Dedicazione della Basilica Lateranense - 9 novembre 2025
"Portate via di qui queste cose e non fate Giovanni 2, 13-22
della casa del Padre mio un mercato!"
Quando parliamo di Chiesa di che parliamo? Oggi avete ascoltato tre suggestioni: la lettera di Paolo è chiarissima, il tempio siete voi, costruito di pietre vive, Paolo insiste su questo tema.
Vi ricordavo l'episodio, che un tempo si leggeva in questa celebrazione, dell'incontro di Gesù con la Samaritana: "credimi donna né qui né lì, Dio si adora in Spirito e verità", dovunque si può adorare Dio.
Poi la cacciata dei mercanti dal tempio, quando aprite il Vangelo e leggete questo episodio sembrerebbe proprio che si racconti un fatto accaduto, penso che se Gesù avesse letto questo racconto si sarebbe fatto una gran risata: come è venuto in mente a questi di pensare che un giorno avrei preso delle cordicelle e sarei andato da solo, c'erano migliaia di persone nel Tempio, tutti i banchi in cui si vendevano le cose per i sacrifici, vi dico questo perché sono convinto, ma ne sono convinto avendo letto attentamente il Vangelo, che per Gesù il tempio è stato fino in fondo particolarmente importante, come lo era per tutti gli Ebrei, il Tempio era un segno della presenza di Dio, sapete che in Israele c'era un unico Tempio, non ce n'erano altri, solo quello di Gerusalemme e c'erano dei simboli importanti, che Gesù sentiva come suoi, se entravate, non si poteva, nel Santo dei Santi, il luogo più riposto del Tempio trovavate una stanza assolutamente vuota, non c'era una statua, un simbolo, niente, il vuoto, il segno che qui c'è, se volete la parola ebraica, la Shekinah, la presenza Dio, in qualche modo è presente qui, ma come il vuoto, l'oltre, il mistero, puoi solo cercarlo, intuire qualcosa.
Poi fuori qualche simbolo che veniva dall'antica tradizione di Israele, uno lo conoscete tutti, il candelabro a 7 braccia, un simbolo complesso su cui gli Ebrei hanno riflettuto molto, può indicare i 7 giorni, il tempo e il fuoco che Mosè ha visto nel roveto ardente, la luce e poi c'era anche un altro simbolo di cui forse non avete mai sentito parlare, la porta era ornata da una grande vite d'oro un simbolo di Israele, una vite, che fra l'altro Pompeo e Tito hanno portato a Roma e l'hanno messa nel tempio della pace, si poteva andare a vederla, una vite enorme con grappoli grandi come il braccio di un uomo, il segno di Israele e Gesù quel segno lo sentiva, ne parla più volte nel Vangelo, bisogna portare frutti, la vite che non porta frutto non porta vita.
Ma allora perché abbiamo questo episodio? Nel 70 d. C. il Tempio è stato distrutto e allora per la mentalità del tempo era una punizione di Dio, c'era dunque qualcosa che non andava nel Tempio, occorre chiederselo e si comincia a riflettere inventando questa storia, sapete che il Vangelo è tutto simboli, racconti che sono simbolici, si sa che Gesù è sempre rimasto fedele al Tempio, che i primi cristiani, lo leggete negli Atti degli apostoli, andavano dopo la morte di Gesù al Tempio ogni giorno, anche per loro come per Gesù era un punto di riferimento importantissimo, poi vedendolo distrutto hanno cercato di capire che cosa Gesù pensava che non fosse corretto nel Tempio, penso che si rendesse conto che per molti fedeli Ebrei quel Tempio non era più una ricerca dell'oltre di Dio, dei segni della gratuità, ma un commercio, si va nel Tempio, si offre il sacrificio per avere una grazia, per avere protezione, a volte addirittura per vincere in guerra, Gesù per quello che ho capito ha cercato di comunicare ai suoi discepoli che la fede è soprattutto ricerca di gratuità e di fraternità, il bene si fa perché è bene, il male si combatte perché è male, non si va nel Tempio a fare una specie di commercio con Dio: ti offro qualcosa e tu mi dai qualcosa, non siamo dei clienti, quando entriamo in una chiesa siamo dei cercatori di luce, di verità, di gratuità, di vita, questo i discepoli lo hanno intuito, ma provate a leggere il Vangelo con l'attenzione non ci sono riusciti, è troppo per noi la gratuità totale, era troppo anche per i primi discepoli
Se guardate la storia della Chiesa il Tempio, quello che poi ridiventato un tempio perché all'inizio non c'era, poi ci sono stati luoghi in cui si riunivano i cristiani, era la casa della Chiesa, non era un luogo sacro, poi sono cambiate molte cose pian piano, quando ero bambino andavo in chiesa ed era per me un fare commercio: Gesù vengo a fare la Comunione, sopporto la predica del parroco, poi le cose mi vanno bene e magari piglio 6 in matematica, poi vivendo la mia vita di prete mi sono guardato intorno e mi sono accorto che la maggior parte della gente che veniva in chiesa erano dei clienti che venivano in un mercato, in cui si poteva offrire qualcosa, avendo in cambio protezione e benessere.
Ma c'è di più i frati del medioevo sono stati bravi pensando che si potesse garantire qualche cosa per l'aldilà, che facendo un dono si può risparmiare un po' di purgatorio, insomma si potevano far dire Messe per i defunti, lo conoscete tutti, poi indulgenze di mesi, di anni, plenarie, ancora si fa tutto questo.
Per Gesù il senso di stare qui è uno solo: ricerca di gratuità e di fraternità, ricerca del senso della vita, di cosa può rendere la vita migliore, farla più bella, cosa ci fa stare meglio insieme, come possiamo condividere il nostro stare qui e ci ha lasciato un solo segno, un segno di gratuità: prendete un po' di pane spezzatelo e condividetelo, non devi pagare niente, devi condividere, sentirti fratello degli altri, forse se stai qui le cose ti andranno un po' meglio? no vieni qui e puoi uscire con maggiore impegno per far meglio fuori, le cose non diventano più facili, forse qui puoi trovare il coraggio, la speranza, la voglia di essere più capace di amare, di essere più gratuito, ma non diventa più facile, non è che se qui fai un'offerta poi le cose ti vanno meglio e non hai più malattie.
Siccome noi del Padreterno e di Gesù Cristo ci fidiamo poco perché abbiamo molti bisogni, allora purtroppo anche oggi se voi girate per le chiese anche di Ostia vedete che non c'è solo il tabernacolo, ma una schiera di santi, anche lì si fa commercio: ti offro qualcosa, accendo una candela poi mi fanno una grazia, le cose le cose mi andranno un po' meglio, tempo fa sognavamo una chiesa Stella Maris senza statue, senza immagini, ora se n'è fatta piena e ogni tanto c'è un santo nuovo, ci vuole, c'è sempre la candela che si può accendere, do ut des, ecco Gesù pensava altro, questo voglio aggiungere, soltanto questo, ma credetemi perché lo sento dentro di me: è troppo per noi vivere pienamente la gratuità, fare il bene perché è bene senza aspettarsi nemmeno un grazie, senza aspettarmi qualche cosa, noi non ce la facciamo, ma consolatevi non ce l'hanno fatta nemmeno quelli che hanno scritto il Vangelo leggetelo attentamente: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, perché tu abbia il contraccambio. Al contrario, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti" due volte ripete senza contraccambio, poi però aggiungono: una ricompensa alla risurrezione dei giusti, non ce la fanno né a rinunciare ad una ricompensa, né a temere il castigo, l'unico modo per evitare il male a loro sembra la paura del castigo, no, quello che Gesù ha cercato di comunicarci, quello che la parabola del Padre misericordioso dice in una maniera incantevole, il cuore di Dio è gratuità, è amore appassionato per ogni uomo, qualunque cosa io faccia lui continua sentirmi figlio ad amarmi e mi chiama ad amare, a cercare il bello del buono, del vero, ma perché è bello, perché è buono e soltanto la gratuità totale fa la vita più bella, ma per noi forse è troppo.
Il Signore ci aiuti.
Qualcuno ha chiesto di inserire l'audio perché ha difficoltà a leggere cliccare sulla riga seguente
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