Storia della Chiesa di San Francesco:
Si narra che nel 1211, trovandosi San Francesco ospite presso l’abbazia di Santa Onda, fosse invitato da alcuni nobili sanminiatesi e gli fosse fatto dono di un luogo di culto e di ricovero per i suoi seguaci. In questo luogo si stabilì subito una comunità guidata prima dal beato Buonincorntro, poi dal beato Borromeo borromei entrambi da San Miniato. È certo che San Francesco prese possesso del luogo e dell’edificio (forse l’oratorio dedicato a San Miniato esistente fin dall’epoca longobarda) che subito fu ingrandito. Secondo la tradizione il primo progetto del convento fu di Frateria da Cortona, collaboratore di San Francesco architetto del convento d’Assisi. Sicuramente il complesso edilizio della città natale del Santo fu utilizzato come modello. Pochi decenni dopo (1276) iniziò la costruzione della nuova chiesa. Dal 1343 furono aggiunti ambienti ad uso di convento e sagrestia, si allargò e si innalzò la navata e la facciata della chiesa, si eresse la cappella maggiore e le due laterali sul presbiterio, si eseguirono sulle pareti della chiesa affreschi oggi perduti. Un nuovo ampliamento e innalzamento della chiesa avvenne nei primi anni del ‘500, dopo che le primitive fondamenta erano parzialmente sprofondate per la conformazione sabbiosa del terreno. Tra il ‘600 e il ‘700 il convento fu ristrutturato con la costruzione di dormitori, celle e nuovi ambienti; fu edificato il secondo chiostro, fu costruito il campanile e furono eretti gli altari barocchi in pietra serena della chiesa. Il monastero fu chiuso una prima volta dal 1810 al 1827 e poi con l’Unità d’Italia, quando furono trafugati e venduti molti arredi. Dal 1882 il convento fu di nuovo abitato dai minori
francescani. Oggi il grandioso complesso, frutto di numerosi ampliamenti nel corso dei secoli, appare unitario per l’uso dello stesso materiale edilizio, il mattone. All’interno presenta due eleganti chiostri: quello detto “dei Padri” risale al secolo XVI, quello detto “dei Novizi” è invece settecentesco. Nel refettorio si conserva una grande tela di Carlo Bambocci ( 1690), rappresentante La cena di San Francesco e Santa Chiara.
Descrizione della Chiesa:
Sull’attuale facciata, dovuta all’ampliamento del secolo XIV, sono chiaramente eleggibili i segni della primitiva chiesa tardoduecentesca. Nell’interno ad una navata sulla parete di destra: - Altare della famiglia Stefani con tela rappresentante San Biagio e San Gaetano con la Madonna e il Bambino in gloria (1708); - Altare della Santissima Annunziata con tela raffigurante l’Annunciazione e Santi di Francesco Curradi (sec. XVII); - Altare di San Giovanni decollato con tela di Giovan Maria Da Reggio ( 1677); - Altare dedicato a San Bernardino e al beato Sorore con tela di Carlo Cenni (1674); - Altare della famiglia Buonaparte con il Transito di San Giuseppe, di Giovanni Evangelista Marchi (sec. XVII). Nella cappella del Santissimo Crocifisso o del Sacramento: sull’altare un crocifisso ligneo del secolo XVIII e alle pareti Preghiera nell’Orto e Gesù alla colonna, tele di Carlo Bambocci e del figlio Sante. Nella cappella absidale di destra, dedicata a San Francesco: sull’altare statua del Santo, scultura lignea policroma di Luca e Piero Bonicelli (1672) e tela raffigurante la Vergine in gloria e quattro Santi francescani, di Carlo Bambocci (1672); alle pareti due tele con frati francescani della scuola del Bambocci. Sull’altare maggiore del 1796, un crocifisso ligneo del secolo XVI, sul retro interessante coro ligneo composto da 29 stalli decorati e intagliati con elementi ad anfora, figure di delfini, teste di cherubini (negli inginocchiatoi) e busti di donna terminanti con zampa leonina (nelle lesene degli schienali). L’opera è attribuita alla scuola di Giuliano di Baccio D’Agnolo. Nella cappella absidale di sinistra dedicata all’Immacolata, un quadro di Agostino Veracini (1725). Nella parete di sinistra: - Altare Portigiani con l’Assunzione della Vergine, tala attribuita al Ridolfo del Ghirlandaio (1483-1561);
- Altare di Sant’Antonio con statua lignea policroma di Sant’Antonio da Padova (1716) e una tela con Cristo in gloria e i miracoli di Sant’Antonio, del Bambocci, risultato dell’unione di due dipinti di periodi diversi ( secoli XVII-XVIII); - Altare della famiglia Buonaparte con Madonna e Santi di Carlo Bambocci e figlio; - Altare della famiglia Mercati con San Michele Arcangelo, tela di Bartolomeo Sprangher (1546-1611) e a fianco frammento di affresco raffigurante San Cristoforo, attribuito a Priamo della Quercia.
Via Francigena Storia:
"Vivere francigena" per noi significa non avere più confini tra uomo e natura, vivere in simbiosi con l'ambiente che ci circonda, apprezzando a pieno ogni singolo particolare di quello che le nostre terre hanno da offrirci. Abbiamo creato quest'applicazione per avvicinarvi ad un nuovo metodo per "vivere francigeno": la concezione dei ritmi lenti e gli spazi dilatati del cammino che riescono a riportarvi a una visione medioevale di ciò che ci circonda, ed attraverso la tecnologia dei nuovi mezzi di comunicazione, condividere le proprie esperienze e posizioni sui passi degli antichi, per apprezzarli e non dimenticare . Come? Con un semplice smartphone, strumento che ormai accompagna le nostre attività quotidiane. La Via Francigena nasce come via percorsa dai pellegrini nel Medioevo, che passavano le Alpi in Val D'Aosta, la valle Padana e superavano gli Appennini, per il valico della Cisa per raggiungere così Roma passando per la Toscana. "La Francigena", come dice Alberto Conte, consulente tecnico del Ministero per i Beni e le attività Culturali, "fu una via di comunicazione determinante per l'unità culturale europea nel Medio Evo, su cui transitarono persone e merci, ma anche conoscenze ed esperienze, con la lentezza e la profondità proprie di chi si muove a piedi. Un ritmo, quello dei propri passi, che consente anche ai moderni pellegrini una migliore
comprensione del territorio, della storia, delle genti; del passato e del presente. Il viaggio si trasforma in una graduale immersione nelle radici della nostra cultura, in cui lasciare che le impercettibili modifiche del paesaggio, le piccole e grandi opere d'arte, le poche persone che incontriamo lungo la Via, ci trasmettano il loro messaggio. Che possiamo assimilare passo dopo passo, con calma, per comprenderne l'essenza." Si tratta di un percorso antichissimo, ma inaspettatamente originale anche per chi già conosce i luoghi attraversati, perché offre un punto di vista diverso dei luoghi e delle città da visitare. Spesso pensiamo di conoscere al 100% le nostre città, e finiamo per preferire la visita di città più lontane a casa nostra. È un errore comune di molti di noi, che pensano di saper tutto su Siena, o San Gimignano: in realtà attraversandoli sulla Francigena ci rendiamo conto di quanto la strada abbia influenzato il tessuto urbano dei villaggi ed i loro cittadini. Forse conosciamo molti tra i capolavori del Romanico che popolano la Francigena, ma nel nostro viaggio li incontriamo uno dopo l'altro e questo serve a comprendere tutta l'importanza dell' itinerario e l'influenza che ebbe sullo sviluppo religioso e artistico di un'epoca.
San Miniato e La Via Francigena
San Miniato, chiamata anche San Miniato al Tedesco, è un comune di 28.223 abitanti della provincia di Pisa ed è sede di Diocesi. E' una cittadina di origine medioevale ed è perfettamente conservata. E' famosa anche per i suoi prelibati 'tartufi bianchi', mentre la frazione di Ponte a Egola è nota in tutto il mondo per la sua pregiata produzione di cuoio. Il centro storico di San Miniato sorge in posizione strategica su un colle lungo l'Arno a metà tra Firenze e Pisa; la cittadina è stata scena di scontri fra Firenze e Pisa fino alla definitiva conquista fiorentina. La fortezza venne costruita grazie alla sua posizione strategica, in quanto si trovava su un importante crocevia della strada romana da Firenze a Pisa e della "Via Francigena" da Canterbury in Gran Bretagna fino a Roma. Dopo l'invasione longobarda gli abitanti costruirono una chiesa che dedicarono a Miniato il Martire: da qui il nome della città. Di ritorno dalla sua investitura a Roma un po' prima dell'anno 1000 il vescovo Sigerico aveva appuntato tutto il suo viaggio, le sue tappe e i punti di ristoro utilizzati in un diario che è pervenuto fino ai nostri tempi. In questo diario non è menzionata San Miniato, bensì San Genesio con la sua Pieve che forniva assistenza, ristoro,
pernottamento ecc.. Nella pianura ai piedi di San Miniato oggi è possibile visitare il sito archeologico di San Genesio scoperto da pochi anni. Sempre dal diario del vescovo si viene a sapere che nella tappa successiva, vicino a Gambassi, si trovava una Pieve importante e ben organizzata accanto alla Chiesa di Santa Maria a Chianni, dove 2 anni fa è stato creato un ostello per i pellegrini. Per molti anni la via Francigena fu trascurata fino a ritrovare un forte interesse presenza di pellegrini in occasione dell'anno giubilare nel 2000. San Miniato è la tappa 7 , che va da Altopascio a San Miniato ed è lunga 25,3 km, cioè circa 6 ore di cammino. Il percorso inizia a Galleno, dove il pellegrino cammina proprio sul selciato dell'antica Via Francigena; in seguito si incontrano le colline delle Cerbaie dirigendosi verso Ponte a Cappiano. Da Ponte a Cappiano si attraversa il padule andando verso il centro storico di Fucecchio e oltrepassato l'Arno, si percorre l'argine e in poco tempo si raggiunge San Miniato. Arrivati a San Miniato, per quanto riguarda l'accoglienza, i pellegrini hanno la possibilità di scegliere tra due punti di ristoro che presentano offerte diverse tra di loro. 1) Alla Misericorda di San Miniato Basso l'assistenza è spartana, l'accoglienza molto cordiale. Ci sono 3-4 posti in letti a castello in una stanza e un bagno con doccia. I pellegrini dormono nel proprio sacco a pelo. D'estate, visto il maggior numero di presenze, la Misericordia mette a disposizione una stanza molto grande che d'inverno è utilizzata per riunioni e conferenze; qui sono messi circa 23 materassi così da poter ospitare molti più pellegrini. L'alloggio alla Misericordia non ha un costo, ma le offerte spontanee dei pellegrini non vengono rifiutate; Il volontario che si occupa della gestione rilascia un attestato ad ogni pellegrino con il proprio nominativo. 2) “Ostello San Miniato" vicino al Comune (nuovo)
Da San Miniato inizia un'altra tappa, la tappa 8, che parte da San Miniato e arriva fino a Gambassi Terme. La tappa è di 23,7 km, circa 6 ore di cammino.
Camminando si può osservare una bellissima vista lungo i crinali collinari della Val d'Elsa, dove si trovano castelli, rocche ecc.. nati dal passaggio della Via Francigena.