Omelie anno 2023 - 2024
Omelie anno 2023 - 2024
Gesù disse ai suoi discepoli: "Vegliate, I DOMENICA di AVVENTO - 3 Dicembre 2023
perché non sapete quando è il momento..." Marco 13,33-37
Abbiamo ascoltato due testi che parlano di attesa, il profeta Isaia: "Se tu squarciassi i cieli e scendessi" e poi il Vangelo di Marco ci ha parlato del padrone che viene a fare i conti, ora vedete se vi capita di ascoltare parlare di quel che accadeva al tempo di Gesù con un po' di attenzione vi accorgete, purtroppo ne parlano pochi, che il mondo era pieno di attese, tutti aspettavano un intervento dall'alto, ormai erano sfiduciati a poter contare solo sulle proprie forze, aspettavano che Dio intervenisse, da tanto tempo gli ebrei soffrono, da secoli ci sono invasioni, ora la presenza opprimente dei romani e allora si aspetta qualcuno che venga a salvarci.
C'è chi aspetta un grande profeta, chi un nuovo Mosè, qualcuno aspetta un grande sacerdote, si aspetta soprattutto un "figlio di Davide", un grande generale, un conquistatore, uno che riesca a liberarci dai romani, addirittura, nei sogni, a conquistare il mondo.
Si aspetta anche ormai un essere misterioso un "figlio dell'uomo" che viene sulle nubi del cielo, con potenza e gloria, deve venire a fare i conti, a giudicare tutti e a chiudere la storia, perché questa storia ormai è insopportabile.
Si aspetta il fuoco, lo ricordate, l'abbiamo ascoltato, lo ascolteremo ancora, Giovanni Battista dice che la scure è già posta la radice dell'albero, il Signore viene a raccogliere il grano e bruciare la pula con un fuoco inestinguibile.
Ecco il mondo è pieno di attese, pieno di paure, e qual è l'esperienza dei discepoli? Incontrano Lui, si incantano alla sua parola, è difficile dire Lui cosa aspettava, parla dell'attesa che si realizzi il Regno di Dio, così chiama il sogno di un mondo altro, diverso, di un mondo bello, giusto.
Ma Lui chi è, il figlio dell'uomo di cui parla il profeta Daniele, il figlio di Davide, un grande profeta? Trovate più volte nel Vangelo questa professione di fede: lui è il figlio dell'uomo, il figlio di Davide, ma ci dicono chiaramente che se vogliamo capire il senso di queste parole occorre guardare Lui ascoltarlo, seguirlo.
Noi cosa aspettiamo? Ciascuno di noi credo abbia delle attese e qui siamo anche noi ad aspettare Gesù, perché ci illumini, ci comunichi qualche cosa e ci conviene guardare un momento San Pietro, allora non era ancora santo, poi l'hanno fatto, proclama a nome di tutti che Gesù è il Messia, il Figlio, ma poco dopo si sente dire: "Va' dietro a me satana, tu non pensi come Dio, ma come gli uomini" pensa di aver capito e non ha capito niente, succede, può succedere anche a noi.
Possiamo farci un'idea di Gesù, di Dio, della religione che è completamente sbagliata, che appartiene al satana e allora quest'anno ci può aiutare il Vangelo di Marco, ma il Vangelo di Marco non è un Vangelo a buon mercato, perché ci sono solo simboli, immagini da interpretare e riempire con la nostra esperienza, la nostra ricerca, la nostra passione.
Non ci sono discorsi nel Vangelo di Marco, ci sono dei racconti, sembrano dei miracoli, dei prodigi, ma sono tutti racconti simbolici ed è un invito a ciascuno di noi a metterci la propria ricerca: cosa mi possono dire, che significano? e ci devo mettere la mia vita, la mia esperienza, soltanto così possiamo riconoscere Gesù nel nostro cammino di credenti, al di là delle tante cose che ci hanno detto, al di là soprattutto della paura che ancora qualcuno di noi si porta dietro di Dio, del suo giudizio, paura che ci sia male dappertutto, che non ci sia un futuro.
All'inizio di questo cammino d'Avvento abbiamo invocato lo Spirito, lo faremo ancora ogni Domenica, che ci aiuti a incontrare Gesù e a farlo presente nella nostra esperienza di credenti, a scoprire veramente chi è, cosa ha da dirci e vedrete che Gesù ci invita a sognare, a chi temeva il giudizio, il fuoco Gesù ha detto con semplicità che aspettiamo una festa di nozze, aspettiamo la pienezza dello Shalom, la bellezza della vita, il bene, l'amore, sogniamo un mondo che sia ricco di festa, di piacere, di bellezza, in cui si cammini insieme, è questo che Gesù tenta di comunicarci, togliendoci dal cuore ogni paura, non è a buon mercato.
Il Signore ci aiuti.
"Concepirai un figlio, lo darai IMMACOLATA CONCEZIONE - 8 Dicembre 2023
alla luce e lo chiamerai Gesù..." Luca 1, 26-38
Quello che cerco di fare oggi è comunicarvi quello che penso di Maria e debbo fare appello a tutta la mia capacità di fantasia, che non è molto grande, sarebbe bello se qualcuno di voi che sa scrivere, io non so farlo, si impegnasse a scrivere una vita di Maria, immaginare la vita di questa donna che penso sia stata straordinaria, a lei dobbiamo tante cose, secondo me se siamo qui ancora a celebrare l'Eucaristia molto lo dobbiamo a lei.
Cominciamo dall'inizio liberando Maria dai teologi, possiamo per farlo immaginare che sia qui e gli domando: "Maria, ma tu sei veramente vergine?", "E come puoi dubitarne, come può una povera donna come me mettere al mondo uno come Gesù? Certamente Lui viene da un'altra dimensione, io sono una povera donna ho cercato Dio, ma certo un Figlio come Lui può venire soltanto da Dio, ma pensaci bene, ogni mamma è vergine, noi uomini possiamo costruire un telefono, un banco, un microfono, ma un uomo no, un uomo viene da un'altra dimensione, dalle profondità della vita, ogni mamma sa che non può costruire un figlio, suo figlio, se ci crede, è figlio di Dio, ognuno di noi è figlio di Dio, ognuno è figlio della vita, quindi certo io sono vergine, non posso certamente io, povera donna, aver generato Gesù".
"Maria allora tu non hai mai conosciuto il sesso, anche tu hai pensato, come molti preti, che il piacere sessuale sia una cosa negativa, cattiva". A questo punto si farebbe una risata, ma di quelle grosse e direbbe: "Che dici, io sono discendente di Sara, ti ricordi Sara, quando è venuto Dio a dire a lei e ad Abramo, ormai vecchi che avrebbero avuto un figlio, Abramo si preoccupava del figlio, ma Sara si preoccupa di provare piacere, come faccio, vecchia come sono, a provare ancora piacere? lo sognava ancora Sara, io sono sua erede, quando eravamo ragazze con le mie amiche, ogni sabato e nella festa di Pasqua cantavamo i versetti più erotici del Cantico dei cantici e pensavamo e i nostri maestri pensavano, in tanti a quel tempo, che il simbolo più forte, più bello dell'amore di Dio per il suo popolo fosse l'amore sessuale, la passione amorosa.
Allora abbiamo liberata Maria dai teologi: vergine sì, ma ha avuto una decina di figli e l'ha avuti amando e godendo del sesso, ma anche faticando perché 10 figli, uno dietro l'altro, insomma non so come abbia fatto, le ragazze di oggi non riescono più a immaginarlo, le nostre nonne sì.
Chi era Maria? Nata come avete sentito a Nazareth, un piccolo, sperduto paese, quasi ai confini del mondo di Israele, giù verso il mare, tra il mare e il lago di Tiberiade, paese di campagna, c'erano intorno dei campi coltivati, pastori con le loro pecore.
Viveva in una comunità di Ebrei, quindi le feste, Pasqua celebrata con solennità, la sinagoga, si andava, si cantava e si raccontavano le antiche storie e Maria fin da quando era una ragazzetta con le sue amiche avrà raccontato volentieri le storie delle grandi donne di Israele: Sara, Agar, Rachele, Rebecca, Rut, Ester, Giuditta. donne straordinarie, piene di furbizia e coraggio.
Vivevano della memoria di una storia che era diventata la loro storia, la fonte della loro mentalità, l'uscita dall'Egitto, tutta storia inventata, ma storia che faceva la loro identità di popolo, si sentivano Ebrei, si sentivano il popolo che aveva una missione, che era mandato da Dio con il compito di portare al mondo valori, speranze, il coraggio della libertà irrinunciabile, nel cuore della loro fede c'è l'uscita dall'Egitto e Maria lo avrà sentito come tutti gli altri.
Il tempo passa in fretta, arrivata a 14 15 anni è tempo di sposarsi, è il dovere principale di una donna ebrea, sposarsi e mettere al mondo figli, quanti più figli possibile, c'era nel paese un artigiano, un falegname lavorava in paese, ogni tanto doveva andar fuori a fare i lavoretti magari a Sefforis, la città più importante lì vicino, hanno convenuto forse le loro famiglie che loro due si possono sposare, un tempo non lo decidevano loro, ma i genitori.
Si sono sposati e hanno messo su casa e penso che si siano voluti bene, come si vogliono bene due ragazzi innamorati, Maria avrà avuto 15 16 anni non di più quando s'è sposata e presto è arrivato il bambino, il suo primo, il suo primogenito e pensate con quanta ansia, con quanta passione avrà aspettato che nascesse questo bambino e poi è nato, lì a Nazareth, non a Betlemme: è cosa da teologi, Giuseppe era un falegname avrà preparato una bella culla, Gesù avrà avuto la culla più bella del paese quando è nato e Maria avrà preparato con le sue mani i panni, tutto quello che serve e immaginate con quanta passione avrà stretto al petto il suo bambino, lo ha allattato, curato e poi bisognava far festa per la circoncisione, Gesù è stato circonciso come tutti i bambini ebrei e poi è cresciuto piano piano, a tre anni bisognava portarlo a scuola, i bambini ebrei, i maschietti, a tre anni a scuola, in sinagoga, bisogna imparare a leggere, solo i bambini ebrei facevano così, a tre anni a scuola, bisognava accompagnare Gesù, ma era già nato il fratellino o una sorellina non sappiamo, forse Giacomo, il fratello più grande dopo Gesù, come avete ascoltato, si chiama Giacomo, questi nomi non me li sono inventati io, li avete ascoltati dal Vangelo, e poi altri figli, uno dopo l'altro come succedeva un tempo e immaginate questa casa piena di bambini, più grandi, più piccoli, ma bambini che a 4 5 anni già cominciavano a darsi da fare, a lavorare, le bambine avevano da accompagnare qualche pecora al pascolo, l'asino a bere, i ragazzi aiutavano il padre e immaginate questi bambini che giocano, si divertono e Maria con loro.
Gesù cresce e si comincia a sentire che c'è in Israele qualche cosa di nuovo, un grande profeta, se la faccio un po' lunga abbiate pazienza, è Giovanni il Battista, sta predicando, c'è gente che lo segue, annuncia il futuro, ormai questo mondo è insopportabile, deve venire un mondo nuovo, il Battista è un uomo molto severo, fa digiuno, sta giù vicino al Giordano, predica la penitenza, la conversione e Maria dice a Gesù che vada anche lui a sentire, Gesù ha amici lì intorno e vanno insieme e diventano discepoli di Giovanni e poi ogni tanto torna a casa e ne parla con la mamma, Giovanni, dice che bisogna tornare al deserto, che Israele deve ritrovare l'antico valore, il coraggio della libertà e Maria un po' scuote la testa, non le piace: troppi digiuni, troppo severo, minaccia sempre castighi, perché bisogna sempre pensare al castigo, tra Gesù e Maria si discute.
Poi a un certo punto la notizia terribile: Giovanni è stato incarcerato e decapitato e che facciamo? Non c'è più un maestro in Israele e Maria avrà detto a Gesù: "Tu non te la senti di continuare? Vai, prova a predicare, a continuare Tu la missione di Giovanni, magari in modo un po' diverso, come te la senti Tu, come ne abbiamo tante volte parlato qui in casa".
Gesù decide di andare, di continuare l'opera di Giovanni, anzi diventa la sua opera e Maria ogni volta che può va con Lui e ci sono delle amiche che vanno con lei, Maria di Magdala, Marta, la sorella Maria, altre donne, l'avete sentito, che seguono Gesù, che magari aiutano, fanno quello che possono, riparano qualche vestito, preparano un po' da mangiare, quando c'è bisogno, insomma è un gruppo di gente che si raduna intorno a Gesù.
Poi si decide a Pasqua di fare il grande pellegrinaggio, si va insieme a Gerusalemme, là a Gerusalemme bisogna celebrare la Pasqua, ci sono degli amici a Gerusalemme andiamo a casa loro e prepariamo la Pasqua e c'erano i discepoli di Gesù, quelli che conoscete, ma c'è anche lei e altre donne e sono insieme ed è un momento drammatico, perché Gesù sente che c'è pericolo, lo stanno cercando, dà fastidio, predica una religiosità più libera, pensa che bisogna annunciare il Vangelo a tutto il mondo e questo non va bene, i capi del popolo pensano che bisogna farlo fuori.
In quella cena di Pasqua Gesù spezza il pane e dice: "Mangiate in ricordo di me, prendete il calice, il calice dell'alleanza", c'era sempre in ogni festa di Pasqua il calice dell'alleanza, ma quella sera Gesù ha detto: "Questa sia la mia alleanza, l'alleanza con la mia vita", poi diventerà l'alleanza del sangue, ma il sangue per gli antichi ebrei è la vita, solo la vita, un segno di amore totale e Maria si ricorderà sempre di quella cena, di quel pane spezzato.
Poco dopo viene arrestato, un processo rapidissimo a cui nessuno assiste, la croce e là sotto la croce, gli uomini non ci sono, c'è lei, lo avete sentito, la madre di Giacomo e di Joses, sappiamo chi sono Giacomo e Joses i primi due figli dopo Gesù, c'è lei, Maria di Magdala, con altre donne, solo loro.
Poi Gesù viene sepolto e che si fa? Bisogna rimanere, è lei che lo grida, non possiamo lasciarlo morire, quello che Lui ha detto, quello che ha fatto è troppo bello, troppo importante per gli uomini, dobbiamo continuare noi.
Credo che della comunità di Gerusalemme lei era l'anima, il cuore, ecco perché io mi sento debitore a Maria, è lei che con la sua passione di mamma, col suo amore di mamma, ha detto Gesù vive, qui in mezzo a noi, vive la sua parola e con lei ogni sabato spezzavano il pane, quello che facciamo anche noi stamattina, avrà ricordato tante volte le parole di Gesù, i suoi gesti, voleva che la sua memoria non andasse perduta, voleva che continuassimo anche noi qui a sentirlo vivo, a lei dobbiamo che la memoria di Gesù non è finita nel sepolcro, a lei dobbiamo che i discepoli si sono radunati insieme e hanno continuato la missione di Gesù, c'erano Pietro, gli altri, poi si è unito anche Paolo che veniva da lontano, da un'altra esperienza, per un certo tempo è stata lei l'anima e poi si è fatta vecchia anche lei e accompagnata dai suoi figli ha lasciato questa vita ed è andata ad abbracciare il suo figliolo, che aveva tanto amato.
Ecco a Maria io credo di dovere gran parte della mia fede, lei ha avuto il coraggio di continuare a credere a Gesù anche dopo che era finito sulla croce, lei ha creduto che quel Figlio suo, come ogni figlio è figlio di Dio, ma lui è Figlio di Dio in modo del tutto speciale, il Figlio unico e lei era stata chiamata a metterlo al mondo e a quel Figlio è rimasta fedele, in Lui ha creduto e in quel Figlio cerchiamo anche noi di credere.
Il signore ci aiuti.
Inizio del Vangelo di Gesù II DOMENICA di AVVENTO - 10 Dicembre 2023
Cristo, Figlio di Dio Marco 1, 1-8
I quattro Vangeli che noi usiamo nella liturgia, che sono considerati ufficiali, sapete ce ne sono altri, ma molto diversi e di minore importanza, tutti e quattro hanno una introduzione, sono molto diverse tra di loro, la comunità che ha scritto il Vangelo cerca di dire all'inizio che cosa leggeremo, tre di queste introduzioni le conoscete bene, sono le parti del Vangelo forse più note.
Il Vangelo di Matteo ha i racconti dei Magi, la stella, Erode, mentre quello di Luca l'annunciazione, la nascita nella capanna di Betlemme, il Vangelo di Giovanni invece ha il grande inno: "In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio". Cercano di dire cos'è che scriveranno e lo fanno in maniera che per noi non è semplice da capire, Matteo e Luca lo ci parlano di Gesù bambino, cosa che a quel tempo si faceva per molti personaggi, nel bambino si manifesta l'adulto e Giovanni invece si affida ad un grande poema teologico.
A Marco basta una sola parola: Vangelo e purtroppo non l'hanno tradotta, non hanno avuto il coraggio di tradurla e non si capisce niente, se io dico inizio del Vangelo voi pensate all'inizio del libro, no, assolutamente no, a questa parola Marco affida il tentativo di comunicarci che cos'è per lui quello che vuole dirci, è un euanghelion parla in greco, tradurre non è semplice: una bella notizia, una notizia straordinaria, una notizia che ti riempie la vita, una notizia che ti fa vedere l'oltre, perché è la lieta notizia di Gesù, Figlio e Messia.
Una lieta notizia vorrei fermarmi su questo perché è stato il cruccio di tutta la mia vita di prete, pochissimi cristiani sentono e purtroppo anche pochissimi preti e quasi nessun Papa, che essere cristiani significhi accogliere una notizia vera che ti riempie la vita, ti fa vedere prospettive, ti dà il coraggio del futuro, cerca di metterti nel cuore la capacità di amare, una bella notizia.
Molti cristiani pensano che essere cristiani significa credere in una serie di dogmi, a volte incomprensibili, osservare una serie di precetti a volte incomprensibili, vedere il peccato dappertutto, avere paura del castigo di Dio, qualcuno ha paura addirittura dell'inferno e queste sono notizie cattive.
Per Marco la bella notizia è Lui e ci invita a scoprirlo, a domandarci: "Chi sei?"
Marco chi è Gesù non ce lo dice facendo discorsi, è un genio Marco, non so chi sia probabilmente non una sola persona, si affida a simboli, sembrano racconti di prodigi, ma lo vedremo, spero di riuscire a comunicarvelo, sono tutti racconti simbolici che ci fanno vedere cosa significa incontrare Gesù, ti senti come un paralitico, non ti sai muovere, non riesci ad amare, fai difficoltà a incontrarlo perché c'è la folla, occorre scoperchiare il tetto di una casa e scendere giù e se lo incontri ti alzi e cammini e scopri la bellezza della vita.
C'è chi ha 2000 diavoli dentro, si possono cacciare, vanno nei maiali che affogano nel lago, se vuoi essere cristiano devi preferire l'uomo sano ai maiali e se ti guardi intorno nel mondo vedi che molti preferiscono i maiali, vogliono il potere, costruiscono portaerei invece di fare del bene.
Incontri Gesù puoi amare l'uomo, ogni uomo, a cominciare da te stesso ecco quello che Marco cercherà di comunicarci e tante altre cose per farci incontrare Lui e insieme a Lui il suo messaggio, per Marco la buona notizia è Gesù e lo fa anche in una maniera che a me qualche volta sembra crudele: tutti gli altri non capiscono niente, devi guardare solo Lui, Marco dice che nemmeno la mamma, nemmeno Maria ha capito niente, l'ha preso per matto, non è vero, ma Marco fa una forzatura per dirci che dobbiamo guardare Lui, solo Lui, da quando ero ragazzino mi dicono: guarda il Papa, il dolce Cristo in terra, c'era Pio dodicesimo, qualcuno di voi l'ha visto, di Gesù non sapeva quasi niente, dovevo ascoltare solo lui, poi ho capito che se volevo essere un buon cristiano dovevo cercare Gesù e l'ho fatto per tutta la vita e lo faccio ancora e posso dirvi che scopro ancora delle cose straordinarie, anche quest'anno mi è sembrato di scoprire qualche cosa di nuovo, di bello, perché in Gesù c'è veramente una bella notizia che può riempirti la vita di valori, di bellezza, di sogni, di poesia, di amore per la natura, per gli altri, per la bellezza della vita e ti toglie la paura dal cuore, paura di Dio, paura dell'inferno, paura del castigo, di vedere il male dappertutto, per darti il coraggio di vivere, di amare, di credere in tutto quello che è bello e buono e ti fa sentire in questo mondo fratello di ogni uomo, perché non importa in quale religione credi, quello che importa è avere dentro dei valori, il senso della bellezza della vita, la capacità di amare, avremo tutto l'anno per parlare di Gesù.
Il signore ci aiuti.
Venne un uomo mandato da Dio III DOMENICA di AVVENTO - 17 Dicembre 2023
e il suo nome era Giovanni Giovanni l, 6-8. 19-28
Abbiamo ascoltato più volte nel Vangelo la parola: testimone, testimonianza, Gesù possiamo conoscerlo solo attraverso i testimoni, nessuno di noi ha potuto avere un contatto diretto con Lui, non so se c'è qualcuno tra voi che abbia avuto visioni, io no, le letture che abbiamo ascoltato ci permettono una riflessione sui vari modi che abbiamo di ricevere testimonianza su Gesù.
Il primo è quello della Scrittura, oggi avete ascoltato il profeta Isaia, ma per noi la testimonianza scritta, la testimonianza in parole che abbiamo su Gesù è quella che possiamo leggere nei quattro Vangeli, che usiamo normalmente per incontrare il Signore.
Il Vangelo non è però una cosa semplice, ha bisogno di essere interpretato, sono parole scritte tanti anni fa e il mondo cambia nel tempo, cambia il modo di pensare, di usare le parole, di ragionare e qualche volta chi ci spiega il Vangelo non è in grado di interpretarlo, di farcelo presente, vivo.
Poi l'esperienza mi dice che spesso i cristiani non amano il Vangelo perché è fatto di simboli, di parabole, di racconti che devono essere interpretati, mi sono sentito tante volte domandare: "Perché Gesù non ci ha detto qualche parola chiara, non ci ha spiegato bene chi è Dio, chi è Lui?" non è possibile questo, non si può esprimere l'inesprimibile con parole chiare, molti cristiani, perché così siamo stati abituati, amano più che il Vangelo, il catechismo, parole semplici, formulette, tutto sembra chiaro: "Chi è Dio? L'essere perfettissimo…" ripeti parole, non hai capito niente, però le ripeti, "Chi è Gesù? Il Figlio di Dio, la seconda persona della tantissima Trinità" molti si contentano di parole, anche molti preti purtroppo, di parole che non ci dicono più niente, perché appartengono a un modo di parlare ormai lontano.
Per chi al tempo di Gesù cercava di capirlo sono stati molto importanti gli scritti che avevano del profeta Isaia, per esempio quello che abbiamo letto oggi e soprattutto quelli leggeremo anche il giorno di Natale e poi a Pasqua, alcune parole straordinarie in cui i primi cristiani hanno visto la possibilità di capire Gesù, il servo sofferente, di capire la sua missione che era, come avete sentito, di parlare alla povera gente, di portare un messaggio di liberazione, di vita.
Ci prepariamo a vivere un anno liturgico che ci porterà fino oltre Pasqua, in cui cercheremo Gesù, prepariamoci ad ascoltare la Parola, a cercare di capire cosa il Vangelo ha da dire a ciascuno di noi, perché a ciascuno dice qualche cosa che risuona nella vita personale, che è diversa per ognuno, siamo tutti diversi, abbiamo tutti esperienze diverse, diverse le suggestioni che ci danno le letture.
Il secondo testimone che abbiamo oggi è Giovanni Battista, è considerato colui che ha annunciato Gesù, lo ha presentato alla gente, secondo gli studiosi, con ogni probabilità, Gesù è stato per qualche anno discepolo di Giovanni Battista, che forse, come testimone, ci può insegnare una cosa che ritengo importantissima: il discepolo può essere diverso dal maestro, il discepolo non deve necessariamente seguire gli insegnamenti del maestro, può andare oltre, è quello che ha fatto Gesù, il Vangelo, lo vedremo, si preoccupa spesso di dirci che Giovanni Battista era un grande profeta, aveva molti più discepoli di Gesù, Lui è stato suo discepolo, ma poi è andato da tutta un'altra parte, Giovanni minacciava il fuoco, il giudizio, i buoni da una parte, i cattivi dall'altra, Gesù è venuto soprattutto per i cattivi, a loro ha dedicato se stesso, andava a mangiare con loro, Giovanni non mangiava, viveva nel deserto, Gesù in mezzo alla gente, tra la gente che sbagliava, lo trovate sempre a tavola con i peccatori, il Vangelo pensa che anche così Gesù voleva distinguersi da Giovanni Battista.
Nella chiesa ci sono troppi maestri e non ci hanno insegnato ad essere diversi dai maestri, quando ero ragazzino mi dicevano: "Ascolta il parroco, ascolta il prete", non parliamo poi del Papa, era Pio dodicesimo, quando parlava lui tutti zitti e poi se leggi ti accorgi non hanno capito molto, bisogna essere diversi, completamente diversi, Giovanni Battista ce lo può insegnare.
C'è oggi, abbiamo recitato invece del salmo il suo cantico nel Vangelo di Luca, una terza testimone, nessuno la cita come testimone, Maria e secondo me è stata la testimone più importante, l'ho ripetuto il giorno dell'Immacolata e ve lo ripeto volentieri, oggi non staremmo qui se non ci fosse stata lei, che dopo la croce di Gesù, in mezzo ai suoi ha detto: "Dobbiamo continuare, dobbiamo credere in Lui vivente, tener vive le sue parole, le sue azioni, i suoi gesti", di Maria nel Vangelo non si parla come testimone della Risurrezione, sappiamo invece dagli Atti degli apostoli, che era là ed io sono convinto che era un po' il cuore di questo primo gruppo di persone smarrite, soprattutto di maschi, che non capivano più niente e c'era lei che continuava a ricordare le sue parole, i suoi gesti, a far sentire vivo suo Figlio in mezzo a loro, non c'è più che una madre che possa far sentire vivo un figlio, quindi la vera, la più importante testimone di Gesù è una di cui nessuno dice che sia la testimone.
Ma è la stessa cosa per me e forse anche per voi, chi sono stati i veri testimoni che ci hanno fatto conoscere Gesù? Mia mamma, lei, non Maria, anche se si chiamava Annunziata, come Maria, e come lei tante altre persone, proprio tante, sono prete ormai da più di sessant'anni ho incontrato tanti testimoni, ma anche prima di diventare prete, non lo sarei se non avessi avuto dei testimoni straordinari, non ne conoscete nessuno, come io non conosco i vostri, ma sono stati i veri testimoni di Gesù, quelli che attraverso i loro sentimenti, le loro parole e soprattutto le loro azioni ci hanno fatto conoscere Gesù, quelli che ci hanno voluto bene, ci hanno dimostrato cosa significa avere fame e sete di giustizia, avere rispetto dell'altro, mettere al centro l'uomo non le regole, le leggi, queste sono le persone che, con semplicità, con la loro vita, ci hanno fatto incontrare Gesù, mi hanno fatto, ma credo che se siete qui è perché al di là del Vangelo, al di là dei preti, sicuramente avete avuto delle persone che vi hanno fatto sentire Gesù vivo, che vi hanno fatto sentire le sue parole importanti per il vostro essere uomini, capaci di amare, di conoscere la bellezza della vita, i valori autentici, speriamo di continuare a farlo.
Il signore ci aiuti.
"...concepirai un figlio, lo darai IV DOMENICA di AVVENTO - 24 Dicembre 2023
alla luce e lo chiamerai Gesù..." Luca 1, 26-38
Se me l'avessero detto all'inizio dell'anno non ci avrei creduto ma è successo, quest'anno ho celebrato un Matrimonio, un Battesimo e adesso ci prepariamo a Natale e ho usato per tre volte la storia del sacrificio di Isacco, ho chiesto aiuto al padre Abramo.
Qualcuno di voi dirà che c'entra il sacrificio di Isacco a Natale, possiamo parlare a Pasqua del sacrificio del figlio, no, non ne parleremo nemmeno a Pasqua, c'è ancora qualche sconsiderato che parla della morte di Cristo come di un sacrificio espiatorio, dell'offerta al Padre per espiare i peccati, ma secondo me chi lo fa è sconsiderato.
Allora, direte voi, che c'entra il sacrificio di Isacco, ecco ci è sembrato, leggendo con attenzione l'antica Scrittura, di vedere in quel racconto, che sembra assurdo, il cuore stesso di ogni relazione umana che sia vera, un racconto di vita, di nascita, di liberazione e non di morte.
I due sposi si sono detti e anche con belle parole: non voglio possederti, non voglio cambiarti, tu non sei mio/a, tu appartieni all'oltre, appartieni alla vita, io posso accoglierti soltanto nel rispetto, nella gratuità più totale.
Anche la mamma, quando gli ho proposto, pensavo di scherzare, leggerò per il Battesimo la storia di Abramo, ha detto: è vero questa bambina non posso considerarla mia, non deve essere come voglio io, ma come lei vuole essere, devo rispettarla, accoglierla, devo cercare di capire chi è, come crescerà, nel rispetto totale e assoluto.
Ecco, la stessa cosa vale per noi che aspettiamo Gesù, dobbiamo sacrificare non Gesù, è assurdo, dobbiamo sacrificare le nostre attese, quello che noi pensiamo Lui dovrebbe essere, quello che ci hanno insegnato, quando eravamo bambini, non a Roma qui c'era la Befana, ma in varie parti del mondo si scriveva a Gesù bambino che ci portasse i doni, no, ce li chiede i doni, è venuto a chiederceli, oggi in molte chiese del mondo saranno invitati a pregare Gesù, perché ci porti la pace, ma non ha mai portato la pace, eppure noi continuiamo a pregarlo, perché pensiamo che Lui sia onnipotente, che venga e ci porti la pace.
No, è venuto a dire beati gli operatori di pace, tu sei operatore di pace, cerca di costruire la pace, ecco, è venuto a camminare con noi per portarci valori, sogni, speranze, ma non può cambiare la nostra vita, è affidata a noi, siamo noi che dobbiamo vivere la pace.
Troppe volte nella storia gli uomini hanno pensato di poter utilizzare Dio, conoscete la storia della Chiesa, troppi pensano: noi crediamo in Dio quindi sappiamo quello che è giusto quello che è sbagliato, chi fa il bene, chi il male, non funziona così, lo cerchiamo nel rispetto di quelli che camminano con noi, non è venuto a portarci verità assolute, ma a condividere con noi la ricerca.
A volte coloro che vanno in chiesa, non voi eh, pensano che siccome credono in Gesù sono buoni, possono giudicare gli altri, che sono brutti e cattivi, qualcuno nei tempi antichi, anche qualche Santo diceva che vanno tutti all'inferno, no, anche perché è assurdo pensare che esista un inferno.
Se vogliamo accogliere Gesù veramente dobbiamo rinunciare alle nostre attese, a quello che secondo noi dovrebbe essere, a pensare che sia onnipotente, che sa tutto, che può dirci con esattezza quello che è bene, quello che è male, tutto queste sono cose che non hanno senso, dobbiamo aprire il nostro cuore alla gratuità, ad accogliere Lui, lo scopriremo Domenica dopo Domenica, avrà qualche parola da dirci, avrà da aprirci gli occhi per riconoscere chi ci sta accanto, da chiederci di essere uomini di pace, affamati e assetati di giustizia, miti, misericordiosi, questo viene a chiederci più che a portarci, viene a camminare con noi, per farci sognare un mondo più giusto, più bello.
Ecco, la gratuità totale ci permette di accogliere Gesù, qualcuno di noi può dire che non è semplice essere gratuiti, noi abbiamo tanti bisogni, avete ascoltato Maria: "Com'è possibile?". Chiedi lo Spirito che t'aiuti, apra gli spazi del tuo cuore, perché possa vivere un'attesa gratuita, far spazio a Gesù, lasciare che nasca un Figlio che arricchisce la tua vita di sogni, di valori e di amore.
Il signore ci aiuti.
C'erano in quella regione alcuni pastori NATALE del SIGNORE - 25 Dicembre 2023
...l'Angelo disse loro: "oggi è nato per Luca 2, 1-14
voi un Salvatore che è Cristo Signore..."
Luca e la sua comunità hanno preparato per noi un presepe e ci invitano ad andarlo a visitare, è un presepe povero quello di Luca, non c'è la stella, non ci sono i magi, non c'è oro, argento, c'è paglia e una mangiatoia, sono simboli è passato tanto tempo e quelli di Luca, molti di loro, hanno conosciuto Gesù, hanno camminato con Lui per le strade di Galilea e adesso preparano per noi un presepe, ce lo vogliono far contemplare bambino, per comunicarci chi è stato Gesù per loro.
Hanno ascoltato le sue parole, lo hanno seguito, hanno avuto momenti belli in cui gli sembrava di sognare un mondo altro, in cui quasi sentivano la presenza di Dio vicino, hanno avuto anche momenti di silenzio, di paura, di solitudine, hanno vissuto il momento drammatico davanti alla croce, ma adesso quasi a farci il riassunto di quella vita ci portano davanti a una mangiatoia.
Come avete ascoltato Luca ci dice che c'è lì Maria e Giuseppe, il giovane falegname forse si lamenta: "Avevo preparato la culla più bella e adesso me lo mettete in una mangiatoia", quella mangiatoia è un simbolo, forse il più importante, lo avete sentito nominare due volte, è il simbolo della povertà di Dio, loro hanno fatto questa esperienza, in Lui hanno sentito Dio vicino, la sua presenza, ma un Dio impotente, un Dio inerme, un Dio che non aveva potenza, gloria, un Dio che non compiva opere mirabili, lo riconosciamo soprattutto in un bambino.
Un bambino non può far niente, tende le mani, al più può regalarci un sorriso, c'è tutta la debolezza di Dio in quel bambino, noi uomini siamo pieni di tanti bisogni, ci aspetteremmo che qualcuno potente, grande ci aiutasse, ci sentiamo deboli, vorremmo l'Onnipotente con noi, lo pensiamo, lo sogniamo, in Gesù di Nazareth facciamo esperienza di un altro Dio, il Dio che ha una sola potenza: l'amore, il condividere, il venire a camminare con noi, a sporcarsi i piedi nella nostra polvere.
Viene a condividere anche le nostre debolezze, le nostre miserie, le nostre violenze, a condividerle nell'impotenza, anche Lui ne sarà vittima, quando vediamo qualche cosa che non va alziamo gli occhi in alto, cerchiamo il potente e non ci accorgiamo che è accanto a noi, in chi è ucciso, in chi soffre, in chi è violentato, nei bambini che subiscono violenza, anche oggi, nelle donne che ancora vengono uccise per la volontà di possesso del maschio, là incontriamo Dio, la debolezza di Dio che cammina con noi e ci chiama.
Gli uomini speravano, sperano e forse lo speriamo anche noi che il Dio che viene ci porti i suoi doni, no è venuto a chiederci doni, è venuto a tendere le mani.
Però fermatevi un momento, tutti ne abbiamo esperienza, anch'io che non ho avuto figli, cosa c'è di più bello del sorriso di un bambino, è una speranza di vita, la bellezza della vita, la pienezza della vita, ecco allora il presepe a cui il Vangelo di Luca ci invita: guardate quel Bambino è la vita che sboccia, è la vita affidata a noi, ogni vita è affidata a noi e Dio è venuto a condividerla, a camminare con noi a portarci la bellezza del sorriso di un bambino, lasciamolo crescere quel Bambino, prepariamoci ad ascoltare le sue parole, saranno parole di vita, proclamerà beati gli affamati e assetati di giustizia, i miti, i misericordiosi, quelli che operano la pace, sarà vicino a tutti loro e ci inviterà a riconoscerlo in chi soffre, in chi ha fame, in chi ha sete e ci inviterà a sognare un mondo più bello, più giusto, più ricco, più pieno di ogni bellezza.
Ecco il presepe che Luca ci ha invitato a visitare: è una storia fantastica, Gesù non è nato Betlemme, è nato a Nazareth, la sua culla era la più bella dei dintorni, perché il papà faceva il falegname, ma Luca ci dice: guardate la paglia, la debolezza di Dio e lasciatevi incantare dal sorriso di un Bambino, perché quel sorriso è il sorriso di Dio.
Il signore ci aiuti.
Quando furono compiuti i giorni della loro SANTA FAMIGLIA di GESÙ - 31 Dicembre 2023
purificazione, portarono il bambino a Luca 2, 22-40
Gerusalemme per presentarlo al Signore
Possiamo dare uno sguardo agli altri quadri del presepe che il Vangelo di Luca ci prospetta, non siamo abituati a renderci conto che ci sono questi altri quadri e sono importanti, spesso sono stati dimenticati, ve li riassumo: il primo quadro, che fra l'altro hanno tolto dal Vangelo di oggi, è quello della circoncisione, il secondo è quello della purificazione di Maria, il terzo è quello dell'offerta di Gesù, bisogna riscattare il figlio con due tortore.
Poi c'è un vecchio profeta che annunzia che Gesù è il Messia ed è luce per le genti, ho detto presepe perché come penso sappiate non stiamo parlando di fatti, Luca ci fa vedere nel bambino Gesù quello che per lui è importante non dimenticare di Gesù, della sua vita.
Mentre preparavo qualcosa da dirvi mi venivano in mente le nostre mamme, le nostre nonne, di questi quadri uno non lo conoscevano, non gliene parlavano mai: la circoncisione, forse perché non è bene parlare di parti intime del maschio a cui bisogna togliere un pezzo di pelle.
L'altra cosa invece tutte lo sapevano: dopo il parto bisogna andare in Chiesa e purificarsi, quando ero un giovane prete, mi ricordo, c'era qualcuna che veniva con la candela: "Padre, il rito di purificazione", non eravamo più abituati ormai, ma le nostre nonne tutte sono andate, era rimasto questo rito che per gli antichi era importante, perché pensavano che tutto quello che avesse a che fare con il sangue, con qualche cosa di oscuro, avesse bisogno di purificazione.
Era stata conservata la purificazione, la circoncisione invece era stata dimenticata, nessuna delle nostre nonne la conosceva, se gli avessero detto: "Gesù è stato circonciso, era un ebreo", "Gesù ebreo? No era un cristiano!" Gesù era un ebreo, circonciso, come avete ascoltato, portato al Tempio, per Lui è stata offerta la coppia di colombe per riscattarlo e Gesù è vissuto da ebreo, ha osservato la legge ebraica, ha celebrato le feste come un ebreo, è bene non dimenticarlo.
La circoncisione era un rito antichissimo, che era diventato per Israele un segno di appartenenza, ma soprattutto di alleanza ed è bene ricordarsi di questo, perché per molti di noi il Battesimo è un rito che toglie il peccato originale, ci fa nuovi, la circoncisione era per gli Ebrei un segno di alleanza, abbiamo fatto alleanza con Dio o meglio Dio ci invita a fare alleanza e questo significa impegno, siamo il popolo che ha scelto Dio, è fedele alla sua Parola, vive il bene.
La religione, che dovrebbe essere anche la nostra è il monoteismo etico, Dio prima di essere colui che ci protegge, ci premia e ci castiga è Colui che ci chiede, l'alleanza, il bene, la giustizia, l'amore, essere credenti è vivere un patto d'amore con Dio: Tu ci vuoi bene e noi ci impegniamo alla giustizia e al bene, questo non dovremmo mai dimenticarlo perché è la radice della nostra fede.
E non dovremmo dimenticare che Gesù era ebreo, anche oggi ci sono dei rigurgiti di antisemitismo, purtroppo ci sono le terribili storie dello Stato di Israele, ma non confondete mai gli Ebrei, la tradizione ebraica, una cosa straordinaria, con quello che succede oggi, se ho tutto il diritto di parlar male di Netanyahu, non ho il diritto di parlar male degli Ebrei, la tradizione ebraica è un'altra cosa, è come se io parlassi male, che so di Mussolini, parlando di tutti gli Italiani, non ha nessun senso, ognuno è responsabile delle sue azioni, l'antisemitismo ha portato tanto male.
L'altro quadro ci dice che gli antichi Ebrei pensavano che il figlio appartenesse a Dio e anche questa è una cosa importante, anche oggi i genitori dovrebbero ricordarlo, il figlio non è nostro, è di Dio, ha diritto ad essere rispettato, lasciato libero di crescere per quello che è, il compito dei genitori è quello di aiutarlo ad essere se stesso, con coraggio, senza dimenticare il loro ruolo, sono il padre e la madre non gli amici del figlio, che può fare tutto quello che vuole, se gli si dice sempre sì, se non gli si impone mai un no, non crescerà, non sarà libero, non conquisterà se stesso, la propria identità profonda.
C'è un altro quadro nel Vangelo di oggi che è affidato al vecchio Simeone, che viene e ringrazia perché ha visto il Messia, l'attesa di Israele si compie in Gesù di Nazareth e Lui sarà luce per tutte le nazioni, ecco noi siamo qui perché Gesù ha detto che l'annunzio della parola di Dio è per tutti, non è solo per un popolo, un popolo straordinario, adesso la luce è per ogni uomo, Dio va cercato nella libertà, non conta più l'appartenenza ad una stirpe, ad una popolazione, conta la ricerca appassionata della luce, Lui è la luce, questo ce lo dirà un altro presepe quello che vedremo sabato prossimo, è l'Epifania e vedremo il presepe del Vangelo di Matteo e troveremo una stella, una luce da inseguire, oggi Luca ci ha detto che è Lui la luce, Matteo ci dirà: cercate per tutta la vita quella luce, inseguitela, non pensate mai di possederla, continuate a cercarla, ce lo diremo sabato prossimo.
Il signore ci aiuti.
Entrati nella casa, videro il Bambino con EPIFANIA del SIGNORE - 6 Gennaio 2024
Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Matteo 2, 1-12
Avete dunque ascoltato un altro racconto del presepe: Gesù è appena nato, è molto diverso dal Vangelo di Luca, non ci sono i pastori, non c'è una capanna, siamo vicino alla città, c'è una casa e soprattutto ci sono i Magi e c'è una stella, che, come avete ascoltato, si ferma sulla casa dov'era il Bambino.
Ho domandato, due anni fa, ad una bambina di 8 anni: "Secondo te una stella, come il sole si può fermare su una casa?" ci ha pensato un po' e m'ha detto: "Eh, no sarebbe inghiottita dal fuoco" Perché la maggior parte degli studiosi del Vangelo, compreso qualche cardinale, non lo sanno e quasi ogni Natale forse sarà capitato anche a voi di ascoltare in televisione qualche studioso del Vangelo che interroga un compiacente astronomo su qual era la stella che ha guidato i Magi e quelli rispondono parlando di una cometa o di una congiunzione di pianeti, ma questi non si fermano sulle case e anche sui Magi potete ascoltare tante disquisizioni.
Qualcuno di voi può dire: ma allora non è vero niente? Ecco, fermiamoci su questa domanda perché è fondamentale, se mi chiedete: c'era una stella, c'erano dei Magi? debbo rispondervi: secondo me no, Gesù è nato a Betlemme? No Gesù è di Nazareth, allora non è vero niente?
Se mi chiedete: il credente è uno che cerca, che insegue la luce? Ah è verissimo! E in Gesù si può trovare la luce? Questo per me è il fondamento stesso della mia fede, Gesù per me è la luce che illumina la mia vita, il senso del mio esistere, la mia ricerca di Dio, la realtà più vera della mia vita, allora qui c'è la verità più profonda della mia fede cristiana.
La stella, i Magi sono solo dei simboli, il Vangelo è tutto così, se cercate nei racconti dei Vangeli un fatto accaduto vi sembrerà strano, quasi impossibile, vedrete come Marco cercherà di farci capire che lui ci parla attraverso simboli.
Ora possiamo seguire gli altri quadri che il Vangelo di Matteo ci mostra nel suo presepe per farci capire che la ricerca di Gesù non è una cosa semplice, avete ascoltato si entra in città e la stella sparisce, c'è confusione in città, la gente si agita, basta che qualcuno gridi più forte e molti gli vanno dietro, basta che ci sia uno psicopatico, uno che ha visioni e la gente accorre.
Non solo, in città ci sono anche i sapienti, quelli che sanno tutto, ma non si muovono, non cercano la luce, pensano di possederla, ma chi lo pensa non è un credente, non sa che la luce non si può possedere, va sempre inseguita, sempre cercata.
Non solo in città c'è anche la violenza: Erode e il Vangelo un po' più avanti ci presenta delle immagini terribili, la strage degli innocenti, i bambini sono uccisi bambini anche oggi.
Nonostante tutto questo, nonostante la folla che fa rumore, nonostante la violenza, nonostante quelli che pensano di saper tutto, anche nella Chiesa, nonostante i bambini che muoiono un credente continua a cercare la luce, a cercarla in Gesù e con grandissima gioia può trovare qualcosa che illumina la sua vita e che lo fa capace di andare aldilà male, di fare il bene, dare una mano, asciugare una lacrima, donare un po' di sé stesso.
Ecco il Vangelo di oggi ci dice che siamo dei cercatori, degli inseguitori della luce e che nonostante tutte le difficoltà possiamo continuare a cercarla in Gesù e con grandissima gioia possiamo trovarla, lo faremo per tutto quest'anno, cercheremo Gesù e la sua luce.
Il signore ci aiuti.
Gesù venne da Nazareth e fu battezzato BATTESIMO del SIGNORE - 7 Gennaio 2024
nel Giordano da Giovanni. Marco 1, 7-11
Come avete ascoltato Gesù viene battezzato, ma se avete fatto attenzione capite che qui abbiamo anche ascoltato la professione di fede di chi scrive questa pagina, è passato del tempo ormai ci fanno vedere quasi una fotografia, ma esprimono quella che è ormai la loro fede.
Se però ci domandiamo cosa è veramente accaduto, dobbiamo riconoscere, lo riconoscono tutti gli studiosi, che non lo sappiamo, ci sono tante cose che non sappiamo.
Non sappiamo che cosa Gesù ha fatto nei primi trent'anni, il Vangelo dice che era un falegname, quindi avrà lavorato nella bottega del padre, ma dove ha studiato, chi sono stati i suoi maestri? Molti oggi pensano che Gesù è stato per un certo tempo discepolo di Giovanni Battista, qui sembra che arrivi e non lo conosca nessuno, nemmeno Giovanni e Giovanni chi era veramente? Anche questo è difficile sapere, perché sta lì a battezzare, sul Giordano, perché nel deserto?
Vedete, ci sono cose che per chi scrive erano conosciute, ma per molti di noi risultano non semplici da comprendere, il deserto, il Giordano per chi, come Giovanni, vuole annunciare un messaggio sono cose importantissime perché richiamano la storia, conoscete la storia che Israele ha messo nel cuore della sua fede: l'uscita dall'Egitto, la conquista della terra promessa, un cammino di fede, quando si cercava il futuro, si cercava Dio, la terra del sogno.
Giovanni Battista ritorna là e invita a convertirsi, a cambiare, per cercare Dio, per sognare un mondo nuovo, per sognare una terra diversa, in cui ci sia pace, giustizia e ci sono le voci dei profeti, qualcuna ne ascolteremo, oggi avete ascoltato Isaia e lo ascolteremo ancora e gli altri profeti che hanno invitato Israele a sognare.
Ma Giovanni è anche un profeta molto severo che annunzia la fine, sta per venire il fuoco, il giudizio e Gesù cosa pensa di tutto questo? non lo sapremo mai, il Vangelo che leggeremo in quest'anno ci farà intuire qualche cosa di quello che Gesù ha portato in questo mondo, quali erano i suoi sogni, il suo modo di vedere la vita e penso che ciascuno di noi avrà poi la sua esperienza personale di Gesù di Nazareth.
Io posso cominciare quest'anno dicendovi la mia: sono stato profondamente colpito quando ero giovane dal Battesimo di Gesù, perché l'educazione che ho avuto, ma forse è stata anche quella di molti di voi, era basata su Gesù giudice, andavo a confessarmi, lo abbiamo fatto tutti, quando ero ragazzino c'era la fila, oggi per fortuna è sparita, ero lì con un senso di timore, specialmente se avevo fatto qualche marachella un po' più grossa, mi sentivo giudicato, ad un certo punto qualcuno mi ha detto che Gesù non sta nel confessionale, sta accanto a me, come accanto a me?
Nel Vangelo Gesù sta spesso con i peccatori, va con loro a ricevere un battesimo di conversione, potremmo dire a confessarsi, ma Lui non ha peccato, ma non è andato perché aveva peccato, ma perché voleva stare vicino a loro, camminare con loro, voleva farti sentire che non dovevi aver paura del giudizio, del castigo che avevi accanto a te Dio, che camminava con te, che con te voleva andare al di là del male, con te voleva sognare il bene, una vita più bella, migliore, farti intuire che se riuscivi a superare il male, a non far soffrire quelli che stavano con te il mondo sarebbe stato più bello. Non dovevi aver paura perché stava con te, ti prendeva sottobraccio, non era d'accordo che tu sciupassi la vita, facessi del male, ma il Dio che incontravi in Gesù di Nazareth era il Dio che ti stava accanto, cercava di darti speranza, fiducia, aiutarti ad amare la vita, a fare del bene e arricchire la tua vita e quella degli altri.
Questo a me è rimasto del Battesimo di Gesù, vedete un po' cosa rimane a voi e se vi rimane qualche cosa diverso non significa che avete torto, significa soltanto che siamo diversi e che ciascuno coglie del Vangelo qualche cosa di importante per la sua vita, facciamo attenzione però che sia conforme al Vangelo perché troppe volte spacciano per Vangelo quello che Vangelo non è, di una cosa sono sicuro se il Vangelo mette paura, se ci lascia nel cuore la paura di Dio, la paura del castigo non è Vangelo, Gesù è venuto per darci speranza, il coraggio di camminare con fiducia.
Il signore ci aiuti.
"Maestro, dove dimori"? II DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 14 Gennaio 2024
Disse loro: "Venite e vedrete" Giovanni 1, 35-42
Quello che abbiamo ascoltato stamattina mi permette di condividere con voi una riflessione che ritengo abbastanza importante e forse può aiutare, se l'esperienza non mi inganna, qualcuno di voi, vedete, noi uomini abbiamo l'esigenza di definire le persone, di etichettare, perché questo ci aiuta a vivere: quello è un violento, quello invece un mite, quella è una persona intelligente, quello uno sciocco, quello è generoso, quello avaro, oppure abbiamo bisogno di dare dei giudizi, quello è un medico bravo, quello meno, quello è un idraulico che sa aggiustare bene i rubinetti e di affidare dei ruoli alle persone quell'insegnante è un vero maestro.
Ecco in tante occasioni della vita ci troviamo ad aver dato un'etichetta, aver qualificato qualcuno con un titolo, ma questo ci permette veramente di incontrare quella persona? Penso di no, perché l'incontro con una persona è, in fondo, un incontro, con il mistero, con qualche cosa che cambia, una persona la puoi conoscere soltanto condividendo qualche cosa, passandoci tempo insieme e evitando di avere di lui un cliché, una definizione, questo impedisce di incontrare le persone, qualche volta ci allontana dagli altri.
Direte che c'entra questo con il Vangelo? Ecco, secondo me, se tenete presente che questa è veramente una nostra esigenza, che ci aiuta anche a vivere perché sapere se un medico è bravo o no, se un meccanico sa aggiustare la macchina ci aiuta, però dobbiamo fare attenzione, perché questo quando vogliamo veramente entrare in contatto con una persona magari ci impedisce di farlo, questo vale anche per il nostro rapporto con Gesù e con la fede.
Vi faccio questo discorso perché avete ascoltato nel Vangelo di oggi due titoli, due definizioni di Gesù, che abbiamo ripetuto spesso, ma che, se la mia esperienza non sbaglia, non ci aiutano ad incontrarlo, avete ascoltato la prima quella di Giovanni Battista che dice: "Ecco l'agnello di Dio" lo ripeto ancora ogni Domenica, forse dovrei smetterla, ma lo ripeto ancora: "Ecco l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo" avrete ascoltato delle spiegazioni: il latino "tollit" non significa: toglie, ma "prende su di sé", si carica del nostro peccato e si offre come agnello sacrificale al Padre, ma possiamo ancora oggi interpretare la morte di Cristo come un sacrificio espiatorio? Il maestro straordinario che ho incontrato più di sessant'anni fa diceva, ed era l'unico a quel tempo, che non è il sangue che salva, è l'amore, non possiamo immaginare la morte di Cristo come un sacrificio a un molok, che chiede il sangue per espiare il male, eppure noi ripetiamo queste parole.
Qualcuno invece dice che le parole indicano che l'Agnello toglie il peccato dal mondo, sì Gesù è venuto per togliere il peccato, ma ci guardiamo intorno, di male in giro per il mondo mi pare che ce ne sia parecchio, qualche cosa è migliorato, non andiamo più allo stadio a vedere la gente che si ammazza, però ci sono guerre, ancora bambini che muoiono, di male ce né tanto e allora queste parole ci avvicinano a Gesù? Ho conosciuto tante persone che da queste parole sono allontanate.
Inoltre le definizioni invecchiano, le parole del Credo, che qui ormai da tempo non recitiamo più: "Dio da Dio, luce da luce, generato, non creato della stessa sostanza del Padre…" vedete a quel tempo avevano bisogno di definire Gesù e per farlo hanno anche sparso sangue, valeva la pena ammazzarsi per parole che oggi, secondo me, alla gente normale non dicono più niente? forse no.
Nel Vangelo di oggi troviamo la risposta di Gesù e forse questo ci avvicina a Lui: "Chi cercate?" "Maestro dove abiti?" "Venite e vedete" ecco vi inviterei in quest'anno che comincia ad accogliere questo invito, lasciamo i titoli, rinunciamo a definire Gesù, cerchiamolo, cerchiamo di vedere dove abita, che fa, cosa pensa, che ha da dirci, quali sono i suoi sogni.
Come facciamo? Gesù non possiamo più incontrarlo, come facevano i discepoli un tempo, abbiamo due cose: il Vangelo di Marco, quest'anno ci aiuterà, ci presenterà racconti, non sono storielle, sono simboli che dobbiamo cercare di interpretare e calare nella nostra vita concreta, per intuire cosa Gesù ci comunica attraverso quei simboli, quelle immagini.
Poi un'altra cosa che nella mia vita è stata fondamentale, ma penso anche nella vostra: le persone che ci danno testimonianza di Gesù, le persone che abbiamo la fortuna di incontrare, Gesù ha detto beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, i miti, i misericordiosi, gli operatori di pace, li avete incontrati? Qualcuno spero proprio di sì, ecco se li avete incontrati vi hanno fatto capire che cosa sognava, che cosa pensava Gesù, chi era Gesù, perché noi abbiamo soltanto questo: una Parola antica, che qualche volta non è semplice per noi interpretare, ma soprattutto le persone che Gesù in qualche modo lo hanno vissuto, io ho cominciato da quando succhiavo il latte da mia mamma, ma poi tanta gente ho incontrato che Gesù in qualche modo lo aveva incontrato, lo sentiva nel cuore, spero che anche voi ne abbiate incontrati più d'uno e che possiate incontrarne ancora, ecco la Parola e la testimonianza viva permettono anche a noi di incontrare Gesù, di vedere dove abita, che fa, che pensa, cosa sogna, come ama, come incontra il Padre e forse potremmo conoscerlo un po', al di là di tutte le definizioni, di tutti i dogmi, di tutte le risposte del catechismo, che abbiamo imparato quando eravamo ragazzini e che non ci dicevano e non ci dicono niente.
Il Signore ci aiuti.
Passando lungo il mare di Galilea, III DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 24 Gennaio 2024
vide Simone e Andrea, mentre Marco 1, 14-20
gettavano le reti in mare
e disse loro: "Venite dietro a me..."
Come avete ascoltato il Vangelo di Marco comincia quasi sussurrando, sottovoce, per suggerirci una domanda: come ha cominciato Gesù la sua missione? Vedete, gli antichi profeti hanno tutti una vocazione, a volte descritta in maniera straordinaria, pensate a Isaia, Geremia, Gesù nulla. Giovanni è stato arrestato e lui lascia Nazareth e comincia a predicare, cosa sarà successo? Potete immaginare quello che volete, cosa è passato nel cuore di Gesù quando ha sentito che Giovanni, con molta probabilità il suo maestro, è morto? Forse avrà pensato: adesso tocca a me, forse Maria, la mamma avrà detto: "Gesù coraggio, Giovanni non c'è più, vai tu".
Intraprendere una missione non è semplice, avete modo di immaginare quello che volete e sentire Gesù, lo si intuisce più volte nel Vangelo, uno come noi, con le sue fragilità, i suoi dubbi, le sue paure, pensate all'orto degli ulivi, Gesù comincia la sua missione.
E adesso spero che tutti voi conserviate il senso del ridicolo, che manca a molti che parlano nella Chiesa di oggi, forse ve ne siete accorti, uno sconosciuto passa sulla riva del lago: "Tu, tu, tu, venite con me" quelli lasciano tutto e vanno, vi sembra che possa succedere una cosa del genere? Certo che no, spero anche che abbiate imparato a leggere il Vangelo e non diciate: "Allora non è vero niente". In questo breve racconto i discepoli e quindi Marco, è anche lui un discepolo, ci dice la sua esperienza fondamentale, che è la mia e penso anche la vostra: Gesù ha un giorno attraversato la nostra vita, ci ha chiamato.
Vedete la chiamata di Gesù, l'incontro con Lui non riguarda solo gli apostoli i Papi i vescovi, i preti, tutti siamo cristiani, abbiamo incontrato Gesù, ci siamo sentiti chiamati da Lui a seguirlo.
Se non è un fatto prodigioso: "tu vieni con me" che cos'è l'incontro con Gesù e la chiamata? Se mi chiedete se vi posso raccontare la mia, avete un mesetto di tempo? Qui avrei da raccontarvi tutta la mia vita da quando ero un bambino e mia mamma quando bussava il povero alla porta e io avevo un arancia sola in mano: "Vagliela a dare, quando bussa a un povero bussa Gesù" e poi tutta la vita, tanti incontri, con le persone soprattutto, ma anche incontri col Vangelo che mi hanno fatto scoprire Gesù, mi hanno fatto sentire la sua chiamata, un invito a vivere in un certo modo, ad avere certi ideali, a credere in certe cose.
E anche se potessi passare un mese con voi a raccontarvi la mia vita non basterebbe ancora, perché non potrei comunicarvi le mie emozioni, i miei sentimenti, sono cose incomunicabili e allora conviene anche a voi chiedervi: come ho incontrato, conosciuto Gesù, chi è Gesù nella mia vita, che rapporto ho avuto con Lui?
Poi avete ascoltato che i discepoli lasciano tutto e sottolineano: i primi lasciano le reti, i secondi il padre, ma perché seguire Gesù comporta lasciare e cosa lasciare? Ognuno ha la sua esperienza, posso solo accennarvi, ho detto ci vorrebbe un mese, qualcosa della mia, conoscendo Gesù, pian piano ho sentito di dover lasciare un vecchio mondo religioso fatto di ansie, di paure del castigo, del premio per scoprire la gratuità, ho dovuto lasciare certi valori del mondo che mi sentivo intorno per cui era importante, me lo dicevano anche quando andavo a scuola, studia così diventi qualcuno, puoi fare soldi, avere una posizione e scoprire invece che c'era altro per cui valeva la pena vivere.
La mia poi è un'esperienza particolare, mi sono sentito chiamato a un certo punto della mia vita avevo 18 19 anni a scegliere una strada che escludeva la vita normale, non dovevo avere una moglie, non dovevo avere figli, così succede nella Chiesa di oggi, forse finirà, ma non lasciavo perché erano cose che non andavano bene, erano brutte, perché mi sentivo chiamato a diventare un uomo di tutti e non soltanto di una famiglia, non so quanto ci sono riuscito.
Nel seguire Gesù a volte si è costretti a lasciare pensate a uno che vive in una famiglia mafiosa, se vuole seguire Gesù deve lasciare quasi tutto, il padre, la madre, tutto un sistema di valori, e voi cosa avete dovuto lasciare e come avete incontrato Gesù? Ecco quello che Marco ci suggerisce quasi sottovoce: non leggete il Vangelo come una storiella, leggetelo come un simbolo in cui possiamo mettere dentro la nostra vita, come ho conosciuto Gesù, cosa seguendo lui ho dovuto lasciare per cercare qualche cosa di più bello e fino a che punto ci sono riuscito e come posso camminare ancora?
Posso aggiungere che ormai è arrivato alla fine della mia vita, soprattutto sento veramente molto un senso di ringraziamento, perché Gesù, i suoi valori hanno riempito di bellezza la mia vita, mi hanno fatto credere e amare cose belle, ideali, valori e le persone, la gente e una vita che, per quanto può, riesce di arricchirsi d'amore, di rispetto, di tenerezza è una vita bella e non posso che ringraziare il Signore, per fortuna l'ho incontrato, ho cercato di seguirlo, non so quanto ci sono riuscito e penso che anche voi lo abbiate fatto.
Il signore ci aiuti.
Erano stupiti del suo insegnamento: IV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 28 Gennaio 2024
Egli insegnava loro come uno che Marco 1, 21-28
ha autorità, e non come gli scribi.
Abbiamo due parti, sempre per quello che ho capito io, non me lo fate ripetere troppo spesso, posso dire solo quello che ho capito, in questo Vangelo.
Una, che forse non rallegra voi, rallegrerà molti preti, dal Papa in giù, che possono parlare del diavolo, è invece una parte di difficile interpretazione, perché al tempo di Gesù e ne troviamo tracce nei Vangeli, c'erano tante attese diverse, ma è difficile interpretarle proprio perché molte e varie, c'era chi parlava del "Figlio dell'uomo", qui avete sentito: "Io so chi tu sei il Santo di Dio" è lo stesso che Figlio dell'uomo, chi parlava del Messia, chi del Figlio di Davide, c'erano tante attese, chi aveva paura, chi aspettava con ansia che venisse Qualcuno a salvare il mondo, qui chi ha scritto la seconda parte immagina che un diavolo, rappresentante dei diavoli, venga da Gesù spaventato perché se Gesù è il Santo di Dio allora è venuto il tempo del giudizio, il fuoco, il mondo sta per finire e chi viene distrutto sono proprio i demoni, è difficilissimo sapere c'è dietro questa che era la loro mentalità e che noi non abbiamo più, loro pensavano che il mondo stesse per finire, lo sappiamo bene dall'apostolo Paolo, che scrive che non morirà, prima della sua morte sarebbe venuto appunto il Figlio dell'uomo, il Santo di Dio, col fuoco a fare il giudizio e chiudere la storia, la fine non è arrivata, siamo ancora qui.
Andiamo allora alla prima parte, che è quella in cui vorrei dirvi qualche cosa, ma qui ciascuno di voi potrebbe dire qualche cosa, purtroppo parlo solo io, ciascuno di voi parli però a sé stesso: è stato per voi Gesù uno che ha autorità e non come gli altri maestri?
Io l'ho sempre sentito, fin da quando ero giovane, capite che posso parlare solo in prima persona singolare, vi dico tre aspetti ce ne sarebbero altri, ma questi mi hanno colpito.
Ritengo fondamentale il primo, al tempo di Gesù, ma anche per la mia educazione molto si basava su regole, regolette, mi ricordo, ma forse ricordate anche voi, quando dovevamo andare a Messa, bisognava essere attenti a non bere nemmeno una goccia d'acqua, essersi confessati ecc. Gesù ha messo secondo me un centro, un cuore nel nostro rapporto con il bene, il giusto, ha messo al centro l'uomo, ogni uomo dicendo una parola che ritengo fondamentale: "Non è l'uomo fatto per il sabato, ma il sabato è fatto per l'uomo". Cos'è il sabato? Sono le regole, le leggi, le tradizioni, le religioni, se tutte queste cose servono all'uomo, al benessere dell'uomo, a far crescere l'uomo, a renderlo libero e felice vanno bene, se non servono l'uomo, si possono buttare, parli di Dio in modo che rende triste una persona hai sbagliato, il centro è l'uomo, tutto è a servizio dell'uomo, del benessere dell'uomo, lo ha ripetuto tante volte nel Vangelo.
Il secondo aspetto che volevo mettere in evidenza: Gesù ha detto: quando vi guardate intorno fate attenzione al più piccolo, al più debole, a chi soffre, è lui che deve attirare la nostra attenzione, la nostra premura, è lui che deve essere al centro del nostro interesse, occorre cercare di capire prima di tutto di cosa ha bisogno, perché soffre, come posso aiutarlo.
E fai attenzione a non scandalizzare il piccolo, l'ultimo, a non mettergli paura, a non togliergli la speranza della vita, il peccato più grande per il Vangelo, questo i discepoli l'avevano capito, era scandalizzare qualcuno, scandalizzare nel Vangelo significa togliere la speranza, mi sono accorto che è una cosa importantissima: la scuola fallisce quando toglie la speranza a chi è più debole, la società fallisce quando toglie la speranza agli ultimi, a quelli che arrancano, a quelli che non sono capaci, di loro bisogna preoccuparsi per dargli fiducia e speranza
L'altro aspetto che secondo me Gesù ha messo nel cuore è la gratuità, l'amore gratuito, il bene si fa perché è bene, non per aspettarsi un premio, non per fare un passo avanti, per essere più importanti, il bene si fa perché è bene, perché è bello, è bello quando ci si vuole bene, quando c'è la pace, quando si cammina insieme e il male si evita non per paura del castigo, ma perché è male, perché il male sciupa la vita degli altri, fa soffrire e tutto quello che fa soffrire tu devi evitare.
Della gratuità Gesù non solo ha parlato, ma l'ha vissuta fino alla fine, alla morte in croce, Marco, che ha capito Gesù, inizia il racconto della passione con l'episodio, che forse ricordate, della donna che ha un vaso di profumo e lo spacca per fare una carezza a Gesù, nel momento che sta affrontando, un vaso di profumo preziosissimo spezzato simboleggia l'amore che non fa calcoli, che dona senza aspettarsi niente, ecco questo è il cuore di Gesù, uno che ha autorità.
Allora capite perché mi fa soffrire quando t'arriva addosso una secchiata d'acqua fredda, mi è successo l'altro ieri, stavo preparando qualche cosa da dirvi oggi e mi è capitato di vedere il Papa che parlava a quelli della Rota, sapete quelli dell'annullamento del matrimonio: "Siate bravi, fate processi corti, non fate pagare troppo" siamo nel 2024, sono ormai 2000 anni che Lui ha detto che prima della legge c'è l'uomo, il matrimonio è fatto d'amore, se l'amore non c'è più, il matrimonio è finito, c'è bisogno ancora bisogno dei giudici, sarebbe tempo di dar retta a Gesù Cristo, capire che cosa è essenziale e cosa sono soltanto tradizioni umane, l'essenziale è l'amore, il rispetto, il benessere dell'uomo e le leggi vanno adeguate e in certi casi buttate via, invece di fare un processo cercate di consolare due che non sono riusciti ad amare, fategli una carezza se potete, non fate sciupare soldi, perché per sciogliere un matrimonio, per dichiararlo nullo, ci vuole una cosa sola: soldi, forse Gesù si sarebbe un poco arrabbiato, scusate la mia cattiveria.
Voi conservate da questa predica, se siete d'accordo, solo che Gesù è stato per voi veramente uno che vi ha parlato con autorità e non come i tanti maestri, i tanti preti, che avete ascoltato, compreso don Checco, che è un po' rincoglionito, trovate di meglio.
Il signore ci aiuti.
La suocera di Pietro era a letto V DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 4 Febbraio 2024
con la febbre... Egli si avvicinò, Marco l, 29-39
la fece alzare, la febbre la
lasciò ed ella li serviva
Se cercate anche sui mezzi moderni i miracoli di Gesù difficilmente trovate questo, si va a casa, come avete ascoltato, di Simone, è Pietro, ancora non ha cambiato nome e c'è la suocera di Pietro che ha la febbre, Gesù la prende per mano si alza e si mette a servire, ora guarire dalla febbre l'abbiamo fatto tutti e nessuno di noi è andato ad accendere una candela perché abbiamo avuto il miracolo, Marco, che comincia sottovoce il racconto di quelli che noi chiamiamo miracoli, ma per lui non sono affatto dei segni prodigiosi, è il suo modo di raccontare, lo fa con una cosa piccola, piccola, ma per dire quello per lui è essenziale: un cristiano che non riesce a servire è malato e l'incontro con Gesù ci permette di alzarci e di metterci al servizio.
La parola servizio a molti di voi non piace, cambiatela, trovartene un'altra: condividere la vita, vivere con gratuità, se volete usate anche la parola che invece me non piace: amare, usate insomma la parola che vi piace: rendersi utili, condividere la vita, fare del bene, per Marco questa è la cosa essenziale: essere cristiani significa mettere le proprie capacità, i propri doni, le proprie possibilità in comunione, se tutti mettiamo insieme quello che abbiamo la vita si arricchisce.
Alla fine del Vangelo dirà che dobbiamo essere come Gesù che "non è venuto per essere servito, ma per servire" per donare se stesso, vedete io ho usato tutte parole astratte, perché noi siamo abituati ad una cultura che è fatta di molte parole che troviamo scritte, siamo abituati a leggere, al tempo di Marco, di Gesù, se volevi leggere un libro, normalmente pochissimi, eccetto i ricchi, avevano la loro biblioteca, bisognava andare in Sinagoga, raccomandarsi al rabbino che aprisse l'armadio, doveva tirare fuori con grande attenzione il rotolo e permetteva di leggere, ma nessuno a casa lo aveva.
Questo comporta che la loro sia una cultura orale, bisogna ricordare e allora, se tenete presente questo, capite il linguaggio del Vangelo, in cui trovate parabole che si ricordano facilmente e racconti che sembrano dei fatti, ma sono dei racconti parabolici, ne vedremo 5, sembrano prodigi, assolutamente no e Marco, lo vedrete, inventa delle cose straordinarie per farci capire, nel racconto, che non si legge mai la Domenica, un uomo ha 2000 diavoli dentro, si dovrebbe capire facilmente che è un simbolo, ho ascoltato due giorni fa un signore che per mezz'ora cercava di spiegare come fosse normale avere 2000 diavoli dentro, una legione di diavoli, c'è gente matta nel nostro tempo, ho scoperto con stupore e meraviglia che in Italia ci sono due milioni di persone che pensano che la terra sia piatta, allora tutto è possibile, viviamo in un mondo complicato.
Il mio compito è cercare di farvi capire, per quanto mi riesce, che cos'è il Vangelo, quindi vedete qui abbiamo un segno, non dovete pensare a Gesù che guarisce una persona, Marco ci vuole comunicare, sottovoce perché comincia il suo racconto: se vuoi essere un cristiano guardati dentro, forse hai la febbre, ti sembra di star bene, ma forse non sei capace di condividere, di voler bene, non ti accorgi di chi ti sta vicino, questa è la tua febbre e se incontri Gesù ti puoi alzare e servire se non vi piace la parola, condividere, amare, donare
Poi aggiunge qualche riga per dire cosa intende, sempre raccontando storie, tre cose: andare in giro ad annunciare il messaggio di Gesù, curarsi dei malati e cacciare diavoli.
Non andate a cacciare i diavoli, non li trovate, ma cercate di combattere il male che c'è in questo mondo e ce n'è tanto, il male che è non volersi bene, non voler pensare, non condividere, non rispettare gli altri, ecco per Marco "servire" significa questo: cerca di comunicare i valori che hai dentro, cerca di annunciare Gesù, ma soprattutto curati di chi tribola, di chi soffre, dei malati, della gente che ha il cuore pesante, di chi è in difficoltà e cerca di combattere il male, dentro te stesso prima di tutto e poi intorno a te, perché il mondo sia migliore.
E fa attenzione alla folla, lo vedremo, la folla è l'incubo del Vangelo di Marco, se tutti ti cercano, se tutti ti applaudono scappa lontano, l'avete sentito: tutti lo cercano, andiamo da un'altra parte, la folla che oggi condiziona molti, anche i ragazzi si fanno suggestionare dagli psicopatici, nella storia del mondo spesso prendono possesso del cuore degli uomini quelli che hanno parole affascinanti: ritirati prega e pensa.
Ecco vedete quante cose ha da dire Marco in una paginetta e un altro aspetto volevo farvi notare, per me la ricchezza del Vangelo è proprio questa: sono simboli che ciascuno di noi può interpretare personalmente, io sono costretto a farvi discorsi e voi potete pensare che siano solo miei, quello che ho letto nel Vangelo di Marco, quello è vostro, ciascuno può domandarsi: che febbre ho io, come posso incontrare Gesù, come posso cacciare qualche diavolo, c'è qualcuno intorno a me che soffre? Ognuno di voi è libero e responsabile di interpretare queste parole, io non conto più niente, se sono riuscito a farvi capire che cosa vi dice questo Vangelo poi il Vangelo è vostro e di ciascuno di voi e nessuno può dirvi che come voi lo sentite è sbagliato, se lo avete accolto e compreso con cuore sincero e ciascuno di voi può viverlo solo alla sua maniera, qualche volta si può fare insieme qualche cosa, ma ciascuno di noi vive personalmente, sono io che ho ascoltato e che faccio quello che posso, qualche volta ci riesco, qualche volta non ci riesco, ma Gesù mi starà sempre vicino per dirmi: coraggio possiamo provarci ancora.
Il Signore ci aiuti.
Venne da Gesù un lebbroso: VI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 11 Febbraio 2024
"Se vuoi puoi purificarmi!". Marco 1, 40-45
Ne ebbe compassione e disse:
"Lo voglio, sii purificato!"
Il Vangelo del lebbroso l'avrete spesso sentito commentare e viene presentata la lebbra come il simbolo del peccato, dimenticatelo, del peccato Marco ne parla in un altro capitolo, lo leggeremo domenica prossima, il simbolo, del peccato per lui non è la lebbra, ma la paralisi.
Oggi parliamo dell'uomo che soffre e vi dicevo che c'è qualche cosa di strano in questo racconto, perché gli studiosi ad un certo punto si sono accorti che in qualche manoscritto antico, sapete che il Vangelo all'inizio era scritto sempre a mano, è stato trovato che Gesù davanti al lebbroso invece "si mosse a compassione" "si indignò", qualcuno che copiava evidentemente ha pensato che Gesù non poteva arrabbiarsi, indignarsi davanti a questo povero lebbroso, era meglio mettere "si mosse a compassione" però avete ascoltato più avanti, a quel tempo quelli che copiavano erano molto fedeli, che "ammonendolo severamente, lo cacciò via" Gesù è arrabbiato, qualcuno ha pensato di correggerlo, è sempre pericoloso correggere il Vangelo.
Quello che vorrei dirvi stamattina è che Gesù si indigna e che per noi è essenziale conservare questa indignazione, ma perché Gesù si indigna? Almeno tre motivi: primo, si indigna perché spesso la malattia veniva pensata come una punizione di Dio per qualche peccato, è una cosa che è arrivata fino a noi, una delle parole che più ho ascoltato nella mia vita è: "Padre che male ho fatto perché mi capiti questo?" se ti è successo in un guaio, hai fatto qualcosa di male, abbiamo sentito recentemente anche cardinali, persone importanti nella Chiesa dire che l'AIDS è la punizione di Dio per i peccati, qualcuno lo ha detto anche per il covid, conserviamo l'indignazione, non si può pensare ad un Dio che fa soffrire per i peccati, ho incontrato delle mamme che avevano paura di essere punite nei figli per i peccati che avevano fatto loro, ho chiesto: "Ma in che Dio credi?".
Il secondo motivo è che il lebbroso, come avete ascoltato, è condannato ad essere solo, spesso chi è malato, chi soffre vede gli amici allontanarsi, rimane solo, oggi succede anche negli ospedali, la medicina diventa sempre più tecnica e sembra, ne ho fatto esperienza anch'io personalmente, che manchi un po' di umanità, di qualcuno che ti dica: buongiorno, come sta? molte macchine, tutto si scrive, tutto è preciso, ma manca la vicinanza, l'umanità, la tenerezza, quello che ti fa sentire meno solo, il lebbroso doveva allontanarsi, rimanere solo e questo fa indignare Gesù.
Il terzo motivo è quello su cui vorrei attirare la vostra attenzione: l'indignazione verso la sofferenza, se incontro un uomo che soffre mi debbo indignare, perché la sofferenza è qualche cosa che sciupa la vita, non è stato così nella storia della Chiesa, molte volte si è esaltata la sofferenza, abbiamo tutti ascoltato, si raccontano anche oggi, storie di santi che si flagellano, si mettono il cilicio, fanno grandi digiuni, perché la sofferenza in qualche modo è gradita a Dio, c'è qualche cosa di salvifico nel soffrire, quasi che Dio gradisca che l'uomo offra a lui le sue sofferenze, a me sembra una bestemmia.
Vi racconto una storia per far sentire anche a voi l'indignazione verso l'uomo che soffre, una suora, nota per aver fatto tanto del bene, questo si deve dire, si occupava di malati terminali in India, malati che soffrivano molto, arriva un medico americano: "Sorella queste persone soffrono, perché non gli date qualche antidolorifico, guardi glieli porto io, glieli do gratis, non si può vedere questa gente che soffre" "Ah no, non si può, la sofferenza è gradita al Signore, acquistano meriti, salvano il mondo". Ecco, la suora può essere una psicopatica, ma perché non ha trovato nessun cardinale, nessun prete, nessun Papa che le abbia detto: "Lei non è santa, è matta, se può non far soffrire una persona, non la deve far soffrire, pensare che la sofferenza di un uomo sia gradita Dio è una bestemmia".
Non gliel'ha detto nessuno, lo sapete, ve l'ho detto tante volte, gli psicopatici, i matti non li sappiamo curare, li facciamo santi, ma forse Gesù si arrabbierebbe ancora, si arrabbierebbe perché questa cosa è particolarmente importante, pensateci: in questo paese proprio per la tradizione che la sofferenza in fondo è gradita a Dio, si è fatto ritardo nel parto indolore, si fa ritardo ancora nella terapia antidolore, e i nostri bravissimi deputati non riescono ancora ad approvare la legge del fine vita, devi soffrire, se vuoi morire, non si può, soffri!
Vi siete indignati? Non avete fatto peccato, avete fatto come Gesù, qualche volta l'indignazione è giusta e meritoria, purché ci si indigni per quello che fa soffrire l'uomo, per quello che sciupa la vita, che provoca dolore, il dolore è contrario alla vita e il Dio in cui crediamo, il Dio di Gesù ama la vita, ama la festa, Lui al banchetto di nozze quando mancava il vino ha trasformato l'acqua in vino perché ci fosse festa, non ha mai fatto in modo che un uomo soffrisse un po' di più, la sofferenza offende l'uomo e offende Dio, questo è quello che ho capito io, spero che lo condividiate, ma se non lo condividete, potete aver ragione voi e avete con voi schiere di santi.
Il signore ci aiuti.
Si recarono da lui portando un paralitico. I DOMENICA di QUARESIMA - 18 Febbraio 2024
A causa della folla scoperchiarono il tetto. Marco 2, 1-12
"Figlio ti sono perdonati i peccati"
Domenica scorsa, qualcuno di voi lo ricorderà, parlavamo del lebbroso e dicevamo che per Marco non è lui il simbolo del peccato, Marco pensa che davanti al lebbroso, davanti alla sofferenza dobbiamo conservare la nostra indignazione, la sofferenza dell'uomo non può essere sopportata, dobbiamo cercare di toglierla dove possiamo, come possiamo, in tutti i modi.
Oggi invece Marco affronta il problema del peccato, del male morale, per quello che ho capito, ma c'è voluta tutta una vita, possiamo dividere la pagina che abbiamo letto oggi in due parti, in una troviamo le discussioni dei rabbini e poi dei maestri di morale, dei teologi, che ho ascoltato tante volte, sulla remissione dei peccati: chi può rimettere i peccati, Dio solo? Marco riporta parole comuni allora: il Figlio dell'uomo può rimettere i peccati, ho ripetuto queste parole decine di migliaia di volte, nelle tante confessioni che ho fatto: "Io ti assolvo dai tuoi peccati, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" poi, pian piano mi sono accorto che queste parole non significano assolutamente nulla.
Ci conviene allora affidarci ai simboli che Marco ci propone per comprendere qualche cosa di come possiamo andare al di là del male, del peccato. Per Marco il simbolo del peccato è il paralitico, sa che non sta parlando a degli assassini, a dei ladri, a dei grandi malfattori, ma a gente comune, la gente come noi e sa che il male per noi è non fare, non condividere, non essere capaci di mettere le nostre capacità al servizio degli altri, non essere capaci di arricchire la vita intorno a noi, per gli altri e per noi stessi, per Marco il male è come una paralisi che impedisce di fare, di agire, di donare, di amare.
Possiamo liberarci se incontriamo Gesù e soprattutto la sua Parola, ecco sta parlando, possiamo andare a Lui, lasciarci coinvolgere dai suoi valori, affascinare dai sogni del suo cuore.
Ma ecco il secondo simbolo che Marco ci propone: tra noi e Lui c'è una folla. La folla la troviamo quasi in ogni pagina nel Vangelo di Marco, è il suo incubo e cos'è la folla? Ciascuno di noi può domandarsi: qual è la mia folla? Io la mia la conosco un po', la mia folla è la pigrizia, ma vediamo la folla per che incontriamo: è la mentalità comune che troviamo nella televisione, nei giornali, nei discorsi che si ascoltano in giro: "Ma chi te lo fa fare, perché non pensi a te stesso, amare non serve a niente, è meglio che ciascuno si faccia i fatti propri, perché preoccuparsi degli altri, perché preoccuparsi di chi arriva qui da lontano, ciascuno pensi a sé".
Ecco, pensate a questa folla che a volte, per fare soltanto degli esempi, può essere molto dura pensate a un ragazzo cresciuto in una famiglia mafiosa, come potrà scoprire i valori della giustizia, il rispetto degli altri? O pensate i nostri ragazzi che oggi si trovano intorno, a volte, gruppi di amici in cui c'è molta aggressività, che diventano quasi un branco, uscire dal branco è difficile, quasi impossibile, ecco la folla, che ci impedisce di avvicinarci a Lui, di ascoltare la Parola, di fare in modo che la Parola abbia un significato anche per noi, per la nostra vita concreta.
Marco ci propone ancora un altro simbolo ci vogliono quattro amici, sono loro che possono portare la barella, che possono farci superare la folla, una folla dura da superare e lo dice con un'immagine sconcertante e suggestiva: occorre scoperchiare il tetto, quando ero ragazzo mi dicevano che i tetti di un tempo non erano come i nostri fatti di cemento, si potevano scoperchiare senza troppa difficoltà, immaginate della gente riunita in una stanza e gli scoperchiano il tetto, anche se è di paglia cade giù tutto, scappano, qui è solo simbolo, il tetto scoperchiato esprime la difficoltà di andare oltre la folla.
Gesù si avvicina al paralitico lo prende per mano si alza e può prendere il suo lettuccio e tornarsene a casa, può cominciare a condividere la vita, ad andare oltre la folla, può cominciare a donare, a vivere la tenerezza, la generosità, la gratuità, l'amore.
Allora se vi capita e può succedervi anche oggi di incontrare un sacerdote che dice: "No, non farla così complicata, basta andare a confessarsi: dici i tuoi peccati, il sacerdote ti dice: io ti assolvo dai tuoi peccati, di' tre Ave Marie, no, non funziona così, liberarsi dalle nostre paralisi non è cosa facile, occorre andare al di là della folla, alle volte occorre avere degli amici, l'importante è incontrare Gesù, se ci pensate abbiamo qualche volta ascoltato raccontare dei fatti di amici che possono far incontrare i valori, pensate al carcere dove a volte delle persone che vanno gratuitamente a portare la musica, il teatro, la lettura, il lavoro e possono veramente far scoprire a gente, che forse non ha mai conosciuto la gratuità, il dono che non richiede niente in cambio, far intuire i valori di Gesù, superare il peccato: non basta sentirsi dire: io ti assolvo, è una cosa molto più complessa e qui vedete come comprendendo il Vangelo di Marco e i suoi simboli si scopre tutta la sua straordinaria bellezza, la bellezza di scoprire i valori, di intuire che l'incontro con Gesù può farci liberi, capaci di amore, di dono, di gratuità, di vita.
Il Signore ci aiuti.
Sceso dalla barca subito gli venne incontro II DOMENICA di QUARESIMA - 25 febbraio 2024
un uomo posseduto da uno spirito impuro Marco 5, 1 - 17
Lo dicevo all'inizio, ritengo questo uno dei racconti più belli, più profondi del Vangelo di Marco e mi sono convinto che coloro che hanno scritto il Vangelo lo ritengono forse il più importante, tanto è vero che lo mettono all'inizio del catechismo del Battesimo: se vuoi ricevere il Battesimo pensaci bene, prima devi fare una scelta: l'uomo sano o i maiali, se non scegli l'uomo sano con Gesù non hai niente a che spartire, puoi andartene o meglio gli chiederai di andarsene da un'altra parte come hanno fatto i padroni dei maiali.
Penso che voi siate saggi e sappiate benissimo che qui i diavoli sono soltanto degli elementi folcloristici e simbolici, Marco sperava che quelli che leggevano il suo Vangelo fossero abbastanza intelligenti da pensare che in un uomo non ci potessero stare 2000 diavoli oggi c'è gente che pensa che ce ne possano essere 70 000 dentro un uomo solo, forse è un po' troppo.
Per Marco non soltanto è la condizione essenziale per essere battezzati, ma anche per andare al di là della violenza, del male, di tutto quello che sciupa la vita, bisogna preferire l'uomo sano ai maiali.
Guardate quello che abbiamo letto all'inizio, avete sentito la descrizione di una violenza terribile, quest'uomo che spezza le catene, gira tra i sepolcri, nel mondo della morte, ne parleremo domenica prossima e si percuote con le pietre, fa del male agli altri e a se stesso e pensate a tutta la violenza che c'è nel mondo.
Il posseduto si avvicina a Gesù e i diavoli chiedono di essere mandati nei maiali che poi si precipitano nel lago, arrivano i proprietari dei maiali a vedere che cosa è successo e guardate la genialità assoluta di chi ha scritto questa pagina del Vangelo: "videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente… ed ebbero paura" non avevano paura all'inizio, hanno paura adesso davanti all'uomo sano, perché l'uomo sano costa loro la perdita dei maiali.
Ecco per il Vangelo se vogliamo essere cristiani, di più se vogliamo essere uomini, dobbiamo preferire l'uomo sano ai maiali, cosa significa?
Guardatevi in giro per il mondo, potete cominciare da lontano, l'Africa è piena di ricchezze, ci sono terre rare, diamanti, materiali di tutte le specie che tanti, anche noi, vogliamo possedere e della gente non ci importa niente, poi ce li ritroviamo annegati nel Mediterraneo o che vengono qui e non sappiamo cosa fare, siamo andati a conquistare la loro terra, vogliamo i maiali, vogliamo la ricchezza, il potere, ma degli uomini non ce ne importa niente, pensate alla Russia si pensa al potere, ad un impero e la gente muore, l'uomo sano non interessa.
Ma se volete venire in questo paese, c'è troppa gente in Italia che preferisce i maiali e la sanità pubblica, che era uno dei nostri vanti, si sta degradando, sembra sempre di più che preferiamo i maiali all'uomo sano, alla salute della gente.
A questo punto ciascuno di noi deve fare la sua riflessione: quali sono i miei maiali, quando preferisco i maiali, la pigrizia, i soldi, la tranquillità, all'uomo sano, al rispetto, alla tenerezza, all'aiuto verso l'altro?
Ecco quello che ci dice, con questi simboli straordinari, questa pagina, rileggetela, non si legge mai la domenica, c'è tutto il folklore di un mondo antico, pieno di diavoli, ma al di là del folclore c'è un messaggio, se ho capito, fondamentale: se volete essere cristiani, di più se volete essere uomini, se vogliamo andare al di là della violenza, di tutto quello che provoca morte, di tutto quello che sciupa la vita, dobbiamo preferire l'uomo sano ai maiali, dobbiamo preferire l'uomo sano al denaro, alla ricchezza, al potere.
L'uomo, questo ci ha insegnato Gesù, è la cosa più preziosa che c'è, non c'è niente di più prezioso dell'uomo, l'uomo sano, che ragiona bene che è pacificato, è la condizione della pace, della giustizia, della vita libera, tutto questo ci dice questa straordinaria pagina del Vangelo, spero proprio di avervelo saputo comunicare, lo devo a chi ha scritto il Vangelo di Marco, secondo me è gente che non ha dormito per notti intere per comunicarci i valori essenziali e lo fa con immaginazione, con fantasia, per comunicarci le cose che possono farci vivere una vita migliore, più bella, in cui ci sia pace, giustizia, ma dobbiamo preferire l'uomo, ogni uomo, alle cose.
Il Signore ci aiuti.
"La bambina non è morta ma dorme" III DOMENICA di QUARESIMA - 3 Marzo 2024
E lo deridevano… Marco 5, 22 - 43
Penso sia difficile per qualcuno di voi comprendere che abbiamo parlato del Battesimo, non siamo abituati al linguaggio che usavano i primi cristiani, soprattutto al linguaggio che usa Paolo l'apostolo nelle sue lettere, per Paolo il Battesimo è un passaggio dalla morte alla vita, chi sceglie di essere cristiano deve lasciare il mondo della morte, del male, il mondo che il Vangelo di Marco identifica soprattutto con il mondo della violenza.
Ricordate domenica scorsa abbiamo letto l'introduzione al discorso battesimale, parlava di un indemoniato furioso, che viveva tra i sepolcri, si aggirava tra le tombe, lo ripete due volte, è il mondo della morte ed è descritto con la violenza di quest'uomo che spezza le catene, si percuote con le pietre, è il mondo della morte, da questo mondo il cristiano deve uscire, deve lasciarsi dietro le spalle tutto quello che sa di violenza, che sciupa e umilia la vita dell'uomo, per vivere, deve scegliere la vita, amare la vita.
Il Vangelo Domenica ci diceva con un racconto suggestivo che c'è una conditio sine qua non, una condizione essenziale, si può fare soltanto se preferiamo l'uomo sano ai maiali, tenetelo sempre davanti questo principio di Marco, ci aiuta a capire il mondo, per scegliere di seguire Gesù dobbiamo preferire l'uomo sano ai maiali, se preferiamo i maiali non cesserà la violenza, è la condizione della pace, della giustizia.
Il Vangelo di Marco oggi ha da dirci due cose e lo fa attraverso il racconto di due donne, sono tutte e due alle prese con la morte, una è proprio morta, la figlia di Giairo il capo della Sinagoga, l'altra donna sta morendo perché perde sangue e per l'antico mondo ebraico il sangue è la vita, quindi questa donna sta morendo, la vita se ne sta andando da lei.
Il Vangelo sottolinea due aspetti, vediamo prima quello che nella pagina che abbiamo letto è il secondo: Gesù arriva alla casa dove c'è la ragazza morta e dice che non è morta e tutti lo deridono, sottolineate questa derisione, Gesù dice che si può credere nella vita, è possibile che questa donna esca dal mondo della morte.
Stiamo parlando del Battesimo, della vita cristiana, se quando vi dicono che si può fare la pace, si può amare voi ridete, pensate che sarebbe bello amare la pace, ma il mondo è fatto così, è solo violenza, solo morte, ognuno pensa a se stesso, non si può credere nel bene, è un'illusione, un sogno, l'abbiamo sentito ripetere spesso, forse qualche volta forse l'abbiamo sentito anche dentro di noi, ma non si può ridere, se ridi non puoi credere nella vita, non puoi seguire Gesù, non puoi liberarti dal mondo della morte, dalla violenza, da tutto quello che sciupa la vita, devi credere nella vita è la condizione perché si possa passare dal mondo della morte a quello della vita.
Quando vi dicono che la fede è credere in una serie di verità astratte: la Trinità, l'Incarnazione ecc. fede è credere nella vita, nell'amore, nel bene, essere battezzati significa credere che Gesù ha ragione, che la vita può essere più bella, migliore soltanto se siamo capaci di amare, se crediamo nella vita, nel bene, nella pace, se crediamo negli altri, se ci crediamo veramente, se ridiamo, se ci sembrano soltanto illusioni abbiamo perso la fede e questo vale anche per chi è stato battezzato da bambino, come penso tutti noi.
Il secondo episodio ci dice un'altra cosa, è quello che Marco ripete in tutte le forme, perché è quello che ha capito di più: siamo stretti nella folla, ci condiziona, ci stringe, anche Gesù è stretto dalla folla e questa donna deve strapparsi da questa folla, avere il coraggio di uscire, di buttarsi ai suoi piedi, non basta toccarlo di nascosto, deve uscire dalla folla, avete ascoltato Gesù si guarda intorno, guarda negli occhi questa donna, deve uscire, lasciare il mondo della morte.
Questa folla stringe anche noi: "Chi te lo fa fare, perché ti preoccupi, perché ci credi?" questo ce lo dicono quasi ogni giorno la televisione, i giornali, la gente che incontriamo, e sembra che tutto sia difficile, impossibile, ne parlavamo la volta scorsa, è difficile rendere migliore la sanità, è difficile percorrere la via della pace, rischiamo tutti di essere presi da questa folla e non fare quello che ciascuno di noi può fare perché la vita sia migliore, magari nelle piccole cose intorno a noi e se possiamo anche partecipare a fare un po' migliore il mondo che ci circonda, ci rimane difficile qualche volta ci smarriamo, ci scoraggiamo e ci facciamo anche noi prendere da questa folla.
Bisogna uscire, sentirsi liberi, capaci di credere nella vita con tutta la nostra passione, soprattutto questo è essere cristiani, non seguire pratiche, credere in dogmi, per il Vangelo di Marco essere cristiani significa credere nella vita, nella possibilità di uscire dal mondo della morte, nella possibilità di seguire Gesù, perché la vita sia più bella e migliore.
Il Signore ci aiuti.
"Non è costui il falegname, il figlio di Maria… IV DOMENICA di QUARESIMA - 10 Marzo 2024
Ed era per loro motivo di scandalo Marco 6, 1-33
Ricordate, leggevamo domenica scorsa: "E disse di darle da mangiare", finisce così il catechismo sul Battesimo e indica che comincia quello sull'Eucarestia.
Quello che facciamo qui è il segno che Gesù ci ha lasciato per far memoria di lui e Marco sente il bisogno di fare una premessa a quello che è anche negli altri Vangeli il vero catechismo sul sull'Eucaristia: il racconto della moltiplicazione dei pani.
Marco ha bisogno di dirci qualcosa, ci ho messo una vita per capire che cosa, mi sembra di poter fermare la vostra attenzione su tre aspetti, voi rileggetelo, cercatene altri.
Il primo: chi c'è in mezzo a noi? Un potente, uno che ha grandi parole, che fa cose straordinarie, che compie grandi miracoli, che dice che ci risolverà ogni problema, uno dei tanti psicopatici della storia che hanno afflitto anche la vita della Chiesa… no, un falegname, uno del villaggio, ci sono sua madre, i suoi fratelli, li conosciamo tutti, gente normale, c'è Lui ed è motivo di scandalo.
Veniamo ad ascoltare il falegname e non è semplice capire che ha da dirci parole che nessuno dice, solo Lui e qualche volta la sua parola ci scandalizza, ci spiazza, Marco ci dice che quando veniamo in chiesa non possiamo aspettarci il santone, colui che fa grandi prodigi, no, solo il falegname di Nazareth.
E noi chi siamo? Siamo discepoli Gesù, ci ha detto di andare in giro senza niente, senza sacca, senza denaro, non si annuncia l'Evangelo con il potere, con i soldi, con la forza, con le armi, lo abbiamo fatto per tutta la storia della Chiesa e quando si va in giro spesso nessuno ascolta e si può solo andarsene e scuotere la polvere dai piedi.
E poi c'è Erode, perché dobbiamo parlare di Erode quando ci raduniamo qui? Perché Erode è presente nel mondo, nel Vangelo è il simbolo della violenza, del male.
Ma qui c'è un Erode stranissimo, solo Marco ne parla così, c'è voluto un po' di tempo per capirlo, avete ascoltato, lo rileggo: "Temeva Giovanni sapendolo uomo giusto e santo e vigilava su di lui, nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri" sembra una specie di santo, apprezza Giovanni, lo ascolta volentieri.
Poi fa una promessa, anzi un giuramento, giura più volte e si ritrova nel banchetto in cui c'è tanta gente. tutti i notabili del suo tempo, ecco un giuramento e la gente, la folla.
Erodiade gli chiede la testa di Giovanni "il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporre rifiuto e subito mandò una guardia…" Marco ci dice e ce lo ripete qui, quando sta per parlarci di cosa facciamo la Domenica: attenzione c'è qualcosa da cui dovete stare lontani, per il Battesimo ricordate, ci ha detto: dovete preferire l'uomo sano ai maiali, qui: fate attenzione a due cose il "giuramento": la legge, la tradizione, le regole, i principi, la natura e la folla, da qui spesso viene il male
Sono i due incubi di Marco, spesso facciamo il male perché non riusciamo a pensare con la nostra testa, ad essere liberi, ci facciamo condizionare dalle regole, da quello che si è sempre fatto, dall'ideologia, dalla tradizione, dalla legge, qui c'è quello che per Marco è il principio fondamentale dell'Evangelo, il principio del sabato: "non è l'uomo fatto per il sabato, il sabato è fatto per l'uomo" e poi la "folla", ci lasciamo condizionare dalla mentalità comune.
Dunque, per concludere tre cose: qui tra noi c'è Gesù, il falegname di Nazareth, il figlio di Maria, un uomo come noi, è difficile capire il suo linguaggio, intuire che dietro il falegname c'è la parola più bella e più grande della storia del mondo
Noi siamo povera gente, non abbiamo potere, non abbiamo soldi, non abbiamo parole straordinarie, dobbiamo comunicare l'Evangelo nella gratuità più totale
E c'è Erode il rischio cioè di lasciarci condizionare dalla folla e il rischio che per noi più che l'uomo concreto che ci sta davanti contino la tradizione, le regole, i principi, lo stato, la religione che ci fanno mancare di rispetto a quest'uomo che per Marco è l'unica cosa sacra.
In questa situazione così complicata cosa possiamo fare, cosa ci ha lasciato Gesù? Una cosa piccola, piccola, ma fondamentale, un simbolo, ne parleremo la prossima volta: un pezzo di pane da spezzare e condividere, se siamo capaci di spezzare il pane e condividerlo, se ciascuno di noi sa mettere insieme quello che ha, poco o tanto non importa, se lo condividiamo la vita si moltiplica, allora abbiamo realizzato il sogno di un mondo in cui non contano il potere, la forza, in cui non contano le regole le leggi la folla, conta soltanto il benessere dell'uomo, la pace, ma perché questo sia possibile dobbiamo far memoria di Lui e condividere il Pane, Domenica prossima ci ritorneremo.
Il Signore ci aiuti.
Prese i cinque pani e i due pesci, alzò V DOMENICA di QUARESIMA - 17 Marzo 2024
gli occhi al cielo, recitò la benedizione, Marco 6, 34-44.
spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli..
Abbiamo ascoltato questi due testi, prima vorrei attirare la vostra attenzione sulla Lettera di Paolo è scritta negli anni 50, probabilmente 54-55, mentre il Vangelo è scritto circa vent'anni dopo, quindi quello che abbiamo nella Lettera di Paolo è il primo racconto della cena in cui Gesù ha lasciato questo segno, ripetendo, come avete ascoltato, due volte: "Fate questo in memoria di me".
Gesù ha voluto lasciarci un segno in cui ci potessimo riconoscere, che esprimesse in qualche modo la realtà più autentica dell'essere suoi discepoli, il cuore stesso della vita cristiana.
Avete ascoltato come Paolo riesce in questa Lettera a cogliere il senso di questo segno, Paolo usa parole molto forti, sono le più dure che ci sono nella sua Lettera: "Il vostro non è più un mangiare la cena del Signore… volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio". Perché parole così dure? I cristiani di Corinto quando si radunano non riescono a condividere il cibo, ognuno mangia quello che ha portato e si manifesta la divisione tra chi ha molto e chi non ha niente e non sanno condividere.
Se non sapete condividere, dice Paolo, non è più la Cena del Signore, disprezzate la Chiesa di Dio: è il senso dell'Eucaristia, noi l'abbiamo circondata di regole, regolette, penso che molti di noi, qui abbiamo tutti una certa età, siamo stati educati all'Eucarestia facendo attenzione a non bere, a confessarci, a non masticare l'ostia, nessuno ci ha detto: se non condividi quello che sei, quello che hai non celebri la Cena del Signore.
Vivere come Gesù ci ha insegnato, significa condividere, mettere in comune, è il senso del nostro essere qui insieme e non vale soltanto per noi, ma per il mondo, per la vita dell'uomo, pensate, se gli uomini sapessero mettere in comune, se riuscissero a non pensare solo a possedere, ad appropriarsi, a rapinare, a diventare sempre più potenti, non ci sarebbero guerre, non ci sarebbe fame, sulla terra c'è pane per tutti se si condivide.
Questo è ripetuto nel racconto della moltiplicazione dei pani, pensate come volete, potete pure pensare che sia accaduto che da cinque pani si siano sfamate 5000 persone, ma non affaticatevi troppo, sono simboli e probabilmente è proprio da questa Lettera di Paolo che qualcuno ha inventato quel racconto: c'è gente che ha fame e cerca Gesù e la sua Parola e come si può sfamare tanta gente? I discepoli consigliano a Gesù di lasciare che ognuno vada a cercarsi il pane, ma Lui dice: dateglielo voi, ci sono solo cinque pani, ma se si sa metterli in comune il pane si moltiplica, la vita si moltiplica, è il cuore della Eucaristia, il cuore della fede, della vita, per quello che ho capito, quando usciamo di qui portiamoci nel cuore quello che abbiamo celebrato, questo che è fare memoria.
Poi l'Eucarestia è stata caricata di altri significati che sembravano più grandi: si è interpretata la morte di Cristo come un sacrificio espiatorio, un mio antico maestro, per mia fortuna, ci diceva che non è il dolore, la morte, il sacrificio che salvano, è l'amore che salva, l'amore che si fa condivisione, si fa vita donata.
Hanno aggiunto anche la remissione dei peccati, ma secondo me, non ha nessun senso dire che l'Eucarestia rimette i peccati, vuol dire che possiamo dimenticare i peccati? Nel mondo c'è tanta violenza, tanta sopraffazione, tanto sfruttamento, c'è gente che pensa solo ad arricchirsi e a sfruttare il prossimo, tutto questo peccato non si toglie perché uno ti dice: "Io ti assolvo" si supera se troviamo il coraggio di condividere, questo celebriamo qui ogni Domenica, spezziamo un pane e lo condividiamo, un piccolo semplice segno.
Non ascoltate se si dicono di faee attenzione a non masticarlo o altre sciocchezze, è un segno, il simbolo di qualche cosa che dovrebbe riempire la nostra vita come ha riempito la vita di Gesù, di Lui facciamo memoria, è venuto per condividere con noi totalmente se stesso, per donarci la sua Parola, la sua vita, il suo stare con noi, il suo condividere e noi questo celebriamo e ci diciamo che c'è un unico modo per rendere la vita più bella, che ciascuno di noi metta in comune quello che ha con semplicità, il sorriso, la parola, lo stringersi la mano, il fare ognuno il proprio lavoro al servizio degli altri, qualunque lavoro, tutto è bello se è condiviso, se ci mettiamo l'uno al servizio degli altri, se cerchiamo di camminare insieme, di aiutarci, se sappiamo condividere la vita, è questo quello che Gesù ci ha lasciato qui con un segno piccolo, un pezzo di pane che condividiamo tra di noi, segno di vita donata e condivisa, segno d'amore.
Il signore ci aiuti.
Portarono l'asinello da Gesù, vi gettarono sopra Domenica delle Palme - 24 marzo 2024
i loro mantelli ed egli vi salì sopra… Marco 11, 1-10
Per noi è difficile, direi quasi impossibile cogliere tutta la provocazione che c'è in questo racconto, per i primi cristiani era molto più semplice, molti di loro erano ebrei, erano andati tante volte a Gerusalemme e tante volte avevano fatto quella strada fin da quando erano ragazzi e sentivano raccontare gli ingressi del re a Gerusalemme, quando veniva consacrato si organizzava il grande corteo, il re sul cavallo bianco, la spada sguainata, tutta la sua corte con i grandi paramenti di lusso, tutti i soldati, canti, suoni e molti ebrei al tempo di Gesù aspettavano un re glorioso che venisse a liberarli dai romani, non ne potevano più dell'oppressione romana, dovevano pagare tasse altissime, c'era molta violenza, aspettavano il liberatore glorioso, il Messia promesso, tutti lo aspettavano con ansia.
Ed ecco Gesù, il falegname di Galilea che chiede, è certamente un racconto simbolico, un asinello, l'asino tutti ce l'hanno, è l'animale del servizio quotidiano, è dunque la rinuncia al potere, alla gloria, al fasto, alla potenza, dobbiamo accogliere Dio che si fa servizio, che si mette accanto agli ultimi, con la povera gente, Dio che non ha potere, non fa prodigi, non cambia le storie del mondo, ci cammina accanto e ci dice: avanti che ciascuno si procuri il suo asino e si metta al servizio come ho fatto io.
Ma quello che ci hanno promesso, le grandi attese, la gloria, il potere? No, l'asino è il protagonista di questa storia, avete ascoltato quante volte si parla del piccolo asino, credo che in molte celebrazioni della Domenica delle Palme nella storia della Chiesa se i Papi, i vescovi e i cristiani avessero ascoltato veramente, avrebbero smesso di celebrare, stavano benedicendo eserciti, esercitando il potere, di ogni genere, ci siamo scordati l'asino, ma se ci siamo scordati l'asino ci siamo scordati Gesù, perché Lui viene sull'asino, oggi avevo pensato di togliere anche questi paramenti, poi magari qualcuno di voi si scandalizza se vengo senza niente, senza nessun segno di potere, di sacralità e non posso avere l'asino qui, oggi non abbiamo niente che sia simile all'asino, per gli uomini antichi era l'animale che faceva tutto, portava i pesi, serviva ogni giorno, senza l'asino non si poteva vivere, Gesù sale sull'asino, per la Chiesa, per i cristiani, qualche volta anche per me, rinunciare al potere, al potere della parola, al potere di sentirsi migliore degli altri, non è cosa semplice eppure soltanto se si accetta fino in fondo l'asino si può essere cristiani e seguire Gesù.
Il Signore ci aiuti.
Gesù dando un forte grido, spirò. Il centurione avendolo visto spirare Marco 15, 22-39
in quel modo disse: "Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!".
Fermiamoci un momento a contemplare la Croce, è lo scandalo in mezzo a noi, manifesta tutta la bruta, stupida, terribile violenza dell'uomo, gente sfregiata, bambini violentati e uccisi, stragi bombe, l'uomo che si accanisce contro l'uomo e fa violenza, ma lì abbiamo anche un martire, Lui che ha saputo amare fino in fondo, essere fedele, non è fuggito, ha saputo donare pienamente se stesso.
E intorno a quella croce avete ascoltato le voci le voci degli ebrei, ma sono le voci anche di molti cristiani: "Se sei Dio scendi e allora crederemo, se sei Dio impedisci la violenza il male, se sei Dio fa che finiscano le guerre" non è sceso, la violenza non è finita, è lo scandalo che noi cristiani facciamo fatica ad accettare, su quella croce si manifesta un Dio non onnipotente, Dio che non può risolvere i problemi del mondo, non può togliere né le malattie, né la guerra, né la violenza, né l'odio, Lui è venuto perché noi trovassimo il coraggio di farlo, ma dobbiamo accettare Lui.
Un grande profeta del secolo scorso Dietrich Bonhoeffer diceva che dobbiamo imparare a parlare di Dio in un mondo che non ne ha più bisogno, il mondo in cui viviamo non ha più bisogno di Dio perché cura da solo le malattie e noi continuiamo a pensare ad un Dio onnipotente che possa curarci, ma questo Dio non esiste, dobbiamo accettare questa Croce.
Avevamo due indicazioni, potete chiamarli due simboli: un asino e la Croce, questo ci permette di accogliere Dio nella nostra vita, viene a condividere con noi la vita nei bassifondi della storia, un Dio che si lascia inchiodare sulla croce e non scende, un Dio che si fa servizio, che sceglie l'asino, la vita quotidiana, il servizio di ogni giorno, un Dio che dona la vita.
Questo è quello che possiamo fare, ma dobbiamo smetterla di cercare ancora il potere, la forza, le folle che si assemblano e applaudono, in questi anni del mio sacerdozio, sono 63 ormai in questo paese abbiamo fatto santi i Papi, non i martiri, i preti che si sono sacrificati per combattere la mafia, don Diana e altri, non sono santi i nostri laici che sono stati uccisi per amore della giustizia, sono santi Papi che radunano folle, cercano il potere, ma questo non è Cristo, qui non c'è né asino, né croce, qui c'è la volontà del potere, la ricerca delle folle, dell'applauso, Lui è venuto su un asino, come segno di servizio, di vita donata ed è stato fedele fino alla morte e alla morte di croce e questo significa che dobbiamo amare il servizio quotidiano, la vita donata e se dobbiamo onorare qualcuno onoriamo i martiri, quelli che hanno il coraggio di essere fedeli, di dare la vita, non chi riceve l'applauso, chi fa molti miracoli, non esistono miracoli, esiste solo il servizio quotidiano, solo il coraggio dell'amore.
Portiamoci a casa tutti un asino e una croce, è la nostra fede, ma guardate che in quell'asino e in quella Croce c'è tutta la bellezza, lo splendore dell'amore dell'uomo che dona se stesso, che procura intorno a sé pace e serenità e gioia, che fa più allegra, più bella la vita di chi gli sta intorno, questo è il nostro compito, non c'è un Dio che ci risolve i problemi, non possiamo confidare nei miracoli, non possiamo pregare Dio perché tolga le malattie e ci dia la pace, questo Dio non esiste, la croce ce lo dice, ce lo grida ogni giorno "se sei Dio scendi", a noi è affidato questo mondo, a noi è affidata la pace, a noi è affidato il servizio, la vita condivisa, il compito di amare.
Il Signore ci aiuti.
"Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. DOMENICA di PASQUA - 31 Marzo 2024
È risorto, non è qui." Marco 16, 1-8
È il racconto della Risurrezione che si trova nel Vangelo di Marco, forse non lo avete mai ascoltato, perché non si legge mai a Pasqua, il Vangelo di Marco nella Chiesa non è amato, è troppo sobrio, qualcuno di voi sa che per me è il Vangelo e sono sempre rimasto colpito da queste donne che se ne vanno impaurite e non dicono niente a nessuno, loro hanno visto la tomba vuota, hanno ascoltato l'annunzio, ma non sanno cosa dire, penso che quelli della comunità di Marco pensino che ogni comunità, ogni cristiano ha la sua esperienza della Risurrezione, soltanto un'esperienza profonda, viva personale può dire qualche cosa.
Se leggete i Vangeli vedete che mentre il racconto della passione e della morte è quasi eguale in tutti e quattro, per la Risurrezione tutto è diverso, oggi non avete ascoltato né le storie di Maria di Magdala, che vede Gesù e vuole toccarlo, né Tommaso che vuole mettere la mano, né i due di Emmaus, li leggeremo nelle prossime domeniche, qui non c'è niente, soltanto queste donne impaurite che non dicono niente a nessuno, io mi sento come queste donne, mi sembrerebbe quasi di non aver niente da dirvi, voglio però comunicarvi la mia esperienza, sperando di suscitare in voi il desiderio di trovare nel profondo della vostra esperienza cristiana cosa poter dire della Risurrezione di Gesù.
La prima cosa che vorrei dirvi è una cosa che mi porto dietro ormai da tanti anni: una delle nostre catechiste, un po' incosciente, aveva domandato ai suoi bambini che si preparavano alla prima Comunione: cosa significa per voi che Gesù è risorto? E uno ha risposto: "Che aveva ragione Lui!" Secondo me è la più bella definizione della Risurrezione, non ha ragione la violenza che inchioda un uomo su una croce, non ha ragione il male, ha ragione l'amore ed è l'amore che risorge, è l'amore che può far crescere e moltiplicare la vita.
La seconda cosa che posso dirvi è che Gesù vive nella memoria che abbiamo di Lui, la mia vita è stata riempita della memoria di Gesù, è quello che ha detto nell'ultima Cena, lo ripetiamo tra poco: "Fate questo in memoria di me". Memoria di Lui, memoria dei suoi sogni, dei suoi pensieri, di quello che ha fatto, di quello che credeva, dei suoi gesti, del suo interpretare la vita, il mondo, il rapporto con il Padre, tutte queste cose vivono in me, come vive in me la memoria delle tante persone che hanno accompagnato la mia vita e non ci sono più, che ho amato, che mi hanno dato qualche cosa e le sento vive dentro di me, sento che in qualche modo continuano a vivere nella mia esperienza, continua a vivere quello che mi hanno comunicato, che mi ha fatto crescere, sento che continua a vivere l'amore di cui mi hanno circondato, che ha costruito quello che sono, quindi chi non c'è più vive certamente nella nostra memoria, guai a perdere memoria delle persone che abbiamo amato, penso che se non riusciamo più a ricordare quelli che ci hanno amato non vale la pena di vivere.
Ma se mi chiedete: c'è qualcosa di più che puoi dirci, qualche cosa dell'oltre, dopo la morte c'è la vita? Vi dico che non posso dirvi nulla, non so nulla, non posso immaginare nulla, non posso vedere nulla, non posso capire nulla, la vita fuori del tempo e dello spazio, fuori della materialità in cui viviamo, per me è inconcepibile, ma è possibile che ci sia una vita? Non lo so.
Si può dire qualche cosa dell'oltre? Certo si può dire tantissimo, Dante ha fatto noi italiani famosi nel mondo costruendo un poema straordinario, in cui dice tutto dell'aldilà, ma se lo leggete attentamente vedrete che parla di questa vita.
Oltre la morte c'è una vita e che vita è? Questo è affidato alla fede ed è puro affidamento, l'affidamento di Gesù nell'ultima parola sulla croce: "Padre nelle tue mani affido la mia vita" pura fede, puro affidamento, senza sapere niente, è un affidarsi nelle mani del Padre, un affidarsi nell'oltre, nella pienezza dell'essere come dicono gli orientali, puro affidamento, anche il professor Serianni che conosceva bene Dante era d'accordo con questo, una volta mi ha detto. "Sì, don Checco è puro affidamento, possiamo solo affidarci, senza vedere".
E allora, vedete, per concludere, il futuro non possiamo che affidarlo nelle mani di Dio, senza sapere, ogni volta che andate in Chiesa e ascoltate i nostri buoni preti che vi dicono ad un funerale che la persona sta in Paradiso e adesso vede Dio, se pensate che sono parole che non significano nulla e vi trovate sgomenti, non vi preoccupate, nessuno sa, è puro affidamento.
Ma una cosa dobbiamo sapere, se il futuro è affidato alle mani del Padre, a noi è affidato questo tempo, a noi, non solo a me, ma a tutti noi è affidata la Risurrezione, noi dobbiamo fare in modo che Gesù viva, che vivano i suoi pensieri, i suoi sogni, che ancora la sua realtà abbia senso in questo mondo: credere nell'amore, nella giustizia, nel bene, nell'attenzione agli altri, ai piccoli, agli ultimi, credere nella vita condivisa, donata, camminare insieme, qui celebriamo Gesù che vive, spezzando lo stesso Pane facciamo memoria di Lui, ci nutriamo di Lui, per essere una cosa sola, che vive nell'amore tra di noi e con ogni uomo, perché questa è l'unica realtà vera e profonda della vita dell'uomo, la vita è bella è buona se siamo capaci di condividere, di donare, di amare, di vivere la tenerezza, la gratuità, il dono, cercando tutto quello che è bello nel cammino della vita.
Il signore ci aiuti.
"Perché mi hai veduto tu hai creduto; beati II DOMENICA di PASQUA - 7 Aprile 2024
quelli che non hanno visto e hanno creduto!" Giovanni 20, 19-31
Non so se la vostra esperienza è simile alla mia, ma qui abbiamo un po' tutti un'età avanzata, quando ero giovane ho sentito tante volte rimproveri sulla incredulità di Tommaso, che non si fida degli altri discepoli, che vuole mettere la mano, tutti mi dicevano che bisogna credere, fidarsi degli altri, soprattutto delle autorità della Chiesa, dei preti, dei papi, quando facevo domande e non capivo mi dicevano è un mistero, devi credere, poi crescendo qualcuno mi ha comunicato l'importanza di pensare con la propria testa, ho imparato a leggere tante cose e mi hanno molto colpito dei sonetti di Gioacchino Belli feroce contro quel modo di essere cristiani per cui "nun s'ha da pensa', ma s'ha da crede", no bisogna pensare.
Ho cominciato tante prediche, qualcuno me lo ha anche rimproverato: "E se avesse ragione Tommaso" se avesse ragione chi vuole toccare, vedere, chi non si fida degli altri.
A un certo punto mi sono accorto di essermi sbagliato perché nella Chiesa c'è tanta, troppa gente che dice che si può toccare, si può avere la prova, non so se anche voi, come me, siete stati afflitti da tutti quelli che parlano della Sindone, ti parlano degli scienziati che la studiano, ci sono un'infinità di libri sulla Sindone e recentemente sentivo che nella parrocchia vicina hanno fatto la via crucis Sindonica, quindi la Sindone è ancora importante, si fanno analisi sul tessuto, sembra del 1200, ma sono bugie per altri scienziati, recentemente mi è arrivata sul telefono la pubblicità di un libro in cui due autorevoli scienziati francesi hanno scritto che la fisica moderna dimostra l'esistenza di Dio.
Un tempo c'era una pietà più popolare, le apparizioni, i miracoli e in quasi tutti i santuari ci sono dei gruppi di medici che studiano per vedere se nel miracolo c'è l'intervento di Dio e quindi è un motivo di credere e sapete che per fare un Santo ci vogliono almeno tre miracoli, un ragazzo che ho conosciuto ormai tanto tempo fa, ma che mi è rimasto impresso, era una ragazzetto sveglio, mi direbbe oggi: ha fatto solo tre miracoli e lo fate Santo, ma quello è un delinquente, se uno può fare miracoli e ne fa solo tre o quattro mettetelo in galera, io ho tradotto, allora diceva: "Se uno può fare miracoli, ma li fa molto raramente non è un Santo ma un delinquente", ha perfettamente ragione.
Ma allora la fede non si può dimostrare, Tommaso ha torto perché vuole avere la prova, ma la prova di che? Vedete, non posso farlo, ma se potessi far apparire qui Gesù tutti potreste vedere e convincervi, ma cambierebbe qualcosa per voi? Nulla, perché avere fede non significa sapere che Gesù è qui ed è risorto, ma vivere di Lui.
L'amore, la libertà, la giustizia, la tenerezza, la gratuità non si possono toccare, nessuno vi può dimostrare l'amore, la libertà, la tenerezza, l'attenzione agli altri, la vita condivisa, queste cose si vivono e la fede è questo.
Penso che se siete qui non dubitate che Gesù sia esistito, sia morto, viva in qualche modo, certamente vive nel mio cuore e nel vostro cuore e questa è la fede.
Aver fede è cercare di vivere come Lui ha vissuto, vivere i suoi valori, i suoi sogni, i suoi pensieri, vivere l'attenzione agli altri, la tenerezza, la gratuità, il dono, questo è avere fede, ecco perché Tommaso non può toccare, quando ha toccato e poi esce deve chiedersi: adesso come posso essere come Gesù, tentare di vivere come Lui, perché solo questo mostrerà che ho fede, sapere che Lui c'è, toccare, questo non è avere fede, la fede è fattiva, è operare, è vivere, fare, se prego con un amore sconfinato, se ho delle visioni e poi non voglio bene a qualcuno non ho fede, di Gesù non ho capito niente.
Se voglio bene alle persone che incontro, alla gente con cui vivo e non ho visioni, se ho dubbi nel cuore e non riesco a pensare ad un oltre, ad un'altra vita, se non so che cosa sia la Risurrezione, ma cerco di vivere la gratuità, la tenerezza, se penso che Gesù ha ragione, se cerco di vivere come Lui allora ho fede, tutto questo non si può toccare.
Se penso che se Gesù venisse qui e potessi come Tommaso toccare allora la mia vita cambierebbe e avrei più fede, è un'illusione, perché la fede è fatta di gesti quotidiani è fatta di vita, di condivisione, di cercare di volerci bene, a volte anche di avere tanta pazienza, mi capitava di sentirlo anche poco fa, prima della Messa, la vita è un fatto anche di pazienza, l'amore è fatto di pazienza, così la fedeltà, l'attenzione agli altri e Gesù di pazienza ne ha avuta tanta con i suoi discepoli, ce l'ha con me, non so se posso coinvolgervi, qualche volta pure con voi, ma ci vuol bene così come siamo, sennò dovrebbe cercare un altro pianeta, noi siamo così, povera gente, ma cerchiamo di credere nella giustizia, nel bene, nella tenerezza, nell'amore, questa è la fede e non si può toccare e non ci sono segni, non ci sono miracoli e visioni e non c'è una Sindone da dimostrare e la scienza serve per altre cose e quelli che sprecano tempo a scrivere sulla Sindone farebbero bene a occuparsi, che so, del cancro o del diabete o dell'alzheimer, sarebbe molto meglio, è molto più importante.
Il Signore ci aiuti.
Sconvolti e pieni di paura, III DOMENICA di PASQUA - 14 Aprile 2024
credevano di vedere un fantasma Luca 24, 35-48
Avete ascoltato attentamente, Gesù vuole convincere ai suoi discepoli che Lui è veramente risorto con il suo corpo: "Toccatemi" e poi siccome hanno ancora dubbi: "Avete qualcosa da mangiare?" Gli offrirono una porzione di pesce arrostito, lo prese e lo mangiò.
Una domanda per voi: "Dov'è andato al gabinetto?" Se pensate che sia diventato matto siete in buona compagnia, è quello che ho pensato io, insieme ai miei compagni di studio, più di sessant'anni fa, quando il professor de Broglie, un vecchio gesuita che era professore alla Sorbona, veniva da Parigi, ci ha fatto questa domanda, lo abbiamo guardato stupefatti, gli abbiamo chiesto se era diventato matto e ci ha detto che pensava di no: "Vorrei che vi rimanesse impresso quello che cercherò adesso di dirvi, siete giovani e c'è qualche cosa che è importante per la vostra vita di preti, ascoltatemi attentamente".
Cerco ora di dirvi quello che ho capito del messaggio di de Broglie, quello che voleva che non dimenticassimo e vorrei che non dimenticaste nemmeno voi e forse quando vi ricorderete la domanda: Gesù dove è andato al gabinetto? vi venga in mente quello che cercava di comunicarci questo anziano gesuita, che aveva probabilmente passato la vita riflettendo sul Vangelo.
Cosa sia accaduto là non sappiamo, non possiamo capire com'era il corpo di Gesù, ma lui cercava di comunicarci il senso della nostra fede nella risurrezione corporale di Gesù, il senso della nostra fede nell'incarnazione.
Vedete questa è una cosa che i fedeli cristiani e anche quelli di altre religioni spesso fanno fatica a capire: perché parlate di un Dio che si fa carne, perché parlate della risurrezione della carne?
Credo nella risurrezione della carne, lo si dice nel Credo, ma nessuno ci ha mai spiegato che cosa significa, questo vecchio gesuita ci diceva che è importante perché la tentazione del credente è quella della spiritualità, di pensare che quello che ci avvicina a Dio è la preghiera, l'interiorità, il dedicarci alle cose spirituali e disprezzare le cose materiali, concrete.
Parlando del gabinetto intendeva dirci anche che non c'è nella natura umana niente di sporco, di peccaminoso e si riferiva al sesso certamente, per noi eredi di Sant'Agostino era il male assoluto, ma lui ci diceva che non è la cosa più importante, è importante che non dedichiate la vostra vita a pensare soltanto al rapporto con Dio, all'interiorità, ci spiegava che al tempo dei primi cristiani si diffondeva quello che poi sarà chiamato lo gnosticismo, per la gnosi quello che conta è l'interiorità, conoscere sé stessi, il rapporto con Dio e avere dentro di sé la verità, questo anziano gesuita ci diceva che Gesù si è fatto carne per dirci che la vita concreta, materiale dell'uomo è importantissima, se preghi soltanto e non ti occupi della salute dei tuoi vicini, della scuola dei tuoi ragazzi, del lavoro, della politica, dell'economia, se non ti occupi di questa vita concreta di Gesù non hai capito niente, perché Lui si è fatto care e noi crediamo che la sua carne è resuscitata.
Vedete questo è un discorso a cui non si è pensato spesso nella vita della Chiesa, molti cristiani sono stati educati alla preghiera, a organizzare la visita ai santuari, a pensare alla religiosità, a guadagnare meriti per il Paradiso e magari non si sono preoccupati della politica, di quello che succede, di far progredire la scienza, di curare i malati.
Aggiungo qualcosa che forse può aiutare qualcuno di voi e anche qualche ragazzo, come sapete sempre meno gente viene in chiesa, ci sono però molti di noi che si rivolgono al mondo orientale, allo yoga, alla meditazione interiore, molti parlano di meditazione, vanno a scuola di meditazione, badate non voglio assolutamente parlar male di queste cose, sono preziose, dobbiamo essere grati all'oriente che ci fa questi doni, ma fate sempre attenzione, rischia di essere un alibi che allontana dalla vita, se faccio la più profonda meditazione interiore, se penso di conoscere profondamente me stesso e il senso intimo del mondo e della vita e poi non mi occupo della sanità pubblica, della scuola, dei problemi del lavoro, della politica, dell'economia, non sono più un cristiano e se del cristianesimo non mi interessa più niente, non sono più un uomo che ha capito la vita, perché la vita ha bisogno sì di interiorità ed è una cosa preziosa, se dimentichiamo noi stessi siamo perduti, ma se ci concentriamo solo in noi stessi, se pensiamo solo a cercare la verità interiore, se cerchiamo solo Dio non abbiamo capito l'essenza della nostra fede cristiana
Ecco quello che voleva dirci questo vecchio gesuita: noi crediamo che Dio si è fatto carne, ha lavorato come falegname, è risorto con il corpo e non vi preoccupate di cosa è realmente accaduto, tanto non lo capirete mai, cercate il senso di quello che credete: deve essere importante per voi la vita quotidiana, i problemi della gente che vi sta intorno, se stanno bene, se i ragazzi studiano, se c'è cultura e in questo paese, lo sapete, si sta deteriorando la sanità pubblica, della scuola ci si preoccupa poco, ditelo ai preti, ai vescovi, al Papa: non basta pregare, preoccupatevi di queste cose, sono queste le cose importanti, che fanno più ricca la vita dell'uomo, l'interiorità, la preghiera sono preziose, non dite che vi ho insegnato a non pregare o a non fare meditazione, se siete capaci di fare lo yoga e la meditazione interiore sono cose preziosissime per voi, ma che non sia un alibi per dimenticarvi della vita concreta, perché tutto, secondo Gesù, tutto è al servizio dell'uomo concreto, deve aiutarlo ad essere più felice, più libero, a vivere una vita più bella, più piena, più ricca di tutto, di salute, di cultura, di benessere, di felicità.
Questo è quello che cercava di insegnare quel vecchio gesuita che ricordo ancora e lo ricordo perché m'aveva chiesto: Gesù dov'è andato al gabinetto? L'ho preso per matto e aveva da insegnarmi cose preziose, ho cercato di farlo con voi, non so se ci sono riuscito.
Il Signore ci aiuti.
"Io sono il buon pastore, conosco le mie IV DOMENICA di PASQUA - 21 Aprile 2024
pecore e le mie pecore conoscono me..." Giovanni 10, 11-18
Abbiamo ascoltato oggi due simboli quello della pietra d'angolo, lo avete ascoltato nel discorso di Pietro, nel Salmo, nel ritornello del Salmo e poi nel Vangelo abbiamo ascoltato uno dei simboli più importanti per parlare di Gesù, quello del buon pastore.
Il Vangelo è quasi tutto fatto di simboli, specialmente i primi Vangeli, Marco, Matteo, Luca, il simbolo è affidato all'immaginazione, alla poesia, alla fantasia, tenta di esprimere quello che non è semplice dire ed è il modo migliore per esprimere quello che con lunghi discorsi rischia di complicarsi, pensate all'amore, alla gratuità, alla libertà, all'arte tutto questo è affidato al simbolo, all'immaginazione, al canto, è meglio la voce del poeta che quella di chi fa complicati ragionamenti per dire il rapporto con l'altro, l'amicizia, la tenerezza e il simbolo è forse lo strumento migliore per esprimere la fede, il rapporto col Cristo, con Dio, il rapporto con l'oltre, con l'assoluto.
Ma c'è un problema, i simboli del Vangelo sono molto lontani da noi, la maggior parte di voi non sa qual è il rapporto del pastore con le pecore, se il pastore vi dice che le conosce tutte, una per una, voi lo guardate con occhi sbalorditi, come facevo io quando mi occupavo di pecore, sono tutte uguali, come può conoscerle tutte, eppure lui le conosce tutte e le chiama per nome ed ha un rapporto molto profondo con la pecora, che noi non possiamo facilmente immaginare, il pastore si sveglia al mattino e mangia un po' di latte un po' di ricotta, roba della pecora, nel tascapane ha un pezzo di formaggio a pranzo mangerà quello e se si guarda addosso è tutto vestito di pecora, i suoi calzoni sono di lana, la maglia che pizzica è fatta con lana di pecora e vuole bene alla sue pecore così come noi non riusciamo a immaginare, la maggior parte di voi penso che non sappia cosa sia una pietra d'angolo.
Ma non è questo il problema più importante del simbolo, per quello che ho capito è che la gente, non so se anche voi, ha bisogno di certezze, chiede alla Chiesa, alla fede parole certe, i cristiani lo hanno fatto in questi 2000 anni elaborando tutta una serie di dogmi, di affermazioni precise.
Se leggete con attenzione il Vangelo di oggi vi accorgete che Giovanni comincia cercare di precisare chi è il pastore, Lui conosce le pecore, gli altri non le conoscono, sono mercenari, il pastore dà la vita per le pecore, gli altri le abbandonano, cominciamo a fare delle distinzioni, abbiamo bisogno di certezze.
Non solo, spesso nella tradizione religiosa, ci si occupa non del Pastore, ma dei pastori, potete vedere, se leggete sul foglietto, che oggi è la giornata delle vocazioni, siamo invitati a pregare per i pastori, il Vangelo dice che è uno solo il pastore, per noi ce ne sono tanti.
Se leggete il Vangelo di Matteo trovate: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa", ma non è Lui la pietra, ora ne abbiamo un'altra? ecco vedete, quando si comincia a riflettere su queste cose molti cristiani si trovano in imbarazzo, cosa dobbiamo credere? E spesso molti non riescono ad accettare l'incertezza, la ricerca, il dubbio, il fatto è che queste cose si intuiscono e si intuiscono in modo diverso per ciascuno: chi è Gesù per me, cosa significa che è il mio pastore e che rapporto c'è tra Lui e i pastori?
Il Papa e i vescovi dicono spesso che devono sentire l'odore delle pecore, per capire come la pensano, poi qualche volta li sento parlare e mi chiedo quali pecore frequentino, spesso dicono cose che le pecore che conosco non condividono, in questi ultimi tempi si sente parlare di aborto, di eutanasia, di teoria gender pericolosissima, forse perché è difficile capire le pecore, gli altri, capire che cosa è giusto e cosa non lo è e allora dobbiamo, non so se condividete quello che cerco adesso di dirvi, dobbiamo accettare la nostra vita cristiana come una ricerca in cui non possiamo avere certezze assolute, perché il mondo cambia intorno a noi, qualche volta ci accorgiamo che la persona che ci sembra di conoscere molto bene è diversa da come ci appariva.
Anche il nostro modo di pensare al Signore cambia, abbiamo sempre pensato che Dio fosse onnipotente, che potesse far per noi ogni cosa, poi ci sembra che forse non è così, ci hanno detto che noi siamo le pecore che ascoltano il Signore e quindi sappiamo tutto e gli altri ignorano la verità, mi sono accorto spesso che gli altri sono migliori di me e che magari ne sanno di più, allora credo che se vogliamo essere cristiani, forse se vogliamo essere uomini, dobbiamo accettare la ricerca, il fatto che nessuno di noi può essere sicuro di tutto, capace di sapere e giudicare e capire fino in fondo l'altro, il senso della vita, chi è l'uomo, chi è la donna, come finisce la vita, come comincia, sono tutte cose che dobbiamo cercare, ascoltando e rispettando l'altro, altrimenti diventiamo intolleranti.
Spesso è stato rimproverato ai cattolici di essere degli intolleranti, di avere dei dogmi, delle certezze assolute, di scomunicare, addirittura di essere arrivati a bruciare gli eretici, mi diceva un amico che conosceva la storia che hanno scomunicato sempre quelli sbagliati, ricordiamoci qualche volta che il nostro Vangelo è quasi tutto basato sul simbolo, sull'immagine che deve essere interpretata, tradotta nel concreto della vita, ma il concreto della vita è fatto di rispetto, di attenzione, di ascolto dell'altro, cercando di camminare insieme, avendo sempre qualche dubbio su quelle cose che ci sembrano assolute e forse non lo sono, che l'altro può comunicarci la verità.
Credo che Gesù dicendo che Lui è il pastore ci cammina davanti, ma sempre un passo avanti, ci invita a cercare, a non stancarci di guardarci intorno, sempre nel rispetto, senza condannare e giudicare, conservate nel cuore questi simboli: Gesù è la pietra d'angolo su cui si fonda la nostra vita, è il pastore, ma è bene sapere che è una ricerca continua e non può farci sentire sicuri e soprattutto non ci faccia mai giudicare e scartare gli altri, questo è quello che ho capito.
Il Signore ci aiuti.
"lo sono la vite, voi i tralci. Chi rimane V DOMENICA di PASQUA - 28 Aprile 2024
in me, e io in lui, porta molto frutto..." Giovanni 15, 1-8
C'è, secondo me, nella pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato il meglio e il peggio della nostra tradizione religiosa, il meglio è il peggio di come si possa dire la fede, non so se qualcuno di voi, ormai mi conoscete, si scandalizza di queste parole, si scandalizzerebbero la maggior parte dei preti di questo paese, qualcuno mi considererebbe un eretico, ma, vedete, io sono stato fortunato perché ho incontrato nella vita dei grandi uomini che mi hanno educato a pensare con la mia testa, ad essere libero, a leggere attentamente, a scegliere, voi però dovete prendere le distanze e per farlo seguite il consiglio dell'apostolo Paolo, dice qualcosa che condivide con quasi tutti i veri sapienti di questa terra: "Vagliate ogni cosa, tenete ciò che è buono", quindi tocca a voi scegliere, come ho scelto io, dobbiamo scegliere perché il Vangelo è parola di uomini.
Adesso devo rendervi ragione di quello che ho detto: cosa c'è di più bello in quello che abbiamo letto? Secondo me il simbolo il simbolo della vite e del tralcio esprime un'esigenza che gli uomini migliori che sono vissuti sulla terra hanno sempre sentita e la si ritrova in molte religioni, il desiderio di entrare in comunione con gli altri, sentire che non siamo soli, che dobbiamo sentirci in comunione anche con la natura, con il mondo, con la bellezza, con il mare, con la terra, con gli alberi, coi fiori, con gli animali, sentirsi in comunione col tutto, con la forza della natura, per il credente sentirsi in comunione con Dio, quasi vivere la stessa vita e in molte religioni si è cercato di esprimere nei simboli e a volte nei riti questa esigenza, questo desiderio di comunione.
Noi non ce ne accorgiamo, ma nella Messa questo facciamo, lo stesso pane ci unisce e ci unisce con Cristo e ci nutriamo di Lui e il vino, come ascolterete tra poco, è il vino della nuova ed eterna Alleanza e ce n'è un'antica, fatta con il sangue, il popolo d'Israele pensa che il sangue sia la vita e allora prendevano un po' di sangue lo mettevano sull'altare, segno di Dio e un altro po' lo spargevano sul popolo, lo stesso sangue, la stessa vita unisce Dio e il popolo.
Ecco questo sentire che non siamo soli, non possiamo essere soli, che dobbiamo essere uniti con gli altri, con la natura e prendercene cura, prenderci cura degli altri ed essere uniti con Dio, con l'oltre, perché noi siamo povera gente e dobbiamo cercare sempre di più, sempre la bellezza, la sapienza, il tutto, ecco questa esigenza che fa di noi uomini in ricerca, che si sentono in comunione, non c'è niente di più bello ed è quello che veniamo a vivere nella Messa, ecco perché è prezioso, perché, come vi dicevo, è la cosa più bella.
Ma ho detto che c'è anche il peggio, la vite porta i rami, a volte il ramo si stacca, ma se noi con il Battesimo siamo innestati concretamente nella vite che è Cristo, se il tralcio si stacca vuol dire che la vite è fasulla, non dà linfa buona, poi c'è di peggio perché il tralcio seccato si brucia, potrebbero considerarmi eretico, ma non ho più paura, non si usa più bruciare eretici, ma sono stati bruciati e non pochi, perché gli uomini non aspettano che li bruci il Cielo, bruciano loro, si fa prima.
C'è un'altra cosa, che forse vi riguarda, per la mia esperienza è la peggiore: "Se rimanete in me, chiedete quello che volete e vi sarà fatto", non ci credete non è vero e ne avete fatto esperienza e purtroppo penso che anche qualcuno di voi abbia fatto l'esperienza peggiore, quella di essersi sentito dire da qualche santone addirittura o da qualche prete: non hai ottenuto perché non hai saputo pregare, non hai avuto sufficiente fede, a Napoli si dice: "cornuto e mazziato", se qualcuno vi dice una cosa del genere dite pure: "Tu della fede non hai capito niente" difendetevi da chi si approfitta della fede.
Ecco vedete vi ho detto quello che c'è di cattivo, ma non conservate, ve lo chiedo per carità, il cattivo, conservate il meglio che c'è in questa pagina del Vangelo: questa esigenza di comunione, sentirci uniti con gli altri, sentire che siamo tutti fratelli e la comunione con la natura, con la bellezza, con gli alberi, coi fiori, questa comunione ci fa sentire il desiderio di conservarla bella per i nostri figli e per i nipoti.
E sentite anche il desiderio di comunione con Dio. Per noi che abbiamo conosciuto Gesù di comunione con Lui e il Vangelo di oggi ci da due indicazioni: comunione con la sua Parola, quello che abbiamo di Gesù è soprattutto la sua Parola e comunione per portare frutti perché se non si portano frutti non abbiamo accolto quella Parola e quindi dobbiamo sforzarci di trafficare i nostri talenti, abbiamo talenti per metterli in comunione, perché giovino a tutti, perché nel mondo la nostra vita porti qualche frutto, piccolo grande non ha importanza, ciascuno di noi fa quello che può, frutti di bene, di bellezza, di piacere, di gioia, di vita, questo è il più bello che c'è in questa pagina del Vangelo, che ci presenta il simbolo della vite e del tralcio, siamo uniti non solo a Gesù, ma a chi ci sta intorno, agli uomini e alla vita, siamo uniti alla natura, alla bellezza, al tutto, è la vita che ci invita a portare frutto.
Il Signore ci aiuti.
"Questo vi comando: che VI DOMENICA di PASQUA - 5 Maggio 2024
vi amiate gli uni gli altri" Giovanni 15,9-17
Da tempo ormai, perché la mia vita è lunga, penso che ci siano parole che andrebbero tolte dal linguaggio religioso, forse anche dal linguaggio umano, perché sono parole equivoche, parole come perdono, amore e non vi dico di prendere le distanze, perché queste parole se parla un prete le sentite ripetere almeno 4 5 volte, quindi nessuno vi libererà da queste parole. Penso che sarebbe bene toglierle anche perché spesso, questa è la mia esperienza e questo vorrei comunicarvi oggi, fanno soffrire le persone, rendono difficile capire.
Se ascoltate parlare il Papa, un vescovo, un prete sentite molto spesso dire che Dio ci ama, ama tutti di un amore totale, perché è Padre amoroso, provate a parlare con qualche ragazzo un po' sveglio, ne ho incontrati quando ero più giovane e trattavo con loro: ma se Dio ci ama, perché tanta sofferenza nel mondo, perché tanto male, perché muoiono i bambini, perché le guerre, dov'è Dio, che significa che ci ama se poi soffriamo tanto su questa terra?
Non è mica semplice rispondere posso tentare di dirvi quello che direi adesso a uno di loro: vedi anche a te hanno messo in mente l'idea di un Padre onnipotente che custodisce la vita dell'uomo dalla nascita alla tomba, ma ricorda che questo hanno pensato la maggior parte dei dittatori che sono vissuti su questa terra: noi amiamo il nostro popolo lo curiamo, lo custodiamo dalla nascita, vorremmo che non gli manchi niente, costruiamo case, facciamo tutto, purché non pensi, purché siano come burattini, purché non siano liberi, ubbidiscano e questo purtroppo lo pensano, anche oggi come ieri, parecchi genitori: noi facciamo tutto per i nostri figli, lavoriamo da mattina a sera solo per loro, perché diventino come noi, perché siano come noi li vogliamo e quando un figlio è diverso non riescono più ad accettarlo, quante volte ho visto ragazzi e ragazze soffrire: sono omosessuale, mi hanno cacciato di casa, ma come non ti voleva bene, non ha fatto tutto per te, sì, ma non mi accetta così come sono, non vuole un essere libero, se abbiamo l'idea di un amore in cui il padre, che può tutto, faccia tutto per i figli, questo spesso indica che pensa che i figli siano dei burattini, non degli uomini liberi responsabili della loro vita.
Dio ci ama come uomini liberi, ci vuole liberi e nella nostra fede crediamo che il Dio che si è manifestato in Gesù di Nazareth non è un Padre onnipotente, ricordate là sotto la croce: "Se sei Dio scendi e crederemo in te", ma non è sceso, non è onnipotente, ma allora cosa significa che ci ha amato? Per Lui amare non è soprattutto fare per gli altri. ma essere con gli altri, è venuto per stare vicino agli ultimi della terra, ai piccoli agli indifesi, a quelli che sono crocifissi, vicino ai bambini violentati e vicino anche a chi ha sbagliato, spesso si pensa che un padre non vuole bene a chi sbaglia, a chi fa il male, Lui è venuto per andare a cercare le pecore perdute, per comunicare valori, sentimenti, idee, sogni, speranze, questo forse significa amare.
Quando pensate all'amore di Dio non pensate ad un Padre onnipotente, non esiste, Dio non è onnipotente, il suo amore è altra cosa, è l'amore per uomini che vuole liberi, responsabili, responsabili della loro vita e della vita dei loro fratelli.
Un'altra breve parola: "Ama il prossimo tuo come te stesso" no, ma sta scritto nel Vangelo, è sbagliato, non amare il prossimo tuo come te stesso, perché il prossimo tuo non vuole essere amato come tu ami te stesso, ama il prossimo tuo come lui vuole essere amato, sapete cosa c'è nell'ama il prossimo tuo come te stesso: tu sei sempre il protagonista, non riesci a far sì che il protagonista sia lui e deve essere amato come lui è, devi sacrificare la tua volontà di possedere, di volere che l'altro sia come tu lo vuoi, quanto è difficile per un padre o per una madre rinunciare all'idea che tu sei mio figlio e devi essere come ti voglio io, perché io so qual è il bene per te, tu non lo sai, io lo so, c'è un racconto della Bibbia che molti ritengono assurdo, è il racconto più profondo e più forte della Bibbia, quello di Abramo che deve rinunciare al figlio e Dio può rallegrarsi soltanto quando può dirgli: ti ringrazio Abramo, non mi hai rifiutato tuo figlio, non l'hai voluto tenere per te, l'hai lasciato libero, hai saputo rinunciare a possedere tuo figlio, questo significa amare.
Ancora una parola, l'amore non è fatto principalmente di sentimenti, ma di cose concrete, mi è rimasto impresso e mi rimarrà fino alla fine il ricordo di una signora che mi diceva: mi creda padre ho fatto per mia suocera molto più di quello che ho fatto per mia madre, ma l'ho fatto senza amore, ma che vuol dire? se l'hai fatto perché sentivi che era giusto aiutare una persona che soffriva e aggiungeva: mi ha fatto tanti torti quando ero giovane, li ha superati tutti eppure si sentiva in colpa, si era venuta a confessare perché pensava di averlo fatto senza amore, l'amore è fatto di cose concrete di attenzione, di rispetto, faccio per te quello che posso, anche se sento un certo rancore perché m'hai fatto qualche torto, ci passo sopra e faccio tutto quello che ti serve, questo è portare i frutti di cui parla il Vangelo di oggi.
Mi devo fermare, il discorso si è fatto lungo qualche suggestione penso di avervela data, ci pensate con la vostra testa, perché avete la vostra testa, tenetela sveglia, c'è un gran bisogno in questo paese di gente che abbia la testa sveglia, pochi usano il cervello, il Signore ce l'ha dato per usarlo non per dire sì, c'è troppa gente che vorrebbe che dicessimo solo sì, pensiamo e capiamo cosa significa amarci tra di noi, amare lo stato, amare questo paese, amare la natura, amare il futuro, amare i nostri ragazzi, dargli speranza, questo soprattutto significa oggi amare i ragazzi: far sì che pensino con la loro testa e credano nel futuro, tutto questo non è a buon mercato, ma questo può significare amare.
Il Signore ci aiuti.
"Andate in tutto il mondo e proclamate ASCENSIONE del SIGNORE - 12 Maggio 2024
il Vangelo a ogni creatura..." Marco 16, 15-20
Abbiamo ascoltato due brani, il primo è quello degli Atti degli Apostoli, il secondo libro come avete sentito perché è nell'intenzione di Luca, la comunità che si riferisce a Luca, abbiamo detto più volte che i Vangeli sono scritti da comunità che si riferiscono ad un apostolo o ad una persona importante come Luca, di scrivere un libro dopo il Vangelo che racconterà i primi passi della comunità che si riferisce a Gesù, se lo leggete tutto noterete che è una storia complessa, contraddittoria.
Il secondo avete ascoltato: dal Vangelo di Marco, ma non è il Vangelo di Marco, che finisce molto bruscamente con la paura delle donne che hanno ascoltato l'annunzio della Risurrezione e non dicono niente a nessuno, parecchi anni dopo, qualcuno dice addirittura quasi un centinaio, c'è chi pensa che non può finire così un Vangelo, bisogna aggiungere qualche cosa e hanno fatto un piccolo riassunto degli altri Vangeli che, come avete ascoltato, si conclude con Gesù che ascende al cielo e con delle parole molto complesse.
Possiamo trovare in questi due racconti qualche cosa che forse ci aiuta a capire anche questo momento della nostra vita e della vita della Chiesa, penso abbiate notato tutti che specialmente il primo racconto esprime lo smarrimento e l'incomprensione: "è questo il momento che restituirai il Regno d'Israele?" chiedono i discepoli: "Non spetta a voi conoscere il tempo e il momento, non vi preoccupate andate" questi poveri discepoli non capiscono e immaginate la loro situazione, hanno seguito Gesù, hanno ascoltato la sua Parola, sono stati affascinanti, hanno creduto che fossero parole importanti, parole di vita, poi l'hanno visto morire sulla croce, tutto sembrava finito, qualcuno lo ha sentito risorto, qui deve avere avuto un ruolo principale Maria, per la mamma il figlio non può morire, la sua Parola deve rimanere viva.
Capite che in questa situazione si creano tanti modi diversi di reagire, qualcuno avrà avuto paura e sarà andato via, basta ormai è finito sulla croce, qualcun altro, lo sappiamo dall'apostolo Paolo di cui abbiamo i primi scritti del Nuovo Testamento, pensa che Gesù stia per venire, Paolo è convintissimo, lo scrive sia nelle lettera ai Corinzi sia in quella Galati che lui non morirà, prima della sua morte, verrà il Signore glorioso dal cielo a chiudere la storia e rinnovare il mondo.
Ma il tempo passa, Paolo muore, c'è anche qualcuno che dice che se il mondo sta per finire non si può pensare a questa vita, non conviene sposarsi, è inutile lavorare, c'è invece qualche persona assennata che pensa che Gesù ci ha lasciato una Parola e ci ha chiesto di esserne testimoni, questo è il nostro compito, facciamo quello che possiamo, poi pian piano la vita ci insegnerà qualche cosa, ci aiuterà a capire, intanto noi abbiamo un tesoro.
Posso aggiungere che questo lo hanno ricevuto dalla loro tradizione dell'antico Israele, da tempo pensano di avere un tesoro di cui si debbono sentire responsabili, i discepoli sono tutti Ebrei e pensano che quel tesoro si è arricchito con la Parola di Gesù, la sua presenza.
Poi qualcuno ricorda che Gesù ci ha promesso che il suo Spirito rimarrà con noi, è qualche cosa di misterioso lo Spirito, ma qualcuno probabilmente dice che non conviene fare tante discussioni, lo Spirito di Gesù lo troviamo nella sua Parola, in quello che ci ha detto, nel ricordo di quello che Lui ha fatto, ci ha anche lasciato un piccolo Segno, che facciamo anche noi adesso: spezzate il pane, condividetelo, siete una cosa sola, queste sono le cose preziose di cui siamo testimoni, questo è quello che conta, l'importante è testimoniare Gesù e ognuno fa quello che può.
Vorrei attirare un momento la vostra attenzione sulla pagina Vangelo di Marco, che come ho detto è scritta molto dopo, usa ancora il linguaggio simbolico, ma forse molti non lo capiscono più e può essere completamente frainteso e purtroppo è successo fino ad oggi, le parole su cui voglio attirare la vostra attenzione: "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato chi non crederà sarà condannato" ci si comincia a dividere e questo ha portato persecuzioni soprattutto per gli Ebrei, ma si sono anche bruciati eretici.
Poi i segni che contraddistinguono i credenti: scacceranno demoni, prenderanno in mano serpenti e imporranno le mani ai malati e questi guariranno" sono simboli, per chi legge il Vangelo di Marco dovrebbe essere evidente, ma troppi fino ad oggi li hanno presi alla lettera, in Italia ci sono quasi 500 diavolari, esorcisti e nessuno gli dice che sono scemi, molti cristiani vanno cercando miracoli, apparizioni, prodigi ve l'ho detto e ripetuto se uno può far prodigi e li fa raramente è un delinquente, dovete cercare qualcun altro.
Conviene ripetere che il Vangelo ci invita ad essere testimoni di Gesù è questo quello che conta, non preoccupiamoci di dire chi è buono e chi è cattivo, di condannare, di giudicare e una cosa vorrei aggiungere quando leggete la storia della Chiesa, ma forse la storia dell'umanità trovate molti libri che parlano quasi solo del male del mondo, sono come i nostri giornalisti, al telegiornale vi fanno vedere solo le cose negative, quelle buone non le vedete mai, il mondo non è così, i cristiani hanno fatto tante cose cattive, ma la maggior parte dei cristiani, quelli che io ho conosciuto e ne ho conosciuti tanti, non hanno fatto niente di male, almeno grave, non hanno fatto guerre, non hanno bruciato nessuno, la storia della Chiesa è fatta anche di tanti testimoni di Gesù, che hanno fatto quello che potevano per vivere l'attenzione all'altro, la cura di chi era malato, per cercare di combattere un po' il male e lo hanno fatto tante mamme che hanno amato i figli più di se stesse, tanti padri che si sono spesi per loro, li hanno fatti crescere, hanno dato speranza, è quello che ha fatto mio padre per me, che hanno fatto per voi probabilmente i vostri padri e nella Chiesa ci sono state tante persone perbene, anche tanti preti, io ne ho conosciuti, sì nel mondo ci sono state guerre, ci sono state nella Chiesa le crociate, si sono bruciati eretici, ma non si può parlare solo di questo, ricordatevi di quanti sono stati testimoni di Gesù e quando leggete la storia cercateli e cerchiamoli anche intorno a noi e facciamo quello che possiamo per esserlo anche noi.
Il Signore ci aiuti.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità DOMENICA di PENTECOSTE - 19 Maggio 2024
vi guiderà a tutta la verità Atti 2, 1-11. Giovanni 15, 26-27, 16, 12-15.
Abbiamo ascoltato i grandi simboli della Pentecoste a cui i primi cristiani affidano il tentativo di intuire lo Spirito, il vento che spalanca le porte, che apre lo spazio della libertà, toglie paura, il fuoco che riscalda, fa luce e poi tutti questi popoli, avete sentito quanti ne enumerano, fanno un po' il giro di tutti i popoli conosciuti, sembra che tutti parlino la stessa lingua e su questo oggi ho pensato di fermare la vostra attenzione.
Forse è successo anche a qualcuno di voi quello che è successo a me, per lungo tempo ho pensato che la Pentecoste esprimesse il contrasto, la risoluzione dell'antica storia della torre di Babele, la conoscete, gli uomini cercano di costruire la torre, vogliono conquistare il cielo, vogliono possedere tutto, hanno una sola lingua, Dio scende e disperde le lingue, sembrava una punizione, sembrava un grosso guaio che non ci fosse più una sola lingua, così mi hanno detto e lo sentivo nelle prediche e la Pentecoste era il contrario, gli uomini ritrovavano la stessa lingua.
Poi ho capito, assolutamente non è cosi, gli antichi Ebrei avevano capito che non c'è niente di peggio per gli uomini che avere una sola lingua, non so come 3000 anni fa qualcuno ha intuito quello che Orwell esprime così bene nel romanzo 1984, che spero molti di voi abbiano letto, una sola lingua, un solo parlare, una sola verità, tutti devono dire le stesse cose e diventano schiavi.
Purtroppo nella vita della Chiesa troppe persone hanno interpretato la Pentecoste come il ritrovare una sola lingua e qualcuno lo pensa anche oggi, nel 2024, è cosa che mi sconvolge che ci sia una sola lingua, un solo modo di esprimere la fede, lo sapete nella storia della Chiesa chi non diceva certe parole veniva bruciato come eretico, ci sono state lotte sanguinose, tanti morti perché ci fosse una sola lingua, un solo dogma, una sola verità espressa con quelle parole e se non dici quelle parole sei eretico.
Non può essere così, è bello quando con molte parole si tenta esprimere quello che in fondo è inesprimibile: il mistero dell'oltre, Dio, il senso della vita, non ci può essere una sola parola e diffidate quando vi dicono, a me lo hanno detto più volte, che dovete dire quello che dice la Chiesa, lo ascoltate qualche volta alla televisione, lo leggete qualche volta sul giornale: la Chiesa dice, la Chiesa afferma, vi siete mai chiesti se ha senso affermare che la Chiesa dice, non ha senso, la Chiesa non può dire, eppure se vi dico: "la Chiesa ha detto" nessuno di voi si meraviglia, se vi dico: "l'Italia ha detto" pensate che sono uscito di senno, l'Italia mi dite non parla, chi ha parlato il presidente del consiglio, il Senato? La Chiesa non parla possono parlare solo uomini.
Quindi è bene che ci siano modi diversi di esprimersi, voci diverse, è per questo che oggi ho portato questo foglio in cui un sacerdote amico, a me molto caro, qualcuno di voi lo conosce, ha scritto una filastrocca di Pentecoste, se qualcuno vorrà alla fine lo troverete, provate a leggerlo, però leggetelo due o tre volte con attenzione, perché è un testo molto denso, qualcuno di voi si meraviglierà, è un modo molto diverso di parlare di Dio, molti di noi lo hanno trovato molto suggestivo, è bello poter sentire esprimere l'oltre, l'indicibile con altre parole, che ci fanno cogliere altri aspetti a cui forse non abbiamo pensato, è bello vedere che si può dire con parole diverse quello che è importante, quello che ci sta a cuore.
Quello che voglio dirvi oggi è solo questo: non è bene che ci sia una sola lingua, è bene che nel mondo ci siano tante lingue, tanti modi di esprimerci, poi forse il messaggio di Pentecoste è che è bene che tutti insieme cerchiamo cose che ci uniscano, valori comuni, che esprimiamo in modi diversi, è bene che insieme cerchiamo la pace, il sentirci fratelli, la verità dell'uomo, il senso della vita, con un profondo rispetto gli uni degli altri, ecco questo è il sogno che dovrebbe animare l'umanità, guai ad avere una sola lingua, un solo modo di parlare, è bella la libertà, ma una libertà che cerchi quello che unisce, il senso della pace, i valori che ci possono essere comuni, che ci possono far camminare insieme, che rendono più bella la vita.
Ricordandoci sempre che il dono dello Spirito è un soffio, un vento, una ricerca, una spinta in avanti, il Vangelo lo ha detto con chiarezza, non abbiamo la verità, la possiamo solo cercare, lo Spirito ci guiderà alla verità, nessuno possiede la verità, va sempre cercata, è sempre un passo avanti e può essere sempre condivisa, in modi diversi, con persone diverse.
Il Signore ci aiuti.
Ecco il testo di cui si parla:
Ho un 'Dio fatto di aria'
Lei è credente? Che religione professa?
Io credo... credo nel ‘Dio fatto di aria’.
Mi scusi ma che Dio è, un Dio fatto di aria?
com’è possibile immaginare un Dio fatto di aria?
È così, non mi crede?
'Spiritus' si traduce con Aria o mi sbaglio?
Boh. Un Dio fatto di aria non l'avevo mai sentito.
Me lo presenta per favore il suo Dio fatto di aria?
Eccolo qua.
Un Dio fatto di aria lo trovi dovunque
Un Dio fatto di aria appartiene a chiunque
Non fa preferenze, il Dio fatto di aria,
Un Dio fatto di aria non ti lega non ti iscrive non ti prende per sé.
È un Dio libero, è un Dio sciolto il mio Dio fatto di aria.
Dovrebbe conoscerlo, se ne innamorerebbe anche lei
del mio Dio fatto di aria.
Però. Chi se lo sarebbe mai immaginato
un Dio fatto di aria.
I greci dicevano che pure noi sotto sotto siamo fatti di aria.
Difatti anche l’anima significa aria.
Quindi gli somigliamo tanto al Dio fatto di aria.
Qualche volta gli parlo al mio Dio fatto di aria
“Sapessi come sono felice a portarti con me...
Le religioni saranno pure grandi e sublimi
ma certe volte sono pure pesanti asfissianti scoccianti noiose ossessive.
Invece Te.
Invece Te, che meraviglia, a portarti con me.
Senza che se ne accorga nessuno
io ti porto sempre con me.
Tu sei leggero leggero soffice come una piuma d’uccello
non pesi, non imponi, non dai condizioni
non hai leggi non hai prescrizioni non hai divieti
non hai confessioni.
Sei di tutti per tutti con tutti.
Basta respirare e far respirare
Basta tollerare rispettare onorare
e tu entri in chiunque senza problemi.
Sei aria e a volte sei perfino un uccello che vola nell'aria.
Dimmi tu se c’è un Dio che allarghi il mio cuore
meglio di te.
Non hai popoli eletti, non prometti terre a nessuno
Non ti leghi a nessuno
Non sei re non sei papa non comandi su niente
Nessun muro o parete ce la farebbe a chiuderti dentro
Nessun altare ti vorrebbe sul suo piedistallo
se no, sai che ridere...
“Ma che facciamo, direbbero tutti,
adoriamo l’aria, adoriamo un uccello?”
E tu invece felicissimo
sfrecceresti da tutte le parti.
Ma quelli….
Quelli ti rincorrerebbero coi lacci e le reti
per impossessarsi di te
per averti un Dio tutto per loro.
Ma Tu, come rideresti di cuore a svolazzare beato
non ti faresti mai mettere in gabbie dorate.
Sembri più un Dio egizio o un respiro buddista
che un Dio veramente cristiano.
Càpiti sempre in momenti felici.
Per Noè sei la colomba che,
nel beccuccio, porta un rametto d’ulivo
fin sulla finestrella dell’Arca
per dire ohi signori il diluvio è finito.
Per Elia che aveva paura di Dio
sei un refolo che lo calma e lo placa.
Per Maria sei l’invito di un angelo
a partorire il Figlio di Dio.
Al Giordano sei appena un battito d’ali
quando il cielo si aprì.
Gesù nella Cena Pasquale profumava “di nardo”
(glielo aveva spalmato addosso Maria)
e quel aroma, lo sapevano tutti, eri Tu.
Per me invece chi sei?
Lo sai che neanche lo so?
Ma forse lo so.
Con te mi confido senza usare parole o preghiere
basta che prema forte qui dalla parte del cuore.
Me lo scordo sempre che tu non usi parole ma battiti
Perché senza dirmelo
mi ti sei infilato
dritto al centro del cuore.
Sei il mio filo d’aria.
Che io dorma o sia sveglio
quel ‘su e giù’ del mio petto
è per dire a chiunque signori io respiro da solo,
lasciatemi libero, io decido da me
vi prego non incubatemi
in una religione in una famiglia in una città soffocante
Dì la verità.
Forse ti annoio con queste mie cantilene perché
non te ne fai niente di altari di templi di immagini o statue
o culti o fedeli o pellegrini o devoti
non te ne frega niente
se qualcuno ti veneri o no.
Perciò devi ammetterlo
sei un Dio originale spassoso e leggero.
Quello che ho sempre sognato
Per provare dolcezza
Per coltivare ottimismo
Per non aver paura di niente.
Ti sembra poco per noi che
con tanti pesi sul petto
facciamo fatica a riprendere fiato?
Però.
Però se vedi soprusi ingiustizie e invasioni
Allora t'incavoli e diventi uragano
T'infili dentro un profeta che sia Geremia o Saviano
E strilli quello che nessuno ha il coraggio di dire
In quel momento tu che sei fatto di aria
diventi un vento gagliardo che sbatte porte e finestre
come a Pentecoste con gli Apostoli e Maria radunati a pregare
In principio eri il ffffffffffffffffffffff del Padre celeste
che soffiava soffiava soffiava sul casino
del caos per dare una spinta al creato a evolversi e a farsi.
Ma, dico io, può mai un Dio essere un semplice ffffffffffffffffff?
Eppure a me piace tanto
Che tu sia un semplice fffffffffffffffffff
Sapessi quanto lo aspetto
Il tuo semplice ffffffffffffffffffff
Perché solo allora io prendo vita, mi si colorano gli occhi e mi ridono un po’.
Ci vado a letto la sera e ti stringo forte sul petto.
Non uscirtene di nascosto mio adorabile ffffffffffffffffff
Che se poi quel Dio lo associ all’amore,
eh, allora son guai.
Perché questo Dio non gli piacciono mezze misure
prende subito fuoco
e diventa un Dio fatto tutto di fuoco.
E lo sai perché?
Perché Tu non sei mai ‘una specie d’amore’
non sopporti un amore tanto per dire
tiepidino, un po’ usato, un po’ trasandato
Perché Tu
sei un amore totale e un amore finale.
Quando non si fanno più calcoli,
Quando non si guardano date e orologi,
Quando si cancella ogni impegno e ogni altro dovere. Perciò...
POI SCRITTO
Perciò se tu amico mio
nel tuo piccolo (qualche volta)
hai amato così
nel tuo piccolo (qualche volta)
l’hai portato anche tu questo Dio strano e bellissimo
questo Dio fatto di aria e fatto di fuoco
Non dire di no.
Andate e fate discepoli tutti i popoli SANTISSIMA TRINITÀ - 26 Maggio 2024
battezzandoli nel nome del Padre e Matteo 28, 16-20
del Figlio e dello Spirito Santo.
Il mistero della Santissima Trinità: un solo Dio, tre persone uguali e distinte, tutto questo è riassunto nel Credo che si recita ogni Domenica, sapete che da tanto tempo ormai, una trentina d'anni non lo recito più, da quando ho cominciato a conoscere qualche cosa ho avuto una profonda antipatia verso quella formula, sono parole che sono state fissate, con grande tribolazione, lotte e tanto sangue, mi dà fastidio il fatto che per affermare la fede bisogna spargere sangue, poi ho scoperto che dietro quelle parole per fortuna non c'è solo sangue ed è questo che vorrei comunicarvi.
Spesso studiamo la storia scritta da gente che vede solo le lotte, le guerre, i massacri e non si occupa della gente che cerca, pensa, vive pacificamente, cerca di intuire, c'è gente che ha cercato di intuire l'oltre, di parlare di Dio, ma ogni uomo saggio sa che di Dio non si può parlare, sta al di là e ogni discorso che facciamo su Dio non può essere che un discorso umano, che cerca di intuire qualche cosa del senso ultimo della vita.
Cos'è la vita, cos'è esistere, chi siamo, c'è qualche cosa oltre? C'è un mare infinito di gente, di poeti, di mistici, di ricercatori, di sognatori e ci sono anche pittori che hanno cercato di esprimere con i colori il senso dell'esistere.
Vorrei farvi notare due aspetti che troviamo nel mistero della Trinità, se mi riesce perché è un discorso difficile, come vedrete.
Il primo: la vita è relazione, è circolazione, è rapporto con altri non ci può essere uno nella vita almeno due, se no non c'è relazione, io mi conosco, chi conosce chi? siamo due se mi conosco e in molte parti della terra gli uomini hanno pensato che siamo almeno due, gli Egiziani dicono Ka, quasi il mio doppio e Ba un soffio divino, gli Ebrei: lo spirito e l'anima, con parole ebraiche che non so ripetervi.
E qualcuno ha pensato che in Dio non può esserci uno, ci vuole una possibilità di relazionarsi e hanno pensato a due e poi a tre Dio, il suo Spirito, il Figlio, una circolazione di vita, di senso, di comunicazione, qualche cosa che procede dall'uno all'altro, lo hanno espresso con tante parole diverse e hanno intuito soprattutto che questa circolazione è profondamente vera quando è una circolazione d'amore e allora ecco lo Spirito non è che l'amore che unisce tutte e tre queste Persone.
Pensare l'amore che unisce questo non è altro che una proiezione della nostra vita, la nostra vita è bella se ci relazioniamo, in una famiglia marito, moglie, figli, se non c'è relazione, se non c'è vita che circola, se non c'è amore non è una cosa bella.
Ma noi non siamo solo in comunione con la nostra famiglia, ma anche con gli altri, con gli amici ed è bello se ci sentiamo anche in comunione con il vento, con l'aria, con il mare, con il sole con gli animali, con la bellezza del creato, siamo una cosa sola con il tutto, la vita è bella quando c'è circolazione quando riceviamo e diamo, quando ci sentiamo uniti, quando circolano tra di noi le idee, le parole, gli affetti, metteteci tutto, vedete come c'è spazio per i poeti, per i sognatori, per i mistici, è bello quando c'è vita che si mescola, quando ci si incontra, si dialoga, quando ci si ama veramente e non solo tra di noi, ma anche con la natura, se ci sentiamo parte del tutto, uno con il tutto, allora la vita è bella, allora cogliamo il senso ultimo dell'esistere, non sei solo, non sei un'isola, sei unito col tutto e anche Dio e non può essere uno deve essere una circolazione di vita, d'amore, per noi l'oltre è incomprensibile, ma intuiamo che è relazione, circolazione, amore che unisce.
Capite che io non sono né un mistico né un poeta né un pittore, cercate altrove, se trovate la Trinità di Andrej Rublev, un'icona straordinaria fermatevi a contemplarla.
C'è un'altra riflessione sulla Trinità: hanno lavorato per secoli per cercare di capire cosa significa tre persone, chi è una persona? Sì, è vero siamo in comunione, ma io sono uno, irripetibile non posso essere posseduto da nessuno, condizionato da nessuno, non sono solo una parte del mondo sono unico, una persona.
Persona nell'antica tradizione era la maschera, quindi qualche cosa che solo appare, nella riflessione sulla Trinità dovendo parlare di Gesù, hanno pensato che non può essere una maschera, è uno che ha parole straordinarie, che dice solo Lui, non può essere confuso con altri, questa riflessione dopo secoli ha portato anche all'abolizione della schiavitù, ogni uomo è un valore assoluto, tutti siamo persone anche il bambino, anche il vecchio, il malato, nessuno può essere usato, posseduto.
Vedete quindi due verità che non parlano tanto di Dio, dell'oltre, parlano di noi e ci dicono due cose fondamentali: siamo in comunione, la vita è bella se circola, se c'è affetto, rispetto, se si comunica e si condivide tutto, bellezza, conoscenza, amore, tutto quello che volete e la vita è bella se un uomo è rispettato per quello che è, se non è posseduto, violentato, utilizzato, strumentato da nessuno, perché ognuno di noi è unico e irripetibile ed è un valore assoluto, su questo tanta gente seria ha pensato, a volte alcuni se dicevano parole un po' diverse si scannavano, perché gli uomini si scannano invece di parlarsi, cercare di capirsi, la vita sarebbe più bella, ma dietro le parole spesso c'è anche il potere la, voglia di dominare, ma questa è un'altra storia e oggi volevo farvi vedere una storia diversa, c'è, certatela, la storia dei sognatori, dei pensatori, dei mistici, dei poeti.
Il Signore ci aiuti.
"Questo è il mio corpo... SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO - 2 giugno 2024
Questo calice è la nuova Marco 8,1-9
alleanza nel mio Sangue…"
Quello che celebriamo qui è un segno, un simbolo, viviamo nel 2024 non possiamo più insistere sulla materialità della presenza reale, non posso raccontarvi di ostie che si spezzano e ne esce sangue o di asini che si inginocchiano davanti all'ostia quando passa la processione del Corpus Domini, oggi tutto questo sarebbe ridicolo, appartiene al passato quando avevano bisogno di toccare con mano, di pensare che ci fosse qualche cosa di materiale, se si spezza quell'ostia potrebbe uscire il sangue, spero che non sia successo a nessuno di voi quando era bambino, a me è capitato di ascoltare più volte qualcuno che ha avuto paura che gli si riempisse la bocca di sangue masticando l'ostia, anche perché ci dicevano: guai masticare l'ostia, non possiamo più parlare in questo modo, dobbiamo comprendere che qui abbiamo un segno, un simbolo, con tutta la forza che ha il simbolo.
Sono cose che uniscono, che ci fanno sentire partecipi di una stessa realtà, di una stessa famiglia, di una stessa fede e il simbolo che Gesù ci ha lasciato, se lo guardiamo con occhi da bambini, è un segno di una semplicità assoluta: un pezzo di pane che spezziamo e condividiamo, nel mondo contadino in cui Gesù è cresciuto questa era una cosa che si viveva tutti i giorni, quando ero bambino ho passato tante estati in campagna era normale se si entrava in casa si sedeva e ti offrivano un pezzo di pane, magari con un po' di prosciutto e si mangiava insieme, segno di accoglienza, di fraternità, di amicizia, ecco quello che facciamo è un segno di amicizia, mangiamo lo stesso pane per sentirci amici, compagni di strada, per sentirci fratelli.
Forse c'è qualcuno di voi che non si sente credente, che alla domanda credi nell'Eucaristia, credi in Gesù? risponde no, spero che nessuno di voi lo escluderebbe dal venire a fare la Comunione, tutti potremmo dirgli: vieni mangia con noi un po' di pane, per te è solo un pezzo di pane, lo condividi con noi perché senti che possiamo esserti amici, vuoi condividere con noi un gesto di fraternità, di accoglienza, in cui ci sentiamo fratelli, ci possiamo stringere la mano, quello che credi rispetto a questo è secondario.
Se mi chiedi posso dirti che per me è segno di qualche cosa di più, è segno di comunione con Gesù, con la sua Parola, con la sua vita, tra poco dirò: "Questo è il mio corpo" per gli antichi il corpo è la vita, non fanno troppe distinzioni, io sono qui per unirmi a Lui, per nutrirmi di Lui, per condividere i suoi valori, i sogni del suo cuore.
Penso che se ci fosse tra voi qualche ateo direbbe che anche lui molte cose che dice Gesù le condivide pienamente e se il pane è un segno di Lui va bene pure per lui, sarebbe un passo avanti condividere lo stesso pane, Gesù, la sua presenza, la vita donata, i suoi valori.
Avrete notato che nel Vangelo di Marco non c'è quello che tra poco mi costringono a dire: "offerto in sacrificio" perché dobbiamo ancora parlare di offerta in sacrificio come se Dio fosse un Moloch che vuole sangue e morte, il mio antico professore a cui devo tante cose, diceva che non è la morte che salva è l'amore, la vita donata, ci uniamo all'amore di Gesù non alla crudeltà della sua morte, Dio ci chiede amore, lo chiede a tutti e l'amore qualche volta costa.
Tra poco dirò: "Questo è il mio sangue della nuova alleanza" all'inizio vi invitavo ad ascoltare con attenzione la prima Lettura dove si racconta l'alleanza antica, perché il sangue dell'alleanza? sapete che per gli Ebrei il sangue è la vita, c'è un comandamento che qualcuno ritiene uno dei più importanti: "astenetevi dal sangue" certo è ridicolo ridurlo a negare le trasfusioni di sangue e non comanda solo di far scolare tutto il sangue dal pollo per mangiarne la carne, astenersi dal sangue esprime la necessità di rispettare la vita, la cosa peggiore è spargere sangue, certo non basta sgocciolare tutto il sangue del pollo e poi bombardare bambini, rispettare il sangue è una cosa seria, la cosa più seria nella vita dell'uomo, significa rispettare la vita.
Il gesto di Mosè che avete ascoltato esprime il sogno degli antichi Ebrei: la stessa vita unisce noi e Dio e quindi avete sentito una parte del sangue viene sparsa sull'altare il simbolo di Dio in mezzo alla gente e l'altra sul popolo, non posso farlo, uscireste tutti sporchi di sangue, mi piglierebbero per matto, non siamo più al tempo di Mosè, però uscendo di qui portatevi il ricordo del segno, purtroppo non possiamo per motivi pratici comunicare tutti al calice, è però un segno in cui abbiamo sognato che la stessa vita ci unisce con Dio, con Gesù, tra di noi, siamo una cosa sola, lo stesso sangue, la stessa vita circola tra tutti noi che ci impegniamo a vivere questa alleanza.
L'alleanza esprime l'impegno e l'unione, veniamo a rinnovare un patto d'amore con Dio ed è un patto di vita, un patto di sangue, il sangue sapete viene usato da popoli primitivi per celebrare un matrimonio, in alcune tribù si fa un graffio e si unisce il sangue, la stessa vita ci unisce, purtroppo qualche volta lo fanno pure i mafiosi, i simboli si possono usare per il bene e per il male.
Ecco cosa facciamo qui: un segno, per qualcuno è un segno di amicizia, di fraternità, per chi sente che le parole di Gesù sono importanti è segno che siamo qui per ascoltarlo, per unirci a Lui, per nutrirci di Lui, per condividere i suoi valori, i suoi sogni, se volete aggiungere un po' di più siamo qui per sentirci vivere la stessa vita di Dio, per essere una cosa sola, uniti nel rispetto assoluto per la vita in tutte le sue dimensioni e per impegnarci a promuovere la vita, la natura, la bellezza del mondo, la vita di chi ci sta accanto, la vita dei bambini, ecco tutto questo è quello che facciamo qui, che esprimiamo con questo semplice segno: un pezzo di pane che condividiamo e un calice che è il calice dell'alleanza, simbolo di vita, è bello che si conservino le infiorate, le processioni le feste, però il cuore dell'Eucarestia quello che Gesù ha voluto lasciarci è un pezzetto di pane e un calice, è l'alleanza nel suo Sangue, nella sua vita, per sentirci una cosa sola, vivere l'amore, questa è l'Eucaristia.
Il Signore ci aiuti a viverla.
"Allora i suoi uscirono per andare a X Domenica del tempo ordinario - 9 giugno 2024
prenderlo dicevano infatti: "è fuori di sé" Genesi 3, 9-15 - Marco 3,20-35
Avete ascoltato, penso che molti di voi conoscano le storie di Adamo ed Eva, ma quanti sanno che Maria e i fratelli e le sorelle sono andati a cercare Gesù perché pensavano che fosse uscito matto, forse quasi nessuno, ma l'avete ascoltato, non vi preoccupate, non è successo, il Vangelo è come l'antica Scrittura, anche i racconti di Adamo, di Eva, di Abramo, di Isacco, come l'Esodo, sono tutti racconti mitici, simbolici, non è necessario che siano accaduti, comunicano messaggi.
Questa è una cosa a cui dovremmo essere abituati, ma mi rendo conto che quando dico queste cose i cristiani si meravigliano come se dicessi cose astruse, come se noi non fossimo abituati ai racconti simbolici, mitici, vedete se nel 2024 volete intuire qualche cosa di serio sui rapporti tra uomo e donna, sui tradimenti, sulle gelosie guardatevi con attenzione il film di Fellini otto e mezzo e capirete parecchie cose e se volete conoscere al di là dei fatti qualche cosa di profondo, che so, di Garibaldi o di Napoleone leggetevi qualche romanzo, magari Tolstoj Guerra e pace, non vi raccontano solo fatti, anche storie inventate, ma che esprimono qualche cosa di profondo.
è quello che qui Marco tenta di fare, ha un problema che è il più importante per la prima comunità cristiana e lo è anche oggi, per quello che capisco è difficilissimo anche nella Chiesa di oggi accettare questo discorso: "Chi sono mia madre i miei fratelli? Chi fa la volontà del Padre" Gesù dice parole forti, è una rottura con la tradizione, la legge, con quello che si è sempre fatto, per cercare la verità del rapporto religioso.
Vedete per molti cristiani che ho conosciuto essere cristiani significa seguire la tradizione, quello che si è sempre fatto, quello che si è sempre detto, i dogmi, ubbidire a tutto quello che dicono il Papa, i preti, non funziona così, ogni tanto si scopre qualche cosa d'altro.
Gesù al suo tempo ha tentato di annunziare l'Evangelo, un modo di rapportarsi con Dio più libero, più aperto in cui avessero posto anche lo straniero, il peccatore, chi la legge non l'osservava, anche i gli odiati pubblicani che si occupavano di riscuotere le tasse per conto dei romani, andava a cercare anche loro, anche se la legge diceva che si diventa impuri se si mangia con loro.
Nella prima comunità cristiana c'erano coloro che rimanevano fedeli alla tradizione ebraica legalistica e Paolo ha dovuto scontrarsi duramente, ma aveva imparato da Gesù le cose essenziali e aveva tentato di comunicarle anche ai suoi discepoli e Marco è uno di loro, prima della legge, prima della tradizione, prima delle regole, prima di quello che si è sempre fatto, viene l'uomo e se mi rendo conto che il messaggio di Dio può essere portato a tutti e non c'è bisogno di essere Ebrei per accogliere il messaggio di Gesù, questo si deve fare, Paolo ha sofferto e combattuto per questo e ne trovate l'eco nelle parole di Marco.
Ma qui devo parlarne male perché calunnia Maria, dice che Lei e i figli hanno preso Gesù per matto, non è vero, sappiamo che Maria è una delle pochissime che è rimasta con Lui fin sotto la croce, tutti gli altri erano andati via, tutti, ma Lei c'era e anche dopo con i discepoli c'era Lei e il capo dei primi discepoli era Giacomo, il fratello di Gesù, uno di questi fratelli che ad ascoltare Marco è andato a prenderlo perché era diventato matto, son tutte bugie, Marco se le poteva risparmiare e si poteva anche risparmiare un'altra cosa che ha detto: i farisei pensano che Gesù caccia i diavoli per opera di Beelzebul, è un diavolo minore ubbidisce al capo dei diavoli, non solo, se avete ascoltato dice che sono rei di un peccato imperdonabile, il peccato contro lo Spirito perché loro, sia Maria sia i fratelli, sia i farisei che sono Ebrei avrebbero dovuto riconoscere Gesù, perché è uno dei loro e invece l'hanno rifiutato, tutte calunnie se le poteva risparmiare, sì se le poteva risparmiare perché queste calunnie sono costate agli Ebrei milioni di morti.
Il Vangelo è anche questo qualcuno di voi forse si scandalizza, non vi scandalizzate, non c'è una verità assoluta, la verità si cerca, si tenta di capirla, anche loro erano uomini, si portavano dentro la rabbia, il rancore, quelli che scrivono questa pagina del Vangelo erano perseguitati, lo sappiamo bene da Paolo e quindi sono arrabbiati contro gli Ebrei e scrivono parole che avrebbero potuto non scrivere, ma sono uomini come noi, povera gente e dobbiamo prenderne le distanze e cercare di capire quello che è essenziale e l'essenziale vorrei che lo portaste con voi da questa domenica: chi sono i miei fratelli? Chi fa la volontà del Padre, a qualunque religione, a qualunque etnia, a qualunque popolo appartenga, creda o non creda non ha importanza, l'importante è che faccia la volontà del Padre, che è far del bene, amare, se crede una cosa strana, poco importa, non guardare quello che crede, guarda quello che fa.
Il Vangelo invita tante volte a giudicare le persone da quello che fanno, non da quello che dicono, perché molti, a volte, aprono la bocca e gli danno fiato, nella Chiesa questo si fa ogni giorno dal Papa all'ultimo prete, compreso io, quindi diffidate delle parole, chi fa la volontà del Padre quello è per me fratello, sorella e madre e allora guardatevi intorno e cercateli, perché c'è tanta gente che cerca di fare il meglio che può, che cerca di fare la volontà del Padre, che è volontà di rispetto, di tenerezza, di accoglienza, di riconciliazione, di andare al di là delle difficoltà della vita.
Il Signore ci aiuti.
Così è il regno di Dio: come un XI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 16 Giugno 2024
uomo che getta il seme sul terreno Marco 4, 26-34
...il seme germoglia e cresce..."
Se mi domandano perché per me il Vangelo di Marco è il più importante, più bello, quello che più ha arricchito la mia vita, dico che possono comprenderlo dopo aver ascoltato questa parabola, è una parabola che c'è solo nel Vangelo di Marco, gli altri l'hanno tolta e come avete ascoltato è una parabola non semplice, ma, se ci pensate, esprime tutto lo stupore, la meraviglia del contadino che mette il suo seme e non sa come quel seme cresce, si sviluppa, diventa una spiga piena di chicchi, c'è tutto lo stupore per la forza della vita, per la bellezza, la ricchezza della vita.
E questo è soltanto un simbolo perché qui Marco cerca di comunicare e, perché questa è con ogni probabilità una sua parabola, Gesù cerca di comunicare il sogno del Regno e dice: credeteci, guardate com'è bello il mondo se è ricco di condivisione, di gratuità, di dono, se è ricco di amore, di vita condivisa con gli altri, di cammino fatto insieme, se è ricco di amicizia, di tenerezza, contemplate come può essere bello avere questo sogno nel cuore e se avete questo sogno nel cuore forse siete capaci anche di comunicarlo agli altri.
I Vangeli di Matteo e Luca che secondo gli studiosi hanno tra le mani il Vangelo di Marco tolgono questa parabola, ci dicono che forse perché non l'avevano nelle loro fonti l'hanno trascurata, secondo me c'è qualche cosa di molto più forte, che ho sperimentato e da un certo punto con dolore per tutta la vita, troppe volte il Cristianesimo si basa soltanto sui comandi, sulle leggi, sulle regole sulle imposizioni, sulla paura di sbagliare, sul senso di colpa, sul peccato, sul male, pensiamo di educare la gente con la paura dell'inferno, con la paura che se non osserviamo gli ordini Dio ci punisce anche in questa vita, ma dov'è il sogno, come riusciamo, se comunichiamo paura, a comunicare la bellezza della vita, la bellezza di una vita che è ricca di piacere, di gioia, di felicità, di relazione, di tenerezza, è questo che devo comunicare, è questo che devo testimoniare, come posso se metto paura, faccio gente rancorosa, che ha sempre timore di sbagliare, che guarda con sospetto chi gli sta intorno, che teme di non riuscire, di non farcela.
Conservate nel cuore questa parabola perché vale non soltanto per i poveri preti che dovrebbero annunciare il Regno di Dio, ma per qualunque genitore che deve comunicare ai figli i valori, la capacità di stare insieme, è inutile dare ordini, mettere soltanto regole, dare punizioni, fateli innamorare della bellezza della vita, vale per gli insegnanti, è inutile mettere brutti voti, bocciare, se non riesci a innamorarlo, perché ne sei innamorato tu, perché vivi lo stupore per la materia che hai tra le mani e gli comunichi la bellezza della poesia o di qualcos'altro, mi riesce un po' più difficile dire la bellezza della matematica, ma ho incontrato tanti matematici che dicono che la matematica è bellissima, chi insegna matematica non può non amarla, non può non sentirne la bellezza e tentare di comunicarla, così e non con la paura della bocciatura, con le regole, con il senso del dovere, sì anche il senso del dovere è importante per un ragazzo per crescere, ma quello che è fondamentale è che abbia dentro il senso dello stupore per la bellezza, la passione per la bellezza, per la ricerca della verità, di quello che è giusto, di quello che è buono e bello, questo comunica questa parabola del seme che cresce da solo.
I moralisti vi diranno che non cresce da solo, il contadino deve zappare, lavorare tutto il giorno, sudare, sì è vero, ma se non sogna, se non ama la sua terra, se non ha ama i figli per cui lavora non riuscirà a farlo o la sua vita sarà soltanto peso, sacrificio, dolore e invece sarà per lui leggero anche zappare se lo farà per amore, se sognerà alla fine, io ho avuto la fortuna di vedere anche questo, di mettere le mani in quel sacco di grano con gli occhi luminosi: ho procurato da mangiare per i miei figli, quest'anno non avranno fame, che c'è di più bello nella vita, è questo che gli dà la forza di lavorare ogni giorno, lo stupore di riuscire a portare bellezza e bene e piacere e gioia e vita intorno a sé, questo dice questa parabola, sono sicuro di non esser riuscito a comunicarvi tutto quello che c'è di bello in questa parabola, arrangiatevi da voi, conservatela nel cuore, per me è la pagina più bella del Vangelo e ricordatevi anche che l'hanno censurata perché sono moralisti, perché pensano che se non c'è la paura del castigo non si può fare il bene, comunque rifletteteci e pensate come volete.
Il Signore ci aiuti.
Ci fu una grande tempesta di XII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 23 Giugno 2024
vento e le onde si rovesciavano Marco 4, 35-41
nella barca... Egli se ne stava
a poppa sul cuscino, e dormiva.
Avete ascoltato l'inizio del Vangelo: "In quel giorno…" Marco, coloro che hanno scritto questo Vangelo, un gruppo di persone come penso sappiate, si preoccupano sempre di fare dei collegamenti, il Vangelo di Marco non è semplice, va letto con particolare attenzione "in quel giorno…" cosa abbiamo ascoltato domenica scorsa? Gesù ha raccontato parabole straordinarie, quella del seme che cresce da solo, quella del seme piccolo come un granello di senape che diventa quasi un albero, parabole piene di speranza, di fiducia nella vita, che invitano a contemplare la forza del seme, la forza e la bellezza della vita e se ricordate su questo Domenica scorsa ho insistito un po'.
Oggi quelli di Marco, che sono gente seria, ci dicono: sì è bello, però a volte la vita presenta tragedie terribili, avete ascoltato il mare in burrasca, sono simboli, ma per il credente la tragedia forse ancora più grossa è che Gesù dorme.
Nel Vangelo di Marco trovate un'altra volta la tempesta sul lago, anche lì il vento furioso, anche lì la notte, il buio in cui non si vede più, anche lì dopo, perché prima Marco aveva parlato di quello che facciamo noi qui: se si condivide un pezzo di pane la vita si moltiplica, diventa bella, se mettiamo insieme quello che siamo, quello che abbiamo la vita diventa meravigliosa e qualcuno deve aver detto: sì diventa meravigliosa, ma a volte è piena di tragedie e ci sentiamo soli e smarriti e c'è il buio.
Qualcuno di voi potrà dire che abbiamo anche ascoltato alla fine che Gesù si alza e placa il vento e il mare, accade un miracolo, quelli di Marco sono persone serie ai miracoli non ci credono, basta leggere attentamente il Vangelo, ci sono racconti che sembrano di prodigi, ma sono tutti simboli, per Marco il miracolo non c'è, non può esserci, non ci sarebbero le tempeste.
Vi dicevo che oggi volevo divertirmi un po', non vi scandalizzate però, ho cercato tante volte nel corso della mia lunga vita, ma non mi ascolta nessuno, fatelo anche voi, di dire che i santi portano jella e occorre essere attenti perché fanno miracoli, ma ve lo vogliono far sapere, se fate un bel viaggio da Roma a Napoli, vi divertite, passate una bella giornata con amici, quando tornate la sera, magari ringraziate il Signore, ma non andate ad accendere la candela perché avete ricevuto il miracolo, lo fate solo se siete andati a sbattere contro un albero la macchina si è tutta rotta, vi siete raccomandati, che so? un tempo ci si raccomandava a Padre Pio, miracolo ci fu e andate a fare il pellegrinaggio e ringraziare, ma non ci poteva pensare prima? No, se evitavate l'albero non sapevate che vi faceva il miracolo, sono nato a Trastevere e qui mi devo fermare perché sennò sentireste tante parolacce, ma tante, ma come non poteva evitare di farmi sbatte contro l'albero?
Uno aveva il tumore si è raccomandato tanto a Padre Pio, a Sant'Antonio ed è guarito, ma non ci poteva pensare prima il Santo? I santi portano jella, vi ho avvisato state lontani.
Per fare discorsi più seri, noi abbiamo bisogno del miracolo, perché ci sono dei momenti in cui non sappiamo a chi rivolgerci, non ci rassegniamo all'impotenza, vorremmo essere onnipotenti almeno nella preghiera, vorremmo che ci sia qualcuno che ci aiuta e poi c'è un altro fatto, forse questo un po' più triste, c'è tanta, troppa gente che sui miracoli ci fa i soldi.
Ma allora se Marco non parla di miracoli cosa ci dice? Ci dice la cosa essenziale della nostra fede: nelle tempeste della vita Gesù non è che viene meno, non è che i valori che ha tentato di comunicarci non siano validi, anzi in quei momenti sono ancora più preziosi e, guardatevi intorno con attenzione, è profondamente vero, pensate a quello che è stata la tragedia dell'ultima guerra, io sono nato prima che scoppiasse la guerra ho vissuto qualche cosa, l'ho sperimentato, vi guardavate intorno e trovavate tanta gente che continuava a credere nel bene, a fare il bene, mio papà faceva il portiere c'erano degli ebrei nascosti nel nostro palazzo, tanti sono stati salvati da gente che si dedicava agli altri, che nella tragedia non si è fatta prendere dalla paura, che continuava a crederci e anche oggi, so che molti di voi hanno fatto l'esperienza di andare l'ospedale per dare una mano, magari come volontari, ci sono anche Ostia quelli che si mettono il pallino rosso sul naso per far ridere i bambini, questo è il credente: nella tragedia fa tutto il bene che può, continua a credere che Gesù ha ragione, non si fa sconfiggere dalla paura, non si fa travolgere dal dubbio, il dubbio fa parte della nostra vita, il dubbio è provvidenziale, non c'è niente di male nell'avere paura, nell'avere dubbi, nel sentire il buio, nel sentirci piccoli e indifesi ma è lì che dobbiamo trovare tutto il coraggio, questo si dice Marco, di sapere che Gesù c'è e che Lui ha ragione e che quello che possiamo fare è non perdere il coraggio di credere nella vita, di credere nel bene, di fare tutto quello che possiamo per combattere il male, non farci travolgere dal male, non farci schiantare dalla paura.
"Perché avete paura, non avete fede?" ricordatevi il contrario della fede non è il non credere è l'aver paura e quando volete giudicare un credente, un Papa, un vescovo, un prete, un cristiano, domandatevi una cosa sola: ha paura, paura del futuro del dubbio, del male? La mia vita è stata afflitta da Papi pieni di paura che non avevano il coraggio di guardare avanti, di cambiare, di rinnovare una Chiesa che andava sempre più rinchiudendosi, dobbiamo credere nel messaggio di Gesù, è un messaggio di vita condivisa, di amore, di dono, di libertà, di fiducia negli uomini, se ci lasciamo prendere dalla paura che tutto si possa rovinare ci ritroviamo in quattro gatti, quello che sta purtroppo succedendo e che forse continuerà a succedere.
La conclusione è pessimistica, ma quello che volevo dire non è affatto pessimista, Marco ce lo dice con chiarezza: c'è la tempesta, Gesù sembra da dormire, ma il cristiano sa che Gesù ha ragione e continua a crederci con tutto il coraggio della sua fede.
Il Signore ci aiuti.
Giunsero da Gesù, videro XIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 30 Giugno 2024
l’indemoniato seduto, vestito Marco 5, 1-17
e sano di mente, lui che era
stato posseduto dalla Legione,
ed ebbero paura
Avete ascoltato un brano un po' curioso, forse qualcuno di voi non l'ha mai ascoltato perché la Domenica non si legge mai, chi sceglie i Vangeli da leggere la Domenica o pensa che siamo poco intelligenti, non possiamo capire, è troppo difficile o pensa che noi preti siamo un po' scemi, non siamo capaci di spiegarlo o più probabilmente, la terza che dico, non capiscono loro di cosa parlano, a mio avviso questo che abbiamo ascoltato è il racconto più semplice del Vangelo, facilissimo a comprendere, ma è anche quello che gli uomini sembra non riescano a vivere, in quasi nessuna parte della terra si vive questo Vangelo, c'è qualcosa di serio, vediamo se mi riesce di farvi intuire un po' la bellezza e l'importanza di questo racconto.
Stiamo leggendo il capitolo 5 del Vangelo di Marco, è il catechismo di Marco per il Battesimo, allora non facevano il catechismo come l'abbiamo fatto noi, a domande e risposte, come avete ascoltato e come sentirete domenica prossima perché leggeremo il Vangelo che avremmo dovuto leggere oggi, si parla del Battesimo, loro lo fanno raccontando storie e siccome Marco, come vi dicevo la volta scorsa, non crede ai miracoli si sforza in tutti i modi di farci capire che ci sta raccontando simboli, storie che sono simboli, in cui bisogna entrare e non è difficile entrarci, basta pensare che non stiamo raccontando un fatto.
Qui dovrebbe essere evidente, in questo pover'uomo indemoniato c'è una legione di diavoli ora quelli di Marco forse non sanno quanti uomini ci sono in una Legione romana, sono circa 10 000 ora 10 000 diavoli in una persona sola sono un po' troppi e hanno fatto uno sconto, anche 2000 non sono pochi però e capite che se vanno in 2000 maiali gli abitanti del posto sono un po' arrabbiati, hanno diritto ad esserlo, sono un sacco di soldi, perché i maiali valgono, loro non li mangiano, li devono vendere ai romani.
Qualcuno nella comunità di Marco ha avuto l'incarico di scrivere il catechismo sul Battesimo, forse un gruppetto di persone, sono persone geniali secondo me e si chiedono come facciano a dire qualche cosa che colpisca la gente, gli rimanga in mente, li faccia pensare.
Cominciamo dall'inizio, avete visto: siamo nel mondo della morte, lo ripete tre volte "sceso dalla barca subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo, costui aveva la sua dimora tra le tombe" e poi ancora più avanti: "di giorno e di notte tra le tombe e sui monti" è un uomo che appartiene al mondo della morte, del male e questo mondo è, come avete ascoltato, soprattutto un mondo di violenza, una violenza che spacca tutto, rovina e sciupa e, avete notato, fa del male anche a se stesso: si percuote con le pietre, guardatevi in giro anche oggi nel mondo quanta violenza c'è, violenza che fa male agli altri e a se stessi, la guerra fa male a tutti a chi la fa e a chi la subisce, provoca morte, distruzione, rovina, questo è il mondo del male, della morte, della violenza, i diavoli sono soltanto un modo di raccontare, un simbolo, guardate a quello che c'è dietro, potete vederlo aprendo la televisione, il giornale o ascoltando quello che succede intorno, qualche volta anche vicino a noi.
Di questo si parla qua non di diavoli, viene Gesù e può portare salvezza, può liberare da questa radice del male e questi diavoli si precipitano nei maiali, chiedono loro di essere mandati nei maiali, è tutta fantasia chiaramente, capite facilmente che non sono storie che succedono.
I maiali annegano, arrivano tutti gli abitanti del luogo, tutti i maiali nel lago, 2000 maiali, chi l'ha mandati giù è stato Gesù, ha permesso ai demoni di andare nei maiali e si son persi.
Quando si parla dell'uomo che spezza le catene, che rompe i ceppi, che si fa del male nessuno ha paura, adesso ve lo rileggo perché secondo me chi ha scritto queste parole è un genio assoluto: "Giunsero da Gesù videro l'indemoniato, seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione ed ebbero paura" Come paura non è guarito? è guarito sì, ma per guarirlo sono morti 2000 maiali "quelli che avevano visto spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci ed essi pregarono Gesù di andarsene dal loro territorio" a noi l'uomo sano non ci interessa noi vogliamo i maiali, i soldi, noi vogliamo il potere, questo è il mondo, finché gli uomini continuano a preferire i maiali all'uomo sano poi ci dovremo lamentare che il mondo va male.
Qualche esempio, poi aggiungetene voi e le prediche ve le fate da voi, io non posso, ho quasi finito, in Italia c'è gente che cerca di accaparrarsi tutto, farsi la macchina più bella, lo fanno anche certi medici che lavorano in ospedale e all'ospedale lavorano poco perché devono lavorare fuori dove si guadagna assai, preferiscono i maiali all'uomo sano e pare che si degradi la nostra sanità, c'è gente che pensa che pagare le tasse non convenga, avremo un po' più di soldi, faremo le vacanze un po' più lunghe, truffiamo i soldi allo stato, poi però ci lamentiamo che i professori sono pagati poco, non ci sono soldi per dare una mano a quelli che sono in difficoltà, se si preferiscono i maiali all'uomo sano il mondo va male.
Questa pagina del Vangelo dice una cosa che credo a tutti voi, come a me, risulti semplicissima: perché l'uomo stia bene bisogna preferire l'uomo sano ai maiali, se preferiamo i maiali, se preferiamo i soldi, il potere facciamo le guerre, sciupiamo il mondo, semplice, ma come sapete pare che non si viva quasi da nessuna parte sulla terra.
Ciascuno di noi a questo punto può farsi la predica: quali sono i miei maiali, avete qualche maiale che preferite all'uomo sano? Io qualche volta dovrei andare a trovare un amico, una persona che magari m'ha detto che gli farebbe piacere, ho un bel libro da leggere, qualcosa di buono in televisione, faccio due passi, ho preferito i maiali all'uomo sano, perché pure questi sono maiali, allora chiudo, quello che c'è in questa pagina, la potete rileggere è il capitolo quinto nel Vangelo di Marco, ho cercato di farvelo intuire: è semplice, penso siate convinti, viverlo è difficile vedete se riuscite a farvi una predica e magari anche a metterla in pratica, ma questo, vivete tranquilli, è quasi impossibile.
Il Signore ci aiuti.
"Figlia, la tua fede ti ha salvata"... XIV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 7 Luglio 2024
"Fanciulla, io ti dico: alzati!" Marco 5, 21-43
Se vi chiedessi che cosa abbiamo ascoltato, penso che la maggior parte di voi direbbe: il racconto di due miracoli di Gesù, siete in buona compagnia risponderebbero così la stragrande maggioranza dei cristiani, dal Papa fino all'ultimo cristiano, ma abbiamo ascoltato tutta un'altra cosa.
Abbiamo ascoltato la catechesi di Marco sul Battesimo, che si parli del Battesimo dovreste saperlo avendo ascoltato la lettera di Paolo e penso sappiate che la lettera di Paolo ai Romani, forse la più importante di Paolo, è stata scritta circa vent'anni prima del Vangelo di Marco, si esprime con il linguaggio che i cristiani usavano: il Battesimo è il passaggio dalla morte alla vita, è una scelta, si battezzavano tutti da adulti, sceglievano di morire al male per vivere la vita nuova, per vivere come Gesù da risorti, gente che ha scelto il bene, la vita, l'amore, il dono, la gratuità.
Nel Vangelo di Marco ci si preoccupa di fare un Catechismo per dare delle indicazioni, ricordate la premessa, per Marco essenziale, l'abbiamo letta Domenica scorsa: il racconto dell'indemoniato, anche lì si parla di morte, ricordate l'indemoniato vive tra i sepolcri, in mezzo alle tombe ed è un uomo che vive di violenza, di morte, può essere salvato, ma la sua salvezza costa i maiali, ecco la premessa di Marco, penso la condividiate tutti, perché se non la condividete Marco vi direbbe di uscire è inutile continuare a parlare: occorre preferire l'uomo sano ai porci, occorre preferire l'uomo sano al denaro, al potere.
Detto questo possiamo intuire qualche cosa del Battesimo e abbiamo due donne, che sono le protagoniste dei racconti, sono probabilmente dei racconti immaginati, non sono fatti accaduti, è immaginazione, fantasia, due donne, una come avete ascoltato è morta e l'altra sta morendo, secondo la mentalità ebraica, perché perde sangue.
Marco vuole sottolinearci alcune cose, nel primo racconto la donna che perde sangue è stretta nella folla, la folla è l'incubo del Vangelo di Marco, lo trovate in quasi tutte le pagine, lo ritroveremo in una delle prossime domeniche, se vuoi incontrare Gesù, devi uscire dalla folla, da quello che fanno tutti, dal farti trascinare, dal non pensare con la tua testa, dal non essere capace di scegliere, di prenderti le tue responsabilità e questa donna fa fatica a strapparsi dalla folla, soltanto se riesce a farlo può incontrare Gesù, prostrarsi davanti e dire "tutta la verità", è la professione di fede, non dice quello che gli è successo, dice tutta la verità.
L'altra cosa che questa donna deve superare, e questo è un altro degli incubi di Marco, è la regola, lei non può toccare un uomo lo rende impuro, perché la donna che perde sangue è impura e qualunque cosa tocca diventa impuro, lei va al di là perché cerca la salvezza e Gesù vede in questo la fede di questa donna. Cos'è fede che per questa donna? Uscire dalla folla e andare al di là delle regole per cercare la verità, tutta la verità.
Il secondo racconto parla di una ragazza, come avete ascoltato chi traduce gioca sulla parola bambina, fanciulla, forse non capisce, se aveste chiamato quella ragazza, ha 12 anni, bambina vi avrebbe detto come bambina, domani mi sposo, a quel tempo si sposavano presto, a 12 anni erano considerate adulte, pronte per generare figli, lo facevano e qualche volta ci rimettevano la vita.
Quindi non è una bambina, non è però lei la protagonista, è ancora la folla, Gesù arriva ha chiamato con sé alcuni dei suoi e dice che la ragazza non è morta, dorme "e lo deridevano" ecco questa è un'altra delle cose che Marco ci vuole dire, se ridete della vita, se perdete la speranza del futuro, se non credete più nella bellezza della vita siete perduti, perché la fede è soprattutto credere nella vita, credere nella bellezza della vita, nel bene, conservare la speranza nel cuore, non ci si può rassegnare al male, alla morte, alla distruzione, alla rovina, bisogna che ciascuno di noi cerchi le ragioni della vita e faccia tutto quello che può per vivere e far vivere intorno a sé, ma bisogna crederci, se qualcuno ti dice di avere speranza, crederci e tu ti metti a ridere, se hai paura non hai fede, non vivi il Battesimo.
Vivere il battesimo è vivere la speranza, è crederci, ma non credere in astratti dogmi, la Trinità, la grazia santificante, credere nella vita, nell'amore, credere che si può andare al di là del male, che si può vivere il bene, questo è essere battezzati.
C'è una piccola annotazione che voglio fare per farvi capire che si parla di una catechesi del Battesimo avete ascoltato la conclusione: si raccomandò con insistenza che nessuno venisse a saperlo, questo lo si trova in tutti i miracoli di Marco, non prendeteli come miracoli, sono segni e disse di darle da mangiare, ma come una ragazza risorge, era morta risorge e ti preoccupi di dire di darle mangiare, sembrerebbe curioso, la cosa non è curiosa, perché il prossimo capitolo parla dell'Eucaristia dopo il Battesimo, si può partecipare all'Eucarestia e disse di darle da mangiare, un modo semplice che hanno quelli di Marco per dire che nel prossimo capitolo parliamo dell'Eucarestia, è quello che faremo le prossime domeniche e vedremo come Marco, come ha fatto per il Battesimo, ci farà alcune premesse, stavolta ha bisogno di farne un po' di più perché quando veniamo qui la Domenica non ci facciamo troppe illusioni, la vita è una cosa seria, non basta qualche canto, un abbraccio e dire vogliamoci bene, la vita è complicata, Marco lo sa e ce lo dirà alla sua maniera, raccontando storie che dobbiamo interpretare, questo è il Vangelo.
Il Signore ci aiuti.
Gesù venne nella sua patria ed XV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 14 luglio 2024
era per loro motivo di scandalo Marco 6, 7-13
Ordinò loro di non prendere…
né pane, né sacca, né denaro…
Abbiamo ascoltato l'inizio del capitolo sesto del Vangelo di Marco, vi ho detto che è il Catechismo dell'Eucaristia, qualcuno di voi potrà dire: "Ma che c'entra quello che abbiamo letto con quello che facciamo qui la Domenica, come sappiamo che è il Catechismo dell'Eucaristia?", ricordate come finiva il capitolo quinto: Gesù risuscita la ragazza che si alza in piedi e "disse di darle da mangiare", ecco il modo con cui quelli che scrivono il Vangelo di Marco ci dicono che abbiamo parlato del Battesimo, nel prossimo capitolo parleremo dell'Eucaristia.
Ma prima conviene fare delle premesse per parlare dell'Eucaristia ci vuole poco, bastano poche parole, è una cosa semplice, forse troppo semplice, allora qualche premessa, ricordate anche per il Battesimo aveva fatto la premessa, una sola: preferite l'uomo sano o i maiali, perché se preferite i maiali è inutile che parliamo di Battesimo.
E qui, quando venite a celebrare il segno che Gesù ci ha lasciato, cosa vi aspettate? Ricordate quando Gesù è andato a Nazareth non lo hanno capito, lo hanno rifiutato: perché vieni qui a parlare, che autorità hai? Qualcuno dice: è il falegname, conosciamo la madre, i fratelli, siamo cresciuti insieme, come si permette di parlare? E non c'è un miracolo, una visione, un segno, qualcosa di straordinario, niente, poche parole dette tra fratelli, fuori delle regole, fuori della tradizione, come si permette di commentare la Scrittura se non è un rabbino?
Se quelli di Marco venissero oggi in questa terra d'Europa in cui da tanto tempo si celebra l'Eucaristia sentirebbero una lamentazione generale: non vengono più in Chiesa, nessuno partecipa alla Messa, le chiese si svuotano, c'è sì qualcosa che continua: i santuari, quelli sono ancora pieni, molti vanno, cercano il miracolo, ogni tanto si sente, si meraviglierebbero quelli di Marco, che qualche Madonna appare, di qua, di là, le Madonne che appaiono, come sapete, quasi sempre piangono non ridono mai, quelli di Marco ci direbbero ma noi il Vangelo perché l'abbiamo scritto? Vi avevamo avvisato: se cercate prodigi, miracoli, se cercate apparizioni, se volete seguire solo la tradizione dell'Eucaristia non capite niente, cercate Lui, la sua Parola quello è importante.
Potremmo dire che ci hanno sempre detto che dovevamo osservare le regole, guai a non andare a Messa la Domenica, a non essere digiuni prima di fare la Comunione, ci hanno riempiti di regole, ci hanno detto che solo il prete può parlare e dovevamo ascoltarlo e se qualche volta abbiamo chiesto se era possibile una donna al posto del prete ci hanno risposto che Gesù vuole solo i maschi e quelli di Marco direbbero e ora vi lamentate perché le chiese si svuotano, noi ve l'avevamo detto che è un'altra cosa, molto semplice, non ci sono regole, non c'è una tradizione da seguire, è il ritrovarsi insieme come fratelli, ma di questo ne parleremo quando leggeremo il racconto della moltiplicazione dei pani.
C'è un'altra parte della premessa, Gesù chiama i suoi discepoli: andate senza niente, non portate soldi, non cercate potere, se ci fossero qui quelli di Marco ci direbbero: scusate, ma sono anni che sulle Messe i preti ci campano e ci guadagnano un sacco di soldi, avete fatto delle Messe uno strumento di denaro, vi siete addirittura inventati il purgatorio per far pagare i poveri cristiani e ora non vengono più e vi lamentate, forse è il caso che vi svegliate, l'Eucaristia è un'altra cosa.
Gesù ci ha mandato a cercare di combattere male, a cercare di guarire chi soffre, scuotendo la polvere dai piedi quando è necessario, potremmo dire che a scuotere la polvere siamo esperti: donne divorziate risposate non possono mica fare la Comunione, se non ti sei confessato non puoi fare la comunione, ma i mafiosi portano soldi, siamo abituati a tollerarli.
Se non cerchiamo di togliere un po' di male dal mondo, se non ci dedichiamo a curare la sofferenza, a portare un sorriso, un po' di gioia, se non facciamo questo e pensiamo solo a cercare soldi, miracoli e prodigi, a cercare di seguirle le regole, può pure succedere che qualche psicopatico che parla bene raduni delle folle, ma i cristiani saranno sempre meno.
Le premesse di Marco sono piuttosto severe, se ho capito qualche cosa, e forse sono un po' troppo pessimista, ma Marco non è pessimista, voleva metterci in guardia, per lui il ritrovarci qui dovrebbe essere un segno di condivisione, di vita cercata, sperata, amata, di gente che si impegna a togliere tutto quello che c'è di male, a curare la gente, a portare gioia, a vivere la gratuità, la bellezza, la pienezza della vita, questo sognava Marco, meglio questo sognava Gesù, ci ha lasciato un segno di festa, senza doverci preoccupate delle tradizioni, delle regole, dei riti, senza cercare miracoli, apparizioni, manifestazioni esteriori, i soldi, il potere, ci ha detto: cercate la vita, la bellezza della vita, la gioia, cercate di amare, questo è vivere l'Eucarestia.
Ci siamo riusciti? Molti ci sono riusciti, molti di voi ci siete riusciti, la Chiesa non è fatta da quelli che appaiono sui giornali, la Chiesa vera io l'ho conosciuta e ne ho conosciuta tanta, siete voi e molti di voi sanno amare e vivere e cercare il bene, continuate a farlo perché questo ci ha insegnato Gesù, il resto lasciatelo agli psicopatici, ai buffoni a quelli che hanno capito o hanno creduto che essere Papi, vescovi, preti significa solo fare moina, la vita è una cosa seria questo ci dice Marco.
Il Signore ci aiuti.
"Voglio che tu mi dia la testa XVI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 21 Luglio 2024
di Giovanni il Battista". Il re Marco 6,14-29
fattosi molto triste, a motivo
del giuramento e dei commensali
non volle opporle un rifiuto.
Avete ascoltato, Marco ha da farci l'ultima premessa al racconto che leggeremo Domenica prossima, usa una storia che ormai è comune e fra l'altro è diventata una storia folkloristica, avete sentito c'è il luogo comune, la ragazza che balla e fa incantare il vecchio che gli dà tutto quello che vuole. La morte di Giovanni Battista, ne parla anche Giuseppe Flavio, ha altri motivi più seri, ma questo a Marco non interessa, vuole dirci che noi celebriamo l'Eucaristia in un mondo in cui c'è violenza, discordia, mancanza di pace, sopraffazione, c'è gente che soffre, subisce offese, di tutto e di più, lo vediamo anche oggi, al tempo di Marco era molto peggio conoscete l'impero romano: guerre continue, il mondo era pieno di schiavi, tanti crocifissi c'erano in giro per le strade dell'impero.
Di fronte a tutto questo cosa possiamo fare, qual è la nostra risposta quando ci ritroviamo qui, cosa ci dice quello che celebriamo? Se faccio questa domanda alla maggior parte dei cristiani mi dicono che ogni Domenica ci raduniamo per pregare per la pace, per chiedere a Dio la pace e non dobbiamo stancarci, ora se ci pensate o meglio se condividete il mio pensiero, molti cristiani devono avere una strana idea del Padreterno, di Gesù Cristo, della Madonna, pensano che possano far qualcosa per la pace altrimenti non continuerebbero a pregare, possono fare, ma non fanno niente, forse ci vogliono far soffrire, ce l'hanno con noi, abbiamo fatto qualche torto, qualche male.
Il Vangelo avrebbe discorsi più semplici e più seri, se leggete trovate scritto: "Se stai portando la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che qualcuno ha qualcosa contro di te, lascia l'offerta va a riconciliarti e poi torna", allora siamo qui per cercare di fare pace, se c'è qualcosa che ci divide, dobbiamo metterci d'accordo, riconciliarci, dobbiamo fare pace, ma si fa fatica, a noi piace far moina, facciamo una bella processione, una grande celebrazione per la pace e pensiamo di aver fatto quello che potevamo, magari nella Chiesa ci sono lacerazioni, c'è gente che soffre, ci sono ingiustizie, ma noi continuiamo a pregare per la pace.
Vorrei farvi due nomi, ne potrei fare tanti altri, ma questi li faccio perché li ho ripetuti spesso in questi ultimi mesi, quando ero bambino c'era la guerra ed era violenza seria, a Roma tanto si pregava per la pace, sempre ci dicevano di pregare per la pace, ma nessuno pensava di riconciliarsi con don Ernesto Bonaiuti, forse non lo conoscete, informatevi su chi è stato Ernesto Bonaiuti, quando sono diventato prete si pregava molto per la pace, c'era la guerra del Vietnam, a Firenze tutti pregavano per la pace, ma nessuno pensava di riconciliarsi con don Lorenzo Milani, sbattuto lassù tra le rupi del monte Giovi, a noi piace far moina, qualche bella processione, dicevo a qualche amico che per il Giubileo, l'anno prossimo, potremmo fare due santi, senza miracoli perché li hanno già fatti in vita, don Ernesto Bonaiuti e don Lorenzo Milani, martiri, perseguitati dalla Chiesa, poi ho detto che forse e meglio non farlo, sarebbe ancora far moina perché non ci sono più, sono morti, forse qualche cosa si potrebbe fare per mettere pace nella Chiesa, per esempio possiamo far pace con le donne, fare in modo che siano in tutto uguali ai maschi nella vita della Chiesa, è cosa complicata, assai difficile, a noi piace far moina, l'anno prossimo ne vedrete assai, con trine, merletti, suoni, musiche, ma di far pace con le donne non ne parliamo.
L'anno prossimo, se ci riesce, cerchiamo noi di fare pace con qualcuno, magari dando soltanto un bicchier d'acqua a chi ne ha bisogno, Gesù dice che basta, ma una cosa concreta, fate contento qualcuno, fate sorridere, stringete la mano a qualcuno con cui avete litigato, fate pace, smettetela di pregare per la pace, perché il Padreterno non può fare la pace, la possiamo fare solo noi.
Concedetemi altri due minuti perché voglio farvi notare una piccola cosa di quello che abbiamo letto, un capolavoro di Marco, è l'unico che lo fa, Erode sembra una brava persona, come avete ascoltato: "Erode rispettava Giovanni sapendolo uomo giusto e santo e vigilava su di lui, nell'ascoltarlo restava perplesso tuttavia lo ascoltava volentieri" e quando la ragazza gli chiede la testa rimase molto triste, perché allora non ha evitato di farlo uccidere? I due incubi di Marco "a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto" ecco da dove, secondo Marco, vengono le radici del male: ci facciamo condizionare dai commensali, dalla gente, pensiamo a mostrarci, non ad essere giusti e se gli altri ci giudicano male allora ci adeguiamo, non cerchiamo la giustizia, ma di ricevere l'applauso e poi il giuramento, la legge, la tradizione, le regole, bisogna osservare le regole, ma se le regole comandano di uccidere non puoi uccidere, solo così si va oltre la violenza, molto del male del mondo deriva da questo, pensate, se volete, al secolo scorso troppa gente si è fatta condizionare dalla folla, dagli psicopatici che sapevano solo gridare e dall'osservanza delle regole: io osservo la legge, lo hanno ripetuto tutti i condannati per i campi di sterminio, abbiamo solo ubbidito alla legge, non si può ubbidire ad una legge che ti comanda di uccidere un bambino, ecco quello che dice Marco in questo capolavoro che è il racconto della morte di Giovanni Battista.
Come al solito ho fatto tardi, abbiate pazienza, voi fate le persone serie però e difendetevi da quello che dico io, pensate sempre con vostra testa, perché il Signore per questo ve l'ha data, c'è troppa gente in questo paese che non pensa.
Il Signore ci aiuti.
Prese i cinque pani e i due pesci, XVII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 28 Luglio 2024
alzò gli occhi al cielo, recitò la Marco 6,34-44
benedizione, spezzò i pani e li
dava ai suoi discepoli perché
li distribuissero
Abbiamo ascoltato due testi che ritengo fondamentali, il primo è scritto trent'anni prima circa dei Vangeli e come avete ascoltato Paolo ricorda la cena di Gesù, perché nella comunità di Corinto ha sentito, lui non è a Corinto è lontano a Efeso, che ci sono divisioni, quando si radunano, ormai da tempo ci si raduna il sabato sera insieme per far memoria di Gesù e per spezzare il pane, si celebra quella che oggi chiamiamo la Messa, ma non è una cosa come la nostra, ognuno porta il suo fagottello con la cena e si mangia insieme.
Ma a Corinto ci si divide e, come spesso accade agli uomini, in base ai soldi, i ricchi stanno da una parte, mangiano tutto quello che hanno, si ubriacano arriva a dire Paolo e gli altri hanno fame, avete ascoltato le parole durissime di Paolo: "il vostro non è più un mangiare la cena del Signore" e ancora più avanti. "voi volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio" ecco, se non c'è condivisione, se ci sono divisioni, se non c'è spirito di collaborazione, di pace non è più un mangiare la cena del Signore, non si parla di regole, di digiuni da fare, è solo una cena insieme, in cui si condivide, un simbolo, un segno.
Questo segno Paolo lo ha capito fino in fondo, siccome non sanno condividere afferma che non è mangiare la Cena del Signore, non è l'Eucaristia, disprezzano la Chiesa di Dio, comincia a chiamarla così: la chiesa di Dio.
Poi, per cercare di capire sempre meglio, si comincia a fare un catechismo sull'Eucarestia e probabilmente si forma quel racconto che avete ascoltato nel Vangelo ed è un racconto totalmente inventato, non è una storia, è un simbolo, un racconto simbolico, si dice: c'è gente che ha fame, come si può fare? ci sono 5 pani e 2 pesci, nel Vangelo di Giovanni si dice che c'è un ragazzo che ha 5 pani e 2 pesci, ecco se li porta, se li mette in comune si moltiplicano.
L'unico modo per moltiplicare la vita, per farla bella è condividere, tutti mettiamo in comune quello che abbiamo, questo e solo questo celebriamo qui la Domenica: la fraternità, la condivisione, il mettere insieme e se non siamo capaci di questo, se ci dividiamo, se c'è rancore tra di noi non è più la Cena del Signore.
Il Vangelo dice in un altro passo, lo ricordavo Domenica scorsa: "Se ti ricordi che c'è qualcuno che ha qualcosa contro di te lascia lì l'offerta davanti all'altare va a riconciliarti e poi torna" se non c'è pace, se non c'è riconciliazione, condivisione o almeno lo sforzo per farlo non è la Cena del Signore, vedete i primi cristiani così facevano il catechismo, raccontando delle storie, inventando delle storie, storie simboliche, fantastiche, miracolose, il Vangelo è pieno di miracoli, ma non perché credessero nei miracoli, hanno bisogno di raccontare delle storie che rimangano in mente e che colpiscano le persone e gli dicano con forza quale sia l'unico modo perché il mondo sia migliore, è che abbiano il coraggio di non arraffare, tenere tutto per sé, ma mettere in comune, condividere quello che abbiamo conoscenze, cultura, pane, affetto, amore, fantasia, capacità di dipingere, tutto mettiamo in comune e la vita si arricchisce si moltiplica, questo è quello che facciamo qui, i primi cristiani spiegano l'Eucarestia con un racconto evangelico.
Vorrei concludere condividendo con voi una cosa che mi è accaduta l'altro ieri, parlavo con un amico, anche lui prete, con cui ho condiviso tutta la vita e dicevamo che abbiamo conosciuto tre persone straordinarie che credevano che il catechismo si fa con il Vangelo e non come l'abbiamo fatto noi con le domandine e le rispostine, alcuni di questi li conoscete, quindi condivido volentieri con voi questi tre nomi: don Diego Bona, è stato parroco qui nella parrocchia di Stella Maris, una persona straordinaria, don Nicolino Barra era parroco a San Vincenzo faceva il prete e il fabbro, un'altra persona straordinaria e don Lorenzo Milani lassù, tutti e tre dicevano che il catechismo si fa con il Vangelo, spero che la Chiesa ritrovi il coraggio di fare il catechismo con il Vangelo e che si comprenda meglio cos'è l'Eucarestia, liberandola da tutte le sovrastrutture.
Spero possiate capire che qui non è un rito sacro, è soltanto uno stare insieme per far memoria di Gesù, per vivere di Lui, nutrirci di lui e tentare di essere come Lui, ci vuole gente capace di condividere, di camminare insieme, di cercare la pace, di amarci ogni giorno, scambiandoci magari soltanto un bicchier d'acqua, ricordatelo sempre Gesù dice che basta un bicchier d'acqua, qualcuno di voi sa che io ci tengo tanto perché non ho fatto molto nella vita, ma ho dei testimoni, qualche bicchier d'acqua l'ho dato e Lui dice che basta, basta per me, state tranquilli basta pure per voi, ma diamone quanti più possiamo, perché abbiamo tutti bisogno di bicchieri d'acqua, l'Eucaristia è soltanto questo: condividere, aiutarci a vivere la pace e il cammino fatto insieme.
Il Signore ci aiuti.
"Trascurando il comandamento XXII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 1 Settembre 2024
di Dio voi osservate la Marco 7,1-8.14-15.21-23
tradizione degli uomini…"
Avete ascoltato problemi che sembrano lontani da noi, ma non lo sono, qui fate bene attenzione perché ho visto molte volte cristiani moderni che non riescono a capire, quando tornate dal mercato anche vi lavate le mani, è necessario farlo, ma allora perché questa polemica di Gesù contro il lavare le mani, non capisce niente di igiene, ma di igiene gli uomini non hanno capito nulla fin quasi ai nostri giorni, nel 1847 nell'università di Vienna un povero dottore che diceva che prima di entrare in sala parto dovevano lavarsi le mani è stato trattato in maniera durissima, preso come uno che non capiva niente e ha salvato molti bambini perché con le mani sporche molti bambini si infettavano.
Quindi non è una questione di igiene, ma di rapporto con il mondo, con l'esterno e per gli antichi il mondo è pieno di male, di negatività, tutto ci contamina, andavate al mercato magari sfioravate una donna con le mestruazioni diventate impuri, toccavate un pagano impuri, significa non poter più avere un rapporto giusto con Dio, il mondo è pieno di negatività, di male e molti cibi non si potevano mangiare perché erano cibi impuri, non potevano mangiare il maiale questo lo sapete tutti, quando vi dicono che non lo mangiavano per norme igieniche potete sorridere non c'entra niente l'igiene con il maiale, chi è stato in Sardegna sa quanto è buono un maialino arrosto, è una questione di vedere dappertutto il male, la negatività e questo è durato in tutta la storia della Chiesa con cose molto più complicate dei cibi, diventavano male le idee degli altri, la ricerca, la scienza, lo studio, tutti avete fatto esperienza, perché abbiamo una certa età, dell'ossessione per il sesso che ha attraversato la vita cristiana, tutto era male, la donna mostrava un malleolo era peccato, tutto era impuro, Gesù cerca di darci uno sguardo limpido sul mondo: non c'è il male fuori, non c'è la negatività, il male sta dentro, viene da dentro di me, mi corrompe solo quello che io rendo negativo, quello che fa violenza agli altri.
Sapete quanto c'è voluto in questo paese perché la violenza sessuale non fosse considerata un atto osceno, impuro, ma un atto contro la persona, credo che soltanto negli anni 70 si è riusciti a cambiare la legge, ecco tutto questo c'è dietro questa pagina del Vangelo quindi non è un fatto di lavare i piatti, c'è qualche cosa di molto più profondo: cos'è il mondo, che cosa ci corrompe? Il problema è di estrema complessità, riguarda la nostra libertà, il libero arbitrio, ma sono problemi immensi che non possiamo trattare, tenete una cosa: fuori non c'è il male, è quando entra dentro di me, quando diventa mio ed è male quello che procura sofferenza, dolore, quello che umilia, offende.
Ma c'è un'altra cosa nel Vangelo di oggi, abbiamo letto una parte che la lettura ufficiale trascura, dove si parla del korban, fate attenzione perché è una cosa importantissima, tra le cose cattive del mondo, lo sento dire da quando ero ragazzino, sapete qual è la cosa più cattiva, cos'è lo sterco del diavolo? I soldi, chi parla male dei soldi? I papi, i vescovi, i preti, i frati, ora se posso darvi un consiglio quando sentite parlare male del denaro vi pigliano in giro, mia mamma e mio papà non hanno mai parlato male del denaro, ma sapete perché? Non ce l'avevano, quando ero ragazzino andavo con mamma a fare la spesa, lei andava alla fine a cercare quello che rimaneva, in piazza San Cosimato per chi conosce Trastevere e contrattava i centesimi e io mi vergognavo e non capivo, poi ho capito, per lei un centesimo era prezioso, perché le permetteva di farci mangiare, subito dopo la guerra, sono nato nel 37, quelli erano i tempi, mai mamma e papà hanno parlato male del denaro, ma non hanno mai trovato qualcuno che glielo desse.
I preti, i frati, i monaci quelli parlavano male del denaro, ma poi dicevano: lo volete far buono, datelo a noi e si sono inventati, ecco il Korban di cui parla il Vangelo, la cosa più strepitosa che gli uomini hanno inventato per far soldi, sapete qual è? Il purgatorio: tu dopo la morte vai in purgatorio, allora qui al convento ci stanno tanti frati, tu hai una bella casa, un bel terreno donali al convento quelli ti dicono le Messe per sempre e così tu ti risparmi un po' di purgatorio, ma i figli, i nipoti? Quelli s'arrangiano, tu pensa per te, custodisciti l'anima: è quello che avete ascoltato qui, ve lo rileggo: "Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korban cioè offerta a Dio", si può offrire una cosa Dio? No, si offre ai frati, quando andavo a trovare mia mamma c'era una signora che l'assisteva, veniva dall'oriente, portava i suoi aranci a Budda, a Trastevere li portava a Santa Maria, le ho chiesto: a chi porta gli aranci? a Budda, ma da voi chi mangia gli aranci, Buddha non mangia, ah i bonzi, ecco i bonzi, è la stessa cosa da noi, volete assicurarvi che qualcuno preghi perché non stiate troppo un purgatorio, lasciate il terreno, la casa al convento. I conventi dei francescani che parlano anche oggi sempre di povertà possedevano mezza Italia e oggi dovunque andate in giro per l'Italia trovate conventi francescani, ce ne sono infiniti, fatti coi soldi di chi? Di quelli come mio papà e come mia mamma che non hanno mai detto che il denaro è lo sterco del diavolo, se lo guadagnavano con fatica, lavorando duramente e risparmiavano il centesimo, perché mi dovevano far mangiare e per fortuna siccome hanno lavorato tanto mi hanno fatto anche studiare, ma mio papà non è mai andato al cinema per farmi studiare, lui non parlava male del denaro, chi parla male del denaro, chi esalta la povertà vi piglia in giro o è uno che è la povertà non l'ha mai conosciuta, i poveri non parlano male della povertà, per i poveri la povertà è brutta, per i poveri il denaro è prezioso, ma mio papà e mia mamma non avrebbero mai sacrificato nessuna delle loro cose preziose per il denaro, se ne avevano lo condividevano, non c'è mai stato un povero che è entrato in casa nostra, anche durante la guerra, senza avere qualcosa, io sono stato mandato dalla mamma a portare l'ultimo arancio, e poi io che mangio? Quando bussa un povero bussa Gesù, portagli l'arancio. Questo era per loro il denaro, qualcosa da condividere, a cui non si vende l'anima, ma cosa preziosa perché la vita è così.
Oggi troppo lungo, scusate.
Il Signore ci aiuti.
Non è bene prendere il pane XXIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 8 Settembre 2024
dei figli e gettarlo ai cagnolini Marco 7,24-37
Vi dicevo che secondo me abbiamo letto uno dei capolavori straordinari del Vangelo di Marco, sapete ormai che io amo questo Vangelo e qualcuno di voi sarà rimasto meravigliato: ma come, Gesù tratta così una povera donna, gli dice che non è bene prendere il pane dei figli e darlo ai cagnolini, una donna disperata perché ha la figlia malata la si tratta come un cagnolino e lo fa Gesù, ma non sta bene, queste sono cose che non si dovrebbero scrivere, sapete qual è la difficoltà? Spesso non si sa leggere il Vangelo, quello che abbiamo letto non è il racconto di un fatto accaduto, è un'invenzione del Vangelo di Marco, qualcuno a un certo punto è stato incaricato di inventare una storia che aiuti a risolvere un problema, ecco per capire il Vangelo dovete avere delle chiavi di lettura, allora tenete presente: qui il problema è reale, un problema drammatico per i primi cristiani, non sono proprio i primissimi sono i secondi, ancora non c'è il cristianesimo compiuto, il messaggio di Gesù si comincia a diffondere per il mondo.
E c'è un problema che viene sentito fortemente soprattutto da quelli che vivono con particolare zelo la tradizione ebraica: noi siamo il popolo eletto, Dio ha affidato a noi la Parola, non a tutti, noi siamo il popolo sacerdotale, i custodi della Parola, adesso c'è qualcuno che dice che il messaggio si deve dare a tutti e nella Chiesa si cominciano a creare dei conflitti piuttosto duri, ancora non si arriva alle armi, si arriverà presto nelle lotte tra cristiani alle armi purtroppo, fin quasi ai nostri giorni.
C'è chi si sente fedele alla tradizione, dice che il messaggio è per gli Ebrei e gli altri se vogliono partecipare devono diventare Ebrei, devono circoncidersi, osservare tutte le regole, devono in qualche modo far parte del popolo, perché il popolo di Dio, quello che Lui ha scelto sono gli Ebrei e c'è qualcuno invece che dice che occorre andare oltre.
Ma c'è un problema, al tempo di Gesù questa questione non si poneva, Gesù non aveva mai incontrato i pagani ed ecco il capolavoro di chi ha scritto questa pagina del Vangelo, qualcuno a cui è stato detto: vedi un po', inventa qualcosa, un racconto, un simbolo che ci aiuti a capire e chi ha inventato questo simbolo può aiutarci perché è una persona che vive il rispetto degli altri, non comincia a dire: non avete capito niente, avete sbagliato tutto, il Vangelo è per tutti, no dice: è vero Gesù ai pagani non ha mai predicato, per Gesù come per tutti gli Ebrei il mondo si divide: gli Ebrei e il resto, i cani, cani non è una parola offensiva, gli altri, i Romani, i greci direbbero: i barbari, e Gesù lo pensava perché era un Ebreo del suo tempo, Lui non ha mai incontrato i pagani e questo quelli come Paolo che invece andavano verso i pagani se lo saranno sentito ripetere tante volte: Gesù non è andato tra i pagani, non li ha mai incontrati, se voleva ci andava Lui, perché volete andarci voi, disubbidite, volete fare come vi pare.
Ecco allora la risposta che questa pagina del Vangelo cerca di dare, con rispetto: avete ragione, Gesù non è andato mai è vero, per Gesù il mondo è ancora diviso in giudei e barbari è vero, il popolo di Dio sono gli Ebrei e gli altri sono i cagnolini, avete visto, si addolcisce la parola, avete ragione, però per Gesù quello che conta non è la tradizione, la regola, quello che conta è l'uomo, il cuore dell'uomo, Lui guarda la fede di questa donna e a questa donna da ascolto.
Guardate tutti i racconti del Vangelo sono pieni di miracoli, togliete il miracolo perché ci complica la vita, qui è soltanto l'andare incontro a una donna pagana, che non avrebbe diritto secondo alcuni, ma secondo Gesù: non è l'uomo fatto per il sabato, il sabato è fatto per l'uomo, non è l'uomo fatto per la legge, per la tradizione, per le regole, le regole sono fatte per l'uomo e se non rispettano l'uomo si tolgono, c'è gente che desidera la Parola, che desidera ascoltare il messaggio e allora non conta più essere Ebrei o pagani, il messaggio è per tutti, questo è quello che questa pagina ha da dire, ma lo fa, teniamolo presente questo, che è secondo me molto importante, con rispetto, dando ragione: è vero Gesù non l'ha mai fatto, ma se fosse qui lo farebbe, perché la sua mentalità è questa: conta il cuore dell'uomo, non conta la tradizione, la regola, la legge questo è quello che è importante.
Ecco cosa c'è di straordinario in questo racconto, che non si trova spesso nel nostro discutere, il rispetto di chi la pensa diversamente, il dire: è vero riconosco la tua difficoltà, hai ragione Gesù non c'è mai andato, ma pensaci se fosse qui, se si trovasse in questa situazione, ricordati di cosa pensava Gesù, per Lui quello che conta è il cuore dell'uomo, quello che uno ha dentro, non le regole, le tradizioni, le leggi, quelle vanno superate per rispettare l'uomo.
Lo stesso messaggio da, ma più semplicemente, il secondo racconto, quello che avete sul foglio, la guarigione di un sordomuto, anche lui è un pagano, viene sottolineato: in pieno territorio della Decapoli, siamo proprio in terra straniera e Lui guarisce il muto, va incontro a chi ha bisogno, non si dovrebbe, se si tocca uno straniero si viene addirittura contaminati, lo abbiamo detto le volte precedenti, tutte regole che vanno superate, vanno superate con coraggio, ma con rispetto di chi fa fatica, di chi si sente in difficoltà, di chi è vecchio, di chi appartiene ad un mondo antico e si sforza, prima della verità c'è il rispetto dell'uomo, tenetelo presente perché è fondamentale, questa pagina del Vangelo riesce a dirlo, quindi rileggetela, ma non leggetela come riportasse un fatto, questo racconto è stato scritto vent'anni, forse trent'anni dopo che Gesù era morto, Gesù non ha mai incontrato quella donna, questa è fantasia, questo è il modo di esprimere quello che Gesù secondo chi ha scritto questa pagina pensava, quello che anche noi dobbiamo sforzarci di pensare, superando le difficoltà perché spesso non è facile capire che cosa è giusto e che cosa non lo è e per far questo è fondamentale il rispetto dell'altro, il rispetto anche di chi fa fatica, di chi è anziano, di chi vive la tradizione, sì è vero Gesù non l'ha mai fatto, hai ragione quando dici così, però forse Lui sarebbe andato oltre.
Chiudiamo sorridendo, perché secondo me chi ha scritto questa pagina poi alla fine voleva far sorridere un po' quelli che ascoltavano: "e comandò loro di non dirlo a nessuno, ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano" insomma si può disubbidire anche a Gesù, secondo Marco pare di sì, se si può disubbidire a Gesù figuratevi al Papa, ai vescovi, ai preti, sono anche capaci di scherzare i geni che hanno scritto il Vangelo di Marco.
Il Signore ci aiuti.
Ed Egli domandava loro: XXIV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 15 Settembre 2024
"Ma voi chi dite che io sia? Marco 8,27-35
Abbiamo ascoltato la domanda fondamentale, in tutti i Vangeli c'è questa domanda: "Chi sono io per voi?" Ma come avete sentito chi risponde è Pietro, solo lui, è la domanda fondamentale per ogni cristiano, una domanda personale: "Chi è Gesù per me?".
Qualcuno di voi penso avrà visto e ricorderà, magari con piacere, Corrado Guzzanti quando parla di Quelo: "La risposta è dentro di te, epperò è sbagliata!" è quello che succede qui a Pietro che risponde, ma poi si sente dire: "Va dietro a me Satana" quindi ha risposto male, non ha capito niente.
Sembrerebbe di no, se leggete il Vangelo parallelo, dico parallelo perché sapete, penso, che i tre Vangeli chiamati sinottici sono molto simili: Marco, Matteo, Luca. Marco è il primo, nel Vangelo di Matteo abbiamo la stessa domanda, Pietro risponde: "Tu sei il Cristo", aggiunge "Il figlio del Dio vivente" Gesù gli dice: "Beato sei tu Simone perché né la carne, né il sangue te l'hanno rivelato ma il Padre mio che è nei cieli" quindi Gesù nel Vangelo di Matteo dice che Pietro ha detto bene, invece nel Vangelo di Marco poco dopo lo chiama: Satana.
Come stanno le cose? Capire, secondo me, è fondamentale, non so se però riesco a spiegarvelo, comincerei con una cosa semplice semplice: quando avevo 10 - 12 anni se mi facevano la domanda: chi è Gesù? ero pronto a rispondere, ero bravo a quel tempo, sapevo a memoria tutte le rispostine del catechismo, precise, perfette, rispondevo subito, ho preso anche qualche medaglia, poi la Domenica andavo a Messa, facevo la Comunione e mi raccomandavo a Gesù: "Fammi andar bene il compito di matematica, fammi prendere 6 almeno una volta, non sempre 4, siccome non studiavo la matematica prendevo sempre 4, la risposta era precisa, ma evidentemente chi era Gesù per me non l'avevo capito.
Ma non è che non l'avessi capito solo io, perché vedete per elaborare la risposta a quella domanda, la risposta che dovremmo recitare dopo le mie parole, il Credo: Dio da Dio, luce da luce Dio vero, da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre, sapete si sono ammazzati, forse non avevano capito chi era Gesù, non solo, nel corso della storia recitando puntualmente quella professione di fede hanno fatto le crociate, hanno ammazzato gli eretici, il cardinal Bellarmino la sapeva precisa prima di far bruciare Giordano Bruno, allora c'è un problema: a questa domanda non si risponde con le parole, per quello che ho capito, ma con la vita e per rispondere a: chi è Gesù per me? devo cercare di domandarmi quali valori di Gesù ho fatti miei, cosa condivido di Lui, quanto la sua Parola è importante per me, quanto condivido i suoi valori, quanto sono disposto a camminare con Lui, a partecipare al suo impegno perché la vita sia più giusta, perché si realizzi su questa terra il Regno del Padre, che è il Regno della giustizia, dell'amore, della vita condivisa, del dono.
Gesù è per me il punto di riferimento, il maestro, la luce quando faccio miei i suoi valori, non quando ripeto parole, magari parole che cerco di rendere precise, la vita non si riduce mai a parole precise, la vita è fatta di avvenimenti, di giorni, di momenti, di sentimenti, di passione e anche di sbagli e vorrei fermarmi sullo sbaglio, Pietro si sente dire: "Va' dietro a me, Satana!" la traduzione antica era "va' lontano Satana", Gesù sembra veramente duro, ma Pietro non se n'è mica andato, Pietro è rimasto, ha continuato a cercare Gesù, ha continuato a camminare con Lui, a tentare di ascoltare le sue parole, a cercare di condividerle.
Pietro, e probabilmente per tutta la vita avrà continuato a ripeterlo, diceva: quel giorno che l'hanno messo in croce l'ho rinnegato, ho detto di non conoscerlo, eppure sono tornato. Ecco vedete, alla domanda: "chi sono io per te? non si risponde una volta sola, ma per tutta la vita, non solo, se qualche volta si sbaglia non significa che è finita, questo è il rapporto con Gesù e la bellezza del rapporto con Lui, ti sbagli, non importa, puoi ricominciare, non hai capito capirai domani, l'importante è che continui a cercare, che continui a interessarti a Lui, a tentare di far tue le sue parole, ecco cosa c'è dietro questa domanda che Gesù rivolge a me e rivolge a ciascuno di voi, a ogni cristiano che vive sulla terra: Chi sono io per te? non cercate la formuletta del Catechismo, è quanto di più stupido potete fare, tentate di riandare alla vostra vita, chiedetevi che importanza ha avuto nella vostra vita e poi, come me, forse direte: qualche volta mi sono sbagliato, qualche volta pensavo che Gesù fosse colui che mi aiuta a prendere un buon voto in matematica, qualche volta pensavo che siccome andavo a Messa ero buono, poi ti accorgi che per essere buoni ci vuole ben altro, qualche volta pensavo che siccome pensavo, purtroppo non come Gesù, ma come la Chiesa, allora avevo ragione e gli altri sbagliavano e poi t'accorgi che avevano ragione gli altri e conviene ascoltare, farsi venire qualche dubbio, forse Gesù non pensava proprio così.
Seguire Gesù, capire cosa Lui diceva, condividere i suoi valori è un cammino, una ricerca fatta di dubbi, di incertezze, di sbagli, l'importante, per quello che ho capito, è non fermarsi mai, come Pietro continuare a cercare, poi ti accorgi che ti sei sbagliato, ma non ti sei perduto no, perché Gesù va cercando proprio quelli che si sono sbagliati e il momento in cui lo senti più vicino non è quando ti senti buono, ma quando senti che hai sbagliato, è Lui il pastore che va a cercare la pecora perduta, è Lui che nel Vangelo va incontro a quelli che hanno sbagliato, donne, uomini, tutti perché hanno bisogno di essere presi per mano e rimessi in cammino.
Se avremo risposto bene alla domanda non potremo saperlo, sono arrivato quasi alla fine della vita ve lo posso garantire, non lo saprete nemmeno alla fine, ma spero che continueremo a chiederci: chi Gesù è per me? Continueremo a cercarlo ancora, a tentare di volergli bene, a cercare ancora di comportarci come Lui vorrebbe, come Lui si è comportato, non ci saremo riusciti del tutto, ma Lui ci vuole bene lo stesso, per questo è venuto, per voler bene a quelli che lo cercano senza stancarsi.
Il Signore ci aiuti.
Chi accoglie uno solo di XXV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 22 Settembre 2024
questi bambini nel mio Marco 9,30-37
nome accoglie me…
Abbiamo ascoltato Domenica scorsa la domanda fondamentale: "Chi sono io per voi?" la risposta, lo dicevamo, non è fatta di parole, ma di vita, il Vangelo di Marco descrive questa vita con il termine del cammino, della via, della strada, lo sentirete più volte nei Vangeli che leggeremo nelle Domeniche seguenti, è il cammino dietro Gesù, seguire Lui, condividere la sua esperienza, la sua vita e Marco, dico Marco, ma pensate sempre ad una comunità, ad un gruppo di persone che ha cercato di capire e quindi di dirci che cosa significa seguire Gesù e lo fanno alla loro maniera, raccontando storie, immaginando simboli, a volte quasi dei flash, dei lampi, che sono affidati alla nostra ricerca, alla nostra capacità di capire e a volte non è semplice.
La prima cosa che sente il bisogno di dire è che Gesù va incontro alla morte, il cammino porta alla croce e questo è quello che ha sconcertato, come avete ascoltato Domenica scorsa, Pietro che si è sentito chiamare "satana", per Pietro è difficile accettarlo perché ha recitato i salmi, lo abbiamo fatto anche noi poco fa, dove si dice che possiamo sempre contare sull'aiuto di Dio, che protegge il giusto, custodisce, vuol bene a chi è buono.
Che chi è buono finisca in croce è difficilissimo da accettare, non solo per il cristiano, ma per ogni uomo religioso, quando capisci che non puoi contare sulla protezione, sull'onnipotenza di Dio ti chiedi cosa vieni a fare in chiesa, se vi guardate intorno nelle chiese di oggi siamo in pochi, non siamo riusciti a spiegare il Vangelo, noi preti siamo poca cosa, non parliamo dei Papi, quindi in chiesa non vengono più, vanno ai santuari però, perché lì magari c'è qualche santone, qualche Madonna speciale che protegge, eppure il Vangelo ci dice che nel mondo c'è la violenza, c'è il male che dobbiamo combattere e Dio non ci protegge, non ci custodisce e i buoni finiscono in croce.
Ma il Vangelo di oggi ha da dirci, forse ve ne siete accorti, una seconda cosa, il male non sta solo fuori, i discepoli arrivano a casa e stavano litigando su chi è il primo, chi comanda, c'è qualche cosa di guasto anche dentro di noi, vogliamo essere i primi e qui dico due cose rapidissime: guardatevi sempre dalle interpretazioni sbagliate del Vangelo, per il primo discorso ho sentito per tutta la mia vita di prete un'esaltazione del dolore, della sofferenza, sei giusto se soffri, niente di più stupido, non solo: sei bravo se sei umile, se non cerchi il primo posto, se non cerchi di essere meglio degli altri niente di peggio: tutti noi siamo chiamati ad essere il meglio possibile, a dare tutto quello che possiamo di noi, quello di cui si parla qui non è essere il meglio, il miglior maestro, il miglior pittore, il miglior ingegnere, no qui parliamo di uno che si approfitta degli altri, che vuole imporsi sugli altri e la vita è piena di gente che vuole approfittarsi, vuole dominare, vuole possedere e uno dei drammi che viviamo ancora oggi purtroppo in questo paese sono i maschi che vogliono possedere le donne, ma voler possedere un'altra persona, pensare che gli altri siano tuoi, che tu sei superiore, ti puoi approfittare, puoi sfruttarli questo è il male che ci portiamo dentro contro cui bisogna combattere.
Ecco allora andare dietro Gesù significa rendersi conto che non siamo protetti, che abbiamo anche dentro di noi qualche cosa di guasto e quindi non è che siamo messi tanto bene e lo avete sentito i discepoli non sanno cosa chiedere, hanno paura di domandare, sono smarriti, non sono sicuri, di tutto questo parleremo Domenica prossima, perché una delle tentazioni di chi segue Gesù è di sentirsi giusto, pensare di sapere tutto, essere nella verità, l'intolleranza ha attraversato spesso la vita cristiana.
L'ultimo flash del Vangelo di oggi è un bambino: perché Gesù prende un bambino e lo mette davanti a questi discepoli che cercano il primo posto, chi si occupa del bambino? Qui dovete fare un piccolo sforzo per capire chi è il bambino a quel tempo, oggi i bambini sono coccolati curati, a quel tempo erano l'ultima ruota del carro, ce n'erano tanti, morivano spesso, se non c'è pane oggi la mamma si priva del cibo, a quel tempo non era così, se non c'è pane i bambini non mangiano, perché sono gli adulti che procurano il cibo, oggi il mondo è diverso, allora il bambino era proprio l'ultimo, non può darti nulla, proprio nulla, se ti preoccupi di lui, se ti curi di lui, se magari ti sacrifichi per lui, sei capace di amare, di amare con gratuità, cioè di dare senza aspettarti niente e se vuoi capire che cosa significa seguire Gesù ti conviene pensare che Lui è venuto solo per amare con gratuità, senza aspettarsi niente, senza chiedere niente e se vogliamo seguirlo dobbiamo tentare di essere come Lui, gente che cerca di fare il bene non per avere un premio, ricevere il contraccambio, ma perché sappiamo donare perché è bello, perché è bello condividere la vita, è bello essere insieme, è bello donare gli uni agli altri, è bello tenersi per mano, è bello quando non ci domandiamo a che mi serve l'altro, come lo posso sfruttare, cosa mi può dare.
Cerco di volerti bene perché sei tu, possiamo camminare insieme, condividere la vita, tenerci per mano e questo lo si fa in maniera totale proprio con il bambino, perché il bambino può solo regalarti un sorriso, non può darti soldi, né aiutarti, né curarti se stai male, niente, per lui è amore puro, amore totale, questo è il cuore di quello che dovrebbe essere la vita cristiana, ma, come sapete, non è affatto semplice.
Allora non ci dobbiamo meravigliare, anche questo secondo me ci dice il Vangelo di oggi, se la vita cristiana è fatta di incertezze, di dubbi, di difficoltà di capire, però non abbiate paura cercate di cogliere le cose più belle, quando abbiamo fatto esperienza, ne ho fatta nella vita, spero l'abbiate fatta tutti voi, di amore gratuito, di qualcuno che ti vuole bene senza aspettarsi niente, ti vuole bene perché sei tu, condivide qualcosa con te e quando tu hai potuto fare qualche cosa anche piccola con amore gratuito, hai toccato con mano la felicità e allora forse intuisci che c'è un segreto della vita, il segreto di non pensare a prendere, a possedere, a dominare, ma quello di camminare insieme, di condividere, di tentare di volerci bene, di essere gratuiti, di amare perché è bello amare.
Qualche volta lo sapete è difficile, qualche volta abbiamo nemici, qualche volta c'è la violenza, la guerra, la sopraffazione e nessuno ci protegge e allora tutto diventa complicato, ma questa è la vita, una vita in cui il maestro che seguiamo è finito sulla croce, dobbiamo fare una scelta radicale non dobbiamo aver paura, tentare difenderci, ma come Lui tentare di amare, di essere gratuiti, perché solo così la vita è bella e se ci riusciamo un po' facciamo più bella la vita anche degli altri, è un cammino difficile, qualcuno potrà dire che è un sogno, sì però Gesù ci ha insegnato secondo me fondamentalmente che vivere è sognare e credere che ci può essere una vita più bella, che amare gratuitamente è molto più bello ed dà più felicità che dominare, possedere, arraffare, sopraffare, fare violenza all'altro, così la vita si sciupa, la vita diventa bella se siamo gratuiti, se possiamo farci un sorriso soltanto, perché è bello sorridere.
Il Signore ci aiuti.
Chi scandalizzerà uno XXVI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 29 Settembre 2024
solo di questi piccoli… Marco 9,38-48
Penso di non essermi sbagliato dicendo che qualcuno di voi si sarebbe meravigliato del fatto che ho detto che questa è una delle pagine più importanti del Vangelo, secondo me lo è perché tocca alcuni dei temi importanti per la vita umana e anche per l'uomo religioso, il tema dell'intolleranza, del dividersi: noi e gli altri, noi siamo quelli che hanno ragione, gli altri sono altri, dobbiamo metterli da parte, escluderli, qualche volta dobbiamo combatterli, qualche volta uccidere, nella storia quasi sempre i gruppi umani hanno cercato di farsi dei nemici, quasi che in questo trovino la propria identità, io sono io perché diverso, questo fin dalle cose più banali: i tifosi della Roma e della Lazio, quelli di un paese e quelli dell'altro, le cose si complicano quando i dittatori vogliono dominare il mondo, hanno bisogno di nemici, di costruire i nemici e di farli più brutti e cattivi possibili, è la storia.
Questo ha una complicazione nel mondo religioso perché gli uomini religiosi pensano di avere la verità che viene dall'alto, da Dio, pensano a volte di essere inviati di Dio autorizzati da lui a esercitare il potere (ho pensato di non mettermi i paramenti perché capiate che io sono uno stupido qualunque, non ho nessuna garanzia di parlarvi in nome di Dio, nessuna sacralità, qui non sono il rappresentante di Gesù Cristo, sono un povero uomo, vecchio, rincoglionito, pensate tutto quello che volete) il mondo religioso pensa di possedere la verità e quindi se guardate la storia della Chiesa vedete lotte continue, il Credo che dovremmo recitare qui nella Messa gronda sangue, si sono uccisi per affermare quella che alcuni credevano la verità negata dagli altri e così si è andati avanti, si sono bruciati eretici, siamo a Roma, credo che ogni bravo cristiano dovrebbe andare a Campo dei fiori, sia a godersi un po' di tutte le cose buone che si trovano lì, ce ne sono tante, compresi i filetti di baccalà, ma anche a onorare la statua di Giordano Bruno, la firma sotto la sua condanna è di un Santo, non ve lo dimenticate, ecco perché questa pagina del Vangelo è importante, Gesù ha evidentemente cercato di mettere in guardia i suoi da questo rischio che attraversa la storia della Chiesa e diventa difficile non dividersi, non dire noi e guardate che c'è anche nella Chiesa di oggi ci sono a Roma parrocchie in cui ci sono i neocatecumenali: noi abbiamo la verità gli altri non contano, oppure l' Opus Dei, oppure Comunione e liberazione, era così a Milano: noi siamo i cristiani voi no, ma perché? perché non pensare che possiamo essere insieme?
Questa intolleranza religiosa oggi la vedete soprattutto nel mondo musulmano, avete notizie quasi ogni giorno di violenze contro le donne, di gente che addirittura si mette una cintura esplosiva e si uccide, ma qui debbo farvi un altro discorso: questo è vero, sono cose che accadono, ma è anche radicalmente falso, perché il mondo musulmano è immenso, ci sono miliardi di persone e la maggior parte di queste persone sono come noi, persone che devono curarsi dei bambini, che cercano di lavorare, di tirare avanti, di arrivare alla fin del mese, persone perbene, c'è tanto bene nel mondo musulmano, ma noi non lo conosciamo e non lo conosciamo perché i nostri giornali, le nostre televisioni sono radicalmente false, tenetelo presente questo, ditelo ai vostri figli, ai vostri nipoti, alla gente che conoscete, falsi non perché non è vero quello che dicono, ma perché vi dicono solo il male, forse vi capita qualche volta di vedere il telegiornale della televisione di Ostia, qui abbiamo tanta gente che fa del bene, sento nelle scuole delle belle iniziative, dei professori straordinari, nessuno sa niente, la televisione non ne parla mai, vi parlano solo di chi ruba di chi uccide, di chi vende droga, del male, così si parla del mondo musulmano, tenetelo presente, viviamo in un mondo che dipende dai mezzi di comunicazione, sono quasi tutti così, non parliamo poi di quelle cose più moderne di cui i nostri ragazzi soprattutto rischiano di essere vittime: totalmente falsi, falsi non perché spesso dicono cose non vere, a volte anche questo, ma perché dicono solo una piccola parte della verità e danno un senso sbagliato della vita, del mondo, con la conseguenza che mettono paura, i nostri ragazzi non hanno più fiducia nel futuro, hanno paura del domani, quando ero un giovane prete intorno a me c'era la frenesia del domani, forse eccessiva, abbiamo fatto sbagli, inutile tornare indietro, ma c'era il futuro, la speranza, oggi sembra che tutti abbiano paura, li abbiamo scandalizzati.
Ed ecco la seconda parte fondamentale del Vangelo di oggi: guai a dare scandalo, i preti ci hanno parlato di scandalo perché le donne avevano la veste un po' più corta, lo scandalo è sempre il sesso, non c'entra niente, per il Vangelo lo scandalo vero è togliere la speranza, il senso del futuro ad un piccolo, ad un giovane, togliergli la speranza di realizzare se stesso, di compiere pienamente il proprio desiderio, forse l'avete sentito più volte dal prof. Recalcati anche se farebbe bene a spiegare cosa intende per desiderio, a realizzare quello che c'è di più profondo, di più vero dentro di noi, la nostra realtà più intima e questo se abbiamo paura non possiamo farlo.
Ed ecco l'ultima parte del Vangelo di oggi: se la tua mano ti scandalizza tagliala e buttala via, non pensate che dobbiate tagliarvi le mani, i piedi o cavarvi gli occhi, sono immagini forti, lo conoscete ormai il Vangelo, è fatto così, ci sono immagini che vogliono colpire, se c'è qualcosa che ti impedisce di essere te stesso, di realizzare il tuo sogno, di realizzare quello che senti importante per la tua vita, buttalo via, ad un ragazzo che vuole studiare potete dire che non può stare tutto il giorno col telefonino, se vuole tutti i giorni giocare, chattare, non può più crescere, non deve tagliarsi le mani ma imparare ad usare quell'attrezzo in modo che non gli impedisca di realizzarsi, di essere se stesso, non solo ti scandalizzano gli altri, ma rischi tu stesso di scandalizzarti se sei incapace di rinunciare a qualcosa, se non riesci a buttare nulla.
Vedete quante cose ha da dirci il Vangelo forse ho potuto darvi soltanto qualche suggestione poi a casa ve lo rileggete, ci lavorate, poi potete anche concludere che ho detto cose poco assennate, io dico quello che posso, voi prendete quello che ritenete giusto, dovete usare la vostra testa, quella non buttatela via, perché altrimenti siete in balia di chi vuole approfittarsene.
C'è nel Vangelo di oggi l'ultima cosa, per me è la più preziosa, ma non voglio coinvolgervi, qualcuno di voi sa qual è: il bicchiere l'acqua, un bicchiere d'acqua basta, quindi chi come me è un pover uomo, sa di non essere granché, sa di non aver fatto nulla di grande, è ricevere la consolazione da Gesù che dice: un solo bicchiere d'acqua basta, è quello che conta, poi cerca di darne più che puoi, il Vangelo qualche volta diventa semplice, semplice: puoi dare un bicchier d'acqua dallo, per chi ha sete non c'è niente di più prezioso di un bicchiere d'acqua, è la cosa più bella, più bicchieri d'acqua dai e meglio è, ma basta un bicchiere d'acqua, le cose complicate lasciale a chi vuole importi il suo modo di vedere, questo è quanto mi sentivo di dirvi.
Il Signore ci aiuti.
Chi non accoglie il regno di Dio XXVII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 6 Ottobre 2024
come lo accoglie un bambino, Marco 10,2-16
Tutti voi, penso, avete ascoltato più volte prediche sulla prima parte del Vangelo, contro il divorzio, tanto tempo fa abbiamo fatto campagne per la legge del divorzio, vi ricordate, avete l'età e questa pagina del Vangelo è stata spesso usata appunto per questo, oggi c'è qualcuno che la usa anche per altri motivi: dice che Dio li fece maschio e femmina, perché allora la teoria gender, sono cose che corrompono la visione del mondo, tutte sciocchezze il Vangelo è sogno, speranza, futuro, ideale, usate le parole che più vi piacciono, Gesù ripropone a questa gente che litiga per i motivi per cui si può ripudiare una donna, a quel tempo si parlava di ripudio, il sogno del primo mattino del mondo, il grido di Adamo che incontra Eva, ossa delle mie ossa, carne della mia carne, lo stupore dell'uomo che incontra la donna e la possibilità di camminare insieme, sogno, ideale che secondo me ancora è bene che comunichiamo ai nostri ragazzi, qualcuno di voi potrà raccontar loro la propria vita, conosco molti di voi, vi siete voluti bene, è stato bello condividere la vita per anni, fin quando i capelli diventano grigi e magari anche la mente si obnubila un po', tenersi per mano, io sono stato molto fortunato e ho conosciuto persone che arrivate quasi a 100 anni, si volevano bene, avevano condiviso la vita, erano veramente diventati quasi una cosa sola, si capivano con uno sguardo, non solo, ma facevano l'amore a cent'anni ancora fisicamente, perché è bello anche questo, tutto può essere bello, tutto si sciupa quando si impongono regole, quando si dicono no, quando non si rispettano le persone, quando si cade nel ridicolo della sacra Rota, dove ci si può dividere solo se ci sono soldi, niente di più indegno per chi legge il Vangelo.
Penso che dovranno finirla con tutte queste storie, perché non si sposano più e siccome devo correre due piccole riflessioni su cui forse potete fermarvi un po' e aiutare qualcuno a capire, molti dei nostri ragazzi non sentono più il bisogno di sposarsi, cioè di ufficializzare la loro relazione con la legge, si sentono tranquilli, sicuri, ma può essere grave perché viene a mancare il rispetto della legge, non si capisce che la legge non è fatta per chi non ne ha bisogno, ma per i deboli, per chi non ce la fa, le leggi devono essere giuste e le leggi sul matrimonio spesso sono state ingiuste, ma non sposarsi lascia indifese soprattutto delle donne che poi si trovano in difficoltà, un uomo, una donna che hanno un sacco di soldi se si dividono, uno ha i soldi, uno niente, spesso la donna, chi la difende, chi gli dà una mano, non so se mi sono spiegato, voi ne sapete più di me di queste cose però.
L'altra cosa importante è che oggi facciamo difficoltà a coinvolgere la comunità nel celebrare la vita, non ci sentiamo più parte di una comunità, viviamo in palazzi in cui nessuno si conosce, nel paese dove sono nati i miei genitori se si faceva un matrimonio per settimane tutto il paese preparava dolci e ci si sentiva insieme, oggi questo non succede, un po' colpa dei preti, ma non solo dei preti anche i sindaci, non c'è niente di più squallido di un matrimonio fatto in chiesa o al comune, non si comunicano sentimenti, parole, la bellezza di dire perché siamo qui e sarebbe molto bello, ecco allora due cose rischiano di mancare ai nostri giovani, pensateci, il rispetto della legge che serve per difendere i deboli e la bellezza di comunicare con gli altri, di celebrare insieme la vita, il matrimonio, la nascita di un bambino, comunicando insieme sentimenti, affetti, magari attraverso una poesia, un canto, oggi quando vogliamo far festa mangiamo magari al ristorante e sapete quanto è freddo un pranzo al ristorante, rischiamo di perdere il senso della comunità.
La seconda parte è per me forse la pagina più importante del Vangelo: dobbiamo diventare bambini, nel seguire Gesù, che vi ho detto Marco ci descrive come un cammino ecco il bambino, vedete qui sembra che Gesù accolga i bambini, li benedica, no, avete ascoltato per due volte: se non diventate come bambini, chi non accoglie il Regno di Dio come un bambino.
Chi è il bambino, rapidamente, il bambino è uno che non sa, deve cercare, deve scoprire gli altri, il mondo, la natura, anche il senso della vita, in una ricerca che per lui comincia con gli occhi, con la bocca, poi ascoltando, avete visto forse che i bambini sono i più curiosi, noi troppe volte pensiamo di sapere e soprattutto troppi uomini religiosi, anche cristiani, pensano di sapere tutto, di avere lo Spirito che gli detta quello che devono pensare e dire, non c'è niente di più cretino, essere credenti significa cercare, scoprire l'oltre, l'infinito che non possiamo mai possedere, non possiamo mai dire io so chi è Dio, cos'è la vita, il bene, è una ricerca, una ricerca incessante, fatta di ascolto, quello che fa il bambino.
Il bambino non ha potere, non può dire io comando, noi adulti siamo tentati di dire: qui comando io, molti uomini pensano di comandare a casa, voi sapete che a casa comandano le donne, qualcuno scuote la testa e avete ragione.
Soprattutto il bambino, e questa forse è la cosa più importante, non è ancora in grado di dire io ho fatto quindi tu mi devi, invece nei nostri rapporti pensiamo spesso di aver fatto aver lavorato molto e avere quindi diritto a un contraccambio, il bambino riceve tutto come un dono, diventando adulti rischiamo di perdere il senso del dono, la vita è un dono, gli alberi, il mare, i frutti, qualche volta non ce ne accorgiamo tutto quello che abbiamo intorno è un dono, soprattutto le persone ci sono donate, molti di voi siete stati molti per me un dono, una ricchezza e non potrò mai dimenticarlo, sono un dono le persone, è un dono la vita, tutto è dono, ho sempre la sensazione molto forte di aver molto più ricevuto di quanto ho saputo dare.
Un'altra cosa, il bambino non ha passato, ha solo futuro, il bambino non si porta dietro sensi di colpa, non dice ho fatto male quindi non posso più andare avanti, il bambino ha solo il futuro davanti, ha solo da cercare, da costruire, può solo guardare lontano, vive di speranza, è quello che dobbiamo diventare noi, c'è una frase che il Vangelo ripete più volte: dovete nascere di nuovo, se volete essere cristiani, ricominciare da capo, ridiventare bambini guardare il mondo con occhi curiosi, scoprire la bellezza del mondo, la bellezza di incontrare gli altri, ritrovare la fiducia nell'altro ritrovare la bellezza di guardare avanti, di sognare, di cercare il domani, sempre convinti di non sapere tutto, di dover cercare, sempre sapendo che tutto è dono, tutto è bellezza, tutto può arricchirci la vita e se siamo convinti di tutto questo, forse riusciamo anche noi a donare qualcosa, ad essere un dono per chi ci incontra, non è semplice tutto ciò, ma è la cosa più preziosa della vita, rileggetevelo questo Vangelo per diventare bambini e cercate di pensare cosa Gesù voglia comunicarci con questo essere come bambini, che amano la vita con passione, la cercano, la desiderano, vogliono scoprirne tutta la bellezza, sentirla come il dono più prezioso, non è facile perché alle volte ci portiamo dietro i pesi, i sensi di colpa, ma tutto questo deve appartenere al passato, perché il bambino vede solo il futuro, può ricominciare ogni mattina a cercare, a sperare, a tentare di amare e di vivere gli altri come il dono che arricchisce la sua vita.
Il Signore ci aiuti.
"Una cosa sola ti manca: XXVIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 13 Ottobre 2024
va', vendi quello che hai Marco 10, 17-30
e dallo ai poveri"
E dunque come avete ascoltato si tratta di una persona di una certa età "fin dalla mia giovinezza ho osservato tutto" ci riguarda perché qui tutti abbiamo una certa età, non è un giovane, siamo noi, questo Vangelo è spesso stato usato, e anche oggi penso lo sarà nella maggior parte delle chiese di questo paese, per un'esaltazione della povertà, so che siete persone sagge, se qualcuno esalta la povertà certamente non è un povero, quindi vi conviene stare attenti, se uno esalta la povertà o vi prende in giro o vuole sfruttarvi in qualche modo, quindi se sentite qualcuno esaltare la povertà sia esso il Papa, i vescovi, i preti, i frati, spesso vogliono soldi, quindi fate attenzione, il Vangelo è una cosa seria e coloro che lo hanno scritto erano poveri, si guardano bene dal dire che la povertà è una cosa bella, lo possono fare solo i preti, avete notato se guardate il foglietto che l'ultima parte del Vangelo si può saltare, c'è una versione breve, nella parte che si può saltare Pietro chiede cosa potrà avere e si sente rispondere che avrà cento volte tanto, non nell'altra vita, qui, quindi Pietro tutto sogna meno che la povertà, è un uomo povero, lui aspetta il centuplo, il Vangelo è un'esaltazione della ricchezza non della povertà, ricchezza per tutti evidentemente, vita per tutti, bellezza, gioia, abbondanza per tutti, non è mai, come tante volte ci hanno detto, esaltazione della sofferenza, del dolore, della povertà, il Vangelo è esaltazione della vita, della pienezza della vita.
Allora torniamo a questo signore, siamo nel cammino dietro Gesù, l'avete sentito sottolineare, siamo sulla strada, domenica scorsa forse lo ricordate c'era un bambino e Gesù ci diceva che dobbiamo diventare come bambini, oggi chi ha scritto il Vangelo di Marco ci mostra il contrario del bambino è quest'uomo di una certa età, un uomo, serio, onesto che va da Gesù e qui immaginate la scena perché se avete notato ci sono gli sguardi reciproci, non sappiamo se è un fatto accaduto, molto probabilmente no, però chi ha scritto ci invita a partecipare, a guardare, a cercare di capire: quest'uomo va da Gesù e gli chiede cosa deve fare ancora per avere la vita eterna, per avere il premio, Gesù gli dice di osservare i comandamenti e quest'uomo dice che lo ha sempre fatto, ha osservato i comandamenti fin dalla sua giovinezza, è sempre stato una persona perbene, ecco il contrario del bambino: io ho fatto, io sono un giusto, io sono a posto, c'è qualcosa che devo fare in più per avere il mio premio? Guardate lo sguardo di Gesù "lo guardò e lo amò" è l'unico passo del Vangelo in cui è scritto "lo amò" Gesù offre a quest'uomo il suo amore, ma è un amore gratuito: va vendi tutto, non sentirti più uno che ha fatto e quindi ha diritto ad un premio, vivi la gratuità, contentati dell'amore, qual è il grande limite di quest'uomo, a lui non basta l'amore, lui vuole sapere cosa fare per avere di più, per avere un premio, l'amore di Gesù non gli basta.
Gesù non si ferma sui dettagli, non domanda a quest'uomo: ma tu hai veramente fatto tutto, se avessi fatto tutto ti saresti accorto dei poveri, un po' della tua ricchezza l'avresti data agli altri, forse non saresti così ricco, qui si va all'essenziale: tu sei capace di credere nell'amore, di amare gratuitamente, di non pensare che siccome hai fatto hai diritto ad un premio, sai vivere la gratuità, sai amare senza aspettarti niente, sei come Gesù? Se sei come Lui allora le cose non ti importano, i beni li puoi anche lasciare, perché quello che importa è l'amore, è la gratuità, la bellezza di stare insieme, di condividere la vita, i sogni, di sperare, di camminare, di amare, ecco quello che quest'uomo non capisce, è uno che ha costruito il suo piedistallo, per cui si sente superiore: io ho fatto, io sono stato giusto, sono stato bravo, ho anche accumulato molti beni, voglio solo il premio, ma se mi chiedi di rinunciare a questo, per vivere solo d'amore, non so di cosa parli, cos'è l'amore, cos'è la gratuità? Ma per Gesù se non hai capito la gratuità, l'amore gratuito, il dare senza aspettarsi niente, non hai capito la vita, l'essenza della vita, sì, è importante che tu sia onesto, è importante che tu sia giusto, Gesù lo vede, lo ama, gli offre il suo amore, ma un passo avanti è essenziale per vivere la pienezza della vita, del bello e del bene: la gratuità, non sentirsi migliore degli altri, il sentire che i soldi che hai puoi anche condividerli, per far star bene qualcun altro, per far mangiare chi ha fame, per vestire chi è nudo, lo dirà l'ultima parte del Vangelo, se non senti questa gratuità di condividere con gli altri, di esistere per donare, per amare, per vivere la pienezza senza aspettarti un premio, senza sentirti giusto, senza dire io ho fatto, ecco cosa significa diventare un bambino, avere il futuro davanti, scoprire la bellezza della vita, la gratuità della vita.
Vedete come è ricca questa pagina del Vangelo, spero di avervene fatto cogliere la ricchezza, fermatevi a rileggerla, non c'è bisogno che pensiate che sia un fatto accaduto, immergetevi nel modo di raccontare dei geni che hanno scritto queste pagine, guardate gli sguardi tra Gesù e quest'uomo "lo amò", gli offre l'amore, ma a quest'uomo non basta l'amore, perché lui pensa di aver fatto, vuole solo il premio, non sente che gli manca l'essenziale, gli manca la gratuità, la capacità di amare, di essere libero, di sentire il mondo pieno di fratelli con cui condividere la vita, di sentirsi ricco e libero dal dover sempre fare, dall'accumulare ricchezze, questo è il Vangelo.
Il Signore ci aiuti.
"Il Figlio dell'uomo XXIX DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 20 Ottobre 2024
non è venuto per essere Marco 10,35-45
servito, ma per servire"
Siamo nel Vangelo di Marco alla fine, ormai siamo arrivati in cima al cammino che Marco concepisce come una salita, si sale perché si arriverà, lo vedrete, a Gerusalemme, che è in alto, alla fine del cammino i discepoli manifestano la loro debolezza, lo ripeto non pensate che sia un fatto accaduto è difficile che si ripetano parole precise, qui sono delle persone che hanno vissuto un'esperienza e che cercano di comunicarla, hanno tentato di seguire Gesù, ma non ci sono riusciti del tutto, anche loro non hanno accettato l'indicazione di Gesù di essere come bambini, che non cercano il potere, di prevalere.
I protagonisti sono come avete ascoltato Giacomo e Giovanni, che vogliono sedere uno alla destra e uno alla sinistra, cioè essere i più importanti, i primi e gli altri è chiaro si arrabbiano, il Vangelo di Marco non fa sconti, se leggete il Vangelo di Matteo vedrete che cerca di attenuare: è la mamma di Giacomo e Giovanni che chiede a Gesù per i figli e le mamme, si sa, quando pregano per i figli vanno sempre capite, in Marco sono i discepoli che manifestano qui quella che è stata la loro esperienza, forse più forte, hanno tentato, ma non ci sono riusciti del tutto, però nelle parole che Gesù dice "berrete il calice" c'è anche l'altra testimonianza: non si sono arresi sono andati fino in fondo, hanno continuato, anche loro hanno pagato con la vita il seguire il Signore, hanno vissuto quello che nel Vangelo è chiamato il battesimo di Gesù: è la croce.
Secondo me qui traspare, nella risposta che mettono in bocca Gesù un po' brusca, quella che deve essere stata, almeno io cerco di immaginarla, la delusione di Gesù, in certi momenti della sua vita, per un maestro non essere capito dai discepoli deve essere qualche cosa di forte e Gesù deve aver sentito qualche volta che Lui parlava, ma quelli che avevano intorno, non soltanto la gente la folla, ma anche i suoi quelli che stavano con Lui, che si fermavano a tavola con Lui non lo capivano, la parte più ruvida di questo la troverete nel tradimento di Giuda, qualche volta c'è anche chi tradisce, ma questa è un'altra storia, qui c'è invece soltanto la fragilità, la debolezza, la fatica dei discepoli di capire che siamo chiamati a vivere la gratuità, l'amore, senza voler essere i primi, senza aspettarci ricompense.
Quelle che mettono in bocca Gesù sono parole forti: "non siate come i principi di questo mondo", pensate a tutto quello che era il potere a quel tempo, il potere di Roma, un mondo pieno di schiavi, vediamo un po' anche oggi, in giro per il mondo, quello che succede quando si cerca il potere, non siate come loro, ma come me, che sono venuto non per essere servito, ma per servire, "Figlio dell'uomo" è il modo con cui nel Vangelo di Marco Gesù parla di se stesso, è venuto non per essere servito, ma per servire e lo mostra fino in fondo, perché nonostante la fragilità dei suoi discepoli, nonostante il fatto che non si senta compreso, addirittura che da qualcuno è tradito, Lui sarà fedele a loro fino in fondo, fino alla morte, è l'amore totale che Gesù viene non soltanto a dirci, ma a vivere, ha voluto bene alla sua gente fino in fondo, qualcuno forse gli ha consigliato: vedi, non ti capiscono vattene, torna a casa, fa il falegname altrimenti finisci sulla croce, no, è rimasto fedele, ha scelto volontariamente di morire, ha scelto di servire fino in fondo la sua gente, di amarli fino alla fine.
Possiamo in questo Vangelo trovare anche la nostra consolazione, non so se posso coinvolgervi, io ho sentito per tutta la vita la mia fragilità, la mia incapacità di essere totalmente gratuito, di amare fino in fondo, ma ho sempre sentito anche che Gesù non mi cacciava, se mi avvicinavo a Lui trovavo sempre l'abbraccio, l'abbraccio del fratello, di chi ti stringe, ti dà coraggio ti dice: riproviamoci ancora, camminiamo insieme, non ti preoccupare, io ti voglio bene lo stesso, è questa la bellezza del Vangelo, sentire che siamo gente fragile, qualche volta non ce la facciamo, ma Gesù rimane con noi e anche quando abbiamo la coscienza di avere sbagliato, qualche volta forse anche gravemente, sappiamo che con Lui possiamo ricominciare, perché ci vuole bene, è venuto non per essere servito ma per servire, per dare la vita, per amarci fino in fondo, questo è il maestro a cui andiamo dietro.
Permettetemi una piccola considerazione che faccio sottovoce, da cui voi potete e forse dovete dissentire, a volte mi capita di ascoltare qualche autorità della Chiesa che alza la voce gridando contro l'eutanasia, mi domando se sono cristiani, appartengono alla nostra stessa religione, abbiamo un maestro che ha scelto di morire, lo ripeterò fra poco nel Canone, ha scelto di morire e quindi è lecito scegliere di morire e ha detto, lo avete ascoltato: non sono venuto per essere servito ma per servire e dunque credo che un cristiano quando non può più servire, nemmeno con un sorriso, quando non riconosce più nemmeno i suoi figli, ha il diritto e forse il dovere di dire: basta, lasciatemi andare, non voglio più vivere, sono discorsi complicati potete dissentire, io la penso così voi pensatela sempre come vi pare, io non ho la verità, ma non l'hanno neanche per le autorità della Chiesa, dobbiamo cercare con cuore sincero quello che è giusto, quello che è buono e bello, quello che è vero è sempre nell'oltre, dobbiamo solo cercarlo con pazienza e fiducia, ma anche nella libertà, ce l'ha data il Signore non ce la toglie nessuno, possiamo tentare di seguire Gesù.
Il Signore ci aiuti.
Gesù disse: "Che vuoi che io XXX DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 27 Ottobre 2024
ti faccia?" E il cieco: "Rabbunì, Marco 10,46-52
che io veda di nuovo"
Ho cercato di sottolineare l'ultima parola "lo seguiva lungo la strada" perché se vogliamo capire questo racconto dobbiamo pensare che quelli che hanno scritto il Vangelo di Marco lo mettono proprio lungo la strada, ci invitano a ripensare il cammino che stiamo facendo ormai da diverse domeniche, se aprite il Vangelo siamo nei capitoli 9 e 10 del Vangelo di Marco, in questa strada cercano di delinearci attraverso tutta una serie di episodi, ripeto inventati dalla fantasia di chi cerca di comunicarci la propria esperienza, quello che hanno capito del seguire il Signore, questa strada cominciava con l'invito a prendersi cura degli indifesi, dei piccoli, dei bambini, degli ultimi, di quelli che non possono darti niente, a cui puoi andare incontro soltanto se ti senti capace di gratuità, senza aspettarti una ricompensa, un premio, non ti possono dare niente, gli fai del bene solo perché ti senti di amare.
Ma subito dopo si preoccupano di dirci: fate attenzione però a non diventare intolleranti, l'intolleranza è il male peggiore delle religioni, lo hanno vissuto i credenti di tutte le epoche, lo viviamo anche oggi nella nostra Chiesa, ma forse oggi lo vediamo di più in giro per il mondo, il credente crede di sapere, crede di essere giusto, che gli altri siano cattivi, e sbaglino e questa è la causa di mali infiniti nella storia dell'uomo, quelli di Marco dicono: per carità guardatevi dall'essere degli intolleranti, dal pensare di sapere tutto, di essere giusti, camminate cercando, sognando.
C'è un'altra cosa a cui dovete fare attenzione non date scandalo, è il male peggiore che possiate fare, è meglio mettersi una macina da mulino al collo e buttarsi nel mare, lo scandalo per il Vangelo di Marco è togliere ai piccoli, ai semplici, ai poveri la speranza del futuro, del domani, togliere a chi ha sbagliato la speranza di ricominciare, questo è dare scandalo, quando sentiamo parlare di scandalo, specialmente dai preti, ci fanno pensare al sesso, mandateli a quel paese, lo scandalo per il Vangelo è qualche cosa di molto più profondo, è togliere ad un uomo la speranza nella vita, il credere nel futuro, tanto è vero che, forse lo ricordate, nel cammino ci invitano a diventare bambini, che hanno il futuro davanti, che sentono di non aver costruito niente, devono cercare, sperare, non sanno, ma hanno una grande fiducia nel domani, nessuno gli ha messo ancora paura nel cuore, sentono di poter costruire la vita, di poter andare avanti, di guardare lontano.
Poi ci parlavano anche dell'amore tra l'uomo e la donna dicendoci di non stare ad impelagarci con i problemi del divorzio, del ripudio, ma di sognare l'amore com'era all'inizio, nel primo mattino del mondo: il grido di Adamo che incontra la sua Eva, lo stupore, la meraviglia, che il vostro cercare di amarvi sia fatto di stupore, di ricerca dell'altro, la capacità di guardarsi negli occhi e di sognare che possiamo camminare insieme, aiutarci, tenerci per mano eccetera.
Poi ci hanno anche delineato, con la loro straordinaria fantasia, il contrario del bambino, l'uomo ricco, colui che ha fatto tanti soldi, ma non solo, se ricordate, questi sono dei geni, ci hanno detto che l'uomo ricco ha osservato tutte le leggi, si sente buono, proprio perché è buono ritiene che sia giusto che abbia tanti soldi, Dio premia quelli buoni e Gesù sembra dirgli: hai costruito la tua vita accumulando soldi, osservando tutte le regole, per sentirti buono, migliore degli altri e ora aspetti una ricompensa e chiedi se manca qualcosa, io ti offro l'amore "lo guardò e lo amò" ve lo ricordate, non gli basta l'amore, cerca altro, ma per Gesù se non ti basta l'amore non sai cos'è la vita, la bellezza della vita, è soprattutto amore, capacità di condividere, di donare.
Poi l'incomprensione dei discepoli, perché quelli di Marco non fanno sconti, sottolineano le loro difficoltà, litigano tra di loro, cercano di essere i più importanti e Gesù li chiama ad essere come Lui, che è venuto non per essere servito, ma per servire, allora vedete questo cammino, che quelli di Marco hanno con tutta la loro fantasia cercato di delinearci attraverso una serie di racconti inventati, niente di quello che hanno scritto è accaduto, hanno cercato di mostrarci tutta la bellezza di seguire Gesù, la bellezza di un amore totale, gratuito che non cerca ricompense, non cerca premi, vive l'oggi e lo vive nella pienezza, occupandosi dei più piccoli, dei più deboli, preoccupato di dare speranza, di non togliere a nessuno il coraggio della vita, di guardare lontano, il sogno di una vita piena, ricca, ricca di tutto, anche di soldi, nella Chiesa purtroppo, si è esaltata la povertà, la sofferenza, no, qui c'è il contrario, a Pietro che chiede cosa avrà viene promesso il centuplo, anche voi non vi stancate, sognate il centuplo, sognate la pienezza della vita, cercate la bellezza della vita, cercate quello che potete di gioia per voi e per chi vi sta intorno, cercate di far ricca la vita, ricca di tutto, benessere, soldi, ma anche di cultura, di tutto quello che è bello, soprattutto ricca di gratuità, di amore, ricca di stupore, di ricerca del domani, del futuro, è il sogno.
Ma qui, avete sentito, abbiamo attraversato Gerico, stiamo arrivando in cima alla montagna e laggiù si intravede l'ombra della Croce e allora quelli di Marco ci vogliono bene o almeno vogliono bene a me, non so se pensate che lo vogliano anche a voi, perché a me hanno chiesto: ma credi veramente a tutto quello che hai detto, non ti viene qualche volta il dubbio che sia tutta un'illusione, è possibile vivere questa pienezza della vita, l'amore è una cosa vera e poi la croce che senso ha tutto questo se finisce in croce? allora c'è lo smarrimento, allora qualche volta c'è il dubbio, lo scoraggiamento, qualche bravo prete mi direbbe di andarmi a confessare, quelli di Marco no, perché ci vogliono bene e mettono il grido del cieco, guardate questo cieco, è pura immaginazione, ma fermiamoci a guardarlo: "Signore fa che ci veda", perché non ho capito tutto, non riesco a capire come si possa vivere solo d'amore, di gratuità, non riesco a capire la croce, perché la croce, perché c'è il male, la sofferenza nel mondo? non capisco niente, se trovo un prete come si deve mi caccia, mi dice che devo convertirmi e questi invece che sono bravi, che ci portano l'evangelo, la lieta notizia, ci dicono: non abbiate paura, è normale provare lo sconcerto, è normale, specialmente in certi momenti, chiedersi cos'è il mondo, perché c'è tanto male, perché la croce, perché i giusti a volte finiscono in croce e poi è possibile amare così? quelli di Marco ci dicono non vi preoccupate se vi sentite così.
Credo che aggiungano: noi abbiamo continuato a seguirlo, siamo qui per dirvi: non vi scoraggiate, credeteci ancora perché Gesù è venuto per portarci il lieto annuncio, per darci la capacità di credere nella vita, nella pienezza della vita, nella bellezza della vita e la vita è bella se siamo capaci di amarci gratuitamente, senza aspettarci nulla, senza sentirci migliori degli altri, senza essere intolleranti, ma cercando di tenerci per mano, di accoglierci così come siamo con le nostre debolezze, i nostri difetti, siamo tutti povera gente, ma camminiamo senza stancarci, senza perdere mai la speranza, guai a chi ci toglie la speranza dal cuore, a chi ci impedisce di sognare un mondo in cui veramente ci sia la capacità di voler bene, di tenerci per mano, ecco perché Marco mette il grido del cieco in cima a questo cammino: non abbiate paura se vi sentite scoraggiati, smarriti se pensate che sia troppo difficile, forse è solo un'illusione, gridate come il cieco: Signore fa che ci veda, non te ne andare, tienimi per mano, aprimi gli occhi e scaldami il cuore, fammi credere nella vita, nella bellezza della vita, fammi credere nell'amore, fammi credere che io possa godere la vita e far godere gli altri, dare un bicchiere d'acqua, una carezza, un bacio, dammi la capacità di donare amore e di ricevere amore e di vivere la gratuità, senza sentirmi migliore degli altri, camminiamo insieme, condividiamo la vita, guardiamoci con lo stupore e la meraviglia con cui si guarda un'altra persona e sogniamo il domani, un domani più bello e più giusto e più ricco e più pieno di felicità e di gioia per tutti e possiamo camminare verso questo sogno, se ci teniamo per mano, se al di là delle nostre debolezze delle nostre stanchezze continuiamo a sperare e a crederci, questo è quello che il Vangelo di Marco cerca di dirci e per questo siccome è un sogno forse al di là di noi, alla fine, quando si intravede la croce sente il bisogno di metterci per consolarmi, se volete metterci il "ci" fate voi, il grido del cieco perché tante volte anch'io mi sono sentito un cieco, mi sembrava troppo difficile, e qualcuno ti dice che forse non ci credi nemmeno tu e ti senti come un cieco e se trovi qualche prete di quelli bravi che ti dice che vai all'inferno e per fortuna io amo il Vangelo e il Vangelo ti mette vicino un cieco che grida, sei come lui, non aver paura, è normale, ma continua a sognare come hanno fatto quelli di Marco, hanno continuato a sognare per consegnarci il Vangelo, continuiamo anche noi a sognare e a credere nella bellezza della vita, di una vita ricca di amore e di gratuità.
Il Signore ci aiuti.
"Amerai il Signore tuo Dio... XXXI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 3 Novembre 2024
Amerai il tuo prossimo come Marco 12,28b-34
te stesso"
Abbiamo ascoltato l'incontro tra Gesù e uno scriba, lo scriba è il maestro in Israele, ce ne sono diversi e avete ascoltato che lo scriba chiede a Gesù qual è il primo comandamento e Gesù risponde secondo l'antichissima tradizione di Israele che dura fino ad oggi: Ascolta Israele "Shemà Israel" è la preghiera o l'inizio della preghiera che ogni ebreo osservante recita la mattina e la sera, ripetendo le parole che avete ascoltato, le recitava Gesù si recitano ancora oggi e avete ascoltato che il rabbino ripete le stesse parole di Gesù, non solo conclude: hai detto bene maestro, amare vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici, il comandamento dell'amore: amare Dio, amare il prossimo vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici questo non lo dice un discepolo di Gesù, non lo dice Gesù, ma il rabbino, ho portato un foglio stamattina perché ieri ho cercato tutte le volte che nel Vangelo di Marco si parla male dei maestri della legge e vedete ho riempito un foglio, potete farlo anche voi, poco dopo quello che avete ascoltato stamattina si legge: "Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere i saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e nei banchetti, divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere" perché si parla sempre male dei rabbini e qui invece il rabbino sembra aggiungere addirittura qualche cosa a quello che dice Gesù, perché coloro hanno scritto il Vangelo conservano tutto non potevano togliere una delle due cose?
Se leggete il Vangelo di contraddizioni simili ne trovate tantissime, se vi domandate cosa si dice di Gesù nel Vangelo trovate: il figlio di Davide, il figlio dell'uomo, il figlio di Dio, il profeta, il maestro, ma dietro queste parole ci sono modi di pensare molto diversi, perché non hanno scelto, non ci hanno detto chi è veramente Gesù e anche quando Gesù parla dell'antica legge, forse lo ricordate, dice che non si cambierà neppure una virgola, neppure uno jota della legge, tutto rimane e poi c'è tutta una serie di "è stato detto ma io vi dico" e saltano via una decina di punti della legge, perché non hanno scelto? ecco, se ho capito qualcosa, questa è la grandezza della tradizione di Israele: ci sono opinioni diverse, scriviamole tutte, sapete che il Vangelo non è opera di qualcuno che si è messo lì e ha scritto, ma sono dei gruppi che hanno raccolto la tradizione che si andava formando e trovano parole diverse, opinioni diverse, ma le mantengono tutte, non lasciano niente, questa è la grande tradizione di Israele, non conosce dogmi, solo opinioni diverse, le conserviamo, si continuerà a parlare, a discutere, a ragionare e pian piano si cercherà quello che sembra migliore, ma non togliete nulla, non scomunicate, non bruciate chi la pensa diversamente, conservate insieme tutte le tradizioni, questo trovate se leggete attentamente il Vangelo.
Molti cristiani che cercano la verità dicono: dove la troviamo se anche il Vangelo è contraddittorio? Ma è la ricchezza perché continui a cercare, perché nessuno può dirti: questa è la verità, vedete è successo anche a qualcuno di voi, come è successo a me tante volte, di sentirsi dire che non sei cristiano se non pensi come la Chiesa, come se la Chiesa pensasse, non sei cristiano perché non pensi come il Papa, dici cose diverse, se qualcuno vi dice così, sorridete e dite: voi cristiani italiani moderni avete dirazzato, il padre Dante, il nostro grande maestro, lui Papi del suo tempo tutti all'inferno li metteva, noi abbiamo dirazzato, li facciamo santi, decidete voi se i Papi moderni erano molto migliori di quelli del tempo di Dante, qualche dubbio potete farvelo venire.
Israele ci comunica una grande ricchezza, conoscete penso una battuta che gira tra gli ebrei: se ci sono due ebrei intorno a un tavolo ci sono almeno tre opinioni diverse, è la loro ricchezza, noi ci siamo fatti influenzare dalla tradizione greca, dal manicheismo, abbiamo detto che la verità è una sola o dici queste parole o ti bruciamo sul rogo, anche oggi nella Chiesa ci sono molte intolleranze o dici così o pensi come il Papa o non sei un vero cristiano, non funziona così, conservate la ricchezza di questa grande tradizione e per non farla lunga anche oggi vi faccio solo una domanda, una supplica se volete, parlate male quanto vi pare del presidente del consiglio in Israele, dei suoi generali, dite tutto il male possibile, ma non parlate male degli Ebrei, l'antisemitismo sta ritornando ed è terribile, non esistono gli ebrei, come non esistono gli italiani, come non esistono i tedeschi, esistono solo persone concrete e ci sono tante persone perbene in Israele e soprattutto nel mondo ci sono tanti ebrei per bene e ce ne sono anche che non lo so, come ci sono tanti italiani per bene e come sapete ce ne sono anche diversi che non lo sono, ma ognuno è responsabile, non si può generalizzare, non si può parlare male degli ebrei e se posso darvi un consiglio conservate nel cuore l'ammirazione per questo popolo straordinario, unico sulla terra, che ci ha comunicato cose importanti e non dimenticate mai che Gesù, Maria, gli apostoli sono tutti ebrei, convinti di esserlo, l'avete sentito stamattina nel Vangelo: Gesù ripete le parole che da tempo gli ebrei dicevano e che continuano a ripetere, i comandamenti principali sono quelli e il rabbino dice che valgono più di tutti gli olocausti e i sacrifici, quando venite a Messa ricordatevelo, amare è infinitamente di più che venire a Messa, osservare le regole e se poi cercando di fare meglio che possiamo abbiamo idee diverse, non riusciamo a capire certe cose, è normale, l'importante è che ci sentiamo sempre fratelli, camminiamo insieme, gli Ebrei hanno discusso per migliaia anni e sono rimasti ebrei, hanno espresso opinioni le più diverse, hanno scritto biblioteche intere, eppure sono rimasti insieme, ma nella libertà, pensando con la loro testa, a noi hanno detto che non dobbiamo pensare e qualcuno ce lo continua a dire, Dio ci ha dato la testa per pensare, per essere liberi, avere opinioni diverse non significa dividersi, ci si può sempre tenere per mano, ascoltare, pensando che l'altro può dirci qualche cosa di importante, anche se la pensa molto diversamente, ecco questo è uno dei tesori che questo popolo ci ha lasciato, Gesù era uno di loro.
Il Signore ci aiuti.
"Questa vedova, così, XXXII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 10 Novembre 2024
povera ha gettato nel Marco 12,38-44
tesoro più di tutti gli altri"
Abbiamo ascoltato un raccontino piccolo piccolo, credo che Marco dia a questo raccontino una particolare importanza, chiude il suo Vangelo, perché dopo, lo vedrete nelle Domeniche seguenti, c'è solo il discorso sugli ultimi tempi, un discorso strano e poi il racconto della Passione.
Prima del racconto della Passione di Gesù, che probabilmente si è formato abbastanza presto, i primi discepoli avevano bisogno di raccontare, per capire la Croce, il dramma che ha sconvolto la loro vita e hanno cercato di capire perché quella croce, che è in fondo il senso di tutta la vita di Gesù, per farlo hanno, io penso, voi pensate sempre come volete, inventato un racconto, ho detto più volte che la maggior parte del Vangelo è un'invenzione di acconti che cercano di comunicarci il senso di quello che loro hanno capito della vita di Gesù. Questo racconto, penso tutti lo conosciate, è quello della donna che ha un vaso di profumo preziosissimo, 300 denari e si accorge, lei l'unica, questo è un omaggio alle donne nel Vangelo credo, l'unica che si accorge che è Lui adesso il povero, è Lui che ha bisogno di una carezza, sa vedere chi veramente ha bisogno e quando vede da senza calcolare, da tutto, spacca il suo vaso di profumo, non pensa a centellinarlo, a misurare, da tutto, è la gratuità totale, dare tutto quello che si è, tutto quello che si ha, a questa donna è affidato capire chi è Gesù, venuto per donare, per vivere con noi, per stare con noi, non abbiamo saputo accoglierlo, l'abbiamo inchiodato sulla croce, ma Lui è rimasto fedele fino in fondo, questo è essere capaci di amare totalmente, a volte nella fortuna, a volte nel dramma, quello che conta è saper donare, in un dono di sé totalmente gratuito, che non fa calcoli che quando vede il bisogno dà tutto quello che ha, questa donna ha un vaso di profumo preziosissimo 300 denari, forse sono in contrasto con i 30 denari di Giuda che, come sapete, servono per tradire Gesù e qui vedete come si esprimono nel Vangelo, 300 denari è una cifra piuttosto grossa, quanto guadagna un uomo in un anno più o meno, 300 denari il segno dell'amore gratuito, per 30 denari soltanto uno tradisce, fa uccidere un amico, questo è il racconto che voi trovate in tutti i Vangeli compreso Giovanni che non ha quasi nulla in comune con gli altri tre.
Marco, non so se posso coinvolgervi, mi vuole bene, è per questo che amo il suo Vangelo, quelli che lo hanno scritto hanno pensato, forse erano come me, che non tutti hanno 300 denari, ci sono quelli che hanno una monetina soltanto, allora se hai solo una monetina non conti più? ha dato più di tutti gli altri, perché lei ha dato tutto quello che aveva, è più o meno lo stesso racconto del vaso prezioso, ma uno dalla parte di chi ha tanto, di chi può molto, di chi ha grandi capacità e l'altro invece è per chi sente di avere soltanto una monetina, per tutta la vita ho sentito di avere una monetina, so fare poche cose, ma il Vangelo mi dice: da quello che hai con generosità, è quello che puoi fare, sapete quanto ami quando Gesù dice che basta un solo bicchiere d'acqua, perché ho saputo solo dare un bicchiere d'acqua, ecco perché da quando ho capito ho amato di più questo piccolo racconto della vecchiettina che aveva solo una monetina.
L'altro ieri ragionando su qualcosa di simile dicevamo che a volte anche i potenti della terra si rendono conto di avere solo una piccola moneta davanti ai problemi del mondo, non solo noi, se guardate il mondo e vi chiedete: cosa posso fare? avete la sensazione di avere solo una piccola moneta, troppo grande il male del mondo, la guerra, la violenza, i bambini che muoiono, la sofferenza e io? Il Vangelo di oggi ci dice se hai una monetina dà quella, dalla con generosità e con coraggio, non so se conoscete un raccontino che mi aveva colpito tanto tempo fa, non so nemmeno se so raccontarlo ancora bene: c'è l'incendio nella foresta e un colibrì corre dalla foresta al ruscello a prendere una goccia d'acqua e va a gettarla sul fuoco e il vecchio gufo gli dice: sei matto che fai tu con una goccia? rischi di bruciarti le penne e il colibrì continuando il suo viaggio risponde: io faccio quello che posso, porto la mia goccia se tutti portassero la loro goccia, se tutti facessero quello che possono forse la l'incendio della foresta si spegnerebbe, è quello che dice questo piccolo racconto, io l'ho sentito per tutta la vita, non voglio coinvolgervi perché voi forse avrete molte più capacità di me, anche se hai una piccola moneta quello che conta, perché la vita sia bella e possa migliorare un po' è che quello che hai lo condividi, lo doni, è la gratuità, che tutti sappiamo donarci quello che abbiamo, tenerci per mano camminare insieme, condividere la vita perché sia più bella, dobbiamo amarla la vita, ma la amiamo soltanto se non cerchiamo di possedere, di tenere tutto per noi, ma quello che abbiamo lo condividiamo, lo mettiamo insieme, se è una piccola moneta non conta, tutto quello che abbiamo, l'intelligenza, il cuore, le capacità tutto condividiamo, tanto poco non importa niente, anche il colibrì può spegnere l'incendio della foresta se tutti i colibrì portano l'acqua: questo è il messaggio che secondo me il Vangelo di oggi ci da, è stato il messaggio forse più prezioso per la mia vita, forse voi ne avete altri più preziosi.
Il Signore ci aiuti.
"Il sole si oscurerà, la luna XXXIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 17 Novembre 2024
non darà più la sua luce, Marco 13,24-32
le stelle cadranno dal cielo"
Abbiamo ascoltato una piccola parte di questo grande discorso che troviamo nei primi tre Vangeli, nel Vangelo di Giovanni non c'è, esprime la paura e l'attesa che attraversava larga parte del popolo d'Israele, non tutti perché al tempo di Gesù in Israele c'erano molte tendenze, molti gruppi che avevano attese diverse, ma molti aspettavano la catastrofe finale, doveva venire appunto il Figlio dell'uomo a fare il giudizio con il fuoco, forse ricordate Giovanni Battista che dice che verrà col ventilabro in mano per separare la pula dal buon grano, radunerà il grano nel suo granaio e brucerà la pula con un fuoco inestinguibile, si aspetta il fuoco e la catastrofe cosmica, avete ascoltato il sole, la luna si oscurano, le stelle cadono, troviamo qui la paura che ha attraversato spesso la vita degli uomini, se leggete le storie dell'antico Egitto spesso la vita degli uomini è attraversata dalla paura che il sole la mattina non sorga, chi ha letto i fumetti di Asterix sa che hanno paura che gli cada il cielo sulla testa, questa paura cosmica, se vi guardate intorno, specialmente qui da noi, la si tocca quasi con mano, la paura che la natura si stia sciupando, la paura della catastrofe atomica. della guerra.
Sembra che Gesù sia stato discepolo di Giovanni Battista, anche Lui condivideva forse questa attesa, mi sono chiesto da tempo: come ha reagito Gesù? Cosa sappiamo di come si reagisce normalmente al tempo di Giovanni, ma anche oggi, alla paura? Ci sono vari modi: la prima cosa che spesso si sente dire quando c'è qualche minaccia, quando si teme la guerra, la carestia: è colpa nostra quindi facciamo penitenza, digiuno, flagelliamoci, così nella storia e anche oggi sentite che ogni tanto ci invitano a fare digiuno, anche al tempo di Gesù si reagiva così: Giovanni non mangia, non beve, sta nel deserto.
Cosa leggiamo, cosa troviamo, potete provare a farlo anche voi, nel Vangelo, Gesù come reagisce? C'è un ritornello che attraversa tutto il Vangelo: "non abbiate paura" ricordate la tempesta sul lago? Perché avete paura, non avete fede? Ritorna altre volte, poi i discepoli mettono in bocca Gesù una frase che può colpire anche voi come colpisce me, è un rimprovero ai farisei: "è venuto Giovanni Battista che non mangia e non beve e voi dite è indemoniato, è venuto il Figlio dell'uomo" è Gesù che viene chiamato Figlio dell'uomo, qui il discorso sarebbe lungo ve lo risparmio "e voi dite ecco un mangione, un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori" e ricordate come Gesù ha cominciato la sua missione nel Vangelo di Giovanni: le nozze di Cana, non c'è più vino, ma non si può rinunciare alla festa, dunque Gesù era uno che non faceva digiuno, che mangiava e beveva, amava la festa, questo è il suo modo di reagire alla paura.
E a noi che cosa ha lasciato come memoria di sé: ogni sabato all'inizio, lo troviamo nel nelle lettere di Paolo, è il primo che descrive la cosa, radunatevi a cena, portate ognuno qualche cosa per mangiare, fate un po' di festa, mangiate e bevete.
Gesù non aveva paura nel cuore, l'unica sua preoccupazione che attraversa il Vangelo è: guardatevi intorno, se c'è qualcuno che soffre correte, dategli una mano, perché ci sia gioia per tutti, perché ci sia vita per tutti, ma per far questo non abbiate paura, non pensate ai vostri peccati, non battetevi il petto, non fate penitenza, divertitevi, mangiate, state nella gioia per essere capaci di condividere la vita e renderla più bella, credete nella vita, amate la vita, perché soltanto se la amate potrete evitare i guai, andare al di là della paura, è questo il messaggio di Gesù, quindi vi propongo un sogno, quando sentirete i futuri Papi, vescovi, preti, quando c'è una calamità dirvi, citando l'antica Scrittura, il libro di Neemia: "andate a casa mangiate carni grasse, bevete vini dolci, perché la gioia del Signore è la vostra forza e datene un po' anche a chi non ne ha", allora saprete che siamo diventati finalmente cristiani, finché ci diranno di fare digiuno, penitenza, di scontare i nostri peccati, finché ci metteranno paura, paura dell'inferno, paura della punizione di Dio non siamo discepoli di Gesù, forse discepoli di Giovanni Battista, ma non di Gesù, il discepolo di Gesù non ha paura del domani, non ha paura di punizioni, Gesù mangiava coi peccatori perché avessero fiducia nel riprendere la strada, nel ritrovare la bellezza della vita, chi fa del male sciupa la vita, ma per non sciupare la vita bisogna crederci, bisogna amarla, bisogna cercare il bene e non soltanto il bene, bisogna cercare il piacere la gioia, lo star bene, non per sé soltanto, per tutti.
Gesù ci ha lasciato un segno e noi abbiamo lo ridotto ad un rito in cui tutti fermi, cantiamo un po', per fortuna ci stanno loro che cantano, io non saprei aiutarvi in questo e dovremmo esprimere qui il ritrovare, certo perché entriamo tutti con un po' di paura, la fiducia nella vita, la fiducia perché siamo insieme, ci vogliamo bene, possiamo camminare, sperare ancora e con noi c'è Lui, che è venuto per condividere il nostro cammino, Lui che non è onnipotente, non ci risolve i problemi del mondo, ma continua a dirci: non abbiate paura, credete nella vita, amate la vita, proteggete la vita e portateci gioia, tutta la gioia che potete, questo è il messaggio di Gesù, ma vi dico, per quello che ho capito, è il messaggio più difficile da accettare, non so perché forse perché siamo masochisti, capiamo di più quando ci dicono fai penitenza fai digiuno, se il Papa vi dicesse andate a ballare, andate a divertivi, direste che è matto, se vi dice fate digiuno pensate: ecco adesso dice bene, ma se vi dice di fare digiuno non è cristiano o meglio è cristiano, ma non discepolo di Gesù, discepolo chissà di chi.
Il Signore ci aiuti.
Una persona ha detto: "Ma in tutto questo escludiamo un pensiero per chi sta veramente male, la guerra, le persone che muoiono, tutti i cataclismi, tutto quello di brutto che c'è"
Non si può sempre dire tutto, vi ho citato l'antica Parola, ve la dicevo con leggerezza: "portartene un po' a chi non ne ha" nel Vangelo c'è sempre questa attenzione di andare a chi non ne ha, ma ci puoi andare soltanto se non hai paura, se non ti fai schiacciare dalla paura, se conservi nel cuore il coraggio di credere nella vita e di amare allora puoi rispondere a quella che è l'esigenza principale che Gesù ti mette nel cuore, quella di essere attenti a chi tribola, a chi soffre ed un'altra cosa che è fondamentale: il discorso che ho fatto oggi non fatelo a chi soffre, non dite mai a chi soffre: devi essere gioioso sennò non sei cristiano, questa è un'offesa gravissima a chi soffre, l'ho sentita fare più volte: "se non sei gioioso non sei cristiano", il rispetto per la sofferenza credo che debba essere assoluto, però anche a chi soffre vado incontro non per dirgli e purtroppo questo i cristiani l'hanno sentito troppe volte soffri per colpa tua, perché hai peccato, non si può dire tutto, ho cercato di metter in luce un aspetto, ma chi ha parlato ha ragione: di fronte all'uomo che soffre ci vuole un rispetto assoluto.
"Il mio regno non è di questo mondo…" CRISTO RE DELL'UNIVERSO - 24 Novembre 2024
Giovanni 18,33-37
Oggi celebriamo la festa di Cristo Re, è una festa relativamente recente, risale a poco più di un secolo fa, ma l'idea che avete ascoltato nel Vangelo di Giovanni: Gesù è il Re dell'universo, il Signore della storia, del mondo, ha attraversato la vita della Chiesa, vi accenna anche l'antica Parola che parla del Figlio dell'uomo, una figura misteriosa, che avrà il potere su tutta la terra.
Di che potere tratta? Vorrei oggi farvi la storia di due corone: la prima di cui conviene parlare è la corona di spine, perché il nostro re è un re coronato di spine, inchiodato sulla croce, quando Paolo guarda quell'immagine parla di (uso la parola greca che è piuttosto forte) kenosis, di annullamento, di rinuncia a ogni forma di potere, che potere ha un uomo inchiodato sulla croce, non può staccare le mani, non gli si può chiedere niente, là si può vedere come a volte un uomo finisca maltrattato, disprezzato, umiliato, denudato e inchiodato su una croce e là in quell'uomo incoronato di spine si manifesta Dio.
Dio che ci dice: non cercate in me la potenza, la gloria, la forza, il potere, non c'è, non potete chiedermi niente e quando i discepoli, che cercavano di interpretare le antiche Parole pensando che Gesù sarebbe stato Lui il re promesso, litigano su chi fra loro doveva essere il primo, Gesù dice: "Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono, tra voi però non è così, ma come il Figlio dell’uomo che non è venuto per farsi servire, ma per servire" ecco quella Croce è segno di un potere che si è fatto servizio, che ha rimesso al centro l'uomo, ogni uomo, per ogni uomo Lui è disposto a sacrificare, a donare la vita, il suo potere è potere di servizio, se la parola non vi piace allora usate la parola che qualche volta usa anche Lui: amore, all'uomo ricco che gli chiede cosa deve fare Gesù offre soltanto l'amore, "lo amò" e gli dice di lasciare tutto, ecco rinunciare al potere del denaro, della forza, di volere essere primi, per essere a servizio, per donare, per amare, accettare un re così non è facile.
Allora vi faccio la storia di altre corone verso il settecento o l'ottocento a Roma il Papa cominciava a pensare di essere l'erede, l'unico nel mondo, del potere di Cristo e si è messo in testa una corona su una tiara, che è un copricapo orientale a forma di cupola, segno di potere universale e quindi l'imperatore doveva venire a Roma e farsi incoronare, Carlo Magno a San Pietro è andato, il Papa gli ha messo la corona sulla testa, quando è uscito ha detto a chi ha scritto le sue memorie: se avessi saputo non ci sarei andato, quello pretende l'avere il potere universale, la storia di lotte e contrasti è arrivata fino a Napoleone, lo sapete anche lui voleva il Papa per l'incoronazione, ma poi ha detto. Dio me l'ha data e guai a chi me la tocca, finiva un mondo, i Papi non comandavano più.
I Papi non hanno voluto imporre solo il potere civile politico, ma anche il potere religioso, morale, il potere della verità, si è inventata l'inquisizione, si è arrivati fino al Papa che si è proclamato infallibile e mentre tutta questa ricerca di potere avanzava le corone aumentavano, sulla tiara non c'era una corona sola, ma erano diventate tre fin dal 1300: il triregno, se volete lo trovate ancora sulla bandiera e sullo stemma del Vaticano, il segno di un potere assoluto, triplice, il discorso sarebbe lungo, ve lo risparmio.
Il Papa pretende anche di avere il dominio sulla coscienza, sulla verità, per fortuna nel corso della storia c'è stata tanta gente anche credente, soprattutto la gente semplice che sapeva andare oltre, chi come me è stato molto fortunato aveva una mamma che osservava tutte le regole possibili e immaginabili, ma quando quello che diceva il prete era contrario al rispetto di una persona pensava che fosse matto, prima di ogni regola, prima di ogni potere, c'è l'uomo, c'è questa persona, c'è la sua realtà profonda, c'è la sua sofferenza e questo è prima di tutto e per fortuna c'è stata tanta gente così, pensateci qualche volta, perché quando leggiamo i libri di storia leggiamo solo storie dei potenti, delle guerre, di quelli che pensano di sapere tutto, le storie dell'inquisizione, nessuno mai ci racconta le storie delle nostre mamme, della gente semplice, di quelli che se il prete parla senza rispettare le persone, sa che non deve ascoltare.
Ora fate attenzione a quando si è pensato che era ora di smettere di portare la tiara con tre corone, ma soltanto per dirvi quanto è difficile vivere la sequela di Gesù, abbiamo avuto un Papa Giovanni XXIII che si era accorto che quella corona non era più una cosa seria e ha convocato il Concilio che ha proclamato che la Chiesa non può basarsi sulla gerarchia, quello che si deve mettere al centro è il popolo cristiano, tutti abbiamo un ruolo, tutti abbiamo competenza, tutti siamo al servizio e non c'è nessuno che ha il potere assoluto, lui la tiara l'ha conservata, andava anche in sedia gestatoria perché amava la tradizione, gli altri cominciando da Paolo VI hanno detto che la tiara è un segno vecchio, conveniva toglierlo perché siamo moderni, ma il Papa che ha tolto la chiara ha pensato che era ora di chiudere il Concilio, adesso ci pensava lui e quello sciagurato pontefice ha promulgato l'enciclica Humanae vitae per rovinare la vita ai poveri preti come me, forse pensava di sapere tutto, perché credeva di avere il potere di dire alle donne se potevano o no usare la pillola anticoncezionale, vedete, non basta togliere un simbolo.
Solo un esempio per dirvi che è difficile rinunciare al potere, lo è per i papà, per le mamme per gli insegnanti, per chi dirige un ufficio, è difficile per tutti noi, anche tra gli amici è difficile veramente riconoscere nell'altro un valore assoluto, non voler affermare sé stessi, non voler esercitare anche quel minimo potere che ti fa pensare: io ne so più di te, sono più bravo.
Camminiamo insieme, rispettiamoci, accogliamoci, siamo in fondo povera gente, nessuno di noi possiede la verità, nessuno di noi è buono pienamente, nessuno di noi sa tutto, guardiamoci negli occhi, aiutiamoci, cerchiamo di capirci ciascuno di noi vivendo i propri compiti e a volte il compito è quello di comandare, di mettere dei limiti, di dare ordini, i genitori debbono farlo, ma sempre in uno spirito di servizio, di attenzione al benessere della vita dei figli, questo è essere discepoli di chi ha in testa una corona di spine che esprime la rinuncia totale al potere, a dominare gli altri, a sfruttare gli altri, a imporre agli altri il proprio essere, il proprio modo di vedere, la propria verità, per essere al servizio perché la vita degli altri sia più bella e più felice, siamo discepoli di questo Maestro, ma andargli dietro non è semplice.
Il Signore ci aiuti.