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I DOMENICA di AVVENTO

Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire       I DOMENICA di AVVENTO - 28 Novembre 2021

su una nube con grande potenza e gloria          Luca 21,25-28.34-36

 

 

 

Siamo all'inizio del nostro cammino liturgico, comincia un altro anno della nostra preghiera, del nostro ritrovarci qui in ascolto del Signore e l'anno della preghiera Cristiana non può che cominciare con un appello ad alzare il capo, a guardare lontano, ad avere fiducia.

La Fede è fondamentalmente fiducia in Gesù, nei suoi valori, fiducia nel futuro, è questa l'essenza della fede, il Vangelo ripete tante volte: "Perché avete paura, non avete fede?", ricordate la tempesta sul lago, in altre occasioni Gesù rimprovera i suoi discepoli perché hanno paura, la paura è il contrario della fede, certo è una condizione normale dell'uomo, permette di evitare i pericoli, quando però la paura diventa esistenziale, quando non vediamo più il futuro, allora abbiamo perso la fede e siccome oggi, come in tanti altri tempi, abbiamo anche noi la sensazione di avere paura e la vediamo intorno a noi, anche nei nostri ragazzi, dobbiamo ascoltare l'invito di Gesù ad alzare il capo e guardare lontano, non solo agli intersessi immediati, a sognare in grande, un mondo diverso in cui si realizzino i sogni di Gesù.

Non siamo più, come questi antichi cristiani, così ingenui o forse così disperati da pensare che questo mondo non ha più nessuna possibilità, che il futuro può venire soltanto da un intervento glorioso, straordinario, catastrofico di Dio, che distrugge questo mondo e ne ricomincia un completamente nuovo, oggi pensiamo che questo mondo è affidato a noi, che dobbiamo sognare e anche costruire un mondo diverso, migliore.

Oggi abbiamo dei problemi che ci fanno paura, problemi pratici: la pandemia sembra che stia per finire e poi ricomincia di nuovo, ascoltiamo telegiornali, leggiamo tante notizie che ci mettono ansia, che rischiano di spegnere la voglia di vita, di speranza, di apertura agli altri, mi sembra di aver notato che questa pandemia, forse per paura, fa impigrire la gente, la fa chiudere in casa, non c'è più la spinta ad uscire, ad incontrarci: la paura non è una buona consigliera, rischia di sciupare la vita.

Abbiamo poi un altro grave problema, quello del riscaldamento globale, il mondo si rovina, rischiamo di scoraggiarci, ma questo mondo è affidato alle nostre mani, dobbiamo guardare lontano, credere che sia possibile fare qualche cosa, noi uomini lo abbiamo sciupato e noi possiamo restituirgli la bellezza, questo deve spingere ciascuno di noi prima di tutto a fare quello che può e poi anche a cercare di aiutare chi ci sta vicino a non avere paura, ad essere razionali, a non farci togliere la speranza dalla tanta, troppa gente che oggi tende a mettere paura, noi cristiani sappiamo, o dovremmo sapere, che il nostro compito è quello di dare speranza, troppe volte ho notato la paura nel corso della mia vita anche nella Chiesa, ci dimentichiamo dell'invito di Gesù a non avere paura, ma, lo ripeto, secondo me quando si ha paura che non ci sia futuro, che per il mondo non ci sia speranza, si è persa la fede.

Ma aldilà dei problemi pratici, pur così importanti, dovremmo preoccuparci di avere fiducia nei valori che Gesù ci ha consegnato, nei suoi sogni: avete ascoltato la straordinaria lettura del profeta Geremia che guarda lontano e dice verrà Uno a portare giustizia, tranquillità e pace, ecco noi abbiamo bisogno di giustizia, di tranquillità e di pace, ne ha bisogno il mondo ancora angosciato per troppe guerre, ne abbiamo bisogno noi in questo paese dove ancora c'è corruzione e ingiustizia, ma anche nei rapporti familiari, con le persone che abbiamo intorno abbiamo bisogno di attenzione, rispetto e tenerezza.

Abbiamo celebrato pochi giorni la giornata contro la violenza sulle donne: è assurdo che ancora ci sia della gente che ritiene che un'altra persona sia suo possesso, è frutto di una storia millenaria e il compito di tutti noi sarebbe quello di studiare questa storia, di comprenderne i meccanismi, per vedere come ne siamo condizionati e di aiutare gli altri a capirla: c'è un grande bisogno di conoscenza e di cultura, questo ci permetterebbe di andare avanti, di non rassegnarci al peso che ci portiamo dietro da tanti secoli.

Il riscaldamento globale o il Covid sono cose che riguardano soprattutto i medici, gli scienziati, ma la pace, il senso della giustizia, il rispetto dell'altro, che poi sono i sogni veri di Gesù, il sogno di tanti che si scoprono fratelli, che camminano insieme, che cercano insieme il futuro, ecco l'Avvento ci invita ad alzare gli occhi, a guardare lontano, a sognare un mondo in cui ci sia pace per tutti, in cui tutti gli uomini siano uguali, non ci sia fame, ci sia giustizia, non ci sia corruzione, poi faremo quello che potremo.

Conviene pensare ad Abramo, padre della nostra fede, ma anche per gli Ebrei, i Mussulmani, qualche volta ce ne dovremmo ricordare per sentirci fratelli, a lui è promessa una moltitudine di figli, numerosa come la polvere della terra, come le stelle del cielo ed ha un solo figlio, che fra l'altro è invitato a sacrificare e una terra grandissima e avrà solo quanto basta per la sua tomba, eppure per tutta la vita ha continuato a sognare, anche noi non vedremo un mondo finalmente giusto, ma non sogniamo in piccolo, sogniamo in grande come Abramo, sogniamo una terra in cui ci sia veramente l'amore, il rispetto, la tenerezza, la gratuità e la vita condivisa: è questo che Gesù ci ha invitato a sognare, allora anche quest'anno aspettiamo che nasca perché i suoi sogni diventino vivi nel nostro cuore, ci tolgano la paura, ci facciano guardare lontano.

Il Signore ci aiuti.


II DOMENICA Di AVVENTO


La Parola di Dio venne su Giovanni,                II DOMENICA Di AVVENTO - 9 Dicembre 2018

figlio di Zaccaria, nel deserto                                   Luca 3,1-6

 

  

La frase "voce di uno che grida nel deserto" è diventata quasi proverbiale per noi, significa voce di uno che parla, anche alzando la voce, ma nessuno lo ascolta, parla nel vuoto. Non era certo così per queste persone che vivono totalmente la fede ebraica, per loro il deserto e qualche cosa di fondamentale e se si vuole ricominciare, se ci si vuole rinnovare, bisogna ritornare a quel tempo mitico che è il lungo cammino di 40 anni dall'Egitto verso la Terra promessa: è certamente un racconto leggendario quello dei 40 anni, con ogni probabilità non è mai accaduto, ma per gli Ebrei diventa un'idea essenziale della loro fede.

Che cos'è il deserto per loro, perché l'antico Profeta Isaia ne parla e perché Giovanni Battista va nel deserto e là che chiama la gente? Il deserto per Israele e tempo della "pasqua", del passaggio, si lascia la schiavitù, il male, l'Egitto e si va verso il futuro, è quindi la terra del cammino, un cammino instancabile, che non deve fermarsi: si va verso la Terra del sogno, dell'abbondanza, della felicità, per usare una parola ebraica, verso la terra dello Shalom: la pienezza della vita, del benessere, del piacere, ma soprattutto la pienezza della giustizia, del bene, della pace.

Il credente sogna un mondo ricco, giusto, pacifico e verso questo mondo è invitato da Dio ad andare, è un cammino lungo e difficile, ma non si può rinunciare.

Il deserto è lo spazio della sobrietà, dell'essenzialità, non si può portare troppa roba nel deserto, non si possono avere i bagagli ingombranti, solo ciò che è indispensabile, altrimenti non si può camminare a lungo.

Il deserto esige anche la solidarietà, non si può camminare da soli, non si può fare a meno gli uni degli altri, se uno scopre una sorgente, magari dopo giorni di sete, corre subito ad avvertire gli altri, occorre condividere e tenersi per mano, camminare insieme, se uno cade deve trovare chi lo rialza… ecco perché bisogna tornare nel tempo mitico del deserto.

Per Israele il deserto è anche il luogo della tentazione, ricordate anche Gesù va per quaranta giorni nel deserto per essere tentato, è il luogo in cui si mettono alla prova la speranza e la fede, c'è una tentazione grande per Israele, quella di tornare indietro, lo dicono: "In Egitto c'erano le pentole di carne, le cipolle, qui non c'è niente", ma là, nell'Egitto c'è la schiavitù e non si può tornare, non si può ridiventare schiavi, rinunciare alla libertà: è la più grande tentazione dell'uomo: preferire la sicurezza alla libertà, rinunciare al sogno di un mondo giusto, libero in cambio di un po' di benessere, e continuamente Dio deve intervenire per spingere Israele ad andare avanti, a superare la paura, a trovare il coraggio di continuare insieme il cammino, la voglia di sognare ancora la terra dello Shalom.

Nel deserto c'è anche la tentazione dell'idolatria, di non fidarsi più di Dio, dei suoi sogni e di farsi un idolo, si costruisce il Vitello d'oro, se vogliamo tradurre: l'uomo è tentato di pensare che la solidarietà, la fraternità, la condivisione siano soltanto impossibili utopie, è meglio che ognuno pensi per sé, difenda la sua vita, cerchi il potere, il successo, la carriera, il denaro, ognuno cerca di farsi il suo idoli, le cose che ritiene utili per essere felice e poi si accorge, forse quando è troppo tardi, che senza solidarietà, amicizia, gratuità, la vita si sciupa, si corrompe, si rischia la violenza e la guerra, si può essere ricchi, avere tutto e non avere la pace nel cuore.

Il deserto è soprattutto lo spazio del silenzio e dell'ascolto: Israele va nel deserto per ascoltare Dio, per fermarsi con Lui, sul monte Dio si manifesta, ha qualcosa da dire, vuole donare la sua Legge, comunicare a Mosé e a tutto il popolo i suoi sogni di un mondo giusto, in cui non ci sia sangue, non ci sia violenza, ma pace e abbondanza e Israele e lì per fare silenzio, allontanarsi dal rumore e dalle voci illusorie di questo mondo, per ascoltare e per far propri i sogni di Dio, i suoi progetti, anche noi, come l'antico Israele, come Giovanni, come Gesù, anche lui lo sapete è andato da Giovanni nel deserto, siamo qui per ascoltare la Parola, per condividere i sogni di Dio, per continuare il nostro cammino, perché anche noi, come l'antico Israele, ogni giorno cerchiamo di andare al di là del male verso la Terra del sogno, della giustizia della gratuità, dell'amore.

Il Signore ci aiuti.


IMMACOLATA CONCEZIONE


Concepirai un figlio, lo darai                          IMMACOLATA CONCEZIONE - 8 Dicembre 2021

alla luce e lo chiamerai Gesù                          Luca 1,26-38

 

 

 

Oggi celebriamo la festa dell'Immacolata Concezione di Maria, faccio un tentativo difficile e se non ci riesco porterete pazienza, il tentativo di rendere a questa donna straordinaria la dignità, la grandezza, la concretezza, ne abbiamo fatto un'icona lontana dalla realtà, spesso incomprensibile.

Immacolata Concezione significa che Maria è nata senza il peccato originale, ma cosa significa nascere senza il peccato originale, ha qualche senso? Quando ero bambino mi dicevano che ognuno nasce con una specie di colpa, di macchia, pensavo che si nascesse con una specie di tunica bianca, ma tutta macchiata che nel Battesimo veniva lavata, purificata, poi mi è sembrata una sciocchezza e ho pensato che l'idea del peccato originale si poteva buttar via, anche perché non ce n'è traccia nell'antica Scrittura, poi ho capito che in questa idea c'è qualche cosa di molto importante per la vita dell'uomo, vedete, tutti noi, come ogni bambino del mondo, come Maria, siamo nati innocenti, non abbiamo nessuna colpa quando nasciamo, ma non nasciamo in un mondo innocente, ma in un mondo in cui c'è il male di quelli che ci hanno preceduto, di quelli che ci troviamo intorno e questo male condiziona la nostra vita ed è pesante e superarlo non è semplice.

Anche Maria come tutti noi ha dovuto affrontare il male, superarlo e per Lei è stato particolarmente pesante, perché il male che ha trovato intorno ha inchiodato suo Figlio sulla croce.

Di Maria hanno fatto l'icona della donna purissima, che non aveva niente a che spartire con il male, che a un certo punto nella chiesa è diventato quasi il male assoluto: il sesso, il piacere sessuale e hanno detto che Maria è vergine prima del parto, durante il parto, dopo il parto, se senti dire che uno può nascere lasciando vergine la mamma pensi che ci sia qualche cosa di strano, l'idea che Maria non deve avere niente a che spartire con la sessualità, con il piacere sessuale, l'esaltazione della verginità, tutto questo sarebbe stato incomprensibile per Lei figlia d'Israele, perché per una donna ebraica la peggiore disgrazia che le possa capitare è quella di morire vergine, ne abbiamo più di un esempio nell'antica Scrittura e sa che il piacere è un dono di Dio. Sara la mitica progenitrice quando le annunciano, lei e Abramo sono ormai anziani, che avrà un figlio ride e poi aggiunge: "Come faccio a provare ancora piacere, mio marito è vecchio, non ce la fa più", Sara più che al figlio sembra pensare al piacere, per lei, come per ogni ebreo, il piacere è un dono di Dio e non dei più piccoli, se avessero offerto a Sara o a Maria, come a qualcuna delle nostre nonne o bisnonne, una camicia da notte con su scritto: "Non lo fò per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio" avrebbero riso di cuore poi ci avrebbero chiesto se qualcuno tra di noi è impazzito, se stiamo diventando matti, risponderei che abbiano pazienza, ci sono dei matti tra di noi, ma non li sappiamo curare e li facciamo santi.

Come si può dopo tutto questo recuperare la grandezza di questa Donna? Mi ha aiutato ripensare a mia mamma e alle mamme che ha incontrato nella vita: una mamma è preziosa per suo figlio, lo nutre con il suo latte, ma anche gli comunica i valori importanti e Maria deve aver comunicato a Gesù i valori essenziali della tradizione di Israele, il senso di Dio, dei fratelli, la gratuità, il rispetto dell'uomo, credo che Gesù abbia bevuto tutto questo con il latte di sua Mamma, com'è successo forse a più d'uno di noi.

Lei lo portato in seno con fatica, lo ha accolto come ogni mamma accoglie il suo bambino, lo ha cullato, lo ha portato dopo 8 giorni con un po' di ansia alla Circoncisione e poi lo ha tenuto per mano giorno dopo giorno.

Non sappiamo niente del rapporto di Maria con Gesù, bisogna solo immaginare, penso che Lei abbia aiutato a cresce suo Figlio non solo nel fisico, ma anche nella scoperta della fede, che sia stata Lei che, quando ha sentito che c'era un nuovo profeta che aveva dei seguaci: Giovanni Battista, lo ha consigliato di andare ad ascoltarlo, magari qualche volta sarà andata anche Lei e poi quando Giovanni Battista è morto, forse è stata Lei a spingere Gesù a prendere il suo posto e ha lasciato andare quel Figlio, per Lei così prezioso, Lei doveva rimanere in casa, ma qualche volta probabilmente è andata anche Lei ad ascoltare Gesù, incantata delle sue parole, diventando pian piano discepola di suo Figlio.

Ad un certo punto, come succede quasi ad ogni mamma, anche Lei avrà avuto qualche perplessità, forse quando ha cominciato a vedere che suo Figlio rischiava e rischiava sul serio e si sarà chiesta se non stesse esagerando, forse non capiva più perché volesse continuare la sua missione, il Vangelo di Marco dice che Maria e gli altri fratelli di Gesù sono andati a cercarlo perché pensavano che fosse uscito di senno, forse Maria non mai pensato che suo Figlio fosse diventato matto, ma probabilmente anche Lei ha fatto fatica ad accettare questo Figlio che andava per la sua strada a tutti i costi, anche se rischiava la vita, poi qualche volta sarà andata con Lui, avrà condiviso con Lui la paura, gli avrà dato coraggio.

Con ogni probabilità c'era anche Lei nella cena di Pasqua, quando Gesù ha spezzato il Pane e ha donato se stesso al mondo, perché il giorno dopo la troviamo sotto la Croce, Lei sola con poche donne, i maschi non ci sono, ma Lei, la mamma non poteva accettare di stare lontano da quel Figlio che stava morendo in modo atroce.

Poi è rimasta a Gerusalemme con gli altri discepoli e forse Lei per prima ha detto, ha gridato che quel Figlio non poteva morire, che viveva, la memoria di Lui doveva conservarsi viva nella Chiesa, e Lei forse per prima comunicato ai discepoli di Gesù, con tutto il coraggio del suo cuore di madre, la voglia di credere, di ritenere Gesù vivo, di conservare le sue parole che non possono morire. In gran parte per merito suo Gesù accompagna ancora il cammino dell'uomo, ecco Maria è in qualche modo la mamma della Chiesa, a questa donna straordinaria probabilmente dobbiamo la fede nella Risurrezione.

Ecco dunque Maria, discepola di Gesù, testimone di Lui, ha saputo andare al di là del male del mondo, ha saputo essere fedele, ha saputo credere, forse questo è il significato vero dell'Immacolata Concezione, una donna come noi che sa andare al di là del male, che sa credere: che renda suo Figlio, vivo e presente anche per noi!

Il Signore ci aiuti.


III DOMENICA DI AVVENTO


"Maestro, che cosa dobbiamo fare"                III DOMENICA DI AVVENTO - 12 Dicembre 2021

                                                                                       Luca 3,10-18

 

 

 

Coloro che hanno scritto il Vangelo di Luca fanno rispetto agli altri Vangeli un passo avanti, radunano delle persone che chiedono a Giovanni: Che cosa dobbiamo fare? è una domanda importante, a volte relativamente semplice, a volte invece molto complessa e difficile da risolvere.

C'è una cosa che non dobbiamo fare: quello che fanno coloro che hanno scritto il Vangelo di Luca, come avete sentito chi fa domande a Giovanni sono coloro che hanno due tuniche, i pubblicani e i soldati, ma nella comunità di Luca non c'è nessuno di loro, la prima cosa da non fare e dire cosa devono fare gli altri, ma cosa dobbiamo fare noi, anche per coloro che hanno scritto il Vangelo di Luca evidentemente rispondere a questa domanda non era semplice e hanno pensato che fosse più facile dare indicazioni a coloro che li facevano soffrire.

Una cosa che mi colpisce sempre quando ascolto alla radio o in televisione persone che, parlando dei tanti problemi che ci sono in questo paese: la scuola, la sanità, il lavoro, la sanità pubblica, il dissesto idrogeologico, ecc. dicono sempre che bisogna investire in tutti questi campi, che lo Stato deve spendere soldi, nessuno di loro dice dove lo Stato può trovarli o dà qualche indicazione per migliorare i servizi a prescindere dai finanziamenti.

Prima di andare avanti affrontando problemi complessi e delicati, altrimenti faccio anch'io quello che hanno fatto gli autori del Vangelo di Luca, conviene che ricordiamo che la domanda riguarda prima di tutto ciascuno di noi, possiamo chiederci cosa possiamo fare nella vita di ogni giorno, a volte si trova una risposta facile: andare a trovare un amico, invitare una persona, riconciliarsi con qualcuno, ecc, ci sono cose semplici che, con un po' di buona volontà, possiamo fare.

Ma oggi ci troviamo di fronte a problemi enormi in cui sapere cosa fare è molto difficile, abbiamo, secondo me tre grandi problemi che l'umanità non ha mai affrontato: questa epidemia che si presenta in maniera diversa dal passato, perché, vedete, grandi epidemie ci sono state sempre, un tempo non c'era nessun modo di curarle, si aspettava che passassero, morivano un terzo delle persone e poi la vita continuava, magari migliore di prima, come ci dicono gli storici, oggi abbiamo degli strumenti e non ce lo possiamo permettere più, se facessimo come gli antichi morirebbero 2 miliardi di persone, perché siamo diventati tanti, ci sono in questo campo degli scienziati che ci danno delle indicazioni, ma anche per loro è molto difficile, perché le cose cambiano di giorno in giorno, si trovano davanti a problemi sempre nuovi, forse farebbero meglio a parlare di meno e a lavorare di più, ma ci danno delle indicazioni concrete che possiamo seguire.

Ci sono altri due problemi molto grandi, uno è quello dell'emigrazione e un'altro quello del riscaldamento globale, sono due problemi enormi, che si presentano per la prima volta in un certo modo nella storia dell'umanità: migrazioni di popoli ci sono state sempre sulla terra, della gente che viveva nelle steppe e aveva fame vedeva che altrove c'era benessere, in molti si muovevano invadevano una terra, cacciavano via quelli che c'erano oppure li ammazzavano e si mettevano al loro posto, avete tutti studiato le invasioni dei Barbari, oggi questo non lo tolleriamo più, ci dispiacerebbe se in Italia venissero di nuovo dei Barbari ci ammazzassero tutti per mettersi al nostro posto, ma allora cosa si può fare? è un problema enorme perché siamo diventati tanti e la terra è piccola.

E accogliere cosa significa? Non basta rimproverare, ripeterci che siamo cattivi, se qualcuno di voi può lo dica al Papa, quasi ogni giorno ci rimprovera che siamo poco accoglienti, ma se provasse a scrivere un'enciclica dicendo cosa si può concretamente fare per risolvere questo problema dopo 10 righe si fermerebbe, forse dovrebbe radunare un gran numero di scienziati di tutte le competenze, per dare indicazioni concrete e possibili, in questo mondo in cui non c'è più spazio, dove c'è ancora guerra e violenza. Non so se anche a voi si stringe il cuore quando vedete questi ragazzi di colore, che mettono un vasetto sopra un trabiccolo e puliscono la strada aspettando che vi mettiate una moneta, ma è vita quella, è accoglienza? Cosa si può fare? Non basta rimproverare, ditelo al Papa, anche perché è un pessimo esempio per i ragazzi, bisogna che le Grete di turno sappiano che non basta dire che gli altri fanno solo bla bla bla, devono impegnarsi a studiare, ricercare seriamente possibili, concrete soluzioni.

Cosa fare si presenta oggi in maniera molto difficile anche se pensate al riscaldamento globale: è facile dire: non bruciate più il carbone, ma alcuni paesi non sono in grado di farlo, cercare risposte concrete esige studio e attenzione e pazienza e soprattutto fin dalle scuole elementari si dovrebbero abituare i ragazzi a studiare la matematica, le varie scienze e a credere nella scienza, occorre far sentire la gravità dei problemi, ma anche dare fiducia, indicare possibilità concrete.

C'è un'altra cosa che questo Vangelo ci dice: Giovanni il Battista, come avete ascoltato, dice che verrà Colui che "tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile" non serve minacciare castighi, Gesù non farà niente di tutto questo, non brucerà niente, non ripulirà la sua aia, ci darà speranza, ci dirà di non aver paura, ma di credere nei valori e di tentare di vivere giorno per giorno cercando di capire cosa si può fare, non serve mettere paura, minacciare castighi, occorre speranza, serve coraggio per affrontare i problemi a cui ho accennato.

Mi sono avventurato in temi che conosco poco, quindi prendete adeguate distanze da quello che ho detto, pensate qualche cosa di più saggio e intanto aspettiamo Natale.

Il Signore ci aiuti.


IV DOMENICA DI AVVENTO


"Benedetta tu fra le donne e benedetto       IV DOMENICA DI AVVENTO - 19 Dicembre 2021

il frutto del tuo grembo!"                             Luca 1, 39-45

 

 

Maria ha appena ricevuto l'annuncio dell'Angelo, straordinario, incredibile, che avrebbe dovuto sconvolgere il suo cuore e invece, di quello che ha detto l'Angelo lei sembra aver capito una cosa sola: Elisabetta sua cugina è al sesto mese, può avere bisogno e allora si alza e corre.

Luca ci presenta Maria come una donna totalmente altruista, che vive pienamente la gratuità, prima di pensare a sé, pensa agli altri.

Allora possiamo immaginare Maria che si affretta, il viaggio è lungo da Nazareth fino a salire sulle montagne della Giudea e arriva affannata, accaldata da Elisabetta, che esce a salutarla, si abbracciano e Maria ha sentito il contatto con la pancia di Elisabetta e forse per la prima volta avrà realizzato che anche lei è incinta, aspetta un Figlio.

Due donne incinte si abbracciano, aspettano un figlio, Elisabetta è già al sesto mese il suo bambino, nel racconto mitico, di Luca può già esultare nel seno della mamma, Maria è solo all'inizio, nel suo seno solo un piccolissimo grumo di cellule, un progetto di vita, che diventerà pian piano un uomo, anzi per noi l'Uomo.

Stanno per nascere due persone uniche, straordinarie, Giovanni il Battista, il grande profeta d'Israele e Gesù in cui per noi si manifesta Dio, anche noi come Maria ed Elisabetta aspettiamo un figlio, anche noi aspettiamo che nasca Gesù, forse queste due donne ci possono aiutare a prepararci ad accoglierlo, come immaginare l'accoglienza di queste due donne che vivono attese assolutamente straordinarie? sembra impossibile, ma se ci pensate ogni bambino è un prodigio, un miracolo della vita, ogni bambino viene da Dio, allora ogni mamma che è qui o chi è stato vicino a una mamma che aspetta un bambino può ricordare l'attesa.

Ho condiviso con parecchie famiglie l'attesa di un bambino, la prima cosa che ti colpisce e lo stupore, la meraviglia di una donna che sente crescere dentro di sé la vita, che è per lei un dono, il più grande che si possa ricevere: un figlio.

E poi anche l'ansia: cosa succederà, andrà tutto bene? E soprattutto chi sarà questo figlio, cosa diventerà, cosa farà nella vita?

E la sensazione che quel figlio le chiederà tutto, una dedizione, un impegno completo e durerà per tutta la vita.

Sono gli stessi sentimenti che possono avvicinarci al Natale anche per noi lo stupore, la meraviglia, il senso del dono: Dio si dona a noi, condivide con noi il cammino della vita, si affiderà a noi, si metterà, lo vedremo sabato prossimo nelle nostre mani, perché possiamo accoglierlo.

Anche noi ci domandiamo con un po' d'ansia, come Maria: chi è veramente Gesù, cosa mi chiederà? Cercheremo anche noi di scoprirlo, come ogni mamma che non finisce mai di scoprire suo figlio finché non chiude gli occhi: una persona umana rimane sempre un mistero che rivela continuamente cose nuove, così noi non finiremo mai di scoprire Gesù, di intuire i suoi pensieri, i suoi sogni, di sapere come renderli concretamente presenti nella nostra vita.

Ecco, lo stupore, il senso del dono, la sorpresa, l'impegno, l'accoglienza, il mettersi a disposizione, sono questi sentimenti che possono prepararci ad accogliere Gesù, a farlo nascere nella nostra vita.

Poi conviene che anche per noi, come per Elisabetta e Maria tutto si sciolga in una benedizione e nel grande canto di ringraziamento: "L'anima mia magnifica il Signore…"

Il dono di Dio non è solo per Maria, lei ce lo ha donato prestando la sua carne perché Gesù possa nascere ed essere anche il nostro figlio, con lei lo aspettiamo, con lei vorremmo che crescesse dentro di noi. Speriamo di accogliere Gesù con gli occhi incantati di Maria e poi come ha fatto lei di seguirlo passo passo nella sua vita, perché dia luce, pace e gioia al nostro cuore e soprattutto perché ci renda capaci di gratuità, di tenerezza e di amore.

Il Signore ci aiuti.


NATALE del SIGNORE


"Oggi, nella città di Davide, è nato per voi               NATALE del SIGNORE - 25 dicembre 2021

un Salvatore, che è Cristo, Signore..."                       Luca 2,1-14

 

  

Il Natale sta finendo abbiamo tutti, penso, celebrato la vigilia di Natale, la cena poi il pranzo, ormai l'atmosfera festosa, il clima familiare, stanno passando, allora possiamo fare uno sforzo non facile, quello di affrontare lo scandalo del Natale, perché, vedete, il Natale è una festa scandalosa, uno scandalo così grande che facciamo fatica ad accettarlo e superarlo ci è quasi impossibile. Cerco di spiegarmi, se mi riesce.

Uniamoci ai pastori, abbiamo ascoltato anche noi l'annuncio dell'Angelo: viene il Salvatore, Dio si manifesta nella nostra vita, potremo incontrarlo. Ci mettiamo in cammino con i pastori, ma c'è una differenza tra noi e loro, noi sappiamo o meglio pensiamo di sapere chi è Dio, ce l'hanno insegnato fin da bambini: Dio è l'essere perfettissimo, l'onnipotente, Colui che sa tutto, che tutto vede tutto, Colui che giudica e condanna, premia i buoni e castiga i cattivi, a Lui ci possiamo rivolgere per chiedere aiuto e protezione, possiamo addirittura aspettarci il miracolo, anche se nella storia purtroppo spesso i cristiani gli hanno chiesto di benedire le armi per fare la guerra, viene e allora possiamo andare fiduciosi, finalmente risolverà i problemi del mondo, niente più malattie, niente più guerre…

Arriviamo e troviamo un piccolo Bambino appena nato, avete mai visto un bambino appena nato? Molti di voi sì, è l'impotenza assoluta e qui giace sulla paglia in una stalla, dov'è l'onnipotenza? Quel bambino non sa niente, non vede niente: in quel Bambino si manifesta Dio e allora dobbiamo buttare via tutto quello che pensiamo di sapere, sacrificare le nostre idee di Dio, è un sacrificio che ci pesa tantissimo, perché di Lui abbiamo bisogno, ma è solo lì che noi incontriamo Dio.

Dio si manifesta nell'impotenza, non gli possiamo chiedere niente, perché quel Bambino ha bisogno di tutto, di calore, di cibo, di vestiti, di tenerezza, di affetto, di cure, di tutto.

È Lui che ci chiede qualche cosa, ora è chiaro: non siamo noi che abbiamo bisogno di Dio, ma è Lui che ha bisogno di noi.

Allora guardiamo quel Bambino con occhi nuovi, che hanno dimenticato tutto quello che pensavamo di sapere. Avete visto e guardato attentamente un bambino? Cosa c'è di più bello di un bambino appena nato, cosa c'è di più ricco di vita, di speranza, di futuro di un bambino appena nato? Nel Bambino di Betlemme si manifesta la bellezza, la vita, la speranza, Dio viene a camminare con noi come un piccolo bambino, a Lui non possiamo più chiedere niente, perché è Lui che ci chiede qualche cosa.

Quel Bambino crescerà, cercheremo piano piano di camminare con lui, senza stancarci, lo ascolteremo, ha da dirci parole straordinarie, parole di libertà, di vita.

Quel bambino non risolverà nessuno dei nostri problemi: siamo ancora qui dopo duemila anni, c'è ancora la guerra, la malattia, tanto male, tutto questo è affidato a noi, quel Bambino chiede a noi il coraggio di custodire la vita, la gratuità dell'amore, quel Bambino è Dio che ci viene accanto, si fa nostro figlio, nostro fratello e si affida alle nostre mani e ci chiede di essere protetto e lo ritroviamo, ci dirà, in ogni fratello che incontriamo, perché Dio è in ogni uomo.

Cerchiamo di accoglierlo nella nostra vita, di camminare con Lui, di ascoltare le sue parole, può veramente essere la luce del nostro cammino, può darci il coraggio della speranza, di non farci mai prendere dalla paura, di guardare sempre avanti e lontano, di credere nella bellezza, nella vita, nell'amore.

Il Dio che incontriamo nella stalla di Betlemme, non è onnipotente, non conosce tutto, non ci giudica, non ci condanna, ci ama, vuole camminare con noi e dirci qualcosa, possiamo sentirlo nostro fratello, ascoltarlo, prenderlo per mano, sulla via della bellezza, della liberta, della speranza, della gratuità, dell'amore.

Il Signore ci aiuti.


SANTA FAMIGLIA


"Figlio perché ci hai fatto questo? Ecco,                         SANTA FAMIGLIA - 26 Dicembre 2021

tuo padre e io, angosciati ti cercavamo"                          Luca 2,41-52

  

 

Celebriamo oggi la Santa Famiglia, continuiamo la riflessione iniziata ieri, una riflessione difficile, dicevamo che se vogliamo celebrare il Natale, accogliere Gesù e in Gesù Dio dobbiamo lasciare tutto quello che pensiamo di sapere di Dio, tutti i nostri bisogni le nostre attese, dobbiamo sacrificare tutto, oggi continuiamo a parlare di sacrificio, ma forse è un po' più semplice, perché non parliamo più di Dio, ma di noi.

Sacrificio è una parola dura, molti di voi non la amano ed è giusto, ma per oggi sopportatela, perché il sacrificio, se ben compreso, è una dimensione fondamentale della vita umana, la premessa fondamentale dell'amore.

Cerco di spiegarmi, c'è nella Bibbia un racconto che a una prima lettura sembra assurdo, assolutamente inconcepibile: Dio chiede ad Abramo di sacrificare il figlio, anche se alla fine si sostituisce con il capro. Era probabilmente un antico racconto per dire che Dio non ama i sacrifici umani, in molte parti e probabilmente anche in Israele c'erano, in tempi lontani, sacrifici di bambini a un certo punto diventa chiaro che Dio non vuole, il racconto andrebbe abbandonato, ma c'è stata una persona geniale che ha intuito in questa storia, che ormai sembrava assurda, un insegnamento importantissimo e allora non solo la tralascia, ma la dilata, vi consiglio leggerla più volte, vedrete che, forse, è l'unico racconto della Bibbia al rallentatore, ogni gesto viene sottolineato.

Cosa c'è di fondamentale in questo racconto? Ogni genitore deve sacrificare il figlio, non significa certo che deve ucciderlo, ma che deve rinunciare a tutto quello che vorrebbe che fosse, quel figlio non è "suo".

Faccio degli esempi che ho vissuto e sofferto insieme ad alcune famiglie: si spetta con ansia un figlio, lo si sogna, lo si immagina sano e bello e poi nasce con un handicap, tante attese, tante speranze e si deve sacrificare tutto, se non si accetta il sacrificio non si riesce ad accettare questo figlio. Oggi per fortuna le cose sono cambiate, ma quando ero un giovane prete ho conosciuto delle famiglie che si aspettavano tante cose da un figlio o da una figlia, poi si sono accorti che era omosessuale, alcuni non riuscivano proprio ad accettarlo e a volte venivano cacciati di casa, non sono riusciti a sacrificare il figlio che aspettavano, quello che stava nella loro testa e non era quello che si trovavano davanti, quel figlio concreto, vivo che andava accettato per quello che è, non per quello che avrebbero voluto.

Questo non vale solo in questi casi che fortunatamente sono rari, ma per ogni figlio: i figli non sono dei genitori, sono di sé stessi, della vita, se credete di Dio, nessuno può possedere un figlio, ho visto figli soffrire perché i genitori volevano che crescessero in un certo modo, diventassero quello che loro non erano riusciti a realizzare, genitori che non sapevano sacrificare i loro sogni, le loro aspettative e quindi non riuscivano a rispettare il figlio. Forse sono riuscito a piegare perché secondo me il sacrificio è una dimensione essenziale del rapporto umano, del rapporto tra genitori e figli, ma anche tra marito e moglie, a volte ci si aspetta dall'altro qualche cosa, si sogna una persona che abbia certe caratteristiche, che sia come la vorremmo e poi ci si accorge che è un'altra cosa e non si riesce ad accettare, c'è chi, lo ascoltiamo drammaticamente quasi ogni giorno, pensa di possedere la propria donna: non si possiede un'altra persona, una persona è mai mia, posso solo guardarla negli occhi, cercando di capirla e di accoglierla, altrimenti si può arrivare al femminicidio.

Questo vale anche per l'insegnante nei confronti degli alunni: non può aspettarsi che siano come lui li sogna, occorre che sacrifichi il bambino che ha in mente, l'ideale, solo così può accettare il bambino che ha davanti, a volte difficile e complicato.

Questo vale per gli amici, i vicini di casa, i colleghi di lavoro, per ogni relazione umana, se la parola sacrificio non vi piace poi cancellatela e trovatene un'altra, ma se ben capita è la dimensione fondamentale di ogni rapporto umano: sai amare soltanto se riesci a non possedere l'altro, se lo sacrifichi, lo offri a Dio, se riesci a dire: non sei mio, ma della vita, di Dio.

Leggete la storia di Abramo ed Isacco, spero di avervene dato la chiave di lettura, che vi permette di capire quell'antico, straordinario racconto, in cui qualche genio in un tempo lontano ha intuito qualche cosa che oggi potete leggere nei libri degli psicanalisti, allora non sapevano niente di psicanalisi, ma forse qualcuno sapeva guardare negli occhi chi aveva davanti anche meglio di noi.

Il Signore ci aiuti.



II DOMENICA dopo NATALE


In principio era il Verbo, e il Verbo era               II DOMENICA dopo NATALE - 2 Gennaio 2022

presso Dio e il Verbo era Dio...                           Giovanni 1, 1-18

 

 

 

Ci sono parole che nel corso del tempo perdono di valore, di spessore, si rischia di non capirle più, non hanno più il significato che avevano all'origine, oggi ci troviamo di fronte alla parola "Verbo" penso se se vi chiedessi che significa, cosa c'è dietro, pochissimi di voi me lo saprebbero dire.

Dietro la parola "Verbo" c'è gran parte della tradizione biblica, la parola ebraica è "Dabar" normalmente si traduce "parola", nella Bibbia la troviamo fin dall'inizio. "Dio disse e la luce fu" una parola dunque che fa, agisce, a volte sembra quasi una persona, simile alla Sapienza di cui avete ascoltato nella prima lettura che sembra una persona che agisce nel mondo, gli dà senso.

La parola greca che si trova nell'originale del Vangelo, perché come tutti sapete il Vangelo è stato scritto in greco, è "Logos" una delle parole più importanti per la filosofia, per la riflessione greca, una parola che ha un significato molto profondo: esprime il senso della vita, la logica del mondo, per spiegarne tutto il valore ci vorrebbe un professore di filosofia e avrebbe bisogno di tempo, nella pagina che abbiamo letto convergono le due tradizioni, chi ha scritto le conosceva tutte e due e cerca di unirne il significato per esprimere qualche cosa dell'Oltre di Dio, non so se quelli che ascoltavano questo che è un antico inno capissero più di noi, forse sì.

Già in latino la parola "Verbum" perde di spessore non ha più dietro quelle grandi tradizioni, in italiano poi la parola "verbo", se ci pensate un momento è una delle prime parole che abbiamo imparato a scuola, ma era il verbo essere o avere, dovevamo impararne a memoria i vari tempi e modi.

È possibile per noi ritrovare il senso della parola "Verbo", fa parte ancora del nostro modo di avvicinarci a Dio? Io ho più di un dubbio, anche perché i cristiani non si è fermati lì, ma hanno tentato di definire in modo sempre più preciso la realtà di Gesù, ripeteremo fra poco il Credo fermatevi un momento a considerare quanta insistenza: "Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre" sembra che abbiano dovuto aggiungere sempre più parole e dietro purtroppo ci sono lotte, a volte feroci e anche sangue.

Poi c'è stato il catechismo, quello che abbiamo imparato da piccoli che cercava di definire con formule precise e Dio e Gesù: "Dio l'essere perfettissimo, onnipotente eccetera, Gesù è la seconda Persona della Santissima Trinità…" Tutto questo ci aiuta oggi a intuire qualche cosa della realtà di Gesù e di Dio? Penso di no, perché siamo cambiati, il nostro modo di ragionare è diverso, altro il significato delle parole.

Forse quelli che hanno usato tutte queste parole avrebbero dovuto fare un po' più di attenzione al secondo comandamento che proibisce di nominare il nome di Dio, conviene non usarne molte e cercare invece di intuire qualcosa del Volto di Dio.

Ecco quello che vi direi: in quest'anno che comincia ci accompagnerà il Vangelo di Luca, cerchiamo non attraverso formule, ma attraverso i gesti, gli avvenimenti, i fatti, le parabole, le scelte di Gesù di intuire qualche cosa di Dio. Dio non possiamo mai comprenderlo se lo comprendessimo non sarebbe dire Dio, a voi non piace purtroppo la parola mistero, perché vi sembra che indichi qualche cosa di oscuro, è parola che amo da tanto tempo e mi dispiace non poterla usare per indicare la pienezza assoluta, infinita della vita, della luce, della bellezza, dell'amore.

Qualcosa possiamo intuire attraverso il Vangelo pensate per esempio al Natale che abbiamo appena celebrato e alla Pasqua che ci prepariamo pian piano a celebrare.

Come si manifesta Dio? Lo dicevamo a Natale aspettiamo l'onnipotente e ci troviamo un bambino, aspettiamo colui che salva da ogni male e troviamo un uomo in croce e forse possiamo intuire nel bambino che nasce e in quell'uomo che muore in croce la pienezza dell'amore, del dono di sé, della gratuità. Allora forse intuiamo che c'è un "Oltre" che chiamiamo Dio che è un amore talmente grande che noi non riusciamo a immaginare, quest'anno leggeremo e non una volta sola la parabola del Padre misericordioso, a molti sembra una parabola semplice, ma è forse quella che più ci fa intuire che Dio è altro da noi, in quella parabola si supera del tutto la legge ebraica che era molto minuziosa, si supera il criterio di giustizia, quello che sembrerebbe normale: tutto scompare, c'è un figlio, un delinquente che torna e secondo noi sarebbe giusto che trovasse la severità, il castigo e trova la festa, il vitello grasso, ma che significa questo, chi è Dio, cosa significa amare totalmente?

Ecco allora con semplicità ci metteremo in ascolto di Gesù conosceremo qualcosa della sua vita e tenteremo di intuire qualche cosa dell'Oltre, badate bene, ripeto intuire, quando penseremo di aver capito metteremo qualche punto interrogativo e forse avremo dei barlumi della Luce di Dio e invece troveremo luce per la nostra vita, in Gesù possiamo capire chi è l'uomo, cosa significa essere fratelli e questo ci sarà più facile.

Volevo farvi un'altra piccola considerazione che mi è venuta in mente riflettendo su queste parole, se mi domandaste: "Se tu non credessi in Gesù, se non conoscessi il Vangelo avresti in qualche modo possibilità di credere in Dio?" è una domanda impossibile perché il Vangelo mi ha nutrito da sempre, poi ho pensato di poter dire, al di là del Vangelo, che ho sentito qualche cosa che potesse far intuire un "Oltre" di bellezza, certe volte di fronte a uno spettacolo della natura, allo splendore di un panorama in cima una montagna o di un tramonto sul mare, qualche volta invece davanti al sorriso di un bambino provi una tenerezza e senti possa esserci qualche cosa di infinitamente grande, qualche volta l'arte mi ha dato questa sensazione, non so se a voi è capitato di salire le scale del convento di san Marco a Firenze e trovarvi di fronte l'annunciazione dell'Angelico esci dal buio ti trovi davanti quello spettacolo incredibile e pensi che forse c'è una bellezza infinita, soprattutto quando mi è capitato di vedere delle persone capaci di amare al di là di quello che mi sembrava possibile, con una gratuita totale, capaci di sacrificare la vita e mi sembrava di intuire che se un uomo è capace di fare questo può esserci qualche cosa di infinitamente più grande, un amore assoluto, e allora mi viene da dire che anche se non conoscessi il Vangelo forse avrei intuito qualche cosa di Dio, ma ve lo ripeto è una domanda impossibile perché il Vangelo l'ho succhiato col latte di mia mamma.

Vi lascio con l'augurio che quest'anno ascoltando il Vangelo possiamo sempre meglio conoscere Gesù, intuire attraverso di Lui qualche cosa di Dio e soprattutto trovare la luce per i nostri passi, il coraggio di amare e vivere la gratuità.

Il Signore ci aiuti.


EPIFANIA del SIGNORE


Ed ecco la stella… li precedette e si fermò                EPIFANIA del SIGNORE - 6 Gennaio 2022

sopra il luogo dove si trovava il Bambino.                 Matteo 2,1-12

 

 

 

Ieri sera stavo guardando qualche messaggio sul telefonino, adesso vi si trova di tutto, e mi è capitato sotto mano un articolo del quotidiano ufficiale della Conferenza Episcopale si parlava dell'Epifania, cominciava dicendo che è sicuro che i magi siano esistiti, anche se non sappiamo bene chi fossero e poi disquisiva sulla Stella, se potesse essere una cometa o una congiunzione di pianeti, allora vi faccio una domanda: se una maestra ai ragazzi di quinta elementare dicesse: "Oggi è accaduta una cosa straordinaria, una stella si è fermata sulla nostra scuola, andiamo a vederla" i ragazzi pensando che scherzi le direbbero che le stelle non si fermano sulle scuole, e se la maestra insistesse dicendo che se lo dice lei bisogna crederci, sarebbe il caso di chiamare l'ambulanza, ora se anche i bambini sanno che le stelle non si fermano sulle case perché continuano a cercare la stella di Betlemme, sono scemi oppure non vogliono che noi cristiani impariamo a leggere il Vangelo, a voi la risposta, perché io sono maligno.

È evidente che si tratti di un racconto simbolico e la stella è solo un simbolo, solo così posso capire qualche cosa della mia vita, della mia fede, di Gesù, non capisco niente se vado a cercare nel cielo una cometa o mi domando chi siano i magi.

Anche perché quella stella è inquietante, come avrete notato i magi che dall'Oriente cominciano a inseguirla, quando entrano in città non la vedono più e poi la ritrovano sulla casa e con grandissima gioia si accorgono che c'è di nuovo.

Perché la stella in città non si vede, chi c'è in città? Lo avete notato, in città c'è Erode lui è un personaggio storico, anche se il racconto della strage di bambini innocenti è leggendario, di guai ne ha fatti molti e qui è il simbolo della violenza, il cristiano sa che se insegue la luce deve fare i conti con la violenza e c'è anche oggi intorno a noi e qualche volta la ritroviamo addirittura dentro di noi.

Ma non c'è soltanto Erode ci sono anche quelli che sanno, rispondono subito, ma nessuno di loro cerca più, non inseguono stelle, non cercano la verità, credono di sapere e sono pericolosi anche oggi.

Poi c'è la folla che è capace solo di rumoreggiare e lasciarsi manipolare, applaude o si ribella senza pensare, lasciandosi trasportare: è pericolosa la città rischia di spegnersi la luce.

I Magi non si fermano, continuano a cercare, a inseguire la luce, non un astro del cielo, ma il senso della vita, della realtà, cercano di sapere chi siamo, chi è Dio, come sia presente nella nostra vita, dov'è il bene e dove il male, che cosa è giusto che cosa non lo è.

Ecco è quello che cerchiamo anche noi, perché i magi non sono degli strani personaggi vissuti 2000 anni fa, siamo noi, io ciascuno, di voi, tutti se vogliamo essere cristiani siamo inseguitori della luce, cerchiamo il senso di ciò che siamo e soprattutto cerchiamo Gesù, è lui la Luce, per questo la Stella si ferma sulla casa, e noi, ogni cristiano siamo tali in quanto cerchiamo Gesù, la sua luce, senza stancarci nonostante tutti quelli che, anche nella Chiesa, pensano di sapere tutto, hanno sempre la risposta pronta e spesso è una risposta che dice solo che siamo brutti e cattivi.

E c'è oggi il rumore della città, che non è fatto, come quando ero bambino, solo di chiacchiere oggi ci sono i telefonini, i computer, siano inondati di notizie, di opinioni spesso strampalate, gente che pensa di sapere la verità su tutto compresi i virus, anche non sanno nemmeno che cos'è un virus, tante voci e rimaniamo confusi ed è difficile continuare a inseguire la luce, a cercare Gesù e a volte ci sembra che Gesù non abbia senso nella nostra vita, anche perché molte delle parole che si usano per esprimere la Fede non ci dicono più niente, hanno perso senso e allora dobbiamo non stancarci di cercare Gesù, la sua luce, aldilà delle parole religiose che usiamo e cercare di intuire che cosa ha da dirci, quali sono i valori importanti che ci vuole comunicare, quali i sogni del suo cuore che possiamo fare nostri.

L'Epifania è all'inizio dell'anno e invita anche noi a inseguire la stella o meglio a fermarci nella casa dove Gesù vive in questo grande mondo e a cercare Lui, la sua parola, la sua luce.

Il Signore ci aiuti.



BATTESIMO del SIGNORE


"Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te                          BATTESIMO del SIGNORE - 9 Gennaio 2022

ho posto il mio compiacimento"                              Luca 3,15-16.21-22

 

 

 

Quando ero ragazzo mi confessavo spesso, a quel tempo era normale, oggi per fortuna non succede più, andavo a confessarmi sempre con un po' di ansia, di preoccupazione, diventato un po' più grande anche con un senso di paura di essere giudicato, di non dire tutto, di commettere addirittura sacrilegio, mi dicevano che dietro la grata c'era Gesù e lo sentivo come Colui che mi guardava severamente, mi giudicava e forse mi condannava, se mi avessero detto che Gesù non stava dietro la grata del confessionale, ma dietro di me, in fila con me o accanto a me per sostenermi, darmi fiducia, aiutarmi a superare il male, la mia vita sarebbe stata più semplice.

Sarebbe soprattutto stata più semplice per le persone che arrivate là si sentivano negare l'assoluzione e condannate irrimediabilmente, quando mi son dovuto anch'io sedere dietro la grata del confessionale non mi è mai passata nemmeno per l'anticamera del cervello l'dea di non assolvere qualcuno, ma ho incontrato parecchie persone con il cuore pesante perché non erano state assolte.

L'esperienza dei discepoli, l'avete ascoltato, è che Gesù non sta davanti, ma dietro in fila con loro. Probabilmente almeno alcuni dei primi, che andavano ad ascoltare Giovanni e a compiere questo rito di penitenza, di rinnovamento, hanno incontrato lì Gesù la prima volta, che camminava con loro, con gli altri e il s'immergeva nel Giordano in questo rito di purificazione, poi pian piano, hanno scoperto in Gesù l'Amato, che era venuto per mostrarci il Padre, per farci sentire vicino Dio, per farci intuire la sua presenza nel mondo, allora, come avete ascoltato, con un certo imbarazzo si domandavano perché non fosse Lui a battezzare, ma Giovanni, lo abbiamo sentito dire: "Non son degno di slegare i lacci dei sandali" e probabilmente hanno capito che Gesù era diverso da come si aspettavano il Cristo, il Signore.

Giovanni aveva parlato dell'arrivo di colui che "doveva pulire la sua aia e bruciare la paglia con un fuoco inestinguibile", Gesù era completamente diverso, cercava di comunicare loro soprattutto speranza e fiducia e la voglia di cercare il bene, sentivano che Gesù col male non poteva farci pace, perché il male sciupa la vita dell'uomo, ma con l'uomo, con loro Gesù era sempre in pace e anche quando non lo capivano, quando lo hanno abbandonato, quando Pietro lo ha rinnegato hanno sempre sentito che Gesù non era venuto per condannarli, ma per aiutarli a riprendere la strada, lo ha detto Lui stesso: "Non sono venuto per condannare, ma per salvare il mondo", questa è l'esperienza che ogni cristiano, secondo me farebbe bene a fare, perché anche oggi nel mondo in generale: governo, scuola, Chiesa ecc. si pensa che educhi di più la paura, il castigo e non il tentativo di comunicare valori, di dare fiducia, speranza, di far intravedere la bellezza del bene, soltanto se hai dentro di te qualche cosa che ti fa amare la vita e gli altri e il bene puoi camminare facendo quello che puoi per rendere la vita migliore, qualche volta non ci riusciamo, sentiamo che potremmo fare meglio, che il bene che potremmo fare non lo facciamo, ma a quel punto se abbiamo imparato a leggere il Vangelo, Gesù non lo guardiamo come una persona minacciosa, non ci viene la paura di andare in Purgatorio o all'Inferno, lo sentiamo invece accanto a noi, che cammina con noi, non credo che verrebbe a confessarsi, anzi penso che se avesse sentito parlare di confessione si sarebbe arrabbiato parecchio, sarebbe accanto a noi per darci fiducia e speranza.

Quindi quest'anno impariamo a conoscere Gesù come è veramente e invochiamo lo Spirito che ci tolga ogni paura dal cuore, che scenda sopra di noi come è sceso su Gesù, ci dia speranza, ci faccia intravedere la bellezza del bene e allora saremo capaci di farne un po' anche noi.

Il Signore ci aiuti.



II DOMENICA del TEMPO ORDINARIO 


Vi fu una festa a Cana di Galilea   II DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 16 Gennaio 2022

e c'era la madre di Gesù                 Giovanni 2,1-11

 

 

 

Non amo molto il Vangelo di Giovanni, secondo me ha troppi discorsi e pochi racconti simbolici, quando ce ne sono sente il bisogno di spiegarli a lungo e le parole invecchiano, cambiano di significato, a volte diventano incomprensibili e tra quando è stato scritto il Vangelo di Giovanni e noi sono passati quasi 2000 anni.

Amo i racconti i simboli perché non invecchiano e ciascuno di noi può interpretarli nella propria esperienza e in quella della Chiesa, quando ho imparato a leggere il Vangelo e ho scoperto questa pagina l'ho trovata assolutamente straordinaria e tra l'altro del tutto inconciliabile con la mia educazione cristiana, sono stato educato in un certo modo e questa pagina dice quasi l'opposto, ancora oggi mi domando perché non ci hanno educato secondo Gesù, il suo messaggio, non ho trovato la risposta, forse qualcuno di voi più saggio di me ce l'ha.

Quando ero ragazzo e ancora non sapevo leggere il Vangelo, leggendo questo racconto mi chiedevo: che succede, Gesù fa un miracolo per dare un po' di vino a gente già mezzo ubriaca, con tutti i lebbrosi che c'erano, con tutto il male del mondo, si può sprecare un miracolo per cambiare l'acqua in vino? Mi avevano sempre insegnato che il piacere non è una cosa buona, che a Dio sono graditi il sacrificio, la rinuncia, ci facevano fare tanti "fioretti", ci dicevano di unirci alla sofferenza di Gesù sulla croce, insomma il piacere era sempre un po' sospetto, meglio fare qualche sacrificio, qualche digiuno, qualche penitenza e quindi un miracolo sprecato per una festa, fra l'altro di ubriachi, mi sembrava inconcepibile, Maria mi appariva un po' come Eva che tenta Gesù.

Perché non mi hanno detto che al Signore piace la festa, che il primo miracolo Gesù, l'ha fatto perché non ci fosse nessun turbamento e dispiacere nella festa di due giovani sposi ed è il lieto annunzio della festa a cui ci chiama?

Ma c'è un'altra cosa molto più grave secondo me, avete notato che l'acqua che viene trasformata in vino è l'acqua "per la purificazione dei Giudei", la religione ebraica, che ha tante intuizioni straordinarie, ha però l'ossessione della contaminazione, del divenire impuri, se per strada passavi vicino a una tomba eri contaminato, se toccavi carne proibita, se incontravi un pagano, se toccavi per caso il vestito di una donna che aveva le mestruazioni, anche se non lo sapevi, eri contaminato e allora bisognava lavarsi, purificarsi, aver paura del castigo divino, tutto questo è superato se quell'acqua diventa il vino della festa. Ma la mia educazione cristiana sembra non averne tenuto conto, spesso ci mettevano nel cuore la paura di Dio, ci facevano sentire in colpa, eravamo invitati a confessarci spesso, a chiedere perdono ogni giorno, a purificarci, ma Gesù l'acqua che serviva per la purificazione l'ha cambiata in vino, il vino della festa, del piacere, della gioia, perchè posiamo sentirci amati da Dio, invitati a partecipare alla sua festa, anche se siamo andati via da casa quando torniamo c'è un banchetto festoso.

L'acqua della purificazione doveva essere usata spesso con riti diversi, faceva parte di una religiosità in gran parte rituale, ma anche noi ne troviamo molti riti, quando veniamo in chiesa tutto è rito, sempre lo stesso, non si può cambiare nulla e il senso della festa sembra assente. Perché ancora tanti riti immutabili? Sarebbe ora di finirla, l'acqua della purificazione, del rito, delle cerimonie va cambiata nel vino della festa che ci fa sentire Gesù presente, che ci nutre, condivide con noi la vita, rallegra il nostro cuore, lo riempie di luce, di gioia e di piacere, se c'è una cosa che Dio odia è la sofferenza, non vuole che qualcuno soffra e ci invita a fare quello che possiamo per asciugare una lacrima, per dare un po' di piacere a chi ci sta intorno in tutti i modi

Dio ama la festa, la gioia, il piacere non la sofferenza, questo dice questa stupenda pagina con cui il Vangelo di Giovanni, lo avete sentito inaugura la vita di Gesù, tenetela presente perché anche voi forse, come me, avete bisogno di liberarvi da un po' di zavorra di questi duemila anni di educazione cristiana, che non era in gran parte, secondo me, secondo il cuore di Gesù.

Il Signore ci aiuti.


III DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


Anch'io ho deciso di fare ricerche III DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 27 Gennaio 2022

accurate su ogni circostanza          Luca 1,1-4

 

 

 

Vorrei fermare la vostra attenzione sulle prime righe che abbiamo letto, sono l'introduzione al Vangelo, la troviamo solo nel Vangelo di Luca gli altri non ce l'hanno, questo Vangelo è stato scritto in un ambiente più colto, c'è già l'influsso della cultura greca e latina, la sua lingua e un po' più raffinata ed è stato scritto probabilmente lontano dalla Palestina.

Parliamo di Luca però gli studiosi ci avvertono che si tratta di un gruppo di persone che fanno riferimento a Lui, il conosciuto discepolo di Paolo, sanno scrivere e comporre dei testi, sentono il bisogno di dirci cosa hanno fatto: sono andati in giro a cercare accuratamente e raccogliere tutto quello che trovavano della memoria di Gesù, Lui ormai era morto da tempo, ci sono dei stati testimoni oculari i quali hanno raccontato e poi molti hanno scritto qualcosa per fissare i ricordi, hanno trovato testi scritti da varie comunità, in tempi diversi, in luoghi diversi e raccolgono tutto, raccolgono, badate, non rielaborano, prendono un pezzo qui, uno lì, li mettono insieme, gli danno un certo ordine, tra questi testi hanno probabilmente trovato il Vangelo di Marco e lo usano un po' come canovaccio.

Che cosa hanno trovato? Pochissime notizie sulla vita di Gesù, perché coloro che hanno scritto quei testi non si preoccupavano di raccontare i vari episodi della vita di Gesù che a loro interessavano poco, ma di comunicarci chi è Gesù, che cosa pensava, quali erano i suoi sentimenti, cosa aveva nel cuore e lo fanno in una maniera per noi non familiare, attraverso simboli, quelli che leggiamo nel Vangelo sembrano racconti, ma se si leggono attentamente sono simboli, così tutti i miracoli, perché a quel tempo non soltanto nella religione ebraica, ma anche in quella greca tutto si comunicava attraverso il miracolo, il prodigio. Trovano qualche parabola (sembra che Gesù amasse particolarmente parlare in parabole: un invito a cercare, a capire) poi qualche discorso di Gesù.

Ci dicono che la loro ricerca è stata accurata, ma hanno scelto le cose giuste, hanno trascurato qualcosa di importante? Non lo sapremo mai.

Qui occorre fare una riflessione importante, molti cristiani hanno in casa il Vangelo, quando veniamo a Messa ne ascoltiamo una pagina che si conclude: Parola del Signore, ma quanti sanno che cos'è il Vangelo? Ci hanno detto che il Vangelo è ispirato direttamente dallo Spirito Santo e quindi qui troviamo la Verità, ma Luca ci dice che quello che leggiamo è opera di uomini come noi, scelgono, qualche volta possono anche sbagliare, non solo scelgono, ma inquinano: ci sono nel Vangelo delle pagine assolutamente inaccettabili, perché c'è dentro tutto il rancore, il desiderio di vendetta dei primi cristiani che sono perseguitati, possiamo capire, ma non accettare.

Qualcuno mi ha detto: ma non è Parola di Dio? Parola passata attraverso uomini come noi, che come noi si portano dentro le proprie pigrizie, i propri rancori, le proprie incomprensioni, nonostante tutto questo hanno saputo trasmetterci il ricordo vivo di Gesù, il Vangelo di Luca conserva quelle che secondo me sono due delle parabole principali del Vangelo: quella del Samaritano, che tutti penso conosciate e la stupenda parabola del Padre misericordioso, non so dove quelli di Luca l'abbiano trovate, possiamo pensare che le abbiano composte loro, qualche genio nella loro comunità, non lo sapremo mai, certamente ci hanno comunicato due testi straordinari, che meglio di altri esprimono il pensiero di Gesù.

Ma allora la verità assoluta non esiste, sono uomini come me che mi riportano la straordinaria presenza di Gesù, se loro hanno scelto anche io posso, devo scegliere, devo interpretare, cercare di capire e posso sbagliarmi è evidente come possono essersi sbagliati loro, in qualche cosa secondo me hanno sbagliato, se non possiamo trovare nel Vangelo una verità assoluta allora ci sentiamo poveri, ma siamo liberi, è la nostra dignità, la nostra grandezza di uomini che possono cercare, scegliere, l'importante è che scegliamo con cuore gratuito, che cerca quello che è giusto e vero non quello che ci fa comodo, purtroppo spesso molti cristiani, questi 2000 anni ce lo insegnano, hanno preso dal Vangelo quello che gli faceva comodo, ho avuto la fortuna di incontrare tante persone che amavano il Vangelo ed è bello confrontarci perché uno ha scelto una cosa, uno un'altra e ci arricchiamo a vicenda nel dialogo, non abbiamo la verità assoluta, ma fratelli che condividono le loro scoperte, le loro intuizioni e ci fanno avvicinare a Gesù, noi non abbiamo avuto la fortuna di incontrarlo, di parlarci, di mangiarci insieme, lo possiamo conoscere soltanto attraverso la testimonianza di persone come noi.

Oggi ascoltavo il Papa che raccomandava di portarsi in tasca il Vangelo e di leggerne una pagina ogni giorno e mi domandavo: quanti cristiani sanno leggere il Vangelo? Posso sbagliarmi, ma secondo me sono molto pochi. Qualche pagina è facile, ma molte no, ci sono molti simboli, parole scritte molto lontano da noi, in una civiltà completamente diversa, nel Vangelo si parla di seme, di mietitura, noi l'agricoltura la conosciamo soltanto perché andiamo al mercato e ne compriamo i frutti, è un mondo diverso, non solo, ma tra quel mondo e noi sono passati 2000 anni di progresso dell'umanità, in tutti i sensi scientifico, culturale, filosofico, non siamo più come loro, abbiamo dietro le spalle tanta storia, dicono i medioevali che siamo come nani (mi sono sempre sentito un nano) ma sulle spalle di giganti, tanti filosofi, scienziati che hanno studiato e scoperto tante cose sul mondo e sull'uomo, pensate a Galileo che diceva che dobbiamo interpretare la Bibbia alla luce delle nuove scoperte.

Ve l'ho fatta già anche troppo lunga, voglio concludere dicendo: cerchiamo insieme di conoscere il Vangelo, quando mi trovo qui cerco di interpretarlo per voi, ma se non siete d'accordo state tranquilli, ci sono tante interpretazioni del Vangelo, sarebbe bello poterle condividere ma è difficile, qui siamo in troppi, si può fare in qualche gruppo più piccolo, l'ho fatto centinaia di volte, il Vangelo viene offerto alla nostra scelta, alla nostra libertà di interpretarlo e poi occorre il coraggio di viverlo ogni giorno come possiamo e se non ci riusciamo confidiamo nella pazienza e nella misericordia di Gesù.

Il Signore ci aiuti.


IV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


"Nessun profeta è bene                   IV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 30 Gennaio 2022

accetto nella sua patria                    Luca 4,21-30

 

 

Come avete ascoltato Gesù va nella sua città e i suoi non riescono ad accoglierlo, lo cacciano, vogliono addirittura ucciderlo.

Gesù dice che un profeta non è accolto nella sua patria, tra la sua gente, vorrei che ci fermassimo qui, ci sono altri temi molto importanti in quello che abbiamo letto, ma bisogna scegliere.

È una delle costanti della storia: spesso i profeti, quelli che annunciano qualche cosa di nuovo, che fanno intravedere un progresso non sono stati riconosciuti, ma rifiutati, a volte condannati, mi viene sempre in mente quando faccio questo discorso il caso che forse molti di voi conoscono di un medico ungherese un certo Semmelweis che nel 1850, quindi non siamo in tempi troppo lontani, nell'ospedale dove c'erano molti casi di infezioni tra le partorienti, portando dei numeri, aveva detto che bisognava lavarsi le mani, anche perché molti medici facevano delle autopsie, è stato contestato, rimproverato, ingiuriato da tutte le autorità mediche del tempo, è stato cacciato, è caduto in depressione abbandonato da tutti, soltanto un esempio ce ne sono altri in tutti i campi non soltanto nella scienza, ma anche nell'arte, nella morale, nella filosofia, dappertutto chi indica strade nuove non viene accolto. Perché?

Il Vangelo di Luca ci dà delle indicazioni e possono essere preziose: "Non è lui il falegname?" Un falegname non può mettersi a insegnare. Sanno o meglio pensano di sapere cosa può e non può fare un falegname, hanno schemi mentali a cui non sanno rinunciare. Poi sostiene che Dio si occupa degli stranieri, dei pagani, anche questo è insopportabile, anche su Dio pensano di sapere tutto e allora lo rifiutano.

È una costante di noi uomini: l'incapacità di liberarci dai nostri schemi, dalle nostre tradizioni, da quello che si è sempre fatto per accogliere il nuovo quello, che magari ci sorprende ci sconcerta e invece apre prospettive per il futuro, ci vogliono una mente e un cuore liberi, ma non è facile, la storia ce lo insegna.

Poi c'è il potere, chi lo possiede vuole che non cambi nulla, che i sudditi non cerchino e non pensino, a tutto basta la tradizione e c'è il potere in molti campi, medicina, scienza…

La Scrittura dice che è fondamentale aprirsi al futuro, guardare avanti non indietro, non fermarsi, eppure nella Chiesa, non solo la nostra, ancora più facilmente si rifiuta il futuro e si condannano i profeti, perché purtroppo spesso l'autorità pensa di possedere la verità, non quella ottenuta con la ricerca, gli studi, ma quella che viene da Dio.

Tutti conoscete penso il caso di Galileo, lui guardava nel cannocchiale e vedeva cose nuove, ma è contro la parola di Dio gli dicevano, rispondeva che forse era ora di imparare a leggere la Bibbia (non l'abbiamo ancora fatto).

Ma non solo Galileo, quasi in ogni tempo ci sono dei profeti rifiutati, vorrei ricordarne due, poi cercatevi gli altri, uno che forse pochi di voi conoscono, un grandissimo personaggio del secolo scorso: Ernesto Buonaiuti, era un grande prete, un professore universitario, uno dei pochissimi che non ha firmato la fedeltà al fascismo, l'autorità ecclesiastica se l'è venduto per il piatto di lenticchie del Concordato, lo hanno trattato in maniera ignobile.

Un altro profeta lo conoscete un po' di più: don Lorenzo Dilani, lo hanno confinato in un paese sperduto, che vi invito a visitare per vedere la crudeltà di chi lo ha mandato lassù. L'autorità ecclesiastica corre, ancora purtroppo, il rischio di pensare che Dio le assicuri la verità e quindi chi la pensa diversamente sbaglia e va condannato.

Ma ora vorrei condividere con voi una domanda che per me sta diventando angosciosa: Gesù lo abbiamo accolto veramente o è ancora per noi il profeta inascoltato? Vedete un tempo si portava in processione il Crocefisso per invocare che i campi producessero il frumento necessario, per invocare la pioggia, oppure per allontanare la peste, oggi lo portiamo in processione perché ci liberi dal Covid, ma quello non è Gesù, che starebbe lontano, lo vediamo tante volte nel Vangelo: quando gli chiedono un prodigio lui scappa, se ne va sul monte.

Ma allora perché ancora facciamo queste cose, perché non riusciamo accettare ancora Gesù? C'è una frase nella Genesi che quest'anno ci ha creato difficoltà, non è semplice spiegarla: "Dio ha fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza", ma il contrario è invece evidente: l'uomo ha fatto Dio a propria immagine e somiglianza, in ogni angolo della terra a partire dai propri bisogni, noi ne abbiamo fatto precisi dogmi: Dio onnipotente, sa tutto, governa la storia, provvede a tutto, custodisce il mondo, può anche fare miracoli, possiamo chiedergli ogni cosa, pregando, facendo offerte, sacrifici, voti, meglio se troviamo chi intercede per noi, Dio che si manifesta in Gesù di Nazareth non è così, nasce nella stalla, muore sulla croce totalmente impotente, ricco solo di luce, gratuità, amore, venuto a condividere totalmente la nostra vita, rifiutato, ucciso dalla violenza di questo mondo, ne abbiamo fatto la vittima sacrificale che si offre a un Moloch assetato di sangue e ci procura la salvezza e meriti infiniti che possiamo usare a piacimento, specialmente l'autorità e magari guadagnarci un po', ma su quella croce muore Dio impotente, che condivide la nostra vita negli aspetti più orribili e ci ama di un amore totale.

Questo è Gesù, non caccia il Covid, lo caccia il vaccino, non ci aggiusta le cose, non risolve i problemi del mondo, dobbiamo risolverli noi, lo troviamo accanto e cerca di comunicarci la sua luce, i suoi valori, i suoi sogni, il suo coraggio, il suo amore gratuito.

Mi dispiace dirlo, ma Gesù non l'abbiamo ancora accolto, non abbiamo ancora sacrificato l'idea che ci siamo fatti di Dio, non riusciamo a rinunciarci, ma è ora di accettarlo, di fargli spazio nella nostra vita perché soltanto se lo accettiamo la fede può avere un futuro, forse sono pessimista, è normale per i vecchi, abbiate pazienza.

Il Signore ci aiuti.


 V DOMENICA del TEMPO ORDINARIO

 

"Non temere d'ora in poi                 V DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 6 Febbraio 2022

sarai pescatore di uomini"               Luca 5,1-11

 

  

In tutti e tre i primi Vangeli Matteo, Marco e Luca la storia dei discepoli comincia così, sulla riva del lago, Gesù passa mentre stanno rassettando le reti, facendo il loro lavoro e li chiama.

I Vangeli di Matteo e di Marco si fermano qui, non parlano della pesca miracolosa, a loro sembra non interessare, perché quello che vogliono dirci è che a un certo punto nella loro vita, che scorreva normalmente, è arrivato Gesù, ha attraversato la loro strada e li ha cambiati completamente, li ha invitati a lasciare e a seguirlo, hanno continuato a fare il loro lavoro, li troviamo sul lago fino a dopo la Risurrezione, ma ormai seguono Gesù, esprimono dunque tutto lo stupore, la meraviglia, la gioia di aver incontrato Lui e vorrei che tutti noi quando ascoltiamo questo racconto sentissimo dentro di noi qualche cosa che esprime lode e ringraziamento, (io lo sento sempre, spero anche voi): abbiamo avuto la fortuna di conoscere Gesù, nel mondo intero ci sono quasi 8 miliardi di persone e la maggior parte non ha mai sentito parlare di Gesù e anche in Italia siamo 60 milioni, penso che non molti di loro sappiano chi è Gesù, abbiamo avuto la fortuna di incontrarlo, di conoscerlo, ha attraversato anche la nostra vita e non possiamo che cantare il nostro ringraziamento, è quello che esprimono i discepoli in questo racconto, che, se ci pensate, è l'inizio della nostra storia, perché anche noi siamo o tentiamo di essere discepoli di Gesù.

Luca, come avete ascoltato, aggiunge qualche cosa, dico aggiunge perché non possiamo pensare che gli altri due si siano dimenticati di questo grande prodigio, di tutti i pesci raccolti, ma voi sapete che nel Vangelo non possiamo prendere i racconti come prodigi altrimenti non capiamo niente.

Cosa aggiunge e perché? Me lo sono chiesto, forse Luca comincia a fare l'esperienza che anche nella Chiesa ci si dimentica della parola di Gesù e si rischia di lavorare invano o peggio di far danni. Avete ascoltato Pietro: "Abbiamo lavorato tutta la notte e non abbiamo preso nulla". Se leggete la storia della Chiesa e se guardate cosa succede anche oggi (ma forse sarebbe bene che ciascuno guardasse la propria vita) sembra che ci si dimentichi spesso di Gesù, della sua Parola, dei suoi valori e allora si lavora invano, Gesù non ci parla soprattutto di riti, preghiere, ma di pace, giustizia, se i cristiani avessero veramente seguito Gesù la storia di questi 2000 anni sarebbe stata diversa, abbiamo non solo lavorato invano, ma procurato grandi tragedie, non so se Luca avesse già intravisto questo, fa dire a Pietro che ha lavorato invano e poi dice a Gesù: "Sulla tua parola getterò le reti" quella moltitudine di pesci serve a Luca per esprimere il valore della Parola di Gesù, se ci fidiamo di Lui possiamo portare frutto, arricchire la vita per noi stessi e per gli altri.

Pietro rimane stupito e si sente un pover uomo eppure Gesù invita proprio lui a seguirlo, lo vedremo, Pietro non è un eroe, una persona straordinaria, spesso non capisce, arriverà a rinnegare Gesù, eppure continuerà a seguirlo e se noi siamo qui è anche per merito di Pietro che ha continuato a fidarsi di quella Parola.

Gesù gli dice: "Sarai un pescatore di uomini" c'è una cosa curiosa nel Vangelo di Luca, inventa una parola al posto di quella che normalmente indica il pescatore, si potrebbe tradurre: "prende per la vita", non prende i pesci per metterli in padella ma per farli vivere, non si parla di pesci, ma di uomini: il compito di Pietro non è quello di andare a catturare uomini, l'abbiamo pensato nella storia della Chiesa cercando di fare discepoli di Gesù anche con le armi, ogni discepolo di Gesù cerca di essere testimone di Lui, dei suoi valori, della sua Parola, con semplicità, da povera gente come siamo, ma non possiamo mai stancarci di comunicare agli altri vita, speranza, fiducia, coraggio di credere nel bene, la voglia di condividere la vita, di essere attenti ai piccoli, di vivere la gratuità e l'amore.

Sulla riva del lago comincia la nostra storia, il nostro cammino e si basa su Gesù, sulla sua Parola che quest'anno cercheremo di inseguire, se non vive i sui suoi valori la nostra vita non porta frutto o peggio può fare del male e quindi anche se come Pietro siamo povera gente e, dico per me, non solo sono un pover uomo, ma anche peccatore, nonostante ciò Gesù mi dice di non stancarmi di rialzarmi ogni volta, di tentare sempre di essere, concretamente, testimone di Lui, della sua pace.

Il Signore ci aiuti.


VI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


"Beati voi, poveri, perché            VI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 13 Febbraio 2022

vostro è il regno di Dio"                        Luca 6,17. 20-26

 

  

Abbiamo ascoltato le Beatitudini, in genere quando si leggono nel Vangelo di Luca c'è sempre qualcuno che chiede dove siano finiti i miti, i misericordiosi, quelli che hanno fame e sete di giustizia, gli operatori di pace, qui non ci sono e poi c'è quattro volte: "Guai a voi" che è successo?

È successo che abbiamo letto non le Beatitudini del Vangelo di Matteo, ma quelle del Vangelo di Luca: Gesù che cosa ha detto? Non lo sapremo mai, non sappiamo esattamente cosa abbia detto Gesù, gli studiosi ci dicono che probabilmente le due comunità hanno raccolto frasi che Gesù ha detto magari in circostanze e momenti diversi e hanno composto queste Beatitudini, come avete notato usando il modo di parlare dell'antica tradizione di Israele, lo avete ascoltato nel Salmo: "Beato l'uomo…" e all'inizio il profeta Geremia: "Maledetto l'uomo…" è normale per gli antichi profeti parlare così, con parole forti: beato, maledetto.

C'è un altra cosa interessante, in Matteo Gesù parla sulla montagna, in Luca invece scende in pianura, se ho capito Matteo esprime il bisogno di salire in alto per cercare nell'oltre, in Dio i valori importanti, cosa conta veramente nella vita, Luca invece esprime lo scendere di Dio in mezzo agli uomini, la comunità di Luca, lo si vede in tutto il Vangelo, è costituita da poveri che hanno bisogno di sentire Dio con loro, spesso nella Bibbia si legge che l'uomo buono è protetto da Dio, vive nel benessere, ma per loro non è così, vivono nella miseria, rischiano di sentirsi abbandonati da Dio, sentono il bisogno che Dio stia dalla loro parte.

Nelle Beatitudini di Luca Dio si schiera, se vi capita di parlare con i bambini, ma non solo con loro, dello schierarsi di Dio da una parte fate attenzione perché non accettano che Dio si schieri, deve essere di tutti, con i bambini però è facile basta che diciate loro: "Se una mamma ha due bambini e uno si ammala, ha la febbre alta e l'altro invece sta bene a chi starà più vicino?" Certo al malato e questo non vuol dire che all'altro non vuole bene. Ecco, Dio è così si mette dalla parte di quelli malati, dei poveri (con i bambini è facile con gli adulti un po' meno).

Dio è dalla nostra parte dicono quelli di Luca, è nato tra i poveri, ha vissuto tra i poveri, per esaltare la povertà? Assolutamente no, per dire che i poveri saranno saziati, il Signore è accanto ai poveri per cercare la sazietà, il benessere, la ricchezza, la pienezza della vita.

Troppe volte i preti dicono (specialmente un tempo adesso forse un po' meno) che i poveri saranno saziati nell'altra vita, avranno in paradiso il compenso di tutto quello che hanno sofferto in questa vita, questa spiegazione può sembrare facile, ma è criminale perché invita i poveri a sopportare con pazienza senza voler cambiare la loro situazione: è bene soffrire in pace perché poi il Signore ci premierà, questo contraddice il Vangelo: a Pietro che gli chiede cosa accadrà a loro che hanno lasciato tutto, Gesù promette cento volte tanto, già qui in questa vita.

Nelle parole di Gesù, nelle Beatitudini non trovate la promessa di un mondo futuro in cui le cose si rimettono apposto, ma il sogno che deve accompagnare la vita dell'uomo, il sogno di un mondo in cui tutti possano raggiungere il benessere, diventare ricchi: Dio non ama la povertà, ma la ricchezza, purché sia per tutti ed è il frutto della condivisione, del camminare e cercare insieme ed è possibile se ciascuno non pensa soltanto a se stesso, se si diventa solidali allora ci sarebbe pane per tutti e in abbondanza: è questo il sogno di Gesù per la povera gente, un sogno che è affidato alle nostre mani, Lui viene a condividere il nostro cammino, per starci vicini e proclamarci beati proprio perché Dio è dalla nostra parte, condivide con noi la speranza di un mondo giusto in cui ci sia pace e abbondanza per tutti.

C'è un'altra cosa su cui vorrei attirare la vostra attenzione, credo per Gesù fosse importante, avete ascoltato la prima delle maledizioni: "Guai a voi ricchi" ci sarebbe da aspettarsi "perché sarete poveri, avrete fame" no "perché avete già ricevuto la vostra consolazione" vi siete accontentati dei soldi, vi sembrava che riempissero la vostra vita, ma avete perso l'amicizia, l'amore, la voglia di condividere con gli altri, la fraternità, avete perso tutto.

C'è un antico racconto della Genesi, un racconto straordinario, quello in cui Esaù affamato chiede a Giacobbe il piatto di lenticchie in cambio della primogenitura, rinuncia a essere il progenitore di Israele, al futuro, a tutto per un piatto di lenticchie e si conclude: "A tal punto Esaù ha disprezzato la primogenitura", vedete, gli uomini a volte per un piatto di lenticchie si giocano le cose più importanti della vita, per fare qualche esempio ricordate la nostra storia, per andare a prendere un pezzo di terra dell'Etiopia, dell'Eritrea ci siamo giocati la vita dei nostri figli, abbiamo fatto scorrere sangue, rinunciato alla pace, per che cosa, per un piatto di lenticchie. Se volete cose più semplici, forse avete visto anche voi famiglie che litigano, si dividono, conservano rancori che durano per anni per l'eredità di un piccolo pezzo di terra che magari nemmeno conoscono, la pace, la fraternità, per un piatto di lenticchie: ecco cosa significa "hanno già ricevuto la loro consolazione", ti sei accontentato di un po' di milioni, di conquistare un pezzo di terra, di una piccola eredità, tutte cose che poi devi lasciare e ti sei perso tutto quello che conta: la bellezza della vita, l'amicizia, la tenerezza, la fraternità,

Ricordatela questa frase: "Guai a voi ricchi, perché avete già la vostra consolazione" tutti noi rischiamo in qualche modo di essere ricchi in questo senso, di contentarci di un piatto di lenticchie, di una povera cosa e di perdere i valori essenziali della vita quelli che Gesù ha tentato di comunicarci, è bello sentire che Gesù che cammina con noi, condivide con noi il sogno di un mondo più giusto è più bello, ma questo sogno è affidato alle nostre mani, Lui può essere soltanto accanto a noi, essere la nostra consolazione, dirci che siamo sulla strada della verità, della giustizia e del bene e allora con fiducia accogliamo la parola del Signore e camminiamo con Lui.

Il Signore ci aiuti.


VII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


"Non giudicate e non                   VII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 20 Febbraio 2022

sarete giudicati"                           Luca 6,27-38

 

  

La pagina che abbiamo letto, così come quella che leggeremo domenica prossima è, come avete notato, molto complessa, non mi soffermerò su queste due pagine, le lascio a voi, provate a rileggerle tenendo conto che gli orientali amano i paradossi, se leggete queste parole così come stanno scritte, se pensate che siano regolette, senza cercare di andarci dentro, potete solo concludere che ti ha detto queste cose era un pazzo, sono folli, se invece ci lavorate un po' vedete che dietro ci sono cose essenziali per la nostra vita.

Vorrei condividere con voi delle riflessioni su un tema che dividiamo in due parti, una questa domenica e una la prossima.

Tento di parlarvi del "giudicare": noi cattolici siamo stati, a volte, rimproverati, e secondo me giustamente, di giudicare le persone, di considerare qualcuno cattivo, addirittura fino a mandarlo all'inferno e dall'altra parte di non essere capaci di giudicare situazioni, comportamenti, scelte, azioni. Occorre, per quello che ho capito, non giudicare le persone, il cuore dell'uomo, ma essere sempre attenti a giudicare cosa che succede intorno a noi.

Se il Vangelo di oggi ci dice: "Non giudicate", quello di domenica prossima ci dirà che dobbiamo distinguere gli alberi buoni da quelli cattivi e nel Vangelo di Matteo troviamo che dobbiamo riconoscere quelli che vengono a noi in veste di pecora, ma dentro sono lupi rapaci.

Oggi ci soffermiamo sul "non giudicare" questo tema mi è familiare fin da quando avevo 15 anni, ma mi è sempre stato piuttosto difficile comunicare la mia esperienza, quindi fate un piccolo sforzo di attenzione: quando avevo 15 anni cominciavo a fare l'allievo catechista nella mia parrocchia di Santa Maria in Trastevere, mi occupavo dei ragazzi più piccoli e ce n'era qualcuno particolarmente aggressivo e violento e mi era facile, ero abituato così, giudicarlo un cattivo ragazzo e mi chiedevo il perché, poi ho avuto quella che considero una grande fortuna, ho conosciuto dove quei ragazzi abitavano e quali erano le loro famiglie, non so se avete idea di che cosa sia un "basso", non stavano soltanto a Napoli anche a Roma, un lungo antro buio, in cui l'unica luce viene dalla porta e poi ho conosciuto i genitori, persone che mancavano di rispetto e spesso usavano la violenza nei confronti di questi ragazzi e allora mi sono detto sbalordito: "Se io fossi vissuto lì sarei peggio di loro" da quel tempo, sono passati 70 anni, non riesco più a giudicare le persone, cosa c'è nel cuore dell'uomo, perché uno arriva a compiere azioni malvagie.

Se qualcuno mi avesse insegnato a leggere la Bibbia non sarei stato tanto sorpreso: c'è un racconto straordinario all'inizio della Genesi che potrebbe aiutarci a non giudicare, è il racconto di Caino e Abele, Caino lo sapete è un assassino, uccidere il fratello è il crimine più grande che ci possa essere, ma se leggete con attenzione vedrete che Caino e Abele offrono dei doni al Signore che gradisce i doni di Abele, ma non quelli di Caino, quando ero giovane mi dicevano che Abele offriva le cose migliori e Caino gli scarti, ma non c'è affatto scritto, tutti e due offrono i loro doni, Dio accetta quelli di uno e non quelli dell'altro.

Un tempo pensavano che bisognasse trovare la spiegazione di tutto in Dio e spesso appariva assurda, oggi, dopo duemila anni di progresso umano, possiamo fare a meno di ricorrere a Dio, possiamo domandarci perché alcuni sono "sfortunati" e altri no, c'è chi anche dal punto di vista morale ha avuto molto e chi pochissimo, io sono vissuto in una famiglia in cui ho vissuto il rispetto totale, sono stato amato, dove non c'era nessuna violenza, mio padre era incapace di compiere il suo dovere, perché a quel tempo i padri avevano come principale dovere quello di usare la cinghia per correggere i figli, sono stato circondato per tutta la mia vita di tenerezza, di affetto, di rispetto, se vi guardate intorno vedrete dei bambini che nascono in famiglie violente che a volte li fanno vittime di abusi e crescono in un clima di violenza, pensate a un ragazzo che cresce in una famiglia mafiosa in cui l'unica logica è prevaricare, sfruttare, uccidere, come posso giudicare quella persona io che dal punto di vista morale ho avuto tutto e lui che non ha avuto niente? Ecco, vedete, credo che sia impossibile giudicare il cuore dell'uomo.

Oggi sappiamo che ci sono molti fattori che condizionano la vita dell'uomo, alcuni scienziati parlano addirittura di genetica, ci potrebbe essere una predisposizione all'aggressività, conosciamo meglio i condizionamenti psicologici: i primi 3 anni di vita di un bambino sono fondamentali per la struttura della sua personalità, esperienze negative lo condizionano per tutta la vita, poi i condizionamenti sociologici: l'ambiente in cui vive, i valori in cui cresce, tanti elementi che dovrebbero impedirci di giudicare il cuore di un a persona, pensate a un caso estremo: una mamma uccide un figlio, lo ha fatto perché è cattiva? Credo che non ci siano al mondo mamme cattive, c'è in lei qualcosa di terribile, forse la follia, che bisognerebbe comprendere e non giudicare.

Quando faccio questi discorsi mi sento dire: "Ma allora tutti sono innocenti, non possaimo condannare nessuno" assolutamente no, chi commette crimini va messo in galera, a chi fa del male deve essere impedito con tutte le forze di farne altro, la frase "se uno ti percuote sulla guancia porge anche l'altra" se presa alla lettera è assurda, occorre impedirgli di percuotere perché fa del male a se stesso e a te.

Bisogna impedire che chi fa delitti continui a farlo, deve essere messo in galera, ma occorre sempre ricordare che molto probabilmente è un uomo "sfortunato" che ha subito profondi condizionamenti, vissuto un po' anche per colpa di tutti noi in una società in parte ingiusta, e allora la galera non deve essere un luogo per punire, ma per rieducare, per dare libertà ad una coscienza devastata, perché chi è "sfortunato" trovi possibilità di vita.

Vorrei aggiungere un'altra cosa preziosa che c'è nell'antico racconto della Genesi, Dio si rivolge a Caino e gli dice: "C'è il male accovacciato alla tua porta come una fiera, ma tu dominalo" è un appello alla libertà dell'uomo e noi dobbiamo credere con tutte le forze che anche chi è diventato un delinquente incallito, secondo me in gran parte non per colpa sua, può avere la libertà di dominare il male, di diventare un uomo libero, per questo si dovrebbero indirizzare ad educare alla libertà e responsabilità tutte le nostre istituzioni a cominciare dal carcere, poi da quelle che possono fare prevenzione, la scuola soprattutto che dovrebbe curarsi di quelli che sono più difficoltà, degli ultimi, allora soltanto il nostro non giudicare produrrebbe l'attenzione verso chi è stato sfortunato, chi non ha saputo amare perché forse non è stato mai amato.

Non so se sono riuscito a spiegarmi, abbiate pazienza, perché questo non è un discorso facile, lo so per lunga esperienza.

Il Signore ci aiuti.



VIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


Non c'è albero buono che                    VIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO – 27 Febbraio 2022

faccia frutti cattivi, né albero    Luca 6,39-45

cattivo che faccia frutti buoni,

dai frutti li riconoscerete.

 

 

 

Domenica scorsa vi dicevo che non mi sarei soffermato su tutte le parole delle due complesse pagine di Vangelo che abbiamo letto, ma avrei posto l'attenzione su un solo aspetto: "giudicare - non giudicare". Domenica scorsa, qualcuno lo ricorderà, mi sono soffermato sul "non giudicare" e vi dicevo che, a mio avviso, non si può giudicare nessun uomo, non siamo in grado di sapere che cosa c'è nel cuore dell'uomo, fino a che punto la sua esistenza è stata condizionata, cosa motiva e provoca certi suoi comportamenti a volte terribili.

Ma se non possiamo giudicare un uomo, possiamo, anzi dobbiamo, saper giudicare avvenimenti, fatti, motivazioni, è una cosa che ritengo fondamentale. Il Vangelo ce lo ricorda più volte, oggi abbiamo letto che occorre riconoscere un albero cattivo e un albero buono e questo significa giudicare, più avanti nel Vangelo di Luca potete leggere che Gesù che rimprovera aspramente i suoi perché sanno riconoscere i segni metereologici: la pioggia, il sole, ma non sono in grado di riconoscere i segni dei tempi, quello che accade, perché accadono certe cose, nel Vangelo di Matteo trovate scritto che Gesù ci mette in guardia da coloro che si presentano a noi in veste di pecore e dentro sono lupi rapaci, vedete quindi come più volte è sottolineata la necessità di giudicare, di pensare con la propria testa, di tentare di capire che cosa succede intorno a noi.

Pensare liberamente non è facile, non siamo educati a pensare, il potere sia politico sia religioso preferisce uomini che non pensano, che ubbidiscono, questo vale soprattutto nella Chiesa, dove si trovano tante persone che credono che aver fede sia possedere verità assolute, che non possono essere messe in discussione, bisogna accettarle senza pensare, forse qualcuno di voi ricorderà la feroce ironia di Belli che fa dire al predicatore illustre: "Nun s'ha da pensa', ma s'ha da crede". Credere senza pensare significa rinunciare al dono dell'intelligenza che Dio ci ha fatto.

Quindi, secondo me, pensare, giudicare è importante, anzi fondamentale, il secolo scorso avrebbe dovuto insegnarcelo con abbondanza, molte delle autorità della Chiesa, ma anche molti cristiani sia nella Chiesa cattolica sia in quella protestante non hanno saputo giudicare quello che accadeva, non hanno saputo riconoscere in Germania il dramma che si preparava con Hitler e il suo nazionalsocialismo, non hanno saputo nemmeno riconoscere la tragedia dell'antisemitismo, delle leggi razziali che avrebbero portato alla Shoah. Ci sono stati dei profeti in Germania soprattutto Dietrich Bonhoeffer, un pastore protestante che all'inizio era anche favorevole a Hitler, al suo movimento, ma poi ha capito, soprattutto quando ha visto come si trattavano gli Ebrei, allora ha partecipato ad un complotto per uccidere Hitler e per questo è stato ucciso.

Bonhoeffer diceva che il nazismo è una grande mascherata del male, in Italia abbiamo avuto un papa che chiamava Mussolini l'uomo della provvidenza, per ottenere dei privilegi le autorità della Chiesa si sono vendute alcuni principi fondamentali: la libertà di insegnamento ai giovani, la possibilità di libere associazioni cattoliche per il piatto di lenticchie del Concordato, pochi privilegi, anche da noi pochi hanno alzato la voce di fronte all'ignominia delle leggi razziali, anche da noi ci sono stati dei Profeti, ricordate soprattutto quell'uomo straordinario che era Ernesto Buonaiuti.

Pochi hanno saputo riconoscere i profeti perché per farlo occorre essere educati alla libertà e non all'obbedienza, ma noi non siamo stati educati alla libertà, alle autorità non piace la libertà e quindi siamo stati educati ad ubbidire, a fidarci di quello che dicono le autorità, specialmente nella Chiesa dove si pensa che nella fede si trovi la verità e la risposta su tutto. Certo possiamo sbagliare, ma è un rischio inevitabile, l'importante è cercare con cuore sincero e gratuito e quando possibile cercare insieme ad altri.

Ricordate che dopo la guerra molti responsabili si sono difesi ripetendo: "Noi abbiamo solo ubbidito", don Milani poi ci ha insegnato che "l'obbedienza non è più una virtù", ma è stato condannato in tribunale, prima di essere assolto solo dopo la sua morte.

Ora vorrei avventurarmi a parlare dei problemi che ci sono oggi e della necessità di giudicare all'interno della Chiesa, vedete in questi giorni drammatici molte autorità della Chiesa si sono mobilitate per parlare contro la guerra, hanno organizzato delle manifestazioni ed è cosa sacrosanta, ma forse sarebbe bene che pensassero anche alle guerre che continuano a combattere, solo così si darebbe veramente esempio di coerenza, sono guerre per fortuna non sanguinose, ma fanno soffrire.

C'è nella Chiesa una "guerra" contro le donne, se ci pensate, non hanno nella Chiesa nessuno spazio, non vedrete mai una donna, qui al mio posto, predicare e celebrare l'Eucaristia, ma c'è di peggio, capita a volte di sentire delle autorità ecclesiastiche dire che l'aborto è un omicidio, è un'offesa gravissima per le donne, non capisco come si possa dire una cosa del genere se si è parlato con una donna angosciata per quel peso che, magari dopo anni, si porta ancora sulla coscienza.

Ho sentito nei giorni scorsi parlare di un vescovo che ha un amante e ho sentito dire che è accaduto per una "debolezza della carne", la donna, ogni donna è una persona non è una che provoca debolezze della carne, non è una tentatrice, qualcuno ricorderà che nei dipinti di tempi lontani spesso il serpente nel racconto del Peccato Originale aveva la faccia di donna, ma ora tutto questo non è più accettabile, una donna va rispettata nella sua dignità, nella sua capacità di amare, nella sua passione che può avere anche per un vescovo.

Vorrei sottolineare ancora un'altra cosa, in questi giorni si sta discutendo in Parlamento, ormai da troppo tempo, la legge sulla fine della vita, sulla possibilità di collaborare al suicidio del consenziente, abbiamo sentito più volte delle autorità della Chiesa ripetere che la morte va accettata e non procurata e in questi giorni può sembrare una, forse, indebita ingerenza nei lavori parlamentari, ma quello che a me importa è che non ho sentito nessuno dire, gridare, anche agli uomini politici, che in Italia ci sono ogni anno nella fascia dei giovani tra 15 e 19 anni circa un migliaio di suicidi e non c'è nessuna prevenzione, di questo bisognerebbe occuparsi, non evitare a chi tra sofferenze indicibili ritiene che la vita sia ormai insopportabile e vuole che si possa porvi termine e lui non è più in grado di farlo e qualcuno deve aiutarlo, il rispetto dovuto a tutti dovrebbe lasciare libertà alle persone, bisogna pensare invece a quei ragazzi che per le loro crisi adolescenziali arrivano a togliersi la vita, ci sarebbe bisogno nelle scuole di un servizio psicologico attento e competente e non sembra essercene molto, da ogni cristiano dovrebbe essere giudicato con grande severità il suicidio dei ragazzi (Non certo chi lo fa, ripeto il cuore dell'uomo non può essere giudicato) è la seconda causa di morte dopo gli incidenti automobilistici, questo significherebbe voler veramente difendere la vita.

Occorre dunque a mio avviso avere uno spirito critico, essere capaci giudicare, essere educati quindi alla libertà, ma occorre fare attenzione perché lo spirito critico non diventi maldicenza, guardatevi dai giornali che spesso parlano male di tutto e di tutti, ma non aiutano a capire, per capire, per criticare occorre essere attenti e rispettosi, sapere che cosa accade, studiare ogni fatto, per poter farsi un'idea che sia capace di interpretare la vita, allora soltanto possiamo criticare e giudicare perché il mondo vada davanti non per condannare, ma perché ci sia più giustizia e più amore.

Il Signore ci aiuti.



I DOMENICA di QUARESIMA


Lo pose sul punto più alto del tempio e gli                I DOMENICA di QUARESIMA -6 Marzo 2022

disse: "Se tu sei Figlio di Dio gettati giù"                   Luca 4,1-13

 

 

 

Il vangelo di Marco, che secondo gli studiosi è il più antico, che i seguenti usano come traccia, dice che dopo il battesimo Gesù viene spinto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo, i vangeli di Matteo e di Luca cercano di aggiungere una riflessione su quali possano essere le principali tentazioni della vita, non tanto di Gesù, ma dei suoi discepoli, le nostre e lo fanno, come avete ascoltato, mettendo in scena una specie di rappresentazione teatrale, voi tutti capite che non stiamo leggendo un fatto storico, tre tentazioni, ma io vorrei attirare la vostra attenzione su quella che Luca mette per ultima, perché per lui, forse, è la più importante e secondo me certamente la più difficile da capire e forse anche da vivere.

Il diavolo porta Gesù sul punto più alto del tempio e gli dice: "Se sei Figlio di Dio gettati giù, gli angeli ti salveranno" tutti vedranno il prodigio e crederanno, Luca ci dice che la tentazione forse più grande dei credenti è quella di basare la religione sul prodigio, i miracoli che leggeremo nel Vangelo non sono prodigi, ma simboli della nostra vita, i protagonisti non sono uomini vissuti tanto tempo fa, ma ogni credente, io, voi, chiunque legge il Vangelo deve sentirsi protagonista di quei racconti, noi siamo i paralatici che si rialzano e camminano, noi i ciechi che cercano la luce.

Purtroppo, come sapete, i cristiani non hanno saputo essere fedeli, la nostra tradizione religiosa è piena di prodigi, per fare un santo lo sapete ce ne vogliono almeno tre, se girate per l'Italia e per il mondo trovate tanti santuari con ex-voto di ogni genere, l'uomo ha bisogno di poter sperare nel prodigio, di credere che Dio possa intervenire per venire incontro alle sue necessità.

Ora vedete i nostri nonni, le nostre nonne avevano bisogno dell'aiuto di Dio da quando si svegliavano al mattino fino a quando andavano a dormire la sera, qualunque cosa succedeva una malattia, un problema agli occhi, la siccità e tanti altri non potevano che raccomandarsi a Dio e sperare nel suo intervento, oggi specialmente i più giovani tutti questi bisogni non li hanno più, molti si rivolgono a Dio solo quando si trovano di fronte al male grave, alla tragedia, alla pandemia, alla guerra, ma così il nostro mondo ha relegato Dio ai confini della vita, lo abbiamo buttato fuori dalla vita di ogni giorno e rischiamo di invocarlo solo quando siamo disperati e disposti a rivolgerci a chiunque, a Dio, a un santo, come a qualunque imbroglione che ci proponga un rimedio prodigioso… ma è questo il Dio di Gesù?

Vi invito allora a fare un digiuno, serio, difficile, quasi impossibile, dobbiamo rinunciare al pensiero che abbiamo bisogno di Dio e che Dio possa provvedere alle nostre necessità, dobbiamo ritrovare il Dio della gratuità, della luce, dell'amore, il Dio che ha bisogno di noi: non siamo noi che abbiamo bisogno di Dio è Lui che ha bisogno di noi.

Quindi non pregate perché la guerra finisca, Dio non ha mai fermato nessuna guerra, spesso sono state combattute in suo nome, anzi a volte i capi delle chiese hanno detto che era Dio che le voleva, ricordate le crociate "Deus lo vult", Dio non lo vuole, affida a noi la ricerca della pace.

Non invocate il Signore perché finisca la pandemia, finisce con il vaccino, con l'impegno degli uomini in tutti i campi. Provate a fare questo digiuno seriamente, ne hanno bisogno i nostri ragazzi, altrimenti non credono più, perché Dio è fuori dalla loro vita, se non nei casi estremi.

Se Dio è il Dio della vita, Luca ce lo ce lo ricorderà spesso, bisogna pregare sempre, non soltanto nei momenti di difficoltà, bisogna pregare per ascoltare Dio, per cercare in Lui la luce, il coraggio per non aver paura, la speranza, la fiducia nel domani, la voglia di amare gli altri, di donare quello che possiamo, è per questo che il credente prega ogni giorno, ogni giorno chiede a Dio cosa possa fare per Lui, perché il mondo sia migliore, perché la gente intorno viva nella serenità e nella pace.

Ripeto, proviamo a fare digiuno dal Dio che tappa i nostri buchi, risolve i nostri problemi, riscopriamo il Dio della gratuità, non cerchiamo Dio a partire dai nostri bisogni, ma inseguendo la luce, il senso della vita, la verità, l'amore, allora potremo incontrarlo e sentirlo in qualche modo presente e vicino.

Nella Quaresima che ci sta davanti riscopriamo un po' la preghiera di ogni giorno, come ci dirà Luca, preghiera che è ricerca di luce, di fiducia, di verità, di pace interiore, ascolto di Dio, passione per Lui, per il suo amore.

Vorrei finire dandovi un consiglio, viviamo momenti difficili, abbiamo paura, rischiamo di piangere, è il consiglio che dava l'antico maestro di Israele, lo trovate scritto nella Bibbia, al popolo che piangeva: "Andate a casa, mangiate carni grasse, bevete vini dolci e mandatene a chi non ne ha, perché la gioia del Signore è la vostra forza". La gioia del Signore sia la nostra forza.

Il Signore ci aiuti.


II DOMENICA di QUARESIMA


Mentre pregava il suo volto cambiò d'aspetto  II DOMENICA di QUARESIMA - 13 Marzo 2022

e la sua veste divenne candida e sfolgorante    Luca 9,28b-36

 

  

Oggi siamo invitati ad ascoltare l'invito di Luca a salire in alto, a cercare l'oltre, a incontrare Dio, la sua luce, la bellezza, il senso della vita, la libertà, i valori essenziali. A che serve salire, a che serve incontrare Dio, cercare Dio? Non serve a niente, ma perché dobbiamo sempre domandarci: "A che serve?", perché non facciamo le cose gratuite, quelle che non servono, non ci fanno arricchire, non ci fanno star bene, ma sono belle, non basta la ricerca della luce, del senso della vita, della bellezza?

È successo, penso, anche a qualcuno di voi, che come me ama la montagna, di sentirsi dire tante volte: "Perché sali, perché tanta fatica, chi te lo fa fare?" Sì, si fa fatica, qualche volta quando sei particolarmente affaticato, ti domandi anche tu: "Ma chi me lo fa fare?" poi arrivi in cima, prendi un po' fiato e rimani come stordito da tanta bellezza, allora ti accorgi che spesso le cose gratuite sono le più importanti della vita, quelle che la rendono bella e degna di essere vissuta.

Ma oggi non andiamo in montagna per ammirare il panorama, saliamo per cercare Dio, ci conviene allontanarci un po' dalla corsa e dall'affanno di ogni giorno, guardare il mondo dall'alto e anche smettere di ripiegarci su noi stessi, di preoccuparci dei nostri bisogni.

Quando arriviamo in alto, come facevano gli antichi patriarchi, Mosè, Elia, conviene coprirsi il volto, oggi avete ascoltato che scende una nube oscura, ma non bisogna aver paura, ci si copre il volto, scende la nube perché la luce di Dio è troppo grande, rischiamo di bruciare i nostri occhi, Dio abita l'oltre, non possiamo mai dire di vederlo, di conoscerlo, di possederlo, tanto meno, come troppo spesso succede anche oggi, dire che cosa Dio vuole, cosa benedice, cosa secondo Lui è giusto o non giusto, Dio abita l'oltre, in Lui possiamo cercare i valori più alti, la luce, non possiamo cercare le regole, i comportamenti di ogni giorno, questo è compito nostro, della nostra dignità, della nostra responsabilità, in Lui andiamo a cercare l'oltre, la bellezza totale, la pienezza della vita.

Noi siamo però siamo fortunati, dopo esserci coperto il volto per non essere abbagliati dalla luce di Dio possiamo toglierlo, perché c'è Gesù e con Lui i grandi maestri dell'Antico Testamento: Mosè colui che secondo L'Antica tradizione è l'autore della Genesi, dell'Esodo libri straordinari, pieni di ricchezza, che fanno toccare con mano le cose importanti della vita, Elia colui che inizia la grande tradizione profetica di Israele e per noi soprattutto Gesù, è un uomo come noi, la luce sfolgorante scompare, rimane Lui, le sue parole che sono un riflesso di quella luce, attraverso le parole di Gesù noi possiamo intuire qualche cosa dell'oltre di Dio, in Gesù noi possiamo cercare il senso della nostra vita, la bellezza di amare, la capacità di vedere in ogni uomo un fratello, senza distinzione di religione, di cultura, cosa è veramente importante nella vita di ogni giorno, il coraggio della speranza, la capacita di non fermarci mai, di rialzarci sempre anche se sbagliamo, in Gesù possiamo cercare l'essenziale della nostra vita.

Sono momenti belli quelli in cui si può salire, staccarsi dalla vita di ogni giorno, fermarsi solo con sé stessi nel silenzio, magari ci si ritira in un convento, come è successo a me per qualche giorno, con un Vangelo in mano, a riflettere, a chiederci chi siamo, cosa c'è nel nostro cuore e soprattutto ad ascoltare la Parola di Gesù, sono belli quei momenti, ne conservo ricordi preziosi, ma non si può fare la tenda lassù, non si può restare sul monte, avete ascoltato Luca: "Non sapeva quello che diceva", la ricerca della luce deve continuare nella vita di ogni giorno ed è soltanto lì che possiamo vivere i nostri valori, la vita cristiana non è qui in Chiesa, non possiamo pensare di essere cristiani soltanto perché siamo venuti a Messa, qui ascoltiamo la Parola, incontriamo Gesù, ci nutriamo di Lui, ma poi la vera vita cristiana è fuori, quando incontriamo la gente e il male della gente e il nostro male, quando incontriamo la paura e dobbiamo portare il coraggio della nostra speranza, se abbiamo incontrato Gesù dobbiamo aver fiducia nel bene, nella vita, non possiamo lasciare intristire il nostro cuore, chiuderci in noi stessi, per andare incontro agli altri, per continuare a fare il bene.

Se un cristiano si spaventa e perde la fiducia e la speranza ha perso la fede, il contatto con Gesù e bisogna che si affretti a ritrovarlo se vuole essere cristiano, l'ha detto tante volte ai suoi discepoli: "Perché avete paura, non avete fede?" ecco salire sul monte, incontrare Dio, incontrare Gesù ci permette di continuare a credere nei valori importanti, nella tenerezza, nella gratuità nell'amore, possiamo sentirlo vicino e camminare con Lui ogni giorno, portando i suoi valori nel nostro cuore, vivendoli con la gente che abbiamo intorno.

Il Signore ci aiuti.



III DOMENICA di QUARESIMA


O quelle diciotto persone sulle quali cadde    III DOMENICA di QUARESIMA - 20 Marzo 2022

la torre di Siloe e le uccise, credete che          Luca 13,1-9

fossero più colpevoli…? No io vi dico.

 

 

 

Nella prima domenica di Quaresima vi consigliavo di fare un digiuno, serio, qualche dubbio però che l'abbiate fatto ce l'ho, digiuno dalla preghiera di domanda, di intercessione e dall'idea della Provvidenza di un Dio che protegge e custodisce la nostra vita. Il Vangelo di oggi ci avvisa che se non facciamo questo digiuno le conseguenze sono serie.

Spesso i cristiani - ne ho conosciuti molti - che hanno pregato con grande intensità per ottenere una grazia, che magari stava loro molto a cuore, la guarigione di un figlio, del padre, della madre o qualche altro problema, si sono sentiti dire, da qualche bravo cristiano e anche da qualche prete, che non avevano ottenuto perché non avevano saputo pregare o non avevano abbastanza fede, a Napoli si direbbe "cornuto e mazziato" non solo non hai ottenuto, ma ti dicono pure che è colpa tua.

Ma c'è di più in quello che Gesù dice nel Vangelo di oggi, non soltanto nel cristianesimo, ma in molte culture l'uomo pensa che se c'è una disgrazia deve essere un castigo di Dio, perché se l'uomo non può fare a meno di credere in un Dio buono, che si cura di tutti, che custodisce la vita, se questo non accade deve cercare una causa e la trova in un peccato, in un'offesa alla divinità.

Molte strade del nostro paese, ma non solo, sono state attraversate da lunghe processioni in cui molti si flagellavano, portavano croci, battendosi il petto e invocando il perdono di Dio. Abbiamo sentito parlare anche i nostri giorni del castigo di Dio: ricordate il Cardinale che diceva  che l'AIDS è un castigo per la perversione dell'umanità, qualcuno l'ho detto anche per il Covid, come avete ascoltato Gesù è di tutt'altro parere, ma allora perché non abbiamo rinunciato a pensare che la disgrazia sia un castigo, appunto perché non sappiamo rinunciare al bisogno di qualcuno che ci protegga, se ci convertiamo, se sappiamo pregare la prossima volta Dio ci aiuterà.

Qualcuno mi ha detto: "Ma Gesù dice: se non vi convertite perirete tutti, quindi prima o poi arriva il castigo". Vedete, oggi questo ce lo dicono gli storici e gli scienziati e non parlano certo di un castigo di Dio, l'uomo, dice lo storico, quando ha scoperto il bastone lo ha usato per colpire, il ferro per fare spade e lance, la povere da sparo per fare bombe sempre più potenti, oggi c'è l'atomica e se non ci convertiamo è la fine, lo scienziato dice che abbiamo capacità di cambiare il mondo, siamo riusciti a sfamare 8 miliardi di persone, ma se non la smettiamo di rapinare la natura per i nostri nipoti la terra sarà inabitabile.

Il legame tra la colpa e la disgrazia si sarebbe dovuto rompere definitivamente sotto la croce di Cristo, muore l'innocente, Lui non può essere certo punito per una colpa, non c'è l'abbiamo fatta, troppo grande è il nostro bisogno, abbiamo detto che viene punito per le nostre colpe, è successo anche a voi, penso, quando eravate bambini di sentirvi dire davanti alla Croce che Gesù soffriva e moriva per i vostri peccati. È difficile rinunciare alla provvidenza, abbiamo bisogno di una maniglia a cui attaccarci nel momento della difficoltà e della disperazione, ma le conseguenze sono a volte gravi, a me è capitato di ascoltare, non per sentito dire, ma con le mie orecchie e la sofferenza nel cuore, delle persone che nel momento della difficoltà, della disperazione sono ricorse al santone di turno per chiedere un aiuto, una grazia e si sono sentite dire: "Se vostro padre ha un tumore qualcuno in famiglia ha peccato, se tua figlia ha la leucemia qualcuno peccato" e come succede in questi casi si punta il dito verso la più debole della famiglia, in genere una donna, secondo voi una persona del genere l'autorità della chiesa dovrebbe scomunicarla? Mi diceva un vecchio amico, che sapeva di storia, che hanno scomunicato sempre quelli sbagliati, più facile dichiararlo santo, anche perché i santi fanno soldi e tutto è a posto, ma la sofferenza di quella gente chi la ripaga?

Ma allora di fonte al male come ci comportiamo? Al Vangelo di Luca bastano quattro righe, una piccola parabola: ci sono alberi che non portano frutti si debbono tagliare? "Aspetta ancora quest'anno finché gli zappi intorno, metta il concime", sono convinto che il prossimo anno il contadino dirà la stessa cosa. Qui non si parla di alberi, ma di noi, del mondo, Gesù ci invita a non perdere mai la speranza di poter superare il male: c'è, te lo ritrovi qualche volta anche dentro di te, c'è intorno a te, occorre conservare la fiducia che l'uomo, qualunque cosa abbia commesso, possa riprendere la strada, liberarsi dal male, ma bisogna zappare, annaffiare, mettere il concime, non parliamo di alberi, ma di uomini, bisogna impegnarci ad aiutare a volte anche i nostri ragazzi, la gente che ci sta intorno, noi stessi a superare il male, ci vuole impegno qualche volta costa fatica, certo non dobbiamo aver paura dei castighi di Dio e conquistare con coraggio la libertà del bene.

Vorrei dirvi ancora di non lasciarvi angosciare dal male lontano, terribile come quello della guerra, per il quale però non potete far niente, se non aiutare quelli che sono in difficoltà, che sono costretti a fuggire e hanno bisogno di un vestito, di qualcosa da mangiare, quello sì lo possiamo fare meglio che possiamo, ma per quel male incredibile che possiamo fare? Mi domando, penso che lo facciate anche voi, come si può nel 2022 ancora fare la guerra dopo tutto quello che è successo nel secolo scorso eppure c'è ancora chi fa la guerra, getta bombe e c'è gente che applaude e non si rende conto che ci sono bambini che muoiono, non fate diavoli, non è un uomo solo malvagio è la maggioro parte di un popolo, non ce lo dimentichiamo, il secolo scorso ce l'avrebbe dovuto insegnare, abbiamo fatto diavoli, abbiamo detto che era colpa di Mussolini e di Hitler, no, il popolo italiano, il popolo tedesco, siamo noi che dobbiamo essere educati ed educarci ad affrontare il male, a capire all'inizio dove porta una strada che, anche se sembra comoda, conduce alla sciagura, non è Dio che manda le guerre, non è Dio che punisce per il peccato, non è Dio che manda il covid, è il dramma della vita, a noi spetta il compito di fare quello che possiamo per superare il male, senza perdere mai la fiducia, l'albero non si deve abbattere occorre concimare, annaffiare, zappare con fiducia incrollabile che l'uomo possa aprire gli occhi e fare il bene, io per primo e anche tutti voi.

Il Signore ci aiuti.


IV DOMENICA di QUARESIMA


"Un uomo aveva due figli…"                         IV DOMENICA di QUARESIMA - 27 Marzo 2022

                                                                     Luca 15,1-3.11-32

 

 

  Vi propongo stasera ancora un digiuno, piccolo però, lo spazio dell'omelia, poi vedrete voi se è il caso di continuarlo, provate a rinunciare all'idea di aver capito questa parabola.

In questa parabola, per quello che ho capito, c'è troppa bellezza, troppo amore, una luce troppo grande per i nostri occhi, qui forse più che altrove nel Vangelo possiamo intuire qualche cosa dell'oltre di Dio e proprio perché Dio per noi è oltre, come suggeriscono gli antichi profeti, conviene forse che ci veliamo il capo.

In questa parabola ci sono tre personaggi, il figlio più piccolo forse ci appartiene poco, ma possiamo capirlo perché uno di noi, è il simbolo, l'espressione della bramosia, dell'avidità, del desiderio di possesso, del volere tutto e subito, del dominio sugli altri, è il simbolo di tutto ciò che ha provocato tutto il male della storia.

Se volete capire non pensate che qui si parli di un ragazzo che va via di casa perché vuole avere la sua libertà, allontanarsi dalla famiglia e farsi la sua vita, questo non è affatto un male è un preciso dovere per ogni ragazzo, lo leggiamo già nella antica storia di Abramo, non si parla di questo, qui si parla di chi sciupa la vita, di chi è morto perché incapace di vera libertà e di amore, potete pensare ai grandi malvagi della storia, che hanno provocato dolore e stragi, potete metterci chiunque Giulio Cesare, Attila, Gengis Khan, Hitler, Stalin a questi possiamo pensare parlando del figlio che torna ed è come morto.

Il secondo figlio, quello poi lo conosciamo bene, ce lo portiamo dentro un po' tutti, specialmente noi che veniamo in Chiesa, ma non solo, è colui che si sente giusto, che ama l'ordine, il rispetto delle regole, per lui il figlio che torna deve essere punito, scontare tutto il male che ha fatto.

E poi c'è Lui il Padre, è il cuore della parabola e qui chiedo aiuto alla fantasia e, chiedendo perdono, uso la grande tradizione ebraica, Dostoevskij che immagina che Gesù torni e si scontri col grande inquisitore, gli antichi potevano parlare di un Dio che camminava nel giardino alla brezza del mattino, allora provo ad immaginare (è solo pura e povera immaginazione questo credo vi sia evidente).

Immaginate che mentre siamo qui arrivi uno che ci dice: "Avete saputo che cosa è successo, il Padreterno è venuto qui a Ostia si è fermato (facciamolo fermare nel castello dei Chigi) e l'ho visto passeggiare alla brezza del mattino nella pineta, forse piace anche a Lui ed è venuto a passare qualche ora per distrarsi un po', ha visto venirgli incontro dei personaggi vestiti di stracci, bagnati di sangue, stremati dalle grandi tragedie che hanno compiuto: Giulio Cesare, Gengis Khan, Attila, Hitler, Stalin". Domandiamo cosa abbia fatto, sperando di poter assistere ad un grande processo e vedere che finalmente saranno puniti e sconteranno l'immenso male che hanno fatto all'umanità.

Ma continua: "Li ha portati in casa ha fatto preparare un bel bagno, dei vestiti nuovi e adesso si fa festa, una grande festa, come non si è fatta mai in quella villa e vi manda a dire se volete partecipare anche voi a questa festa". "Ma è diventato matto, l'unica cosa che gli possiamo dire è: vattene, che vieni a fare qui? Festa, ma questa è follia pura, noi abbiamo bisogno di ordine, chi sbaglia deve pagare duramente altrimenti ci sarà sempre più male, torna a dirgli che se ne vada immediatamente per non rimanere qui a turbare l'ordine della nostra vita".

Dopo un po' arriva qui il Padreterno, entra piano piano dal fondo della Chiesa si ferma ci guarda negli ochhi: "Voi nella vostra vita avete conosciuto la tenerezza, la gratuità, l'amore, voi avete conosciuto il bene, avete tutto, quelli sono vissuti di odio, di violenza di sopraffazione, la vita vera non l'hanno conosciuta, hanno rovinato la propria e quella degli altri, sono vissuti come morti, procurando morte, a che serve procurare adesso a loro sofferenza? Venite a far festa con noi, chissà che la festa non intenerisca il loro cuore, li apra alla vita, l'umanità ha provato tante volte a rispondere al male con il male, alla sofferenza con la sofferenza, proviamo una volta con la festa".

Rispondiamo: "Non capiamo, tutto sembra una follia, non ce la sentiamo di venire, vattene, non son cose per noi". E il Padreterno, triste, se ne va.

Poi uno tra noi, posso farlo anch'io, dice: "Ma guardate forse non è proprio pazzo, certo a chi delinque deve essere in ogni modo impedito di fare altro male e forse il nostro Stato lo fa troppo poco, però qualche piccola esperienza è stata fatta: nelle nostre carceri quello che ha cambiato il cuore di certe persone non è stato un carcere più duro, ma l'aver portato loro un po' di poesia, della musica, la capacità di leggere un libro, fare teatro, insomma l'incontro con la bellezza li ha cambiati, piccole, forse piccolissime, esperienze, ma possono essere semi che ci fanno intuire che c'è un altro modo di rispondere al male, di incontrare l'uomo che ha commesso dei crimini, non serve farlo soffrire perché ha fatto soffrire, meglio provare ad offrirgli la bellezza, la tenerezza, forse è troppo per noi, ma potremmo provare ad accogliere l'invito di Dio, andare anche noi alla festa.

Ma a questo punto non dobbiamo uscire perché la festa è qui e purtroppo non ce ne accorgiamo quasi mai, qui è il vero banchetto festoso, qui possiamo far nostri i sogni di Dio, non c'è il vitello grasso, ma Gesù si fa pane, qui è la festa dell'amore, della gratuità, del dono, della bellezza, purtroppo non riusciamo a farlo vedere e se qualcuno entra in questa Chiesa non si accorge che stiamo facendo festa, cantando la vita, la bellezza, l'amore è quello che dovremmo fare, ma forse è troppo per il nostro cuore.

Il Signore ci aiuti.


 V DOMENICA di QUARESIMA


Allora gli scribi e i farisei gli condussero            V DOMENICA di QUARESIMA - 3 Aprile 2022

una donna sorpresa in adulterio                          Giovanni 8,1-11

 

  

Eccoli i fratelli maggiori della parabola che leggevamo la volta scorsa, sono molti, con una pietra in mano, carichi di violenza e di odio, sono gli uomini della giustizia, dell'ordine, della legge, coloro che esigono che la legge sia osservata fino in fondo e si punisca severamente chi la viola, ma non si accorgono che quella legge è il frutto del loro sopruso, della loro volontà maschile di dominare sulle donne, vedete, quella donna non è rea di un peccato sessuale, loro credono di poter andare con ogni donna libera, prostituta o no, quella donna ha violato il potere dell'uomo, perché per l'uomo antico e sapete che tragicamente accade anche oggi, ritiene la donna "sua", un possesso esclusivo, non può essere di nessun altro, pensano di avere il diritto di ucciderla se tradisce, al tempo di Gesù tutto era codificato in una legge presente nella Bibbia

Ora guardate quella donna buttata in mezzo alla piazza, umiliata, terrorizzata, credeva forse di poter amare, ma ha violato i diritti di possesso del maschio e ora l'aspetta la morte.

Dall'altra parte c'è Gesù, guardatelo bene in faccia, Lui dovrebbe avere la pietra in mano e tirarla è un suo preciso dovere, così gli comanda la legge, tutti quelli che sono in piazza devono alzare la mano e tirare il sasso altrimenti non si può uccidere quella donna e Lui si rifiuta, viola la legge.

Gesù sa che c'è qualche cosa oltre la legge, forse ricorda l'antica intuizione della Scrittura: "Nessuno tocchi Caino", io sono sicuro che c'è in Lui la convinzione profonda che la legge è fatta per l'uomo e se viola il diritto di una persona, se comanda di uccidere non giusta e non si può ubbidire.

Per Gesù l'unica cosa sacra è la persona, è al di sopra di ogni legge, di ogni tradizione culturale, politica, religiosa, non si può uccidere o fare violenza in nome della legge.

Perché non lo abbiamo seguito, perché non abbiamo fatto nostro questo suo principio così importante che la legge, la tradizione, l'autorità tutto è fatto per l'uomo, tutto deve essere a suo servizio? Se avessimo vissuto questo non ci sarebbe differenza tra uomo e donna, non ci sarebbero state mai cose che i maschi possono fare e le donne no, il maschilismo, anche se radicato in tante culture, è contro la dignità umana.

I cristiani non hanno saputo accettare questo messaggio di Gesù fin dall'inizio, se avessero capito il Signore, Maria, la mamma, donna straordinaria secondo me perché è lei che ha educato quel Figlio, oppure Maria di Magdala, la prima che ha testimoniato il Signore risorto, starebbero al posto di Pietro, sotto la croce c'erano loro e non Pietro e chi ha visto Gesù e annunziato la risurrezione non è Pietro, ma Maria di Magdala. Perché sono state emarginate nella prima Chiesa? C'è la testimonianza nelle lettere di Paolo, che pure era anche lui intriso di maschilismo, non ha saputo liberarsene forse perché era troppo difficile, che c'erano delle donne che avevano dei ruoli di un certo rilievo nella Chiesa primitiva, oggi non hanno nessun ruolo, il maschilismo nella Chiesa è totale.

A volte sentiamo le autorità della Chiesa parlare contro la violenza sulle donne, cosa sacrosanta, ma, anche se non si sparge sangue, nella Chiesa le donne non hanno nessun ruolo e la violenza peggiore per una persona è quando non viene considerata, non conta niente, non gli si riconosce la dignità dovuta a chiunque. Perché una donna non può essere papa, perché nella Chiesa ancora le donne non hanno nessun diritto? Leggevo qualche giorno fa che se le donne nel mondo avessero avuto potere nelle strutture politiche, culturali, militari forse ci sarebbero molto meno guerre e forse non ce ne sarebbero affatto, perché le donne non mandano a morire i loro figli, di una cosa sono certo se le donne avessero un ruolo nella Chiesa non si sarebbe mai scritta l'enciclica "Humanae vitae" quella contro la contraccezione artificiale, nessuno direbbe che l'aborto è un omicidio e forse il divorzio sarebbe un sacramento, ma le donne non contano e quindi succede questo, si continua a parlare della violenza delle donne nel mondo e ce n'è veramente troppa purtroppo, non riusciamo a superarla, frutto di un maschilismo che non vuol rinunciare a possedere l'altra persona, ma difficilmente sentirete parlare del maschilismo e della violenza sulle donne nella Chiesa.

Per concludere vorrei ricordare, con affetto e grande nostalgia, uno dei più bravi sacerdoti che abbiamo avuto qui a Ostia, forse qualcuno di voi l'ha conosciuto, don Nicolino Barra diceva: "Quando i papi chiederanno perdono non per i peccati degli altri, ma per i propri significa che saremmo arrivati in paradiso", posso aggiungere non abbiate paura, non c'è nessuna fretta, il paradiso è ancora lontano, c'è ancora molto, molto tempo.

Il Signore ci aiuti.



DOMENICA delle PALME


"Benedetto colui che viene                                        DOMENICA delle PALME - 10 Aprile 2022

nel nome del Signore."                                               Matteo 21, 1-11

 

 

 

Quello che abbiamo letto non è un fatto accaduto, ma una ricostruzione dei primi cristiani, la troviamo in tutti i Vangeli, seguendo un antico rituale di corte parlano dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme, quando moriva un re se ne doveva incoronare uno nuovo e si organizzava partendo appunto da Betfage, villaggio vicino a Gerusalemme, un solenne corteo, preceduto dagli armati e da tutta la corte il re avanzava sul cavallo bianco e manifestava tutto il suo potere, la sua potenza e la sua gloria, i primi cristiani usano questo racconto, ma tutto cambia, non ci sono soldati, non c'è nessuna corte, solo un po' di gente di tutti i giorni e c'è un asino al posto del cavallo bianco.

Quell'asino è fondamentale, si trova nell'antica profezia del Profeta Zaccaria, in quell'asino coloro che hanno conosciuto Gesù ci dicono che non è venuto per il potere, per dominare il mondo, per imporre la sua volontà, non vuole costringere nessuno, ha ripetuto più volte che non è venuto per essere servito, ma per servire, credo che i cristiani avrebbero fatto bene a conservare in ogni Chiesa se non proprio un asino vivo, almeno una sua statua, è fondamentale per capire Gesù, porterete a casa un ramo d'ulivo, non potete portarvi un asino, ma se trovate una sua statuetta mettetela da qualche parte e ogni tanto guardatela, è il simbolo di Gesù, il maestro, il profeta, il re.

Noi uomini facciamo fatica ad accettare questo nostro Signore, non lo sopportiamo, i cristiani che per tre secoli sono stati, più o meno, perseguitati, quando hanno preso il potere lo hanno esercitato nella maniera più totale, cercando il potere assoluto, politico, religioso, morale e il potere più sottile e potente quello sulle coscienze.

Gesù è venuto per servire, sottolineano, lo avete ascoltato, che l'asino è una bestia da soma, del servizio quotidiano e soprattutto è una bestia pacifica, non si va in guerra con gli asini, e l'antico Profeta dice che il re viene a portare la pace.

Quest'anno abbiamo già usato la fantasia, provate a immaginare che sia venuto ancora una volta Gesù in mezzo a noi, ha lasciato il suo asino là fuori e adesso si è messo qui in ginocchio, non rivolto verso l'altare, ma verso di voi, verso di me prima di tutto e verso tutti voi, gli domandiamo: "Sei venuto a pregare con noi per la pace?" "No, sono venuto a pregare voi, vi prego con tutto il cuore siate uomini pacifici, siate uomini di pace, basta la violenza, l'affermazione del proprio potere, la sopraffazione, siate uomini di pace, ve lo chiedo da 2000 anni provateci almeno un po'".

Ci conviene ascoltarlo, smettiamo di pregare per la pace, perché non serve a niente, ascoltiamo Gesù che ci chiede di essere uomini di pace, siamo noi che dobbiamo fare la pace.

Faccio qualche esempio per farmi capire, se nelle chiese di tutta Italia si pregasse, ma non perché Dio ponga fine alla guerra, non l'ha mai fatto, ma per essere uomini di pace in questo paese da tempo i tanti presenti in mezzo a noi, che consideriamo stranieri e stanno qui da anni, parlano come noi, studiano come noi, lavorano spesso trattati come schiavi, da tempo sarebbero cittadini italiani, ma noi preghiamo per la pace non per essere uomini di pace.

Se nelle chiese di Polonia ci pregasse per essere uomini pacifici non si ascolterebbero i vescovi che dicono di andare a schierarsi su tutti i confini, con il rosario in mano, per impedire l'invasione dei musulmani.

Se fossimo uomini di pace si spenderebbe meno per le armi e più per le medicine, ma noi preghiamo per la pace, ma non siamo uomini di pace, a volte non lo siamo nemmeno nelle nostre famiglie e nei nostri rapporti con gli altri, ascoltiamo Gesù che ci prega, Lui non può fare la pace, la pace non viene finché noi non diventiamo uomini di pace.

Se conservate a casa il ramo di olivo ogni volta che lo guardate ricordate che abbiamo immaginato Gesù davanti a noi in ginocchio a pregarci di essere uomini di pace, cercando ogni giorno non il potere, ma il servizio generoso, gratuito.

Il Signore ci aiuti.

 

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca         Luca 23, 25 - 47

 

Facciamo appello al nostro coraggio perché non è semplice, fermiamoci davanti alla croce guardiamo la stupida assurda violenza dell'uomo. Nessun animale crocifigge, nessun animale si ferma davanti a un altro essere per vederlo soffrire, solo noi siamo capaci di tanta brutalità.

Quella croce esprime la stupida assurda violenza dell'uomo, che non serve a niente, solo a far soffrire, a violare la vita, a distruggere il mondo.

Non siamo riusciti ad accettare la croce di Gesù, abbiamo cercato di esorcizzarla, sappiamo che su quella croce non muore un malvagio, muore il Giusto, il Centurione lo ha riconosciuto, intorno a quella croce si grida che se ha salvato gli altri, se è il Figlio di Dio, può salvarsi, ma non si è salvato, non poteva salvarsi, perché il Dio che muore sulla croce non è onnipotente, non può salvarsi dal nostro odio, dalla nostra violenza, come non si salvano dalla violenza dell'uomo anche oggi i bambini, la violenza è stupida, fa male a se stessi, agli altri, provoca distruzione e morte eppure dopo centinaia e centinaia di migliaia di anni ancora facciamo la guerra, allora guardiamo quella croce, guardiamo tutta la stupida assurdità di quella croce, non c'è salvezza su quella croce, il dolore non salva, su quella croce non c'è il Figlio che si sacrifica per noi, non possiamo pensare più ad un Dio che esige il sangue e la morte per espiare il male, Gesù non muore per i nostri peccati, muore solo per la violenza stupida dell'uomo, su quella croce ci sono tutti i bambini, tutti gli uomini uccisi dalla violenza cieca.

Non abbiamo accettato che Dio possa essere impotente, abbiamo bisogno della sua onnipotenza, deve premiare i giusti e punire i cattivi, la malattia, la sofferenza sono la punizione per il peccato, non abbiamo smesso di crederlo nemmeno davanti a quella croce, abbiamo trovato la scorciatoia: non muore per i suoi peccati, ma per i nostri, qualcuno deve morire per espiare il peccato.

Sarebbe ora di pensare che il dolore e la sofferenza sono solo male, da combattere con tutte le nostre forze, la sofferenza il dolore non salvano, non guariscono da nessun peccato, quella croce è solo il frutto di una inutile, stupida, assurda violenza.

Abbiamo anche detto che da quella croce, interpretata come sacrificio espiatorio, scaturisce un merito immenso, che poteva essere poi distribuito e capite facilmente che i preti non hanno potuto rinunciare, questo diventava per loro fonte di un grande potere, potevano distribuire quel tesoro imponendo le loro regole, i sacramenti, le indulgenze, la possibilità di alleviare la sofferenza  di quelli che son morti e ancora debbono espiare i loro peccati, un poter immenso, che permette di dominare le coscienze e anche fonte di potere materiale e di denaro.

Penso sia ora di rinunciare a tutto questo, su quella croce non c'è niente che salva, che possa essere distribuito c'è solo la violenza, ma su quella croce muore Lui, muore per amore, fedele alla sua missione, non è fuggito, non è tornato indietro, voleva vivere fino in fondo il dono di sé stesso, aveva qualche cosa da dire e anche se sentiva che continuando a dirlo rischiava la vita ha continuato, non si è fermato.

Quello che salva la vita dell'uomo è l'amore, la fedeltà, la capacità di donare quello che si è, quello che si ha fino in fondo.

Mi sono chiesto: se fossi stato accanto a Gesù sarei stato capace di seguirlo e mi sono detto: no, avrei fatto come tutti gli apostoli sarei scappato, perché sono un vigliacco, non voglio coinvolgere anche voi, eppure la vita si salva perché c'è qualcuno che sa amare anche quando non è semplice, leggiamo con stupore che nei campi di concentramento qualcuno ha saputo dividere l'ultimo pezzo di pane, abbiamo letto di mamme e papà che si sacrificano per i propri figli, abbiamo sentito di gente che è morta per la libertà, la giustizia, anche in questo nostro paese, sono questi che salvano il mondo non è il dolore che salva è l'amore, la fedeltà, è il coraggio di continuare a credere nella giustizia e nel bene, di servire e donare, anche quando costa, quando si rischia la morte.

Credere in questo ci fa sentire uniti a Gesù e ci permetterà di gridare domenica prossima che Gesù è vivo, presente in mezzo noi e con Lui possiamo vivere l'amore, la liberta, la gratuità, la bellezza, la gioia.

Il Signore ci aiuti.



RISURREZIONE del SIGNORE


Allora entrò anche l'altro discepolo che era        RISURREZIONE del SIGNORE - 17 Aprile 2022

giunto per primo al sepolcro e vide e credette    Giovanni 20,1-9

 

  

Non posso cominciare questo tentativo di dirvi qualche cosa sulla festa di oggi senza chiedervi scusa, non riuscirò a comunicarvi come si dovrebbe la gioia di Pasqua, perché anch'io come voi, la maggioranza se non tutti, siamo stati educati più alla Quaresima che alla Pasqua, nelle nostre chiese si trova sempre il Crocefisso e spesso la statua del Cristo morto, quasi mai ho visto una statua di Gesù risorto, fin da quando eravamo bambini ci parlavano di digiuno, di penitenza, abbiamo ascoltato quaresimali, partecipato alla Via Crucis, bisognava prepararsi a Pasqua riconoscendo i nostri peccati e confessandoci, le celebrazioni che più sentivamo, e che molti ancora oggi sentono, sono i sepolcri del Giovedì santo è la via Crucis, la veglia di Pasqua quando ero ragazzo era una cosa di uno squallore totale.

Anche gli Ebrei, per quello che ho capito, hanno, almeno molti, ridotto la Pasqua alla festa degli azzimi, bisogna togliere il lievito, tutto quello che corrompe, bisogna pentirsi, sentirsi cattivi e ho ascoltato con sofferenza dire che la festa più importante dell'anno è il Kippur, ancora pentimento penitenza, gli uomini, non so perché, pensano che la vita migliori, se uno si pente, fa penitenza, si batte il petto, si sente peccatore, incapace di tutto, la Pasqua ci dice altro: l'uomo può migliorare soltanto se vive la speranza, il sogno, la libertà, se si innamora di valori importanti, gli Ebrei cantano ancora oggi, quando si ritrovano per la cena di Pasqua, la libertà: "Cosa facciamo qui?" domanda il bambino "Eravamo schiavi in Egitto, ma Dio ci ha tratto fuori con mano potente e braccio forte" il bambino soggiunge: "Ma noi in Egitto non ci siamo mai stati" "Ognuno deve considerare se stesso come liberato dall'Egitto, non so si più essere schiavi occorre sentirsi liberi, per andare verso il sogno, verso la terra dove scorre latte e miele, verso il futuro" è questo che da all'uomo il coraggio della speranza, di cercare e tentare di costruire un mondo migliore.

Noi ancora di più dovremmo vivere pienamente la speranza, siamo discepoli di Gesù, un uomo libero, totalmente libero, è stato libero da sé stesso, dal ripiegarsi sui propri bisogni, dal pensare soltanto a quello che gli conviene, è stato libero dalla sua famiglia, lo sapete a 12 anni nel Tempio e poi a 30 anni se n'è andato di casa, è stato libero dai suoi amici: quando Pietro cerca di fermarlo Lui gli dice: "Va dietro di me Satana, non hai capito niente", libero di vivere i suoi sogni, libero di contemplare la natura, gli uccelli del cielo, i gigli del campo, di proclamare beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, i miti, i misericordiosi, libero dalla folla che lo cerca e applaude, ma soprattutto libero dalla tradizione, dalla legge e dall'autorità, da ogni autorità politica e religiosa, il grande disubbidiente, libero da tutto e da tutti, ma non una libertà vuota Lui ha saputo riempirla dei suoi sogni più veri: la gratuità, il dono di sé, la fedeltà, il capacità di amare fino in fondo questo è il Maestro della nostra vita.

Quindi la Pasqua non può che essere il grande canto della libertà, che è anche canto della speranza, del futuro, del sogno di cercare un mondo diverso, perché il mondo è bello se lo riempiamo di amore, di tenerezza, di vita

La Pasqua è il grande canto della vita, della speranza che toglie dal cuore la paura e sa guardare avanti, dopo ogni guerra l'uomo è stato capace di rialzare il capo e guardare lontano, ho letto qualche giorno fa di un ebreo che quando tutti intorno, dopo la Shoah, gli dicono che bisogna bestemmiare Dio, la vita non ha più nessun significato, risponde: "Hitler è morto noi siamo vivi" vivi per guardare lontano, per amare, per costruire una vita più giusta e più bella, in cui ci sia pace, ci si rispetti, si cammini insieme, si sia capaci di fare festa.

Quello che ci libera non è ripiegarci sul nostro peccato, pentirci, fare penitenza, ma sognare con Gesù una terra dove scorre latte e miele, la terra della pace, della bellezza, della bontà, della gioia.

La Pasqua del Risorto ci permette anche di guardare oltre, ma qui bisogna abbassare la voce, quasi sussurrare, con troppa facilità sento parlare della vita oltre la morte: Gesù è risorto, tutti risorgeremo, molti cristiani si spaventano perché non ce la fanno a pensare questo, ad immaginare qualcosa, perché noi che siamo fatti di carne, di tempo che scorre, di spazio, qualche cosa oltre il tempo, lo spazio, la materia è inimmaginabile e molti cristiani si spaventano e pensano di non aver fede, di non credere, non si tratta di non credere, ma di non riuscire ad immaginare, allora parliamo sottovoce: questa vita la conosciamo ed è in questa vita che Gesù ci chiede di essere liberi, di amare, di vivere la gratuità e la tenerezza e poi sull'altro, l'oltre non possiamo dire niente, solo un sospiro quello di Gesù sulla croce: "Padre nelle tue mani affido la mia vita" a un certo punto non si vede più, è solo affidamento al Padre, ad una vita che può andare oltre, qualche volta non riusciamo nemmeno a dirlo, ma Gesù ci consente di sperare.

Allora cantiamo la Pasqua, cantiamo la libertà, la vita, il domani, la bellezza, l'amore chiediamo al Signore che conservi nel nostro cuore la gioia di Pasqua, quella che io non posso darvi.

Il Signore ci aiuti.


II DOMENICA di PASQUA


"Beati quelli che non hanno                                     II DOMENICA di PASQUA - 24 Aprile 2022

visto e hanno creduto!"                                            Giovanni 20,19-31

 

  

Penso che, come me, avete ascoltato tante volte delle prediche in cui siete stati criticati perché come Tommaso non volevate credere senza vedere, senza toccare, senza mettere le mani, ripensandoci mi sono meravigliato che i preti mi rimproverino perché sono come Tommaso, mentre Gesù non rimprovera Tommaso, chissà perché i preti non si comportino quasi mai come Gesù?

Avete ascoltato, Tommaso non c'era il giorno di Pasqua e quando i discepoli lo incontrano gli dicono: "Abbiamo visto il Signore!". Tommaso non si fida, Tommaso ha bisogno di vedere di toccare, non si fida anche perché sembra che i discepoli la Pasqua non l'abbiamo ancora vissuta, le porte sono chiuse per paura, la Pasqua è liberazione, vita, speranza, se li avesse visti completamente trasformati forse Tommaso avrebbe potuto fidarsi di loro, non si fida ed è fortunato Tommaso perché Pietro ancora non si sente infallibile e quindi non gli dice che se non si fida di quello che dice lui è eretico, se fosse vissuto secoli dopo sarebbe finito sul rogo.

Gesù non rimprovera Tommaso, con dolcezza lo invita a mettere il suo dito, guardare le sue mani, stendere la mano, toccare il suo costato e a non essere incredulo, ma credente.

Gesù dà ragione a Tommaso e non può non dargliela perché Lui non si è fidato di nessuno, non si è fidato degli amici, non si è fidato dell'autorità, della legge e quindi non può che dare ragione a Tommaso, avrebbe negato tutta la sua vita, ha ragione Tommaso che vuole vedere, toccare, che non si fida di quello che dicono gli altri.

Poi però Gesù aggiunge: "Beati quelli che pur non avendo visto crederanno". Cosa c'è dietro queste parole di Gesù? Ho provato a chiedermelo e non è molto semplice, certo Gesù non gli dice di tornare indietro, riconoscere che ha sbagliato e fidarsi, non può dirlo, Lui non si è fidato.

Allora come si può andare oltre? Per quello che ho capito Gesù vuole dire a Tommaso cose molto importanti: non basta toccare con mano, una cosa può sembrarci evidente e non basta, vi faccio solo un esempio: secondo voi gli uomini hanno o no toccato con mano che la guerra è un disastro? Eppure la fanno ancora, quando vedo, non so se capita anche a voi, le immagini che ogni tanto ci ripropongono di Piazza Venezia alla dichiarazione di guerra e tutti applaudono e gridano, la maggioranza di quella gente, se non tutti, avevano in famiglia, come nella mia, un parente, magari un po' lontano, morto nella prima guerra mondiale, se non è questo toccare con mano che la guerra è una disgrazia, eppure ancora si applaude e si esalta la guerra.

Non basta toccare con mano cosa ci vuole altro e qualche cosa di serio, perché le cose più importanti della vita non si possono toccare con mano, non si può toccare con mano il desiderio della pace, questo appartiene alla coscienza, alla mia liberta, alla volontà, alla passione, al sogno.

Non si può toccare con mano la fame e la sete di giustizia, la gratuità, l'importanza di condividere la vita, il rispetto, tutto questo dipende, dalla mia ricerca, dalla mia libera volontà, dalle mie scelte, dalla mia passione per la vita e per il bene

Non si può toccare con mano l'amore o lo senti dentro, lo scegli o nessuno ti potrà mai far toccare con mano che è bello amare, non pensare soltanto a se stessi, donare, condividere.

Vedete, viviamo in un mondo tecnologico. il computer tocca con mano molto meglio di me, ma il computer non è libero, non può pensare, non può scegliere, non può sognare, non potrà mai amare, perché tutto questo non appartiene alla razionalità, ai numeri, alle cose che si possono misurare e toccare, appartiene alla liberta, alle scelte, ai sogni, alla passione degli uomini.

Ecco allora che cosa dice, secondo me, Gesù a Tommaso: toccare con mano non basta, noi uomini (credo che avrebbe detto "noi" perché condivideva pienamente la nostra vita) tocchiamo con mano tante cose, ma poi anche se vediamo che sono sbagliate continuiamo a farle, ci sono cose che non si toccano con mano: la passione per la vita, la giustizia, la libertà, il desiderio di incontrare gli altri, di condividere la vita, l'amore, tutto questo non si tocca con mano occorre cercarlo, sceglierlo, cercare di viverlo, solo allora possiamo dire di credere che il Signore risorto, perché credere nella sua Risurrezione è credere che Lui ha ragione, ha ragione il suo amore, la sua vita donata, hanno ragione i sogni del suo cuore, se non li facciamo nostri possiamo professare la fede in tutti i modi, ma non abbiamo creduto che Gesù è veramente risorto, ha veramente ragione e noi siamo qui per accogliere, come Tommaso, la tenerezza di Gesù che ci invita a credere, a condividere con Lui la passione per il bene, per la vita.

Il Signore ci aiuti.


III DOMENICA di PASQUA


Gesù disse loro: "Venite a mangiare"                       III DOMENICA di PASQUA - 1 Maggio 2022

                                                                                  Giovanni 21,1-19

 

 

Ci sono, penso sia successo anche a qualcuno di voi, nel cammino dei propri studi degli episodi che rimangono particolarmente impressi perché molto strani e curiosi, a me è accaduto, ce ne sono altri, ma uno lo ricordo perché legato a questo Vangelo: era venuto da Parigi, quando studiavo a Roma alla Gregoriana, un gesuita francese, teologo piuttosto importante, che insegnava alla Sorbona per farci qualche lezione e leggendo questa pagina del Vangelo ci fece una domanda curiosa: "Gesù insieme ai discepoli mangia il pane e il pesce, secondo voi dove è andato poi al gabinetto?" penso che vi sarete meravigliati anche voi della domanda che faceva l'illustre professore, non era impazzito aveva da insegnarci qualche cosa di particolarmente importante che purtroppo nella storia della Chiesa spesso è stato dimenticato.

La prima cosa l'abbiamo ripetuta tante volte: il Vangelo non si può interpretare alla lettera, non si po’ pensare che si racconti un fatto reale, altrimenti non si capisce, vale soprattutto per i racconti in cui si parla di Gesù risorto: mangiare pane, pesce cosa significa per un corpo risorto? Occorre cercare cosa vuole comunicarci, quali sono i valori che possiamo trovarci.

Qui ci sono degli insegnamenti particolarmente importanti: credere nella risurrezione del corpo, qualunque cosa significhi, esprime la convinzione che la carne, la materia sono cose buone e sacre, forse a noi oggi sembra scontato, ma nella storia della Chiesa non lo è stato affatto, si è vissuto spesso il disprezzo della materia, del corpo, sapete che ci sono stati dei santi e soprattutto delle sante che disprezzavano il proprio corpo fino a sfinirsi, fino all'anoressia, a lasciarsi morire, perché il corpo è male, fonte di corruzione e di peccato, impedisce di vivere lo spirito, sembrano persone eroiche, ma, diceva quel professore, Gesù si è incarnato nella nostra carne e non è stata una finzione e il fatto che il corpo sia risorto conferma l'importanza e l'innocenza della materia, non c'è niente di sporco, niente di peccaminoso, andare al gabinetto è cosa normale, ma lui voleva dirci qualche cosa di più: nella lunga storia della Chiesa la sessualità è stata spesso disprezzata e vista come fonte di peccato, le nostre bisnonne avevano scritto sulla camicia da notte: "Non lo fo' per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio" il piacere era visto sempre come qualche cosa di negativo, eppure, secondo lui, quello che sciupa la creazione, la vita non è il piacere, ma la sofferenza, che a volte viene dalla natura e soprattutto l'atroce sofferenza che spesso provochiamo noi uomini, è questo che sciupa la natura che di per sé è bella e buona, tutto è buono.

Quando si parla di carne non si parla soltanto di corpo, ma di tutto quello che riguarda la parte materiale dell'esistenza, il cristiano non vive solo di intimità, di preghiera, di spiritualità, non pensa solo a salvarsi l'anima, quando ero ragazzino me l'hanno insegnato e ripetuto troppo spesso, poi ho scoperto che essere cristiani significa prendersi a cuore della vita materiale, dei problemi della società, della politica, del lavoro, oggi è il primo maggio la festa dei lavoratori, a molti cristiani all'inizio è sembrata una festa estranea alla religiosità cristiana, eppure Gesù ha fatto il falegname per 30 anni, il lavoro è una cosa importante e sacra, va rispettato, custodito, vanno difesi i diritti di chi lavora, di tutto questo i cristiani se ne dovrebbero occupare costantemente, oggi, quando andiamo a comprare i pomodori dovremmo sapere che dietro c'è spesso sfruttamento e sofferenza e dolore, gente ridotta quasi in schiavitù, pagata pochissimo, a noi fa comodo pagare i pomodori relativamente poco e spesso non ci preoccupiamo di cosa c'è dietro.

Ci sono anche oggi tanti problemi nella nostra società, la povertà di molti, la mancanza di lavoro, le difficoltà della scuola e la dispersione di molti ragazzi, l'immigrazione e tanti altri problemi, di tutto questo la comunità cristiana, ognuno secondo le proprie possibilità concrete, dovrebbe farsi carico, non può si può dire alla gente, come spesso hanno fatto i preti, non vi preoccupate, questo mondo è fatto per soffrire, poi vi aspetta il Paradiso, questo se ci pensate significa negare l'incarnazione di Gesù, la Risurrezione del suo corpo, noi proclamiamo che non è risorta l'anima di Gesù ma anche il suo corpo, questo ci dice che tutto quello che riguarda il corpo, la salute del corpo è importante essere cristiani significa preoccuparsi anche gli ospedali funzionino, che la sanità, abbia un posto importante, che ci si preoccupi della salute degli anziani, è un discorso che potete allargare a tutto quello che volete, spesso molti cristiani, anche oggi, trovano nella fede un luogo per fuggire dai grossi problemi della vita, dai problemi del lavoro, della società, della politica, della sanità dell'istruzione, per rifugiarsi nella preghiera, nell'intimità, nella spiritualità, questo nega la Risurrezione.

Quel professore con quella strana domanda voleva dirci che la vita materiale, concreta giornaliera, è una cosa seria, perché là dove c'è ingiustizia, sofferenza, dove non c'è rispetto per l'uomo, viene disprezzata la creazione del Signore, viene disprezzato l'uomo che per Gesù è la cosa più sacra.

Credo poi anche che ci sia un'altra cosa di importante in questa pagina del Vangelo e in altre simili: vedere Gesù condividere il cibo con i suoi discepoli ci ricorda quello che facciamo qui, perché noi non stiamo facendo un rito, non si vede molto purtroppo, ma una cena, qui condividiamo il Pane con il Signore, siamo invitati a condividere con Lui i suoi valori, ecco perché il Vangelo spesso ricorda che Gesù risorto si ferma a mangiare con i suoi discepoli, ricordate l'episodio di Emmaus: Gesù si ferma con due di loro a cena e lo riconoscono "nello spezzare il pane" fra poco io spezzerò il pane e Gesù è qui e ci invita a vivere la vita di ogni giorno nella pienezza, a considerare che tutto quello che è materiale, il nostro corpo, la nostra vita di lavoro, tutto è sacro e quello che sciupa la vita è la sofferenza, il dolore, la sopraffazione, di tutto questo dovremmo preoccuparci, la fede Cristiana non è solo intimità, preghiera, guadagnarci il Paradiso, ma vivere l'amore, concretamente, ogni giorno, nel rispetto di tutto quello che è umano.

Il Signore ci aiuti.


IV DOMENICA di PASQUA


"Le mie pecore ascoltano la mia voce…"                IV DOMENICA di PASQUA - 8 Maggio 2022

                                                                                                          Giovanni 10,27-30

 

  

Quando ero ragazzo e ascoltavo parlare di Gesù pastore e delle pecore mi trovavo in difficoltà, eravamo abituati ad ascoltare, a Trastevere si diceva spesso, "Meglio un giorno da leone che cento anni da pecora", le pecore erano considerate animali un po' sciocchi, che dovevano sempre seguire il pastore, senza di lui non potevano far niente.

Non solo, ma ascoltavo ogni domenica parlare di pastori, tutti erano pastori nella Chiesa, a quel tempo Pio XII era il Pastor Angelicus, il pastore angelico, che aveva una parola che doveva essere risolutiva per ogni problema, poi i vescovi, i parroci e i preti erano tutti pastori, il Vangelo dice che il pastore conosce le sue pecore, ma il Papa, i vescovi, i parroci a me sembrava che non ci conoscessero affatto e tutto questo mi metteva a disagio.

È ancora possibile parlare di Gesù Buon Pastore in un mondo in cui la gente non conosce le pecore? Ho avuto la fortuna, tra tante, di conoscere un po' le pecore e di vedere chi è il pastore, avevo dei cugini che facevano i pastori e quando d'estate camminavo con loro, andando a cercare le pecore dicevo che secondo me erano tutte uguali e loro mi prendevano in giro e si chiedevano come facessi a non riconoscerle, ognuna diversa dall'altra, con le sue caratteristiche, loro le conoscevano una per una e le chiamavano per nome ed erano molto affezionati, le pecore poi non erano affatto stupide, quando le accompagnavamo al mattino ai piedi del monte ognuna andava a cercarsi l'erba migliore e la sera quando bisognava riportarle giù era un problema perché andavano dovunque e qualcuna si perdeva e il giorno dopo occorreva cercarla fin dal mattino.

Ho dunque conosciuto le pecore, ma poi ho avuto ho avuto la fortuna di conoscere uomini liberi che mi hanno fatto vedere che nella Chiesa si può stare in piena libertà, che l'importante è cercare di seguire l'unico Pastore e mi hanno fatto conoscere l'Antica Scrittura e il Vangelo che quando ero ragazzo non conoscevo.

Il Dio della Bibbia che chiama alla libertà è il fondamento stesso della tradizione ebraica, il Dio in cui crede Israele porta gli ebrei fuori dalla terra d'Egitto, lontano dalla schiavitù e si sforza in tutti i modi di farli camminare, superando la tentazione di tornare indietro ad essere schiavi, per conquistare una sempre difficile libertà e andare verso il sogno, se c'è una cosa che non può sopportare Dio, secondo la grande tradizione ebraica, è la mancanza di libertà.

Poi nei Profeti ci sono delle pagine straordinarie in cui si parla del pastore che conosce e ama il suo popolo e lo guida nei pascoli della vita. Ascoltate il profeta Isaia, Dio come un pastore "porta nel petto gli agnellini e conduce pian piano le pecore madri" il senso di un pastore che conosce le sue pecore, le ama, dona loro la sua vita.

Noi abbiamo riconosciuto questo Pastore in Gesù di Nazareth, il Gesù che ho conosciuto è assolutamente libero, libero da tutto, libero di seguire i suoi sogni, di vivere i suoi ideali, di essere se stesso, non si è lasciato condizionare da nessuno, né dalla sua famiglia, né dagli amici, né dall'autorità, né alla legge, non solo un Pastore libero, ma liberante, ha cercato di liberare i suoi dalle pastoie delle minuzie della legge, tutto era diventato in gran parte rito, esteriorità, regole oppressive, bisognava addirittura contare i passi il sabato, Lui ci ha detto che la legge, le regole, la tradizione, la religione, tutto è fatto per l'uomo e non l'uomo per la legge e se una legge non rispetta l'uomo, non può essere giusta e bisogna violarla.

Questo è il pastore che ho conosciuto libero e liberante, allora capite perché nella mia vita di prete, ancora oggi, mi addolora quando mi capita di incontrare chi pensa, specialmente i giovani, che vivere nella chiesa significa soltanto ubbidire, avere dei dogmi, delle autorità che pensano di possedere la verità e impediscono di pensare con la propria testa, bisogna seguire quello che dicono il Papa, i vescovi, se non li segui sei eretico.

Quante volte quando ero più giovane mi sono sentito domandare da qualcuna che prendeva la pillola anticoncezionale o da chi era divorziato se fossero ancora cattolici, le prime volte mi sgomentavo poi ho cominciato a pensare che non si può essere così sciocchi da dover ubbidire a regole che non sono affatto importanti e quello che invece contava era ascoltare le cose essenziali che Gesù ha da dirci.

Sono convinto che si può vivere nella Chiesa, sentendoci solidali con i fratelli, cercare di camminare insieme, ma essere liberi di pensare, di cercare con la propria testa, per poter contribuire al cammino della Chiesa, perché l'uomo, la vita e la quindi anche la religione è sempre un cammino, una ricerca, è sempre guardare più lontano, quando si viene intrappolati nel dogma, nelle cose che si sono sempre dette, quando si dice che bisogna solo ubbidire, osservare ogni regola, si perde la libertà, ma si perde anche il futuro, fra l'altro si corrono rischi terribili perché i cristiani, e questo sarebbe bene che lo ricordiate sempre, che non sono stati educati alla libertà in Italia e in Germania nel secolo scorso e forse potremmo dire anche oggi gli ortodossi russi, hanno procurato terribili catastrofi, hanno seguito come pastori Mussolini, Hitler, oggi Putin, pastori falsi che calpestavano gli uomini, ma se non ami la libertà, ti affascina chi ti mette davanti illusioni di potere, di forza, di gloria.

Bisogna essere educati ed educare alla libertà, che non è una spazio vuoto, ma è piena di valori, di rispetto, di condivisione, di ricerca di un mondo migliore, di una vita più bella, una libertà che si riempie di amore, di vita condivisa, di gratuità, di bellezza, di tutto quello che volete, non si è liberi per fare quello che ci pare, si è liberi per amare, per sentirsi fratelli, per arricchire la vita, è Gesù il nostro pastore, un pastore che è stato libero da tutti e ci chiama alla libertà, ci vuole liberi, vuole che pensiamo con la nostra testa, che siamo capaci di amare fino in fondo.

Il Signore ci aiuti.


VI DOMENICA di PASQUA


"Lo Spirito Santo che il Padre manderà                VI DOMENICA di PASQUA - 22 Maggio 2022

nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa…"         Giovanni 14,23-29

 

 

 

Ci sono alcune frasi del Vangelo, almeno è quello che succede a me, che rischiano di non attirare l'attenzione se non c'è qualcuno che ti fa notare che sono particolarmente importanti, mi è successo con una frase che abbiamo letto: "Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome Lui vi insegnerà ogni cosa" ce n'è una molto simile in un altro capitolo del Vangelo di Giovanni: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per ora non potete portarne il peso, quando verrà Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità" sono parole su cui spesso non ci si sofferma anche perché appaiono strane.

C'è bisogno che arrivi qualcun altro, Gesù non basta? Non ci ha detto tutto quello che doveva dirci? No, Gesù non basta affatto, queste frasi sono di una estrema importanza non solo secondo me, Monsignor Riva il vescovo, che forse avete conosciuto, era incaricato del nostro settore, quando veniva per la Cresima e i nostri ragazzi glielo permettevano, sceglieva sempre questo testo del Vangelo, per lui era particolarmente importante, pensava che soprattutto i giovani era bene che sapessero che non ci si può fermare, che anche la fede cristiana è sempre una ricerca, un guardare avanti, senza accontentarsi di dove siamo arrivati, c'è sempre un oltre che va cercato con passione. Anche perché le situazioni cambiano, la civiltà si evolve, i rapporti umani prendono forme e modi diversi e con tutto questo occorre che si confronti la Parola di Gesù: noi crediamo nell'incarnazione, Dio si è fatto carne, ma anche la Parola deve farsi carne per diventare operativa in ogni momento della storia e della vita, secondo l'Antica Scrittura, la Parola non è soltanto un suono della voce, ma opera, si fa concreta, rende migliore il mondo, altrimenti non è parola autentica.

La Parola, come avete ascoltato ha un peso, non facile da portare, anche secondo Gesù, Lui era erede della grande tradizione di Israele che, come sapete, è fondamentalmente impostata sul guardare avanti, sul futuro, sul sogno, sulla ricerca. Dietro le spalle c'è la schiavitù, il male l'uomo deve sempre cercare, non può accontentarsi, non può fermarsi, non può guardare indietro, tutto il racconto dell'Esodo è una continua spinta di Dio al suo popolo, perché vada avanti, viva il suo sogno, cerchi di essere libero.

Gesù ha vissuto tutto questo pienamente e ci ha invitato a seguirlo, poi lo hanno inchiodato sulla croce e i cristiani dovevano seguirlo in un mondo che cambiava, in situazioni che pian piano diventavano diverse, avete ascoltato nella prima Lettura che pian piano uscivano dalla Palestina e si incontravano con il mondo dei pagani e si presentava un problema: cosa fare per permettere anche ai pagani di accogliere l'antico messaggio di Israele che continuano seguire e il nuovo messaggio di Gesù, bisogna imporre a loro tutte le regole della legge ebraica o si può farne a meno? Il conflitto nella Chiesa è stato drammatico, anche perché molti di loro, i più tradizionalisti, avevano un argomento che sembrerebbe fondamentale: Gesù non si è mai rivolto ai pagani, perché volete cambiare quello che ha fatto Lui? Altri erano convinti di aver ricevuto il suo Spirito che li avrebbe guidati avanti, che se Gesù fosse vissuto avrebbe aperto il suo sguardo al mondo pagano, Lui ha vissuto sempre nei piccoli villaggi della Palestina e a Gerusalemme, non è mai uscito fuori, non gliel'hanno permesso, l'hanno ammazzato troppo presto.

Paolo e Barnaba dicevano non che possiamo fermarci, dobbiamo aprirci al mondo, il conflitto è stato duro, si è rischiata la rottura, poi, come avete ascoltato, i primi cristiani, che forse erano più seri di noi, riescono a dire quella splendida parola: "Lo spirito santo e noi abbiamo deciso…" si sentono animati dallo spirito di Gesù, convinti che Lui agirebbe come loro. Non bisogna imporre tante regole minuziose, occorre cercare l'essenziale e sono riusciti ad aprire la Chiesa al mondo.

Allora ci sono riusciti, la Chiesa dovrebbe sempre riuscire ad affrontare i problemi che si pongono, guardare lontano, andare avanti. Chi, come me, è nato parecchio tempo fa ha vissuto con entusiasmo il Concilio, un Papa particolarmente illuminato, un uomo straordinario, ha detto a noi cristiani che il mondo è ormai diverso, dobbiamo confrontarci con questo mondo, non pensare di possedere la verità, ma cercare di capire, di inventare nuovi modi per incarnare il messaggio di Gesù in una mentalità profondamente cambiata.

Il Concilio è stato un'esperienza entusiasmante sembrava proprio che ci si aprisse allo Spirito, che la sua Luce potesse ancora illuminare la Chiesa.

Durante il Concilio ho avuto la fortuna di ascoltare una luminosa conferenza di Karl Rahner, uno dei più famosi teologi del secolo scorso, il quale ci raccomandava, quasi supplicava noi giovani preti a fare attenzione al conciliarismo, voleva dire che il Concilio deve essere un punto di partenza, se fosse rimasto un punto di arrivo ci saremmo fermati non saremmo più stati capaci di inseguire lo Spirito, di incarnare il messaggio di Gesù in un mondo in rapidissimo cambiamento.

Almeno secondo me, forse sono un po' pessimista, non è successo, ci siamo fermati non abbiamo continuato inseguire lo Spirito, cercando di capire come si poteva parlare in modo diverso ad un mondo che usava parole diverse, che aveva modi di vivere che cambiavano vorticosamente, bisognava affrontare i problemi, prenderli di petto, secondo me abbiamo fatto un idolo della tradizione, una tradizione ormai da secoli cristallizzata, si sono fatti piccoli cambiamenti, il latino per esempio è stato abolito come lingua liturgica, poi ci siamo fermati, ma non ci si può fermare, camminare, guardare avanti, sognare un mondo nuovo, cercare di testimoniare i valori di Gesù è il compito fondamentale dei Cristiani, l'essenza stessa della nostra fede, abbiamo fatto un idolo della tradizione e secondo me le conseguenze sono tragiche, spero di sbagliarmi.

Il Signore ci aiuti.



ASCENSIONE del SIGNORE


Mentre li benediceva, si staccò da                       ASCENSIONE del SIGNORE - 29 Maggio 2022

loro e veniva portato su, in cielo.                         Luca 24,46-53

 

  

Ne abbiamo fatto esperienza tutti, anche se abbiamo dimenticato, la vita umana è fatta di tagli, di separazioni, a volte dolorose, difficili, che lasciano profondamente sconcertati, fin dall'inizio, quando usciamo dal seno di nostra madre ci ritroviamo smarriti in un mondo completamente nuovo, dobbiamo imparare a respirare, stavamo tanto bene in un luogo protetto, caldo, sicuro e dovevamo affrontare il mondo, ma era un taglio essenziale altrimenti non saremmo vivi.

Ci sono altri tagli che accompagnano la vita dell'uomo, forse qualcuno di voi lo ricorda, quando per la prima volta la mamma ci ha portato alla scuola materna, penso pochi di voi non hanno alzato alte grida e pianti, dovevamo lasciare la nostra mamma e stare con gli altri, eppure era, anche se doloroso, un taglio fondamentale, dovevamo cominciare il lento cammino per diventare noi stessi, un taglio che, più o meno, è stato doloroso e faticoso per la maggior parte di noi è quello dell'adolescenza, quando dovevamo lasciare la sicurezza dei nostri genitori, della nostra famiglia e affrontare il mondo, cercare noi stessi, chi volevamo essere, quale fosse il nostro compito, la nostra identità.

Un altro taglio, forse qualcuno di voi lo ha vissuto se ha avuto la fortuna di avere un maestro particolarmente capace e affascinante, quando si è dovuto lasciare per andare avanti non è stato semplice, ci sentivamo senza più una protezione, una guida, eppure era fondamentale, dovevamo prendere le nostre responsabilità, trovare la nostra strada e se avevamo un bravo maestro si rallegrava profondamente se riuscivamo ad allontanarci da lui, a prendere altre strade, fare un passo avanti, a guardare da un'altra parte e magari capaci di superare quello che lui ci aveva insegnato.

Oggi, come avete ascoltato, abbiamo assistito ad un taglio, ad una separazione che per i primi cristiani deve essere stata molto dolorosa, Gesù è stato inchiodato sulla croce e quello che li aveva sconvolti, ma sembrava che potesse in qualche modo rimanere con loro e poi ha detto: "Adesso vado, siete soli, a voi il compito di essere testimoni, di andare in giro per il mondo a portare la mia Parola", avete ascoltato come Luca si esprime nella prima lettura, con un po' di ironia e di tenerezza: stavano imbambolati a guardare il cielo ed è dovuto intervenire l'angelo a dire che era tempo di svegliarsi, ormai toccava a loro portare avanti l'opera di Gesù.

Posso aggiungere, vista la storia, che dovevano farlo con coraggio, sentendo pienamente la loro responsabilità e libertà, non rimanendo legati a tutto quello che Gesù ha detto e fatto, perché dovevano incarnarlo nella vita che cambia continuamente, infatti i primi cristiani hanno dovuto poco dopo subire un'altra, per molti di loro dolorosissima, separazione, quando sono dovuti uscire dalla Palestina, dal mondo ebraico, che era per loro una protezione, una sicurezza, non è stato facile rendersi conto che il messaggio di Gesù doveva aprirsi al mondo intero, ci sono state tensioni, a volte non riuscivano a capirsi, qualcuno ha abbandonato, eppure hanno avuto il coraggio di andare avanti e il messaggio di Gesù è diventato universale.

Qualche volta bisogna tagliare con quello che si è fatto, bisogna guardare al futuro e non è semplice, la comunità cristiana dovrebbe farlo sempre, oggi, secondo me, abbiamo bisogno urgentissimo di tagli, di separazioni, da quella che è stata fino a oggi la tradizione teologica, morale, la tradizione liturgica, la tradizione della struttura della Chiesa, tante cose hanno bisogno del coraggio di fare un passo avanti, è fondamentale altrimenti perdiamo la nostra responsabilità, la nostra dignità di discepoli a cui il Signore ha affidato il compito di continuare ad incarnare la sua Parola, il suo messaggio.

Per farvi solo un esempio, su cui in questi giorni mi è capitato di riflettere, c'è un bisogno assoluto di tagliare con la tradizione per cui le donne non contano nella Chiesa, ho avuto modo di leggere il libro di qualche teologa di questo paese, hanno una visione molto lucida sui problemi ecclesiali di oggi, c'è un gran bisogno di ascoltarle, un tempo i papi ascoltavano Caterina da Siena, è tempo che si ascoltino le donne nella Chiesa, che si dia loro spazio, che abbiano una completa parità e un ruolo nella gerarchia, è tempo che si possa dire che fra un certo tempo, spero non ci vogliano 1000 anni, una donna sarà Papa, perché no? E se qualcuno vi dice che Gesù ha scelto solo maschi, rispondete che chi parla così non ha capito niente dell'incarnazione, Gesù è un uomo reale, incarnato nel suo tempo e questo significa partecipare anche alle pesantezze di un tempo in cui le donne non contavano, non potevano avere nel mondo ebraico alcun ruolo, nemmeno testimoniare a un processo, il mondo è cambiato oggi sappiamo che una donna ha lo stesso valore, la stessa dignità, le stesse capacità di un uomo.

Diventa indispensabile dare spazio alle donne nella Chiesa, cominciamo ad ascoltarle, se vi capita di leggere qualche libro di una teologa o di ascoltarla quando (raramente) parlano anche loro in televisione, fate attenzione hanno una visione dei problemi della Chiesa di oggi, è la mia impressione, molto lucida, anche se poi la soluzione è molto complessa, ma i problemi bisogna affrontarli con coraggio e questo significa tagliare e andare avanti, non è facile

Forse allora conviene che cerchiate invece quei tagli che forse anche voi dovete fare nella vostra vita quotidiana per sentirvi liberi da certe tradizioni, per liberare i vostri figli, i vostri nipoti perché chiunque viva cerchi se stesso, i valori autentici che lo arricchiscono e lo fanno libero.

Il Signore ci aiuti.


 PENTECOSTE


Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre                                PENTECOSTE - 5 Giugno 2022

manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa…                    Atti 2, 1-11. Giovanni 14,15-26

 

 

 

Quando ero ragazzo, ma penso che sia successo anche a più di uno di voi perché siamo in parecchi ad avere i capelli bianchi, dello Spirito Santo praticamente non si parlava, fino verso i 14-15 anni non ne avevo sentito che qualche accenno, poi, man mano che crescevo, ne sentivo parlare sempre di più e quando sono entrato in seminario e cominciavo a conoscere un po' la Chiesa, anche fuori dell'Italia, sentivo che in molte parti si parlava dello Spirito, si invocava lo Spirito, ne parlavano i teologi, ma ormai anche la gente comune e studiando ho visto che lo Spirito nella storia della Chiesa veniva sempre invocato quando si sentiva il bisogno di un rinnovamento, di guardare avanti, di cambiare qualche cosa, lo Spirito che hanno invocato, che so, San Francesco, Santa Caterina da Siena e poi è venuto il Concilio e sembrava proprio che il vento dello Spirito scuotesse la Chiesa, aprisse le porte  a nuovi orizzonti, facesse intravedere un futuro pieno di speranza.

Ma noi uomini, se ho capito qualche cosa, il vento dello Spirito non riusciamo a sopportarlo, esige apertura, libertà, capacita di uscire dalle proprie chiusure, dai propri bisogni, per avventurarsi alla ricerca della luce, della verità, di un contatto reale con il mondo, noi abbiamo bisogno di sicurezza, di protezione, guardandomi intorno notavo con un certo stupore che cominciavano a nascere alcuni gruppi pentecostali che sembravano basare tutto sull'invocazione dello Spirito e gruppi chiamati del "Rinnovamento dello Spirito" che sembravano una novità per la Chiesa, una spinta in avanti, però, conoscendoli un po', sentivo parlare di celebrazioni basate quasi solo sul sentimento, dove si facevano riti per la guarigione dei malati, esorcismi, mi sembravano pratiche esoteriche ormai superate da tanto tempo, sembrava che si tornasse indietro usando il nome Santissimo dello Spirito Santo ed è una cosa sconcertante, l'uomo si chiude, ha bisogno di sicurezze, di sentirsi insieme a persone che la pensano come lui, anche riproponendo antiche, cose come il parlare in lingue, di cui si parla nelle lettere di Paolo.

Ma c'è qualche cosa che mi ha amareggiato ancora di più, ho avuto modo, non mi capita ormai praticamente più, di incontrare, anche se non direttamente, dei giovani preti e ho avuto l'impressione che vengano educati con la convinzione che possiedono lo Spirito che li illumina, li garantisce.

Vi racconto di uno di loro: una signora, che si intende di comunicazione, gli diceva che bisognava che preparasse con cura la predica altrimenti rischiava di ripetere sempre le stesse cose e di dire banalità, gli ha risposto che non poteva, doveva con semplicità seguire nel suo cuore quello che gli dettava lo Spirito, nessuno gli ha detto che non funziona così.

Poi mi è capitato di ascoltare la predica di un giovanissimo prete e mi sembrava che rispondesse ad uno schema: il mondo è diviso tra quelli che possiedono lo Spirito e quindi la luce, la verità e i valori autentici, quelli che hanno avuto la fortuna di incontrare Gesù e di essere stati da lui salvati e il resto il resto del mondo, gli altri che hanno il cuore pesante, che vivono nella nebbia, non riescono trovare il senso vero della vita, i valori autentici e mi sembrava di ritrovare la vecchia eresia del manicheismo.

Non si può pensare che noi possediamo lo Spirito e gli altri no, il Vangelo dice che lo Spirito è come il vento, soffia dove vuole, non sai da dove viene né dove va e non è monopolio dei credenti. Lo spirito soffia nel mondo e il bene lo trovi dappertutto e se vuoi seguire lo Spirito la prima cosa è aprirti e ascoltare, perché ci può essere gente che nel suo cuore ha più luce e più calore di te e se tu pensi di possedere lo Spirito, di essere nel giusto non riuscirai mai a condividere la vita e a fare un passo avanti. Quando uno pensa di possedere lo Spirito si è fatto un idolo, da cui si sente protetto, da cui pensa di ricavare certezze

Allora conviene che tentiamo di celebrare la Pentecoste ritornando alla stupenda lettura che abbiamo letto all'inizio: lo Spirito che irrompe come un vento impetuoso, spalanca le porte che i primi discepoli hanno ancora chiuse, pieni di paura e da loro il coraggio di uscire a incontrare il mondo, a confrontarsi con gli altri, impegnandosi in una ricerca, che non finisce mai di luce e calore, di una verità che non possiamo mai possedere, va sempre cercata, se non la cerchi si spegne la luce, se non la insegui diventi cieco.

Poi quel sogno che i primi discepoli esprimono enumerando moltissimi popoli, e che dovrebbe essere il nostro sogno fondamentale, che tante persone, di popoli diversi, con tante lingue e esperienze diverse riescano ad intendersi, a cercare insieme valori condivisi, credo che ne abbiamo un grande bisogno perché oggi comunichiamo con tutti i mezzi possibili, computer, telefono, televisione e incontriamo il mondo intero e noi cristiani dovremmo essere i primi a dire che non possediamo la verità e possiamo dialogare e riconoscere in tutte le religioni, in chi non ha nessuna religione, in tutte le culture dei valori e possiamo cercare di capirci e ricercare e rendere operativi i valori fondamentali, il rispetto di ogni persona umana, il rispetto e l'uguaglianza della donna così umiliata in questo mondo, specialmente in certe regioni e anche nella nostra Chiesa e soprattutto la pace, ancora si fa la guerra, significa che occorre ancora inseguire lo Spirito che ci spinge alla pace, a cercare di costruire un mondo in cui gente diversa si intende, condivide gli stessi valori, poi è bello che ci siano tante diversità, tanti linguaggi, tante culture, e non importa se uno è di una religione o di un'altra o sia ateo, l'importante è cercare quello che ci unisce, quello che fa la vita dell'uomo degna di essere vissuta, più ricca di gratuità, di amore, di libertà, di pace, lasciamoci tutti investire dal vento dello Spirito che non tollera chiusure, rintanarsi dei propri gusci, spalanca le porte, vento impetuoso che spinge ad incontrarsi e a condividere il sogno di un'umanità che diventi una cosa sola intorno a valori comuni e condivisi che rendano bella la vita dell'uomo.

Il Signore ci aiuti.


SANTISSIMA TRINITÀ


"Quando verrà lui, lo Spirito di verità                          SANTISSIMA TRINITÀ -12 Giugno 2022

vi guiderà a tutta la verità…"                                       Giovanni 16,12-15

 

 

 

Nel breve spazio della mia esistenza, un battito di ciglia nella storia dell'umanità, anche se sono ormai più di 85 anni, la condizione umana è cambiata più profondamente e più rapidamente che in tutti i millenni precedenti, è cambiata in tutti i campi, nella tecnica, nella scienza, nella comunicazione, nella velocità e nel moltiplicarsi dei rapporti umani che ormai sono con il mondo intero, è cambiata la nostra capacità di interpretare la vita e questo vale anche per il linguaggio religioso, per il nostro modo di avvicinarci alla fede.

Quando ero giovane alla domanda: "Chi è Dio?" rispondevamo tutti con grande semplicità: "Dio e l'essere perfettissimo creatore e signore del cielo della terra" e se ci interrogavano sulla Trinità dicevamo che Dio è uno in tre Persone, lo dicevamo con tranquillità credendo di dire qualche cosa di sensato e forse non lo dicevamo. Oggi le cose sono molto cambiate, almeno per la mia esperienza, quando si chiede a qualche persona che ha il coraggio di pensare, non è molto frequente trovare persone che abbiano questo coraggio, cosa pensa di Dio, in genere vi parlano della loro esperienza personale, dicendo che percepiscono Dio come l'aria che riempie la loro esistenza, come il respiro del loro vivere, altri parlano di Dio come energia vitale, come fuoco, come anima del mondo, altri citando l'antico poeta dicono che Dio è l'amor che muove il mondo e le altre stelle, parole che sono dei balbettii che non pretendono di esprimere la realtà di Dio, che è al di là delle nostre parole, ma solo qualcosa della loro esperienza intima.

Quindi se qualcuno di voi si trova nella situazione, ne ho incontrati molti, che le antiche parole, anche quelle del Credo, che fra poco ripeteremo non gli dicono nulla e gli sembra che ci siano termini che sono lontani anni luce dalla nostra esperienza quotidiana, non si preoccupi, cercate anche voi di esprimere qualche cosa della vostra esperienza personale, come pensate di avere avuto anche un minimo di contatto con Lui e se vi trovate a balbettare, se un vostro nipote vi interroga e non sapete cosa dire, non vi sgomentate succede così a quasi tutte le persone che pensano e in questo tempo, vi ripeto, non sono molte.

Quindi nell'ambito del linguaggio religioso è cambiato quasi tutto, meno una cosa che sembra impossibile cambiare: abbiamo ancora sentito un Patriarca benedire la guerra, non ci dimentichiamo che nel secolo scorso i nostri Vescovi hanno benedetto l'ignobile guerra che abbiamo portato in Etiopia, che sulle cinture delle SS, con la benedizione del cappellano militare, c'era scritto "Gott mit uns" Dio è con noi, non dimenticate che le crociate sono state fatte in nome di Dio, oggi tutto questo ci sembra orribile, pensiamo dunque di aver superato tutto questo, ma occorre fare attenzione, rispunta facilmente se non paghiamo l'altissimo prezzo che comporta il rinunciare a questo linguaggio, vedete dobbiamo rinunciare a pregare perché Dio porti la pace, perché altrimenti ci sarà sempre qualcuno che dice che Dio benedice la guerra, dobbiamo rinunciare a pensare che Dio possa guarire da un male o far passare la pandemia, dobbiamo rinunciare a usare il nome di Dio per spiegare, giustificare, comprendere i fatti del mondo, le cose che accadono non dipendono da Dio e non possono essere corrette da Dio, dipendono da noi, altrimenti saremmo dei burattini nel grande palcoscenico del mondo.

Dovremmo ricordarci del secondo comandamento, noi lo ripetiamo banalmente con un "non nominare il nome di Dio invano" magari qualche volta ci siamo confessati perché c'è scappata una bestemmia, quando eravamo ragazzi, a Trastevere, ci facevano confessare perché dicevamo le parolacce, anche questo era proibito dal secondo comandamento secondo loro, a Trastevere non si usava bestemmiare, il secondo comandamento è forse il più importante dei comandamenti, per quello che ho capito, non possiamo usare il nome di Dio, non possiamo dire Dio fa questo, fa quello, Dio interviene qui, interviene là, Dio premia, punisce, a tutto questo dobbiamo rinunciare altrimenti ci sarà sempre chi benedice la guerra e le armi, chi dice che un'epidemia o un malanno è un castigo di Dio, spesso ho sofferto perché ho incontrato delle persone che avevano paura di essere punite da Dio per qualche cosa che avevano fatto, addirittura delle mamme che temevano di essere punite nei figli, Dio non punisce, siamo noi che facciamo il male e roviniamo la vita e oggi ce ne stiamo accorgendo, se continuiamo a fare la guerra la vita degli uomini si rovina in maniera drammatica, se continuiamo a dividere il mondo il bianchi e neri, in noi e gli altri, la vita si rovina dunque occorre che troviamo il coraggio, tutti, io per primo di rinunciare all'idea che Dio intervenga negli affari del mondo, è nostra responsabilità e se facciamo il male ha conseguenze a volte gravi, anche in famiglia, anche per le persone che abbiamo intorno e solo noi possiamo rimediare a quel male, andare a confessarsi non serve a niente, la Confessione è stata, a mio modesto avviso, una grande educazione all'ipocrisia, non basta dire: "Ho peccato" e poi continuare a fare come prima, se quello che faccio è male, e ricordate che secondo me è male solo quello che fa soffrire, quando eravamo ragazzi ci dicevano che è male quasi tutto, abbiamo tribolato perché anche per toccarci un momento si andava all'inferno, ora forse sarebbe ora di capire che sono sciocchezze, imbecillità, il male è quello che rovina e sciupa la vita degli altri ed è cosa gravissima e solo noi possiamo rimediare.

Quindi se vi trovate in difficoltà a parlare di Dio non abbiate paura, prendiamo in mano il Vangelo e seguendo Gesù, le sue parole con attenzione, cercando di capire perché a volte non è semplice e cerchiamo di intuire qualcosa di Dio e se pensiamo di aver capito tutto, significa che non abbiamo capito, perché Dio è sempre oltre, va sempre cercato, intuito, sognato, sentito nel profondo della propria esistenza, quindi la vita cristiana è oggi forse più che mai una ricerca del Vangelo di Gesù, della sua Parola.

Il Signore ci aiuti.


SS. CORPO e SANGUE di CRISTO


"Questo calice è la nuova                           SS. CORPO e SANGUE di CRISTO - 19 Giugno 2022

alleanza nel mio sangue"                            Prima ai Corinzi 11,23-26. Luca 9,11-17

 

 

 

Vorrei proporvi qualche riflessione su due termini che usiamo abitualmente quando celebriamo la Messa, ma su cui molto raramente siamo invitati a riflettere il primo è: alleanza tra poco ripeterò "Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna Alleanza". Il secondo: comunione.

Cominciamo dal primo che è un termine fondamentale per l'Antico e il Nuovo Testamento, parliamo di Antica e di Nuova Alleanza o di Antico e Nuovo Testamento, soltanto due traduzioni diverse della stessa parola.

Ci conviene andare all'inizio: per usare il linguaggio biblico, Dio si è sbagliato a fare l'umanità, se ne pente, ma ormai non c'è più niente da fare gli uomini sono fatti.

Se vogliamo usare linguaggi che ci sono più vicini possiamo dire che quando nel lungo cammino dell'evoluzione è diventato uomo, ha cominciato a prendere coscienza di se, della propria identità, ha avuto la drammatica tentazione quella di farsi il centro del mondo, di stabilire lui il criterio del bene del male, di farsi Dio, lo leggete nell'antico racconto, il serpente dice: "Diventerai come Dio stabilirai tu cos'è il bene e il male" potrai allora disporre degli altri e se ti danno fastidio potrai farli fuori, è il primo dramma che leggete nella Bibbia: Caino uccide Abele, perché Abele gli dà fastidio, gli vuole togliere la madre, non potrà più essere solo e per di più Dio non accetta i suoi sacrifici, Caino deve rinunciare al delirio di onnipotenza, accettare l'Altro e non se la sente.

Cosa si può fare? Dio pensa che siccome l'umanità gli è venuta male può provare a distruggerla con il diluvio salvando solo il migliore e ricominciare, ma si arrende subito, "il cuore dell'uomo è rivolto al male fin dall'adolescenza"

Allora propone un'Alleanza, un patto: Dio si impegna con l'uomo, può camminare con lui, essere la sua guida, la sua luce, ma esige un impegno, l'uomo deve smetter di voler essere tutto, di essere al centro, deve uscire da se stesso, c'è una Parola, una regola, una legge, dei valori da seguire, che possono regolare il suo istinto di farsi onnipotente che genera distruzione e morte.

Le prime parole che trovate nella Bibbia sono generiche. "Sii integro, giusto, retto, rispetta il prossimo" poi diventa una legge articolata e complessa, per Israele è Parola che Dio propone all'uomo in un patto, se segue la Parola la sua vita sarà difesa, sarà bella, buona, se non riesce a osservare la Parola la vita si rovina.

L'uomo a volte pensa che la Parola, la legge limitino la sua libertà, gli impediscano di fare e essere tutto, ma libertà senza Parola è una libertà distruttiva, di morte.

Ma se ci pensate bene ogni rapporto umano dovrebbe esser un'alleanza basta sulla "parola", se marito e moglie vogliono vivere un vero rapporto d'amore devono osservare una parola, devono cioè seguire dei valori, se uno o l'altro vogliono essere tutto, dominare, non ci si può amare, per amare bisogna essere in due, non si può essere tutto.

Questo vale per l'amicizia, per il rapporto tra genitori e figli, c'è sempre un'alleanza da fare e la parola è indispensabile per il figlio che cresce e la parola del padre e della madre deve essere il più possibile autentica e autorevole altrimenti il figlio non riuscirà a trovare il senso della vita, sta crescendo il cervello non è ancora sviluppato e una parola è importante e deve essere una parola adulta e ferma.

Anche la società si basa su un alleanza tra i cittadini e c'è bisogno di una parola, una legge il più possibile giusta, se ognuno fa quello che vuole, badando solo ai propri interessi la società si corrompe. Anche i rapporti internazionale si basano sull'alleanza e sullo stare ai patti altrimenti si rischiano guerra e distruzione.

Dunque vedete l'alleanza, la parola sono fondamentali per la vita umana, ma soprattutto per la vita religiosa, spesso la religiosità popolare non si basa sull'alleanza, sulla Parola, sull'impegno, ma sul bisogno che l'uomo ha di protezione, di qualcuno a cui rivolgersi nel momento del bisogno, di fare qualche cosa per i morti che ci dicono sofferenti in Purgatorio, se la religione è solo questo, se viene meno l'esigenza etica le conseguenze sono drammatiche e non ci si può meravigliare se il frate celebra la Messa nel covo del boss della mafia, anche lui ha bisogno di aiuto, anche lui deve onorare i suoi morti, né se la processione si ferma davanti alla casa del boss o se l'uomo della ndrangheta prima di andare a uccidere qualcuno va a chiedere aiuto alla Madonna, una comunità cristiana dovrebbe riflettere spesso sulla Parola, sull'Alleanza, sulle esigenze etiche essenziali, senza fermarsi alle minuzie della legge.

Gesù ci ha chiamati ad una nuova Alleanza basata sulla sua Parola e su un "comandamento nuovo": Amatevi come io vi ho amato voi, va oltre l'antico: Ama il prossimo tuo come te stesso, perché rischi di essere ancora tu al centro, l'arbitro del bene del male del tuo prossimo, che spesso non vuole essere amato come tu vuoi essere amato, cercare di amare come ama Gesù significa rinunciare ad essere il centro, Gesù sa come l'altro vuole essere amato, quello che è bene per lui.

Veniamo al secondo termine: "comunione" come avete ascoltato nella prima Lettura si celebra l'Alleanza, un rito particolarmente suggestivo cerca di esprimerne il valore e il senso.

Si costruisce un altare poi, come si usava quel tempo in tutte le religioni si fanno dei sacrifici, ma qui c'è qualcosa di diverso: si raccoglie il sangue e badate che per gli Ebrei il sangue è la vita e bisogna astenersene, diventa sciocco ridurlo a non mangiare il sangue o addirittura a impedire una trasfusione, astenersi dal sangue è una parola fondamentale, significa non versare sangue, rispettare la vita, per l'Ebreo il sangue è vita.

Come avete ascoltato versano metà del sangue raccolto sull'altare che è il simbolo della presenza di Dio in mezzo a loro e l'altra metà i sacerdoti la spruzzano sul popolo, è un simbolo importantissimo, il popolo entra in comunione con Dio, partecipa della stessa vita.

Oggi non abbiamo più il sangue, ma il vino, che per noi è un segno, un simbolo della vita di Gesù e di quella vita noi possiamo nutrirci, non ci basta spruzzare il sangue, ce ne nutriamo per entrare in una comunione intima con Gesù, con la sua vita, è il Sangue dell'Alleanza perché vogliamo vivere di Lui, condividere la sua vita.

Ecco veniamo qui la domenica per celebrare l'Alleanza con Dio e per nutrirci del suo Sangue, della sua vita, perché la sua vita animi la nostra vita, perché siamo in grado di vivere ogni giorno la Parola, perché condividendo lo stesso Pane e lo stesso Calice ci sentiamo una cosa sola, uniti tra noi e con Gesù, è questo il senso più vero dell'Eucaristia.

Il Signore ci aiuti.


XIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


"Lascia che i morti seppelliscano XIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 26 Giugno 2022

i loro morti…"                                        Luca 9,51-62

 

  

Quando si leggono certe pagine del Vangelo il contrasto con la storia della Chiesa, almeno la storia grande, quella che si legge sui libri, ve lo ripeto io sono convinto che esista un'altra storia quella della gente di tutti i giorni, la storia che io ho conosciuto da vicino, con i miei occhi, una storia che non sarà mai scritta nei libri, ma che è scritta nel cuore di Dio, se invece si leggono i libri allora il contrasto è terribilmente stridente.

Il Vangelo di oggi, avete ascoltato, mostra Gesù che chiaramente si pronuncia contro l'intolleranza, i discepoli vogliono che scenda il fuoco dal cielo per distruggere i Samaritani che vogliono impedire di andare a Gerusalemme, i Samaritani erano diversi dagli Ebrei, avevano un altro modo di intendere l'antica tradizione ebraica, noi diremmo erano degli eretici e quindi non potevano tollerare gli Ebrei osservanti, Gesù rimprovera i discepoli, ma nei secoli la storia della Chiesa è segnata dall'intolleranza, pensate alle Crociate, alla condanna delle eresie, all'inquisizione, sempre bisogna condannare il diverso e siccome il fuoco dal cielo non scende i cristiani pensano che si faccia faccia prima ad accenderlo da soli, è inutile aspettare il Signore.

Ma non è solo una storia antica è anche una storia di oggi, come sa bene chi come me ha vissuto nella propria esperienza l'intolleranza verso le leggi dello stato, ricordate il divorzio, l'aborto, l'eutanasia, c'è sempre il vescovo che prontamente alza la voce, perché ritiene che siano principi irrinunciabili, anche in questi giorni mi è capitato di ascoltarne riguardo a quello che sta accadendo in america.

La legge sull'aborto in Italia ha quasi dimezzato gli aborti, ma a certe persone i numeri non interessano, non sarebbe grave se non gli interessassero i numeri, ma significa che non gli interessano le persone, prima delle persone ci sono i principi irrinunciabili, questa intolleranza Gesù l'avrebbe rimproverata con severità.

Perché l'intolleranza, come avete ascoltato nella pagina di oggi, la dobbiamo riservare a noi stessi, non agli altri.

Un uomo chiede a Gesù di seguirlo, gli ricorda che non ha nulla, non ha "nemmeno dove posare il capo" quindi non soldi, né potere, può seguirlo solo nella gratuità più totale, purtroppo nella storia le autorità della Chiesa hanno cercato quasi sempre potere e soldi, per i soldi si è venduto di tutto, il papato, le cariche episcopali, le indulgenze, il Purgatorio, eppure Gesù dice il contrario, è difficile seguire il Signore, bisogna scegliere la strada della gratuità totale, non ci riusciamo nemmeno noi, perché da Lui ci aspettiamo che ci protegga, custodisca la nostra vita, ci garantisca un aldilà, non accettiamo andare dietro a uno che "non ha dove posare il capo" e facciamo finta di non averlo ascoltato.

C'è l'ultimo inquietante episodio del Vangelo di oggi: un uomo chiede a Gesù di poter prima andare a seppellire suo padre, la risposta di Gesù è inaudita: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu vieni e seguimi" sembra una risposta assurda, ma se ci pensate è talmente assurda che ci aiuta a capire che dietro c'è qualche cosa di importante, perché c'è una cosa che i morti certamente non possono fare: seppellire gli altri morti, dietro c'è l'invito di Gesù a una scelta radicale della vita, un cristiano sceglie la vita in tutta la sua pienezza, deve lasciare il mondo della morte, il mondo della violenza, della sopraffazione, dello sfruttamento, deve lasciare tutto quello che sciupa la vita, che sa di morte, che comporta dolore e umiliazione di un fratello.

Quando nella chiesa si esalta il sacrificio, il dolore, la sofferenza, si sceglie la morte e non la vita, la vita è piacere, bellezza, gioia questo ci invita a scegliere il Signore, a chi vi dice che la sofferenza è un dono di Dio rispondete che Dio non ama il soffrire, ama il piacere, la gioia e Gesù ci invita fare in modo che tutti ne partecipino, ci invita ad amare tutto quello che arricchisce la vita l'arte, la bellezza, il mare, la natura, il piacere, a combattere invece tutto quello che sciupa la vita, un credente non può esaltare il dolore, non può credere che il dolore sia salvifico, l'impegno che spesso comporta rinuncia e sacrificio, questo sì arricchisce la vita, ma se vi flagellate e soffrite per far piacere a Dio siete solo scemi, almeno secondo me, secondo la tradizione sareste dei grandi santi, se ci tenete a salire alla gloria degli altari flagellatevi.

Il Signore ci aiuti.


XIV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


In quel tempo, il Signore designò          XIV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 3 Luglio 2022

altri settantadue discepoli e li inviò       Luca 10,1-12. 17-20

 

  

In queste domeniche di luglio, in cui dobbiamo sopportare non poco caldo, vedrete che ci toccherà leggere delle pagine del Vangelo piuttosto lunghe e complesse, come è evidente posso fermarmi soltanto su uno o due aspetti, provate a leggere a casa facendo bene attenzione a non prendere alla lettera quello che leggete altrimenti il Vangelo non lo capite, è un linguaggio che viene da 2000 anni ed è orientale, ricco di paradossi, di simboli, quindi bisogna cercare di capire cosa mi dice il Signore, cosa può esserci di importante per me, è uno sforzo che potrebbe essere molto interessante

Oggi vorrei sottolinearvi due cose, la prima: come avete ascoltato Gesù manda altri 72, chi sono quelli mandati prima lo sapete, i 12 apostoli e nel Vangelo di Luca trovate due discorsi molto simili, il primo, molto più breve rivolto ai 12, questo più lungo rivolto agli altri 72, dei 12 conoscete il nome, di questi no, ma non lo conosce nessuno e Luca, secondo me fa apposta perché ciascuno di noi possa mettere il suo nome tra questi 72, perché Luca intende dirci che tutti siamo chiamati ad essere testimoni del Signore, a vivere i suoi valori.

Come si vivono i valori di Gesù ogni giorno, quali opere sono fatte secondo la sua volontà e quali invece non la seguono? Ecco, questo è un tema su cui vi inviterei a fare un po' di attenzione e a riflettere poi, magari dopo, attentamente.

Noi siamo abituati ad avere delle regole, quando eravamo giovani era comune, ma ancora oggi sento che quelli che si confessano sono invitati a distinguere tra peccati gravi e peccati veniali, troviamo scritto da qualche parte se ogni atto e gesto della vita è peccato o non è peccato, quando studiavo, tanto tempo fa avevo davanti a me 3 grossi volumi, scritti fitti fitti, in cui alla maniera medievale si cercava di vedere in tutti i campi della vita, in tutte le circostanze, cosa fosse peccato e cosa non lo fosse, per fortuna ho avuto un professore, un uomo geniale, anche se con una certa difficoltà perché andava contro il pensiero comune nella Chiesa, ci diceva che non funziona così, è impossibile scrivere nei libri la vita, perché la vita è imprevedibile, perché quello che è giusto oggi non lo è domani in altre circostanze, quello che è giusto per me può non esserlo per un altro, tutto può essere compreso solo nel gesto concreto e non siamo tutti uguali e le circostanze della vita non sono uguali nemmeno per noi.

Nel Vangelo di oggi abbiamo due situazioni che ci aiutano a capire che ciascuno di noi deve essere capace di interpretare quello che accade e di capire che cosa è giusto.

A volte non è semplice, ma è importantissimo, non essere stati abituati a questa responsabilità, essere stati educati solo ad ubbidire ha causato le terribili tragedie del secolo scorso, il grande maestro che è stato Don Milani scriveva nella sua stupenda difesa davanti al tribunale: "L'ubbidienza non è più una virtù" ed è giusto l'ubbidienza cieca, sciocca, che non fa prendere coscienza non è una virtù, è un danno terribile per la storia dell'uomo, ognuno dovrebbe sentirsi responsabile della sua coscienza.

Vediamo quello che oggi può aiutarci: c'è una prima frase che ho fatto fatica a capire: "Quando entrate in una casa mangiate quello che trovate" e poi ripete. "Quando entrate in una città e vi accoglieranno mangiate quello che vi viene offerto" sembra che occorra adeguarsi agli usi del luogo e poi c'è una frase stranissima: "Non passate di casa in casa" perché non dobbiamo passare di casa in casa, sembrerebbe una sciocchezza, è bello che si vada prima in una casa poi in un'altra, questo che ci consigliavano quando eravamo giovani. Qui è tutt'altra cosa, si tratta di prendere sul serio il prossimo, di radicarsi con le persone, me lo ha fatto capire e l'ho ripetuto spesso perché mi ha molto colpito, una frase durissima di Don Milani, lui parlava alle maestre, ma per me chiaramente anche dei preti: "Le maestre sono come i preti e le puttane, vanno con tutti e non vogliono bene a nessuno", è un rischio grave per i maestri e per i preti e per chiunque si occupa degli altri non prenderli sul serio, non radicarsi, se qualcuno mi dà noia mi volgo da un'altra parte.

Per farvi un esempio che mi è rimasto molto impresso, tanti anni fa andavo nelle scuole pubbliche a insegnare religione, ad uno scrutinio finale degli insegnanti dicevano: "Questo è scemo, ma non lo possiamo scrivere, dobbiamo dire che è timido". Se consideri uno scemo, non gli vuoi bene, non pensi che sia come un figlio per te e devi fare quello che puoi per lui, sentirti legato a questa persona. È fondamentale sentirsi radicati in ogni relazione umana, accettare l'altro per quello che è, oggi per i nostri giovani anche sposarsi non è più una scelta irreversibile, l'unica è fare un figlio e forse perché hanno paura di impegnarsi di figli ne fanno pochi.

C'è poi un'altra frase che sembra dire l'opposto: "Quando entrerete in una città e non vi accoglieranno scuotete perfino la polvere dai vostri piedi", potremmo dire: "Ma scusa, Gesù, dobbiamo radicarci o dobbiamo scuotere la polvere?" Ecco quello che dobbiamo cercare di risolvere, ma non lo possiamo risolvere in teoria, si può intuire solo cercando di interpretare la situazione concreta, non è semplice, ma essenziale.

Vi faccio un solo caso, poi cercatene altri nel mondo del lavoro, in famiglia, con gli amici, nella società.

Pensate a una mamma che ha un figlio che si droga, secondo voi può scuotere la polvere dai piedi da tuo figlio, certamente no, è legata da un amore profondo, non può che continuare a volergli bene, ma con la droga lei non può andare d'accordo, deve scuotere la polvere dai piedi e allora - ci sono per fortuna delle mamme coraggiose che ne sono capaci - lo denuncia, perché smetta di vendere droga, di far del male a se stesso e agli altri, ecco, vedete in una situazione si uniscono i due valori che sembravano in contrasto: il figlio è per sempre, ma con la droga bisogna scuotere la polvere. E chi si occupava di queste cose ha dovuto faticare molto per dire alle mamme soprattutto, ma anche ai papà di non dare soldi, di trovare il coraggio di dire basta, anche se fa soffrire, non significa non voler più bene al figlio, anzi volere veramente il suo bene.

Il Signore ci aiuti.



XV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


"Chi di questi tre ti sembra sia             XV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 10 Luglio 2022

stato prossimo per colui che è              Luca 10,25-37

caduto nelle mani dei briganti?"

 

  

La pagina del Vangelo che abbiamo appena letto penso che la conosciate tutti e abbiate parecchie volte ascoltato delle riflessioni sulla parabola del buon Samaritano, vorrei attirare la vostra attenzione su qualche cosa forse un pochino diversa che può essere utile per capire.

La prima cosa che voglio sottolineare non riguarda la parabola, ma per me è molto importante, avrete notato che alla domanda di Gesù il maestro della Legge risponde prontamente, conosce i comandamenti, sa che il più importante è: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, ama il prossimo tuo come te stesso" sono comandamenti dell'Antico Testamento, noi siamo figli di quel mondo e spesso lo dimentichiamo, trovo spesso l'antisemitismo anche tra i cristiani e a volte tra i preti, è lento a morire ed è pericoloso, può avere sempre i suoi rigurgiti, occorre non dimenticare che Gesù era ebreo, circonciso come ogni ebreo, cresciuto nell'ebraismo, conosceva benissimo l'Antica Scrittura e ha vissuto pienamente la vita del suo popolo ed è sempre rimasto tra i suoi e come ebreo è stato ucciso, quindi noi siamo figli degli Ebrei, è la nostra matrice tutto quello che leggiamo compreso il Vangelo viene da là.

Dopo questa premessa veniamo alla parabola: avete ascoltato che il maestro della legge, Luca dice: "Per scusarsi", ma secondo me per provocare Gesù gli pone la domanda che era largamente diffusa al suo tempo e che è presente anche oggi tra molti cristiani: "Chi è il mio prossimo?" Gesù gli fa notare che la domanda è sbagliata.

Perché il maestro sbaglia? Secondo me anche lui, come la maggior parte dei Cristiani, compreso io, non riesce ad accettare fino in fondo il primo comandamento, accettarlo significa rinunciare ad essere "tutto", ad essere Dio, nessuno di noi può essere il centro, viviamo in un mondo in cui nessuno è l'unico, siamo tanti, siamo fratelli, finché continuo a essere io il punto di riferimento, finché vorrei che tutto partisse da me, non riuscirò mai a uscire da me stesso per incontrare Dio, la Parola, i valori autentici, l'Altro.

Gesù dice: "Chi è stato prossimo per lui?" Tutto cambia, mi devo domandare non è se tu sei il mio prossimo, ma se io posso farmi prossimo per te e non è una cosa semplice devo cercare di accettare che c'è una Parola che può guidare la mia vita, che io non sono l'arbitro del giusto e dell'ingiusto, del bene del male, che ci sono dei valori a cui orientare la mia vita, che ogni uomo è mio fratello ed è la cosa più difficile per un uomo.

Ecco perché il maestro della legge sbaglia, ma io mi sento molto vicino a lui, accettare Gesù, la sua Parola, accettare l'altro, essere capaci di guardarlo negli occhi, riconoscere i suoi bisogni spesso non riesco a farlo.

Ma so che la Parola, i valori in cui credo, i principi che voglio vivere diventano concreti, qui, in questo momento, con questa persona, in questa circostanza e qui non sono io l'arbitro del bene del male, ma è questa persona, di cosa ha bisogno, cosa posso fare per lui.

Qui conviene non fare grandi discorsi altrimenti si esce dalla vita di tutti i giorni, questa persona può essere che abbia solo bisogno che giochi con lui a burraco o che gli racconti una barzelletta o lo ascolti per qualche tempo, la vita a volte, per fortuna, è semplice, a volte un po' meno come aiutare qualcuno a superare pregiudizi o una ragazzo a studiare o, cosa più complicata, aiutarlo a rendersi conto e ad uscire da una situazione pericolosa e qualche volta debbo rassegnarmi a non riuscire a capire qual è veramente il bisogno dell'altro, per farvi un caso estremo Bonhoeffer, un grande cristiano, pensava, e ha cercato di farlo, che quello di cui aveva bisogno Hiltler era essere ucciso.

La domanda giusta è quella di Gesù: "Chi è stato prossimo per lui?" e possiamo ricordare che Gesù ha cambiato, pochi lo sanno, il secondo comandamento: "Ama il prossimo tuo come te stesso", nell’ultima Cena ha detto: "Vi lascio un comandamento nuovo: amatevi come io ho amato voi", il prossimo non vuole essere amato come tu ami te stesso, Gesù ha saputo amarlo in una libertà totale, nel pieno rispetto dell'alto e dei suoi veri bisogni.

Nel Vangelo di oggi c'è qualcosa che può preoccuparci: il sacerdote e il levita vengono dal tempio, hanno fatto il loro dovere, si sentono giusti, non si accorgono dell'uomo sulla strada, forse pensano che loro hanno già fatto tutto il bene che potevano, hanno ubbidito ad un ordine del Signore e può bastare.

A volte seguire un ordine, una legge può impedire di riconoscere nell'altro un uomo, pensate ad un soldato che ha l'ordine di uccidere un bambino, se non è educato alla libertà e al rispetto della vita rischia di eseguire l'ordine e purtroppo è accaduto spesso.

Riconoscere che questa persona che incontro è un fratello non è semplice, occorre essere liberi da se stessi, dall'osservanza cieca delle regole, credere che secondo Gesù ogni persona è sacra e posso farmi suo prossimo, non è semplice, anzi forse la cosa più difficile del mondo.

Il Signore ci aiuti.

 


XVI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


"Maria ha scelto la parte                 XVI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 17 Luglio 2022

migliore che non le sarà tolta"        Luca 10,38-42

 

  

Ormai da tempo non riesco a leggere questa pagina del Vangelo senza che mi vengano in mente, con tenerezza e nostalgia, alcune mamme che quando si commentava insieme questa pagina a un certo punto dicevano: "Qui le chiacchiere stanno a zero, se non c'è Marta non si mangia", esprimevano una profonda saggezza, purtroppo nella vita della Chiesa di questa saggezza non si è tenuto conto, la parola di Gesù secondo cui Marta ha scelto la parte migliore è stata elevata a sistema, si sono istituiti conventi, monasteri, a volte di clausura stretta, in cui persone si dedicavano esclusivamente la preghiera, allo studio, ad ascoltare il Signore, tanto c'erano i contadini che lavoravano, non solo per dar loro da mangiare, ma anche per arricchirli, se girate in Italia troverete conventi enormi, che spesso avevano immense ricchezze.

Quando dei valori importanti diventano istituzione, quando si dice che alcuni vivono in uno stato di perfezione, non c'è che spazio all'ipocrisia e purtroppo anche a molto di peggio, perché spesso in questi conventi le persone erano forzate ad entrare e c'era spesso violenza e ipocrisia.

Non ci si può stupire dunque se molti cristiani oggi non capiscono più tutto questo mondo e pensano che non abbia senso la vita di chi si allontana dal mondo solo per pregare, senza poi far nulla per gli altri ho ascoltato spesso chi diceva di non capire che senso avesse un convento chiuso senza rapporti col mondo esterno.

C'è dunque il rischio di buttare via tutto e di non capire che questa pagina del Vangelo ci dice qualche cosa di importantissimo per noi, perché, vedete, in questo mondo in cui c'è dato di lavorare, di correre, anche quando si va in vacanza e bisogna sempre moltiplicare le cose da fare rischiamo di non renderci più conto dell'importanza essenziale di fermarci qualche volta, per guardarci dentro, chiederci: "chi sono, cos'è il mondo, la vita, che ci faccio qua, quali sono i valori importanti?" e poi pensare, leggere, studiare, renderci conto che non basta "fare per" ma occorre "stare con", parlare con chi ci sta accanto, ascoltare.

C'è troppa poca gente che pensa che l'importante non è accumulare denaro, divertirsi, moltiplicare le cose da fare e non si rende conto che l'uomo è anche interioritàm che ha bisogno di rientrare qualche volta in sé per cercare di capire se stesso e il mondo che lo circonda, di farsi una cultura, di ascoltare, di capire a chi può dare ascolto e a chi no, quali sono le persone autorevoli, questo è particolarmente importante soprattutto per i nostri giovani, altrimenti rischiano di ascoltare chi è di moda al momento, chi sa presentarsi in maniera accattivante, chi ha un grande fascino sulle persone, fermarsi pensare è fondamentale per l'uomo.

Ma c'è un'altra cosa importante che ci dice questa pagina del Vangelo: Maria ha colto una cosa importante: prima di sedersi a mangiare è bene guardarsi negli occhi, parlare, ascoltarsi, qualche volta mi capita di andare in qualche ristorante e vedere che ci sono ragazzi intorno al tavolo e ognuno ha il telefonino in mano. Parlarsi, ascoltare l'altro è essenziale in tutti i campi della vita, soprattutto in famiglia, ma anche con gli amici, al lavoro, ma per ascoltarsi bisogna fermarsi, sedersi.

Per chi crede poi e anche essenziale, qualche volta, fermarsi per pregare, che non è chiedere al Signore che ci protegga, che faccia venire la pace, ma cercare Dio, la sua luce, i suoi valori, ascoltare, come Maria, la Parola, sedersi ai piedi di Gesù, cercare di capire cosa mi dice oggi, cosa è importante in questo momento, in questa circostanza della mia vita.

Se si capisce l'importanza di fermarsi, di ascoltare la Parola, di vivere la spiritualità, di cercare Dio, allora si può capire anche che ci siano delle persone che si dedicano soprattutto a questo, per fortuna anche in Italia ci sono dei conventi che hanno aperto le porte, accolgono, mi è capitato, e non una volta sola, di andare uno di questi posti e di trovare delle persone che ti offrono un ambiente in cui si respira un po' di quiete, di pace, ma soprattutto spiritualità, in cui sembra che si ritrovi l'essenziale, sono sempre ritornato arricchito, ecco perché, secondo me, se si perdessero i monasteri, i luoghi dove ci sono dei contemplativi, la nostra società e soprattutto la nostra Chiesa sarebbe molto più povera, ma tutto questo non può diventare istituzione, imposizione, non può essere chiuso al mondo, ma libera ricerca e capacita di donare e arricchire di valori, questo ci dice Gesù: Marta è fondamentale per la vita, non dimentichiamolo mai, prima mangiare e poi si può filosofare dicevano gli antichi, ma è essenziale anche Maria, capace di ascoltare, di guardare l'altro negli occhi, capace di ascoltare la Parola, di cercare Dio.

Il Signore ci aiuti.


XVII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO 


"Quanto più il Padre vostro         XVII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 24 Luglio 2022

del cielo darà lo Spirito Santo     Luca 11,1-13

a quelli che glielo chiedono"

 

 

  

Penso che anche voi, come me, abbiate ascoltato spesso alcune parole di questa pagina del Vangelo, a me le hanno ripetute i preti, ma non solo anche molti laici di quelli zelanti e buoni, per loro è chiaro: chiedi e ti sarà dato, insisti, prega il Signore ti ascolta, spesso i preti, i cristiani si accontentano di parole che sembrano semplici e chiare, perché vengono incontro ai nostri bisogni, quando andava a scuola il mio bisogno era soprattutto quello di andar bene in matematica, prendevo sempre tre, siccome non la studiavo era normale, però sempre la domenica continuavo a dire: "fa' che il compito di matematica vada bene" non succedeva mai, ma la domenica dopo tornavo a chiedere al Signore la stessa cosa, questa è una banalità, ma penso che tutti voi abbiate in qualche momento particolare della vita chiesto con fiducia, quasi con disperazione, qualche cosa che vi stava a cuore, non so, la guarigione di un figlio, del marito, della moglie, di un parente, non succedeva niente, se siamo stati fortunati nessuno ci ha detto: "perché non hai saputo pregare", purtroppo molti cristiani sono stati sfortunati, però alla possibilità di aiuto non volevamo, forse non potevamo rinunciare, nella supplica alla Madonna del Divino Amore, qualcuno di voi la ricorderà, si diceva: "Se voi non ci volete aiutare diteci almeno a chi possiamo rivolgerci".

Oggi le cose sono cambiate, non è più così, i bisogni sono molto diminuiti, soprattutto i nostri ragazzi non sentono più il bisogno di chiedere, non pregano più, questo ci potrebbe sconcertare, ma dovrebbe invece farci pensare che dobbiamo tornare al Vangelo e non alle cose che ci sembrano semplici ma a quelle difficili, la pagina del Vangelo che abbiamo letto si chiude. "Quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono", perché non mi avevano mai detto che sbagliavo a chiedere che mi andasse bene il compito di matematica, dovevo chiedere lo Spirito Santo?

Non ho mai sentito il bisogno di chiedere lo Spirito Santo eppure per Gesù è fondamentale, secondo Lui, se ho capito, occorre andare oltre i propri bisogni e cercare lo Spirito Santo.

Cercare, inseguire lo Spirito, significa cercare l'oltre, i valori fondamentali, la luce, la capacità di amare, quello che è giusto e vero, tutto questo non possiamo cercarlo soltanto in noi stessi, dobbiamo guardare in alto, invocare lo Spirito che illumini e riscaldi il nostro cuore.

La stessa cosa dice la preghiera che ripetiamo spesso, qualche volta un po' banalmente: "Sia santificato il tuo nome" cercare che Dio sia Dio nella mia vita, non fare idoli, "Venga il tuo regno" quel regno di giustizia e di amore per cui Gesù è venuto, "dacci il pane quotidiano" non solo per me, ma per tutti, fammi capace di condividere il pane e poi la riconciliazione.

Ecco la preghiera che Gesù ci ha messo in bocca, ma è difficile, non è a buon mercato, noi la ripetiamo a memoria, ma quasi mai ci fermiamo a domandarci cosa stiamo chiedendo.

Un'ultima piccola riflessione vorrei farvi sulla prima Lettura, avete ascoltato il dialogo molto curioso tra Abramo e Dio, sembra quasi un lungo contrattare alla maniera orientale: quanti giusti servono per salvare Sodomia? 50, 45, 40, 30, 20 fino arrivare a 10, vorremmo chiedere: perché non basta punire i malvagi e salvare i giusti? No, non funziona così secondo l'Antica Scrittura perché siamo tutti una cosa sola e allora questa storia non parla di preghiera, ma dell'importanza dei dieci giusti.

La società si salva spesso perché ci sono 10 giusti, quando tutto sembra smarrirsi per fortuna ci sono dei giusti, magari ignorati, emarginati, perseguitati, messi in prigione, ma poi sono quelli che ci danno la salvezza, per farvi solo un esempio pensate alla nostra storia: durante il fascismo, la guerra erano rimasti pochi giusti che hanno saputo resistere, in prigione, all'estero, rifugiati in qualche convento e quando tutto è finito sono loro che ci hanno dato la Costituzione, forse una delle più belle del mondo, quei giusti avevano saputo resistere, credere, essere fedeli fino in fondo, di questo, secondo me, parla la prima Lettura, non di intercessione, quando vi dicono che i Santi possono intercedere per noi, sono sciocchezze, siamo noi che possiamo tentare di essere giusti e aiutare il mondo ad essere migliore.

Il Signore ci aiuti.


 XVIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


"O uomo chi mi ha costituito        XVIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 31 Luglio 2022

giudice o mediatore sopra di voi"        Luca 12, 13-21

 

  

Le due letture di oggi Qoelet e il Vangelo sono, a mio avviso, particolarmente importanti meriterebbero una riflessione molto più lunga di quella che possiamo fare stasera.

Nel Vangelo due persone vanno da Gesù e gli chiedono di dividere per loro l'eredità, Gesù si rifiuta seccamente, non vuole dire che cosa devono fare, se la devono sbrigare da loro.

Non so se è capitato anche a voi di domandare: "Perché nel Vangelo non ci sono mai indicazione precise, non si dice mai chiaramente cosa dobbiamo fare?" è una domanda che ho sentito tante volte, viene da un'educazione che abbiamo ricevuto quasi tutti nella Chiesa cattolica: basta solo ubbidire, ci sono altri che ci dicono che cosa dobbiamo fare, ci danno delle regole, la vita non funziona così, ciascuno di noi conosce la sua situazione particolare e in quella situazione solo lui può dire che cosa è giusto, gli altri possono solo aiutarlo, aspettare che altri ci dicano cosa dobbiamo fare è estremamente pericoloso, la storia del secolo scorso, ma anche quella attuale ce lo dovrebbe insegnare, credere in un capo che ha sempre ragione genera tragedie, affidarsi ad un politico che pensa di sapere come si risolvano tutti i problemi, a volte addirittura ad un comico che vuole rifondare tutto, corrompe la politica, non funziona così, dobbiamo far sì che tutti si facciano, secondo le proprie possibilità, carico dei problemi comuni, si sentano responsabili delle loro scelte, imparino a pensare con la propria testa, altrimenti il mondo non migliora, ci saranno sempre guerre, dittatori, ci saranno sempre chi dirà di poter risolvere ogni problema.

Sarebbe bene che anche nella Chiesa Papi, Vescovi, preti educassero i cristiani a non cercare regole e ubbidire, ma alla libertà di cercare personalmente ciò che è giusto

Come avete ascoltato Gesù si limita a indicare dei principi: state lontano dalla cupidigia, fate in modo che il desiderio di denaro non sciupi la pace.

Credo che anche voi abbiate conosciuto delle famiglie in cui una piccola eredità, senza importanza, ha creato liti che durano anni e anni, senza riuscire più a mettersi d'accordo, fratelli e sorelle che si guardano in cagnesco, quasi si odiano, succede se non si rinuncia alla cupidigia.

Ma a volte è molto difficile capire cosa fare in una situazione, che è diversa da ogni altra, si può cercare un parere, facendo attenzione a chi dà facilmente consigli, poi bisogna essere capaci di scegliere coerentemente con ciò che si crede.

Ma c'è qualche cosa di più inquietante nelle letture che abbiamo letto, la prima da un libro che penso pochi di voi abbiano sentito nominare, il Qoelet, quando eravamo giovani si chiamava l'Ecclesiaste, dice: "Vanità di vanità, tutto è vanità" sapete la risposta di Qoelet alla convinzione che tutto è vanità: mangia bevi e divertiti. Che succede? Leggendo Qoelet abbiamo concluso: Parola di Dio, il Vangelo: Parola del Signore, sembra che la Scrittura si contraddica, il cristiano anche quando prende in mano la Bibbia deve essere capace di discernere e di giudicare, non trova regolette.

Chissà se i parroci romani, nella loro antica saggezza, abbiamo preso proprio dal Qoelet - non credo perché in genere i preti in genere non conoscono la Scrittura - traducevano: "Vino, spaghetti e fregatene".

Ma forse, a leggere con attenzione, i due testi parlano di cose diverse, Gesù sembra condannare l'uomo che "mangia e beve", ma non è possibile, ha detto che lo chiamano: "mangione e beone", diverso da Giovanni Battista che digiunava sempre, se ci pensate, la maggior parte delle volte che incontrate Gesù nel Vangelo lo trovate a tavola a mangiare, con tutti, a cominciare dalle nozze di Cana e fin dopo la Risurrezione, forse questo accade perché chi ha scritto il Vangelo è preoccupato dell'Eucaristia, quello che chiamiamo un altare in realtà è un tavolo da cena. Quindi Gesù mangiava e beveva, allora parla d'altro, condanna chi pensa solo per se e non si preoccupa dei più poveri, questo significa per Luca arricchire davanti a Dio.

Il messaggio non è rivolto al mangiare al bere, spesso nella Chiesa si è predicato il digiuno e l'astinenza, mi è capitato di ripetere spesso nei nostri incontri che siamo discepoli di Gesù e non di Giovanni Battista, se si predica il digiuno e l'astinenza non c'è che spazio all'ipocrisia e quindi non mi meraviglierei che se poi, leggendo la storia, trovate che qualche Papa e qualche Cardinale è morto per indigestione.

Il Vangelo è una cosa seria dobbiamo coglierne i valori essenziali e poi spetta a noi e soltanto a noi incarnarli nella vita, gli altri possono aiutarci, condividere con noi una riflessione, ma l'ultima decisione spetta soltanto a me, alla mia responsabilità, nessuno può mi sostituire nemmeno Gesù, Lui si rifiuta di farlo.

Il Signore ci aiuti.


XXIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


"Se uno viene a me e non        XXIII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 4 Settembre 2022

mi ama più di quanto ami        Luca 14,25-33

suo padre, la madre…"

 

  

E' una delle pagine più sconcertanti del Vangelo, hanno cercato di addolcirla per venirci incontro, ma non so se poi lo facciano veramente, dico così perché l'originale di Luca dice: "Se uno viene a me e non odia suo padre sua madre la moglie e i figli e perfino alla propria vita non può essere mio discepolo" Luca parla di odio, bisogna odiare il padre, la madre, i figli, la propria vita… poi alla fine, dopo un discorso che sembrava molto ragionevole: "Chi di voi se vuole costruire una casa non fa bene i conti?" la conclusione: "Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi non può essere mio discepolo".

Dobbiamo odiare il padre la madre, dobbiamo vendere tutto: che significa tutto questo?

Vi aiuta forse una storiella che mi è capitata, penso una ventina d'anni fa, è venuta da me una signora piuttosto anziana, era di Casalpalocco, una di quelle persone semplici che incappano qualche volta in questi movimenti moderni pieni di spiritualità e di zelo e in qualche sacerdote poco assennato, mi diceva: "Padre, il prete della nostra comunità mi dice che devo vendere tutto altrimenti non sono discepola di Gesù, ma come faccio? ho solo una casetta che mi ha lasciato mio marito, lui non c'è più, se vendo casa poi dove potrò vivere e lui insiste che devo vendere tutto come dice il Vangelo". Mi sono fatto una risata invitandola a guardarsi bene dal vendere casa, sembrava solo una sciocchezza, ma quella donna soffriva, a volte i preti, anche quelli giovani, non sanno quello che dicono. Se volete sorridere posso aggiungere come è finito il discorso, dopo un attimo di silenzio mi ha guardato e ha detto: "Ma poi perché lo dice a me e non all'avvocato che ha tre case e una villa? Prendersela con gente semplice è la cosa peggiore.

Ma allora, se non vogliamo ridere, in questo Vangelo si toccano due temi fondamentali della vita: cosa significa amare il padre, la madre, i figli, la propria vita e poi quali sono i limiti del possedere i beni della terra?

Amare non è semplice, l'antico racconto del sacrificio di Isacco ci dice, approfondendolo, che tutti rischiamo di farci un immagine dell'altro, il padre del figlio, il marito della moglie e viceversa e quella immagine dobbiamo "odiare", gli altri non corrispondono quasi mai ai fantasmi che ci facciamo di loro e rinunciarci, accettare l'altro come è veramente e non come vorremmo che fosse non è semplice eppure è la condizione essenziale dell'amore.

C'è un altro discorso, complesso, lo faccio però brevemente: ci sono persone che hanno saputo amare la giustizia, il bene, Dio più che i propri figli, la propria moglie, il proprio marito, pensate a coloro che hanno combattuto la mafia, il loro impegno metteva in pericolo i loro cari, alcuni hanno pagato con la vita, se poi pensate all'ultima guerra ci sono state molte persone che hanno dovuto mettere a rischio se stessi, i propri figli per accogliere uno che fuggiva, per nascondere un Ebreo e queste cose che oggi sembrano, per fortuna, straordinarie sono accadute a tante persone semplici che però sentivano che per amore della giustizia bisognava rinunciare anche all'amore del figlio, per salvare chi era in pericolo, molti lo hanno fatto e non erano degli eroi, ma persone comuni, qualche volta il senso di giustizia ci mette davanti a scelte veramente drammatiche, dove non vorremmo mai essere.

Amare comporta il rinunciare al fantasma che ho dell'altro per accoglierlo come veramente è, amare significa sapere che prima di me, della mia vita, perché qui si tratta anche della mia vita, prima di mio figlio c'è un qualche cosa superiore, c'è quello che ritengo giusto: devo mettere in pericolo me stesso, i miei cari, per salvare un bambino che sta per essere ucciso altrimenti non sono un vero credente. Non mi domandate se io riuscirei a farlo, non vi domandate se riuscireste a farlo, ma non abbiate paura, perché queste cose le ho viste, anche con i miei occhi, fare dalla gente più semplice che abbia conosciuto.

Poi c'è il problema del possesso dei soldi che non si risolve certo, come diceva il bravo prete alla signora, vendendo tutto, si può affrontare domandandoci qual è l'uso che facciamo del denaro, fino a che punto noi basiamo la nostra vita sul possesso, sull'avidità e qui penso di averla fatta già lunga, ci sarebbe un altro discorso, lo faremo un'altra volta, è meglio finire se no rischio di parlare troppo.

Il Signore ci aiuti.


XXIV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


"Chi di voi se ha cento                 XXIV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 11 Settembre 2022

pecore e ne perde una…"     Luca 15,1-32

 

  

Come ha visto chi ha il foglietto tra le mani ho tralasciato la parabola del Padre misericordioso, è permessa una lettura breve, quella parabola, forse qualcuno lo ricorderà, l'abbiamo letta in Quaresima, se qualcuno volesse leggere o rileggere il commento della parabola lo trova facilmente sul sito nella quarta domenica di Quaresima.

Tralasciando dunque la parabola, così complessa e profonda, del Padre misericordioso posso condividere con voi alcune riflessioni sulla parola "perdono", è una delle parole che più ascoltiamo nella vita della Chiesa, ma è, secondo me, una parola profondamente equivoca, consiglierei di evitarla perché viene usata in mille modi diversi.

In questa Chiesa sembra che tutti chiedano perdono a cominciare dai papi e poi i preti, i cristiani, anche noi siamo invitati a chiedere perdono ogni giorno al Signore: che significa? Cominciamo dai papi: il Papa Wojtyla chiedeva perdono per Galilei, non ha alcun senso, soprattutto se si continuano a fare gli stessi sbagli che si sono fatti per Galilei, forse valeva la pena, invece di chiedere perdono, riflettere su cosa è successo allora, perché Galilei è stato condannato, cosa non abbiamo  ancora capito.

Il Papa di oggi va in giro chiedendo quasi sempre perdono per quello che è stato il dramma di questi anni della Chiesa: la pedofilia. Cosa significa chiedere perdono? Niente secondo me, sono soltanto parole, bisognerebbe risarcire in qualche modo quelli che sono stati violati, ma soprattutto sarebbe opportuno capire quali sono le cause e soprattutto alcune delle cause, ce ne sono tante perché è un problema molto complesso, ma una è, secondo me, di importanza fondamentale perché molte delle vittime dicevano che colui che avevano davanti non era un solo uomo, ma il ministro di Dio, il suo rappresentante, una persona sacra, lo hanno ripetuto molti di loro, esistono persone "sacre"? Una riflessione su questo sarebbe importante, anzi, secondo me, fondamentale, ma sapete che cosa comporta? Spazzare via completamente l'attuale struttura della Chiesa tutta basata sul "sacro" voi mi chiamate sacerdote, appunto una persona sacra, sono soltanto o dovrei essere soltanto un ministro a servizio della comunità e come sono io potrebbe essere uno di voi, senza niente di sacro, abbiamo bisogno di servizi nella Chiesa: chi parla, chi insegna, chi presiede l'Eucaristia, ma non c'è bisogno di sacralizzare le persone. Il Papa poi è la persona sacra per eccellenza, il "dolce Cristo in terra" si diceva un tempo, è infallibile, in Vaticano ha il potere assoluto, è forse l'unica persona sulla terra, potrebbe anche applicare la pena di morte, tutto questo non ha più senso, occorre cambiare, si potrebbe partire dalla pedofilia, cercando la verità di quello che è successo, è molto meglio che ripetere la parola "perdono".

Poi spesso capita di leggere nelle parole che hanno lasciato alcuni che sono morti che chiedono perdono a tutti: ormai non ci sono più, che può significare? Probabilmente sono solo parole che non hanno senso.

Anche noi chiediamo spesso perdono a Dio, quando veniamo a Messa e molti nelle preghiere di ogni giorno, ma che significa? Dio fa un elenco di tutti i nostri peccati e quando lo chiediamo li cancella, si tratta di una specie di amnistia?

Nel Vangelo, come avete ascoltato, è tutta un'altra cosa, qui non si parla di perdono, ma di una pecora che torna, di una moneta ritrovata, del figlio che torna a casa ed è invitato al banchetto, qui si parla di gioia, è tutta un'altra, io posso fare il più grande male sulla terra, posso uccidere, Dio mi dice che posso tornare a casa, che posso cambiare, che posso diventare un uomo nuovo, posso riparare, se è possibile, tutto il male e cominciare una vita nuova in cui essere libero, capace di amare e servire il mio prossimo.

Se volete parlare di perdono pensate che questo comporta la riconciliazione, il ricominciare da capo, vi faccio solo due esempi, si è fatto tardi, pensate ad una famiglia: la moglie tradisce il marito o viceversa, qualche volta, specialmente le donne, perdonano, cioè ci passano sopra, cercano di dimenticare, sperando che non si ripeta, si può parlare di vera riconciliazione? Certamente no, se si riesce a chiarire, si cerca la verità, si capisce perché è successo solo allora si può parlare di nuovo di amore, diventare capaci di volersi bene veramente, allora si può far festa, altrimenti sono soltanto parole e parole pericolose, le donne che subiscono offese o tradimenti non dovrebbero mai perdonare senza cercare la verità, altrimenti conviene andare ai poli opposti della terra.

Qualche volta è possibile addirittura trovare la riconciliazione tra le persone dopo grandi delitti, in un paese dopo una guerra civile, anche nel nostro paese ne abbiamo fatto esperienza, pensate a quello che è stata la guerra e il dopoguerra, le lotte che hanno provocato molti morti, si è cercato di andare avanti facendo una grande amnistia, ma forse non si è cercata la verità, non si è fatta chiarezza, molto è rimasto nell'ombra, certe ferite non si sono chiuse, sembra che invece una cosa del genere sia successa in Sudafrica, invece di continuare a lottare si è cercata la verità, si sono riconosciuti i torti e si è potuta realizzare una vera riconciliazione.

Anche nel caso di un omicidio si può cercare la verità, si può guardarsi negli occhi, colui che ha commesso il crimine riconosce tutto il male che ha fatto e i parenti della vittima si sentono in qualche modo risarciti e riconciliati, sembra difficile, ma ascoltavo l'altro giorno Gherardo Colombo, un magistrato, penso l'abbiate sentito nominare, dire che ci sono ormai molti studi in giro per il mondo che dicono che questo è possibile, non è semplice, a volte impossibile, ma in molti casi accade.

Cercando la verità è possibile vivere la riconciliazione, ricominciare da capo, tornare a casa, allora si può far festa, allora ha senso, se volete, usare la parola "perdono", ma vi consiglio di evitarla, è spesso una parola vuota, senza senso, di più pericolosa.

Il Signore ci aiuti.


XXV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO


Il padrone lodò quell'amministratore                                                              XXV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - 18 Settembre 2022

disonesto perché aveva agito con scaltrezza.                                                     Luca 16,1-13


 

C'è un tema che ricorre più volte nel Vangelo, ma a mio avviso è uno dei più trascurati nella vita e nell'educazione della Chiesa, quello della capacità di interpretare quelli che il Vangelo chiama i segni dei tempi, di capire cioè cosa succede, quali problemi ci sono e come in qualche modo si possano risolvere, per far questo bisogna essere attenti, guardarsi intorno, cercare, studiare, pensare con la propria testa, le autorità della chiesa non hanno mai amato che il popolo pensi, basta che ubbidisca, ma ne vengono problemi, invece per il Vangelo questo tema è particolarmente importante, tanto che, come avete ascoltato, Luca arriva addirittura a una provocazione parlando di un amministratore disonesto, è uno che ha rubato prima e poi quando il padrone lo caccia cerca di rubare ancora, disonesto al massimo, perché allora viene lodato? Ha capito quello succedeva e ha saputo cercare un rimedio, continua rubare, è un figlio delle tenebre, e voi che siete figli della luce siete capaci di capire cosa succede, sapete interpretare quello che accade, per servire il bene? Tenete presente questo tema perché adesso affrontiamo il secondo che c'è in questa pagina ed è quello del denaro, della ricchezza.

Abbiamo ascoltato parole piuttosto severe nei confronti del denaro: "Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta" e poi più avanti: "Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta chi vi affiderà quella vera?" e alla fine "Non potete servire Dio e la ricchezza". Allora la ricchezza è disonesta, qualcosa di negativo, qualcuno nella storia della Chiesa ha chiamato il denaro lo sterco del diavolo, si è fatto a volte un mito della povertà. Nella comunità di Luca sapevano bene cosa significa essere poveri, lo erano molti di loro, conoscevano il valore del denaro e speravano che qualcuno ne desse loro, sono loro gli amici che chi ha denari si può fare. Sembrerebbero dire il denaro è brutto, disonesto, ma se lo date a noi diventa buono, è un insegnamento con cui in tempi lontani i monasteri hanno posseduto mezza Italia, non era certo l'intenzione del Vangelo.

In questa pagina c'è l'esaltazione dell'elemosina, della cura dei poveri, chi ha qualche cosa d'avanzo faccia elemosina, aiuti chi è più povero, così si può interpretare la frase: "Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta perché quando questa verrà a mancare vi accolgano nelle dimore eterne". Un messaggio questo importante, che nella Chiesa è stato accolto largamente, se leggete anche rapidamente la storia delle comunità cristiane, non tanto la storia dei Papi, delle autorità, vedrete che anche in questo paese, come in tanti altri ci sono state moltissime istituzioni e persone singole che hanno praticato "l'elemosina" per i poveri, i malati, i bambini abbandonati, quasi dappertutto nella Chiesa si sono inventati tanti modi per aiutare chi era in difficoltà e credo che sia uno degli aspetti più belli e forse andrebbe studiata meglio tutta questa immensa ricchezza.

E il bello è che, secondo me, questa ricchezza oggi non sia finita, se guardate in giro per l'Italia c'è tanto volontariato, tante iniziative per aiutare il prossimo.

Ma a questo punto - vi dicevo di tenere presente il primo tema - incontriamo il limite Vangelo, a quel tempo non potevano dire che l'elemosina non basta, che ci vuole la politica, l'economia, bisogna guardare un po' più lontano di quello che dai al povero che hai accanto a te, del volontariato che fai, perché la povertà dipende da scelte più grandi, se avessimo ascoltato l'invito a leggere i segni dei tempi, a capire la vita allora vedremmo con chiarezza che oltre tutte le belle "elemosine" che anche oggi si fanno in moltissimi modi, occorre fare scelte politiche, è necessario, per quanto a ciascuno è possibile, occuparsi della politica, dell'economia perché soltanto questo può veramente migliorare la situazione.

Mi colpisce che in certe regioni d'Italia, ma anche in altri paesi, dove c'è più che in altre parti, la frequenza in Chiesa, il volontariato, quando andate a vedere le scelte politiche che si fanno sembrano contrarie, non si riesce a capire che quelle scelte che fanno di volontariato, di servizio dei poveri avrebbero bisogno di scelte politiche coerenti. Non si fa perché, secondo me, nella Chiesa non siamo abituati a pensare, ma ad ubbidire, a seguire quello che si è sempre fatto, il Vangelo ci invita a leggere i segni del tempo, vuole che siamo uomini liberi, che cerchino con la propria testa di interpretare la vita, di capire che cosa serve e oggi si dovrebbe sapere che l'elemosina non basta più, ci vogliono scelte politiche ed economiche serie. Occorre smettere di pensare che la politica sia una cosa sporca, questo però non è colpa solo della Chiesa, è la cosa più importante per il benessere della società, solo una politica seria, e il più possibile partecipata, può migliorare le condizioni di vita dei più poveri, l'elemosina non basta, occorre che ciascuno di noi, come può, faccia con consapevolezza politica.

Il Signore ci aiuti.