuno, di star vicino a qualcuno.
La parola è importante perché soltanto attraverso la parola, l'ascolto, il dialogo posso capire di cosa l'altro ha bisogno, come posso essere a servizio, se non capisco rischio di fare quello che io penso giusto ma non lo aiuta, su questo ci siamo soffermati anche domenica scorsa: ama il prossimo tuo come te stesso, no devo capire come il mio prossimo vuole essere amato e quindi devo ascoltare, questo vale soprattutto quando ci si trova, che so, davanti a una persona anziana, ad un ragazzo che cresce, per capire come posso essere al suo servizio devo ascoltare, devo stare con lui, devo quasi mettermi nei suoi panni, per cercare di capire di cosa ha bisogno, cosa è importante per lui, tenete sempre presente che il racconto di Marta e Maria viene nel Vangelo subito dopo la parabola del Samaritano dove il servizio è essenziale, quindi che ci sia il servizio, che bisogna occuparsi degli altri è nel Vangelo la cosa più scontata, Gesù dice di sé stesso: non sono venuto per essere servito, ma per servire, qui si parla di qualche cosa d'altro, per servire bene è importante la parola, per capire di cosa ha bisogno l'altro, cosa posso fare per lui.
C'è un altro aspetto della parola che è importante nel servizio: è bene che l'altro mi senta vicino, senta un po' di tenerezza, di affetto, ve lo dico con un'esperienza che ho fatto, che forse aiuta a capire facilmente: sono stato in ospedale, un ospedale efficientissimo, tutti professionisti preparati, infermieri con i tablet, tutto ordinato, preciso, ma nessuno che diceva: buongiorno, come sta? una parola, poi mi sono trovato in un altro ospedale, più semplice, dovevano fare soltanto riabilitazione, dove invece ho trovato, come si può dire, la vicinanza, chi ti saluta la mattina, ti chiede: come sta? magari ti dice una battuta e ho scoperto quanto è prezioso che tu senta l'altro vicino, che ti dica qualche cosa, non so se sono riuscito a dirvi l'altro aspetto che mi sembra essenziale della parola, oltre la parola che m'aiuta a capire di cosa c'è bisogno, una parola che ti fa sentire vicino, ti fa sentire il mio affetto, la mia partecipazione al tuo problema alla tua sofferenza, qualche volta ci dimentichiamo di condire il nostro servizio, a volte frenetico, con la parola, con l'attenzione, con un sorriso, penso si capisca quello che voglio dire, forse quasi tutti ne abbiamo fatto esperienza.
C'è ancora un'altra parola che è l'oltre, per quelli che hanno scritto il Vangelo di Luca e per Gesù è cosa scontata, quello che un Ebreo che conosce la sua tradizione, che vive la sua tradizione trova nel sabato, il sabato è lo shabbat, il riposo, ma non significa soltanto: ci fermiamo e ci riposiamo, no è il momento in cui guardarmi intorno, ammirare la natura, incontrare gli altri, guardarli negli occhi scambiare parole e anche ascoltare una Parola oltre, la parola di Dio, cercare i valori essenziali questo per un Ebreo e anche per noi è importante, tutti i giorni dobbiamo correre, lavorare, fare, trafficare, ma poi è bene che ci fermiamo per parlare con noi stessi prima di tutto, per guardarci dentro, per ascoltarci, per chiederci cosa mi succede, a che punto sto e poi per parlare con chi mi sta intorno, e poi per guardare in alto, per cercare anche la Parola, che per chi crede viene dall'alto, la parola che noi troviamo nel Vangelo, che ci aiuta a scoprire l'essenza della vita, ecco quello che ci dice il Vangelo di oggi non che Marta è più importante di Maria o Maria più importante di Marta sono o tutte e due importanti, noi spesso pensiamo che sia importante Marta, che Marta sia indispensabile, spesso troviamo intorno a noi, forse sarà capitato anche voi, gente che è presa dal frenesia del lavoro, del servizio forse anche per far carriera, ma che non si ferma mai ad ascoltare, a parlare, a guardarsi intorno, a cercare i valori essenziali della vita, ecco perché forse il Vangelo di Luca dice che Maria ha scelto la parte non diciamo migliore, una parte importante, fondamentale del vivere, non basta fare, non basta darsi da fare, non basta trafficare, non basta lavorare, bisogna parlare, ascoltarsi, capirsi, stare vicino e cercare anche l'oltre, i valori essenziali questo mi pare ci dica il Vangelo di oggi, spero di aver comunicato quello che mi sembra di avere intuito, non credo che siano però cose troppo difficili, appartengono anche alla vostra esperienza.
Il Signore ci aiuti.
"Quanto più il Padre vostro XVII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 27 Luglio 2025
del cielo darà lo Spirito Santo Luca 11,1-13
a quelli che glielo chiedono"
Avrete notato in queste ultime parole lo straordinario sforzo che questa comunità ha fatto per comunicare il senso della preghiera: chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete e poi quell'immagine, non è dei nostri tempi, ma del loro sì: un padre che sta nel grande lettone di un tempo, con tutti i bambini intorno e uno fuori bussa, ha bisogno di un po' di pane e il padre non vuole alzarsi perché deve svegliare tutti i bambini, deve scavalcarli per andare ad aprire la porta, ma quello fuori bussa, se non si alzerà per buon volere, lo farà per non essere disturbato e poi i bambini si svegliano lo stesso, conviene alzarsi e andare a rispondere, se voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli quanto più il Padre celeste… ci aspetteremmo: vi darà quello che gli chiedete, no lo Spirito Santo e chi è?
Ho portato un foglio stamattina, che ho trovato, un po'per caso, nel sito più noto di commento al Vangelo che c'è in Italia, vi leggo queste parole: "Gesù invita innanzitutto a pregare, per qualsiasi richiesta, con fiducia ed assicura ad ognuno che tutte le preghiere sincere saranno esaudite", si può tradire in maniera più totale il Vangelo di oggi, non credo, eppure penso che nella maggior parte delle chiese d'Italia oggi si sentiranno questi discorsi: pregate perché il Signore vi esaudirà e quindi siccome viviamo questi drammi che non finiscono purtroppo, si sentiranno dire: pregate per la pace, pregate perché il Signore ci dia la pace, faccia finire le guerre, quando la finiremo, quando capiremo che questo significa trattare i cristiani da bambini.
Inviterei qualcuno di questi preti a venire con me una mattina al parco dello stagno e gli farò vedere non so se un figlio o una figlia di una cornacchia, ormai più grossa della madre, che continua ad andare lì a chiedere cibo, la cornacchia mamma ancora non si è stufata, ma fra poco lo farà, spero che il Padreterno non si stufi di sentirci ancora chiedergli qualcosa, ma quando volete crescere, quando vi sentirete responsabili di voi stessi, della vostra dignità di uomini, a voi è affidato il mondo, a voi affidata la pace, a voi affidata la giustizia, a te è affidata la dignità della tua vita e quello che puoi cercare nell'alto è soltanto la luce, il soffio dello Spirito, il vento della passione, non puoi pensare di avere un Padre che ti risolve i problemi.
Questo vale anche per noi, qui ci sono più nonni che padri, un padre non può risolvere i problemi dei figli, deve far crescere dei figli liberi, indipendenti, capaci, se continua a risolvergli lui i problemi non cresceranno mai, perché nella Chiesa non ci educano alla libertà, alla responsabilità, perché continuiamo a chiedere a Dio la pace, la guarigione dalle malattie, questo è compito nostro, compito di gente adulta, compito di gente responsabile, che si prende cura di sé stessi e del mondo e delle persone intorno, gente che ha il senso della fraternità, debbo preoccuparmi non soltanto per me ma anche degli altri e fare quello che posso, questo è il senso di questa straordinaria pagina del Vangelo, rileggetela, vedete che insistenza: bussate, vi sarà aperto, cercate, quale padre… e poi alla fine lo Spirito che è il soffio, il vento, è ricerca, è passione, è luce, è desiderio, è ricerca del senso della vita, delle cose essenziali, questo significa essere uomini che crescono, che si sentono liberi e responsabili, responsabili di sé, della propria dignità, responsabili degli altri.
Qui debbo, perché sento il peso della mia vecchiaia e lo sento anche in diverse persone che conosco, aggiungere una cosa: non fatevi però schiacciare dal male del mondo, oggi ne vediamo troppo e non possiamo fare niente, vedere i bambini che muoiono di fame è una cosa che ci devasta, ma non possiamo farci niente e allora, soprattutto chi ha i capelli bianchi, difendiamoci, mettiamo delle barriere e cerchiamo di rispondere magari moltiplicando quello che possiamo: un sorriso, una parola di speranza, cerchiamo di dirlo anche ai nostri ragazzi, di dare loro fiducia e speranza, perché noi vediamo troppo nel mondo in cui viviamo, quando ero bambino ho vissuto la guerra ed era terribile, ma io non vedevo niente, conoscevo solo quello che vedevo con i miei occhi, sentivo con le orecchie, quello che mi dicevano mio papà, mia mamma, ma anche loro non vedevano niente, non leggevano nemmeno giornali, ascoltavano un po' la radio, oggi invece anche i nostri bambini vedono tutto e dobbiamo difenderci.
La cosa importante è che tu ti senta responsabile di quello che puoi, sai che in questo mondo di male ce n'è tanto, ma non dare la responsabilità a Dio, non chiederti mai che c'entra Dio con il male del mondo, Dio ha affidato a noi il mondo, il libro della Genesi lo dice con chiarezza: ha lavorato per sette giorni e poi Shabbat, Dio si ferma: adesso ci siete voi, il mondo è vostro, siete voi che dovete crescere e sentirvi figli adulti e responsabili di questo mondo, non ve ne fate schiacciare però, il libro Qoelet vi direbbe godetevi tutte le piccole gioie che il mondo vi offre e cercate un fratello a cui poter dare il braccio, perché guai ad essere soli in questo mondo, ho parlato troppo, me ne rendo conto, volevo soltanto leggervi e rileggervi il Vangelo, fatelo da voi, questa pagina del Vangelo è preziosa, ma leggetela fino in fondo, perché in genere si legge trascurando l'ultima riga, non basta leggere solo una parte, bisogna leggerlo tutto, perché è un Vangelo prezioso, è un Vangelo che ci dà tutta la dignità di essere uomini, figli che crescono, che vogliono diventare adulti, che vogliono sentirsi responsabili e liberi, ma anche i figli sereni, che godono della vita e fanno quello che possono perché il mondo sia un po' migliore: questo è il vento dello Spirito.
Il Signore ci aiuti.
"Se uno viene a me e non XXIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 7 Settembre 2025
mi ama più di quanto ami Luca 14,25-33
suo padre, la madre…"
Abbiamo in questa pagina del Vangelo delle parole molto forti e dure: l'ultima, ci torneremo brevemente alla fine, dice: "chi non rinuncia a tutti i suoi averi non può essere mio discepolo", all'inizio invece accade una di quelle cose che vi dicevo, hanno cercato di addolcire la traduzione, nel Messalino che uso ancora, quello di prima del 2008, c'è la vecchia traduzione che è una traduzione letterale, suona così: "se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita non può essere mio discepolo" qualcuno incaricato di fare una nuova traduzione ha pensato che Gesù non può aver detto di odiare il padre e la madre e allora hanno addolcito, è saggio? secondo me assolutamente no, credo che oggi chi ascolterà la predica in molte chiese d'Italia sentirà molte sciocchezze sull'amare Dio più del padre e della madre.
Qui ci sono parole paradossali che vanno spiegate e per spiegare va capita una cosa importante, io ve l'ho fatto notare più volte però, il Vangelo usa spesso parole paradossali perché il loro è un linguaggio soprattutto orale, voi avete tutti tra le mani un foglietto con il Vangelo, quando si riunivano al tempo di Gesù nessuno aveva un foglietto, tutti dovevano ascoltare, tutti i maschi, le donne purtroppo no, ma i maschi ebrei tutti sapevano leggere, dovevano saper leggere, ma nessuno leggeva perché non c'erano i fogli su cui poter leggere e quindi tutto era affidato alla memoria e rimangono più facilmente nella memoria parole forti, che sconcertano, parole che pongono domande, che significa che devo odiare il padre e la madre per seguire Gesù?
La durezza, lo sconcerto di queste parole indicano qualche cosa di importante: siamo in una situazione drammatica i primi cristiani, quelli che hanno scritto il Vangelo la vivevano e molti cristiani l'hanno vissuta e ancora molti la vivono.
Qualche esempio può aiutarci a capire qualcosa, pensate ad un ragazza innamorata o ad una mamma che vuole difendere e salvare i suoi figli, che appartengono a famiglie mafiose, sono fatti che succedono, debbono rompere i legami con la mafia, mettetevi nei loro panni debbono rompere con tutta la loro famiglia e vedete che la forza di queste parole comincia a trovare senso, debbono quasi odiare la propria famiglia, non odiano il papà, la mamma, odiano la mafia per potersi liberare e mettono a rischio la propria vita, rischiano di essere ammazzate e ammazzate dai parenti e come sapete è successo purtroppo non pochissime volte, ecco il senso di queste parole, questi cristiani erano perseguitati, a volte chi voleva seguire Gesù doveva entrare in conflitto con i capi del popolo, con la propria famiglia, con quelli del loro ambiente, rompere con tutti e correre il rischio della vita, ecco perché si usano parole forti "chi non odia il padre la madre e la propria vita non può essere mio discepolo" occorre rompere, avere coraggio.
Un altro esempio potete leggerlo sui giornali: sembra ci siano sempre più dei riservisti Israeliani che non vogliono prendere le armi per combattere a Gaza, sono purtroppo troppo pochi, mettevi nei loro panni devono rompere con il loro governo, con il loro popolo, con tutti i fanatici che hanno intorno, con quelli che dicono che non sei più un vero Ebreo perché non combatti, capite cosa significa rompere, odiare.
Questo vi può sembrare che sia un fatto di persone eccezionali, no in questo paese lo hanno fatto tantissime persone, compreso mio papà che era una persona semplice, faceva il portiere in un palazzo a Trastevere e nel nostro palazzo c'erano degli Ebrei e lui avrebbe dovuto denunciarli, non l'ha fatto e una notte sono venuti quelli delle SS a bussare al portone perché aprisse e lui non ha aperto, ma la mattina dopo io dovevo andare a scuola, mi odiava mio papà? certo che no, avrebbe dato la vita per me, ma l'ha messa in pericolo e come lui hanno fatto migliaia di altre persone in questo paese, il settanta per cento degli Ebrei italiani si sono salvati perché dei nostri concittadini con semplicità sapevano che non potevano denunciarli, che dovevano difenderli e mettevano a rischio la propria vita, la vita dei propri figli e lo facevano con la semplicità con cui l'ha fatto mio papà, non aveva dubbi che il suo dovere era quello, certo non mi odiava, ma sapeva che metteva a rischio la mia vita, la vita delle mie sorelle, di mia madre, la sua vita e molti, sapete, l'hanno persa, ma molti hanno salvato gli altri, ecco il senso di queste parole, allora capite perché usano parole forti, siamo in situazioni drammatiche e devi capire il dramma e devi anche capire chi non ce la fa, perché mettere a rischio la propria vita e quella dei figli non è semplice, questo è il messaggio del Vangelo.
C'è un'altra parola forte: "chi non rinuncia a tutti i suoi averi non può essere mio discepolo" qui forse quelli di Luca esaltano la povertà? No, quelli di Luca non sono mica matti, i matti esaltano la povertà, quelli di Luca erano poveri, ma sapevano, proprio perché ne erano vittime, che quello che rovina la vita dell'uomo e l'arraffare il denaro, volerne sempre di più, sfruttare gli altri ecco perché dicono che non si devono mettere al centro della vita i soldi, perché se al centro della vita ci sono i soldi, il potere, la vita si sciupa e loro lo soffrivano, chi esalta la povertà, fatemelo dire o non è mai stato povero o vuole solo levarvi i soldi, sapete chi sono espertissimi in questo i Francescani, non sanno far altro che far soldi, ma predicano la povertà, se ne volete testimonianza girate l'Italia, trovate dappertutto conventi francescani e un tempo avevano tutti i terreni intorno e i poveracci lavoravano per loro, se qualcuno di voi è acculturato legga la Cronica di fra Salimbene da Parma per vedere come 50 anni dopo la morte di Francesco i Francescani erano una multinazionale ricchissima, possedevano mezza Europa, ma in nome della santa povertà, quelli che hanno scritto il Vangelo erano persone serie sapevano che seguire Gesù significa cercare la giustizia, il bene, il bene degli altri, sapere amare e qualche volta amare, difendere la vita, difendere gli altri significa mettere a rischio la vita dei propri figli, la propria, perché ci sia vita per tutti, ci sia bene per tutti.
Vi ho dato degli esempi, ho detto delle cattiverie, censurate, però cercate nel Vangelo l'essenziale e quando trovate nel Vangelo parole dure non addolcitele, cercate di capire che sono dure perché c'è un problema drammatico e anche oggi, anche qui in Italia, c'è chi per la giustizia, pensate a certi giudici, ci ha rimesso la vita, lo sappiamo hanno dovuto mettere a rischio la propria vita, la vita delle proprie donne, dei propri figli per la giustizia e anche nei posti di lavoro c'è gente che per rimanere onesta deve qualche volta rischiare di perdere il posto e mettere in difficoltà la propria famiglia, se uno vuole essere giusto qualche volta deve avere il coraggio di vivere situazioni drammatiche, questo ci dice il Vangelo di oggi, non si può addolcire, non si può rendere più facile la vita, qualche volta è complicata, molte volte per fortuna no, per me per esempio in questo momento, vecchio come sono non è così, non devo mettere a rischio la vita di nessuno e nemmeno la mia e cosi è per molti di voi, speriamo che continui così.
Il Signore ci aiuti.
"Come Mosè innalzò il serpente nel ESALTAZIONE DELLA CROCE - 14 Settembre 2025
deserto, così bisogna che sia innalzato Giovanni 4,13-17
il Figlio dell’uomo
Abbiamo ascoltato due testi molto lontani tra loro, ma insieme ci aiutano a comprendere qualche cosa di importante, diamo uno sguardo al primo testo che abbiamo ascoltato, è chiaramente, penso sia chiaro per voi, non il racconto di un fatto, ma un racconto simbolico: siamo nel cammino tra l'Egitto e la terra promessa nel deserto, è la storia fondamentale della tradizione ebraica e dovrebbe esserlo anche per la nostra e, come avete ascoltato, c'è il problema che ritrovate quasi in ogni pagina di questo libro: il popolo è stanco, non vuole andare avanti, si lamenta contro Dio e Mosè anche della manna, il grande dono che scende dal cielo di cui si erano rallegrati ora ne sono nauseati, vorrebbero essere ancora in Egitto, ma l'Egitto è la schiavitù, l'oppressione, la violenza, in questo racconto è espressa tutta la fatica del cammino verso la libertà e espressa in modo drammatico: non voler andare avanti, non conservare la speranza è considerata una colpa così grave che merita il castigo e la morte, arrivano serpenti velenosi, ma c'è ancora una speranza di salvezza, che come penso molti di voi sanno è presa da tante immagini che si trovano in tutto il mondo, anche quando andate in farmacia trovate il serpente arrotolato al palo, è diventato un simbolo della medicina.
In questo racconto, ripeto un simbolo, abbiamo una colpa, la punizione e poi la salvezza affidata al serpente innalzato, i primi cristiani si trovano davanti ad un problema estremamente drammatico: la croce, è scritto chiaramente nella Bibbia che l'uomo appeso alla croce è maledetto, ma adesso appeso sulla croce c'è Lui, il Maestro che hanno seguito, da cui sono stati incantati, molti di loro hanno sentito la vita riempirsi di sogno, di desiderio, di vita e adesso è stato punito, ma Lui è innocente e allora ecco che ritorna il ricordo di questo palo col serpente intorno, come è stato innalzato il serpente così deve essere innalzato Lui per salvare noi, sta lì per i nostri peccati, espia i nostri peccati, ecco la mentalità del tempo che ritrovate nel parlare della Croce anche oggi, il peccato, il male si devono espiare, se è un peccato grave si espia con la morte, in questo caso però è la morte del giusto e allora e allora Lui espia i nostri peccati.
Non solo espiazione anche salvezza, ci dà la possibilità di essere salvati, come possiamo partecipare al sacrificio di Cristo, come possiamo essere salvati dalla sua morte, dal suo sangue? Con il Battesimo che ci libera dal peccato, dovrebbero allora tutti battezzati, compresi noi, essere persone libere dal peccato, molti di voi li conosco so che siete buoni ma se mi dite che tutti i cristiani sono buoni posso solo sorridere. Possiamo allora ancora pensare che quella croce è un sacrificio espiatorio che ci libera dal peccato, cosa significa ci libera dal peccato se io e molti di noi ancora l'abbiamo, ancora facciamo degli sbagli, forse dobbiamo cominciare a dire che abbiamo fatto delle scorciatoie, abbiamo pensato che ci sia un sistema per cui faccio un gesto, un rito e ottengo salvezza e Dio mi libera dal male, dal peccato, questo vale per il Battesimo, per la Confessione, per l'Eucarestia, ma forse conviene ripensare tutto questo.
Quando guardate il Crocefisso lasciate le tante cose che abbiamo imparato al Catechismo e guardate due cose soltanto: la terribile realtà dell'uomo, gli uomini hanno avuto il coraggio di inchiodare altri uomini su una croce e lasciarli morire lì, pensate a una delle immagini della croce più terribili della storia, almeno 6000 di crocefissi dopo la rivolta di Spartaco sulla via da Roma a Capua, una scena terribile, questo è il male del mondo, un male reale, concreto non possiamo sperare che vado dal prete ne dà l'assoluzione, cancella tutto il male, è una cosa seria dura, terribile il male, l'altra cosa che potete guardare è che su quella croce c'è il Giusto, per noi che siamo credenti la presenza di Dio, ma non è onnipotente, non può cancellare il male del mondo, non può, non è onnipotente, cancellare il male del mondo è affidato a noi, al nostro coraggio di uomini, lì troviamo l'amore di un uomo che ha saputo vivere con coraggio e fedeltà, possiamo trovare intorno a quella croce un'infinità di uomini che hanno avuto il coraggio di amare, io sono stato fortunato nella vita, ma penso che lo siate state tutti voi, abbiamo conosciuto tante persone che hanno saputo amare, persone buone, persone che a volte hanno messo anche a rischio la propria vita con semplicità perché volevano bene, abbiamo conosciuto mamme che si sacrificavano per i bambini, abbiamo conosciuto insegnanti che sudavano per fare il meglio per i ragazzi che loro affidati, abbiamo conosciuto tanti giusti, quello che salva il mondo è il coraggio del giusto, non abbiamo scorciatoie non abbiamo la possibilità che al Papa, al vescovo, al prete è affidato il compito di distribuire i meriti di Gesù, non ci sono meriti, c'è solo la realtà di chi ha saputo amare e la risposta al male del mondo può essere una sola: l'amore, il servizio il dono, il condividere, il fare quello che si può perché si vada oltre il male, perché non si accetti il male, la sofferenza, il dolore anche vicino a noi, nella vita di ogni giorno.
Quando guardate la televisione, che purtroppo vi fa vedere tutto il male del mondo, guardatevi intorno se c'è una lacrima che potete asciugare o meglio se c'è qualcuno a cui potete fare un sorriso, a cui potete dare un momento di gioia e di piacere, perché questo è l'unico modo per rispondere al male, ogni volta che vi spaventate, che vi dicono di pregare per la pace, per quelli di Gaza, non pregate, non serve a niente, Dio non ha mai fatto la pace, la possiamo fare solo noi, quindi quando sentite l'invito pregare voi guardatevi intorno e se potete fare una bella tazza di tè per un'amica che viene a trovarvi fatela meglio che potete, se potete andare a ballare per fare un po' di festa andate a ballare, se potete giocare una bella partita a burraco giocate a burraco, fate felice qualcuno, se c'è qualcuno che ha un peso e potete ascoltarlo, ascoltatelo, ecco questo è il modo per rispondere al male del mondo, non gridate, non alzate la voce troppi lo fanno, sono meglio i gesti concreti, semplici, forse qualcuno di voi non è d'accordo, non ha importanza, io dico quello che penso voi pensate come volete, ma quando sentite parlare della Croce togliete anche l'esaltazione della sofferenza, del dolore, sciocchezze si può esaltare soltanto il piacere, la gioia, il volersi bene, non si può esaltare il soffrire, è sempre una cosa brutta anche se qualche volta necessaria per fare il bene ,ma è sempre brutta, allora ciascuno di noi faccia quello che può.
Il Signore ci aiuti.
Il padrone lodò XXV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 21 Settembre 2025
quell'amministratore Luca 16,1-13
disonesto perché aveva
agito con scaltrezza.
Avete certo notato tutti la complessità di questa pagina del Vangelo, la stranezza del padrone che loda l'amministratore disonesto perché ha agito con scaltrezza, cerchiamo di capire, è la mia interpretazione, poi cercherete anche la vostra, con attenzione, per quello che ho capito io il cuore di questa parabola è una piccola frase "fatevi degli amici con la ricchezza disonesta perché poi essi vi accolgano nelle dimore eterne", possiamo interpretare: "dateci un po' di soldi, fateci un po' di elemosina" questo è il tema centrale di questa pagina del Vangelo, adesso debbo giustificare.
Qui è necessaria una piccola premessa, voi penso ormai sappiate, mi dispiacerebbe molto il contrario, che quello che leggiamo non sono parole di Gesù, sono state scritte diversi anni dopo, è quello che scrivono e pensano i cristiani della comunità del Vangelo di Luca, sappiamo da tutto il Vangelo che tra loro ci sono molti poveri ed è un problema che deve andare avanti da molti anni perché lo troviamo già nelle lettere di Paolo, scritte una trentina almeno di anni prima, quelli di Luca sono discepoli di Paolo, in questa comunità ci sono delle persone benestanti, ricche e ci sono dei poveracci, la maggior parte sono povera gente e cercano di dire a questi ricchi che diano almeno un po' di elemosina.
Cercano anche di giustificare questa richiesta e lo fanno a richiamando quelli che secondo loro sono i principi che Gesù ha testimoniato: qual è il rapporto con il denaro che deve avere un buon cristiano? per quelli di Luca non ci possono essere dubbi loro si sono sentiti ripetere tante volte la storia che oggi i cristiani conoscono poco, spero che voi la conosciate bene: quella dell'uomo che ha dentro una legione di diavoli, circa 2000, Gesù li caccia, vanno nei maiali, che poi vanno a finire nel lago, si perdono i maiali, si perde un sacco di denaro se si perdono 2000 maiali, arrivano i padroni dei maiali vedono l'uomo, sano, guarito, pacifico, prima era un violento, distruggeva tutto e hanno paura, hanno paura dell'uomo sano perché è costato i maiali e pregano Gesù di andarsene, i cristiani di Luca sanno bene, lo hanno sentito ripetere tante volte, spero però che lo sappiate anche voi, che se si preferiscono i maiali, cioè se si preferiscono i soldi, il potere, la forza, la ricchezza all'uomo sano non si ha niente a che spartire con Gesù e soprattutto si devasta il mondo, muoiono i bambini, si distrugge la vita.
Bisogna preferire l'uomo sano ai maiali, questo sanno bene i cristiani di Luca, ma per mantenere l'uomo sano la prima cosa è che possa mangiare, molti di loro non hanno da mangiare e devono convincere quelli che hanno soldi in abbondanza, ci sono dei ricchi, a dare un po' di elemosina non sanno dire molto altro, ma avete visto, aggiungono che la ricchezza è disonesta, ma potreste domandare: perché dite che è disonesta se poi cercate soldi, secondo loro la ricchezza è disonesta quando impedisce che ci sia l'uomo sano, quando c'è chi ne ha tanta e chi non ha niente, questo è disonesto, aggiungono che la ricchezza è di poco conto perché quello che conta è la sanità dell'uomo, è lo star bene, il vivere in pace, l'amicizia, quindi ti preoccupi di cose di poco conto se cerchi di fare soldi il più possibile e non ti preoccupi della pace, dello stare insieme, del bene comune, queste le cose importanti di cui ti dovresti preoccupare e poi la ricchezza che pensi di possedere non è tua è degli altri, se rileggete si parla di ricchezza altrui, perché Dio ha dato la terra per tutti e non è giusto che qualcuno si pigli molto e altri abbiano fame, questi bravi cristiani hanno questi principi e adesso li ricordano a quelli che hanno soldi perché si rendano conto che sono dei cristiani e diano qualcosa.
E fanno presente un altro dei principi fondamentali che Gesù ha cercato di trasmettere loro e che si ritrova in quasi tutto il Vangelo di Luca: dovete imparare a leggere il tempo, a capire quello che succede e per far questo, come avete sentito, portano un esempio stranissimo quello di un disonesto che ha rubato per tutta la vita, adesso il padrone se n'è accorto lo vuole cacciare e pensa, per assicurarsi la vecchiaia, di fare un po' di traffici, a questo in Italia siamo abituati, forse è un po' ingenuo questo signore che pensa che poi tutti lo accoglieranno in casa, ma la cosa che sorprende in questo Vangelo è che il padrone lo loda, ma se leggete di nuovo vedrete che si parla sempre di disonesti e quelli di Luca vogliono dire ai loro ricchi: vedete quello cerca soldi, vuole soldi, per lui sono importanti solo i soldi e sa trovare il modo di averli, voi che siete figli della luce imparate da quello che è scaltro, la parola scaltro potete forse sostituirla, quello capisce la sua situazione, sa interpretare la vita, sa che cosa giova per lui e questa è una delle cose fondamentali della vita cristiana, interpretare la vita, capire quello che succede, capire come si può fare il bene, concretamente senza moltiplicare tante parole.
Solo un altro minuto, c'è una cosa che in questa pagina del Vangelo sembra l'unica che i preti e i frati hanno capito: "fatevi degli amici per il tempo futuro", quando si comincia a pensare, al tempo di Luca non se lo immaginano nemmeno, che c'è il purgatorio, che per risparmiarne un po' si possono dire messe, si è cominciato a dire: sta scritto nel Vangelo di fasi amici per le dimore eterne, ecco dateci dei soldi, noi diremo per voi messe perpetue, si sono anche inventate le indulgenze, allora venite a Roma e pagate le indulgenze, possiamo anche rallegrarci che con i soldi delle indulgenze si è costruito San Pietro, e con i soldi delle messe si è costruita la basilica di Assisi, uno splendore, soldi spesi bene, ma tutti soldi tolti ai poveracci, dicendo dateci i soldi, fatevi amici, noi vi assicuriamo per l'eternità.
Un consiglio e chiudo, pensate a tutto questo l'anno prossimo, è l'ottocentesimo della morte di Francesco, ci affliggeranno col pauperismo fino alla nausea, hanno già cominciato, si scriveranno centinaia di libri e sentirete spesso esaltare la povertà, fate pernacchie, la povertà non va esaltata, va superata, l'ideale non è essere poveri, l'ideale è essere ricchi, ma tutti e a questo punto diventa importante il Vangelo di oggi: chi ha soldi ne dia a chi non ne ha, perché se non c'è giustizia, se non c'è condivisione, sulla terra, e lo vediamo oggi in maniera drammatica, c'è solo guerra e violenza e dolore e morte e non pensate solo alle morti lontane, uno di questi giorni ho sentito le statistiche dei morti per lavoro, in questo paese ci sono tre morti almeno al giorno, perché c'è chi per risparmiare mette in pericolo la vita della gente, questo significa mettere al centro i soldi, Gesù diceva di mettere al centro l'uomo sano, non s'è mai sognato di esaltare la povertà, la povertà è una cosa brutta, quello che è importante è che ci si rispetti e si cerchi di far tutto perché l'uomo sia sano, libero, sereno, pacifico, felice, è un compito quasi infinito, ma a cui tutti siamo chiamati.
Il Signore ci aiuti.
"Se non ascoltano Mosè XXVI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 28 Settembre 2025
e i Profeti, non saranno Luca 16, 19-31
persuasi neanche se uno
risorgesse dai morti"
Per noi è difficile interpretare il Vangelo, almeno secondo la mia esperienza, non soltanto perché quello che leggiamo sono parole scritte più di 2000 anni fa, in un mondo culturale diverso dal nostro, ma anche perché ci portiamo dietro, penso tutti noi che siamo qui, una educazione che ha messo l'accento su aspetti che per noi sono stati di particolare importanza, ce l'hanno ripetuti molte volte, se penso alla mia giovinezza, ai miei catechismi, molto era basato sul parlare dell'aldilà, dell'inferno, del purgatorio, del paradiso, il premio, il castigo e questo, lo sapete, nella storia italiana è accompagnato da poemi straordinari, la Divina Commedia e non solo, da infiniti disegni, pitture, sculture dovunque andate, in molte chiese trovate immagini del giudizio finale, del purgatorio.
Molta della nostra educazione è basata anche su un altro aspetto: i miracoli voi sapete che possiamo credere in molte cose perché ci sono le prove dei miracoli, si fanno ancora santi che fanno miracoli, adesso hanno fatto santo un giovinetto che ha fatto uno straordinario documentario su tutti i miracoli eucaristici, ce ne sono nel mondo più di un centinaio e quindi se adesso vi dico che a quelli di Luca dell'aldilà e dei miracoli non gliene importa niente fate molta fatica a pensare che abbia ragione.
Troviamo questo nella pagina che abbiamo letto: con i miracoli non si arriva alla fede "hanno Mosè e i profeti", noi dovremmo dire abbiamo il Vangelo, se non credete a questo non crederete nemmeno se viene qui un morto che è risuscitato, i miracoli non portano la fede, perché avere fede non significa sapere qualche cosa, significa avere dentro dei valori, fare delle scelte.
Date uno sguardo a questa parabola dove succedono cose strane, prima vi ricordo che domenica scorsa abbiamo letto che quelli di Luca dicono ai loro ricchi: se volete farvi degli amici per le dimore eterne dateci un po' di soldi, fate l'elemosina, oggi mettono l'accento ancora su questo: se non condividete la vita con i poveri dall'altra parte si tribola, quindi a quelli di Luca interessa questa vita, interessa l'oggi, sono eredi della grande profezia, avete ascoltato le parole durissime di Amos: guai ai bontemponi, non solo Amos, tutti i profeti dell'Antico Testamento non parlano mai di una vita dopo la morte, qui su questa vita si realizza il dramma, il male sciupa e rovina la vita, il male, il non condividere, il non rispettare porta odio e con l'odio, il dolore, la violenza, la morte, lo vedete anche troppo guardando la televisione, guardatene di meno altrimenti vi affliggete lo spirito senza poter far niente.
A quelli di Luca l'aldilà interessa solo per dire ai loro ricchi dateci un po' di soldi e sembrano anche divertirsi e prender un po' in giro chi legge: nell'aldilà se non siete tanto bravi quelli buoni non vi danno nemmeno un goccio d'acqua, avete notato che Lazzaro e Abramo a quel poveretto non danno nemmeno un goccio d'acqua intinto col dito, non si nega a nessuno un goccio d'acqua, mentre quel disgraziato, quello che dovrebbe essere cattivissimo si preoccupa dei fratelli e chiede di mandare qualcuno, uno strano contrappasso: quelli che hanno tribolato, godono e quelli che invece hanno goduto tribolano, quelli di Luca aggiungono: quelli buoni diventano cattivi e quelli cattivi diventano buoni, ma è un modo per prenderci in giro evidentemente, perché a loro interessa una cosa sola, ditelo ai preti che incontrate, ditelo ai cristiani che incontrate, ditelo al Papa, i miracoli non servono, è inutile che continuate a parlarne, che ogni tanto facciate santi che fanno miracoli, i miracoli sono uno scandalo per noi moderni, perché si fanno miracoli solo a qualcuno, anche noi abbiamo bisogno qualche volta di un miracolo, vedete io sono stato fortunato, quando ero giovane ho trovato molti maestri e tra loro un ragazzetto di 13 anni che diceva: se uno può far miracoli ma li fa molto raramente, non è un Santo è un delinquente perché lo fate Santo?
Quelli di Luca se qualcuno gli dice: siete poveri, abbiate pazienza, tribolate, perché poi avrete un premio nell'aldilà, non gli fa una promessa, li offende, non dire avrai consolazione di là, se puoi dagli un pezzo di pane e questo non vale soltanto per quelli del tempo di Luca vale anche oggi, se incontrate qualcuno che soffre, voi certamente siete persone sapienti, conosco parecchi di voi, non gli direte mai porta pazienza, poi di là sarai consolato, cercherete di asciugargli una lacrima, di fargli una carezza e se ha fame gli date qualcosa da mangiare, perché questo è quello che, al di là del miracolo, significa credere, significa far nostri i valori di Gesù e sono valori che parlano di vita condivisa, di rispetto, di cammino fatto insieme, di aiuto reciproco, del prendere sul serio soprattutto la sofferenza dell'uomo, ma qui, facendo tutto quello che possiamo perché la vita sia migliore.
Voglio aggiungere però una cosa che ho sentito dentro di me in questi giorni, perché qui siamo, come me, parecchie persone anziane, quando ero ragazzo vedevo le cose e il male che c'è nel mondo solo con i miei occhi, fino a 18 anni la televisione non c'era, oggi voi e anche i vostri ragazzi vedono tutto e purtroppo la televisione fa vedere solo il male, con immagini a volte terribili e questo non lo sopportiamo, l'uomo esiste da qualche milione di anni, questo è successo negli ultimi cinquanta sessant'anni e il cervello nostro non è pronto, quindi difendetevi e difendete, consigliate di vedere poche di queste immagini, non le reggiamo corriamo due rischi: uno quello di deprimerci, di farci sentire, specialmente chi ha il cuore sensibile, lo vedo perché ne conosco qualcuno, sempre afflitti dal vedere bambini che muoiono, non si può vivere nell'afflizione, non so se mi spiego bene e quindi bisogna che ci difendiamo in qualche modo e poi secondo me invece molta gente si abitua, diventa una cosa normale, non ci si indigna più nel vedere tutto questo male, ne vediamo troppo.
Cosa possiamo fare noi? Penso che per quello che succede a Gaza non possiamo fare niente, sì partecipare a qualche manifestazione, ma non ci si fila nessuno come avete visto e allora ecco quando vedete il male non vi fate affliggete, ma fate il bene che potete, date a qualcuno un cioccolatino, fate una carezza, da questo Vangelo sappiamo che non possiamo pensare ai miracoli, purtroppo dobbiamo accettare che Dio non può fare la pace del mondo, né Dio, né nessun Santo l'ha mai fatta, miracoli non ce ne sono, dire alla gente tribolate, poi avrete un premio nell'altra vita, significa offendere la gente, quindi noi giorno per giorno possiamo solo asciugare una lacrima, dare un cioccolatino a qualcuno, fare una carezza, far giocare un bambino, fare una partita a burraco, perché adesso il burraco va di moda, posso dirvi solo questo, sono convinto che è l'unica cosa che possiamo dire, siamo povera gente, però un consiglio voglio ripeterlo: difendetevi da troppe immagini drammatiche che vediamo, non guardatele, non guardate i telegiornali, guardate qualche qualcosa che vi fa sorridere, leggete qualcosa di piacevole, posso aver torto, io dico quello che penso, vi credo persone intelligenti, pensate sempre come volete, oggi volevo solo dirvi, poi mi sono dilungato forse un po' troppo, che la nostra educazione ha messo l'accento su certe cose, al tempo di Luca il mondo era diverso, quella era gente veramente povera a cui l'aldilà non interessa, dei miracoli non gliene importa niente, quello che vogliono è che la vita sia migliore, che chi ha fame abbia un po' di pane da mangiare, qui, adesso, il resto è affidato nelle mani di Dio.
Il Signore ci aiuti.