Omelie anno 2023
Anno A Vangelo di Matteo
Omelie anno 2023
Anno A Vangelo di Matteo
Gesù fu condotto dallo Spirito nel I DOMENICA di QUARESIMA - 26 Febbraio 2023
deserto, per essere tentato dal diavolo Matteo 4, 1-11
Nel Vangelo di Marco leggiamo che dopo il battesimo lo Spirito Santo ha sospinto, anzi Marco usa una parola più forte, ha buttato fuori Gesù nel deserto per essere tentato dal diavolo, per affrontare il male e secondo Marco il primo compito del cristiano è combattere il male.
I vangeli di Matteo e di Luca si chiedono quali possono essere le tentazioni più importanti, non tanto di Gesù perché non sanno se e come sia stato tentato, ma di ogni persona, di chi cerca di credere, cercano di rifletterci, probabilmente una riflessione lunga e sembra loro di cogliere alcuni aspetti importanti, ne individuano tre.
Come avete ascoltato e come sapete, lo fanno abitualmente, non usano parole astratte, non fanno lunghi discorsi raccontano storie, simboli, certamente non sono fatti accaduti, tre simboli che potrebbero aiutarci a capire quali sono le tentazioni più importanti che possiamo incontrare nella nostra vita ascoltiamoli.
Due tentazioni sono relativamente semplici, le capiamo facilmente, una, se la mia esperienza ha qualche valore, è più difficile da cogliere.
La prima tentazione: il pane. Perché i primi cristiani pensano al pane? Pensateci un momento. Anche loro fanno come noi, siamo qui radunati intorno al Pane, e tentiamo di intuire cosa significa seguire Gesù, nutrirci di Lui.
Ci sono delle pietre, Gesù può trasformarle in pane, sembra rifiutarsi. Ha fame perché vuole continuare a fare il digiuno, ama il digiuno? Gesù lo sapete, non ha mai amato il digiuno, Giovanni, digiuna, Gesù è “un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori”. Nel Vangelo lo trovate spesso intorno a una tavola, perché ci ritroviamo anche noi intorno ad una tavola e dobbiamo capire quello che facciamo qui.
La prima tentazione che intuiscono è questa: ognuno di noi ha delle capacità, di vario genere possiamo usarle soltanto per noi stessi, per fare i nostri comodi o per condividere, per fare un mondo più bello, per arricchirlo. Gesù moltiplicherà il pane, ma non per sé, per la gente, per tutti, ricordate la moltiplicazione dei pani.
Quindi la prima indicazione che questa Quaresima ci propone è semplice: non pensate solo a voi stessi, le capacità che avete non sfruttatele solo per voi altrimenti la vita si intristisce, diventa bella se sappiamo condividere quello che abbiamo, allora ci facciamo doni reciproci. E guardate anche doni semplici, c'è troppa gente che pensa che per essere cristiani bisogna fare cose grandi. Invitare delle amiche, preparare un buon tè e fare una bella partita a burraco in cui si sta insieme per una oretta in amicizia anche questo è moltiplicare i propri doni e far più bella la vita e far felice qualcuno. La vita cristiana è anche questa, non vi fate confondere da quelli che passano per santi, spesso sono gente mezza pazza che non sappiamo curare, li facciamo santi.
La seconda tentazione è ancora più semplice, almeno da capire. Tutti i regni del mondo, se mi adori, dice il diavolo, saranno tuoi, è la tentazione del potere, ciascuno di noi ha qualche potere, anche quotidiano, il potere sui figli, sugli alunni per chi va a scuola, sugli amici, a volte siamo tentati di viverlo per essere serviti e non per aiutare gli altri ad essere migliori.
Ma c'è una terza tentazione, per quella che è la mia esperienza, non so se voi siete diversi, spero di sì, è la più difficile. Gesù viene portato sul punto più alto del tempio e il diavolo lo invita a buttarsi giù, verranno gli angeli e tutti crederanno. Il miracolo, il prodigio fa credere.
No! Non è il miracolo che fa credere, la nostra religiosità si è riempita di miracoli e si sta spegnendo. E ora che la facciamo finita. Non si crede in Gesù perché ha fatto miracoli. Non si è cristiani perché, si spera nei miracoli. I miracoli li dobbiamo fare noi. Il mondo è affidato a noi. Alla Provvidenza dobbiamo rinunciare. Coraggio, quando vi dicono di pregare perché finisca la pandemia. No! Dio non ha mai fatto smettere nessuna pandemia dall'inizio del mondo. Quando vi dicono di pregare per la fine della guerra. No! Dio non ha fatto mai smettere nessuna guerra. Preghiamo per cercare di capire cosa possiamo fare perché finiscano le malattie. Preghiamo per essere uomini pacifici. E pacifici in quello che più ci riguarda, nei rapporti in casa, con i figli, con i nipoti, con gli amici, con i vicini di casa, sul posto dove lavoriamo. Dobbiamo essere uomini di pace. A noi è affidata la pace.
Noi siamo responsabili del mondo, non siamo noi che possiamo chiedere qualcosa a Dio, è Dio che chiede a noi.
Gesù non è venuto per fare prodigi, per cambiare il mondo, non ha cambiato niente, ma per chiamarci al coraggio dell'amore, a sognare e impegnarci per un mondo migliore.
E occorre che impariamo a pregare, dobbiamo smettere di chiedere cose a Dio, questa è una preghiera pagana dice Matteo, i pagani moltiplicano le parole pensando di far intervenire Dio, occorre invece cercare in Lui che sa di cosa abbiamo bisogno, noi troppo spesso pensiamo di saperlo e non capiamo, non riusciamo a uscire da noi stessi, a non pensare soltanto ai nostri interessi, a capire cosa fare perché il mondo sia un po' migliore, magari una piccolissima cosa: raccontare ad un amico una barzelletta per farlo sorridere, ripeto non pensate che per essere cristiani bisogna fare cose straordinarie, anche le cose piccole che fanno piacere a qualcuno e magari ci fanno contenti. C'è una lunga tradizione nella Chiesa, niente di più assurdo, che è bene soltanto se costa, se si soffre, se riuscite a fare un po’ di bene, a dare un po’ di piacere e ne siete contenti e vi da piacere ringraziate il Signore e continuate a farlo, siamo nati per il bene, per il piacere, per la gioia, per l'amore, per condividere la vita.
Il Signore ci aiuti.
E fu trasfigurato davanti a loro II DOMENICA di QUARESIMA - 5 Marzo 2023
Il suo volto brillò come il sole… Matteo 17,1-9
Penso che anche voi abbiate avuto la fortuna qualche volta nella vita di salire su questa montagna, la montagna su cui Gesù diventa sfolgorante, luminoso, quando ti sembra quasi evidente che Lui abbia ragione, che la vita sarebbe diversa se noi realizzassimo i suoi sogni, se, come ci ha insegnato a pregare, venisse il suo Regno, la parola regno a noi che viviamo nel 2023 non piace molto, ma è il mondo come lo sogna Dio, quello che Gesù ha voluto comunicarci, un mondo in cui la tenerezza, la giustizia, il rispetto, la vita condivisa, l’andare al di là del male diventino realtà.
Ci sono dei momenti in cui tutto questo ti sembra bello, splendido, non so se vi è capitato di vivere questi momenti, che scaldano il cuore, ti fanno quasi sentire certo della tua fede, a me ne sono capitati parecchi, qualche volta quando da solo me ne andavo a cercare di meditare con il Vangelo in mano e certe parole del Signore mi colpivano vivamente: ha ragione Lui, se fosse così il mondo sarebbe un'altra cosa.
Qualche volta mi è capitato in qualche celebrazione liturgica, specialmente nelle notti di Pasqua, volte parlando con delle persone in qualche gruppo, quando ci si trova tutti d'accordo, quando si scopre veramente qual è l’essenza del messaggio di Gesù, in cosa consista veramente questo Regno che Lui c'annunzia e ci invita a costruire con tutta la passione del nostro cuore.
Qualche volta puoi sentire veramente il messaggio di Gesù quando incontri dei bambini capaci anche loro di sognare, la vita è sogno dicevano i nostri bambini, senza sogni non ha senso vivere, il sogno di un mondo altro, di un mondo bello, giusto, qualche volta sonio gli anziani con la loro saggezza, tanti momenti in cui ti sembra veramente di toccare con mano che Gesù ha ragione, che il mondo sarebbe un'altra cosa se tutti fossimo capaci di camminare nella sua luce.
Qualche volta ti capita anche attraverso i mezzi di comunicazione, non so se qualcuno di voi lo ha visto, mi hanno mandato questo foglio con l’immagine di Sabin e queste parole, credo che questa sia la quindicesima volta che le leggo e lo faccio ancora con commozione, perché penso che scoprire che al mondo c’è gente così ti fa credere che il bene sia bello, possibile, possiamo crederci.
Ve le leggo: " Albert Bruce Sabin scoprì il vaccino contro la poliomielite e rinunciò a soldi e brevetto per diffonderlo tra i poveri. Era ebreo e le sue due nipotine furono uccise dalle SS. Alla domanda se lui avesse desiderio di vendetta, rispose: "Mi hanno ucciso due meravigliose nipotine, ma io ho salvato i bambini di tutta l'Europa, non la trova una splendida vendetta? Vede io credo che l'uomo più potente sia quello che riesce a trasformare un nemico in un fratello".
Questo è il messaggio di Gesù. Sabin era un Ebreo, forse Gesù, non lo celebrava come noi, ma io credo che il messaggio sia lo stesso.
Il ricordare le parole di un Ebreo mi spinge a domandarvi se avete avuto anche la fortuna di conoscere un po' il Primo Testamento, avete ascoltato che lassù sul monte compaiono Mosè il rappresentante dell'ufficialità, dei valori fondanti di questo popolo, a lui sono attribuiti i primi cinque libri, elaborati da molte persone per secoli, e Elia che rappresenta le straordinarie pagine dei profeti, in quelle parole scritte da gente come noi troviamo uno straordinario riflesso della Luce di Dio.
Se non conoscete queste cose cercatele.
Penso che ci convenga cercare dei momenti in cui fermarci nella corsa di ogni giorno e cercare di incontrare Gesù e la sua Parola, per sentirlo vivo, sentire che ha ragione, perché a volte ci sentiamo smarriti, non capiamo più, ci sentiamo quasi abbandonati da Dio, non parlo dei dubbi che a volte abbiamo, sono preziosi ci aiutano a cercare la luce, parlo dei momenti di buio, di smarrimento, fanno parte della vita del credente fin dall'inizio, ricordate la tempesta sul lago i discepoli pensano di stare affogando e Gesù dorme.
Qui siamo nella chiesa dedicata a Santa Teresina, una volta ha detto più o meno: "Io credo che sopra le nuvole splenda il sole, ma io vedo solo nuvole, tutto è buio, mi sento sola, quasi disperata"
Ecco abbiamo bisogno quindi di cercare momenti di luce, sarebbe bello che potessimo farlo qui, ma io non sono molto capace, bisogna che vi arrangiate, veniamo a cercare Lui, la sua luce a condividere i suoi sogni.
Il Vangelo di oggi ci ha anche detto con chiarezza che non possiamo costruire tende, è una tentazione che ha attraversato la storia della Chiesa fino ad oggi, non possiamo fare tende, non possiamo fermarci qui, dobbiamo prenderci cura del mondo, la luce che ci comunica Gesù dobbiamo portarla fuori. Solo una piccola cosa per concludere: la frequenza bassissima alle ultime elezioni dice che noi cristiani ci stiamo fermando sul monte e non ci prendiamo più cura del mondo, se vedi la luce devi sentire l'esigenza comunicarla, di sporcarti, magari sbaglierai, ma non puoi rimanere sul monte e dire che gli altri si arrangino, questo significa rinnegare Gesù.
Speriamo che questa Quaresima ci permetta di incontrare ancora la sua luce e di seguirlo e poi tentare di portare un po' della sua luce intorno a noi, ogni giorno.
Il Signore ci aiuti.
"Se tu conoscessi il dono di Dio III DOMENICA di QUARESIMA - 19 Marzo 2023
e chi è colui che ti dice: "Dammi Giovanni 4, 5-42
da bere!", tu avresti chiesto a lui
ed egli ti avrebbe dato acqua viva"
Tre domeniche in cui molto tempo fa i catecumeni si preparavano al Battesimo riflettendo sui segni che lo caratterizzano: l'acqua, la candela accesa, la veste bianca, noi siamo stati quasi tutti battezzati da bambini e non abbiamo vissuto l'attesa e l'emozione dell'avvicinarsi del Battesimo, forse ci conviene ripensarne i segni, perché anche noi, se siamo qui, abbiamo scelto di vivere da battezzati.
Ho chiesto molte volte di cosa fosse segno l'acqua del Battesimo quasi tutti mi hanno risposto che chiaramente è simbolo di pulizia, di purificazione, ci libera dal peccato originale. Vedete noi siamo stati battezzati da bambini e l'unica spiegazione che potevano darci era questa, in quasi tutte le religioni l'uomo ha pensato che deve pulirsi, purificarsi per incontrare Dio, quando ero bambino pensavo, e non ero il solo, che nasciamo con una specie di tunica tutta macchiata e l'acqua del Battesimo la rende candida.
Non c'entra niente, l'acqua del Battesimo non lava, non purifica, è l'acqua della vita. Perché nella storia della Chiesa i cristiani sono stati spesso invitati a battersi il petto, a chiedersi dove hanno sbagliato, a sentirsi in colpa e non sono stati abituati a sognare la vita, ad amare la vita, a vedere tutto quello che la sciupa e che dobbiamo correggere intorno a noi? A volte siamo vittime di quello che sciupa la vita.
Avete ascoltato con attenzione il Vangelo di oggi? Di quante cose Gesù si occupa che sciupano la vita, le avete individuate? "Perché chiedi da bere a me che sono una donna? Gli uomini non parlano con le donne devono stare da un'altra parte… sono passati duemila anni, qui sull'altare una donna non la potete ancora vedere e non la vedrete per molto tempo.
Non solo donna, anche straniera, è una samaritana non si dovrebbero nemmeno incontrare, ancora oggi dividiamo il mondo tra gli stranieri e i nostri... La vita è bella se ci sentiamo tutti figli di Dio.
"Va a chiamare tuo marito" "Non ho marito" "Ne hai avuti cinque e quello che hai non è tuo marito". Bisognerebbe lapidare quella donna e non parlarci. Anche oggi se fosse qui una donna che vive così non potrebbe certo fare la Comunione. È ora di finirla o no? Gesù è venuto per guarire i malati, per portarci aldilà del male, a farci capaci di accogliere e aiutare chi ha sbagliato, chi ha fallito i suoi progetti di amore.
E poi: "Dove si adora Dio? Noi sul monte Garizim, voi a Gerusalemme" "Credimi donna, basta, Dio di qua, Dio di là, Dio è nostro… Dio si adora in spirito e verità, Dio abita l'oltre, nessuno lo possiede, nessuno può parlare in suo nome".
Vedete incontrare Gesù significa amare la vita, guardarla, cercare cosa la limita, quello che non la rende bella, chi ancora soffre per la nostra mentalità, per andare avanti.
Quando nella Chiesa impareremo a non amare le regole, le tradizioni, i riti, i dogmi, ad amare la vita, amarla con passione, ad amare tutto quello che la rende bella, a superare le divisioni, quello che la sciupa, a non vedere l'uomo e la donna diversi, a non vedere nell'altro uno straniero, un nemico. Quando riusciremo a sentirci fratelli e a sognare un mondo in cui ci sia pace e giustizia, in cui Dio si cerchi e si adori in spirito e verità.
Ecco il senso del Battesimo che siamo chiamati a rivivere in questa Quaresima preparandoci alla Pasqua, oggi è l'acqua, è la vita, amare la vita, andare al di là di tutto quello che la sciupa, costruire la vita più bella, più piacevole, più giusta, più vera anche nelle piccole cose di ogni giorno, è questo che avremmo scelto se fossimo stati battezzati da adulti, ma possiamo vivere il nostro Battesimo. Seguire Gesù è questo: amare la vita e costruire con lui un mondo più giusto.
Il Signore ci aiuti.
Gesù spalmò il fango sugli occhi del cieco e IV Domenica di QUARESIMA - 19 Marzo 2023
gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Siloe". Giovanni 9, 1-41
Una pagina piuttosto complessa, ma spero che la mia lunga esperienza, ormai sono più di 60 anni che son prete, mi aiuti a farvene cogliere alcuni aspetti che ritengo molto importanti.
Noi siamo abituati a chiamare questo racconto il racconto del cieco nato, ma il protagonista secondo voi è proprio il cieco? No, i protagonisti sono i Farisei, sono loro che sono messi in questione, pensate alle parole con cui si conclude questa pagina: alcuni farisei gli dissero: "Siamo ciechi anche noi?". Gesù rispose: "Se foste ciechi non avreste alcun peccato, ma siccome dite: "Noi vediamo" il vostro peccato rimane". Che fa questo Vangelo parla male dei Farisei? No, non ci sono più. A chi ha scritto queste parole interessa chiedersi se c'è ancora in noi un po' dello spirito farisaico.
La comunità cristiana è piena di spirito farisaico e liberarsene non è affatto facile.
Cerchiamo di vedere che cosa succede al Fariseo, lui, il Vangelo ce lo dice più volte, è un giusto, un osservante, perché si sente giusto il fariseo? Perché osserva la legge, ci sono dei principi: il sabato è cosa sacra, ed è vero il sabato è una cosa sacra, una delle intuizioni più straordinarie della tradizione di Israele, c'è un uomo malato, cieco che si può guarire, ma e se si guarisce si viola il sabato. Il Fariseo non può ammetterlo, ha basato tutta la sua religiosità sulla sicurezza che la legge è giusta, che nella legge, nella tradizione possiamo trovare la verità, sapere che cosa è giusto e se salta la legge non capisce più niente. Ma allora dov'è la verità? Chi mi dice che cosa è giusto e che cosa non lo è? Non posso accettare che uno violi il sabato anche se lo fa per guarire un cieco. Il sabato è più importante del cieco? Perché? Perché è la verità, la legge stabilita da Dio.
Ho sentito domandarmi tante volte in questi 60 anni: dove troviamo la verità, nel Vangelo c'è la verità? C'è qualcuno che può dirmi la verità? Mi sono stancato di rispondere: no, non c'è la verità. Nessuno può pretendere di dirmi che sa dov'è la verità. Neanche il Papa anche se si è definito infallibile. C'è qualcuno infallibile nella Chiesa e i cristiani non ridono, forse bisognerebbe riprendere la buona abitudine di ridere qualche volta, ridere quando ci troviamo di fronte al ridicolo.
Ci sono troppi cristiani che pensano di possedere la verità, che credono si trovi in una morale che ha principi immutabili, che pensano che la tradizione, il dogma ci rendano certi, che dobbiamo combattere con tutte le nostre forze il relativismo.
Spesso mi sono sentito dire: ma se non c'è la verità, se non posso trovarla in modo sicuro, allora ognuno se la fa questa per conto suo. Questa è la situazione in cui viviamo: siamo cercatori di verità, inseguitori di luce di luce e certo c'è il rischio che ciascuno la aggiusti come gli pare, occorre cercare non quello che mi fa comodo, mi dà potere, mi fa sentire migliore degli altri, così non cercherò mai la verità, devo cercare con gratuità quello che è giusto, quello che è vero. Sempre sapendo che la verità è un oltre e posso cercare insieme con gli altri, convinto che un altro può aiutarmi a dire qualcosa di più profondo, di più vero sulla vita, perché la verità concreta è quella della vita di ogni giorno che mi può dire qui, questa persona: la guariamo, la salviamo? Il resto non conta.
Questo è quello che noi possiamo cercare con cuore sincero, nessuno ci può dire la verità, guardatevi dai preti che pensano di possedere la verità. "Siccome dite: "Noi vediamo" il vostro peccato rimane". Chiunque nella Chiesa dice: "io vedo, io so, io ho la verità" e ce ne sono tanti purtroppo, è contro il Vangelo. La verità la cerchiamo insieme e la verità non si basa sulla tradizione, sulle regole, sui dogmi, su quello che si è sempre fatto, si basa su una ricerca che facciamo insieme, perché il mondo cambia, cambia la nostra comprensione della vita, di quello che è bene, di quello che non è bene.
Vedete, qualche volta mi capita di ascoltare qualche scienziato di quelli seri, mi sconcertano perché mi dicono che dell'universo conosciamo sì e no il cinque per cento, anche lo storico dice che dei tempi antichi conosciamo pochissimo e poi dicono che la differenza che c'è tra noi e i religiosi è che invece loro sanno tutto, loro hanno la verità, una verità rivelata.
Noi sappiamo meno degli scienziati perché gli scienziati studiano i fatti, noi cerchiamo di capire che senso hanno i fatti, lo storico studia la storia cerca i fatti e non dà giudizi, noi dobbiamo cercare di capire che cosa è giusto che cosa è buono, perché noi dobbiamo scegliere.
Allora se vi capita di pensare che se nessuno ci può dire la verità, non sappiamo più dove sbattere la testa, siamo dei poveracci… no! Siamo uomini responsabili e liberi, liberi di cercare con passione, con cuore sincero e di cercare insieme agli altri.
Non cercate chi vi dice: "questa è la verità" sapete quanti l'hanno cercato nel secolo scorso e chi hanno trovato? Hitler e Mussolini, forse non era la verità.
Non cerchiamo chi ci dice la verità. Cerchiamola dentro di noi, cerchiamola insieme tra di noi, cerchiamola in Gesù, cerchiamola con cuore sincero, accettiamo di sbagliare, accettiamo il buio, accettiamo la ricerca, accettiamola camminando senza stancarci.
Questo è il cammino cristiano: una piccola candela tra le mani che ci invita a cercare la luce, a cercarla ogni giorno, a cercarla nell'amore, nella gratuità, nel bene, non è semplice, ma non c'è altra strada.
Il Signore ci aiuti.
Detto questo gridò a gran voce: V DOMENICA di QUARESIMA - 26 Marzo 2023
"Lazzaro Vieni fuori". Il morto uscì… Giovanni 11, 1-45
Questa pagina del Vangelo di Giovanni ha accompagnato tanti cristiani per qualche secolo nella preparazione al Battesimo, era l'ultimo passo, cercava di dare la consapevolezza di cosa significa scegliere di essere battezzati e possiamo riviverlo anche noi.
Vedete questo racconto è un po' curioso, forse non lo sentite dire mai, curioso perché gli altri Vangeli Marco, Matteo, Luca, che pure conoscono Lazzaro e la sua famiglia non sanno nulla della sua risurrezione, ci troviamo dunque di fronte a una riflessione del Vangelo di Giovanni sul Battesimo.
Perché parlo di una riflessione sul Battesimo? Se avete ascoltato con attenzione le parole che oggi abbiamo letto al posto della prima Lettura avete notato che Paolo parla del Battesimo come di una morte del credente insieme al Cristo, per risorgere con Lui a una vita nuova e poi dice che nel Battesimo ci siamo rivestiti di Lui.
Le parole di Paolo sono scritte negli anni 50, il Vangelo di Giovanni è stato scritto circa dopo 50 anni, in cui si è continuato a riflettere sul Battesimo e ancora si continua raccontando una storia, probabilmente solo simbolica, che parla di morte e risurrezione.
Quando si sente commentare questa pagina del Vangelo molti, anche sacerdoti, parlano della vita eterna, ma secondo me questa pagina non parla dell'aldilà, avete ascoltato Marta, Gesù le dice: "Tuo fratello risorgerà" e lei: "So che risorgerà nell'ultimo giorno" tutti sapevano della risurrezione, ma questa pagina continua, non parla dell'aldilà, parla di questa vita, per cercare di capire cosa significa scegliere di vivere con Gesù la morte e la resurrezione.
Vedete, io penso da tempo che noi dell'aldilà meno parliamo e meglio è, noi Cristiani abbiamo, secondo me, una sola parola, quella di Gesù sulla croce: "Padre nelle tue mani affido la mia vita", senza sapere, senza poter immaginare, senza vedere niente, un puro atto di affidamento, ma per poi ricordarci che quello su cui possiamo ragionare è che Dio ha affidato a noi questa vita. La nostra vita, la vita di chi ci sta accanto, la vita del mondo è affidata a noi, a ciascuno secondo le concrete situazioni in cui vive. E allora dobbiamo riflettere su questo, essere battezzati significa prendere in mano la nostra vita e scegliere.
Il linguaggio che usano i primi discepoli, e forse Gesù, parla di morte e risurrezione, nel Vangelo trovate spesso queste parole, c'è una frase che sconcerta sempre quando si legge, un discepolo che dice: "Ti seguirò, ma lascia che prima vada a seppellire mio padre" "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti tu vieni con me" sembra assurdo… nemmeno andare a seppellire il padre. Non c'entra niente, è una frase forte, provocatoria, paradossale, come troviamo spesso nel Vangelo, è evidente che i morti non possono seppellire i morti, sono simboli: lascia il mondo della morte con coraggio, lascia tutto quello che sciupa la vita, tutto quello che è violenza, tutto quello che intristisce, umilia, offende l'uomo, lascia tutto questo per vivere la pienezza della vita, per scegliere il bene, per scegliere di amare, per scegliere di arricchire la vita per chi ti sta intorno e per te, ama te stesso, ama la tua vita, custodiscila, ama la vita di chi sta intorno a te e ama la vita del mondo, custodisci questa terra per te e per chi la condivide con te e per coloro che verranno dopo.
E per amare la vita, per vivere la vita rivestiti di Gesù, ecco perché si mettevano la veste bianca, noi ci rivestiamo di Lui, dei suoi valori, dei suoi sogni, delle sue parole, parole che ci fanno liberi che ci dicono: non preoccupatevi delle regole, dei riti, dei dogmi, di quello che si è sempre fatto, dei principi inviolabili, preoccupatevi della vita, di chi avete accanto, rendete la vita più bella, amatela la vita, amate voi stessi, amate gli altri, custodite il mondo, fate in modo che chi vive possa vivere libero, amato, rispettato, questo è il nostro compito, a noi è affidata la vita e vivere il Battesimo è farsi responsabili della vita e lasciarsi dietro le spalle, morire, per usare le loro parole, a tutto quello che è male, a tutto quello che sciupa la vita, amatela invece, arricchitela, rendetela bella, per voi stessi e per gli altri, è questo essere cristiani, qualche cosa di concreto che si vive ogni giorno, è passione per la libertà, per l'amore, per il rispetto, per la vita condivisa, per l'accoglienza, per il camminare insieme, per il sentirci, amati, accolti, custoditi, capaci di mettere insieme tutto quello di bello che abbiamo, è questo che Gesù ci ha insegnato a sognare, la vita è sogno.
E guardate, il Vangelo ce lo ricorda, qualcuno potrebbe dirmi, forse voi no, ma qualche volte lo abbiamo pensato: "Checco dici bene, ma sono tutte illusioni, fantasie, la vita concreta è una cosa seria, si tratta di soldi, di potere, di farsi i fatti propri".
Ricordate il racconto della figlia di Giairo, Gesù dice: "La ragazza non è morta, ma dorme" e tutti lo deridono lo prendono in giro e anche nel racconto di oggi quando Gesù si avvicina a Lazzaro: "Sono quattro giorni, manda cattivo odore". Ci hanno detto tante volte: "Non sperate in un altro mondo, il mondo è questo, il resto sono solo fantasie, pensa a farti i fatti tuoi, a fare un po' di soldi, a fare carriera, cerca di difenderti, se senti parlare d'amore sono solo fantasie e illusioni…".
Noi siamo qui per gridare con Gesù il nostro "no", non vogliamo rinunciare a sognare, a sognare un mondo in cui non ci sia il potere del denaro, della forza, in cui non ci sia la violenza, a sognare un mondo che sia custodito, in cui la vita sia amata, amare la vita significa amare gli altri, significa amare il piacere, significa amare la bellezza, significa amare il bene, tutto questo cerca chi sceglie di essere battezzato, di essere cristiano, non è semplice.
Il Signore ci aiuti.
Viene il tuo re, mite, seduto su un’asina DOMENICA DELLE PALME 2 aprile 2023
e su un puledro, figlio di una bestia da soma. Matteo 21,5
Quando ero bambino a Santa Maria in Trastevere facevo il chierichetto e andavo il Sabato santo a benedire le case, anche se ero piccolo mi scandalizzavo guardando con stupore che dietro molte porte c'erano un ferro di cavallo, un corno rosso e un ramo di palma, tutti insieme, una bella composizione, crescendo poi, diventando prete, mi illudevo che fosse finito, no non è finito, forse in molte case non ci sono più il ferro di cavallo e il corno rosso, rimane il ramo di palma, ma rimane, come quando ero ragazzino, un segno di scongiuro, di protezione, se andate nelle parrocchie vicine troverete che oggi c'è l'assalto alle Palme, molti cristiani vogliono qualche cosa da portare a casa come un segno di scongiuro e di protezione, non lo è, non lo fa, fatevi difendere anche voi come i primi discepoli… da chi? Dall'asino! Loro aspettavano il Messia, il Figlio di Davide, doveva essere un grande re, un conquistatore e poi si ricordavano che il profeta Zaccaria aveva scritto quello che abbiamo letto: "Ecco viene il tuo re, mite, seduto su un'asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma" da soma, non da guerra, quello che portiamo a casa è un segno, per tradizione è un segno di pace ma, forse, se ci pensate, è qualcosa di più è un ulivo, l'ulivo per gli antichi era l'albero della vita quotidiana, l'olio serviva per condire, per conservare i cibi, ma anche per fare luce, era l'albero del servizio di ogni giorno e allora portando a casa questo ramo di ulivo ricordate che non è uno scongiuro, non ci protegge da niente, il Dio che conosciamo in Gesù non è un Dio che protegge, ma che chiama al servizio, all'attenzione alla vita quotidiana, ad essere come l'olio d'ulivo, qualche cosa che dà sapore, che conserva la vita, la protegge, qualche cosa che illumina, ecco guardando questo ramo d'ulivo ricordiamoci che noi siamo questo: gente chiamata a custodire la vita, a illuminare la vita, a proteggere la vita, a dare sapore alla vita, a questo ci chiama il nostro Dio, Lui viene a noi su un'asina, su una bestia da soma, la bestia del servizio, del lavoro di ogni giorno.
"Salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!" Matteo 27, 5
Ora dobbiamo confrontarci con quella Croce, là si manifesta Il Dio impotente, che non scende dalla Croce, che non si salva e non salva nemmeno noi.
Per noi questo è quasi insopportabile, abbiamo bisogno di qualcuno che ci protegga, che ci custodisca, che ci salvi, ci siamo difesi da quella Croce, ne abbiamo fatto il sacrificio espiatorio, la salvezza, abbiamo pensato che il dolore, il sangue, la sofferenza salvassero il mondo, abbiamo fatto di quel sacrificio il fondamento della nostra fede, forse è bene guardare a quella Croce con occhio disincantato.
Che si manifesta su quella croce? Vedete, da una parte la violenza, la crudeltà assurda dell'uomo, che nel corso della storia spesso ha crocifisso i giusti, l'uomo che anche se sono passati orma più di 100.000 anni della sua evoluzione ancora fa la guerra. Chi siamo noi, perché non riusciamo a essere capaci di pace, di giustizia, di vita?
Ma su quella Croce c'è anche un uomo che ha saputo amare fino in fondo, che non si è tirato indietro e allora guardando quella Croce pensate a tutta la crudeltà che ancora c'è sulla terra, ma per carità non fermatevi lì. Guardate anche su quella croce tutti gli uomini che sono stati capaci di amare e sono stati la maggioranza, quelli i cui nomi quasi mai sono scritti sui libri di storia, quelli che in televisione non vediamo mai, tanta gente che ha saputo amare gli altri più della sua stessa vita, vedete, mi capitava di ascoltare qualche giorno fa che in questo paese nel secolo scorso l'80% degli Ebrei si sono salvati perché tante persone hanno messo a rischio la propria vita, la vita dei propri figli per salvare gli altri, tanti bambini non sono finiti nei forni perché tanti hanno rischiato la vita e qualcuno l'ha anche persa come Gesù e nel mondo c'è tanta gente, per usare il linguaggio del Vangelo, che sa dare bicchieri d'acqua, che condivide la vita, che si preoccupa degli altri, dei bambini, dei deboli, dei malati.
Ecco su quella croce c'è il Dio impotente, che viene a condividere la nostra vita e sceglie, sceglie di stare dalla parte delle vittime, ma sceglie soprattutto di stare dalla parte di chi ama, di chi crede nella vita e Domenica ci ritroveremo qui per dire che ha ragione Lui
Vedete su quella Croce l'uomo si sente solo, abbandonato e qualcuno si spaventa, ma non c'è un Dio che ci protegge, che ci aiuta? No! Ma c'è l'uomo libero e responsabile e c'è un Dio che sta accanto a noi, che condivide con noi la vita e la condivide dalla parte di chi sa amare, che ci dice che la vita è bella se anche noi sappiamo condividere, se sappiamo dare dei bicchieri d'acqua, se camminiamo insieme con gli altri, se sappiamo amare, questo è il senso di quella Croce, solo questo, ma è la bellezza, la grandezza della vita.
Il Signore ci aiuti.
L'angelo disse alle donne: "Non RISURREZIONE DEL SIGNORE - 9 aprile 2023
abbiate paura! So che cercato Gesù Matteo 28, 8-10
il crocifisso. Non è qui. È risorto!"
Se fossimo stati battezzati da adulti, tanto tempo fa, oggi sarebbe per noi una giornata assolutamente speciale, ma non abbiamo avuto questa esperienza, siamo stati quasi tutti battezzati da bambini e allora possiamo fare ricorso alla fantasia per immaginare come potrebbe essere il Battesimo, quali emozioni vivremmo, a questo punto della mattina ci ritroveremmo a far festa, un po' stanchi, un po' assonnati perché tutta la notte è passata nella veglia di Pasqua, saremmo vestiti di bianco: l'alba, questa, voi non la portate, la porto solo io, questa è l'alba che domenica prossima si toglie, è la domenica in "albis deponendis" quando le vesti bianche si tolgono, la porteremmo per tutta una settimana, tanto è importante questo simbolo, la candela che abbiamo ricevuto nella notte di Pasqua è a casa, ben vista in un luogo speciale, perché ogni tanto bisogna guardarla e ricordarsi di quel segno di luce ricevuto nella notte di Pasqua.
Nella notte abbiamo fatto la "pasqua", il "passaggio", siamo entrati nella grande vasca, ci siamo immersi, siamo passati dall'altra parte, non ci è passato per la mente, come quando ero bambino, che ci siamo lavati, abbiamo fatto il passaggio, siamo rinati.
E nella Veglia di Pasqua abbiamo ripensato i grandi passaggi che la Bibbia ci suggerisce e ci invita a fare, il primo, il più misterioso, il passaggio dal caos primitivo allo splendore della natura e della vita, ma poi i passaggi della fede, Abramo: "Esci dalla tua terra e va", verso il futuro, verso il sogno a conquistare la terra della giustizia e poi il grande passaggio, quello che ha segnato tutta la storia di Israele che dovrebbe segnare anche la nostra: il passaggio del Giordano, quando il lungo cammino dall'Egitto era finito e si passava verso la terra del sogno, la terra dove scorre il latte e il miele, la terra che per i profeti diventerà la terra dello Shalom, della pace, della pienezza della vita, abbiamo lasciato dietro le spalle tutto quello che è schiavitù, tutto quello che è oppressione, mancanza di libertà, per sentirci liberi di conquistare il futuro.
E soprattutto abbiamo vissuto il passaggio con Gesù di Nazareth, un passaggio espresso con i termini più forti e drammatici: morte e vita, l'avete ascoltato dall'Apostolo Paolo: "Siete morti al peccato" tutto quello che è male, tutto quello che offesa dell'uomo, tutto quello che sciupa la vita che fa soffrire lo abbiamo lasciato alle spalle, per credere nella vita, per credere nel bene e ci siamo rivestiti di Lui, ecco il significato di questa veste bianca, che bisogna portare per una settimana, rivestiti di Cristo, abbiamo creduto che Lui ha ragione, che non ha ragione la violenza, la sopraffazione, il cercare il potere, l'accumulare denaro e potenza, ha ragione chi sa condividere, chi sa amare, sa donare, chi sa a camminare insieme, ci siamo rivestiti di Lui, abbiamo cercato di far nostri i suoi valori, i sogni del suo cuore
Ci hanno dato una candela, una piccola candela suggerendoci che la nostra vita poteva essere d'ora in poi una appassionata ricerca della luce, nessuno di noi poteva pretendere di possedere pienamente la luce, di possedere la verità, di sapere fino in fondo che cosa è bene e che cosa è male e tanto meno pretendere di imporre all'altro la propria verità, nessuno nemmeno il Papa, i vescovi, i preti, nessuno possiede la verità, la cerchiamo tutti come fratelli, ma non siamo soli c'è Lui con noi, ci rivestiamo di Lui.
Non solo, nella notte di Pasqua per la prima volta ci siamo anche nutriti di Lui, abbiamo spezzato il Pane, è un simbolo certamente, non mangiamo Gesù, il simbolo che ci nutriamo di Lui, della sua vita, che vogliamo farla nostra.
E non siamo stati soli a mangiare c'erano altri con noi e abbiamo guardato in faccia quelli che con noi e con Lui condividevano il Pane, come possiamo guardarci in faccia stamattina, non siamo solo noi a cercare il bene, a cercare di credere che Gesù ha ragione, c'è tanta gente come noi, tanta gente in ogni angolo del mondo, anche gente che non celebrerà mai la Pasqua, che non conosce Gesù, ma che ha nel cuore il desiderio del bene, crede nell'uomo, crede nella bontà, nella giustizia, che cerca la vita, con tutti questi oggi possiamo sentirci fratelli, possiamo dire, gridare: "Gesù, hai ragione, vogliamo rivestirci di te, dei tuoi valori vogliamo, nutrirci di te" e questo ci fa sentire fratelli di ogni uomo che cerca il bene, la giustizia, non siamo soli, vogliamo per un momento chiudere la televisione, i libri di storia per guardare l'immensa moltitudine degli uomini che sulla terra hanno saputo amare e ancora oggi: le mamme che si curano dei loro figli, i maestri che si curano dei bambini i medici che si curano dei malati e tanta, tanta gente che senza avere un compito particolare, nelle piccole cose di tutti i giorni, sa dare un sorriso, sa curare una ferita, sa fare una carezza, sa condividere la vita, questo è il senso ultimo del vivere: tentare di amare, di camminare insieme, di sostenerci, di aiutarci, di donarci bellezza e piacere, piacere sì, perché il dolore è male, qualche volta ci hanno detto che il dolore è gradito a Dio, non c'è bestemmia più grande, Dio vuole che noi siamo felici e che comunichiamo felicità, Dio vuole che noi viviamo il piacere la gioia e comunichiamo piacere e gioia, Gesù ha cercato di farlo mangiava con tutti, trasformava l'acqua in vino quando c'era bisogno di un po' di gioia.
Siamo qui per dire che Gesù ha ragione e che con Lui vogliamo credere fino in fondo nella vita, nell'amore e vogliamo non sentirci soli, vogliamo sentirci uniti a tutti gli uomini di buona volontà, che sulla terra cercano di amare la vita e il proprio prossimo.
Il Signore ci aiuti.
"...se non metto il mio dito nel segno dei II DOMENICA di PASQUA - 16 Aprile 2023
chiodi e non metto la mia mano nel suo Giovanni 20,19-31
fianco, io non credo".
Ancora qualcuno ricorda che ho cominciato molte prediche su questa pagina del Vangelo dicendo: "E se avesse ragione Tommaso?" perché ho ascoltato molte volte e forse è successo anche a molti di voi i rimproveri verso il dubbio di Tommaso, il suo voler toccare, il suo non fidarsi degli altri apostoli, no, ha ragione Tommaso, ha ragione pienamente, perché la vita va avanti se si cerca, se si dubita, se ci si interroga in tutti i campi, per gli scienziati è una cosa scontata, ma non solo per loro, anche in molti aspetti del vivere quotidiano, non capisco perché alcuni pensino che non valga anche per la fede, c'è gente che crede che la fede sia fatta di verità definite, certe, chiare e sicure e che non bisogna cercare, domandarsi, interrogarsi.
Ma se vi interrogate a lungo su Tommaso forse arrivate come me alla conclusione che Tommaso ha completamente torto, ma forse potrei dire meglio, non ha torto Tommaso, hanno torto quelli che hanno scritto di lui, noi di Tommaso praticamente non sappiamo niente, sapete che queste sono storie immaginate, sono una specie di fiabe, ha torto soprattutto chi ha interpretato questo Vangelo di Tommaso perché ha visto nel toccare di Tommaso una prova, la prova che Gesù è risorto, che Gesù è Dio.
Abbiamo la tentazione di toccare con mano, di avere una prova, l'ho sperimentato tante volte nel corso della mia esperienza di prete, ma anche la storia della Chiesa ne è piena, pensate a quanti cristiani hanno cercato di avere una reliquia, un pezzo della Croce, i chiodi, il sudario, tante chiese sono piene di queste cose, c'era qui a Ostia un insegnante di Religione che passava una buona parte dell'anno a spiegare la Sindone cercando di dimostrare che è una prova della Risurrezione di Gesù.
E a proposito di toccare con mano ci capita ogni tanto di vedere una statua della Madonna che piange, piangono sempre le Madonne chi sa perché, se ne troviamo una che ride allora ci andiamo, Gesù rideva spesso, lo troviamo quasi sempre a tavola, dicono di Lui che era un mangione e un beone.
Se poi capita qualche santone che profuma di rose e si dice faccia miracoli, tutti vanno con la speranza di toccare qualche cosa, di avere una prova, la certezza di Dio, della sua presenza, la possibilità dei miracoli.
Poi se ti guardi intorno, se leggi attentamente, ti rendi conto che per avere delle reliquie importanti si son fatte guerre, che anche i gerarchi delle SS cercavano le reliquie, il Santo Graal e che dove ci sono madonne che piangono o il santone che fa miracoli e profuma di rose vanno mafiosi, organizzano pellegrinaggi, vanno politici corrotti e girano spesso un sacco di soldi e allora ti dici che forse la fede sta da un'altra parte, forse credere un'altra cosa, credere non è toccare con mano.
Sì, l'oltre di Dio, i valori essenziali, la libertà, l'amore, l'amicizia, la voglia di giustizia non si possono toccare con mano, bisogna sentirli dentro, bisogna crederci, chi ti può dimostrare l'amicizia chi ti può dimostrare l'amore, non sono cose che si dimostrano.
Allora potremmo dire a Tommaso (Se fosse qui Tommaso probabilmente sorriderebbe e ci direbbe che non hanno capito niente di lui): "Tommaso sei stato con Gesù parecchio tempo, hai ascoltato tutte le sue parole, durante la Cena t'ha lavato i piedi, ha condiviso con te il suo Pane, l'hai visto, magari da lontano, morire sulla croce e ancora non credi? Ma che altro ti manca?" "Voglio una prova!"
La prova non c'è, se hai riconosciuto in Gesù colui che ha parole di vita, che ti dice qualche cosa di grande, se sei stato capace di condividere i suoi valori, i sogni del suo cuore, allora hai la fede, la fede che ti trasforma, ti fa diventare un po' come Gesù, ti fa cercare di essere come Lui, ti fa sognare un mondo più giusto, la possibilità di amare, di condividere la vita, la possibilità di un futuro migliore, tutto questo è fede, tutto questo non si tocca con mano, le prove non ci sono, dobbiamo rischiare di dire che ha ragione Lui, a volte ci dicono che è meglio fare soldi, è meglio fregarsene del prossimo, pensare ai fatti propri, no, io mi fido di Lui, avendo fatto un po' di esperienza di Gesù, avendo ascoltato le sue parole credo che Lui ha ragione, credo che in Lui si manifesta Dio, non capisco tutto, non possiedo la verità, vado cercando e mi domando cosa significa tentare di vivere come Lui, portare nella mia vita i suoi valori e allora, vedete, torna ad avere ragione Tommaso, è una domanda, è un dubbio: che può significare con questo ragazzo che cresce, che gli posso dire, come mi posso comportare, che significa volergli bene, fino alle banalità: gli lascio il telefonino o glielo tolgo?
Sì, cercare di vivere i valori di Gesù e la vita si riempie di dubbi e non bisogna aver paura del dubbio, ha ragione Tommaso non bisogna fidarsi di quello che dicono tutti, di quello che ascoltiamo alla televisione, dei santoni che profumano di rose, non possiamo fidarci nemmeno del Papa, dei Vescovi, dei preti, guai se vi fidate di me, avete già capito che di me non vi potete fidare, ma di Gesù provate a fidarvi, di Gesù proviamo a fidarci, perché veramente Lui ha parole che possono rendere ricca e bella e piena di bene, di vita la nostra esistenza.
Credere significa fidarsi di Gesù tentare di camminare con Lui, senza avere nessuna prova, senza toccare con mano.
Un ultima cosa, ma qui i discorsi sarebbero lunghi, se rileggete questa pagina del Vangelo guardate che Tommaso vuole toccare le piaghe, è molto probabilmente quello che non riesce ad accettare povero Tommaso, quello che non riusciamo a accettare nemmeno noi: perché ha sofferto, perché Dio soffre, perché tanta sofferenza nel mondo? Questo che ci sgomenta e ci lascia l'unica certezza che siamo chiamati a fare quello che possiamo perché il mondo sia migliore.
Il Signore ci aiuti.
Quando Gesù fu a tavola con loro, prese il pane, III DOMENICA di PASQUA - 23 Aprile 2023
lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro Luca 24, 13-35
gli occhi e lo riconobbero…
In questo straordinario racconto la comunità di Luca cerca di comunicarci come possiamo incontrare Gesù, noi che non siamo più insieme a Lui, non possiamo toccarlo come Tommaso e ci danno due indicazioni, lo avete sentito ripetere più volte in quello che abbiamo letto, lungo la strada ascoltano Gesù che parla non lo riconoscono, ma alla fine dicono che ardeva loro il cuore in petto quando parlava lungo la strada e poi lo hanno riconosciuto nello "spezzare il pane".
Lo "spezzare il pane" lo potete leggere più volte nel Nuovo Testamento è l'Eucarestia, è quello che facciamo noi qui.
Se domandaste a uno dei primi cristiani: "Cosa facciamo la Domenica?" "Spezziamo il pane e ascoltiamo la Parola di Gesù, è l'unico modo che abbiamo per riconoscerlo nei segni, nei simboli".
Ma questa pagina del Vangelo ci dice anche delle cose interessanti: la parola di Gesù non è semplice, sembra che non lo riconoscano e che anche capire cosa significhi "spezzare il pane", non è affatto a buon mercato, anche perché non hanno grande attenzione nella comunità cristiana.
Nella Chiesa pochi, la mia esperienza mi spinge a dire pochissimi, sono in grado di leggere il Vangelo, pochi, pochissimi sanno che cos'è l'Eucaristia che celebriamo la Domenica. Pochi sanno leggere il Vangelo perché è ricco di simboli e c'è bisogno di sapere come si leggono, ci hanno educato non con il Vangelo, ma con tutta una serie di storie di miracoli, di apparizioni della Madonna, di precetti morali, di dogmi, ma i racconti del Vangelo molti cristiani secondo la mia esperienza non li sanno interpretare, pochi nella Chiesa, vescovi, cardinali, papi, preti si occupano di far capire il Vangelo e di aiutare a comprendere l'Eucaristia.
Lo "spezzare il pane" che celebriamo ogni Domenica sapete i primi cristiani come lo spiegavano? Con il racconto della moltiplicazione dei pani… c'è fame nel mondo, fame di tutto, che cosa si può fare? Qualcuno ha qualche cosa? Uno ha cinque pani e due pesci li porti qui e se li porta si moltiplicano, ecco noi qui facciamo questo, solo questo, incontriamo Gesù che ci dice: "Sono venuto in mezzo a voi per condividere con voi la vita, la mia esperienza, i miei valori, i sogni del mio cuore, per essere testimone di quello che penso, di quello che sogno, di quello che desidero, di quello che è bello, di quello che è buono, metto in comune tutto quello che ho". Da un certo punto di vista aveva davvero poco, non aveva soldi, non aveva ricchezze, aveva solo la ricchezza del suo cuore e ci ha detto: "Quando vi ritrovate la Domenica fate "memoria di me" che son venuto per donare, per condividere e per chiedervi di fare lo stesso, se donate, se condividete la vita si arricchisce, si moltiplica, si raccolgono ceste di pane, c'è pane per tutti nel mondo se siamo capaci di condividere, se ciascuno pensa ad arraffare, a tenere per sé, la vita si impoverisce, si sciupa, tutto quello che fate la Domenica è celebrare la mia presenza, condividere con me il Pane e la vita e vi impegnate a condividere e ad amare". Qui siamo insieme a celebrare la vita, ma la vita è fuori, l'incontro con Gesù si vive fuori, qui ci fermiamo un momento per incontrarlo.
Non ci contentiamo perché abbiamo bisogno di qualcosa che ci protegga, ci custodisca, se qualcuno di voi conosce la storia o ne ha fatto esperienza, qui siamo parecchi ad avere qualche anno in più, ogni tanto si sentiva, specialmente nei paesi, un tempo: Domenica prossima si dice Messa per invocare che venga la pioggia, oggi: domenica prossima si dice Messa perché finisca la guerra, oppure: se prenotate e pagate una Messa può essere che l'anima del vostro parente esca dal purgatorio, quando eravamo giovani, lo ricordate, facevamo per nove primi venerdì del mese la Comunione e ci assicuravamo il Paradiso, ci hanno preso in giro, non funziona così, la Messa è gratis, non serve a niente, non fa venire la pioggia, non fa finire la guerra, non salva nessuno dal Purgatorio, non ci garantisce il Paradiso, niente di tutto ciò, la Messa ci ricorda soltanto che siamo qui per far memoria di Gesù, vivere con Lui, perché vogliamo amare, perché vogliamo donare quello che siamo, con semplicità, non dobbiamo fare cose eroiche, mettere in comune quello che siamo, allora la vita si moltiplica, diventa bella, si arricchisce, l'altro ieri qualcuno diceva che la Messa non serve, per proteggerci vale meno del corno di corallo rosso, se cercate protezioni non venite in Chiesa, comprate il corallo rosso, qui veniamo perché vogliamo unirci a Gesù, essere come Lui gente capace di condividere la vita, di donare noi stessi.
Vedete, nella comunità Cristiana, ve lo dicevo prima, pochi sanno leggere il Vangelo, pochi sanno cos'è l'Eucarestia e forse per questo sempre meno gente va in Chiesa, però per fortuna c'è tanta gente che l'Eucaristia e la Parola del Signore la vive, è la vera Chiesa quella che io ho conosciuto.
Vedete, mia mamma non sapeva leggere il Vangelo, se mi avesse ascoltato quando lo spiego avrebbe detto: mio figlio è impazzito, quando andava a Messa sapete che faceva? diceva il rosario e misurava la lunghezza delle prediche dei vari preti per quanto rosario riusciva a dire, non capiva quasi nulla della Messa, però posso assicurarvi che viveva i valori di Gesù molto più di me e come lei ce ne sono tanti nel mondo, ieri ricordavo alcune persone poi mi sono fermato perché il numero è quasi infinito.
Vedete, di gente, di cristiani, di preti che sanno leggere il Vangelo ne ho trovati proprio pochi, di preti, di cristiani che sanno che cos'è l'Eucaristia meno, ma di gente, di cristiani, di preti, che vivono l'Eucarestia, il donare, il condividere, che vivono i valori di Gesù, la sua Parola ne ho trovati tanti, allora possiamo ringraziare il Signore, rallegrarci di poter ritrovarci qui ogni Domenica per ascoltare e cercare di intuire qualche cosa nella Parola di Gesù, per "spezzare il pane", per ricordarci che poi uscendo da qui la nostra vita è bella e arricchisce chi ci sta intorno se sappiamo condividere, se sappiamo mettere in comune, se sappiamo donare, se sappiamo amare, per questo è venuto Gesù, questo celebriamo qui facendo memoria di Lui.
Il Signore ci aiuti.
"Io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che IV DOMENICA di PASQUA - 30 Aprile 2023
sono venuti prima di me, sono ladri e briganti" Giovanni 10, 1-10
A volte il Vangelo lascia perplessi, non so se è successo anche a voi, ci sono delle frasi da cui bisogna prendere la distanza, non si possono accettare, almeno secondo me, questo sconcerta molti.
Oggi abbiamo ascoltato: "Tutti quelli che sono venuti prima di me sono ladri e briganti", ma prima di Gesù sono venuti Giovanni Battista, Isaia, Geremia, Mosè tutti i ladri e briganti? Che dice questa pagina del Vangelo? Poi abbiamo letto che le pecore non ascoltano la voce degli estranei, non la riconoscono, ma è bene non ascoltare la voce degli estranei? In questa pagina del Vangelo ci sono delle cose che secondo me sono sbagliate, questo scandalizza molti cristiani, non so se anche qualcuno di voi, se non ci si può fidare nemmeno del Vangelo di chi ci possiamo fidare? No non ci si può fidare nemmeno del Vangelo, perché il Vangelo è stato scritto da gente come noi, meglio di noi probabilmente, certamente meglio di me, ci hanno comunicato delle cose straordinarie, ma sono in tanti quelli che scrivono il Vangelo, tra loro c'è chi si porta dentro, il rancore, il desiderio di vendetta perché i primi cristiani sono perseguitati e allora troviamo parole che ci lasciano sconcertati. Ci hanno detto che il Vangelo è parola di Dio, è ispirato, no, è scritto da gente come noi e ha bisogno di essere interpretato, non solo qualche volta dobbiamo anche scegliere e scartare quello che non ci sembra giusto, ma come possiamo scegliere? Scegliamo quello che ci fa comodo? Certo no, se scegliamo quello che ci fa comodo non siamo persone oneste, cerchiamo di scegliere quello che ci sembra importante e come possiamo fare? Tendendo conto di tutto il Vangelo e ci sono delle cose che ci sembrano in contrasto con altre: è vero che Gesù considera tutti ladri e briganti? Se leggete il Vangelo sembra che non consideri nessuno un ladro e un brigante, va a mangiare con i pubblicani, con i peccatori, si incontra con tutti.
Quello che sconcerta i cristiani a volte è che bisogna pensare, scegliere, ma pensare è scomodo, me lo sono sentito ripetere tante volte nei mesi passati perché ci siamo soffermati su questi discorsi, perché non ci dicono parole chiare, quello che dobbiamo fare, come dobbiamo comportarci? No, non dovrebbero dirci parole chiare perché non siamo pecore sceme, che seguono senza capire, siamo discepoli liberi, dobbiamo essere responsabili della nostra vita e nelle concrete circostanze della vita quello che è giusto per me, non lo è per un altro e ciascuno di noi deve cercare che cosa veramente ci comunica Gesù.
Spesso ci dicono, l'ho ascoltato anche ieri, che Gesù non c'è più e noi dobbiamo seguire fedelmente i pastori che Gesù ha lasciato, chi sono i pastori che ha lasciato? I papi, i vescovi, i preti, dobbiamo proprio seguirli? Nella mia vita ho dovuto cercare di tenermene lontano il più possibile, e allora? E allora siamo uomini liberi che devono cercare.
Il Vangelo ci dà il criterio della ricerca, lo fa anche nella pagina che abbiamo letto, ma lo trovate, secondo me quasi in ogni pagina del Vangelo: come puoi giudicare il pastore, come puoi capire quello che è importante e quello che lo è meno, da chi devi partire, dal pastore? No, dalla pecora, devi partire dalla pecora, perché, il pastore è buono se è venuto a portare la vita, a condurla nei pascoli che la nutrono, ad arricchire, a rendere più bella la sua vita.
Se leggo che fanno dire al Pastore, perché le parole che abbiamo ascoltato non sono parole di Gesù, ma di chi pensa di dirci quello che Lui ha detto, parole che ci invitano a domandarci chi sono i ladri e i briganti allora è meglio che pensi che Gesù non c'entri.
Nella Chiesa, lo sapete, se conoscete un po' la storia, si sono spesso cercati i ladri, i briganti, gli eretici, quelli che fanno danno nella Chiesa, un mio amico prete, che studiava la storia, tanto tempo fa mi diceva: "Ricordati Checco, hanno scomunicato sempre quelli sbagliati, non ci hanno quasi mai azzeccato a vedere chi era il ladro, il brigante". Pensate a Galilei, a Giordano Bruno, a tanti che sono finiti sul rogo e magari erano coloro che intuivano pascoli migliori in cui nutrirsi.
Siccome anche noi, più o meno, non solo io perché sono un prete, ma anche voi perché siete genitori, nonni, avete qualche incarico, siamo tutti pastori, allora ricordiamoci che quello che conta è la pecora, se la aiutiamo siamo seguaci di Gesù, continuiamo la sua opera di pastore, non ci conviene cercare chi ci dice cosa dobbiamo fare, possiamo ascoltare qualche consiglio, ma occorre conservare la capacità di guardare l'altro negli occhi, di capire cosa gli arricchisce la vita, cosa può essere buono e importante per lui.
Il buon pastore mi arricchisce, migliora la mia vita, mi rallegra il cuore, mi dà speranza, mi dà fiducia, mi fa camminare con coraggio, non mi mette pesi sulla coscienza, non mi fa sentire sporco, incapace, i preti, adesso forse sono cambiati, quando ero ragazzo sembrava che sapessero fare solo quello, metterti sensi di colpa, farti sentire cattivo, non serve rimproverare, bisogna comunicare vita con semplicità, dare speranza, coraggio, rendere capaci di amare le cose belle della vita.
Gesù è venuto per questo, per darci libertà, per farci sentire responsabili, per farci amare la vita, amare tutto quello che è bello della vita, amare il condividere, il camminare insieme, il rispettarsi, la capacità di perdonarci, di ritrovarci quando ci siamo allontanati, tutto quello che arricchisce la vita e la fa bella, per questo io credo ancora che Gesù è il buon pastore, per la mia vita lo è stato molto, nei momenti difficili ho sempre trovato in Lui una parola di speranza, la voglia di ricominciare, di andare avanti, di continuare a credere nel bene, anche quando sembrava che non ci riuscissi.
Il buon pastore comunica vita, Gesù lo fa, speriamo che anche tutti noi, che in qualche modo siamo pastori, sappiamo comunicare vita.
Il Signore ci aiuti.
"Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai V DOMENICA di PASQUA - 7 Maggio 2023
conosciuto Filippo? Chi ha visto me ha visto Giovanni 14, 1-12
il Padre."
Preparando qualcosa da dirvi le parole del Vangelo di oggi mi hanno fatto ripensare tutto il mio cammino di ricerca della fede, ho cominciato circa 60 anni fa a leggere il Vangelo insieme con un gruppo di giovani e poi ho fatto centinaia di volte con persone di tutte le età, ragazzi, anziani, quella prima volta ci impegnammo a non pronunciare per un anno il nome di Dio finché non avremmo intuito qualcosa di Lui in Gesù di Nazareth.
Ripensando a tutto questo cammino ho avuto l'altro giorno una specie di turbamento, il mio parlare della fede, il mio tentare di esprimere qualche cosa dell'inesprimibile, perché Dio non si può nominare secondo gli Ebrei, abita l'oltre, ma per non tacere del tutto qualcosa dire, mi sono accorto che è parecchio distante dal modo di parlare della maggior parte dei Cristiani, Papi Vescovi preti compresi, poi ho superato lo sconcerto e mi sono ritenuto uno dei cristiani più fortunati della storia, perché leggere, approfondire il Vangelo è stato per me fonte di libertà e di luce.
Cerco di accennare ad alcuni aspetti che mi sono venuti in mente e mostrano la distanza che vi dicevo fra il mio parlare e il parlare comune.
Da quando ero ragazzo ho sentito parlare di Dio come l'essere perfettissimo, l'onnipotente, Colui che governa con la provvidenza le vicende del mondo, ma il Dio che si manifesta in Gesù di Nazareth nasce nella paglia, un piccolo bambino indifeso e muore sulla croce e sotto quella croce gli dicono: "Se sei il Dio scendi, salva te stesso e noi" non è sceso, il Dio che si manifesta in Gesù di Nazareth è tutt'altro che onnipotente, è un Dio che ha bisogno di tutto, di un po' di caldo quando nasce perché è nella povertà assoluta, di essere staccato dalla Croce.
Non credere più nell’onnipotenza di Dio mi ha fatto andare oltre i turbamenti della mia adolescenza quando mi chiedevo: "Dov'è Dio se i bambini muoiono nei forni, si può credere in un Dio onnipotente sei dei bambini finiscono bruciati?". Il Vangelo mi diceva che Dio stava tra quei bambini, moriva con loro in Gesù di Nazareth.
Quasi tutta la mia educazione Cristiana è stata basata sui miracoli, sui prodigi, il miracolo è il segno di Dio, posso credere che Gesù è figlio di Dio perché fa miracoli, mi parlavano dell'Eucaristia con il miracolo di Bolsena, mi hanno raccontato tanti miracoli, apparizioni della Madonna, prodigi di ogni genere che provavano la fede, ma nel Vangelo leggevo parole di una durezza inaudita. "Una generazione malvagia e adultera chiede un segno, non le sarà dato alcun segno se non il segno di Giona, come Giona è stato un segno per gli abitanti di Ninive così Gesù lo è per noi". Mi sono accorto che nel Vangelo non ci sono miracoli, prodigi, sono simboli che esprimono la presenza di Gesù, i Farisei, i malvagi, gli adulteri chiedono segni, l'unico segno è Lui, le sue parole, la sua vita.
E quando ti accorgi che il miracolo è solo qualche cosa di strano che non ha niente a che spartire con Dio ti senti libero, non ti chiedi più come quado eri ragazzo: "Perché a uno sì e a quell'altro no, perché se qualcuno può fare miracoli non li fa per tutti?".
La mia educazione cristiana e forse anche la vostra è stata basata su tutta una serie di regole, di leggi, di proibizioni e poi si parlava di dogmi, di principi irrinunciabili, di valori assoluti e certi, veniva sacralizzata la natura e addirittura una lingua, e poi riti, tradizioni immutabili, se leggi il Vangelo ti accorgi che tutto può essere messo in discussione: "Il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato". Se una legge non è a servizio dell'uomo, se impedisce all'uomo di essere libero bisogna cambiare. Tutto, la legge, la tradizione, il dogma, la religione deve essere al servizio dell'uomo, se non lo aiuta a crescere, a cercare il bene, se son è più in grado di esprimere la fede va cambiato, è fondamentale per il Vangelo leggere i segni dei tempi e vivere la ricerca.
E poi la paura del castigo di Dio, ho ascoltato molte volte qualcuno dire. "Che male ho fatto perché mi capiti questo", ho ascoltato delle mamme che avevano paura di essere punite nei figli per i propri peccati, abbiamo ascoltato qualche Cardinale dire che l'AIDS è la punizione di Dio per la malvagità di questo mondo moderno, mi hanno raccontato del santone che dice: "Se vostro padre ha il cancro qualcuno in famiglia ha peccato" "Se tua figlia ha la leucemia qualcuno ha peccato" e poi il futuro, la paura del purgatorio, addirittura l'inferno. Se leggi il Vangelo Gesù mangia con i pubblicani e i peccatori, i malati hanno bisogno del medico per questo è venuto. E la straordinaria parabola del Padre misericordioso, il figlio torna e non trova la punizione, nemmeno un rimprovero, trova la festa, Gesù ci parla di un amore che è oltre, per noi quasi inconcepibile, l'amore di Dio che sa rispondere al male non con la punizione e la sofferenza, ma con la festa, come si possa parlare ancora dell'inferno dopo aver ascoltato la parabola non riesco a capirlo.
Siamo stati educati con tutta una serie di fioretti, di sacrifici, di digiuni, ci raccontavano storie di santi che facevano grandi penitenze, si flagellavano, sembrava che a Dio facesse piacere la sofferenza e il dolore, poi leggi il Vangelo: "I discepoli dei farisei e i discepoli di Giovanni fanno digiuno ma i discepoli di Gesù non fanno digiuno" in giro nel paese si dice che Gesù e un mangione e beone e quando nel matrimonio manca il vino, trasforma l'acqua in vino, perché bisogna far festa, Dio non ama il dolore, ama la festa.
Capite allora perché mi sono sentito uno dei cristiani più fortunati, mi sono sentito libero, è sparita dal cuore la paura di Dio, ho amato il Vangelo e mi ha permesso di intuire qualcosa della luce di Dio, ma ho dovuto leggerlo centinaia di volte insieme con la gente e concludendo ho pensato che anche se non ripetevo antiche parole non andavo perdendo la fede, mi sembra di aver trovato un modo migliore di parlarne, dico di parlare perché la Fede è un'altra cosa, è un rapporto personale con Gesù e con Dio.
Il Signore ci aiuti.
"Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro VI Domenica di Pasqua - 14 Maggio 2023
Paraclito perché rimanga con voi per sempre, Giovanni 14, 15-21
lo Spirito della verità"
Come avete ascoltato nelle letture di oggi c'è un po' di confusione, ci sono dei cristiani che sono stati battezzati, ma non hanno ricevuto lo Spirito e Gesù che dice: "Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito". Perché i primi cristiani pensano che Gesù non basti, che deve venire un altro e chi è quest'altro?
Vedete quando facciamo questi discorsi possiamo solo cercare di intuire qualche cosa perché quando parliamo di Dio, della sua presenza nella nostra vita non possiamo che balbettare, quello che possiamo fare oggi è cercare di capire perché i primi discepoli si sono resi conto che Gesù non bastava, dovevano aspettare un altro.
L'esperienza mi ha fatto pian piano capire che è qualche cosa di molto importante perché quando si è incontrato un grande maestro si è tentati di continuare a fare quello che ha fatto lui, a comportarci come lui anche se la vita cambia, si evolve, presenta esigenze diverse.
I primi cristiani hanno vissuto questo in modo drammatico, vedete, il loro incontro con Gesù si è svolto tutto all'interno della Palestina, tra ebrei, ma quando Gesù è stato crocifisso è cominciata anche una persecuzione nei loro confronti e molti di loro hanno dovuto andarsene fuori dalla Palestina diffondersi nel mondo e incontrare sempre più spesso dei pagani e qualcuno pensava di annunciare anche a loro l'Evangelo, il messaggio di Gesù.
Quasi subito è sorto il conflitto c'era chi diceva che non si poteva, i pagani non possono diventare ebrei, non possono far parte del popolo eletto, non si può parlare con loro, Gesù non l'ha mai fatto se voleva andare dai pagani ci sarebbe andato Lui, perché dobbiamo andarci noi, dovremmo smettere di essere ebrei ed aprirci a tutti, fare in modo che tutti i pagani possano far parte dei discepoli di Gesù, non ce lo possiamo permettere.
Allora qualcuno ha cominciato a pensare che forse Gesù non basta, occorre cercare ancora, forse aspettare qualcun altro, l'antica Scrittura che parla del vento, del soffio di Dio, lo Spirito che ispira i profeti, Gesù ci ha promesso che non ci avrebbe lasciati soli, dobbiamo aspettare lo Spirito, cercare il vento di Dio.
Che differenza c'è tra Gesù e lo Spirito? Gesù era uno davanti a loro, parlava con loro, come voi siete davanti a me, lo Spirito, lo avete ascoltato, "rimane presso di voi e sarà in voi", è dentro di noi, è quasi il vento di Dio in noi, la nostra coscienza, può rendere vive e attuali in noi le parole di Gesù, può farci intuire cosa avrebbe fatto Lui nella situazione che viviamo.
Vedete, quando dico queste cose mi sembrano semplici, quasi banali, invece è stata una delle cose più difficili del cammino della Chiesa e oggi è un problema particolarmente importante e urgente per quello che capisco, recentemente il mondo è cambiato in maniera radicale, non è cambiata solo la scienza e la tecnologia che si sono evolute in modo impressionante, i mezzi di comunicazione si sono moltiplicati, è cambiato il modo di vedere il mondo, il senso della giustizia, i rapporti uomo donna, il linguaggio e potrei continuare.
Se Gesù fosse qui che farebbe, celebrerebbe la Messa come sto facendo io? Assolutamente no, di questo sono sicuro anche se posso certamente sbagliare, perché dell'Eucarestia che ci ha lasciato come ricordo di sé, qui non si capisce niente, il linguaggio che usiamo, i gesti che facciamo non esprimono più la sua intenzione. Poi è ancora accettabile che il prete sia solo maschio? Quelli che stavano più vicini a Gesù, quelli che l'hanno capito veramente erano le donne, la mamma, Maria di Magdala, Marta e la sorella, i maschi non capivano quasi niente, sembra normale anche oggi.
Conviene che anche noi invochiamo, inseguiamo lo Spirito, non bastano la tradizione, le regole che ci hanno insegnato, le cose che si sono sempre fatte, lo Spirito in noi può suggerirci quello che farebbe Gesù se fosse qui.
Per fare il discorso più semplice possibile credo che il compito che Dio ci ha affidato sia quello di vivere il più felicemente possibile, di cercare quello che arricchisce la vita per sé e per gli altri, nei vari ambienti in cui ci troviamo a vivere, a scuola, nel posto di lavoro, nella società, i primi cristiani hanno intuito che Gesù ci ha promesso lo Spirito che dentro di noi ci spinge a cercare la luce, a cercare al di là delle regole, delle tradizioni, di quello che si è sempre fatto, quello che possiamo fare perché la vita sia più piacevole, più bella, più ricca per tutti.
Il Signore ci aiuti.
"Io sono con voi tutti i ASCENSIONE del SIGNORE - 21 Maggio 2023
giorni", dice il Signore Matteo 28, 16-20. Atti degli Apostoli, 1, 1-11
Celebriamo oggi la festa dell'Ascensione, Gesù sale in cielo, non siamo più ingenui come gli antichi che pensavano che ci fosse un firmamento dove fossero attaccate le stelle e sopra ci fosse il mondo di Dio e ci sono parecchie persone che mi hanno domandato: cosa possiamo pensare, dov'è adesso Gesù, com'è il suo corpo? È una domanda che mi sono sentito rivolgere diverse volte e vorrei provare a parlarne oggi, ma non vorrei che disturbasse qualcuno di voi, perché dietro questa domanda non c'è solo curiosità e parlare di quello che c'è oltre la morte a volte turba qualcuno, è una domanda che ha inquietato l'uomo fin dall'origine: che c'è dopo, c'è qualcosa, finisce tutto? È una domanda a cui tanti hanno tentato di rispondere, ma non si può rispondere, dovremmo ascoltare l'invito dell'Angelo che come avete sentito ci dice: "Perché state qui imbambolati, a guardare in alto, andate tocca a voi adesso". Pensare a un'esistenza fuori dello spazio e del tempo non ci è possibile, noi viviamo nello spazio e nel tempo e nulla che ne sia fuori riusciamo a immaginare, il corpo è fatto di vari elementi materiali, il corpo spirituale di cui parla l'Apostolo Paolo cos'è? Non possiamo rispondere a nessuna di queste domande, non possiamo immaginare nulla, per noi le parole "sempre", "mai" sono incomprensibili, non possiamo immaginare nulla che duri per sempre, non so se qualcuno di voi ha mai ascoltato il sonetto di Belli, Giuseppe Gioacchino, che è intitolato "La morte co la coda" finisce così:
È un penziere quer mai, che tte squinterna!
Eppuro, o bene o male, o a galla o affonno,
sta cana eternità dev’esse eterna!
è una "cana" eternità, a noi non è possibile pensarla.
E allora ci conviene ascoltare l'invito dell'Angelo a non preoccuparci di queste cose, anche perché, se conoscete un po' la storia dalla Chiesa, di quello che c'è oltre la morte se n'è parlato veramente troppo e per motivi non sempre nobili.
Molti lo facevano per mettere paura alla gente, paura dell'inferno, del purgatorio, se n'è parlato soprattutto per fare soldi e se ne sono accumulati veramente tanti, convincendo molti che potevano fare offerte, pagare la celebrazione di più Messe, per non tribolare troppo in purgatorio quando sarebbe arrivata l'ora o per liberare l'anima di qualche parente che vi stava soffrendo.
Molti, a volte anche non credenti, hanno parlato del paradiso per convincere la gente, soprattutto i poveri, a sopportare con pazienza, a non ribellarsi perché poi avrebbero avuto la ricompensa nell'aldilà, è quell'aspetto della religione che è stato chiamato l'oppio dei popoli, tutto questo dovrebbe appartenere al passato.
Ma allora possiamo conservare una speranza dell'oltre? Direi di sì, io la conservo e forse credo sia bene che conserviamo tutti la speranza che ci sia un qualche cosa d'altro, soprattutto… io parlo per me, perché ho avuto una vita piena, ricca, bella… per tanta gente che in questo mondo è stata violentata, bambini che sono morti da piccoli, che hanno subito ogni violenza, che non hanno goduto niente della vita, spero che possano godere qualche cosa della bellezza della vita, perché la vita è bella, vorrei che continuasse…
Ma è un puro atto di affidamento, ci affidiamo a Dio senza poter immaginare, provare, capire nulla, perché fuori delle nostre esperienze, pensateci qualche volta quando parlate con gli altri di queste cose, io credo che al cristiano rimanga solo il sospiro di Gesù sulla croce, un sospiro leggero, quasi un soffio: "Padre nelle tue mani affido la mia vita" senza vedere niente, senza capire niente, senza sentire niente mi affido al Padre in cui ho tentato per tutta la vita di credere, è la nostra speranza.
Ma quello che ci interessa in questa festa, almeno quello che interessava la comunità di Luca che sia nel Vangelo che negli Atti degli Apostoli racconta l'Ascensione, è questo: adesso tocca a noi, Gesù non c'è più fisicamente qui, non ascoltiamo più le sue parole, le dobbiamo fare nostre, le dobbiamo vivere noi, ma non solo parole, dobbiamo essere testimoni e non si testimonia con le parole si testimonia con la vita, con i gesti, cercando di vivere come Gesù, condividendo la vita, essendo attenti agli altri, cercando di capire, di accogliere anche chi sbaglia, di rendersi conto di chi è più bisognoso, di chi è ferito, di chi ha il cuore che sanguina, a tutti loro dovremmo essere attenti, testimoni di Gesù, dei suoi valori, dei sogni della sua vita che dovrebbero essere i nostri, essere cristiani è questo e, vedete, con la convinzione che Gesù si fida di noi, a me è capitato per tutta la vita di notare, non so se anche a voi, che i preti, i papi, anche questo, sanno solo rimproverare, per loro siamo quasi sempre brutti e cattivi, non è vero, per Gesù siamo persone che devono avere una grande stima di sé, perché dobbiamo essere testimoni di Lui, si fida di noi, affida a noi il compito di continuare la sua opera, come possiamo, se non sappiamo fare grandi cose non ci dobbiamo preoccupare, nella pagina per me più preziosa del Vangelo, per me, non per voi che siete migliori di me, Gesù dice che basta un solo bicchiere d'acqua, a me hanno detto che qualcuno ne ho dato, voi certo molti di più, vivremo l'Ascensione di Gesù se continueremo a farlo.
Il Signore ci aiuti.
Gesù disse loro: "Pace a voi!" Poi soffiò DOMENICA di PENTECOSTE - 28 Maggio 2023
e disse: "Ricevete lo Spirito Santo... " Atti 2, 1-12. Giovanni 20, 19-23
La festa di Pentecoste, 50 giorni dopo la Pasqua questo significa Pentecoste è una festa molto antica in cui gli Ebrei di un tempo lontano sentivano il bisogno di ringraziare il Signore per la natura, era una festa dei campi, cominciava la mietitura, si raccoglievano i primi frutti e si sentiva il bisogno di ringraziare, ma poi il cammino di Israele ha cercato di dare a queste feste della pastorizia dell'agricoltura, com'era un tempo anche la Pasqua, un senso più profondo, c'è qualcosa di più importante per cui ringraziare il Signore ed è diventata la festa del ringraziamento per il dono dell'insegnamento, si ricordava Mosè salito sul monte per ricevere da Dio l'insegnamento e si celebrava con solennità, con un grande pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme: Dio ci ha parlato, dobbiamo ascoltarlo, seguire il suo insegnamento e ringraziarlo.
Per i primi cristiani il senso di questa festa cambia ancora, forse perché il tempio non c'è più, nel 70 è stato distrutto e allora ricordano delle parole che Gesù ripete più volte nel Vangelo in cui dice che quello che conta non è tanto l'esteriorità, le celebrazioni solenni, ma il cuore, la nostra intimità e allora cominciano a dire che dobbiamo ringraziare per la presenza del divino dentro di noi, senza cerimonie, rientrando in noi stessi, cercando lì il senso di Dio, che il è senso ultimo della realtà e della vita.
Come esprimerlo? I primi cristiani, lo sapete se avete letto il Vangelo, non amano grandi parole, si affidano ai simboli da elaborare e nelle letture di oggi ne abbiamo ascoltati tanti, ve li ricordo rapidamente in modo che ciascuno di noi possa ripensare quello che gli è più vicino, per cercare di capire come possiamo incontrare il divino, l'oltre nel profondo del nostro spirito e trovare una spiritualità viva, al di là delle tradizioni, delle formule, dei riti, nel profondo del cuore dove possiamo fare qualche esperienza dello Spirito.
Il primo simbolo lo avete ascoltato nel Vangelo: Gesù soffia sui discepoli quasi per comunicare qualcosa di sé, un soffio leggero, come per dire: troverete l'eco di me dentro di voi, che vi farà, come me, apprezzare la bellezza della natura, i fiori del campo, gli uccelli del cielo e soprattutto le persone, gli altri, vi farà cercare un'oltre, per andare al di là di quelli che sono i bisogni quotidiani per vivere i valori del Regno, la presenza di Dio nella vita dell'uomo.
Una presenza di Gesù dei suoi valori, dei suoi sogni, nell'intimo del nostro cuore, un soffio leggero appena percettibile, come succedeva al profeta Elia che uscendo dalla grotta in un'aura appena accennata sentiva il passaggio del divino.
Ma negli Atti degli Apostoli avete ascoltato altri simboli con cui i primi cristiani tentano di esprimere qualche cosa di grande: un vento impetuoso che spalanca le porte, che apre al futuro, che toglie la paura, i cristiani ne hanno sempre avuto bisogno in questi duemila, a volte tutto sembra fermarsi, incartapecorirsi e si sente il bisogno, io lo sento oggi in maniera particolare, di guardare oltre, di aprirsi al mondo, di sentire il vento che scuote, fa liberi, toglie le incrostazioni, tante cose che si sono calcificate, che non hanno più senso, parole che non dicono più niente.
Poi c'è anche un altro simbolo: una fiammella che scende su ciascuno, un piccolo segno di luce, quasi una fiamma tremolante, che a volte sembra quasi spegnersi, eppure quella luce il nostro cuore continua a cercare, a inseguire, c'è sempre qualche cosa d'altro da scoprire, la bellezza del mondo, il senso della vita, i valori, soprattutto gli altri, che dobbiamo essere capaci di guardare negli occhi e comprendere.
Quella fiammella è anche un segno di fuoco, che scalda, da calore, che appassiona, ieri si celebrava il centenario della nascita di Don Lorenzo, aveva scritto nella sua scuola come motto: "I care" mi preme, mi sta a cuore, è il fuoco che voleva ardesse nel cuore suoi ragazzi, il fuoco per tutto quello che è giusto, vero, la passione per la vita, per il bene, per la ricerca, anche questo è il soffio del divino dentro di noi.
E poi forse il simbolo a cui danno più importanza, fuori del Cenacolo si raduna tanta gente, avete ascoltato quanti popoli vengono nominati, ognuno parla la propria lingua eppure si intendono, ecco i primi cristiani quando pensano al soffio, al vento di Dio ci comunicano questo sogno che dovrebbe oggi essere in noi particolarmente vivo. Siamo in un mondo che è diventato globale, quindi potremmo pensare che ci capiamo tutti, qualche volta invece ho l'impressione che ci capiamo di meno, perché non siamo capaci di ascoltare le voci degli altri, ecco forse potremmo portare come ricordo della Pentecoste questo: nel mondo in cui viviamo il soffio, il vento di Dio, la fiammella che è scesa su di noi ci spingono a riconoscerci uomini, a rispettarci, a capirci, a vedere i valori che ciascuno porta dentro, oggi possiamo venire in contatto con culture diverse, con mondi diversi, con modi di pensare diversi, smettiamo di combatterci, ognuno ha dei valori, delle ricchezze, ciascuno prenda dall'altro quello che ha, perché ogni uomo porta una ricchezza dentro di sé.
Il sogno che il racconto degli Atti che abbiamo letto vuole che ci rimanga nel cuore oggi: è bene che ciascuno parli la sua lingua, siamo tutti diversi, guai se diventiamo tutti uguali, ma cerchiamo di accoglierci, di capirci, di guardarci negli occhi, "I care" significa prima di tutto: mi interessi tu, mi interessa quello che pensi, per camminare insieme, per condividere tutto quello di bello che ciascuno di noi si porta nel cuore.
Il vento di Dio la presenza del divino dentro di noi è tutto questo e forse molto di più, ma come un soffio leggero che ciascuno di noi è bene che cerchi.
Il Signore ci aiuti.
Dio, non ha mandato il Figlio nel mondo SANTISSIMA TRINITÀ - 4 Giugno 2023
per condannare il mondo, ma perché il Giovanni 3, 16 -18
mondo sia salvato per mezzo di lui.
La grande saggezza d'Israele consigliava di non nominare, di non usare il nome di Dio ed aveva profondamente ragione, troppe volte il nome di Dio è stato usato per benedire la armi, per promuovere crociate, per bruciare gli eretici, per dire cosa è lecito e cosa non lo è, chi va all'inferno e chi in Paradiso, tutte cose che non hanno senso, che usano il nome di Dio per affermare il potere di qualcuno e nella Chiesa troppe persone hanno cercato il potere.
Ma non è successo soltanto questo, ci sono state delle persone che hanno cercato, per non tacere del tutto, di intuire qualche cosa quando parliamo di Dio.
Di cosa parliamo? Nei secoli dopo che il Vangelo era stato scritto e si era diffuso ci sono stati degli uomini, ce n'erano anche a quel tempo, studiosi, filosofi, intellettuali che erano diventati cristiani e si ponevano un problema che sembrava insolubile: noi crediamo in un solo Dio, la grande tradizione di Israele che abbiamo pienamente condiviso, che è simile poi alla tradizione islamica, dice che Dio è uno, ma noi parliamo di Tre: Padre, Figlio, Spirito, così è nel Vangelo. Come si combina questo? In uno studio che è durato qualche secolo quelle persone si confrontavano e cercavano di capire.
Quando era ragazzo, forse è successo anche a voi, ci parlavano del triangolo, del trifoglio sciocchezzuole dei nostri preti, quelli invece facevano delle riflessioni profonde che li hanno portati a parlare non tanto di Dio, ma dell'uomo e dell'essenziale di quello che siamo, su cui vale la pena di tornare e per me bello fare una riflessione del genere, se tentiamo di parlare di Dio, dell'oltre, per cercare la realtà profonda dell'esistenza capiamo chi siamo noi, come possiamo vivere insieme.
Padre, Figlio, Spirito Santo che parola possiamo usare per distinguerli dall'Uno? Una sola natura, una sola realtà, una sola sostanza, loro usavano le parole della filosofia greca e per dire Tre che parola usiamo? Scelgono una parola: persona. Persona era una parola banale a quel tempo indicava la maschera del teatro, un personaggio, il ruolo che si interpreta in una commedia. E poi cominciano a riflettere e caricano la parola "persona" di valori sempre più profondi. Quello che costituisce un individuo è il suo essere persona che lo fa diverso da tutti gli altri, unico, irripetibile, quello che pensa, quello sente, tutto quello che vive, le sue relazioni, ci torneremo fra un attimo, tutto questo è una persona, siamo tutti uomini, tutti partecipiamo della stessa natura, ma ciascuno è una persona ha dei diritti inalienabili, è un valore assoluto e capite che se si riflette su questo e si pensa che le tre persone Divine, ormai parliamo di loro, sono distinte, ma uguali, sappiamo che anche noi siamo persone distinte, ciascuno deve essere accolto nella sua diversità, ma anche uguali, abbiamo tutti la stessa dignità, siamo tutti uomini e se si comincia a parlare così, come sempre nelle cose umane ci vorranno dei secoli, ma finirà la schiavitù, perché se siamo tutti persone, se ciascuno è una realtà irripetibile ha diritto all'uguaglianza, non può essere schiavo di un altro, non ci può essere uno che pretende di essere più degli altri, sopra gli altri, c'è qualcuno che ha detto che la Trinità cristiana è democratica, non ammette un capo assoluto, nella Chiesa amiamo poco la Trinità.
Quindi vedete una riflessione su Dio, su questo dover conciliare una natura, una sostanza, una realtà, un unico Dio, ma tre Persone a cui posso rivolgermi, mi fa pensare non tanto all'oltre di Dio su cui posso solo balbettare, ma su di noi, mi guardo intorno e vedo che siamo tutti uomini, femmine e maschi, uguali, più alti, più bassi, più ricchi, più poveri, ma sempre con la dignità di persona umana che ha dei diritti incancellabili e assoluti, ecco dove porta una riflessione su Dio.
Ma c'è un altro aspetto su cui si sono fermati, forse ancora di più, mi ricordo ancora di quando studiavo che hanno inventato parole stranissime come "circumincessione", per dire che una persona è caratterizzata dalla sua relazione e se ci pensate è così, quello che siamo in gran parte è: madre, padre, figlia, figlio, moglie, marito e questa relazione più è vera in quanto più c'è un circolazione di vita, di pensieri, di sentimenti, di valori, ecco dicono che la Trinità è una Unità in cui circola la vita, sono 3 Persone, ma completamente unite, una cosa sola, circola tra loro la vita, l'amore, quello che fa di loro un'unica realtà, è un amore totale e assoluto e questo più che un discorso su Dio è il più autentico discorso su di noi, anche noi siamo relazioni. Moglie, marito, madre, padre, figli, amica, amico, maestro discepolo e potete mettere tutte le altre relazioni che viviamo, queste ci caratterizzano e dovrebbe esserci una circolazione di vita, di sentimenti, di valori, di idee e soprattutto una circolazione di amore. Possiamo riconoscerci tutti diversi, ciascuno con le proprie ricchezze, ma che possono essere messe in comune, condivise, perché circoli tra noi il più possibile la vita, l'amore, è quello che invochiamo ogni volta che celebriamo l'Eucaristia, non so se ci pensate, subito dopo aver spezzato il Pane invochiamo lo Spirito perché faccia di noi un solo corpo, una cosa sola come la Trinità, Tre e sono Uno, perché condividono tutto, perché si amano.
Sono sogni, ma la vita è sogno, sogno di un mondo in cui ogni uomo sia rispettato per quello che è, ogni persona sia rispettata nella sua dignità e nella sua diversità e insieme possiamo cercare quello che ci unisce. Quello che ci fa di tanti una cosa sola, esseri umani che cercano di rendere più bella la vita, di custodirla, capaci di curare la natura che ci è affidata, perché il mondo sia migliore per noi e soprattutto per quelli che dopo di noi verranno, a cui dobbiamo offrire la possibilità di essere ancora uomini che si incontrano, si riconoscono, si amano, si rispettano e cercano di essere una cosa sola, condividendo la bellezza della vita.
Il Signore ci aiuti.
"Io sono il pane vivo disceso dal SS.MO CORPO e SANGUE di CRISTO - 11 Giugno 2023
cielo. Se uno mangia di questo Giovanni 6, 51-58
pane vivrà in eterno..."
Forse è essere, se non proprio costretto, consigliato a celebrare Messa così, stando seduto che mi ha fatto fare alcune riflessioni. Ho pensato se comunicarvele o no, poi mi son detto che potevo divertirmi un po' e provo a raccontarvi una specie di sogno. Prendete quello che vi pare. I sogni lo sapete, sono strani.
Una delle prime esperienze della mia vita, quando ero proprio piccino, è aver assistito a un solenne Pontificale a San Pietro, sulle spalle di mio papà, una marea cardinali, vescovi, preti tutti rivestiti di paramenti sontuosi e le guardie svizzere tutte colorate e il Papa Pacelli, molti di voi non l'hanno conosciuto, era una figura ieratica che quando usciva, in alto sulla sedia gestatoria, benediceva con gesti lenti e solenni, mentre suonavano le trombe d'argento, mi è venuto in mente questo ricordo infantile quando ho visto in televisione alcune immagini dell'ultima celebrazione di Pasqua, ci davano anche i numeri, c'erano nella basilica di San Pietro 35 cardinali, parecchi Vescovi, più di 300 preti, tutti i vestiti con parati speciali, musiche solenni, ancora si parlava in latino e mi sono domandato: se Gesù venisse qui che direbbe, forse si arrabbierebbe?
E qui comincia il sogno, immaginate che venga: "Maestro, sei arrabbiato? forse tu non avresti fatto così"
"No, perché arrabbiarsi, gli uomini sono fatti così, amano fare moina, devono far vedere che sono tanti, mettersi pennacchi, vestiti speciali, non bisogna prendersela troppo, Io forse avrei fatto le cose più semplicemente, anzi le facevo più semplicemente".
"Ma Maestro quello che tu c'hai lasciato per fare memoria di Te lo abbiamo circondato di tante parole, parole difficili come Transustanziazione".
"Chissà che vuol dire? Questi parlano greco, Io parlavo aramaico".
"E poi tante regole e tanti precetti e tante complicazioni e parole che da anni rimangono le stesse e non si cambiano, nemmeno questo ti fa arrabbiare?"
"Gli uomini sono fatti così, a volte pensano di difendere le cose importanti con regole e regole, forse sarebbero meglio a capire, qualche volta si difendono con parole complicate, proclamano dogmi, cercando di esprimere il Mistero e poi hanno bisogno di raccontare miracoli, prodigi, per poter credere, siete fatti così, forse potreste essere un po' più semplici, ma non conviene arrabbiarsi.
"Maestro c'è di peggio perché qualche volta l'Eucaristia è stata usata come un'arma, ancora oggi i divorziati risposati, non possono fare la Comunione".
"Eh, se i preti si sposassero il divorzio sarebbe un Sacramento, non si sposano quindi non capiscono quello che succede, non vi preoccupate".
"Maestro, sai qualche volta hanno negato il funerale a una persona che non voleva più vivere"
"E qui forse bisognerebbe arrabbiarsi, ma a questo punto sai che ti devo dire: è meglio che me ne vada, l'amico Fyodor me lo aveva detto, lo conoscete Dostoewskij, rischio che mi caccino, vi saluto".
"Che faccio lo richiamo? Maestro vieni qui non andartene, adesso ti dico un po' della mia esperienza, il peso del mio cuore, le cose si mettono male, in Chiesa vengono sempre meno persone non soltanto da noi, in tutta Europa, nel mondo è un po' diverso, ma in Europa quasi nessuno, non si capisce quasi più quello che Tu c'hai lasciato, siamo come su una barca e manca il pane non abbiamo più da mangiare, non sappiamo più come tirare avanti, Marco dice che c'è un pane solo".
"Non hai ancora capito? Quando ho moltiplicato il pane per 5000 persone, quante sporte avete raccolto? e non capisci ancora quel pane, sono Io, un pane solo, ma Io, Marco ha cercato di farvi capire che sulla barca sono sempre con voi".
"Non hai ancora capito che nel Vangelo per ben sei volte si racconta che se si mette in comune un po' di pane si moltiplica? Questo è quello che vi ho lasciato, vi radunate insieme la domenica spezzate il Pane, un simbolo, non complicatelo con tante parole, con parole strane che vengono dalla filosofia greca, lasciate perdere, cercate di capire che voi siete insieme per fare memoria di me, avete un Pane, Io, le mie parole, i gesti della mia vita, i sogni del mio cuore, li condivido con voi, per questo sono venuto e li ritrovate ogni volta e poi ricordatevi che siete lì per dire che anche voi quello che avete lo volete mettere in comune, soltanto così si moltiplica la vita, soltanto così si raccolgono tante sporte, l'Eucaristia è solo questo, una cosa piccola piccola, non ci sono miracoli, non ci sono prodigi, niente di straordinario, la mia presenza, la mia parola, la mia vita e voi. E voi che volete condividere, che volete camminare insieme come potete e ricordati Checco che c'è tanta gente che lo fa, che condivide la vita, non farti condizionare dalla televisione, dai libri che leggi, al mondo c'è tanta gente capace di amare, magari non viene in Chiesa, tante mamme, tanti papà che condividono la vita coi loro figli, se ti guardi in giro, se cerchi, perché bisogna cercare, anche nel tuo paese, c'è tanta, tanta gente che fa volontariato, che un po' del tempo che ha lo mette a disposizione degli altri, questa è la ricchezza della vita, questo è quello che celebri la Domenica in Chiesa: ritrovare la mia presenza, i miei valori i sogni del mio cuore e la volontà di condividere, di mettere in comune quello che hai, a te, (a me, a voi no) di forze te ne rimangono poche, puoi mettere in comune qualche parola, qualche sorriso, basta. Basta anche un solo bicchiere d'acqua se sapete mettere in comune quello che avete, l'Eucaristia è tutto qui, il resto è ammuina, sono chiacchiere, solo parole, non servono a niente.
Il Signore ci aiuti.
"Guarite gli infermi, risuscitate i morti, XI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 18 Giugno 2023
purificate i lebbrosi… Gratuitamente Matteo 9, 36 - 10, 8
avete ricevuto, gratuitamente date".
Tante volte mi hanno detto e forse anche molti di voi hanno pensato che il Vangelo non è semplice, qualche volta, come nella pagina che abbiamo letto, è difficile interpretare cosa il Signore vuole dirci e comunicarci, perché sono parole scritte molto lontano da noi, in un ambiente sociale completamente diverso dal nostro e anche perché queste parole sono state in questi 2000 anni più volte interpretate in un modo che col Vangelo a poco a che spartire.
Abbiamo ascoltato: "La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai, pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe". Forse ne avete un po' di esperienza, oggi in quasi tutte le chiese del mondo si prega perché ci siamo più preti, più frati, più monache, non c'entra niente. Al tempo di Gesù non c'erano né preti, né frati, né monache, quindi qui si parla d'altro, ma si continua a pregare perché vengano più preti e più frati.
Questo non ci fa intendere il Vangelo perché qui evidentemente se non si parla di loro si parla di noi, siamo noi che dobbiamo essere preoccupati perché la gente non ha pastori.
E qui c'è un'altra difficoltà perché a noi il pastore dice poco. Tra le fortune della mia vita c'è anche quella di aver fatto, un po' al lato, il pastore con i miei cugini, quando avevo 15-16 anni andavamo insieme a portare le pecore al pascolo e quello che mi colpiva era che loro le conoscevano tutte: "ma come fate a riconoscerle, sono tutte uguali", "guarda quella ti sembra uguale?". Non solo ma gli volevano bene, le coccolavano, se una zoppicava subito si preoccupavano, andavano a vedere cosa aveva, se doveva partorire vegliavano di notte perché tutto andasse bene.
Ecco il pastore è colui che si prende cura delle pecore e noi questo siamo, ma tutti, e il nostro compito di credenti, ma forse possiamo andare anche oltre, il nostro compito di uomini è quello di prenderci cura di quelli che sono accanto a noi, soprattutto dei sofferenti, di quelli che sono in difficoltà, di chi ha bisogno di una coccola, di una parola di più, questo è il nostro compito e come potete facilmente immaginare, non posso più fare dei discorsi generici, perché ciascuno di voi può chiedersi: di chi posso prendermi cura e come posso prendermi cura?
Ecco ci sono pecore senza pastore, cioè c'è chi non ha vicino nessuno che se ne prende un po' cura. E poi, forse una domanda ancora più difficile, prendersi cura di un ragazzo che cresce, di un adolescente cosa significa? A volte bisogna studiare, cercare di capire e a volte bisogna fare un'altra cosa che il Vangelo di oggi ci suggerisce.
Non so se avete notato, ai discepoli Gesù dice di non andare tra i pagani, di non entrare nelle città dei Samaritani, ma di rivolgersi alle pecore perdute della casa d'Israele. Perché non bisogna andare dai pagani, perché non a tutti? I primi cristiani sono Ebrei, vivono la grande tradizione di Israele, come avete ascoltato nella prima Lettura sono il popolo scelto da Dio, un popolo di sacerdoti, ma fin dai primi tempi, quando cominciano a uscire dalla Palestina, incontrano dei pagani e ci sono alcuni che dicono: "No, non possiamo, se Gesù voleva andare dai pagani ci sarebbe andato Lui, non c'è andato e non possiamo farlo noi, siamo Ebrei dobbiamo predicare solo a loro". Altri, più saggi dicevano: "Se Gesù fosse qui, Lui tra i pagani non c'è potuto mai andare perché lo hanno ammazzato troppo presto, certo si curerebbe anche dei pagani".
Non bisogna fare quello che ha fatto Gesù, ma quello che farebbe se fosse qui e questo guardate, se ho capito qualcosa, è molto importante, non bisogna fare quello che si è sempre fatto, ma quello che le persone sapienti hanno saputo inventare in un certo momento, poi le situazioni sono cambiate bisogna cambiare, non bisogna fare quello che facevano loro, ma quello che farebbero se fossero qui, perché loro capivano e quando parlate di educazione, di scuola, anche di società, di politica, oggi abbiamo un problema molto grosso, il mondo cambia con una rapidità incredibile e fare come si è sempre fatto non è saggio. Facciamo come Gesù avrebbe fatto e se Gesù è troppo lontano facciamo come i sapienti che abbiamo conosciuto farebbero se fossero adesso qui.
Ogni tanto qualcuno mi dice. "Perché nel Vangelo non troviamo parole chiare, perché nella Chiesa non ci sono indicazioni sicure, delle regole precise". Per carità non dite queste cose, sarebbe una tragedia se ci fossero formulette, perché è affidato a noi cercare e capire, perché il mondo cambia, perché la persona che mi sta vicino è diversa da tutte le altre, perché io devo interpretare quello che posso fare, cosa significa prendermi cura di questa persona, che è diverso da quello che posso fare per un'altra persona, cosa posso fare oggi, che probabilmente non è quello che facevo ieri.
Oggi gli psicologi sono piuttosto preoccupati per la situazione dei ragazzi, che sono in grossa difficoltà, hanno paura, cosa si può fare per loro? non quello che si è sempre fatto.
Ecco, guardate quante cose si dice questa pagina, ce n'è qualcun'altra, ma finisco subito.
"Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni" Adesso usciamo, cosa dobbiamo fare, sembra che Gesù ci prenda in giro, possiamo fare miracoli? Ancora ogni tanto sentiamo parlare di prodigi, di apparizioni della Madonna, per molti di noi ormai sono discorsi inaccettabili, forse sarebbe ora di smettere, siamo molto lontani dal tempo dei primi cristiani, se domandassimo loro: "Ma è molto difficile fare miracoli?" Ci direbbero: "No li fanno tutti, anche quelli cattivi". Nel Vangelo leggiamo che nel giudizio finale c'è chi dice di aver fatto molti prodigi, ma Gesù risponde che non li conosce, devono andarsene, sono operatori di iniquità.
Sapete per loro cosa era veramente il miracolo: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date", quello è il vero miracolo: la gratuità, quando fai qualche cosa senza aspettarti ricompensa, lo fai perché vuoi bene, è la ricchezza della tua vita, spero che tutti voi ne abbiate fatto esperienza, a cominciare dalla nostra mamma che ci voleva bene, io che sono stato molto fortunato, ho avuto e ce l'ho ancora tanta gente che mi vuole bene gratuitamente, ogni tanto mi vengono gli scrupoli, perché mi tocca disturbarli, ormai che son diventato vecchio e ho qualche difficoltà, ma lo fanno con gratuità e anch'io qualche volta ho provato a essere gratuito, questi sono i veri miracoli, prendersi cura di quelli che abbiamo intorno, donare quello che possiamo e vivere la gratuità.
Il signore ci aiuti.
Non abbiate paura di quelli che XII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 25 Giugno 2023
uccidono il corpo... abbiate paura Matteo 10, 26-33
piuttosto di colui che ha il potere
di far perire l'anima ... "
Mi è capitato una volta di fare una brutta figura con questa pagina del Vangelo, vi racconto la storia perché magari non capiti anche a voi, non è bello fare brutta figura con il Vangelo, specialmente per un prete, tanti anni fa, sono andato in Brasile a trovare il mio amico Nino, forse il più importante della mia vita, era un prete di Roma, l'avevo conosciuto quando studiava ancora medicina, veniva a fare catechismo a Trastevere, dove crescevo, si è fatto prete, è stato a Roma per qualche anno e poi è partito per il Brasile, per la periferia di Rio de Janeiro, era il periodo della dittatura militare, piuttosto feroce, viveva in mezzo alla gente più povera, non capivo come ci riusciva, lui che era una persona straordinaria, un intellettuale raffinato.
Sono andato a trovarlo perché passava un momento di difficoltà e gli avrebbe fatto piacere la vicinanza di un amico e mentre ero laggiù mi interessava sapere cosa facessero i cristiani, ho raccolto quei foglietti che anche voi avete tra le mani per la Messa e avendone una decina trovavo che nell'introduzione erano ripetute più volte queste parole: "Non abbiate paura di coloro che uccidono il corpo". Ho chiesto. "Nino, ma perché ripetete sempre queste parole?" Mi ha guardato, come si guarda uno che capisce poco. "Checco, qui da noi l'elenco dei martiri è lunghissimo abbiamo vescovi, preti, suore, abbiamo catechisti, lavoratori, gente di tutti i giorni, studenti, giovani, anziani che sono stati ammazzati perché volevano rimanere fedeli alla giustizia, alla ricerca del bene, noi dobbiamo ripeterci ogni giorno che non possiamo aver paura di quelli che uccidono il corpo per poter continuare a credere nella giustizia, nel bene, a fare quello che possiamo perché la vita migliori".
Questo mi permette di fare con voi memoria dei nostri martiri, noi ne abbiamo molti meno e forse per questo ho fatto brutta figura, ma ne abbiamo anche noi, pensate ad alcuni preti, don Puglisi, don Diana, ad alcuni dei nostri giudici, Falcone, Borsellino, a Dalla Chiesa, pensate ad altri i cui nomi sono meno conosciuti.
Anche noi abbiamo i nostri martiri e di questi dovremmo far memoria e ricordarci che è gente che non ha avuto paura di quelli che uccidono il corpo perché credevano della giustizia, per difendere il bene, per cercare di fare un paese migliore e sono persone che dovremmo sempre onorare.
Nella Chiesa un tempo si onoravano solo i martiri, non interessava se facevano miracoli o proteggevano da qualche malattia, erano persone che avevano avuto il coraggio di essere fedeli, di credere fino in fondo.
Ma vorrei anche che faceste memoria oggi di tanta gente il cui nome sui giornali non lo trovate mai, perché ci sono periodi della storia e noi lo abbiamo vissuto nel secolo scorso, in cui tantissime persone, milioni di persone, in questo paese che non hanno avuto paura di quelli che uccidono il corpo, per difendere chi era in pericolo, sembra, così ho letto, che l'80% degli Ebrei si sono salvati perché tanti di noi, dei nostri padri, hanno messo in pericolo la loro vita per salvarli e molti l'hanno persa, non tantissimi per fortuna. Quindi ci sono tanti che sono capaci di non aver paura di quelli che uccidono il corpo, per essere fedeli alla giustizia, se c'è un bambino che rischia di finire in una camera a gas non posso aver paura di chi mi uccide, quel bambino va salvato. Ma non è una cosa che hanno fatto gli eroi, lo hanno fatto quasi tutti in questo paese, quindi vedete che queste parole che sembrano straordinarie a volte diventano quotidiane.
Ma adesso rischio di fare un'altra brutta figura con voi e cerco di evitarla e per evitarla vorrei ricordarvi un altro che non ha avuto paura di quelli che uccidono il corpo, ma che aveva paura di quelli che uccidono l'anima e di questo dobbiamo ricordarci, perché forse di questo oggi abbiamo più bisogno che dell'altro. Vorrei ricordarvi Ernesto Bonaiuti, forse molti di voi non l'hanno mai sentito nominare, che peccato che non l'abbiate sentito nominare, un prete straordinario del secolo scorso, era un professore universitario, uno dei dodici, solo 12, che hanno rifiutato il giuramento di fedeltà al fascismo, per questo ha perso il posto, era insegnante all'università statale, alla Sapienza a Roma, è stato trattato in maniera indegna, non solo dal fascismo, ma anche dall'autorità ecclesiastica, gli è stato tolto il sacerdozio, era scomunicato "vitando", sapete cosa significa? Che se ci parlavi eri scomunicato anche tu, è stato ridotto in miseria, è rimasto fedele fino in fondo, non poteva, ma si vestiva lo stesso da prete, uno dei pochi che hanno avuto paura di quelli che uccidono l'anima. Cosa significa che ti uccidono l'anima, forse non volete usare la parola uccidono, che ti addormentano l'anima? Nel secolo scorso la maggior parte dei cristiani non si sono accorti del dramma del fascismo e del nazismo, ascoltavo, ancora ieri sera, che la maggior parte dei Vescovi tedeschi, erano fedeli al nazismo.
Allora guardate, se ho capito qualche cosa, il compito nostro oggi è quello di essere attenti, noi non abbiamo, per fortuna, paura di quelli che uccidono il corpo, per difendere la giustizia, credo molti di noi non l'abbiamo in questo paese, qualcuno sì, ma la maggior parte no, ma credo che dobbiamo aver paura di quelli che uccidono, che addormentano l'anima.
Viviamo in un paese, se capisco qualcosa, in cui sembra che ormai contino soltanto il denaro, il successo, l'applauso, in cui valori spirituali non ci siano quasi più, in cui di giustizia, di passione per il bene, se ne sente più poco il bisogno, in televisione la maggior parte dei programmi sembrano volti a non farci pensare, a divertirci, a stordirci, c'è tanta gente che parla parla, ma pochi ci aiutano a capire.
La missione che vorrei consegnarvi oggi è: "Fate attenzione a chi vi addormenta l'anima. Fate attenzione a chi addormenta l'anima dei nostri ragazzi. Fate attenzione a tutti quelli che ci invitano a non pensare, che ci spingono a cercare soltanto le cose materiali, il successo, quello che fa comodo, il piacere, il divertimento, incuranti del prossimo per pensare soltanto a se stessi, con tanta volgarità che c'è negli spettacoli televisivi, ci sono è vero anche delle persone serie che fanno programmi diversi, ma la maggior serve a non far pensare, ad addormentare.
Provate a chiedervi chi ci addormenta in questo momento, chi vuole ucciderci l'anima, chi vuole non farci pensare, non crede nella giustizia, chi ci parla solo male, ci spinge ad aver paura, non ci dà speranza, fiducia, fiducia anche gli uni negli altri, non ci aiuta a credere nella vita, ecco, non posso fare degli esempi, non ne ho, ciascuno di noi però oggi può portarsi da questa pagina del Vangelo un ricordo: "C'è qualcuno che cerca di uccidermi l'anima, di farmela addormentare, di non farmi pensare e devo stare attento".
Conservate però un criterio che ritengo prezioso: diffidate di quelli che scambiano lo spirito critico con la maldicenza, in questo paese c'è tanta gente che parla male del prossimo, sembra che tutti parlino male di tutti, i giornalisti, secondo me da 50 anni, sono specializzati in questo, ma quelli che ti aiutano a capire sono pochissimi, se mi parli male di qualcuno, ma non mi aiuti a capire mi addormenti l'anima. Cerchiamo tutti insieme di non addormentarci, per conservare la speranza e la fede.
Il Signore ci aiuti.
"Chi ama il padre o la madre, più di me, XIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 2 luglio 2023
non è degno di me, chi ama il figlio o la Matteo 10, 37-42
figlia più di me...
Abbiamo ascoltato parole complesse, all'inizio può venirci in mente un eco di quello che abbiamo letto domenica scorsa, il Vangelo ci diceva che non dobbiamo avere paura di quelli che uccidono il corpo, ma piuttosto di quelli che uccidono l'anima, potrei invitarvi ancora far memoria dei tanti giusti e martiri della nostra storia, cioè di coloro che per amore della giustizia, per amore degli altri hanno messo in pericolo anche i loro figli, gente che combatte la mafia, delle mamme che si ribellano, mettono in pericolo i figli, della gente che nel secolo scorso ha difeso gli ebrei, rischiando la vita dei figli, è successo anche a mio papà, anch'io sono stato in pericolo.
È solo questo, sono solo parole per tempi drammatici? Quest'anno c'è sembrato di intuire che non è così, queste parole riguardano la vita quotidiana, i nostri rapporti con le persone che amiamo, ci suggeriscono cosa è veramente amarci. Per amarci veramente dobbiamo amare Dio sopra ogni cosa, abbiamo capito qualcosa di più in maniera curiosa, ve lo racconto, così potete forse anche un po' sorridere, forse anche non dico capire, ma almeno intuire.
Quest'anno avevo da celebrare per amici un matrimonio e un battesimo e quasi pensando di scherzare ho proposto, prima per il matrimonio, di leggere il racconto del sacrificio di Isacco, lo conoscete tutti, è un racconto molto antico, viene dalle profondità della storia. A una prima lettura sembra un racconto semplice, il mondo antico, anche degli Ebrei, ha conosciuto il sacrificio dei figli per proteggere il clan, ad un certo punto hanno detto: "Basta, sono cose assurde, Dio non può volere che si uccida un figlio", ma qualcuno ha conservato quel racconto e si è fermato a pensarci a lungo, se provate a rileggerlo vedrete che è raccontato quasi al rallentatore, si sottolinea ogni gesto di Abramo che porta Isacco fin sul monte per metterlo sull'altare sacrificale, ma quando sta per alzare il pugnale la voce dall'alto lo ferma: "Non uccidere Abramo, adesso so che non mi hai rifiutato tuo figlio".
Questa è la storia, ho detto ai due sposi che potevo leggerla per il loro matrimonio, pensavo che mi ridessero in faccia, invece hanno detto che per loro andava bene, avevano capito.
Se lo sono detti in maniera molto bella e tenera, l'una con l'altro, scambiandosi il consenso e la promessa non con un banale "Sì". La ragazza diceva più o meno allo sposo: "Ti voglio bene, ma non puoi essere mio. Tu sei di Dio, tu sei di te stesso. E ti prometto che sarai sempre libero e io rispetterò quello che sei e vivrai come vorrai" e lui ha detto più o meno la stessa cosa.
"Io, dicevano l'una all'altro, non posso possedere te, tu non sei mio, tu appartieni a te stesso, a un'altra dimensione, se ti voglio amare veramente non posso possederti, non posso farti come vorrei io, non posso controllarti, non posso importi il mio pensiero, tu sei tu e io voglio accoglierti e rispettarti e accettarti così come sei. Prima di essere mio sei di Dio, non posso rifiutarti a Dio, che significa non posso rifiutarti a te stesso".
Ho fatto la stessa proposta ad una mamma per la bambina che doveva battezzare: "Leggo il sacrificio di Isacco", "Sì, ha detto, va bene, ho capito che questa bambina anche se ho fatto non poca fatica per farla nascere, non è mia, è sua, è di sé stessa, deve essere libera".
Allora vedete quello che sembra folle: "devo amare Dio più di te", quello che potrebbe sembrare una limitazione, invece è il cuore stesso della libertà. Noi viviamo l'amore se rimaniamo e lasciamo liberi, se l'amore non è una scelta in cui uno non domina sull'altro, se nessuno vuole fare l'altro a sua immagine e somiglianza, noi siamo immagine e somiglianza di Dio, non di quello che si sente più importante. Siamo due, due persone che si incontrano, che cercano di mettere in comune, ma che si rispettano, si lasciano liberi, si accettano per quello che sono, devono crescere secondo quello che hanno dentro, i Greci direbbero secondo il loro daimon, secondo quella che è la loro identità profonda, se non lascio che l'altro sia sé stesso, non lo amo veramente.
Questo è quello che la grande tradizione ebraica dice in quell'antico racconto, devi lasciare tuo figlio a Dio, libero di essere come Dio lo vuole o, se volete non nominare Dio, come lui vuole nel più profondo di sé stesso essere, realizzare la sua identità profonda.
E questo non vale soltanto nei rapporti tra amante e amato, tra genitore e figlio, ma vale anche per la propria vita.
Avete ascoltato: "Chi perderà la propria vita la troverà" se ci pensate è profondamente vero perché se voglio possedere la mia vita, se centro tutto su me stesso, non ho capito niente, io non sono il centro del mondo, io sono parte del creato e devo rispettarlo, devo rispettare il vento, il mare, la terra, gli animali e soprattutto gli altri, io non sono solo per me, perché non sono solo sulla faccia della terra, io sono con gli altri e per gli altri e se la mia vita è basata solo su me stesso, se faccio solo quello che piace a me, il mio interesse, quello che mi arricchisce, mi fa più potente, ho perso la vita, non ho più amicizia, non ho più rapporti con gli altri, non sono più capace di rispettare la natura, il mondo che mi sta intorno, se ciascuno di noi pensa solo a se stesso, se non doniamo la vita, se non sappiamo che la vita non è solo nostra, perché non siamo soli, la vita è anche degli altri, con gli altri, condivisa con gli altri e soltanto così la vita è bella.
Allora vedete tocchiamo il cuore stesso dell'essere uomini di fede: io non sono il centro, non posso amare solo me stesso, devo aprirmi a un amore più grande, devo amare Dio più di tutto, più di me stesso, più di chi mi sta vicino, allora finalmente ho capito che gli altri non possono essere posseduti, sfruttati, usati, condizionati da me, che possiamo camminare insieme come fratelli, capaci di condividere la vita, abbiamo ruoli diversi, a volte abbiamo compiti diversi, ma il fondamento del nostro rapporto umano è la gratuità, non penso a quello che mi fa comodo, che mi arricchisce, che mi fa contento, penso a quello che ci fa vivere bene, che ci fa crescere, amarsi veramente significa che rimaniamo liberi, ci rispettiamo, camminiamo insieme, ci teniamo per mano e cerchiamo di condividere.
Questo significa, se abbiamo capito qualche cosa, amare Dio più dei figli, perché a volte amiamo i figli, il marito, la moglie, gli altri in maniera sbagliata, dobbiamo amarli cercando l'oltre, amarli nel profondo, con autentico rispetto, nessuno può essere mio, non posso condizionare a mio servizio la vita di nessuno, devo vivere la gratuità, il dono, la condivisione, dono che è reciproco, è scambio, camminare insieme, dono che è sapere che cerchiamo insieme un oltre, un amore sempre più grande, non so se ho convinto anche a voi.
Ci siamo convinti che la fede può farci intuire il cuore stesso della vita e dell'amore, solo cosi in fondo riusciamo a rimanere cristiani.
Il Signore ci aiuti.
"Venite a me, voi tutti che siete XIV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 9 luglio 2023
affaticati e oppressi e io vi darò Matteo 11, 25 - 30
ristoro".
Non so qual è la vostra esperienza, per la mia pochissimi cristiani si ritrovano in queste parole e mi è sembrato strano nel corso della mia vita, ho cominciato con un gruppo di ragazzi, a quel tempo eravamo giovani, 55 anni fa, a leggere il Vangelo insieme e avevamo cominciato a leggerlo con una premessa: per quest'anno non nomineremo più Dio, finché non avremo intuito qualche cosa di Lui in Gesù di Nazareth, avevamo capito che si poteva in qualche modo intuire l'oltre in cui abita Dio solo partendo da Gesù, avevamo, così ci avevano insegnato, un idea di Dio, essere perfettissimo, onnipotente, ci parlavano sempre della Provvidenza, di un Dio che giudica, condanna, che sa tutto, che regola ogni cosa della vita e ci accorgevamo che le cose non funzionano proprio così nel mondo e leggendo il Vangelo ci siamo accorti che ascoltando Gesù potevamo pensare in maniera molto diversa.
È stata un'esperienza che ho continuato per tutta la vita, ho letto il Vangelo centinaia di volte con persone di ogni età, bambini, ragazzi, giovani, anziani.
Ripensando ieri la mia esperienza mi è venuto in mente che il Vangelo lo conoscevo da prima. "Ti ringrazio Padre perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate piccoli, ai semplici". Io il Vangelo l'ho succhiato con il latte di mia mamma, che aveva fatto solo la terza elementare, come mio papà venivano da un contadino, i miei nonni non avevano nemmeno fatto la scuola eppure avevano una fede forte e profonda e ti facevano cogliere le cose essenziali del Vangelo, tutti loro, sono stato fortunato, ve l'ho detto tante volte, ho notato che per loro prima della religione, delle pratiche, delle regole, c'era sempre l'uomo, la persona, tu, tu conti più di tutto, "Ma il prete dice"... "lascia stare il prete, tu sei più importante di tutto", "ma il Vangelo dice" Lascia dire"… Tu.
È il cuore che poi ho scoperto nel Vangelo: "Non è l'uomo fatto per il sabato, per la legge, per le regole, per i principi, i principi, la legge, le regole, la dottrina sono fatte per l'uomo". Conti tu, solo tu.
I semplici, quanti ne ho incontrati nella mia vita, bambini che ti fanno intuire con la semplicità alcune cose essenziali, persone anziane che hanno avuto tante esperienze e sanno cogliere quello che veramente conta dell'esperienza umana. L'esperienza vera del Vangelo non è fatta di grandi elucubrazioni, di dogmi, di profonde dottrine e quando incontravi qualcuno che pensava di possedere la verità, se poi sono il papa, il cardinale, sono anche problemi: "Guai a vivere il relativismo, noi sappiamo!" Ma che sanno?
Guardatevi da chi possiede la verità, non esiste la verità, esiste la vita, esistiamo noi, la verità si cerca, è diversa per me e per te e cambia con le situazioni e questo il Vangelo ce lo dice pagina per pagina.
I semplici, i piccoli, guardate, ho incontrato dei geni che erano dei piccoli, non ti facevano pesare la loro scienza, la loro cultura, parlavano come gente che non sa, che cerca come te, ti chiedono cosa pensi, gente che non pensava di possedere la verità, ma che era disposta a cercarla con te, questi sono i semplici a cui il Vangelo è affidato.
E poi un'altra cosa che spero però anche voi, se siete qui, abbiate scoperto: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi e io vi darò ristoro prendete il mio gioco di me. Io sono dolce e il mio carico e leggero". Vedete noi cristiani, io compreso, siamo cresciuti pensando che essere cristiani significa osservare tante regole, che sia una cosa pesante, bisogna fare sacrifici, rinunciare, digiunare, poi leggi il Vangelo, Gesù è un mangione e beone, amico dei peccatori, se hai il cuore pesante ti invita a mangiare insieme, ma nemmeno un po' di rimprovero, non dico un castigo, mangiamo insieme, facciamo festa. Perché Gesù fa festa con me, anche se ho sbagliato? Perché Lui a differenza di altre persone che ho incontrato nella vita, Lui di me, di voi si fida, Lui crede che noi possiamo essere persone per bene, che possiamo fare il bene, non pensa che siamo storti e dobbiamo essere corretti, pensa che tutti abbiamo dentro qualche cosa da tirar fuori, qualche cosa di bello, che possiamo scoprire la bellezza della gratuità, del volerci bene, del camminare insieme. E allora essere credenti non è una cosa oppressiva, pesante, che ti fa vedere il peccato da per tutto e dovunque il male, bisogna continuamente chiedere perdono, sempre battersi il petto, essere cristiani significa poter sorridere, sentirsi sollevati incontrando Gesù e se hai sbagliato Lui ti rimette in cammino, perché si fida di te, perché crede in te, ha fiducia in te, questo è l'Evangelo, non so se sono riuscito a comunicarvi qualcosa, perché è difficile comunicare l'esperienza di una vita, spero che anche voi abbiate da ripensare quello che è stato bello per voi, se siete qui, avete incontrato Gesù, il Vangelo e avete sentito in Lui un messaggio di liberazione, di vita, di gioia, di bellezza, di gratuità, di amore, questo è l'Evangelo affidato ai semplici, a chi non pensa di sapere tutto, di essere bravo, buono, a chi cerca con semplicità e si guarda intorno e cammina con gli altri cercando la luce e il bene.
Il Signore ci aiuti.
Quel giorno Gesù disse: "Ecco, XV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 16 Luglio 2023
il seminatore uscì a seminare..." Matteo 13,1-9
È una scoperta che abbiamo fatto tanto tempo fa, quando dico abbiamo parlo non solo di me ma di quelli che leggevano il Vangelo con me, a quel tempo eravamo giovani, ci ha aiutato a scoprire qualche cosa che abbiamo ritenuto importante lo straordinario libro di Joachim Jeremias sulle Parabole, lui diceva e cercava di dimostrare che una cosa è la parabola e altra cosa la spiegazione della parabola.
La parabola risale a Gesù, con ogni probabilità, sembra proprio che fosse un suo modo particolare di comunicare qualcosa, se leggete il primo Testamento, la Bibbia ebraica, praticamente non ci sono parabole, sembra proprio una caratteristica di Gesù, lui amava comunicare valori, ideali attraverso dei simboli, simboli presi dalla vita di ogni giorno.
I discepoli cercano di spiegare le queste parabole, ma lo fanno come sono abituati a spiegare l'antica Scrittura dando ad ogni elemento un significato, ma cosi rischiano di travisare la parabola.
Ma questo ci sconvolgeva, quando abbiamo scoperto queste cose e Jeremias ci aveva convinto che aveva un po' di ragione, ci dicevamo che allora non possiamo fidarci più nemmeno del Vangelo, eh no, pure il Vangelo si sbaglia e a chi ci raccomandiamo se anche il Vangelo sbaglia, dove troviamo la verità? Ci sentivamo poveri e poi pensandoci ci siamo sentiti liberi e responsabili, liberi perché a quel punto avendo criticato il Vangelo, potete immaginare, non c'era Papa, non c'era vescovo o parroco, potevano dire quello che volevano, avendo criticato il Vangelo, figuriamoci loro.
Ma anche responsabili di intuire qualche cosa di importante, eravamo noi che dovevamo cercare e poi portare nella nostra vita quello che ci sembrava Gesù volesse comunicarci.
Adesso cerco, se mi riesce, di vedere farvi vedere perché secondo Jeremias e, posso dirlo tranquillamente, secondo noi la spiegazione della parabola ne travisa il senso, lo vediamo oggi, lo vedremo ancora meglio domenica prossima in cui avremo la ancora una parabola e poi la spiegazione.
Ecco la parabola: pensate a Gesù che si trova con i suoi discepoli in un momento difficile, gli dicono: "Gesù che facciamo, tu parli, ma pochi ti vengono dietro, sembra che non ti capisca nessuno". E Gesù avrà detto loro: "Ma guardate quel contadino lassù, sta spargendo il suo seme, conoscete la sua ansia, conoscete le povere terre qui intorno (sono un po' come quelle delle nostre montagne laziali, tanti sassi, li raccoglievano, ne facevano grandi mucchi, ma non finiscono mai) sembra che gran parte del seme vada perduto, ma poi lo sapete, ci inviterà a dargli una mano e a far festa per la mietitura". Non so se conoscete il mondo contadino la festa della mietitura era una cosa straordinaria partecipava tutto il paese, tutte le famiglie, si cantava, si ballava, la festa per il raccolto.
E qui si parla di un raccolto straordinario il cento, il sessanta il trenta, quando mai, un chicco ne può dare dieci al più, Gesù cerca di dire ai suoi discepoli: "Abbiate fiducia, non abbiate paura, se il seme è buono porta frutto, abbiate coraggio, continuate a seminare, non vi stancate, l'importante è che ci crediate veramente nel seme, che le cose che cercate di comunicare siano giuste.
E quasi tutte le parabole parlano di questo c'è la parabola del seme di senape che è il più piccolo, ma diventa quasi un albero, il pugno di lievito che fa crescere tutta la pasta, tutte immagini che cercano di comunicare ai suoi discepoli, l'importanza di continuare a seminare, a portare il messaggio, a comunicare valori, prima o poi il seme porta il frutto, magari lì per lì non ce ne accorgiamo, sembra che vada perduto, che non succeda niente, ma poi il frutto verrà.
La spiegazione che abbiamo letto della parabola è tipica dei preti: ti devono far sentire in colpa: Tu che terreno sei? Per potermi spiegare meglio faccio un esempio, ma poi potete allargare la riflessione su molti altri aspetti. Un episodio mi è rimasto impresso da quando andavo a insegnare nelle medie, per fortuna per pochissimo tempo perché non era il mio mestiere, in un consiglio per lo scrutinio finale, si cominciava allora a esprimere giudizi senza dare voti, alcuni insegnanti dicevano: "Questo è scemo, ma non lo possiamo scrivere, dobbiamo dire che è timido". Se pensi che uno è scemo, non semini più, non credi più nel seme, non credi più che anche lui possa portare qualche frutto, i professori a quel tempo (forse oggi le cose sono cambiate) si preoccupavano di giudicare, di dare voti: Tu sei tu sei terreno cattivo, tu terreno così così, tu sei terreno buono, mi occupo di te, eh no, dovresti occuparti di quello che è terreno cattivo, se credi nel seme, il seme è per tutti, non ti devi preoccupare di giudicare il terreno, ma di comunicare il seme. Se credi nel seme allora farai tutto quello che puoi per darlo a quello più scemo, puoi anche continuare a definirlo scemo, ma ti occupi principalmente di lui, perché se credi che il seme valga, che sia importante allora metterai tutto il tuo impegno, il tuo coraggio nel comunicare il seme, perché è importante comunicare vita e cultura ai tuoi ragazzi, è importante aiutarli a capire il mondo e non ti preoccupi di che terreno sia, o meglio te ne preoccupi per cercare di sapere perché è così, da dove viene, in che famiglia è cresciuto, chi lo ha educato finora, certo se non ha avuto niente non può essere un buon terreno poverino, allora mi dedicherò soprattutto a lui proprio perché credo nel seme, perché so che è importante comunicare ai ragazzi dei valori.
Allora vedete mentre la parabola insiste sul seme, credi nel seme non preoccuparti anche se seminare è difficile, se una parte sembra che vada perduta un frutto lo porterà, nella spiegazione della parabola sembra che quello che importi sia solo giudicare il terreno.
Ho fatto solo un esempio, per fortuna non solo a scuola è possibile seminare, dovunque possiamo cercare di spargere i semi che Gesù ha seminato nel nostro cuore, l'importante è crederci e avere fiducia.
Il Signore ci aiuti.
"Signore non hai seminato XVI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 23 Luglio 2023
del buon seme nel tuo campo? Matteo 13, 24-30
Da dove viene la zizzania... ?"
È impressionante la spiegazione della parabola, tutto sembra chiaro: chi ha seminato la zizzania è il diavolo, la zizzania sono i figli del maligno, il seme buono i figli del regno, alla fine gli angeli faranno la cernita, ma la parabola non parlava soprattutto dei servi che vogliono andare a strappare l'erba cattiva e il padrone li prega di non farlo perché rischiano di strappare il buon grano? Nella spiegazione della parabola questo non c'è, le conseguenze sulla storia della Chiesa, dell'autorità della Chiesa, la storia della Chiesa e un'altra cosa è la storia di gente come noi che con queste cose c'entriamo un po' meno, la storia ufficiale è in gran parte un tentativo di strappare la zizzania dal mondo, e hanno strappato quasi sempre quelli sbagliati: gli eretici, gli ebrei, i musulmani, le streghe, le donne, un continuo strappare.
E ci sono delle cose curiose: quando si va alle crociate e bisogna uccidere dei mussulmani, qualche cristiano si chiede se non sia contro il comandamento: "non uccidere", è bene evitare che si facciano scrupoli, si chiama un santo e non un santo qualunque San Bernardo, quello che, lo sapete, Dante mette in cima in paradiso, il quale dice di non preoccuparsi, l'uccisione di un musulmano non è un omicidio, ma un malicidio, uccidono il male e così possono guadagnare il paradiso.
Ancora la spiegazione della parabola dice che alla fine gli angeli sapranno scegliere, c'è una storia impressionante: nella campagna contro gli albigesi, un gruppo di eretici francesi che seguivano l'eresia catara, i solati si chiedono come potranno distinguerli dai buoni cristiani, si chiede al vescovo, posso dirvi anche il nome Arnaldo di Citeaux, il quale dice che possono uccidere tutti, poi Dio saprà riconoscere i suoi.
Ma nella spiegazione della parabola c'è, secondo me anche di peggio, chi ha seminato la zizzania è il diavolo, spero che nessuno di voi sia così sciocco da credere al diavolo.
Il diavolo appartiene alle spiegazioni mitiche che gli uomini hanno cercato, c'è il male, da dove viene? Non è colpa nostra, qualcuno ci spinge, poi quando non vogliamo pensare più a qualche essere soprannaturale, facciamo diavoli in carne e ossa, persone concrete a cui attribuire tutto il male.
Qui mi conviene chiedere aiuto a uno dei grandi maestri che ci ha aiutato a interpretare anche il Vangelo: Lorenzo Milani ascoltate:
"A dar retta ai teorici dell’obbedienza e a certi tribunali tedeschi, dell’assassinio di sei milioni di ebrei risponderà solo Hitler. Ma Hitler era irresponsabile perché pazzo. Dunque quel delitto non è mai avvenuto perché non ha autore."
C'è rimedio? Ma il rimedio è difficile, faticoso ed è un rimedio a cui noi uomini difficilmente ricorriamo, il rimedio è pensare, domandarsi perché è successo, è solo colpa di Hitler o di Mussolini? Basta pensare che ci sia stato un diavolo? Non basta il diavolo. Le Chiese sia tedesca, sia italiana ancora non hanno fatto i conti con la tragedia del secolo scorso e bisogna farli i conti, per poter crescere, per essere persone responsabili, in Germania la maggior parte dei cristiani e dei vescovi erano fedeli a Hitler, a Roma decine e decine di vescovi venivano a giurare fedeltà al fascismo, molti parroci romani partecipavano alle manifestazioni con il distintivo del fascismo sulla tonaca, quando ci sono state le leggi razziali le proteste sono state quasi nulle nella Chiesa, con tutto questo non abbiamo fatto ancora i conti. Continuiamo a dire Hitler, Mussolini, il diavolo! Non il diavolo. Noi c'entriamo in qualche modo?
Milani ci dà la soluzione, ma è difficilissima e allora dobbiamo farci coraggio, cito dalla lettera che Milani ha scritto ai cappellani militari per difendere l'obiezione di coscienza e per questa lettera è stato condannato, ma era già morto e non si poteva più metterlo in galera:
"C’è un solo modo per uscire da questo macabro gioco di parole. Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, e che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto".
Vi sembra facile? non dite sì, perché è la cosa più difficile, sentirsi responsabili.
Milani dice che l'obbedienza non è più una virtù, allora oggi concludiamo che dobbiamo disubbidire anche al Vangelo? se non volete essere proprio eretici, dite no, non al Vangelo, ma all'interpretazione del Vangelo.
Nel Vangelo Gesù ha cercato di comunicarci la responsabilità del campo, nel campo c'è la zizzania, c'è il male, dobbiamo fare attenzione che non cresca, cercare di non diventare intolleranti, di voler andare a strappare, perché se non capiamo strappiamo il buon grano, l'abbiamo fatto tante volte. Quando ero giovane dicevo a un mio amico studiava la storia che bisognava nella Chiesa ritrovare il coraggio della scomunica, io pensavo ai mafiosi, alla corruzione, mi ha detto: "Checco lascia perdere, hanno scomunicato sempre quelli sbagliati" Non serve scomunicare, ma pensare, sentirsi responsabili del nostro mondo e non fare diavoli, è successo anche ultimamente, ho sentito su certi giornali e da parecchia gente (si può dire, tanto ormai non c'è più) critiche su Berlusconi, non serve a niente parlar male di lui, è il berlusconismo che ci deve preoccupare, è un modo di pensare la società, di giudicare valori, meriti, uomini, cose, è questo che ci deve preoccupare, di questo noi cristiani dobbiamo sentire la responsabilità, cercando di capire che cosa è giusto, importante, quali sono i valori che dobbiamo custodire e oggi è importante perché il mondo si va sciupando, perché la differenza tra ricchi e poveri cresce sempre di più, perché c'è gente che viene disprezzata, perché le donne e gli uomini ancora non sono sullo stesso piano e nella Chiesa, arrabbiatevi un po', sentiamo ancora discutere se i divorziati risposati possono fa la Comunione, se gli uomini sposati possono diventare preti, ma si può parlare di queste cose quando dobbiamo fare ancora i conti con sei milioni di morti che non abbiamo saputo impedire, di cui in qualche modo siamo responsabili, quelli sono i problemi, ma non fatevi scrupoli è la cosa più difficile.
Quello che possiamo conservare del Vangelo di oggi è l'impegno a cercare, pensare come possiamo, senza contentarci di spiegazioni facili, conservando uno spirito critico che ci impedisce di ubbidire a chi pensa di sapere tutto, soprattutto se ci parla del diavolo.
Il Signore ci aiuti.
Il regno dei cieli è simile XVII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 30 Luglio 2023
a un tesoro nascosto, a una Matteo 13, 44-52
perla di grande valore.
Tra le tante fortune che ho avuto per diventare prete c'è anche quella di avere incontrato un grande insegnante di morale, erano tempi curiosi allora, poteva parlarci nell'università, ma fuori non poteva, era ritenuto pericoloso, ci diceva che il faticoso studio che eravamo abituati a fare su grossi volumi in cui si cercava di precisare ogni precetto morale era inutile, secondo lui lo studio di tante minuzie non aiutava, secondo lui tutto dipende da un opzione fondamentale, da una scelta di fondo, devi avere dentro dei valori in cui credere, dei principi fondamentali, un tesoro per cui val la pena di vendere tutto e spendere la vita e dal tesoro che hai nel cuore dipende poi come ti comporti, le scelte concrete che fai.
Ci diceva anche, essendo un uomo sapiente, di fare attenzione perché quando credi di aver trovato un tesoro, un principio che ti sembra fondamentale poi rischi diventare un intollerante.
E si può diventare, forse ne avete fatto esperienza anche voi, intolleranti per tutto, nei secoli passati ci sono stati alcuni che hanno creduto pienamente, fortemente nella libertà e cercavano di imporla con le armi, la conseguenza: morte, distruzione, vedete, quando un valore: la religione, la libertà, il bene, l'arte, nel momento in cui lo proponi procura dolore, sofferenza, umiliazione è sbagliato, non è sbagliato il valore, ma il modo in cui tu lo vivi.
E allora ci conviene, lo abbiamo già fatto in questo tentativo di interpretare il Vangelo, chiedere aiuto al Priore di Barbiana.
Qualcuno di voi certamente lo ricorda nella sua scuola c'era un principio, l'aveva preso dall'America, l'aveva scritto sui muri: "I care" mi preme, mi interessa, mi sta a cuore ed era per Milani il segno di qualche cosa di concreto, non gli piaceva sentir parlare, oggi purtroppo lo fanno molti preti, con parole astratte di amore, donazione, fraternità, belle parole, ma poco concrete, diceva: "Non mi parlate di amare tutti gli uomini, di amare cinesi, io non conosco nessun cinese, qui sono le persone che io posso amare, questi ragazzi, di loro mi prendo cura, questi mi stanno a cuore, per loro faccio tutto quello che posso".
L'amore che diventa qualche cosa di concreto, di pratico, che non si culla in grandi, belle parole che guarda negli occhi le persone chiedendosi cosa possa fare per loro. "I Care" mi sta a cuore, mi preme, ci sono tante cose che possono starci al cuore, oggi ci dicono, ce lo ripetono quasi ogni giorno e fanno bene, che dovremmo prenderci un po' più a cuore la natura, il mondo si va sciupando, si scalda sempre di più, i nostri nipoti rischiano di vivere male, dovremmo prenderci cura della società in cui viviamo, più semplicemente direi quelli che vivono dalle mie parti di prendersi cura delle strade, non lasciare i rifiuti per terra, se il bidone è pieno possono riportarli a casa e tornare in un altro momento, non ci vuole molto.
Prendersi cura della natura, delle cose dovrebbe far parte della nostra vita, è inutile dire che cerchiamo di voler bene a tutti, mi prendo cura concretamente di quello che posso, faccio quello che mi riesce intorno a me e soprattutto cerco di prendermi cura delle persone, specialmente di chi è in difficoltà, di chi ha una lacrima che gli spunta dagli occhi, di chi ha bisogno che gli stia vicino con un po' di attenzione, che gli faccia una carezza.
Ecco è questo che ci dice il Vangelo di oggi: una perla preziosa, conserviamola dentro, prendiamoci cura, non diventiamo indifferenti, non chiudiamo gli occhi di fronte ai problemi che abbiamo intorno e di fronte alle persone, sentiamo il bisogno di prenderci cura di loro.
Siano le persone, sia la vita che viviamo ogni giorno il tesoro che dobbiamo custodire, la perla preziosa per cui siamo disposti a lasciar via le cose secondarie, quelle che non contano, sempre tenendo conto, lo ripeto, di non diventare intolleranti, soprattutto nei confronti dei più giovani, perché qualche volta c'è gente che non riesce a sopportare certe scelte dei più piccoli, dei più giovani.
E per concludere voglio dirvi un pensiero che mi è venuto ieri, mi fa piacere perché è ricordare una persona a cui abbiamo voluto bene e che a Ostia dovremmo ricordare: il professor Serianni, molti di voi l'hanno sentito nominare, quando poteva veniva sempre a condividere con noi la Messa in questa piccola chiesa, gli piaceva stare qui e ieri mi chiedevo se si sarebbe dispiaciuto a sentir commentare il Vangelo con una frase inglese, forse no e sapete perché no, da quello che ho sentito, per quel poco che l'ho conosciuto, ma per quelle che sono le testimonianze di chi lo ha conosciuto bene, ha vissuto tutta la vita prendendosi cura, avendo a cuore la sua materia, sapete era l'italiano, ha curato la nostra lingua, era uno dei migliori, amava la poesia, Dante, ce ne ha regalato anche un po' qui a Ostia, dovremmo ricordarci di lui, non abbiamo tante persone importanti nate qui, ma soprattutto mi dicono i suoi alunni aveva cura di loro, di tutti e di ciascuno, li conosceva uno per uno, li considerava la sua famiglia, quasi i suoi figli.
Ecco, queste sono le persone giuste: Milani, Serianni, ce ne sono per fortuna tante altre.
Io, ma non solo io, qui c'è qualcun altro eh, dobbiamo sempre ricordarci, quando si fanno questi discorsi del bicchiere d'acqua, perché io con Serianni e Milani ho poco a che spartire, ma Gesù ha detto che basta un bicchiere d'acqua e questo mi consola sempre. Allora prendersi cura significa anche dare un bicchiere d'acqua a chi ha sete, ma basta solo questo? se non puoi fare altro basta, l'importante è che lo dia con generosità e se poi oltre che un bicchiere d'acqua puoi fare anche una carezza, allora sappi che hai contribuito alla bellezza della vita e ti sei preso a cuore il tuo prossimo e hai fatto il bene che potevi.
In fondo essere cristiani è una cosa semplice, certe volte no, ma molto spesso, per fortuna. sì, quello che è importante è non disinteressarsi di sé stessi, della propria crescita, del mondo che abbiamo intorno, delle persone, prendersi cura, avere a cuore, se la gente ci preme, se la vita ci preme, siamo più felici noi e possiamo fare magari un pochino di bene, poi c'è chi ne può fare di grande, io mi contento di farne un pochino, un bicchiere d'acqua basta, Gesù me l'ha detto, io mi contento, voi spero di no.
l Signore ci aiuti.
Gesù voltandosi disse a Pietro: XXII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 3 Settembre 2023
"Va' dietro a me satana!" Matteo 16, 21-27
Questo è il Vangelo e spesso per noi è piuttosto complicato capirlo. Un piccolo racconto: Gesù chiede: "Chi sono io per voi?" Pietro a nome di tutti risponde, sembra tutto chiaro, poi Gesù comincia a parlare della sua morte, della Croce e Pietro lo prende da parte lo rimprovera, non vuole assolutamente accettare: "Non ti accadrà mai!" e si sente chiamare "satana", un raccontino piccolo piccolo, dietro questo racconto c'è con ogni probabilità un'esperienza intensa, lunga di questi primi discepoli e l'esperienza di molti cristiani, forse anche della nostra, della vostra, certamente della mia, almeno in parte.
Qual è il problema con cui Pietro si scontra? Non riesce ad accettare il fallimento di Dio, non riesce ad accettare l'impotenza di Dio. Viene il Messia, Dio viene sulla terra dovrebbe mettere a posto tutto, ormai abbiamo risolto i problemi.
Colui che viene finisce sulla croce, ma non è onnipotente? Ma non è venuto per salvarci, ma non è Dio? Voi capite che questo è stato per i discepoli un dramma, non capivano, molti se ne sono andati, non ce l'hanno fatta ad accettarlo.
E badate bene io credo che molti di noi, non so se tutti, non voglio coinvolgevi, ritrovano questa esperienza nella propria vita, da quando eravamo ragazzi, i papi, i preti, i vescovi ci dicono quasi ogni giorno: "Abbiate fiducia Dio vi vuole bene, vi vuole tanto bene, Dio vi ama, vi custodisce vi protegge, non abbiate paura, Dio vi ama".
Di cosa state parlando? C'è la guerra, la malattia, il Covid, le frane, le alluvioni, la terra si sciupa, succede di tutto e di più e Dio dove sta?
Ma allora papi, preti, vescovi ci state a… io sono andato a Trastevere, puntini di sospensione voi usate parole più civili. È il dramma della vita cristiana, a volte facciamo fatica ad accettare la vita per quello che è e qui, per questo vi dicevo di fare attenzione alla prima Lettura, ci può venire in aiuto un grande Profeta come Geremia: "Sono costretto a gridare: violenza, oppressione, mi hai ingannato e io mi sono lasciato ingannare, ho cercato di testimoniare il bene, la giustizia, mi prendono in giro non ce la faccio più" e poi avete ascoltato il Profeta: "sentivo dentro di me come un fuoco che brucia non posso farne a meno".
Ecco si può essere credenti soltanto se come Geremia, come Gesù si sente un fuoco dentro. Un fuoco che ci spinge a voler bene a chi c'è intorno a noi, a cercare di fare quello che si può perché il mondo sia migliore, a credere nella giustizia, nel bene nell'amore, che mi spinge a chiedermi: posso fare qualche cosa, faccio qualche cosa, cerco altri che con me lo facciano?
So che non è facile, qualche volta mi prendono in giro, c'è chi mi consiglia di rivolgermi a qualche santo che fa miracoli. No, quello non fa miracoli, quello vuole soldi da me, non lui, non c'è più, i suoi spesso cercano solo soldi, io cerco la giustizia e allora qualche volta mi sento deriso, solo, sconfortato, per fortuna no, perché se mi guardo in giro c'è tanta gente che come me sente il bisogno di credere nel bene, nell'uomo, che cerca di credere in Gesù.
Hanno ragione, ora sto parlando di Geremia, ma anche per me prima di Geremia c'è Gesù, è Lui che ha vissuto con questo fuoco dentro, ha vissuto fino in fondo il "mi preme", gli stiamo a cuore noi, fino sulla croce, ha continuato a parlare, non è fuggito, non ha detto: "Basta, non ne posso più", ha continuato a crederci e questo è quello che anche noi cristiani dobbiamo tentare di fare, non è facile qualche volta ci stanchiamo, non so se è successo anche a voi, qualche volta ci smarriamo, non capiamo e poi forse ritroviamo dentro di noi quel qualcosa, non volete chiamarlo fuoco, fate come Don Milani, usate parole più piccole: "I care", mi preme, mi sta a cuore, ci tengo, non sono uno che ha il fuoco dentro, quello lo lasciamo a quelli grandi, vorrei che il mondo sia un po' migliore e lo faccio migliore nelle piccole cose intorno a me, io non posso, forse qualcuno di voi sì, fare grandi cose, non posso che so, fondare un ospedale, andare in Africa a portare un aiuto a gente che ha bisogno, io non posso fare quasi niente, ma posso con quelli che sono intorno a me testimoniare il bene, la giustizia, il desiderio del rispetto, dell'attenzione all'altro, della vita condivisa, del cammino fatto insieme, io ci credo Dio ci vuole bene, Dio è venuto a condividere con me questo cammino, ma Dio non è colui che ha la bacchetta magica e risolve i problemi, questo Dio non c'è, il Dio onnipotente non esiste, non è mai esistito, non ha mai fermato le guerre, non ha mai tolto le malattie, non ha mai cambiato il mondo perché il mondo è affidato a noi, a me e questa è la mia grandezza, a volte dimentichiamo che dire che Dio non è onnipotente significa dire che noi siamo importanti, Lui ci guarda negli occhi e ci dice: "Tu puoi cambiarlo il mondo, tu puoi farlo migliore, se ci credi, se senti dentro di te il desiderio del bene e della giustizia.
Il Signore ci aiuti.
"Se il tuo fratello commetterà XXIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO -10 - Settembre 2023
una colpa contro di te, va' e Matteo 18, 15-20
ammoniscilo tra te e lui solo..."
Ripeto quello che ho detto all'inizio per qualcuno che è arrivato dopo e non ha ascoltato quella che era un 'introduzione al Vangelo, vi dicevo che all'inizio della celebrazione siamo abituati a chiedere perdono a Dio e siamo convinti che Lui ci conceda il perdono, ma se ci fosse qui un cristiano che viene da lontano e ci dicesse: "Ma che Vangelo leggete, appartenete ad un'altra chiesa, il perdono è cosa vostra, che c'entra Dio col perdono? "Ci meraviglieremmo molto, sia perché c'è uno che parla e qui non parla mai nessuno e soprattutto per quello che dice, come non chiedere perdono, un cristiano se non chiede perdono che fa? la nostra preghiera è quasi sempre chiedere perdono, ci meraviglierebbe molto uno che parla così, ma secondo voi il Vangelo che abbiamo letto dice qualche cosa di diverso? Ha ragione lui o facciamo bene a continuare a chiedere perdono? "Quello che legherete qui, sarà legato su, quello che scioglierete qui sarà sciolto su" quindi se legate, si lega, se sciogliete, si scioglie". No, noi aspettiamo che sciolgano su, ma qui non c'è scritto dobbiamo sciogliere qui, difatti anche quello che abbiamo letto prima dice la stessa cosa: "Se tuo fratello commette qualche cosa contro di te…" Noi gli diremmo subito: "perdona". No: "Va parla tra te e lui solo e cerca di metterti d'accordo, se non t'ascolta chiama altre due o tre persone, se non ascolta nemmeno loro dillo a tutta la comunità". Quante cose dovremmo fare, cos'è questa storia? Ma questa è l'unica cosa seria perché se quello fa qualche cosa di male e io lo perdono quello continuerà a fare del male, posso fare uno sforzo a perdonarlo, magari mi sento buono, ma questo non significa che di che quello non me ne importa niente? Lui continua a fare del male e io sono un buon cristiano che sa perdonare, secondo Gesù non funziona così, bisogna che mi prenda a cuore l'altro.
Cosa può significare questo? Non vi spaventate, guardate la vita, significa un miliardo di cose diverse, perché siamo persone diverse e viviamo situazioni diverse, ma ci dice una cosa: dobbiamo prenderci a cuore e prendere a cuore anche i nostri limiti, disposti ad aiutarci a superarli, a riconciliarci se ci siamo offesi, a ritrovare la pace se l'abbiamo persa, ma è una cosa che dobbiamo fare noi, il Signore ci può donare il suo Spirito, ci può spingere, ma siamo noi che dobbiamo fare qualcosa e questo anche nelle cose di ogni giorno, con un figlio, con un nipote, con il marito, con la moglie, con un vicino, con uno che lavora insieme a noi.
E anche con il mondo che ci sta intorno, in questi giorni si sente, secondo me te troppo, parlare di questi ragazzi che fanno violenza soprattutto nei confronti delle donne, cosa significa prendersi cura di loro, cosa possiamo fare? Ecco andare oltre il peccato, superare il male è cosa nostra, impegno nostro, se io dico a un giovinetto che si comporta poco per bene: (C'è ancora qualcuno che lo dice, siamo ridotti male in questa povera Chiesa) "Vatti a confessare, il Signore ti perdona" Ti perdona e ricominci daccapo, ti sto prendendo in giro? Come posso aiutarti a superare il tuo male, a prendere coscienza di quello che non hai capito, che fare violenza una donna, a una ragazza è quanto di peggio ci possa essere sulla terra, come posso aiutarti a capire questo? è inutile che ti dico va dal prete ti confessi quello ti dice di dire tre Ave Maria, sei assolto e tu ricominci da capo, sto prendendoti in giro, il Vangelo è una cosa seria.
Non è una cosa semplice, mi direte voi, è vero non è affatto semplice, significa mille cose diverse, ma significa che dobbiamo considerare gli altri un problema anche nostro, che il male che c'è intorno a noi in qualche modo ci riguarda, il male di chi ci sta vicino, prima di tutto mi riguarda il male che faccio io è chiaro, ma anche quello degli altri e vorrei che gli altri si preoccupassero del mio e io dovrei preoccuparmi di quello degli altri, che possiamo fare, come possiamo aiutarci? Senza farci prendere da angoscia, come avete ascoltato, il Vangelo dice prima da solo, poi due o tre, poi tutta la comunità, poi basta, poi affida tutto al Signore, non può si vivere d'angoscia tutta la vita, ho dovuto ripetere questo tante volte nella mia esperienza di prete.
Vorrei aggiungere un'altra piccola cosa, il Vangelo, avete ascoltato, dice: "Se uno fa ti fa del male va e parla tra te e lui solo, poi chiama due o tre, se non vi ascolta dillo alla comunità" Sono passati più di dieci anni, dicevo a mio cugino, figlio del fratello di mio papà che viveva in un paese delle marche, che questo modo di fare oggi appare impensabile e mi ha detto che da loro questo succede, loro si conoscono tutti, se c'è un problema il parroco magari li chiama e si mettono insieme e ne discutono oppure ci sono delle persone sagge che possono aiutare a risolvere i problemi.
Qui viviamo in un luogo in cui non ci conosciamo più, ora parlo di una cosa molto più semplice, così capite quello che vorrei dirvi, il problema che voglio porre, che non riguarda il perdono, ma il convivere: se andate in varie cittadine o paesini dell'Italia, io sono passato in Alto Adige, nelle Marche, nel Lazio, in Umbria trovate tutto pulito, ordinato, ci sono i fiori sul balcone, non c'è una carta per terra, poi venite a Roma, ma è lo stesso se andate a Milano, Napoli, Palermo o in qualche altra grande città, trovate tutto sporco, ma siamo diversi, vive altra gente lì? È possibile, questa è la domanda che vorrei porvi, riproporre qui, nella città, ormai gli uomini questo problema devono porselo, perché viviamo sempre di più in grandi megalopoli, è possibile ricostruire il villaggio? Nel paese dove viveva mio cugino si conoscevano tutti, io vivo da 20 anni in un palazzo e non conoscono quasi nessuno, non è normale, si può fare qualche cosa? Nel paese dove vivono i miei nipoti adesso tutti considerano come loro le strade, la strada dove vivo io, via dei Promontori non è di nessuno, tutti lasciano la monnezza per terra, possiamo fare in modo che via dei Promontori sia sentita come propria da quelli che ci vivono? È un problema da affidare forse ai giovani, noi abbiamo tutti una certa età.
Vedete come può portarci lontano il Vangelo quando dice: "parla tra te e lui, chiama altri due, dillo alla comunità" ci spinge a prenderci cura di quello che non funziona, a preoccuparci degli altri, a sentirli fratelli, cercare di conoscerli, a sentire come nostre le strade dove abitiamo, le cose comuni e a cercare di tenerle in buono stato. Ho parlato troppo.
Il Signore ci aiuti.
"Signore, quante volte dovrò XXIV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 17 Settembre 2023
perdonare al mio fratello?" Matteo 18, 21-35
Come avete ascoltato, una pagina del Vangelo particolarmente sconcertante, così come l'abbiamo letta c'è solo nel Vangelo di Matteo, Il Vangelo di Luca ha solo un piccolo accenno, dice che bisogna perdonare sette volte o meglio lo fa dire a Gesù, qui, avete ascoltato, Matteo domanda: "Quante volte devo perdonare fino a sette volte?" Gesù gli risponde: "Non fino a sette volte fino a 70 volte 7" un numero enorme, è possibile perdonare 70 volte 7 e che significa? poi aggiunge una parabola.
Posso riassumervi quello che abbiamo letto: Signore quante volte devo perdonare, fino a sette volte? No, fino a 70 volte 7, comportati proprio come il Padreterno il quale ti perdona una volta e poi ti manda in prigione. Ci pigliano in giro qui? Perché, avete ascoltato, il padrone della parabola perdona una volta sola, io invece devo perdonare 70 volte 7. Perché Matteo ci dice queste cose? Matteo, cioè la comunità di Matteo, quelli che scrivono questo Vangelo, forse ci vogliono provocare, forse ci vogliono dire che probabilmente non abbiamo capito niente del perdono e ci conviene pensarci su, cercare di capire cosa ci dice il Vangelo.
Noi abbiamo credo, anch'io anche voi, un grosso problema a capire il perdono, sapete perché? perché noi siamo abituati a pensare in termini di colpa, giudizio, punizione, così è nella legge di cui sentiamo ogni giorno: se commetto un reato qualcuno mi giudica, mi punisce e ci può essere qualcuno che mi concede la grazia. Noi siamo abituati a pensare così e pensiamo che sia anche nel nostro rapporto con Dio e che anche nel Vangelo si parli così e rischiamo di non capire, noi siamo stati così… la parola mettetecela voi: bravi, scemi, incoscienti, da inventarci che quando abbiamo commesso delle colpe, anche tante, andiamo da un prete, quello ci assolve e siamo perdonati. Il Vangelo ci parla di una cosa seria e ce lo dice attraverso immagini, il Vangelo e questa è la sua bellezza, per me, la sua grandezza, più che attraverso parole ci parla per immagini, per simboli che affida alla nostra riflessione, a cercare di calarli nella nostra vita, nella nostra esperienza.
Vi dico qualcuno di questi simboli in modo che voi, magari pensandoci dopo, possiate intuire che parlare di perdono è una cosa molto più seria che andare al confessionale fare un elenco di colpe e ricevere un'assoluzione.
Nel Vangelo di Marco trovate la prima immagine del perdono nella suocera di Pietro, ha la febbre, Gesù arriva la prende per mano, lei si alza e si mette a servire, poi l'immagine diventa più forte c'è un paralitico che viene portato su una barella da quattro amici e devono incontrare Gesù ma non è facile, bisogna addirittura scoperchiare il tetto e Gesù lo prende per mano: "Alzati e cammina". Ecco il simbolo che Marco ci affida: non parlare di colpe, parla di te, se non sei capace di servire, di essere utile agli altri, di fare del bene sei malato, hai la febbre, e l'incontro con Gesù ti può fare alzare e guarire, se vivi nell'egoismo, nel male sei come un paralitico, non vivi, sei steso su un letto: alzati e cammina, cerca di fare del bene, guardati intorno, cerca il bene, cercalo con passione, cerca gli altri.
Poi l'immagine, nel linguaggio soprattutto di Paolo, diventa ancora più forte: morte e risurrezione, sei morto se fai il male, perché sei vivo solo se sei capace di amare, allora lascia tutto quello che è morte dietro le spalle, alzati e vivi e vivi l'amore, il dono di te stesso.
Ma ci sono altre immagini nel Vangelo: la pecora che si perde e che il pastore va a cercare e si mette sulle spalle e la porta a casa, è la pecora che si è smarrita e ha bisogno di ritornare a casa.
E c'è il figlio il figlio che se n'è andato, ha lasciato casa, ha sprecato tutto, torna perché ha fame e trova la festa, un vestito nuovo, gli abiti di lusso, un grande banchetto, si fa festa, noi ci aspettiamo che questo figlio che è un delinquente, sia punito, quando spiegavo questa parabola parlavo di Hitler, Stalin, i peggiori e il Signore fa festa: perdonare cosa significa? Dio non parla di punizione, ma di festa, perché vuole farti fare esperienza della bellezza della vita, della festa, allora vedete che pensare al perdono come delle colpe che vengono assolte, ce ne dimentichiamoci e magari si continua a fare quello che si è fatto prima, non ha alcun senso, quando ero ragazzino andavo, ma forse è successo pure a voi, andavamo facevamo il nostro elenco: Padre ho detto parolacce, ho disubbidito alla mamma ho studiato poco, uscivamo, a Trastevere si dicevano più parolacce che parole, ma il prete diceva che era peccato, uscivamo non si poteva parlare senza dire parolacce, non ha troppa importanza domenica prossima ci confessiamo di nuovo, per il Vangelo non funziona così.
Poi vi ricordate domenica scorsa: "Se tuo fratello commette una colpa contro di te…", oggi diremmo "Mi tocca perdonarlo una volta, no, 70 volte 7", se tuo fratello commette una colpa va parla tra te e lui solo, se non t'ascolta chiama due o tre, se non ascolta due o tre, chiama tutta la comunità, Ma allora è una cosa seria, mi devo prendere cura di questo fratello, devo cercare il modo di riconciliarmi con lui, allora il perdono non è una cosa così semplice: commetto una colpa, "Signore perdonami" no, devo cambiare, devo essere nuovo, devo essere come uno che ha la febbre e si mette a servire, come un paralitico che si alza e riprende a camminare, come un morto che risorge, uno incapace di amare che comincia ad amare e devo preoccuparmi non soltanto di me, ma anche degli altri, perché anche gli altri possano vivere e allora vedete che la vita diventa una ricerca continua, una ricerca di fraternità e non basta dire: "ti perdono" occorre preparare una festa per lui, cosa significa preparare una festa? Un mare di riflessioni, le affido a voi.
Posso darvi un consiglio, non si deve fare, faccio un peccato poi mi confesso: quando sentite parlare un prete di perdono quasi certamente dice sciocchezze, perdonare non è a buon mercato è una cosa che significa mille cose diverse, in tante situazioni diverse e anche dire che chiedo perdono a Dio e mi assolve non ha alcun senso.
Pazienza, l'ho fatta lunga anche oggi.
Il Signore ci aiuti.
"Questi ultimi hanno XXV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 24 Settembre 2023
lavorato un'ora soltanto Matteo 20, 1-16
e li hai trattati come noi
che abbiamo sopportato
il peso della giornata e il caldo".
La maggior parte dei cristiani che ho conosciuto sono d'accordo con quelli della prima ora: perché quelli devono essere pagati come noi? E hanno ragione e noi ce ne rendiamo sempre più conto e sarebbe bene che ce ne preoccupassimo in questo paese in cui la corruzione, le clientele, le raccomandazioni, sono cose di tutti i giorni, c'è una grossa ingiustizia nel mondo del lavoro, c'è tanta gente che lavora molto e non viene pagata come si dovrebbe, gli insegnanti, secondo me in parte giustamente, si lamentano perché il loro lavoro non viene considerato per quello che vale, si dovrebbe prestare più attenzione alla meritocrazia in questo paese, al merito da premiare, tutti ragionamenti più che giusti, anche secondo me, ma fate attenzione alla meritocrazia: è pericolosa perché non tiene conto di quelli che meriti non possono averne perché non sono stati educati, perché non hanno avuto le possibilità, c'è gente che non lavora perché non riesce a trovarlo, sono problemi complessi su cui ogni cristiano, come ogni uomo, farebbe bene a riflettere con attenzione.
Ma qui si parla di tutt'altra cosa, non di premio, il salario come avete ascoltato è un denaro, a quel tempo significa il minimo per la sopravvivenza, a cui tutti dovrebbero avere diritto, anche chi arriva all'ultimo momento, si parla della vigna che nella tradizione di Israele è un simbolo, il simbolo del lavoro per il bene, perché il mondo sia migliore, dell'attenzione agli altri, della vita vissuta preoccupandosi del benessere dei figli, dei nipoti, dei vicini, dell'impegno a fare del bene, di vita che sia buona, onesta, giusta, ecco tutto questo è lavorare nella vigna e allora capite facilmente che la parabola esprime l'intenzione di Dio preoccupato che tutti partecipino alla bellezza della vita, che tutti smettano di fare il male, di sciupare la vita.
Questo padrone va a ogni ora del giorno a cercare gli operai, a invitarli lavorare, cioè, se traduciamo, Dio vuole che chiunque faccia il male, chiunque sciupi la vita, chiunque rovini l'esistenza di chi gli sta vicino, si converta, cambi, cominci a fare il bene, di questo si parla, questi sono i lavoratori della vigna e il Padre vorrebbe che tutti lo fossimo.
Ma c'è un'altra cosa in questa parabola su cui conviene che portiate la vostra attenzione, poi magari ci pensate con cura, ve lo dico invitandovi a inventare una parabola, voi lo sapete fare meglio di me perché avete più fantasia, qui c'è qualcuno che dice che io ho solo mezzo cervello, me ne manca metà quella della fantasia, allora provate voi, immaginate, fra cent'anni, di arrivare in paradiso, entrate e trovate Gesù che viene ad accogliervi, si congratula che finalmente siete arrivati anche voi e vi guardate intorno e trovate… e qui scegliete voi, non voglio fare nomi, un boss mafioso, un grande imprenditore, un politico, di quelli che magari vi stanno poco simpatici e dite a Gesù: "Ma quelli come mai stanno qui? hanno pensato solo ai soldi, al potere, a divertirsi, hanno avuto tanti denari, tante ville, tante donne, tante cose, io ho lavorato tutta la vita, mi sono occupato dei figli, dei nipoti".
Gesù vi guarderebbe e vi direbbe: "Che pensi della vita, che siano importanti i soldi, il potere? tu hai vissuto, l'amicizia, la tenerezza, hai vissuto l'amore, quelli queste cose non le hanno mai viste, non hanno mai saputo voler bene, io ho dovuto prenderli all'ultimo momento per i capelli, tu dici che hai supportato il peso della vita e quelli si sono solo divertiti, ma per te l'amicizia, l'amore, l'affetto dei figli, dei nipoti, della moglie, del marito, gli amici, il bene che hai fatto, tutte queste cose non valgono niente e ti cambieresti con uno di loro?"
"Ah, no Signore, no, io sono una persona per bene".
"Allora loro hanno preso hanno portato il peso della vita, il caldo, loro non hanno capito niente della vita, loro l'hanno sciupata, non hanno goduto la bellezza dell'amore, dell'amicizia, della gratuità, dell'altruismo, loro non hanno vissuto, tu hai vissuto".
Perché, qui torniamo a oggi, perché a volte riteniamo che l'essere onesti sia un peso e non una bellezza, perché quando viviamo non sentiamo quanto è bello avere degli amici, delle persone a cui si vuole bene, quanto questo conta più di tutti i soldi di questo mondo, più di tutto? Ecco forse di tutto questo ci parla il Vangelo di oggi, ma ci vuole fantasia, voi ne avete più di me, mi fermo qui.
Il Signore ci aiuti.
"Figlio, oggi va' a lavorare XXVI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 1 Ottobre 2023
nella vigna". Rispose: no. Matteo 21, 28-32
Ma si pentì e vi andò.
Abbiamo oggi, e poi vedrete nelle domeniche seguenti, delle pagine che io ormai da tempo chiamo il peccato del Vangelo.
Trovare il peccato nel Vangelo, voi capite, è cosa che non vi capita di sentire frequentemente e quindi non ripetetelo facilmente potreste essere trattati male da qualche sacerdote, vedrete se riesco a convincervi che dobbiamo riconoscere che c'è il peccato nel Vangelo, è stato scritto da gente come noi, che qualche cosa capisce, qualche cosa no, qualche volta fa bene, qualche volta male.
Come sapete il peccato, quando è veramente peccato, produce dolore e a volte morte, queste pagine sono, almeno in parte, responsabili di milioni di morti, perché da queste pagine comincia l'antisemitismo che sapete quanti guai ha procurato nella storia.
Vediamo di capire perché e forse, se mi riesce, di vedere anche qual è il guasto, che cosa non capiscono coloro che scrivono queste pagine.
Oggi, avete ascoltato, sono parole rivolte ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, quindi non sono parole per tutti, sono parole polemiche: ci sono due figli, uno dice che va a lavorare nella vigna, vi ricordate cosa significa lavorare nella vigna, fare il bene, comportarsi onestamente, cercare di migliorare il mondo, questo è nella tradizione ebraica lavorare nella vigna, ma poi non va, l'altro dice no e poi ci va: chi dei due ha fatto la volontà del padre? La risposta è evidente.
Ma la parabola a chi parla, con chi ce l'ha? Forse è l'invito a qualche cristiano a chiedersi se ha fa fatto la volontà del Padre?
Forse è la domanda che dovremmo farci noi, stiamo qui a dire sì al Signore, poi magari usciamo non ci comportiamo come Lui vorrebbe.
No, qui ce l'ha con i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, poi vedrete nelle domeniche seguenti con tutto il popolo d'Israele e sapete come questo ha pesato sulla storia di questa gente e che cosa si rimprovera a questi? Sembra che non hanno ascoltato Giovanni il Battista, ma quando si scrivono queste cose Giovanni Battista è morto da tempo, chi scrive pensa ormai a Gesù, ma pensa veramente a Gesù? No, avete ascoltato: i pubblicani e le prostitute hanno creduto a Giovanni Battista voi no, pur avendo visto queste cose non avete creduto. Che cosa hanno visto? Chi scrive pensa che la loro colpa è non aver visto la conversione di tanti, cioè loro, non li hanno riconosciuti come i veri credenti, i primi cristiani si riconoscono nelle prostitute e nei pubblicani, lo sapete Matteo è un pubblicano, c'erano prostitute, c'erano dei ladri, dei briganti c'erano i pubblicani che erano i più disprezzati al tempo di Gesù, sono questi che hanno creduto.
Qual è il guasto, perché c'è il peccato secondo me? Per due motivi fondamentalmente il primo: giudicano gli altri e non se stessi, mi hanno insegnato a fare a me stesso la domanda: se fossi io? Celebro la Messa, prego tutti i giorni e poi non faccio la volontà di Dio, se il Vangelo parlasse di me? No qui sembra che i peccatori siano solo loro.
Ma forse la cosa secondo me più peccaminosa è giudicare e non cercare di capire, è il dramma dei primi cristiani che ha portato a una rottura tra Ebrei e Cristiani.
Questo, se ho capito qualche cosa, è fondamentale per cercare di essere persone perbene, prima di giudicare, di condannare è bene cercare di capire, se chi ha scritto il Vangelo si fosse domandato: perché questi Ebrei, i capi del popolo i sacerdoti fanno così fatica ad accettare Gesù? se lo fossero domandato con amore, con passione, cercando veramente di capire, probabilmente non si sarebbero separati, perché per gli Ebrei era veramente difficile accettare Gesù, perché diceva che il messaggio è per tutti, ma questo, se non era detto con prudenza, cercando di spiegarsi con cura, per alcuni significava che allora non erano più Ebrei, perdevano la loro storia secolare, in cui hanno costruito l'identità di un popolo, identità che arriva fino ad oggi e Gesù sembrava che volesse toglierla, ma Gesù non aveva la minima intenzione di togliere qualcosa, forse non lo ricordate, nel Vangelo dice di non essere venuto a togliere, ma a dare compimento, a portare il cuore del messaggio della grande tradizione di Israele, Gesù è un ebreo, è nato ebreo, è stato circonciso, ha vissuto come ebreo, ha pregato come ebreo, è andato al tempio come facevano gli ebrei, celebrava le feste ebraiche, è morto perché era ebreo, altrimenti non l'avrebbero messo sulla croce, quindi gli ebrei avrebbero potuto accettarlo e molti lo fanno anche oggi e i cristiani avrebbero potuto dire che comprendevano la loro difficoltà e avrebbero cercato di aprirsi al mondo portando in giro quello che era anche il loro messaggio, Paolo lo dice bene nelle sue lettere bisognerebbe leggerle un po' di più.
Non so non so se sono riuscito a spiegarmi volevo dirvi solo che in questa pagina del Vangelo troviamo il giudizio cattivo nei confronti dei capi ebrei, si giudicano gli altri e invece sarebbe bene interrogare se stessi, parliamo di noi, io parlo in prima persona, vengo qui, leggo il Vangelo, addirittura lo commento, ma poi faccio quello che Gesù mi dice?
Non mi giudicate perché sennò fate peccato, se vedete qualche cosa che non faccio come dovrei cercate di capire perché, per prima cosa dite che ho 86 anni, sono ormai rincoglionito, quindi faccio quello che posso, se dico qualche sciocchezza si piò giustificare.
Ecco, vede, prima di giudicare gli altri conviene giudicare se stessi ma, anche prima di giudicare se stessi bisogna capire e poi gli altri non giudichiamoli, cerchiamo di capire e quando si capisce forse si può anche aiutare chi sbaglia e capire significa a volte rendersi conto che c'è qualcuno che sbaglia gravemente e lo sbaglio produce conseguenze drammatiche, queste pagine, lo ripeto, sono almeno in parte, in piccola parte, responsabili di milioni di morti forse è bene non dimenticarlo.
Il Signore ci aiuti.
"Quando verrà il padrone XXVII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 8 Ottobre 2023
della vigna, che cosa farà Matteo 21, 33-43
a quei contadini?".
Abbiamo ascoltato la parabola del Vangelo che riprende l'antica Lettura di Isaia, le prime parole sono identiche "la circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre" poi cambia tutto, la parabola racconta la storia di Israele dal punto di vista dei profeti, gli inviati del padrone a raccogliere i frutti vengono cacciati, malmenati, tante volte si legge nei libri dei profeti il rifiuto di coloro che vengono a invocare giustizia e alla fine manda il figlio, lo buttano fuori dalla vigna e lo uccidono, è la storia di Gesù.
Il peccato viene dopo: cosa farà il padrone della vigna? ucciderà senza pietà quei contadini e darà il Regno di Dio ad altri, i primi cristiani, diciamolo subito, dobbiamo giustificarli perché sono delle vittime, gli hanno ucciso il Maestro, alcuni di loro hanno un figlio che è stato ucciso, qualcuno il padre, quindi se manifestano tutto il loro rancore, il desiderio di vendetta, non possiamo meravigliarci sono uomini, povera gente come noi, ma qui stanno parlando di Dio ed è rimasto questo nella storia e che cosa fa secondo loro Dio, manderà l'esercito di Tito, lo ascolteremo anche domenica prossima, a distruggere Israele, il Tempio sarà bruciato: Dio si vendica della morte del Figlio.
Ma di che Dio stiamo parlando, cosa dicono quelli che scrivono il Vangelo, hanno perso il senno? Non ci hanno detto qualche capitolo prima che Gesù ha detto: "A chi ti dà uno schiaffo sulla guancia porgi anche l'altra" io devo porgere l'altra guancia e Dio stermina tutti. E la parabola del Padre misericordioso: quando il figlio che ha sciupato tutto, il delinquente torna a casa non trova il patibolo, la morte, ma la festa.
Ma allora che cos'è questa parabola? Ecco, ve lo dicevo: il peccato del Vangelo, è gente che non riesce ad andare al di là dei propri rancori, che tradisce quello che secondo me è il messaggio essenziale dell'Evangelo, l'andare oltre il male, il non rispondere alla violenza con la violenza, cosa che vediamo troppo spesso, anche in questi giorni, è terribile rispondere alla violenza con la violenza, ma qui sembra che sia Dio che lo faccia, sia Dio che si vendichi e questo non possiamo accettarlo, dobbiamo prenderne le distanze e non meravigliarci se diciamo che c'è il peccato nel Vangelo, è un peccato che ha pesato sulla storia degli uomini.
Troppe volte quando sento dei commenti, i preti, quelli che studiano il Vangelo cercano di mettere toppe, non mettiamo toppe, riconosciamo tranquillamente che chi ha scritto il Vangelo è gente come noi, che a volte non capisce.
C'è un'altra cosa di cui abbiamo l'eco nella prima Lettura e nel Vangelo, è la cosa per cui ho sofferto per tutta la mia vita di prete: la gente spesso, sarà successo anche a voi certamente, interpreta una disgrazia, un malanno come la punizione, il castigo di Dio l'abbiamo sentito dire tante volte, l'AIDS, il Covid è Dio che punisce questo mondo corrotto. Ho visto e ascoltato tanta gente addolorata: "perché mi è successo questo? che male ho fatto? perché Dio ce l'ha con me?" Ho ascoltato delle mamme che avevano paura di essere punite nei figli, ho dovuto dire tante volte: "ma in che Dio credi?" questo ha attraversato la storia, a volte detto da persone che ricevono l'applauso di tutti, anche io come tanti prima di me, anche prima che venisse Gesù Cristo, ho fatto l'esperienza del santone che faceva miracoli e a cui si va a chiedere aiuto, a una famiglia che dice: "papà ha il cancro", "se tuo padre ha il cancro qualcuno in famiglia ha peccato" e io ho visto il pianto disperato di una donna: "se la sono presa con me, che ho fatto di male?" e un'anziana signora, in questo caso per fortuna molto saggia, anche lei è andata: "mia figlia ha la leucemia", "se tua figlia ha la leucemia qualcuno in famiglia ha peccato" ora secondo voi uno che dice così non bisognerebbe mandarlo in una clinica psichiatrica o scomunicarlo? No, noi lo facciamo Santo, capite che ho fatto fatica a vivere in una Chiesa, sono prete dal 61, in cui i santoni si fanno santi e Don Milani si spedisce in cima, a Barbina, nel deserto.
Fratelli, c'è il peccato nel Vangelo, nella Chiesa, dovrei prima di tutto pensare a me stesso direte voi, è giusto, l'ho fatto per tutta la vita, lo farò ancora, ma devo anche rendermi conto che c'è il peccato nel Vangelo, c'è il peccato nella Chiesa e bisogna essere attenti e prenderne le distanze e cercare di annunziare un Dio altro, un Dio che non conosce vendetta, un Dio che non punisce, il male si punisce da solo, perché è male solo quello che porta sofferenza e dolore e non c'è bisogno di aggiungerne altro e il male va combattuto con tutta la nostra forza, perché fa soffrire, non è punito da Dio siamo noi che facendo del male procuriamo sofferenza, dolore e morte, noi che dobbiamo convertirci e l'unico Dio che conosciamo ci invita a non considerarci mai perduti, a poter sempre riprendere la strada, sempre ricominciare, sempre andare lontano.
Il signore ci aiuti.
"Il regno dei cieli è simile XXVIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 15 Ottobre 2023
a un re, che fece una festa Matteo 22, 1-14
di nozze per suo figlio..."
Avete ascoltato la parabola vi invito, per vedere quello che è successo, a fare un confronto tra il Vangelo di Matteo e quello di Luca, si trova in entrambi la stessa parabola, ma chi ha cambiato le cose? il Vangelo di Matteo aggiunge oppure Luca toglie non so, diciamo che Matteo aggiunge due cose, doveva esserci in quella comunità qualcuno che aveva il dente avvelenato, che non ragionava più, aggiunge il peccato e lo aggiunge a quello che nel Vangelo di Luca, poi dedicherò tutto il tempo a questo, è il riproporre il grande sogno che avete già ascoltato nel libro di Isaia.
Matteo aggiunge due cose: gli invitati non sono non sono venuti, hanno ucciso i servi "il re si indignò, mandò le sue truppe fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città" è la storia: l'esercito di Tito è diventato l'esercito di Dio che si vendica della morte del Figlio. Nel Vangelo di Luca non c'è, hanno scritto la parabola del Padre misericordioso, non possono dire queste cose.
Ma il Vangelo di Matteo aggiunge un altro peccato, non basta uno solo, il re viene a vedere se c'è qualcuno senza abito di nozze, lo fanno ancora i preti: "c'è qualcuno qui che non si è confessato non può fare la Comunione", lo dicono altri e io me ne guardo bene, è follia dire certe cose.
Qui ci ripropongono il sogno che attraversa tutto il messaggio prima di Israele, poi di Gesù e dei primi discepoli, sentono venire da Dio l'invito a sognare, a preparare, a costruire, a sperare la festa.
Lo avete ascoltato nella prima lettura: "un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati", ci sono molte altre pagine simili nel Libro di Isaia e degli altri profeti.
Oggi il banchetto del figlio del re, il banchetto di nozze e qui dovete fare uno sforzo perché noi non abbiamo più l'esperienza di che cos'era per questi antichi la festa di nozze, si preparava a volte per anni, sempre per mesi, doveva partecipare tutto il paese, si dovevano preparare gli animali ingrassati, vini e dolci a non finire e si faceva festa per giorni, si ballava, si cantava ci doveva essere in abbondanza ogni ben di Dio e se c'era la guerra bisognava fare pace.
I credenti sia nell'antico sia nel nuovo testamento, quelli che credono sul serio, sentono che Dio li chiama alla festa, alla gioia, al piacere, al canto, allo stupore, alla meraviglia questo dovrebbe riempire la vita e il sogno di ogni credente.
Se quindi vi capita di ascoltare qualcuno, sia esso un santo, un papa, un vescovo, un prete che esalta la povertà e la sofferenza, secondo me avete il diritto di pensare che sono pazzi o non sono mai stati poveri e non hanno sofferto o vogliono sfruttare la povertà e la sofferenza del prossimo, è successo molte volte nella storia della Chiesa. Dicono: "ma il Vangelo dice: beati i poveri", sì "perché saranno saziati" il povero beato e quello sazio non quello che ha fame, non so se anche a voi come a me è capitato di vivere la guerra e di avere fame e non ho mai detto: "beati i poveri" volevamo mangiare e stare in pace e non aver paura e godere, rallegrarci.
La festa è il sogno del credente, quindi se volete fare un'opera buona, la più grande opera buona è dare un po' di piacere a qualcuno, sì il piacere, qualunque piacere che può rallegrare la vita di qualcuno, portare un po' di gioia, un sorriso, qualche volta bisogna asciugare una lacrima, questo è il maggior bene che possiamo fare, perché questo è il sogno che ciascuno di noi deve portare nel cuore: il sogno della pace, il sogno della vita, il sogno del piacere, il sogno dell'abbondanza, della ricchezza, il sogno in cui tutti partecipino a quello che c'è di bello nella vita.
E qui avete visto non ho insistito, ma quello che questa parabola sia in Luca, sia in Matteo ripropone è che questo sogno sia per tutti, se qualcuno non vuol venire i servi devono uscire andare per le strade chiamare tutti, perché Dio non sta in pace finché tutti non vengono a partecipare alla grande festa, al banchetto di nozze, alla festa della vita.
Nel cuore della vita cristiana, nel cuore della fede, prima degli Ebrei e poi nostra c'è la festa, lo ricordate nel Vangelo di Giovanni Gesù comincia la sua missione alle nozze di Cana con il vino, manca il vino, non si può più far festa, che l'acqua diventi vino, ecco c'è tanta acqua nella nostra vita, facciamo tutti in modo che diventi vino il più possibile, che diventi festa, diventi gioia, qualche volta ci costa un po', ma è la bellezza della vita, a questo siamo stati chiamati, questo è essere cristiani: dare piacere, fare del bene, dare gioia, dare vita.
Il signore ci aiuti.
"Rendete a Cesare quello XXIX DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 22 Ottobre 2023
che è di Cesare e a Dio Matteo 22, 15-21
quello che è di Dio"
Penso che ormai sappiate che gli episodi che leggiamo non sono mai accaduti, è molto improbabile che qualcuno sia andato a domandare a Gesù se era lecito o no pagare il tributo a Cesare, fare certe domande a quel tempo era pericoloso, soprattutto farle in pubblico, qui c'è probabilmente la riflessione di coloro che hanno scritto il Vangelo e si interrogano su quello che doveva essere il loro rapporto con l'impero romano.
Valeva la pena partecipare ai movimenti che di tanto in tanto prendevano vita in Palestina nel tentativo di liberarsi dal potere romano, una lotta che è finita come sapete nel 70 quando è arrivato l'esercito di Tito ha devastato il paese, bruciato Gerusalemme e il tempio.
Il Vangelo di Marco che è il primo e poi il Vangelo di Matteo che ripete esattamente le stesse parole probabilmente esprimono qui una presa di distanza, pensavano che il mondo stesse per finire, lo sappiamo con certezza da Paolo, lui pensa che non morirà, prima della sua morte verrà il Messia glorioso, Gesù risorto, a chiudere la storia, quindi se sta per venire il Regno di Dio è inutile stare a preoccuparsi di pagare le tasse, non conviene preoccuparsi delle cose politiche, è molto meglio pensate a salvarsi l'anima e a salvare quante più persone possibile, oggi che parliamo in maniera diversa da loro potremmo tradurre: preoccupatevi del paradiso, lasciate perdere le cose di questa terra che finisce presto, questa sembra l'interpretazione più probabile, che purtroppo è durata nelle prediche di molti preti fino ai nostri giorni: i cristiani è bene che non si occupino di politica, delle cose di questo mondo, che pensino a salvarsi l'anima, ad acquisire meriti per il paradiso.
Non occuparsi della politica ha causato diversi danni, poi chi conosce un po' la storia sa che queste parole sono state usate dal Papa nella lotta contro l'impero, il Papa diceva che occorre dare a Dio quel che è di Dio, significa: date a me perché io sono il rappresentante di Dio, la lotta tra impero e papato e durata per secoli è costata la vita a parecchie persone purtroppo.
Ma veniamo ai nostri giorni, noi non pensiamo più che il mondo stia per finire, come si può interpretare allora questa parola che il Vangelo ci lascia: date Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio?
Faccio degli esempi del secolo scorso, dico dei nomi, ma ce ne sarebbero tanti altri che si potrebbero mettere al loro posto, ho scoperto qualche giorno fa che in Italia c'è stato un sacerdote molto devoto che ha scritto un bel libretto nel 1936 in cui diceva che Mussolini era il nuovo San Francesco, pare che ci sia ancora se volete cercarlo e il Papa diceva che era l'uomo della provvidenza, quindi bisogna dare a Cesare, era lui il Cesare del momento, onore, gloria e potere, certo se è l'uomo della Provvidenza e il nuovo San Francesco.
In Germania, uno dei più grandi cristiani del secolo scorso Dietrich Bonhoeffer e i ragazzi della Rosa bianca, ci hanno rimesso la vita, dicevano che loro a Cesare, Hitler, dovevano dare una bomba per farlo saltare in aria, erano cristiani tutti, ma non leggevano lo stesso Vangelo? e perché qualcuno diceva che bisogna dare onore e gloria all'uomo della provvidenza e qualcun altro voleva mettergli una bomba sotto la sedia per farlo saltare in aria.
Ma allora il Vangelo non basta? No, il Vangelo non basta, bisogna interpretare, capire cosa certe parole possono dirci.
Posso dirvi soltanto quello che ho capito io e in queste parole c'è qualche cosa di fondamentale per la vita dell'uomo e dovremmo tutti fare attenzione, credo che noi cristiani dobbiamo pensarci un po' perché troppo spesso ci parlano di paradiso, di ubbidire ai preti, al Papa, noi, penso, dobbiamo occuparci dello Stato, dobbiamo ubbidire alla legge, partecipare alla vita politica, occuparci del bene comune, delle leggi, cercare di costruire una città in cui ci sia giustizia, in cui ci sia bene per tutti e per questo è importante pagare le tasse, è importante osservare le leggi, dobbiamo insomma dare a Cesare tutto quello che è di Cesare.
E che c'entra Dio? Dio è quell'istanza superiore senza la quale rischiamo di perdere il senso della giustizia, Don Milani nella lettera di risposta cappellani militari ha scritto: l'ubbidienza non è più una virtù e ci invita a insegnare ai nostri ragazzi che non si può ubbidire ad una legge ingiusta, che c'è un'istanza superiore.
Mi ha rallegrato che in questi ultimi mesi è stato onorato in Italia un ufficiale della Marina che nel secolo scorso aveva salvato, violando la legge, dei nemici di cui aveva affondato la nave, per lui c'è una legge superiore che bisogna rispettare, doveva salvare un naufrago, anche se la legge gli impone di non farlo perché è un nemico, per lui è un uomo e va salvato, ecco anche un militare che sa andare oltre la legge perché crede in una legge superiore.
Per chi crede in Dio è: dare a Dio quel che è di Dio, per chi in Dio non crede è credere nella giustizia, già Antigone sentiva che c'era qualche cosa di superiore a cui bisogna ubbidire, molti grandi uomini dell'umanità hanno riflettuto su questo: sono importanti le leggi umane, l'uomo ha lavorato per secoli per costruire leggi e bisogna osservarle, cercare di farle sempre migliori, sempre pensando che c'è qualche cosa di superiore, una giustizia oltre, che qualche volta le leggi degli uomini non rispettano, se una legge mi dice di uccidere un bambino io non posso ubbidire e la tragedia del secolo scorso è che troppi, anche cristiani, non si sono ribellati né alle leggi razziali, né agli ordini di bruciare nel forno dei bambini, è inconcepibile, è assurdo.
Ecco allora è importante che noi partecipiamo alla vita politica, perché le leggi siano giuste ma è anche importante che nei rapporti anche umani, anche di ogni giorno, anche nella vita familiare sappiamo sempre che c'è una giustizia superiore, uno sguardo alto, debbo amare mio figlio certo, ma fino a un certo punto perché c'è un momento in cui potrei dire che devo fermarmi perché altrimenti faccio ingiustizia ad un altro, c'è sempre un oltre, che dobbiamo cercare, ecco quello che possiamo portare con noi da questo Vangelo.
Il Signore ci aiuti.
"Amerai il Signore tuo Dio con XXX DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 29 Ottobre 2023
tutto il tuo cuore..." "Amerai il Matteo 22, 34-40
tuo prossimo come te stesso"
Una cosa che mi ha colpito tanto tempo fa, ma che mi colpisce ogni volta che rileggo queste frasi del Vangelo vorrei condividerla con voi perché ci aiuta a vedere come il Vangelo spesso viene stravolto, rigirato, interpretato secondo i propri comodi.
Gli studiosi dicono che all'origine dei tre Vangeli sinottici Matteo, Marco, Luca ci sia il Vangelo di Marco, Matteo secondo gli studiosi certamente lo conosce, lo ha tra le mani e ne riporta le parole a volte senza toccare niente, in questo caso ha fatto un cambiamento che ogni volta che lo leggo mi turba un po', non riesco ad accettare quello che ha fatto.
Vediamo cosa ha cambiato, oggi abbiamo letto: "Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: "Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?". Il maestro della Legge che aveva udito che aveva chiuso la bocca ai sadducei lo interroga per metterlo alla prova, ascoltate Marco: "Si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?" e poi il maestro della Legge continua: "Hai detto bene maestro e secondo verità egli è l'unico e non vi altro all'infuori di lui, amarlo con tutto il cuore con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici" nel Vangelo di Marco il maestro della Legge non solo va a fare la domanda a Gesù perché aveva risposto bene, ma conferma quello che ha detto Lui e aggiunge "vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici".
Se gli Ebrei vi dicono che nel Vangelo c'è l'antisemitismo potete riconoscere che comincia da qui, nella comunità di Matteo si comincia a dire gli Ebrei non sanno far niente di buono, vogliono solo mettere alla prova, ingannare, arriveranno a uccidere Gesù, sono un popolo deicida, sapete che questo è costato milioni di morti.
Fate attenzione quando ascoltate commentare il Vangelo, c'è troppa gente, anche oggi, che lo distorce, lo aggiusta a proprio comodo, la lettura del Vangelo non può essere che una ricerca sincera e gratuita.
Cerco ora di dirvi rapidamente qualcosa che mi ha colpito su questi due comandamenti, su cosa possa significare "ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore" l'essenziale lo abbiamo detto, vi ricordate, domenica scorsa, parlavamo di dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, amare Dio significa avere un oltre, Dio è quell'oltre Cesare, al di là delle leggi umane, nei rapporti sociali, di lavoro, familiari, è importante la legge, ma c'è sempre un oltre, c'è sempre una giustizia superiore e guardate che questo è comune anche a delle persone, io ne ho conosciute tante per mia fortuna, che non credono in Dio, ma che sentono che la legge può essere sbagliata e c'è una giustizia superiore che va sempre cercata e va cercata con cuore sincero, perché non debbo cercare quello che fa comodo a me, ma quello che è giusto, c'è una giustizia che mi supera, che va oltre.
Vorrei aggiungere due considerazioni velocemente: molti confondono amore con sentimento vi racconto una piccola storia che mi è successa tanto tanto tempo fa, una signora veniva confessarsi e commossa mi diceva: "Mi creda padre, ho fatto per mia suocera molto più di quello che ho fatto per mia mamma, ma l'ho fatto senza amore" e che vuol dire? l'amore non è fatto di sentimenti, ma soprattutto di gesti concreti, poi quasi per giustificarsi mi diceva che quando era ragazza le aveva fatto tanti torti, ma aveva superato tutto e aveva fatto quello che poteva: cos'è se non amore?
Questo succede perché spesso ci raccontano di santi che avevano un grande amore per Dio, una grande passione, grandi sentimenti, visioni, passavano ore in estasi, qualcuno anche le stimmate, qualche medico assennato forse direbbe che sono degli psicopatici, molti preti che sono santi e mettono in difficoltà la povera gente che cerca di fare quello che può, magari senza troppi sentimenti, tanta gente mi ha detto: mi dicono che devo amare Dio, ma io non sento niente, come si fa ad amare Dio? Come se amare Dio potesse significare avere dei trasporti, dei sentimenti, un affetto, è un'altra cosa, è cercare la luce, la giustizia, è cercare le cose essenziali, fare quello che secondo me potrebbe essere la volontà di Dio nelle cose concrete, è quello che chiediamo nel Padre nostro: sia fatta la tua volontà.
L'ultima cosa che voglio dirvi è questa, se domandate: "qual è il comandamento che conosci?" molti vi rispondono "ama il prossimo tuo come te stesso" potete dire che qualche volta è sbagliato, è sbagliato perché molto spesso il mio prossimo non vuole essere amato come io amo me stesso, forse bisognerebbe cambiare: ama il prossimo tuo come il prossimo tuo vuole essere amato, rispetta il prossimo tuo, cerca di capire che cosa è il bene del prossimo.
Questo è importante soprattutto nei rapporti con i figli, con i nipoti, mio fratello che fa lo psicologo mi dice che spesso incontra delle persone che gli dicono: "Io per mio figlio faccio tutto, lavoro da mattina a sera, non gli faccio mancare niente, vivo solo per lui" se chiede: "Ma ci hai mai parlato, ti siedi qualche volta e lo ascolti" ripetono quello che hanno detto.
Amare non è una cosa semplice, conviene amare l'altro non come io amo me stesso, come io vorrei amato, ma come lui ha bisogno di essere amato.
Tenete presente queste cose che vi ho detto magari un po' confusamente, quando sentite parlare di questo comandamento, che rimane fondamentale: ama il tuo Dio, cerca sempre un oltre, sappi sempre che c'è una giustizia sopra, che devi cercare, non contentarti delle leggi, di quello che si è sempre fatto, di quello che ti dicono gli altri, di quello che senti, cerca sempre un qualcosa di più grande, una giustizia vera, autentica e cercala guardando in faccia chi ti sta accanto, ama quest'uomo concreto, per quello che è, cercando di capire cosa significa volergli bene e non è una cosa semplice, non amarlo come ameresti te stesso, tu ama te stesso e gli altri amali come vorrebbero essere amati o meglio come è bene che siano amati, che è una cosa piuttosto difficile da capire.
Il signore ci aiuti.
Una moltitudine immensa che nessuno poteva TUTTI I SANTI - 1 Novembre 2023
contare, di ogni nazione, popolo e lingua… Matteo 5, 1-12. Apocalisse 7, 2-4. 9-14
"Beati i poveri in spirito, beati i miti... "
Abbiamo ancora ascoltato quella che probabilmente la pagina più bella del Vangelo, Gesù ci dice chi è secondo Lui e quindi secondo Dio l'uomo giusto, che ha importanza nella vita, quello che val la pena ricordare.
Siamo abituati da ragazzi a leggere i libri di storia ci parlano degli imperatori, di quelli che hanno conquistato il mondo, che hanno fatto guerre, di quelli che hanno inventato cose straordinarie qui ci Gesù ci parla della gente di tutti i giorni, dei semplici, di quelli che avevano nel cuore la fame la sete della giustizia, che operavano la pace, che erano miti, misericordiosi.
La lettura che abbiamo ascoltato dell'Apocalisse ci dice che è una moltitudine immensa di ogni nazione, tribù, popolo e lingua, non so se avete mai notato, nelle beatitudini non c'è una sola parola che dice beati quelli che hanno pregato molto, quelli che hanno avuto visioni, quelli che hanno fatto miracoli, niente di tutto questo, gente di tutti i giorni, come le persone che noi abbiamo conosciuto, quelle persone che sono stati i nostri santi.
Vi racconto una storiella per divertirvi un po', sono passati parecchi anni, ma mi è rimasta in mente, stavo seduto nell'ufficio parrocchiale è venuta una ragazza giovane e bella parlava con un accento nettamente francese che vendeva dei libri con le vite dei santi, dei libri con belle illustrazioni, e ho detto che non mi interessavano e siccome insisteva a esaltarne l'interesse e la bellezza le ho detto: "Signorina le insegno una frase così può imparare qualche cosa di Roma. "Nun ce ne pò fregà de meno" s'è fatta una risata e mi ha chiesto com'era possibile che non mi interessassero i santi le ho risposto che abbiamo i nostri santi "e chi sono?" "lei non li conosce sono i nostri, quelli che abbiamo conosciuto e amato".
Penso che tutti voi se siete qui avete i vostri santi da ricordare oggi, le persone che ci hanno amato, che abbiamo amato, che sono state per noi testimoni di giustizia, di tenerezza, di misericordia, quelli che ci hanno capito quando sbagliavamo, quelli che hanno saputo farci una carezza quando eravamo tristi, quelli che ci hanno testimoniato che cosa significa cercare il bene, la giustizia, la pace, ecco questi sono i veri santi.
Ma non hanno fatto nessun miracolo, i nomi non stanno sul calendario, secondo noi hanno fatto molto più miracoli di quelli che stanno sul calendario, qualcuno di quelli ha ammazzato qualche migliaio di persone, i santi miei non hanno ammazzato nessuno, hanno curato qualcuno, hanno asciugato qualche lacrima, hanno fatto qualche carezza, mi hanno voluto bene anche quando costava un po', anche quando dovevano andare al di là di sé stessi, sapevano operare la pace, il bene, avere fame di giustizia, cercare veramente di andare al di là di quello che sciupa la vita, questi sono i veri miracoli e di gente così ce n'è in ogni angolo della terra, purtroppo non ne sentirete mai il nome la sera aprendo la televisione, leggendo il giornale, però penso che tutti voi, come me, io ne ho conosciuti tanti, ne abbiate conosciuti, li ricordiamo loro oggi, sono la ricchezza della vita, quella ricchezza che noi speriamo custodita nelle mani di Dio, che in Lui abbiano vita.
Sono loro i veri santi che hanno attraversato la storia del mondo, hanno reso possibile la vita sulla terra anche quando si scatena la guerra, ci sono sempre stati tanti, la maggior parte della gente che hanno cercato il bene, hanno cercato di dare una mano, di aiutare, di fare quello che potevano, a volte asciugandosi le lacrime perché non ce la facevano, più tanta gente, una moltitudine immensa, ecco le letture di oggi ci danno un altro sguardo sulla vita, quando stasera accendete la televisione per vedere il telegiornale ricordatevi che c'è un'altra storia, che si potrebbe fare un altro telegiornale che nessuno ha mai fatto e nessuno farà mai che racconti tutti i gesti di bontà di tenerezza di ricerca di pace di amore di gentilezza che sono stati fatti e sono una moltitudine immensa e la nostra fede ci dice che Dio conserva nelle sue mani questo tesoro prezioso, il vero tesoro della vita. Quelli che Dio ricorda non sono i potenti, quelli che hanno avuto gloria, quelli che hanno quadri sull'altare, sono tanta gente di tutti i giorni, come mia mamma come forse le vostre mamme come tante persone che ho conosciuto, di questi santi oggi vorrei con voi fare memoria, davanti a Dio, ringraziando Gesù per queste parole preziose che ci ha lasciato, il tesoro della nostra fede.
Il Signore ci aiuti.
"Non chiamate "padre" XXXI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 5 Novembre 2023
nessuno di voi sulla terra, Matteo 23, 1-12
perché uno solo è il Padre
vostro, quello celeste..."
Avete ascoltato parole che criticano farisei e maestri della legge, non conviene mai mettere tutti insieme, c'erano tanti maestri della legge che cercavano veramente di comunicare il messaggio della Bibbia, uno ne abbiamo incontrato, forse lo ricordate soltanto qualche domenica fa, anche se ne parla solo il Vangelo di Marco, il Vangelo di Matteo non lo conosce e c'erano anche tanti farisei che erano persone perbene, cosa possiamo cogliere allora oggi in queste parole che abbiamo ascoltato?
Come sempre posso dirvi soltanto quello che l'esperienza mi suggerisce, questo è anche un invito a giudicare i maestri della legge di oggi, i preti, i vescovi, il Papa coloro che hanno autorità nella Chiesa e anche nella società, sempre cercando di non generalizzare, ma di capire cosa è importante.
Vedete, ho trovato banale in quello che abbiamo letto: "dicono e non fanno" anche io e penso anche voi, qualche volta diciamo e poi non facciamo, c'è una cosa a cui quando ero più giovane non facevo attenzione e poi l'esperienza mi ha fatto capire che è la cosa più importante: "mettono carichi pesanti sulle spalle della gente" questa è la cosa che più ho sentito nel mio cammino di prete, troppi cristiani anche i ragazzi, i giovani, sono esperienze che ho fatto fin dall'inizio, sentono la vita cristiana come un peso, come una serie di obblighi, questo non si può fare, quello è peccato, bisogna osservare queste regole, eccetera, eccetera, non sentono la bellezza, la gioia di credere, di amare, di avere dei valori, dei sogni, sentono solo il peso.
E non solo i ragazzi: ho dovuto combattere per qualche decina di migliaia di ore in confessionale con la pillola anticoncezionale, chissà se è mai venuto in mente a Paolo sesto che metteva un carico pesante sulle spalle della gente, che dava fastidio al suo prossimo, impediva di vivere con serenità anche il loro rapporto matrimoniale, i rapporti sessuali, potrei indicarvi altri casi, cercateli da voi, pensate al divorzio, oggi all'eutanasia, a volte quelli che hanno autorità nella Chiesa non si rendono conto che mettono pesi sulle spalle della gente, pesi che non hanno senso, che appartengono forse a una storia ormai passata.
Ora però debbo dirvi una cosa che mi sembra importante e non vorrei dimenticare, prima di pensare alla Chiesa e ai suoi carichi, domandatevi se voi avete avuto carichi pesanti in famiglia o se, spero proprio di no, li avete messi sui vostri figli, ve lo dico e mi passano davanti agli occhi delle persone, che hanno molto sofferto, qualcuno ha avuto la vita completamente rovinata perché i genitori gli hanno chiesto troppo: devi fare così, devi essere così, devi essere come io ti vorrei, magari come io non sono riuscito ad essere, ho visto delle vite rovinate da questa pretesa.
La stessa cosa vale, a volte, nelle classi, per gli insegnanti, se si mette un carico troppo pesante sulle spalle di qualcuno gli si toglie la speranza, gli si impedisce di credere, di andare avanti.
Ecco vedete, quando vi capita di giudicare qualcuno che parla, parla, ma non fa, pensate anche a chi fa molto e siccome fa molto vuole che anche gli altri facciano come lui, ma non si rende conto che loro possono e altri non possono fare come può fare lui, allora deve rispettare l'altro e non mettergli carichi pesanti altrimenti lo distrugge, gli fa del male.
Un pensiero simile è espresso nel "non chiamate nessuno chiamate nessuno padre", quando era un giovane prete, avevo poco più di vent'anni tutti mi chiamavano padre, anche alcuni che mi potevano essere nonni, figli non ne ho nessuno e mi imbarazzava un po'.
Sentivo anche che tutti chiamavamo il Papa: Santo Padre e nessun Papa ho ascoltato dire che nel Vangelo c'è scritto che non si può.
Purtroppo i Papi credono di essere maestri, credono di sapere, di dover osservare la legge ,la tradizione, le regole, dettate da tanti maestri, ci dovrebbe essere un solo maestro il Cristo, oggi sento ogni tanto parlare della possibilità delle donne di diventare prete: mai! Pure il Papa sembra abbia scritto in un libro che non si può, ma chi l'ha detto? Gesù aveva tra i discepoli anche delle donne che lo accompagnavano e a quel tempo non andava tanto bene, il Vangelo lo dice più volte, Maria di Magdala è la prima che ha annunziato la risurrezione, qualcuno la chiama l'apostola dei discepoli, perché le donne non possono diventare prete? Non chiamate nessuno maestro sulla terra, non chiamate nessuno padre, così ha detto Lui, ma non gli danno retta, però non bisogna perdere la speranza, voi no, ma penso che i nipoti dei vostri nipoti, non bisogna avere fretta, vedranno una donna prete e sarebbe una cosa bella, a quelli riuniti nel sinodo direi: guardate ci sono riusciti anche i carabinieri, pure quelli delle barzellette? sì pure quelli delle barzellette hanno le carabiniere e noi ancora no, svegliatevi il tempo passa in fretta.
Il Signore ci aiuti.
"Il regno dei cieli è simile XXXII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 12 Novembre 2023
a dieci vergini che, prese Matteo 25, 1-13
le loro lampade, uscirono
incontro allo sposo"
Abbiamo ascoltato una parabola e questo mi permette di condividere con voi una riflessione sulle parabole, quando ero ragazzo non amavo le parabole, non le capivo, mi sembravano dei raccontini che mi dicevano poco, poi leggendo il Vangelo, l'ho letto centinaia di volte insieme anche con tanti gruppi di persone di tutte le età, ne ho scoperto sempre di più il valore.
Il Vangelo è una parabola, tutto il Vangelo, potremmo anche, ma qui il discorso sarebbe lungo, vedere come tutti i racconti di miracoli che ci sono nel Vangelo sono parabole, non sono fatti accaduti, sono simboli.
E secondo me il simbolo è importante perché ognuno ci può mettere dentro la propria esperienza, la propria vita, e commentare una parabola, adesso cercherò di mostrarvi anche questo aspetto, non può non partire dall'esperienza fatta, da quello che in qualche modo quella parabola gli ha detto nel cammino della vita, per me ormai abbastanza lunga.
Allora, per cominciare dall'inizio, vi faccio notare che abbiamo una difficoltà perché le parabole del Vangelo sono lontane da noi, avete sentito parlare di una lampada con l'olio, per la maggior parte di noi l'olio serve per condire l'insalata, per cucinare o poco di più, per gli antichi l'olio è una cosa importantissima perché serviva per far luce, anche là in Palestina e la lampada accesa in questa parabola esprime la veglia, l'attesa ansiosa, sarà capitato anche a voi di aspettare un figlio che è andato, che so a far festa con gli amici e la sera fa tardi, a quel tempo la mamma usciva con la lampada fuori di casa nel buio e quella lampada accesa era il simbolo di un'attesa amorosa, di un desiderio vivo, esprime anche la speranza, il sogno, l'essere pronti, preparati.
C'è in questa parabola qualcosa che forse ha colpito qualcuno da voi, l'ho ascoltato molte volte: "certo erano proprio un po' antipatiche queste ragazze sagge, perché non gli hanno prestato un po' d'olio invece di dire di andarselo a comprare" se ci fosse stato qui soltanto un ragazzino del tempo di Gesù avrebbe detto: ma da dove venite voi, da Marte? non capite che quest'olio non si compra, non si compra l'attesa amorosa, qualche volta, a qualcuno che mi dice di aver poca pazienza, dico di andare a cercare al mercato se c'è un banchetto che la vende, ma oggi tutti mi capiscono.
Questo è il primo aspetto, quest'olio indica l'attesa amorosa, la vigilanza l'essere pronti, ma per che cosa? Per la festa di nozze! Ne abbiamo parlato una domenica precedente, conservare un grande sogno: questa è la vita del cristiano, per questo è venuto Gesù per metterci nel cuore il sogno della pienezza della vita, della festa, del benessere per tutti, poter vivere una vita in cui non ci sia più il dolore, la violenza, il male, perché tutti potessimo desiderare e sperare di costruire un mondo in cui ci sia la pace, la giustizia, il bene, questo è quello che dovrebbe riempire la nostra attesa, il nostro desiderio, il nostro impegno: aspettiamo la festa di nozze.
Ci sono degli altri simboli in questa parabola: la notte, non ci si vede, è la notte del dubbio, della difficoltà, la notte in cui sembra che non ci sia un futuro, ma c'è di più: uno sposo incosciente, la notte è ormai avanzata, si addormentano e non arriva, la sposa si può aspettare, ma uno sposo che arriva così tardi è un incosciente, quante volte in questa attesa di un mondo più giusto ci è sembrato che Gesù, è Lui lo sposo per noi, è un'incosciente, perché non ci dà una mano, perché non arriva, perché sembra che ci lasci soli?
Anche se è notte, anche se lo sposo non arriva, l'importante è che io conservi la speranza nel cuore, l'attesa ansiosa e amorosa di un mondo più giusto, è importante anche se uscite dallo spazio della fede, pensate, che so, ai nostri eroi che hanno combattuto la mafia, che nonostante il buio, nonostante le difficoltà, nonostante che quelli che dovevano aiutarli non lo facevano hanno continuato a sperare, a combattere e a crederci, ecco l'importanza di quella lampada, ma perché quella lampada io la tenga accesa devo avere una speranza, devo credere nella giustizia, nel bene, nel futuro e non è semplice.
Adesso cerco di dirvi come l'esperienza personale arricchisce la comprensione e dà valore alla parabola, vedete io sono stato nella mia vita particolarmente fortunato perché ho fatto più volte esperienza della speranza, del desiderio del futuro, sono nato nel 1937 c'era la guerra, poi, lo sapete l'Italia era distrutta, ma quando ho cominciato a fare la scuola media a 12, 13 anni intorno a me c'era gente che viveva di speranza, che si dava da fare, che costruiva il futuro, mio padre, ma tutti i padri dei miei amici, vivevo a Trastevere, bisognava ricostruire l'Italia e ci sono riusciti in pochissimo tempo e sentivo intorno a me il desiderio di futuro.
Sono diventato prete nel 1961 e ho vissuto i primi anni del mio sacerdozio, c'era Giovanni ventitreesimo, andando più lontano in giro per il mondo c'erano Kennedy, Krusciov, Mandela laggiù nel Sudafrica, il Concilio, intorno a me dei ragazzi, li ricordo ancora, pieni di speranza, ci sembrava di cambiare il mondo, il futuro sembrava nostro, è vero abbiamo esagerato, anche allevato dei terroristi, tanto volevamo cambiare il mondo, ma intorno a me c'era la speranza la voglia di futuro, l'attesa ansiosa della giustizia, studiavamo, leggevamo libri, guardavamo film, lunghe discussioni, quelli che potevano andavano tutti a insegnare ai ragazzini, il futuro, il domani ci sembrava nostro.
Ho domandato a qualcuno che oggi sta vicino ai ragazzi e molti hanno l'impressione che hanno paura del domani, del futuro.
Vi ho dato delle suggestioni per farvi vedere la ricchezza di questa parabola, ci trovate l'attesa ansiosa e amorosa, la speranza, il sogno, il buio, lo sposo che non arriva, ci trovate la vostra esperienza e posso dirvi secondo me ci trovate anche un impegno: fate sì che i ragazzi di oggi abbiano speranza, tengano una lampada accesa, credano nel domani, non abbiamo paura e per carità non gli mettete paura, ogni volta che accendo la televisione c'è gente che mette paura, la paura toglie la speranza, spegne le lampade, fate tutto quello che potete per dare fiducia, per farli credere nel bene, nella giustizia, nel domani, il domani è nelle loro mani, possono costruire il futuro, purché ci credano, purché tengano la lampada accesa. S'è fatto tardi, scusate.
Il Signore ci aiuti.
"A uno diede cinque XXXIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 19 Novembre 2023
talenti, a un altro due, Matteo 25, 14-30
a un altro uno…".
Abbiamo ascoltato alcune frasi del capitolo 23 del Vangelo di Matteo in cui si ritrovano tutte le paure che chi ha scritto il Vangelo vive e trova intorno, sono tempi terribili, l'esercito di Tito ha distrutto la Palestina, il tempio non c'è più, non solo, come avete ascoltato, i primi discepoli sono perseguitati, qualcuno di loro è stato lapidato, anche Gesù è finito sulla croce.
Non solo, intorno si aspetta la fine del mondo, deve venire il Figlio dell'uomo, un essere misterioso a fare il giudizio e chiudere la storia, il mondo è pieno di paura, è il loro tempo, ma io ho voluto che voi ascoltaste oggi questa pagina perché qui potete ritrovarci le paure di tutti i tempi e anche le nostre paure e possiate trovare nel Vangelo di Matteo, che secondo me compie qui il suo capolavoro, come è possibile rispondere o meglio come Gesù ha tentato di rispondere.
Avete tre momenti di riflessione, sul primo ci siamo soffermati domenica scorsa qualcuno forse di voi si ricorda, le ragazze con le lampade accese aspettano lo sposo, questa è l'attesa del cristiano: la festa di nozze la pienezza della vita, la bellezza, l'abbondanza, il piacere, la gioia questo è il mondo che sogniamo e che dobbiamo costruire.
Sì è notte, lo sposo fa tardi, ma noi abbiamo una lampada accesa, è la speranza che questa pagina del Vangelo tenta di comunicare: conservate accesa la lampada, continuate a credere nel bene, nella giustizia, nella vita, nel piacere, nella gioia, nell'abbondanza, nella festa, questo è quello a cui Dio ci chiama.
Oggi avete ascoltato il secondo punto: è affidato ad una parabola: ciascuno di noi ha dei talenti, si tratta di trafficarli, perché avere paura del domani, pensate all'oggi: tu sai comunica il sapere, tu puoi far ridere qualcuno, fallo ridere, tu sai cucinare bene, cucina bene e così la vita diventa più bella e se puoi difendere qualcuno dal male, difendilo, insomma quello che puoi fare fallo, non preoccuparti del futuro, pensa alle capacità che hai e mettile a disposizione degli altri, della vita, del prossimo, non farti mettere paura da quelli che ti dicono che non c'è futuro, che tutto va sempre peggio, pensa all'oggi, hai una qualità, datti da fare, puoi far ridere qualcuno fallo ridere, il mondo diventa più bello, al domani ci pensa qualcun'altro.
Ma trafficando i tuoi talenti… se ne accorgono in pochi, ma spero che voi ve ne siate accorti non vorrei illudermi, il cuore di questa parabola non è chi ha cinque o due talenti, ma chi ne ha uno solo, a quel poveraccio hanno dato scandalo e non si sono messi, come dice il Vangelo, una pietra da mulino al collo e si sono buttati nel mare, chi ha detto a quell'uomo: "Tu credevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso", dove nel Vangelo si dice che Dio raccoglie dove non ha seminato e miete dove non ha sparso? Chi gli ha messo paura, chi gli ha detto che la vita è dura e impossibile? Ecco, trafficate i talenti, ma guai a voi se scandalizzate un piccolo, se non permettete a tutti di trafficare i propri talenti.
Tu che insegni attento a chi ha un talento solo, tu che sai lavorare bene, attento a chi fa fatica, tu che c'hai una grande capacità, attento a chi non ce l'ha, tu che hai un equilibrio mentale, tu che sai come vivere, attento a chi ha avuto la vita difficile, a chi non ce la fa.
Ecco i talenti: diamoci da fare, moltiplichiamo la vita, ciascuno di noi metta in gioco tutto quello che ha, così possiamo vincere la paura, così possiamo manifestare che crediamo nella vita, nel bene, nella bellezza, nella giustizia, ma sempre attenti a chi ha paura, al piccolo, a chi non ce la fa, guai a scandalizzarlo, a togliere la speranza, la fiducia nel futuro e guardate, lo dicevo già domenica scorsa, ma non mi stancherò di ripeterlo oggi, c'è troppa gente che mette paura ai nostri ragazzi, troppa, facciamo attenzione sono loro oggi i piccoli, hanno paura del domani, comunichiamogli speranza, fiducia, è questo il messaggio del Vangelo, che abbiano tutti una lampada accesa, che non si spenga mai quella lampada, che guardino avanti, che ci sia un futuro per tutti, questo è quello che Gesù ha tentato di comunicarci.
Ci resta l'ultimo passaggio, domenica prossima è la festa di Cristo re e leggeremo l'ultima pagina del Vangelo di Matteo, una delle pagine più belle, perché ci allarga il cuore ai confini del mondo la conoscete tutti, ma la leggeremo ancora Domenica: "Avevo fame m'hai dato da mangiare avevo sete e m'hai dato da bere, quando mai Signore? ogni volta che l'hai dato al più piccolo dei fratelli lo hai dato a me…", ma allora non devo moltiplicare preghiere? No, guarda se c'è qualcuno che ha bisogno di te, è questo quello che toglie la paura, che dà fiducia, che arricchisce la vita e questo è quello che conta, ma lo fa uno che in Chiesa, non ci viene, tu ringrazia ugualmente il Signore, ma io ho pregato tanto e com'è che quello è meglio di me? non lo so, ma è meglio di me e allora mi conviene prendere buoni esempi, ma come non prendi buoni esempi dai santi e li prendi dagli atei, molti santi son delinquenti, gli atei sono spesso persone perbene, ma questo non lo ripetete.
Il signore ci aiuti.
"In verità io vi dico: tutto quello che CRISTO RE DELL'UNIVERSO - 26 Novembre 2023
avete fatto a uno solo di questi miei Matteo 25, 31-46
fratelli, più piccoli, l'avete fatto a me"
Abbiamo ascoltato le prime e le ultime parole che il Vangelo di Matteo mette in bocca Gesù, sono come due grandi colonne tra cui si distende come un arco tutto il Vangelo, chi ha scritto il Vangelo ha visto in queste parole l'essenziale, il messaggio che Gesù voleva comunicarci, i valori che voleva fossero vitali per chi cammina con Lui.
Oggi dobbiamo fare un piccolo sforzo per essere un po' migliori di quelli che hanno scritto il Vangelo, vedete, sono passati 2000 anni e queste parole hanno portato nel cuore di chi ha cercato di credere dei frutti anche al di là delle parole, avete ascoltato nel discorso finale che rimane ancora il premio e il castigo: i giusti andranno nella gloria, i cattivi nel fuoco eterno, spero che anche voi l'abbiate fatta finita con queste storie, il messaggio di questa pagina è di una gratuità totale, perché pensare ancora che il bene si fa per avere un premio e il male si evita per non avere un castigo, gli uomini in tutti i tempi hanno pensato questo, molti lo pensano ancora, ma dobbiamo smetterla, il messaggio che Gesù cerca di comunicarci è che il bene si fa perché è bene, perché è bello, perché arricchisce la vita, rende felici e il male si evita perché sciupa la vita, fa soffrire, rende infelici, ecco dimenticate allora il premio e il castigo.
Cerchiamo di vedere cosa secondo Gesù ci permette di fare il bene, su questo ci siamo anche soffermati nelle domeniche precedenti, Lui ci invita a sognare, a sognare un mondo bello, un mondo in cui veramente ci sia la giustizia, la pienezza della vita, la bontà, l'amicizia.
Ce lo dice in maniera stupenda la prima lettura che Gianni ci ha letto: beati i poveri in spirito, beati i miti, i misericordiosi, gli affamati e assetati di giustizia, gli operatori di pace.
Quando Gesù dice: beati i poveri in spirito, badate bene, non esalta la povertà, spesso nella Chiesa si sente parlare di "madonna povertà", della bellezza della povertà, chi esalta la povertà è solo un pazzo, si dice beato il povero in spirito perché è colui che ha capito, ha fatto suo, che nella vita c'è qualche cosa di infinitamente più importante dei soldi, della ricchezza, del potere, è la giustizia, l'amicizia, il camminare insieme, il volersi bene, l'amore ed è questo che dobbiamo sognare: un mondo giusto, bello, un mondo in cui si cammini insieme, un mondo in cui ci si possa prendere per mano e accogliere e sentirci tutti uguali, un mondo in cui tutti cerchiamo la pace, perché la pace ci permette di vivere felici.
La pace concepita alla maniera degli antichi ebrei, lo "shalom" che è pienezza della vita, non c'è pace senza un albero di fico, senza una vigna, non c'è pace senza il piacere, la gioia, il canto, la festa, ecco è questo che dobbiamo sognare e dobbiamo sognarlo per tutti.
Sognare la bellezza di essere uomini che si accolgono, si rispettano, si si tendono la mano camminano insieme, sentire nel 2023, ancora in questi giorni, parlare di qualcuno che uccide una donna che crede di amare, come è possibile che ci sia ancora questa follia nel mondo? e qui permettetemi di dire una cattiveria: che il Papa stia zitto, non ne parli, perché nella chiesa si offende la donna, perché qui non c'è una donna, ci posso essere solo io, che sono maschio e fra l'altro un maschio stupido, tra voi ci sarebbero persone che starebbero meglio di me qui, ne sono sicuro, chiudete la parentesi e scusate, ritorniamo alle cose belle che volevo dirvi.
Sognare è bello e guardate per sognare bisogna in qualche modo uscire da sé, non mettersi al centro del mondo, avete notato che in questi due discorsi, Gesù scompare, non c'è una sola parola in quello che abbiamo letto in cui è detto beato chi crede, chi prega, chi va in chiesa, chi onora il Signore, lo puoi trovare dietro l'ultimo "ogni volta che avete fatto questo al più piccolo lo avete fatto a me", non venite a onorarmi, a baciare il crocifisso, no, là in chi ha fame, in chi ha bisogno di qualche cosa è là che mi trovate.
E allora vedete un'altra cosa bella di quello che abbiamo letto: ci sentiamo fratelli del mondo, non c'è più ebreo, musulmano, credente, non credente, chiunque crede crede nell'uomo, chiunque crede nella giustizia è mio fratello, non c'è nessuna discriminazione di fede in queste parole, nel mondo ci possiamo sentire tutti i fratelli se condividiamo gli stessi valori, vedete quanta bellezza c'è in queste semplici parole, quanto sono liberanti, quanto ci permettono di sognare tutto quello che è bello, una vita ricca, felice.
Volevo aggiungere che i credenti e anche i non credenti hanno dovuto, molto spesso, dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati perché c'è sempre fame, ma mi permetterei di aggiungere fate anche ridere, cioè non soltanto togliete la fame a chi ce l'ha, ma date un cioccolatino, fate felice la gente, arricchite la vita, date piacere, troppe volte nella Chiesa ci è esaltata la sofferenza, il fare penitenza, dicevamo prima della Messa che un tempo ci facevano fare i fioretti per prepararci al Natale, adesso pare che ai bambini regalino un cioccolatino al giorno, è già un passo avanti, sempre sperando che sappiano anche loro che c'è la giustizia prima del cioccolatino e il cioccolatino dovrebbe essere per tutti, poi non dimentichiamoci: "beati i perseguitati per la giustizia", non dimentichiamo di onorarli, purtroppo ancora oggi e ancora per tanto tempo chi crede nella giustizia nel bene, nella bellezza, nell'amore qualche volta va incontro alla persecuzione.
Togliamo la paura della punizione, il desiderio del premio, amiamo la bellezza della vita perché è bello, amiamo l'amore perché è bello amare, amiamo il bene perché è bello il bene, amiamo la giustizia perché soltanto un mondo che sia giusto, bello e pacifico è un mondo in cui l'uomo può essere felice, è questo che Gesù ha tentato di comunicarci, è questo in cui cerchiamo di credere.
Il signore ci aiuti.